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Autore: Raz0r    17/03/2021    0 recensioni
Marco e Austin non si parlano da due anni, non hanno litigato ma una serie di passi falsi da parte di entrambi li ha fatti passare da amici inseparabili a rispettivamente un cane rancoroso e una volpe che usa la furbizia per non entrare in un conflitto che potrebbe distruggerlo.
Non ne hanno mai parlato, ma hanno deciso tacitamente di non parlarsi più, Marco non sarebbe certo andato ad elemosinare spiegazioni da una persona che ha fatto un gesto così meschino.
Le loro strade finiscono per incrociarsi ancora e il teatro di burattini inscenato da uno dei due sarà costretto a mostrare il dietro le quinte.
Dal testo:
-Austin, visto che oggi sei così spiritoso perchè non lo dici a tutti?- gli chiedo maliziosamente, sorridendo appena.
-Di cosa parli Marco? Non ho niente da dire- e va sulla difensiva, codardo.
-Ma no Austin, non hai niente di cui vergognarti- rincaro la mia provocazione, il suo volto comincia a farsi più scuro, irritato.
-Marco ti ho detto di piantarla- asserisce convinto guardandomi negli occhi, ma non mi tiro indietro.
-Forza signorino Brown, dillo a tutti, o vuoi che lo faccia io?- continuo -dillo a tutti!- urlo".
Grazie per aver letto!
-Raz0r
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Marco's pov.

Al diavolo la nostra vecchia promessa "a safe place", un patto che avevo creato io per lui, ma che spesso sono stato io ad utilizzare. 
"A safe place" significa che non importa quale sia la situazione in cui ti troverai perchè avrai sempre un posto al caldo dove stare, ovvero qui da me.
Litigava spesso con sua madre, non mi ha mai spiegato nel dettaglio i motivi, ma ha sempre giustificato le sue irruzioni a casa mia con un "abbiamo caratteri troppo diversi, per questo non andiamo d' accordo". In tutta onestà, ho visto sua madre solo una volta in tre anni che ci siamo frequentati e non mi è sembrata una persona capace di donare affetto, o addirittura, amore. Il suo sguardo quella volta si posó gelido su di me, mi venne quasi un brivido, come se in un momento avesse scannerizzato il mio corpo e si fosse già fatta un' opinione su di me dopo uno scambio di parole normalissime con suo figlio, forse però è più corretto parlare di pregiudizi che di una vera e propria opinione.  Sono andato spesso da lui usando quella promessa, sia che lui stesse studiando, avesse ospiti, oppure fosse indaffarato, non gli importava: mi ha sempre accolto di buon grado come ho fatto io, e spesso questi momenti ci servivano per riuscire a far pace con noi stessi, erano momenti che rafforzavano il nostro legame di amicizia. A volte rimanevo lì a dormire per parlargli meglio dei miei malumori, ho iniziato ad averne quando i miei genitori facevano domande sul perchè io ed Enea passassimo così tanto tempo da soli, facevano domande sul mio modo di vestire, sulla mia cura per me stesso, sul fatto che non frequentavo ragazze.
Non erano critiche, ma domande, sempre e solo domande a cui ho sempre preferito non rispondere, sviando l'argomento e sperando che mi lasciassero stare, prima o poi.
Stare con lui mi rilassava, Austin era già a conoscenza della cosa e mi suggeriva sempre di dire la verità ai miei genitori, ma io avevo paura che una notizia del genere potesse turbarli in qualche modo, non avevamo mai parlato dell' argomento.
"Marco, i tuoi genitori sono persone di cuore ed estremamente buone, sono certo che non avranno nulla da rimproverarti".
Solo ora, con il senno di poi, ripenso a quei momenti in cui con me è stato un vero amico, poi realizzo quello che mi ha fatto in classe e non riesco a perdonarlo.
Parlare di cose private, come il mio essere gay, in modo plateale davanti a tutta la classe è stato davvero sleale da parte sua, ma forse non eravamo davvero amici se mi ha tradito in quel modo così meschino e viscido, e poi a che scopo? Eravamo complici, grandi amici, confidenti, ogni tanto cerco di convincermi del fatto che non sia successo davvero, che la nostra amicizia non sia stata rovinata da una cosa del genere, invece è stata proprio una pugnalata a rovinare il nostro rapporto.
Siamo sempre andati così d' accordo, abbiamo condiviso pomeriggi su pomeriggi a giocare alla Playstation, cinema, biblioteca, scuola, estati e qualsiasi cosa mi venga in mente.
È presente in ogni luogo che io immagino perchè per tre anni siamo stati amici inseparabili, ed io non penso riuscirò mai a capire il perchè del suo gesto.
Qualche giorno dopo l'accaduto la madre della rappresentante di classe si è complimentata con la mia per il coraggio che ho avuto nel parlarne davanti a tutta la classe.
I miei genitori rimasero sorpresi dato che non sapevano niente e io non avevo mai accennato loro nulla.
Riconosco che l'errore è stato anche mio, tuttavia non mi sentivo ancora pronto.
Inoltre qualcuno ha evidentemente modificato la storia come se io avessi fatto un vero e proprio coming out, ma poco importa ormai, i miei genitori sanno la vera versione dei fatti e sono a conoscenza di quello che Austin ha fatto, ma ho chiesto loro di non sollevare problemi inutili con la classe e fortunatamente mi hanno assecondato. Forse avrei dovuto anticipare le voci di corridoio e fare coming out con i miei genitori, ma sinceramente speravo che nessuno glielo andasse a raccontare e di poter vivere questo momento di liberazione e felicità come preferivo. 
I miei genitori avrebbero voluto telefonare a quelli di Austin per chiedere spiegazioni ed esigevano delle scuse, io gliel' ho impedito perchè avevo già deciso che non avrei avuto più niente a che fare con lui, inoltre mia madre era molto arrabbiata per l' accaduto e parlare con i genitori di Austin sarebbe stato  controproducente. Dopo aver raccontato l' intera storia a mia madre, era distrutta: aveva accolto Austin come un figlio, gli piacevano i suoi modi gentili ed educati, ma dopo aver saputo quello che mi ha fatto non ha voluto che io lo frequentassi di nuovo.
Quella tra me ed Austin è stata una separazione netta, nessuna litigata e nessuna sceneggiata da parte di nessuno dei due, niente scuse, niente di niente, solo indifferenza da parte di entrambi, come se non ci fossimo mai parlati e non avessimo condiviso niente per tre anni.
"Marco tu sei gay, non è vero?". Quando lui mi ha accusato sono rimasto fermo, non ho negato, non mi ero nemmeno accorto di cosa stesse succedendo, ero completamente sorpreso, ma non mi farò mai più raggirare da lui.

Sono quasi a casa, entro nel condominio e raggiungo il settimo piano, ovvero quello dove c'è il mio appartamento: al mio rientro vengo accolto dal mio cane Ulisse, un pastore tedesco ormai adulto che mi dimostra ogni giorno tutto l' amore del mondo e che mi è vicino da ormai quattro fantastici anni. Mi dirigo verso la mia stanza con Ulisse al seguito e mi specchio in quello che sono, un disastro. Camera mia è in disordine come sempre, ed è l' esatto riflesso della confusione che ho nella mia testa. Gli armadi arancioni sono pieni di adesivi e sticker vari, il mio letto è disfatto e una sedia porta sullo schienale una pila di vestiti che dovrei sistemare prima o poi, la scrivania invece sembra la bancarella di un mercato.  Attaccati alla bacheca due biglietti di una discoteca, quella volta io e Austin abbiamo disertato la festa di un amico in comune per andare in un pub a fare una partita a monopoly con dei suoi compagni di pallavolo: una serata memorabile.
Non sono mai stato in discoteca e non amo molto bere, l' unico sfizio è la sigaretta che riesce a distendere i miei nervi senza che io debba per forza dar voce a quello che penso, con la sigaretta lascio andare via la cenere al vento, con lei i miei brutti pensieri. Non ho una vita piena di amici, sono sempre stato più una persona solitaria che preferisce la tranquillità e il caos di sè stessi ai mille problemi che portano gli amici. Ma devo ammettere che esiste una persona che non mi fa rimpiangere di essere al mondo.
Si chiama Enea, era un mio compagno delle medie e una foto attaccata al muro ci ritrae assieme, per questo mi torna in mente. 
Avevamo vinto una gara di orientamento nel bosco del parco, è stata una sfida avvincente e lui è una persona estremamente intuitiva e con un fisico da sempre molto atletico.
Mi ricordo che in quell' occasione si era addirittura arrampicato su un albero per recuperare uno dei codici che ci servivano, io tenevo la mappa e il suo zaino in totale ammirazione della sua bravura. Si era arrampicato impavidamente, non ci aveva neanche pensato due volte, mentre io cercavo di fermarlo perchè avrebbe potuto farsi male.
"Dovresti vederla anche tu, Marco!" Mi urló da uno degli alti e possenti rami della quercia, tra tutto quel fogliame non lo vedevo e speravo solo che non perdesse l' equilibrio.
"Che cosa?" gli urlai mettendo la mappa sotto il braccio e unendo le mani a cono per essere sentito.
"La villa reale,è bellissima!" Esclamó, la vedevo anche io perchè eravamo abbastanza vicini da poterla vedere anche dal basso, però non metto in dubbio che la vista dall' alto di quella quercia fosse magnifica.

Questo è uno dei primi ricordi che ho di Enea, ai tempi delle medie era basso e con i capelli un po' lunghini e scuri, inoltre aveva una corporatura estremamente esile ma altrettanto agile.
Ha sempre tenuto agli altri più che a sè stesso, fino al giorno in cui di aiutare le altre persone non ne ha più voluto sapere niente.
Vorrei poter dire che è solo un compagno delle medie, ma in realtà è il mio compagno di vita e questo non lo cambierà niente e nessuno. In terza media ha saltato la scuola per diverso tempo e ha passato gli esami finali per un soffio: era cambiato tanto sia fisicamente che mentalmente e, anche se eravamo molto amici, non gli chiesi mai davvero quale fu il problema, un pomeriggio mi disse che quando se la sarebbe sentita me ne avrebbe parlato.
Dopo diverso tempo mi confidò l'accaduto, non ne parlai mai con nessuno.

Non ho mai avuto una relazione seria, o sarebbe più corretto dire che non ho mai avuto una relazione con un ragazzo e penso ne avrei bisogno a livello morale. Ho avuto qualche piccola conoscenza ma niente di serio e duraturo, preferisco non iniziare storie in cui il mio interesse non è alto o il mio interesse non è pienamente ricambiato dall'altro. Prima o poi qualcosa cambierà, e spero che le cose cambino in fretta.

I miei genitori lavorano tutti i giorni fino all' orario di cena, così accendo la televisione e lascio un qualsiasi canale affinchè mi tenga compagnia con delle chiacchiere di sottofondo. Metto la bandana, il grembiule da cuoco, lavo per bene le mani e sono pronto a preparare la cena per me e i miei genitori che torneranno a momenti. Preparo delle cotolette impanate, così prendo la carne, sbatto le uova, preparo il pan grattato e faccio tutti i passaggi per ottenere una buonissima cotoletta, intanto il puré si scalda nella pentola accanto. Sono bravo in cucina, niente di eccezionale, ma so cucinare tantissime cose perchè mia madre me lo ha insegnato sin da quando sono piccolo. Ho sempre cucinato, pulito la casa, trattato le persone con rispetto, mia madre mi ha sempre insegnato a trattare le ragazze con amore e lealtà, per lei non è un problema se metto in pratica quello che ho imparato per i ragazzi. Mio padre ha sempre cercato di insegnarmi a difendermi e a fare a pugni, mi ha sempre detto "non farti mettere i piedi in testa, mettili tu in testa agli altri" ma purtroppo non sono mai riuscito a picchiare nessuno, ma non ero nemmeno così coniglio da dirgli di essere stato picchiato. I miei genitori tornano, papà che lavora come giornalista e mia madre è un'infermiera, entrambi sono abbastanza giovani e l' amore tra loro penso non finirà mai.

Mangiamo assieme e non mi chiedono di com' è andata con Austin, sanno che non mi piace parlare di lui e gli avevo chiesto di non ricordarmi nemmeno che ci sarei andato oggi. Mi parlano così, del più e del meno, delle loro giornate lavorative. La mamma si lamenta spesso che le sue colleghe si prendono infinite pause e mancano di professionalità, mio padre ride appena ed io la ascolto interessata. Finiamo di cenare e aiuto mia madre a lavare i piatti e a sistemare la tavola mentre mio padre è in bagno, ogni tanto potrebbe anche aiutare ma mia madre non glielo rimprovera mai.
-Marco, com' è andata oggi? Non mettermi il muso, voglio sapere se va tutto bene- mi chiede dolcemente.
-è tutto a posto, abbiamo lavorato tranquillamente, nessun intoppo- 
-perchè non hai chiesto alla prof di cambiare la coppia? Loro lo sanno che tra voi due non scorre buon sangue- mi dice con fare un po' accusatorio, ma non così tanto da essere una vera e propria critica.
-tranquilla, non mi metto mica a fare i capricci per un compagno di laboratorio, se in un futuro non mi piacerà il mio datore di lavoro cosa farò? Gli chiederò di fare a cambio con qualcuno?- rido appena al mio stesso paragone.
-hai ragione, poi tu sei un ragazzo maturo e intelligente, non potevo aspettarmi di meglio da te- mi sorride ed io sono contento di sentire quelle parole -vai pure, a queste ultime cose ci penso io- mi dice, la ringrazio con un bacio sulla guancia e torno nella mia stanza.
La prima cosa che faccio è preparare i vestiti per domani mattina, un jeans, una felpa blu e la giacca di jeans e poi lo zaino. Alzo lo zaino da terra e lo sbatto con noncuranza sul letto, lo apro e svuoto il contenuto sulle lenzuola, ma qualcosa di sconosciuto cade dal mio zaino e finisce per terra, attirando la mia attenzione.
Lo raccolgo:  "Austin's diary".

 
   
 
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