Film > Jurassic Park
Segui la storia  |       
Autore: Marco1989    18/03/2021    0 recensioni
Due ranger del Kenya vengono reclutati da un magnate per una missione: recuperare un uomo ed un ragazzo dispersi su un'isola dopo un naufragio. Solo che non si tratta di un'isola qualsiasi: su di essa si trovano alcune delle creature più pericolose del pianeta, tornate dopo un sonno di 65 milioni di anni. E sono molto, molto affamate.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti. In questi giorni ho ritrovato in una scatola il "romanzo", come lo definivo con un certo orgoglio al tempo, che scrissi quando frequentavo le medie, e che era ispirato (o per meglio dire, in molti punti scopiazzato) da Jurassic Park, abbondantemente il mio film preferito sia allora che adesso. Non conoscevo neanche il concetto di fanfiction a quell'età, quindi lo considerai semplicemente poco più di un esercizio e lo lasciai in un cassetto, sia figuratamente che fisicamente.

Ora, quasi vent'anni dopo, quando sono sul punto di pubblicare il mio secondo romanzo, ho ritrovato la mia prima "fatica", ed ho deciso di pubblicarlo in questo settore, anche se come vedrete il legame con Jurassic Park è un po' particolare. Ho deciso anche di modificarlo il meno possibile, in modo che mantenga le caratteristiche e le emozioni di un tredicenne che sognava i dinosauri.

Un'ultima cosa: sempre per evitare di fare troppe modifiche, ho deciso di non aggiornarlo alle tecnologie di oggi, quindi fate finta di leggere questa fiction all'inizio degli anni 2000.

Detto questo, buona lettura!

 

PROLOGO

 

Nonostante fosse pieno giorno, la giungla era praticamente avvolta dall'oscurità: gli alberi grandi ed intricati facevano passare a stento un filo di luce.

A prima vista sembrava simile ad una qualsiasi foresta tropicale dell'America centrale o meridionale, on il suo clima caldo e umido e le piante gigantesche circondate da liane enormi. Ad un osservatore più attento, però, non sarebbero sfuggiti dei particolari che la rendevano insolita: oltre a gigantesche felci alte come piccoli alberi, il sottobosco era ricco di una vegetazione molto insolita. Si andava da arbusti simili ad asparagi alti quanto e più di un uomo e, in alcuni casi, anche cinque o sei metri, a insolite palme dall'aspetto tozzo, fino, sorprendentemente, a grandi conifere lontanamente simili a pini. Un esperto botanico avrebbe riconosciuto equiseti, cicadacee ed araucarie, alcune tra le piante più antiche esistenti al mondo, risalenti addirittura all'era mesozoica.

Pochissimi sembravano essere i rumori di origine animale, se si escludevano cinguettii e pigolii di uccelli, provenienti sia dalle cime degli alberi che dai cespugli. In sostanza, non si muoveva una foglia.

Una mano rugosa e abbronzata spostò un cespuglio di felci, ed un uomo lo attraversò, inoltrandosi ulteriormente nella giungla. Alle sue spalle ne comparvero altri due.

Il primo era il classico tipo dell'avventuriero: barba pressoché incolta, braccia muscolose, vestiti di colore mimetico piuttosto stinti ed una pesante carabina da caccia grossa stretta in mano. Gli altri due, vestiti con camicie azzurre e con in testa dei berretti da operai, imbracciavano dei semiautomatici americani M1 Garand ed apparivano assai meno robusti di quello che sembrava il loro capo.

Il primo uomo che era uscito dai cespugli aveva uno sguardo duro e attento, e guardava nervosamente in tutte le direzioni, come se si aspettasse di essere assalito da un momento all'altro: aveva già il dito sul grilletto, e sembrava pronto a sparare al primo segno di pericolo.

Dopo una cinquantina di passi, una volta che l'uomo con l'aria da duro ebbe scostato un groviglio di equiseti, i tre si trovarono di fronte una recinzione d'acciaio alta quasi dodici metri, che somigliava a quelle impiegate negli zoo per i grandi animali. La rete era sfondata: i cavi d'acciaio parevano tranciati, troncati di netto, quasi fossero stati spezzati a morsi.

Il capo del gruppetto si chinò per attraversare lo squarcio, entrò nel recinto e si inginocchiò per controllare il terreno, che era costellato da impronte fresche a tre dita, molto simili a quelle di un enorme uccello. L'uomo si rialzò, si dette un'occhiata intorno cercando di avvertire qualsiasi rumore, poi infilò una mano in tasca, estrasse una ricetrasmittente portatile, l'accese e la portò all'orecchio: «Centro di Controllo, rispondete. Qui è Chester. Passo» disse.

«Qui Centro di Controllo. Ti sentiamo forte e chiaro, passo».

«Anche il recinto Dieci è sfondato, e gli animali sembrano essere tutti usciti. Passo».

«Lo sappiamo. Abbiamo riattivato la centrale elettrica, quindi radar e computer funzionano di nuovo, e possiamo monitorare l'intera rete. Praticamente tutti i recinti risultano sfondati in più punti, e non riusciamo ad elettrificare i tratti ancora integri; devono essere stati tranciati i collegamenti. Passo».

«Il recinto Tredici è ancora intero? Passo» chiese con una punta di preoccupazione-

«Anche il Tredici è danneggiato. Passo».

L'uomo imprecò a bassa voce: «Dannazione! Che faccio a questo punto?».

«Torna indietro e riporta i tuoi al Centro di Controllo, ce ne andiamo. Se non ci siete entro mezz'ora, vi lasciamo qui. Passo».

«Ricevuto. Chiudo» e spense la radio. Si avvicinò ai compagni e sussurrò, attento a non fare rumore: «Dobbiamo rientrare immediatamente. La situazione è fuori controllo: il recinto Tredici è sfondato, così come molti altri - cercò di ignorare il terrore dei due - Dobbiamo sbrigarci prima che si accorgano della nostra presenza: è attiguo al Dieci, non devono essere molto lontani».

Il gruppetto si mise in marcia nella direzione opposta con ancora maggiore cautela. Chester era teso come una corda di violino: gli pareva di sentire le foglie frusciare continuamente intorno a loro, e malediceva il momento in cui aveva accettato quel lavoro.

"Dovrà fare semplicemente il guardiano di uno zoo" gli avevano detto, senza però specificare di che tipo di zoo si sarebbe trattato; quando lo scoprì, desiderò di averlo chiesto prima.

All'improvviso gli si drizzarono le orecchie: stavolta era sicuro che qualcosa si fosse mosso a brevissima distanza da loro. Stava per dire agli altri di affrettare il passo, quando udì una specie di sordo e cupo brontolio levarsi dalle felci a meno di un metro dalla sua gamba destra. In un istante comprese: «Correte!» urlò.

I tre uomini scattarono senza voltarsi indietro, ma avevano fatto solo pochi metri quando Chester udì un grido disperato. Si voltò e vide il compagno in coda al gruppetto venire trascinato in mezzo alle felci da qualcosa che si manteneva nascosto in un cespuglio: le grida si trasformarono presto in un rantolo strozzato.

«Muoviti!» urlò all'altro, riprendendo subito la fuga.

Il suo compagno riprese a correre, ma dopo pochi metri sentì dei passi pesanti alle sue spalle, seguiti da uno stridio da uccello rapace: si fermò, si voltò di scatto e, gettato un grido disperato, si tolse il fucile dalla spalla ed iniziò a sparare.

Chester sentì per tre volte lo schiocco secco del Garand, ma non si fermò a controllare: continuò la fuga, sperando che almeno il sacrificio degli altri due potesse salvare la sua vita. Credeva ormai di essere riuscito a seminare i suoi inseguitori quando, scostata una grossa felce, si trovò di fronte, ad una trentina di metri di distanza, uno degli abitanti del recinto Tredici, che lo guardava con occhi crudeli e iniettati di sangue. Chester, deciso a vendere cara la pelle, portò il calcio del fucile alla spalla e inquadrò la testa del suo avversario nel mirino ad infrarossi montato sulla canna dell'arma. Stava per premere il grilletto quando udì un ringhio rabbioso provenire dalla sua sinistra. Voltò la testa di scatto, e si trovò di fronte un muso allungato pieno di denti aguzzi, e due occhi da rettile che lanciavano lampi.

«Bastardi!» urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo, girando il fucile e premendo il grilletto senza neanche prendere la mira.

Risuonò uno sparo. Fu l'ultimo gesto della sua vita: l'animale balzò in avanti, lo gettò a terra e gli sfondò lo stomaco con un colpo d una delle zampe posteriore. Un attimo dopo fu raggiunto dall'altro, ed entrambi iniziarono a mangiare.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Jurassic Park / Vai alla pagina dell'autore: Marco1989