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Autore: Biblioteca    19/03/2021    2 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER! Ambientata nel passato ma spiega il finale del film
Dal testo:
Il cielo aveva ancora il colore rosa dell’alba. Ma Coco era già sveglia.
Le note della chitarra di suo padre ancora nelle orecchie.
Sognarlo significava solo una cosa: stava arrivando una lettera per lei.
Era già successo, ma le prime volte sua madre, Imelda, aveva intercettato le lettere e le aveva impedito di leggerle. Poi però Coco aveva collegato i sogni musicali al loro arrivo.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Coco Rivera, Hector Rivera, Imelda Rivera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una lettera per Coco
 
Il cielo aveva ancora il colore rosa dell’alba. Ma Coco era già sveglia.
Le note della chitarra di suo padre ancora nelle orecchie.
Sognarlo significava solo una cosa: stava arrivando una lettera per lei.
Era già successo, ma le prime volte sua madre, Imelda, aveva intercettato le lettere e le aveva impedito di leggerle. Poi però Coco aveva collegato i sogni musicali al loro arrivo.
E così era sempre riuscita ad arrivare prima di sua madre al postino (che ormai era diventato suo amico).
Imelda era addormentata nel salone, con la testa sul tavolo. Cuoio e chiodi per scarpe sparsi su di esso: aveva lavorato fino a tardi.
Coco andò in punta di piedi fino alla porta.
Il postino la salutò con un cenno della mano e ammiccando tirò fuori la lettera.
“Ecco Coco… Mi hai detto che non ti serve più aiuto per leggerla…”
“No.” Sussurrò la bambina “Ormai so leggere; mamma mi ha insegnato.”
“Va bene. A presto Coco.”
Coco rientrò in casa, ma chiudendo la porta fece rumore. Imelda saltò su, svegliandosi all’improvviso.
“È giorno! È già giorno? Ma quando sono andata a dormire ieri sera?”
La donna si avviò su per le scale, entrò nella camera della figlia e la trovò vuota.
Madre de dios! Coco! COCO DOVE SEI?!”
Mama!”
La voce veniva dal piano di sotto. Imelda scese di corsa e trovò Coco in cucina con un piatto con dei panini dolci e un’arancia sbucciata.
“Ti ho preparato la colazione.” Disse la bambina. Imelda le tolse il piatto dalle mani e l’abbracciò forte, facendola volteggiare in aria. Poi però la poggiò lamentando un dolore alla schiena.
“Ti ho fatto male mama?”
“Cosa? Oh no Coco, no. È che stai diventando grande… Presto non potrò più prenderti in braccio. Ma va bene così eh!?” Imelda aveva gli occhi stanchi ma sorrideva, mentre carezzava il volto di sua figlia “Quanto stai diventando grande… così in fretta… e prepari anche la colazione adesso!”
In realtà, Coco aveva assemblato alla meglio quello che aveva trovato nella dispensa di casa. L’attività della mamma, vendere scarpe, ancora non portava tanti soldi, né cibo. Ma almeno permetteva a entrambe di andare avanti.
“Perché ti sei spaventata mama?”
“Credevo che non ci fossi più… non so cosa farei se dovessi sparire anche tu, Coco.”
Coco si vergognò molto, fu tentata di dire a sua madre della lettera, di chiederle di leggerla assieme, di provare per una volta a perdonare… ma alla fine si limitò ad abbracciarla forte.
“Non me ne vado mama. Resto con te. Siamo una famiglia.”
“Oh Coco, come sei dolce!”
 
Sua madre iniziò a lavorare. Coco rimase per un po' insieme a lei, poi disse che sarebbe andata a giocare in camera.
Chiusa la porta si sedette sul letto e aprì la busta. La prima pagina era uno spartito. La seconda conteneva solo parole:
 
Cara Coco,
Questa è una melodia che ho composto ieri sera mentre osservavo le stelle. E pensavo che anche se siamo lontani, condividiamo lo stesso cielo.
Ci sarà sempre qualcosa che ci unirà. Al di là della musica, del nostro legame di sangue e del fatto che anche a distanza siamo ancora una famiglia.
Penso a te e alla mamma ogni giorno. Mi mancate tanto. Ogni nota che suono, la suono anche per voi.
Ernesto e io abbiamo fatto un concerto che ha avuto molto successo qualche giorno fa e lo abbiamo dedicato a voi. Avrei voluto che tu e tua madre foste lì, in mezzo alla gente, a cantare.
Il successo ci ha accompagnato fino alla città successiva, dove siamo stati accolti come vere celebrità.
Ci esibiremo domani.
Spero che tutto vada bene.
Purtroppo non posso scriverti altro. Sono troppo stanco.
Bacia la mamma da parte mia.
Ti voglio bene
 
Hector

 
Coco si asciugò una lacrima che le scivolava lungo la guancia.
Le spiaceva così tanto di non poter condividere quelle lettere con sua madre.
Tolse la piastrella dal pavimento e prese la scatoletta di legno dove aveva preso l’abitudine di conservare le lettere di suo padre.
C’era anche la sua foto. L’immagine del suo viso che sua madre aveva strappato via in un impeto di rabbia.
Coco osservò il viso di suo padre. Non voleva dimenticarlo. Come non voleva dimenticare la canzone che cantava con lui tutte le sere alla stessa ora.
Non vista da sua madre, prima di andava a dormire, recitava ancora quella canzone addormentandosi con le note nelle orecchie. E così fece quella sera, dopo aver guardato a lungo le stelle del cielo, come il suo papà.
 
FINE

 
(Nel finale del film, Coco dice di aver conservato tutte le lettere di suo padre, oltre alla foto. Ho provato a immaginare come avesse fatto a farlo e perché. Alla prossima storia!)
  
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