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Autore: arashinosora5927    19/03/2021    0 recensioni
Santo cielo, armatevi di insulina perché se potessi taggare fluff tre volte lo farei.
Dunque sono qui a portarvi non ironicamente la mia prima 5927 in assoluto riscritta che altro non è che come immaginavo il continuo della Doujinshi Suki Suki Daisuki della mia dea Kubyou Azami del circolo Mononoke Hobaku Butai. Al tempo avevo le idee proprio confuse oggi invece oltre allo stile strutturato e la padronanza dei personaggi ho anche i volumi originali seguito di questa storia.
Questo scritto è infatti misto della traduzione dei volumi stessi e della mia fantasia.
Spero vi piaccia.
Voglio dedicare il primo capitolo di questa storia al mio Decimo che oggi compie 18 anni il che rende la nostra relazione a 6 anni di differenza ufficialmente legale. Tanti auguri, amore mio.
Il secondo capitolo invece è tutto per Ghostclimber.
Trama concreta: a causa di un esperimento di Bianchi adesso Tsuna si comporta in modo strano e Gokudera se ne deve fare carico. Corteggiato dal suo amato Decimo si trova in conflitto con se stesso. Il sogno è diventato finalmente realtà, ma è tutto finto, non può cedere alla tentazione.
Ah per motivi di trama Tsuna è piuttosto OOC e credevo fosse giusto specificarlo.
[5927]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I primi raggi dell'aurora s'intravedevano nel cielo quando Gokudera si arrese. Non era nuovo all'insonnia, ma raramente aveva trascorso intere notti in bianco senza neanche una vaga sensazione di stanchezza.

Quel bacio continuava a ripetersi nella sua mente in un loop infinito che rendeva sempre più rosse le sue guance e sempre più ampio il suo sorriso.

Un rumore improvviso attirò il suo orecchio, proveniva dalla stanza in cui Tsuna aveva trascorso la notte, che tra parentesi era la sua stanza, il suo letto e Tsuna ci aveva dormito. Non avrebbe mai più lavato né le lenzuola né le federe, il suo profumo sarebbe rimasto impresso in eterno.

Un nuovo rumore lo distolse da quell'immaginario.

Il Decimo si sarà già svegliato? pensò, era decisamente presto.

"Ti sei già addormentato?" risuonò la voce di Tsuna nella sua testa, questo aveva detto prima di avvicinarsi così tanto da annullare qualunque spazio tra le loro labbra.

Io e il Decimo ci siamo... il Decimo mi ha... pensò incoerentemente sentendo le orecchie fischiare e il battito accelerare, era una scena che neanche aveva visto, ma aveva sentito così profondamente.

No no no, calmati. Ricorda che questo comportamento è dovuto solo all'effetto della cioccolata cercò di tenere a mente.

Nonostante i tentativi di razionalità si scoprì ad abbracciare un cuscino con aria sognante.

"Lo so che è solo un incidente, però un bacio è sempre un bacio" sussurrò a se stesso per cercare di convincersi.

"E un bacio dal Decimo è..." mormorò salvo poi ritrovarsi con il viso premuto contro il cuscino per soffocare un urletto privo di alcuna traccia di virilità.

Con un colpetto di tosse si impose un contegno, si mise a sedere sul divano e lasciò andare il cuscino che teneva ora premuto contro il petto allentando la presa, dovette farlo mentre sentiva i passi di Tsuna che preannunciavano il suo arrivo.

"Buongiorno Gokudera-kun" lo sentì dire anticipandolo.

"Buongiorno, Juudaime" rispose a sua volta.

"Avete dormito bene?" domandò.

Tsuna annuì con un cenno del capo si strinse nelle spalle con area sognante portando le mani dietro le scapole come se volesse abbracciarsi.

"Sì, il letto di Gokudera-kun ha il tuo profumo ancora di più di quanto lo avesse questo appartenento quando ieri ci sono entrato per la prima volta" disse.

Gokudera ingoiò a vuoto sentendo un leggero calore concentrarsi nelle sue guance. L'effetto dell'esperimento non era ancora svanito e doveva tenerlo ben a mente.

"Facciamo colazione?" domandò Tsuna.

Gokudera riemerse dal dialogo con se stesso e si affrettò ad allontanarsi verso la cucina.

"Certamente, accomodatevi e aspettate solo qualche istante, vi preparerò qualcosa di delizioso" disse carico di entusiasmo.

Aveva detto così, ma non aveva idea di come organizzare una colazione con le sue carenti abilità culinarie, presto decise di ripiegare su latte e cereali conscio che in quello stato Tsuna avrebbe accettato con gioia anche del pane bruciato solo perché lo aveva preparato Gokudera-kun per lui.

Sospirò, era proprio come se i ruoli si fossero invertiti. Tsuna aveva assunto quello che era il suo atteggiamento quotidiano e Gokudera si trovava a disagio non sapendo come gestirlo. Doveva essere così che si sentiva il Decimo ogni giorno a causa sua, di certo non perché avrebbe voluto cedere e invece gli toccava resistere, ne prese atto e decise di darsi una regolata.

Fece tesoro di quel bacio che aveva ricevuto, ma promise a se stesso che non lo avrebbe mai e poi mai tirato fuori. Il Decimo non era in sé e inoltre pensava che stesse dormendo quindi Hayato non poteva esserne al corrente.

Gokudera era preso e perso nei suoi pensieri quando due mani sottili gli cinsero la vita facendolo sussultare.

"D-Decimo!" squittì.

Tsuna appoggiò la testa contro la schiena di Gokudera percependo il battito accelerare.

"Hai bisogno di una mano a preparare la colazione?" chiese.

Gokudera implorò tutte le divinità conosciute per trovare una risposta, ma il prolungato silenzio venne preso da Tsuna come un assenso.

Il giovane boss prese la sua mano e la guidò dalla scatola di cereali alla tazza e poi di nuovo nella scatola, fece la stessa cosa per versare il latte e Gokudera si domandò perché la sua mano non avesse ceduto.

"G-Grazie.." abbozzò incerto mentre l'altra mano di Tsuna continuava ad abitare sul suo punto vita.

"Figurati, è un piacere esserti utile, Gokudera-kun" rispose Tsuna la mano che aveva usato per preparare la colazione la fece risalire lentamente lungo un braccio.

"D-Decimo... i cereali diventeranno immangiabili se aspettiamo ancora un po'..." disse Gokudera cercando di divincolarsi, stranamente ci riuscì con facilità, ma nell'istante in cui si voltò si ritrovò un cucchiaio in bocca.

"Hai ragione, Gokudera-kun" mormorò Tsuna.

Gokudera rischiò di affogarsi perché gli dei dovevano davvero assisterlo se il suo boss lo aveva appena imboccato. Con difficoltà riuscì a ingoiare per poi trovarsi di nuovo il cucchiaio vicino alle labbra.

"Aaaan" disse Tsuna aprendo la bocca quanto più possibile per invitare Gokudera a fare lo stesso.

Hayato sospirò, quella situazione aveva del surreale. Come un bambino che si arrende alla mamma che vuole per forza che finisca la minestra gli fece da specchio e si lasciò imboccare.

Conscio che sarebbero andati avanti fino alla fine se non avesse fatto qualcosa lo allontanò leggermente stringendolo per le spalle.

"Decimo, anche voi dovete mangiare e non abbiamo tutto il giorno..." disse.

Tsuna accolse quelle parole con entusiasmo, si mise seduto sul ripiano della cucina e prese la tazza tra le mani.

"Puoi farlo anche tu, Gokudera-kun? Solo una volta... puoi imboccarmi?" domandò con un tono dolcissimo di supplica, gli occhi grandi divennero tutta pupilla e niente iride.

Gokudera si domandò quante altre frecce dovesse tirare ancora Cupido nel suo cuore e in un angolo della sua mente lo immaginò con i panni di G, la faretra colma.

"D'accordo!" squittì domandandosi che fine avesse fatto il suo tono di voce normale, mentre con mano tremante portò il cucchiaio dalla tazza alla bocca di Tsuna.

Il giovane boss accolse il boccone con un piccolo gemito di approvazione che fece saltare un battito a Gokudera, masticò lentamente senza mai togliergli gli occhi di dosso, poi si tolse il cucchiaio di bocca il cui manico era stato lasciato da un Gokudera in preda a un attacco di cuore e lo portò sulle labbra del suo braccio destro.

"Buono, ma scommetto che Gokudera-kun lo è molto di più" disse accennando un occhiolino.

Gokudera avvampò, si accarezzò in petto giusto per sincerarsi che fosse ancora vivo e indietreggiò di qualche passo.

"Perché non finite di mangiare la colazione mentre io verifico il meteo?" domandò sentendo come se qualcosa volesse evadere dalla gabbia toracica, non gli diede il tempo di rispondere semplicemente lasciò la stanza chiudendo la porta e si appoggiò a quest'ultima respirando profondamente per cercare di calmarsi.

"Puoi farcela, Hayato. Non durerà ancora a lungo" sussurrò a se stesso per farsi forza.

Ritrovato uno stato decente che gli permettesse di funzionare come essere umano verificò davvero il meteo per sapere se portare o meno un ombrello. Indugiò buoni cinque minuti immaginando che se fosse venuto a piovere Tsuna in quello stato sicuramente avrebbe provato a baciarlo e quasi quasi ci sperava.

"Gokudera-kun, non mangi?" domandò Tsuna iniziando a preoccuparsi, la sua voce superò facilmente la porta che li divideva.

"No, credo di non avere fame..." rispose deciso ad affrontarlo nuovamente, rientrò in cucina con un sorriso da ebete sulle labbra suo malgrado.

"Menomale perché credo che i cereali adesso siano davvero immangiabili" commentò Tsuna.

"Hai visto il meteo? Spero proprio che piova, Gokudera-kun, così potremo condividere l'ombrello."

Un altro colpo al cuore, Gokudera non sapeva quanto ancora avrebbe retto.

"Dunque Decimo che facciamo con la scuola oggi?" domandò cercando di sviare l'argomento. Reborn aveva detto che Tsuna con questo atteggiamento avrebbe destato sospetti e che era meglio tenerlo riguardato finché non fosse passato l'effetto, ma rimanere a casa tutto il giorno sarebbe davvero significato non arrivare al domani.

"Oh giusto..." mormorò Tsuna come se improvvisamente si fosse ricordato dell'esistenza della scuola.

"Non volete andare?" domandò Gokudera tremando al pensiero della risposta.

"Solo perché quando sono in classe devo stare lontano da Gokudera-kun e odio ogni minuto che ci divide" rispose Tsuna tenendo lo sguardo basso.

Alzò poi la testa e gli puntò gli occhi dentro ai suoi come se fossero due pistole e premette il grilletto.

"Voglio stare da solo con te nel tuo appartamento per un giorno intero."

Gokudera si sciolse, sentì le gambe molli e per un istante di follia pensò che fosse anche una buona idea.

"Allora facciamo così per oggi" disse con grande entusiasmo.

Il Decimo era così carino che era una benedizione ogni istante che poteva guardarlo, i suoi occhi misti di determinazione e dolcezza lo stavano uccidendo.

Non ebbe neanche il tempo di darsi dell'idiota da solo ricordando che aveva firmato la sua condanna quando il suo cellulare squillò.

Lesse "Reborn-san" sullo schermo del flip-flop e si affrettò a rispondere, non riuscì a dire una sola parola perché l'assassino dall'altro lato della cornetta lo prese alla sprovvista.

"Oi Gokudera, non penserete mica di poter marinare la scuola? Tsuna ci andrà regolarmente" disse con un tono che non permetteva repliche di alcun tipo.

Gokudera tremò, si guardò intorno chiedendosi dove fosse la videocamera e dove le cimici perché il tempismo era talmente spaventoso che Reborn doveva per forza starli spiando.
Gli bastò affacciarsi alla finestra per intravederlo dall'albero fuori al suo appartamento nascosto tra le fronte, il sudore ci concentrò sulla fronte.

"Ma Reborn-san, il Decimo è in uno stato di coscienza alterato" cercò di dire guardando verso il tutor avendone individuato la posizione esatta.

"Che fortuna che ci sia il suo braccio destro a occuparsene, vero? Ti assicurerai di tenere le cose sotto controllo, vero Gokudera?" disse Reborn con un tono misto di ironia, sadismo e minaccia.

"Ricevuto" mormorò Gokudera rassegnato, chiuse la chiamata e posò il cellulare sul tavolo.

"Perdonatemi, Decimo" disse accennando un inchino verso Tsuna.

"Non ti preoccupare, ho sentito" mormorò quest'ultimo dispiaciuto.

"Vi darei anche la luna, ma non posso oppormi al volere di Reborn-san" disse Gokudera rammaricato a propria volta perché in qualche modo sapeva di averlo deluso o comunque non soddisfatto.

Tsuna alzò le spalle, lasciò andare un sospiro.

"Non possiamo farci niente, non voglio andarci, ma non ho altra scelta. Devo stare lontano da Gokudera, ma farò del mio meglio!" disse determinato.

Gokudera tremò nuovamente.

Uscirono di casa al limite per arrivare in orario a scuola e il motivo era che c'era voluto mezzo secolo per convincere Tsuna che non potessero fare la doccia insieme e neanche il bagno e che non gli poteva prestare dei vestiti dal momento che avevano portato i suoi da casa e che la divisa scolastica era d'obbligo se non volevano entrambi essere morsi a morte da Hibari. Senza contare che il suo cuore chiedeva pietà e aveva giurato di abbandonare il campo qualora si fosse imbattuto in Tsuna nudo o in vestiti di una taglia decisamente più grande.

Andava tutto bene, erano ancora in tempo, la strada era gremita di persone, ma non tante da non riuscire a camminare speditamente e Tsuna indossava la propria divisa scolastica, nessun intoppo.

Gokudera sentì la mano di Tsuna ricercare la sua e ancora una volta supplicò qualsiasi entità superiore perché intercedesse a suo favore.

"Decimo, svoltato l'angolo ci saranno anche persone della nostra scuola" disse allontanando la mano.

"Ho capito, scusami..." mormorò Tsuna trattenendo a stento le lacrime.

"Gokudera-kun non vuole che si sappia che stiamo insieme, si vergogna di me..."

Gokudera tossì, si batté un pugno in petto per cercare di non affogarsi con il suo stesso respiro e sospirò.

"Non è così, Decimo, ma le persone non sono ancora pronte a tutto questo..." disse impacciato perché si era perso la parte in cui lui e Tsuna erano diventati una coppia a tutti gli effetti.

"E in tutta onestà nemmeno io..." disse a voce bassissima a se stesso.

Tsuna sospirò, si strinse nelle spalle mettendo il broncio e camminò più velocemente come se volesse superarlo.

Gokudera non poté impedirsi di perdersi ancora una volta nei suoi pensieri perché non gli sarebbe dispiaciuto se fosse rimasto così per sempre anche se la cosa migliore sarebbe stata che fosse tutto vero. Una vita dove è Tsuna quello che guarda, ricerca contatto fisico, soffre quando non riesce a ottenerlo e si cura di lui come di nessuno non sembrava affatto male.

"Se fosse sé non vorrebbe stare con me mano nella mano..." sospirò.

Varcato il cancello della Namimori si presentò la solita scena, una folla di ragazze fece a gara a chi lo salutasse per prima.

"Buongiorno Gokudera-kun!" si sentì un coro dissonante.

Qualcuna disse anche "Buongiorno Sawada-kun."

Tsuna accelerò nuovamente raggiungendo la propria classe il prima possibile, Gokudera lo seguì preoccupato che potesse fare danni.

"Che succede? Qualcosa non va?" chiese.

Tsuna strinse i pugni e quasi urlò.

"Le ragazze ti guardano Gokudera-kun e addirittura ti salutano, non mi piace."

Gokudera sussultò perché santo cielo Tsuna aveva dato voce a quei pensieri che non si era mai davvero permesso di esprimere. Anche lui era geloso morboso e chiunque si avvicinasse a oltre il raggio di un metro doveva bruciare, ma in cuor suo sapeva quanto fosse sbagliato e ora che si trovava dall'altra parte se ne rendeva veramente conto.

"Che dovrei fare? Ho paura che non riuscirò a sopportarlo. E sai cosa odio di più? Che mi salutano per avvicinarsi a te, ma non hanno capito niente. Tu sei mio, Gokudera-kun. Mio!"

Quelle parole lo lasciarono completamente spiazzato e accelerarono il battito del suo cuore. Una parte di sé non poteva impedirsi di goderne di tutto questo, uno Tsuna geloso di lui era oro puro, qualcosa che neanche nelle sue fantasie più spinte aveva mai potuto vedere. Gli piaceva l'idea di conoscere nuovi aspetti di Tsuna, di scoprirlo possessivo, egoista, capace di urlare in quel modo, poi si ricordò che di Tsuna c'era solo il corpo e quella mente era tutto fuorché Tsuna.

"Voglio tornare a casa nostra, Gokudera-kun. Lì possiamo stare soli soletti senza nessuno che cerchi di portarti via da me" lo sentì piagnucolare.

"Dobbiamo stringere i denti, Decimo" disse parlando più a se stesso, era una sfida veramente troppo dura per il suo animo. Era tutta colpa di un esperimento e doveva continuare a ripeterselo, ripetersi che il Decimo non era in sé, che niente di tutto ciò che poteva dire e fare era espressione sincera del suo volere, ma quanto avrebbe voluto poter fraintedere, cedere alla tentazione e prendersi tutto ciò che desiderava.

Grazie al cielo le lezioni divennero la strada per sfuggire al problema, perché Tsuna oltre a riservargli continui sorrisi in classe di più non fece.

Anche l'ora di educazione fisica premetteva bene, Tsuna era stato scelto per l'allenamento di pallavolo mentre Gokudera era in panchina a fare il tifo per lui. Era davvero fiero di sé perché nonostante tutto era riuscito a evitare situazioni compromettenti, nessuno pensava che ci fosse qualcosa di insolito nel Decimo.

"Vai Tsuna, sei tutti noi!" la voce di Yamamoto al suo fianco lo fece sussultare.

Senza molta eleganza gli diede una spallata contro e ringhiò.

"Ci sono già io a fare il tifo per il Decimo, idiota del baseball" gli ci volle una frazione di secondo per realizzare quanto fosse stupido quell'atteggiamento, ma quanto comunque anche con la consapevolezza non potesse fare altrimenti.

"Sosteniamolo insieme, sarà ancora più carico!" disse Yamamoto con un sorriso ampio.

"Voglio supportarlo da solo!" insistette Gokudera ricordandosi un bimbo capriccioso che deve opporsi per principio.

"No, credimi. Tsuna è strano oggi, è meglio se lo facciamo insieme..." ribatté Yamamoto.

Gokudera tremò debolmente abbassando i ponpon arancioni che aveva trovato per l'occasione, la fascia con su scritto Decimo invece rimase al suo posto.

"Strano in che modo?" domandò preoccupato che gli fosse sfuggito qualcosa.

"È difficile da dire" rispose subito Yamamoto.

"Ma non è cosa da tutti i giorni vederlo così nervoso. Mi domando cosa sia successo..."

Gokudera ingoiò a vuoto di certo non poteva raccontargli la storia né poteva dire che effettivamente in quel momento Tsuna avrebbe tranquillamente apprezzato molto di più essere supportato da lui soltanto e assolutamente non poteva riferirgli in alcun modo che gli aveva fatto una scenata di gelosia perché delle ragazze lo avevano salutato.

Mentre si arrovellava in questi pensieri entrò nel suo campo visivo la palla che andava dritta verso il viso di Sawada, i suoi occhi erano rivolti verso di lui.

"Tsuna spostati, ti prenderà in pieno!" lo precedette Yamamoto.

"Sawada, prendila!" urlarono i compagni di squadra.

"Decimo, è pericoloso!" gridò lui stesso a scatto ritardato.

Troppo tardi la pallonata lo prese in pieno e Sawada cadde a terra massaggiandosi il naso. Gokudera superò agilmente le transenne che dividevano la panchina dal campo da gioco e lo soccorse, Yamamoto al seguito.

Si mise in ginocchio sollevandogli delicatamente la testa per appoggiarla contro il suo ventre.

"Gokudera-kun" rantolò Tsuna, dal naso scorreva del sangue.

"Sono qui, Decimo. Va tutto bene" disse cercando di rassicurarlo.

L'insegnante fornì fazzoletti e ghiaccio e Gokudera si preoccupò di tenergli la testa bassa finché il sangue non si fermò.

"Portalo in infermeria" si sentì dire dall'insegnante mentre Yamamoto insisteva che voleva essere utile anche lui in qualche modo.

Insieme aiutarono Tsuna a rialzarsi guardandolo barcollare incapace di tenersi in piedi. Gokudera lo sorresse e lentamente lo aiutò a riprendersi finché non fu in grado di camminare da solo.

Neanche a dirlo, Shamal non c'era, stava di nuovo battendo la fiacca inseguendo qualche gonna, per questo Gokudera doveva occuparsene da solo.

Continuò a premere il panno freddo contro il suo naso finché non fu sicuro che l'epistassi si fosse del tutto fermata. Solo allora con un panno umido ripulì il sangue rappreso all'altezza del naso, sotto di esso, del labbro e del mento.

"E con questo il trattamento è concluso" disse con una certa soddisfazione, aveva gestito benissimo la situazione.

"Grazie, Gokudera-kun" piagnucolò Tsuna seduto sullo sgabello di fronte a lui.

"Non è niente, Decimo" disse Gokudera cercando di rassicurarlo, vide chiaramente i lacrimoni accumularsi in quegli occhi tanto belli.

"Oh cielo, Decimo, mi dispiace. Avete preso una bella botta, ma vi garantisco che adesso passa tutto" disse cercando di non impanicarsi.

"Ah no, non è per quello" mormorò Tsuna tirando su col naso.

Gokudera si agitò notevolmente, si era alzato solo un istante per buttare l'ultima garza con cui aveva tamponato la ferita e ora che lo guardava bene forse la situazione era più grave di quanto pensasse. E se avesse avuto un trauma cranico? E se l'emorragia in realtà fosse cerebrale?

"Fa male, fa così male" singhiozzo Tsuna.

Gokudera si avvicinò a lui, cercò di mantenere la calma, lo sentì appoggiare la testa contro il suo ventre e impulsivamente infilò le dita tra i suoi capelli accarezzandolo.

"Vi fa male la testa, Decimo? Devo chiamare l'ambulanza?" domandò.

Tsuna alzò un sopracciglio confuso e si alzò anche in piedi, appoggiò le mani sulle spalle di Gokudera e lo guardò dritto negli occhi.

"No, Gokudera-kun, è non riesco proprio sopportarlo. Mi rende triste anche solo vederti parlare con qualcuno che non sia io, mi sento soffocare, schiacciato" confessò.

"Questi occhi belli che hai usali per guardare me. Voglio tu abbia occhi solo per me, voglio che pensi solo a me, amore mio."

Gokudera avvertì la gola secca, il corpo fatto di gelatina e il cuore a mille, forse era questo il sapore della felicità.

Hayato, non fare l'idiota è solo l'effetto della cioccolata a parlare. Questo non è quello che prova, non è sincero... si impose di pensare.

Però sta piangendo davanti a me e io so esattamente cosa fare per fermare queste lacrime

Con una determinazione di cui già sapeva si sarebbe pentito lo afferrò per fianchi, lo e lo baciò.

"Ti amo" disse sulle sue labbra guardandolo intensamente negli occhi.

"Ho già occhi solo per te."

"Gokudera-kun..." mormorò Tsuna preso alla sprovvista, stava ancora piangendo, ma il sentimento nascosto in quelle gocce era decisamente diverso.

"Sono felice, grazie Gokudera-kun."

Gokudera lo strinse forte tra le sue braccia, nel cuore una sola speranza che questo dannato esperimento potesse davvero portarlo a ricambiare i suoi sentimenti.
   
 
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