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Autore: _Kurama_    20/03/2021    2 recensioni
Una famiglia.
Due continenti.
Ritorni e partenze.
Candy e suo marito vivono con i cinque figli in un continente lontano;
tutto cambia quando arriva una lettera da Chicago.
Candy e la sua famiglia dovranno affrontare un lungo viaggio alla riscoperta di sé stessi e delle loro radici.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       Your Song
                                                      
#6. Diana





Diana si ferma ad osservare l’orizzonte del territorio africano che sembra sempre più lontano:
ripensa alle lacrime della madre e dei fratellini mentre stringevano la zia Sarah, la quale le si era avvicinata facendole una carezza “prenditi cura di loro” le aveva detto.
Certo che si sarebbe presa cura di loro, lo aveva sempre fatto.
Lei era la maggiore, era il punto di riferimento dei suoi fratelli, la confidente della madre, la spalla di suo padre.
Ripensa alle pagine del diario di suo madre, ripensa ai racconti su quella famiglia da cui si erano allontanati e che li aveva abbandonati: cosa mai potevano volere da loro? Non avevano forse già fatto patire abbastanza sua madre e suo padre il sentimento che li legava?
È la zia Elroy? Cosa mai avrebbe potuto spingere una signora arcigna e così austera e ferma a richiedere la visita dei suoi nipoti dopo averli brutalmente cacciati dalla famiglia con vili ricatti?  
Fruga nelle tasche dei larghi pantaloni che aveva preso dall’armadio di suo padre e sfila una sigaretta dal pacchetto, quanto aveva litigato con sua madre per quel motivo.
Ricorda le urla di Candy come se le stesse udendo per la prima volta e si ritrova a sorridere involontariamente.
Ripensa al rimprovero più pacato di suo padre e si ritrova a chiudere gli occhi, immergendosi completamente nei suoi ricordi;
fa un altro tiro e ripensa alla sua prima sigaretta con Lila, la figlia di un colono italiano: ricorda i loro momenti furtivi e i suoi occhi si velano impercettibilmente ripensando a quando poi, andatala a cercare in città, ebbe la notizia del suo trasferimento.
Scorge qualche cassa legata alla balaustra della prua della nave e ci si siede rivolgendo lo sguardo al mare, ormai la costa africana quasi non si scorgeva più.
Inclina un po’ il capo sul lato e ripensa alle parole di suo padre di quella mattina:

 
“D.”
“Sì, papà?”
“Vieni un attimo fuori con me.”
Diana richiude con cura gli armadietti dei medicinali ed esce sulla piccola veranda di legno con suo padre.
“Va tutto bene?”
Lui sorride leggermente e butta il capo all’indietro.
“Voglio che tu sappia una cosa- si volta per guardarla negli occhi— io non so come andrà questo viaggio, e non so se fidarmi, di chi farlo ma, se dovesse succedersi qualcosa, D., promettimi che non lascerai che accada mai nulla a tua madre e ai tuoi fratelli. Io non mi fido di nessuno quanto mi fido di te, beh, eccetto tua madre.”
“Perché’ non ne parli con lei?”
“Non voglio che si preoccupi, è un’inguaribile ottimista ma, anche se cerca di nasconderlo, è rimasta molto ferita da ciò che è accaduto in America.”
“Anche tu sei un inguaribile ottimista papà.”
Lui sorride “sì, è vero.”
Diana sorride.
“Te lo prometto papà, io mi prenderò cura di loro, tutti loro.” Albert le avvolge le spalle in caloroso abbraccio “grazie piccola”
Poi la guarda un po’ più a lungo negli occhi, quegli occhi che, a detta di tutti coloro che li conoscevano, avevano intrinseca la malinconia di quelli della madre ma la lucentezza, la trasparenza, l’immensità dei suoi.
Le passa una mano tra i corti ricci biondi come il grano, come quelli della sua dolcissima, amatissima, Candy.
“Te l’ho mai detto perché la mamma ha scelto di chiamarti proprio Diana?”
“No, avete raccontato le storie di tutti gli altri ma non la mia, potrei quasi offendermi.”
Padre e figlia ridono.
“Quando ci siamo allontanati dalla famiglia e siamo ritornati alla casa della Magnolia tua madre veniva spesso divorata dai sensi di colpa, aveva paura di aver osato troppo, di avermi portato via dalla mia famiglia e temeva che potesse succedermi qualcosa, che qualcuno potesse decidere di mettere in atto una vendetta. Era paranoica, non riusciva a dormire, stava molto male.
L’unica cosa che le dava un po’ di conforto era quando, alla sera, tornati a casa ci aggrovigliavamo nelle coperte e leggevamo, leggevamo di tutto, davvero! Poi una sera è successo che ci è capitato questo libro di miti tra le mani e lei si innamorò follemente del mito di Diana, la dea della caccia, la dea della luna.
Diceva sempre che avrebbe desiderato essere così, forte, senza rendersi conto che lei lo era, lo era eccome.
Quando poi rimase incinta e diede alla luce te lei disse che tutto quello che desiderava era che tu potessi diventare forte  come Diana, che era il miglior augurio che potesse farti.”
Diana sorride, ha gli occhi un po’ lucidi “e perché il secondo nome?”
Albert sorride e le asciuga qualche lacrima che inizia a cadere sulle guance “beh, quello l’ho scelto io; desideravo che avessi sempre in te gli auguri migliori di entrambi i tuoi genitori, la forza che sperava di darti Candy e la dolcezza, la compassione che io speravo sarebbero nate in te grazie a tua madre. E vedere la donna che sei diventata, con quelle stesse caratteristiche di forza, dolcezza, compassione e anche ribellione, mi rende così tanto fiero di te piccola”
Diana si getta sul petto di suo padre, sciogliendosi in singhiozzi, lui le passa la mano tra i capelli “tesoro, non hai bisogno di piangere.”
A questa frase la giovane scatta in piedi “ Piangere? Diana Candice Andrew non piange mai!”
“Ecco, ora sei identica alla mamma!”
Diana si lascia scappare una risatina per poi prendere le mani di suo padre tra le sue “Ti voglio tanto bene e puoi contare su di me.”
Albert la stringe a sé e restano così per un po’, emozionati.
“Papà, vai a casa, mi occupo io di finire qui, se dovesse esserci un’emergenza sarò in grado di occuparmene “
“Non ho dubbi tesoro, ma va’ tu, qui me a vedo io, sta tranquilla”
Diana sorride e si sfila il camice, poggiandolo sul piccolo appendiabiti dietro la porta e prende la cartella.
“Passo a fare un saluto ai nuovi leoncini prima di andare a casa, mi mancheranno.”
“Mancheranno tanto anche a me, ma nono preoccuparti, faremo presto ritorno.”
Si scambiano uno sguardo complice.









“D!D!”
Le grida dei bambini distolgono Diana dai suoi pensieri.
“Piccoli miei!”
Diana sorride e li accoglie tra le sue braccia, la piccola Rose le lascia un bacio sulla tempia “D, sei triste?”
“Oh tesoro mio, certo che no, come potrei essere triste se sono con voi?”
“Beh io e Stear ti abbiamo portato una cosa perché volevamo consolarti!”
“Ma davvero? E di cosa si tratta?”
Stear caccia qualcosa da dietro la schiena “ Oh ma è meravigliosa!”
“Visto D? Ce l’hanno data i marinai!”
Diana prende la magnifica conchiglia portandola all’orecchio.
“Venite qui piccoli.”  Lascia che si accovaccino tra le sue ginocchia e poi avvicina loro la conchiglia all’orecchio “ Sentite? Questo è il rumore del mare!”
I bambini sgranano gli occhi e si portano le mani alla bocca, emozionati.      
“D, possiamo farlo ascoltare anche a Zahra perfavore?”

“Ma certo che sì, su, correte!”
Diana guarda i fratelli correre verso l’intero della nave ed un sorriso luminoso fa capolino su suo volto.















“Iriza,Neal!”
“Si mamma?”
“Ho una notizia da darvi: la zia ha chiesto a Candy ed Albert, insieme con la loro famiglia di raggiungerci qui a Chicago!”
“OH!” Iriza emette un sibilo, inviperita.
“E per quale ragione la zia avrebbe dovuto prendere questa decisione?”
“Non lo so Neal, ma dobbiamo stare in guardia! E voi dovete provvedere a occultare tutti i dettagli del nostro piccolo ‘affare’, anche Archie è sospettoso nell’ultimo periodo!”
“Oh mamma, sta’ tranquilla, stiamo agendo a regola d’arte!”
Iriza sorseggia un po’ del suo vino
“Lo so, ma la prudenza non è mai troppa. E vi raccomando di una cosa: voglio che i vostri figli siano impeccabili.”
“Oh mamma, andiamo, siamo noi, in cosa non lo siamo?”







Ecco la mia idea della nostra Diana
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