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Autore: VigilanzaCostante    20/03/2021    5 recensioni
Albus e Scorpius hanno assaggiato entrambe le due facce dell'amore: quella di scoperta, innamoramento, fiducia; e quella di odio, rabbia e delusione.
Ma amici mai, quello non lo saranno mai.
Perché Albus e Scorpius erano due anime sole destinate all’emarginazione, che in qualche modo avevano bisogno l’uno dell’altro.
|2 flash| Albus/Scorpius| Accenni Rose/Scorpius| Questa storia si è classificata prima al contest "Still Star Crossed - Love Contest" indetto da CatherineC94 sul forum di EFP| Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Amici mai
 
 
(I)

Per chi si cerca come noi
 
Il primo bacio era arrivato per gioco: Albus stava ridendo e le sue guance si erano arrossate di un’emozione puerile. Scorpius non riuscì proprio a non baciarlo, non per un atto di improvviso coraggio, ma per una curiosità che lo spingeva da dentro. Che sapore avevano le labbra di Al?
Il moro aveva strabuzzato gli occhi, talmente sorpreso da non riuscire a staccarsi.
Poi il nulla: non si era ben capito se fosse stato Albus o Scorpius a scappare per primo, ma sparirono più veloci di una firebolt in corsa, più veloci di una smaterializzazione congiunta. Albus sorrideva ancora, ed era cosa rara per lui, mentre Scorpius aveva assunto un colorito verdognolo, nascosto dietro a una statua imponente. Che cosa aveva fatto?
Fu un periodo duro per la loro amicizia. Erano abituati a stare sempre insieme: dormitori, biblioteca, giardino, cucine. Nessuno concepiva Albus senza Scorpius o Scorpius senza Albus, nemmeno loro si concepivano l’uno senza l’altro. Eppure, quel bacio aveva incrinato la stabilità del loro rapporto.
Si rifugiarono nei loro luoghi sicuri – torre di astronomia per Al e biblioteca per Scorpius – ma si incontrarono a metà strada, entrambi alla ricerca dell’altro per mettere una pietra sopra a quel fastidioso incidente.
«Scusa» aveva sussurrato Scorpius.
«Scusa» aveva grugnito Albus, guardandosi la punta delle scarpe.
Non sapevano nemmeno loro perché si stavano scusando, ma bastò quella semplice parola per sciogliere il nodo che stretto stretto impediva loro di respirare. Ripresero a frequentare tutti i luoghi insieme, anche quelli che appartenevano all’altro, ma guai a toccarsi: anche solo un leggero sfregare di mani li riportava ad essere estranei.
 
Eppure, Scorpius voleva assaggiare di nuovo il sapore delle labbra di Al, voleva farlo ridere di nuovo e fargli strabuzzare gli occhi di stupore buono, questa volta, e nulla più.
Il secondo bacio non arrivò per gioco, ma arrivò e basta, perché doveva arrivare prima o poi: che senso ha evitare di baciare chi vuoi baciare? La vita è breve, si diceva Scorpius.
Si baciarono senza capire dove iniziasse un’estremità e dove finisse l’altra, si baciarono senza sapere come farlo, si baciarono con la confusione con cui si baciano due adolescenti.
Riemersero da quell’apnea felici di ritrovarsi: Scorpius aveva gli stessi occhi curiosi di sempre e Albus lo stesso volto severo.
Fu un periodo duro per la loro amicizia, perché amici non furono più. Avrebbero dovuto capirlo molto prima, da come Scorpius la sera si stendeva sul letto di Albus per parlare e poi si addormentava lì o da come sgattaiolava alle quattro di mattina, fingendo di non ricordare di essere stati abbracciati. Avrebbero dovuto capirlo da quella gelosia che sgorgava come bile nera, da quell’esclusività morbosa, da quell’appartenersi costante.
Perché Albus e Scorpius erano due anime sole destinate all’emarginazione, che in qualche modo avevano bisogno l’uno dell’altro.
«Ti amo» aveva sussurrato Scorpius, molti mesi dopo.
«Ti amo» aveva grugnito Albus, guardandosi la punta delle scarpe.

 
 
 
 
(II)
 
 
 
Per chi si ama come noi
 
Albus e Scorpius erano tasti rotti di un pianoforte dissonante, note stonate in una composizione lineare. Apparentemente troppo simili per desiderarsi, ma troppo diversi per capirsi. Eppure, erano stati l’uno la continuazione fisica dell’altro. Dove il braccio di Albus non arrivava c’era stato Scorpius, più alto di abbondanti centesimi; dove lo sguardo di Scorpius vacillava, c’era stato Albus a indossare doppi occhiali per lui.
Poi tutto era crollato in un nulla di fatto, e Albus ora voleva buttare a terra gli occhiali e cavarsi gli occhi, pur di non vedere quello che aveva davanti.
Rose era sempre stata la sua preferita tra le cugine, una delle poche persone al mondo di cui sopportava la presenza. Era splendente, stretta in quell’abito da sposa, ma il vero problema era chi aveva al suo fianco.
«Vuoi tu, Scorpius Malfoy, sposare Rose Weasley-Granger?».
«Sì, lo voglio».
Una piccola crepa spezzò il viso stoico di Albus. Tutto divenne ovattato e si rese conto di aver sperato, fino all’ultimo secondo, che le cose andassero diversamente. Che si girasse a guardarlo, per scappare insieme a lui. Marito e moglie si baciarono dopo la benedizione, con finta passionalità, con affetto composto. Non era quello l’amore, non poteva esserlo – l’amore è quella cosa che ti infuoca da dentro anche quando fingi d’essere un pezzo di ghiaccio.
Com’era arrivato a quel punto? A odiare la propria cugina perché, senza saperlo, aveva preso ciò che gli apparteneva?
Al ricevimento si attaccò al bancone degli alcolici, troppo impegnato a rimanere fermo nel suo ruolo di ombroso solitario, per preoccuparsi del parere della gente. Scorpius aveva cercato di avvicinarlo più volte, ma lei lo riportava quasi subito a salutare qualche parente.
Chiuse gli occhi, assuefatto da quel Whiskey Incendiario poco diluito. La testa gli girava, ma niente lo allontanava dalla sensazione che lo stava opprimendo: lo odiava. Ecco, ecco tutto, lo odiava per aver mollato la presa, per essersi arreso, per aver gettato la spugna.
Voleva urlargli, davanti a tutti, che non avrebbe dimenticato il modo tutto suo con cui si trascinava in biblioteca nei momenti di tristezza, o la soddisfazione quando intuiva qualcosa prima degli altri. Non poteva dimenticare le scorribande in giro per Hogwarts, i primi anni di convivenza, il modo in cui dormiva con la bocca leggermente aperta – piccola sbavatura della sua solita compostezza.
Invece si avvicinò, traballante sui suoi stessi passi, e piantò i suoi occhi verdi in quelli dell’altro.
«Congratulazioni, amico». Quando amici non lo erano mai stati, quando non si erano mai dati pacche sulla spalla e sorrisi di circostanza.
Scorpius aveva abbassato lo sguardo sui suoi mocassini, rosso in volto.
Era quella l’ultima immagine che volle ricordare, prima di decidere di andarsene.
Albus e Scorpius erano tasti rotti di un pianoforte dissonante; forse la loro melodia aveva smesso di risuonare, per essere sostituita da una stucchevole ballata nuziale, ma Albus conservò sempre nella giacca i ricordi di quello spartito.








 
NDA:
Questa storia si è classificata prima al contest "Still Star Crossed - Love Contest" indetto da CatherineC94 sul forum di EFP
Lo scopo del contest è mostrare le due facce dell'amore, attraverso o due flash o due drabble.
- A Love Meant to Be [Amore, dolcezza, complicità e via dicendo]
- A Love Betrayed [ Rabbia, malizia, passione, vendetta, tradimento patologico]
I due titoli sono entrambi versi della canzone "Amici mai" di Antonello Venditti. 
La prima flash, tra le due, è molto simmetrica e ha dei rimandi precisi. La seconda invece è più confusionaria, meno ragionata. Ho cercato di mostrare questi due aspetti anche attraverso lo stile, più ordinato e semplice nella prima flash, più confusionario nel secondo. Spero che renda l'idea. 
Questa non è una coppia abituale, a dire il vero shippo Rose e Scorpius, ma piano piano li sto scoprendo e mi ci sto affezionando!
Un bacio
   
 
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