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Autore: Nemesy_    20/03/2021    2 recensioni
Dopo che Arcadia Bay è stata rasa al suolo, Max e Chloe fuggono dal tornado abbandonando per sempre la loro città natale per raggiungere i Caulfield a Seattle, ma la tempesta non ha ancora terminato con loro. L'unico modo per sopravvivere, sarà ricominciare da zero. Solo quando le nuvole saranno state spazzate via definitivamente, potranno essere certamente sicure che la tempesta sia davvero passata. Ha così inizio la loro nuova vita, che non risulta essere affatto semplice a causa delle grandi perdite, dei traumi subiti e dei forti sensi di colpa. Il percorso che le attende alla scoperta dei loro sentimenti, sarà pieno di ostacoli che metteranno a dura prova il loro rapporto di amicizia. Riusciranno le due ragazze a superare le difficoltà che si troveranno a dover affrontare? Torneranno a riappropriarsi delle loro vite e ricominciare di nuovo a vivere? Ma soprattutto, la loro unione, resterà per sempre una bella amicizia, diventerà un grande amore, o sarà destinata a perire esattamente come Arcadia Bay?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Chloe Price, Kate Marsh, Max Caulfield, Victoria Chase
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Nota dell’autrice

Per facilitare la comprensione di questa storia, è necessario conoscere gli eventi legati a “Life is Strange” e “Life is Strange: Before The Storm”. Tutti i personaggi, le ambientazioni e gli eventi contenuti all’interno di questa storia, che fanno riferimento ai due videogame in questione, non mi appartengono. Entrambi sono rispettivamente di proprietà della Dontnod Entertainment e DeckNine. Questo racconto non è a scopo di lucro né intende infrangere il copyright e vuole essere un possibile sequel di Life is Strange, che si riallaccia a uno dei finali. Per la precisione al finale in cui Max sacrifica Arcadia Bay. La storia sarà suddivisa in due parti. Alcuni luoghi e personaggi che man mano entreranno in scena, sono frutto di fantasia o di idee raccolte qua e là utili al fine di raccontare questa storia. Saranno presenti anche delle immagini per dare un volto a ognuno dei personaggi. Infine alcune parole evidenziate in azzurro, permetteranno un facile accesso a delle canzoni che spero saranno in grado immergervi di più nella storia. Per eventuali errori grammaticali o altro chiedo umilmente perdono, ma è la mia prima fanfiction. Anzi, la mia prima storia in assoluto. Auguro una buona lettura a tutti e spero vi piaccia.


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“Nessuno può tornare
indietro e ricominciare
da capo, ma chiunque
può andare avanti
e decidere il finale”.

                         (Karl Barth)




Inizio prima parte della storia


Capitolo 1
Incubi e incertezze


 
Venerdì 11 ottobre 2013
 

Non mancava molto per raggiungere la loro destinazione. I genitori di Max erano a conoscenza del loro arrivo a Seattle, la ragazza li aveva contattati a fatica subito dopo aver lasciato Arcadia Bay. Durante il viaggio le due ragazze si scambiarono pochissime parole. Ognuna era immersa nei propri pensieri. Chloe guardava la strada senza vederla per davvero e Max continuava a tenere la testa appoggiata al finestrino del pick-up, in uno stato quasi catatonico. Chloe desiderava da sempre lasciare Arcadia Bay, ma non avrebbe mai immaginato di farlo in quel modo, scappando via da un terribile tornado lasciando indietro tutto ciò che aveva di più caro. Come un orribile scherzo del destino aveva perso tutto ancora una volta. La sua casa, sua madre e perché no, anche David che in un'altra linea temporale aveva salvato la vita della sua migliore amica. Questo suo gesto poteva essere un buon inizio per una riconciliazione, ma a questo punto era del tutto inutile pensarci. Chloe si chiese quando sarebbe uscita da questo circolo vizioso di morte e devastazione. In cuor suo sperava ancora in un miracolo, una telefonata di sua madre che la informava di stare bene. Era solo una vana speranza, ma non riusciva a farne a meno. Guardando nella direzione di Max, che era ancora intenta a fissare fuori dal finestrino, si ritrovò a pensare al motivo della sua scelta.


Perché cazzo non ha ascoltato la mia richiesta di salvare Arcadia Bay? Forse avrei dovuto impormi di più per evitare la distruzione di un'intera città e la morte di tante persone innocenti. Beh, porca puttana non erano tutti innocenti. Chissà come si sente in colpa in questo momento, anche se in realtà non voglio davvero scoprirlo. Sarò anche un'egoista, ma è stata sua la scelta non mia. Allora perché cazzo mi sento così responsabile per tutto quello che è successo? Perché sento di non meritare di essere ancora qui? Si cazzo, dovevo insistere di più, le avrei risparmiato tanto dolore e sensi di colpa. Mi ha salvata a discapito di tutto e tutti. Non riesco proprio a capire i motivi della sua scelta. Capisco che sono la sua migliore amica, ma questo basta per farle prendere una decisione del genere?


Con la testa ancora appoggiata al finestrino Max continuò a pensare a ciò che aveva fatto. Quasi non riusciva a credere di aver compiuto quella fatidica scelta. Quando Chloe le aveva chiesto di sacrificarla al posto di Arcadia Bay, le si era bloccato il respiro in gola. Come poteva sacrificare la vita della sua migliore amica dopo tutto quello che avevano passato insieme? Come poteva abbandonarla a sé stessa dopo averlo già fatto per cinque lunghissimi anni? Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo sapendo che Chloe, sarebbe morta in un bagno con la consapevolezza di non essere amata. I suoi pensieri vagavano tra un ricordo e l'altro, fino a quando si ritrovò a pensare al bacio. La sfida lanciatale da Chloe era appunto solo una sfida, eppure si chiese se dietro la sfacciataggine della sua amica, non ci fosse anche dell'altro. Dopotutto Chloe sembrava essersi innamorata di Rachel e forse c'era stato davvero qualcosa in più tra loro. Quindi c'era qualche possibilità che la richiesta della sua amica era molto più di una semplice e banale sfida.


È mai possibile che Chloe possa provare qualcosa di più per me? Pff, ma che diavolo vado a pensare. Si è tirata indietro e già questo basta a escludere categoricamente il suo interesse nei miei confronti. Almeno non quel tipo d'interesse. E io invece? Quel bacio che le ho dato significa davvero qualcosa per me o sto soltanto giungendo a conclusioni affrettate? Non credo di aver mai provato interesse per qualcuno, per di più ragazze. Trovavo gli skater carini e anche Warren. Perché allora l’ho baciata? Devo smetterla di pensarci, la sfida che mi ha lanciato era solo un gioco. Ma ha continuato a flirtare con me tutto il tempo. Stava solo scherzando? Di certo non mi sorprenderebbe. Lei è fatta così, scherza sempre per mettermi a disagio.


Con queste domande nella mente Max si girò lentamente verso di lei, come se guardandola potesse ottenere le risposte che cercava. In quel momento si accorse che Chloe la stava guardando. Rimasero a fissarsi per un po' senza dire nemmeno una parola, non serviva aggiungere altro. La preoccupazione e la sofferenza erano disegnate sui loro volti sfiniti dalla stanchezza. Ritornarono alle loro posizioni. A un certo punto Chloe tentò di conversare con lei, forse solo per cercare di rimanere sveglia. Era molto stanca, voleva solo dormire e non svegliarsi più.

“Max, hai fame? Possiamo fermarci da qualche parte se vuoi”.

Max si voltò verso di lei con aria stanca e sofferente. “No, non ho fame. Però se vuoi fermarti per me va bene, sembri molto stanca”.

Cercando stiracchiarsi Chloe confermò il sospetto di Max. “Infatti ho bisogno di una pausa e devo assolutamente fumare. Magari potresti scendere dal pick-up per sgranchirti un po' anche tu”.

“Ok, va bene” rispose Max non del tutto intenzionata a farlo. Trovava quasi un certo conforto a rimanere nel veicolo. Sembrava essere per lei una sorta di barriera protettiva verso tutto quello che poteva esserci di minaccioso fuori.


Finalmente parcheggiarono in un'area di servizio. Chloe scese dall'auto aprendo lo sportello dall'altra lato per far scendere la sua amica. Max la seguì un po' riluttante. Dopo essersi sgranchita la schiena dolorante, Chloe si accese una sigaretta appoggiandosi al cofano dell'auto. Max si mise accanto a lei tenendo lo sguardo basso, rimanendo in assoluto silenzio. Gli unici rumori presenti, provenivano dalle urla e risate di due ragazzini. Si rincorrevano attorno l’auto dei loro genitori, mentre erano affaccendati a mettere delle buste nel bagagliaio. Quando ripartirono con l'auto rimasero solo le due ragazze. Era così silenzioso che si sarebbe potuto sentire uno spillo cadere a terra. Per giorni avevano parlato di tutto, cercando nel frattempo di scoprire che fine avesse fatto Rachel. Ora invece, facevano fatica anche a guardarsi in faccia per paura di leggere attraverso i loro occhi, la sofferenza per quello che era successo e di rivivere gli ultimi momenti della distruzione di Arcadia Bay. Chloe fece un tiro dalla sua sigaretta e si rivolse a Max.

“Max, è tutto ok?”

“Sì...io...” rispose lei tenendo ancora la testa bassa.

Chloe la guardò con aria interrogativa. “Cosa?”

“Sto bene” rispose Max annuendo per rafforzare una risposta che non avrebbe convinto nessuno, soprattutto Chloe.

Chloe fece un sospiro e continuò. “Tra un po' arriveremo a casa dei tuoi”.

Max rimase in silenzio.

“Sono un po' nervosa...” aggiunse Chloe.

Max alzò lo sguardo verso di lei. “Perché?”

Chloe si sentiva un po' combattuta nel dover rivedere i genitori della ragazza. Erano cambiate tante cose dal trasferimento di Max a Seattle, lei stessa era cambiata. L’amica continuò a guardarla in attesa di una risposta.

“Allora?” insistette Max vedendo che Chloe non accennava a rispondere. Si leggeva sul volto la preoccupazione di rivedere i suoi genitori. Non poté fare a meno di chiedersi quale potesse essere il motivo. I suoi genitori non avevano mai avuto problemi con lei e nemmeno lei con loro.

“Non li vedo da cinque anni, da quando... beh, lo sai. Volevo rincontrarli in un'occasione diversa. Forse mi riconosceranno a malapena e potrebbero non essere felici di rivedermi…” rispose Chloe.

Max la interruppe. “Chloe, ma cosa dici?! Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?! Per loro sei stata come una seconda figlia! Non devi preoccuparti di questo!”

Chloe guardò Max aprì la bocca per dire qualcosa, ma ci ripensò. Gettò il mozzicone di sigaretta a terra e annuì.  

Max emise un sospiro. “Devo andare in bagno, vieni anche tu?”

Chloe indicò con il pollice all'indietro il suo pick-up. “Meglio di no, non vorrei che perdessimo l'unico mezzo di trasporto qui”.

Max guardò verso il pick-up e poi Chloe. “Sei seria?! Pensi davvero che ci sia questo rischio?!”

Chloe guardò Max fingendosi offesa. “Ehi, cosa vuoi dire con questo?!” disse Chloe seria per poi sorriderle.

Max sorrise di rimando. “Dovevo immaginarlo, sei sempre la solita idiota”.

“Sì, ma sono la tua idiota” rispose Chloe continuando a sorriderle.

Questa era la prima volta che si concedevano un attimo di leggerezza dopo aver lasciato Arcadia Bay. Max si voltò e si diresse verso la stazione di servizio, non appena lo fece, l'espressione di Chloe si rabbuiò. Entrò nel pick-up dal lato del passeggero e aprì il vano portaoggetti. Afferrò la busta con i soldi che aveva rubato dall'ufficio del preside Wells e guardò verso la stazione di servizio, dove era appena entrata Max. Rimise la busta al posto e rimase lì a pensare con una lacrima che iniziava a scendere giù.


Forse è la cosa giusta da fare per entrambe… e se invece non lo fosse? Non posso sopportare di vederla così. Cosa cazzo devo fare?
 

Max si rinfrescò un po' il viso con l'acqua e alzò lo sguardo verso lo specchio del bagno. Aveva evidenti occhiaie, non era riuscita a dormire durante il viaggio. La sua mente sempre in movimento, non le aveva concesso un attimo di tregua. Iniziò lentamente a piangere portandosi le mani sul volto, pensando a quanto avvenuto.
 

Quando ho deciso di salvare Chloe, non avevo idea del grande peso che avrei portato. Cerco in tutti i modi di non piangere davanti a lei, sarebbe ingiusto nei suoi confronti. Non voglio che si senta in colpa per essere sopravvissuta. Sono morte così tante persone a causa mia. Ho scelto lei su tutti, anche su me stessa? Avrò fatto la scelta giusta salvandola? Non potevo perderla, per me sarebbe stato come morire. Non lo avrei mai sopportato, ma adesso dovrò portare con me il senso di colpa. Come si può convivere con una cosa del genere senza impazzire? Perché proprio io dovevo ricevere questo dono, che alla fine si è rivelato essere invece una maledizione?


Max si risciacquò il viso per rimuovere la prova che aveva pianto, non che servisse davvero a qualcosa. Uscendo dalla stazione di servizio tornò verso l’auto con Chloe già al posto di guida. Quando prese posto, l'amica avviò il pick-up.


“Allora, pronta per andare?” chiese Chloe guardandola.

Max annuì cercando di evitare il suo sguardo per non farle capire che aveva pianto. “Si, possiamo andare”.


Chloe rimise l'auto in carreggiata e proseguirono il loro viaggio verso Seattle, cercando di non pensare a nulla. Impresa ardua, una battaglia già persa in partenza.



Il sole era già tramontato da un bel po' quando giunsero finalmente a destinazione. Le uniche luci giungevano dai lampioni della strada e dalle finestre delle case circostanti. Parcheggiarono il pick-up nel cortile di casa Caulfield a fianco a una Chevrolet Cruze. Chloe, dopo aver spento il pick-up rimase in silenzio con le mani ancora saldamente strette al volante. La tensione si poteva avvertire a un miglio di distanza. Max si girò verso di lei non sapendo esattamente cosa fare.
  
“Dovremmo andare, te la senti?” chiese Max.

Rimase in attesa di una risposta che non accennava ad arrivare. Alla fine ci rinunciò e disse: “Ok, possiamo aspettare se...”

“NO!” disse Chloe interrompendola bruscamente. “No… va bene. Possiamo andare”.

Max non ne era per niente convinta. “Sei proprio sicura?”

Chloe sospirò. “Ho qualche altra scelta?”
 
 
Max aprì lo sportello e uscì dall'auto. Soffiava una leggera brezza, tutto sommato sarebbe stata una bella serata in circostanze diverse. Magari senza scappare da una catastrofe e senza tante morti sulla coscienza. Prima di seguire la sua amica, Chloe prese la busta con i soldi infilandola nella parte posteriore dei pantaloni, stando ben attenta a non essere vista dall'amica. Si incamminarono verso casa, a un tratto Max si voltò e vide Chloe che si era fermata. Le si avvicinò e la prese per mano. Continuarono a camminare lentamente. Dopo aver raggiunto i pochi gradini che conducevano alla porta di casa, Max lasciò andare la mano di Chloe. Salirono le scale e un attimo prima di appoggiare la mano sulla maniglia, la porta si aprì di scatto e Max si ritrovò dinanzi ai suoi genitori. Rimasero lì a fissarsi per un po’ come se avessero visto un fantasma. A un certo punto Vanessa iniziò a piangere e strinse forte Max. Si aggiunse all'abbraccio anche Ryan e Max scoppiò in lacrime. Nel frattempo Chloe era rimasta un passo indietro a guardare tutta la scena, non riuscendo a dire o fare nulla. Sembrava essersi paralizzata sul posto.





Gli occhi di Ryan incontrarono quelli di Chloe, si allontanò da sua figlia avvicinandosi alla ragazza con sguardo riconoscente. “Grazie per aver riportato Max a casa sana e salva” disse Ryan stringendola. Mentre era fra le braccia di Ryan, la ragazza guardò verso Max che era ancora in lacrime.


Come può ringraziarmi? Sono la sola responsabile di quello che successo. Sono io la causa del grande dolore di Max. È stata a causa mia se Max ha strappato la vita da Arcadia Bay. Ed è sempre colpa mia se adesso dovrà imparare a convivere con la scelta che ha fatto per tutto il resto della sua vita.


Con questo pensiero nella mente iniziò a piangere cedendo all'abbraccio paterno di Ryan. Vanessa si staccò da sua figlia e raggiunse anche lei Chloe per abbracciarla. “Oh Chloe”.

Max guardò l'amica piangere e le si spezzò il cuore in mille pezzi, se solo le cose fossero andate diversamente. Avvertì il senso di colpa farsi strada dentro di lei. A causa della sua scelta, Chloe non avrebbe più rivisto sua madre. La verità era che anche se avesse sacrificato Chloe, qualcuno avrebbe sofferto. Adesso sarebbe stata Joyce a piangere sulla tomba di sua figlia, dopo aver perso anche William. E certamente non sarebbe stata l’unica a non darsi pace per aver perso Chloe.


Alla fine entrarono tutti in casa raggiungendo il salotto. Le due ragazze presero posto sulle poltrone. Max notò che non era cambiato nulla dalla sua partenza, almeno non nella sua casa, mentre dentro di lei niente era come prima. Di solito sua madre era propensa a cambiare sempre disposizione dei mobili, ma a giudicare da quello che vedeva, quell’abitudine era andata persa. I mobili, il divano, le poltrone, il tavolinetto e il televisore erano ancora nella disposizione che ricordava. Ogni cosa era rimasta al suo posto, anche l’edera a cui sua madre puntualmente aveva dato un nome chiamandola Melody, era ancora nel suo angolino all’entrata che sembrava accogliere i visitatori. Non poté fare a meno di pensare alla povera Lisa, la pianta regalatole da Vanessa, che nemmeno con tutto l’impegno possibile era riuscita a far sopravvivere. C’era anche da dire che Lisa era completamente differente da Melody. Lisa era morta presto perché necessitava di attenzioni che Max, con tutto quello che aveva da fare, tra compiti e poi alla fine anche la ricerca di Rachel, non era riuscita a darle. L’edera invece non necessitava di tutte queste grandi attenzioni. Infatti se per qualche ragione non veniva annaffiata per un periodo di tempo, non succedeva nulla. Non a caso era ancora viva e vegeta. Si chiese se sua madre le avesse regalato Lisa proprio allo scopo di renderla più responsabile, come se ce ne fosse stato davvero bisogno. Si ricordò di una frase di sua madre, qualche tempo prima di partire per Arcadia Bay. ‘Le piante sono come le persone, se non sei capace di prenderti cura di loro, non sarai mai in grado di prenderti cura della tua famiglia un giorno. La stessa cosa vale per le relazioni con gli altri, vanno curate come le piante giorno dopo giorno. Ci vuole costanza in tutto'. Ok, forse aveva anche ragione, ma Max era completamente negata con le piante. Non era lei a possedere il pollice verde. Sarebbe stata in grado di far morire anche delle semplici piante di plastica.
 
La donna visibilmente agitata, aveva la voce ancora piena di commozione. “Vi ho preparato qualcosa da mangiare, sarete sicuramente affamate. Nel frattempo che preparo la tavola potreste andare a fare una doccia. Così vi rilassate o magari, preferite prima mangiare. Finisco subito di preparare la stanza per gli ospiti così...”

Vanessa ormai andava a ruota libera ed era più che comprensibile dopo quanto era successo. La paura di perdere Max era stata terribile. Ormai si erano arresi all'idea di non rivedere più la loro figlia, fino a quando Max li aveva chiamati al telefono per dire loro che stava bene. Intervenne Ryan per cercare di calmarla.

“Vanessa, credo che sia il caso di chiedere a loro di cosa hanno bisogno in questo momento. Forse hanno già fatto qualche sosta per mangiare”.

Le due ragazze erano sedute sul divano a guardarsi intorno con aria stanca, desiderando di poter dormire. Stremate dal lungo viaggio e da una notte priva di sonno, facevano fatica a rimanere attente a ciò che succedeva intorno.

Vanessa le guardò. “Oh... certo, che sbadata. Avete già mangiato?”

Max guardò sua madre. “No, non abbiamo mangiato, ma...”

Vanessa interruppe Max. “Bene, allora preparo la tavola”.

Max voltandosi verso Chloe seduta al suo fianco chiese: “Ti va di mangiare qualcosa?”

Chloe scosse la testa con gli occhi che faticavano a restare aperti.

“Mamma, scusaci ma non abbiamo fame. Siamo sfinite per il viaggio e tutto il resto. Ti dispiace se facciamo una doccia e andiamo direttamente a dormire?” disse Max trattenendo a stento uno sbadiglio.

Vanessa le guardò. “Ma certo che potete, ho già preparato la stanza degli ospiti, devo solo..."

Max non gradì l'idea di sua madre. “Mamma, non ci sarà bisogno della stanza degli ospiti per oggi. Facciamo una doccia veloce e dormiamo nel mio letto, è abbastanza grande e ci stiamo entrambe”.

Vanessa aprì bocca per dire qualcosa, ma intervenne di nuovo Ryan. “Ok Vanessa, per oggi Chloe rimane nella camera di Max e domani sistemiamo l'altra stanza, non c'è tutta questa fretta. Adesso lasciamole andare a rinfrescarsi e riposare. Sempre se per te va bene Chloe”.

Chloe sussultò alzando la testa al sentire pronunciare il suo nome. Sembrava essere stata assente tutto il tempo. “Si certo, va bene Signor Caulfield”.

Ryan sorrise. “Puoi chiamarmi semplicemente Ryan”.

Chloe lo guardò con un po’ d'imbarazzo. “Oh... ok... Ryan”.

Max non potendone più si alzò dal divano e prese Chloe per mano. “Noi andiamo di sopra”.

Vanessa le seguì con sguardo preoccupato. “Preparo qualche indumento per Chloe e dopo metto i vostri vestiti in lavatrice. Così domani se volete, potete andare a comprarne di nuovi”.

Chloe si voltò verso Vanessa. “Grazie signora Caulfield”.

Max e Chloe scomparvero di sopra mentre Ryan si avvicinò a Vanessa abbracciandola per confortarla. “Rilassati ok? Adesso è qui con noi ed è al sicuro”.

Vanessa rispose con preoccupazione: “Non lo so Ryan, sono così preoccupata per loro. Per quello che devono aver passato laggiù. Perché Joyce non è qui con loro? Perché Chloe è così diversa? Oddio, avremmo potuto perdere nostra figlia!”

Vanessa scoppiò in lacrime. Ryan la strinse forte. “Shhh… è tutto ok. Va tutto bene, Max è tornata da noi. Non devi preoccuparti di nulla. Sistemeremo tutto”.

Max aprì la porta della sua stanza facendosi da parte per far entrare Chloe. Si sedettero sul letto in silenzio sospirando. Max ruppe il silenzio. “Se vuoi puoi fare la doccia per prima, io posso anche aspettare”.

Chloe si distese sul letto chiudendo gli occhi. “Vai tu per prima, io ho bisogno di un attimo ancora”.

Max la guardò preoccupata. “Va bene...”

Max aprì l'armadio e riuscì a trovare qualcosa da mettere. Fortunatamente non aveva portato tutto ad Arcadia Bay. Diede un'ultima occhiata a Chloe mentre si dirigeva verso la porta e prima di aprirla qualcuno bussò. Era Vanessa che aveva portato degli abiti per Chloe.

“Sono riuscita a trovare qualcosa, forse non sono proprio gli indumenti adatti per una ragazza, ma per oggi vanno bene. Sono dei vecchi indumenti di Ryan che non usa più, ma ancora in buone condizioni per essere usati”.

Chloe non era molto più bassa di Ryan, quindi andavano bene. “La ringrazio signora Caulfield”.

Vanessa guardandola sorridendo disse: “La regola di Ryan vale anche per me, puoi chiamarmi Vanessa”.

Chloe rispose: “Oh, si certo. Grazie Vanessa”.

Vanessa si voltò per uscire dalla stanza, ma si fermò un attimo. “Se avete bisogno di qualsiasi cosa noi siamo qui, non esitate a chiedere”.
Max rispose: “Si, lo faremo mamma, grazie”.

Vanessa uscì dalla stanza e Chloe tornò a stendersi di nuovo sul letto chiudendo gli occhi.

“Vado a fare la doccia, torno presto” disse Max.

Chloe sperava non così tanto presto. Quando Max chiuse la porta, la ragazza aprì gli occhi mettendosi a sedere sul letto e si girò intorno, non era mai stata nella stanza di Max a Seattle e questo le metteva un po' di tristezza. Quella stanza rappresentava i loro cinque anni di distanza fatta di silenzi. Non era però quello il momento per lasciarsi andare a ricordi tristi, doveva muoversi e trovare un posto adatto dove nascondere i soldi. Si alzò dal letto e iniziò a sbirciare in giro. La parete di destra era occupata da un armadio e accanto al letto a una piazza e mezza, un comodino con sopra una lampada e un orologio sveglia. Sulla sinistra c’era una scrivania con alcune foto di Max in compagnia dei suoi genitori. Non rimase sorpresa nel constatare che non c'era nessuna sua foto che la rappresentasse. Max si era già scusata a sufficienza per non essersi fatta sentir. Inoltre, si era già fatta perdonare alla grande salvandole la vita, anche se c'erano state conseguenze devastanti. Nonostante cercava di non pensarci faceva ancora dannatamente male. Cercò di non distrarsi ritornando alla sua ricerca. Poteva mettere la busta nell'armadio, ma era troppo rischioso, perché il giorno seguente dovevano andare a comprare degli altri indumenti nuovi, quindi era da escludere. La scrivania e il comodino nemmeno la convincevano, Max avrebbe potuto aprire i cassetti. Alla fine guardò il letto, si avvicinò e tirò fuori dai pantaloni la busta con i soldi. La guardò un attimo e poi si chinò a terra per nasconderla tra il materasso e la rete. Forse non era il posto più sicuro dove metterli, ma non aveva altre opzioni. Si alzò a fatica con la schiena completamente a pezzi e dolorante. In attesa dell'arrivo di Max, decise di dare un’altra occhiata in giro per la stanza. Come era facile aspettarsi, la camera di Max era un po' troppo spoglia. Del resto la maggior parte della sua roba era alla Blackwell. Aprì il primo cassetto della scrivania. Non c'era niente di particolare, del nastro adesivo, alcune penne e cianfrusaglie varie. Era un po’ difficile riuscire a percepire la vita di Max a Seattle attraverso oggetti del genere. Aprì il cassetto successivo e trovò una foto. Chloe la prese e la osservò a lungo. Era sorpresa nel vedere una sua foto di quando era più giovane. Ricordava appena il giorno in cui era stata scattata, forse l'anno in cui suo padre morì. Nella foto sorrideva alla macchina fotografica o per meglio dire a Max. Ricordava come cercava sempre d'incoraggiarla dicendole che sarebbe diventata una grandissima fotografa di fama mondiale. Si offriva sempre di posare per lei, per farle fare pratica. Chloe sorrideva guardando la foto pensando ad alcuni momenti passati con Max. Non si accorse di lei che era appena entrata e la stava osservando.

“Beh, a quanto pare non sono l'unica a essere curiosa della roba altrui”. Chloe si voltò di scatto verso di lei.

“Oh... scusa, non volevo ficcanasare in giro. Non sapevo come passare il tempo”.

Max sorrise. “Guarda che non ti devi giustificare con me, possiamo dire che ora siamo pari”.

Chloe la guardò con disaccordo. “Non credo proprio, io dovevo solo far passare il tempo in tua assenza, tu invece sei una ficcanaso di professione”.

Max la guardò indispettita. “Non è vero!”

“Si certo, come no” disse Chloe.

Max le si avvicinò e prese la foto dalle sue mani per guardarla. “Questa foto mi ha tenuto molto compagnia nei cinque anni passati a Seattle”.

Chloe rispose con un po’ di tristezza. “Avresti potuto ottenere molto di più di una semplice foto, se solo mi avessi scritto. Cazzo… scusa, non volevo rivangare ancora questa storia. Mi dispiace”.

Max rimise la foto al suo posto. “No, hai ragione, avrei dovuto farlo. Avrei potuto risparmiarci tanta sofferenza e solitudine”.

Chloe sospirò. “Comunque, credo che adesso tocca a me fare la doccia”.

“Sì, ti faccio strada” disse Max accompagnandola in bagno.


Il bagno era molto più spazioso rispetto a quello a cui era abituata di solito. Appena entrata Chloe si ritrovò sulla parete di destra i sanitari. Un armadietto a specchio che torreggiava su un lavabo attirò la sua attenzione più del dovuto. Si chiese se per caso potesse contenere qualche farmaco utile per riuscire a placare il suo desiderio di staccare dalla terribile realtà che si trovava a vivere di nuovo. Scartò subito l'idea. Era poco probabile pensare che la famiglia Caulfield avesse avuto problemi del genere dopo essersi trasferiti e aver lasciato definitivamente quel buco di Arcadia Bay. Sulla parete di fronte all'entrata c'era una vasca da bagno. Sulla sinistra un box doccia seguito da un mobiletto che sicuramente conteneva asciugamani e prodotti da bagno. Infine una lavatrice con asciugatrice annessa.

“Ok, questo è il bagno, in quel mobiletto accanto all’asciugatrice, ci sono degli asciugamani e c'è anche un accappatoio pulito se ne hai bisogno”.

Chloe alzò i vestiti che aveva in mano. “Non preoccuparti andrà bene un asciugamano e poi mi rivesto direttamente qui”.
Max annuì. “Ok, qui c'è la doccia e…”

Chloe guardò Max e sorrise interrompendola. “Max, so ancora com'è fatto un bagno. Adesso non vorrai mostrarmi anche come si fa una doccia?”

Max spalancò la bocca e diede un leggero pugno sul braccio di Chloe. “Idiota!”

Chloe rispose: “Hippie!”

Max andò verso la porta. “Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure”.


Quando Max uscì, Chloe si spogliò sperando che i soldi non venissero scoperti. Passò molto tempo in bagno, facendo scorrere l'acqua sul suo corpo. Appoggiando la testa e le mani alla cabina della doccia, Chloe pensò a come sarebbe tutto più facile se l'acqua potesse spazzare via il senso di vuoto e di colpa. Si sentiva in colpa non solo per quello che era successo, ma anche per quello che Max doveva affrontare. Al solo pensiero, iniziò a piangere così tanto che non era più in grado di distinguere l'acqua dalle lacrime. Chloe tornò in camera e trovò Max addormentata. Chiuse la porta senza fare rumore per non svegliarla, si distese accanto a lei lentamente. Max si mosse girandosi verso Chloe. Pensando che si fosse svegliata, Chloe chiese sottovoce: “Max, sei sveglia?”

Max non rispose, stava ancora dormendo. Anche Chloe si girò verso di lei per poi trovarsi in posizione frontale a Max. Sembrava serena rispetto a quando erano in viaggio, ma questa serenità non sarebbe durata a lungo purtroppo. Bastava svegliarsi per ripiombare di nuovo nell'oscurità. Chloe allungò una mano verso Max, appoggiandola leggermente sul suo viso accarezzandola con il pollice. Si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. “Mi dispiace per tutto quanto Max”. Detto ciò si addormentò anche lei. Un sonno senza sogni, solo il nulla dovuto alla stanchezza, almeno per ora...


Max faceva fatica a tenere gli occhi aperti, non riusciva a capire dove fosse. Aveva la sensazione di non essere sola. Cercava di muoversi, ma si rese conto ben presto di essere legata a una sedia con del nastro adesivo. Si trovava ancora una volta nella dark room. No, non era possibile. Un dubbio iniziò a farsi strada dentro di lei. Temeva di aver riavvolto il tempo senza accorgersene. L'ambiente era esattamente come se lo ricordava, freddo e statico. Su uno dei tavolini c’erano degli aghi e del nastro adesivo, usati per sedare e trattenere le ragazze, vittime del professor Jefferson e Nathan. Lo stereo alla sua sinistra era spento, lasciando come rumore solo il suo respiro. Il tavolino davanti al divano, era occupato da tanti raccoglitori. Su ognuno di loro vi era scritto il nome della vittima. Riusciva ancora a sentire dentro il terrore che aveva provato nel vedere le foto di Kate e Rachel drogate, inermi e prive di ogni volontà. Un treppiede con tanto di fotocamera, era rivolta verso di lei in attesa di essere riutilizzata.

“Non è vero… non può essere…”

Continuava a dimenarsi per sfuggire da quell'orrore, senza riuscirci. A ogni strattone, il nastro sembrava stringersi ancora di più intorno ai suoi polsi e le caviglie. Il suo respiro si faceva sempre più pesante. Si sentiva ancora sotto effetto delle droghe, pur cercando di rimanere vigile. 
Perdere la lucidità in quel momento, poteva significare vita o morte. Tutto dipendeva da lei, ancora una volta. Si voltò per guardare alla sua sinistra, aspettandosi di trovare Victoria drogata e legata. Non era lì. Quindi sono sola in quest'incubo senza fine, pensò Max. Cominciò a chiamare Chloe piangendo.

“Chloe... Chloe... non può essere vero, è impossibile! Non di nuovo!” disse con disperazione.

A un tratto sentì un rumore di passi in avvicinamento dietro di lei. “Chloe, sei tu?”

Una voce maschile rispose alla sua domanda. “No Max, mi dispiace deluderti, ma non sono la tua cara e complicata compagna di avventure, o forse dovrei dire sventure".

Le si gelò il sangue nel riconoscere quella voce, che sapeva non avrebbe mai più dimenticato. Era il professor Jefferson che le si parò davanti al viso con un sorriso sinistro. Max era terrorizzata alla sua vista.


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“Oh Max, questa è proprio l'espressione che voglio per le mie foto”.

Max parlò lentamente con un filo di voce. “Lasciami andare”.

Jefferson continuava a sostenere il suo sguardo. “Non posso Max, lo sai che ho del lavoro da svolgere con te”.

Alzò la macchina fotografica verso di lei e iniziò a scattarle delle foto. Per ogni scatto, le arrivava un flash di luce dritto negli occhi accecandola. Jefferson rise di lei.

Click!

“Tu sai bene cosa significa essere ciechi vero?

Click!

“Si che lo sai. Ti sono sfuggiti tanti dettagli e non va bene per una persona che ama la fotografia. Sei d'accordo con me?”

Click!

Max lo guardò con aria interrogativa. “Cosa vuoi dire? Di cosa stai parlando?”

Jefferson smise di scattare foto. “Sei una tale delusione!”

Iniziò a camminare avanti e indietro dinanzi a Max fissandola dritta negli occhi. “Come hai potuto non accorgerti di nulla? Come fa una persona a non rendersi conto di ciò che ha davanti agli occhi? Lo sapevo che eri una ragazza con la testa sempre tra le nuvole, lo hai dimostrato in classe non ascoltando la lezione mentre scattavi il tuo bellissimo selfie. Max, se solo avessi prestato un minimo di attenzione alla lezione, forse tutto questo non sarebbe mai successo. Dimmi, Chloe ne valeva davvero la pena? Hai distrutto la vita di molte persone per salvarla. Uomini, donne, bambini… non hai risparmiato proprio nessuno”.

Si fermò un attimo davanti a lei. “Questo come ti fa sentire? Sei in pace con te stessa? Riesci a convivere con quello che hai fatto?”

Max lo guardava sperando che fosse solo un brutto incubo, mentre Jefferson continuava a infierire su di lei.

“Ti ricordi di Kate? Ti ricordi di come sei riuscita a salvarla per poi sacrificarla subito dopo? Kate Marsh salvata e uccisa per mano della stessa persona, che ironia della sorte. Non trovi? Ah, e come dimenticare Warren”.

Jefferson scosse la testa con disapprovazione. “Povero ragazzo, era così innamorato di te e lo sapevi. Lo sapevano tutti. Tu facevi finta di nulla negando l’evidenza, quando avresti potuto prenderti le tue responsabilità dicendogli che non ti importava niente di lui. Hai continuato a tenerlo sul filo del rasoio per tutto il tempo. Era così difficile dirgli che non ti interessava? Temevi di ferirlo, vero? Non volevi sentirti responsabile. La parola responsabilità non esiste nel tuo vocabolario. Quindi hai pensato, 'ehi… lasciamolo crogiolare nel suo brodo si dovrà stancare prima o poi'. Nel frattempo hai approfittato dei suoi servigi. Ti ha difeso da Nathan per ben due volte. La prima volta non gli è andata molto bene, ma cosa non si fa per la ragazza che si ama. Ti ha aiutato a entrare nell'ufficio del preside. Era comodo vero? Avere un cagnolino sempre disposto ad aiutarti. La parte più divertente sai qual è? Quando gli hai svelato il tuo segreto. Ricordi quel giorno? Lui pensava che avresti fatto la cosa giusta e invece... hai sigillato il tuo tradimento con un bacio. Tu porti solo morte, distruzione e sofferenza. Lo fai con tutti. Gli altri non contavano nulla per te. Anche quando cercavi di aiutare qualcuno combinavi guai. Hai avvisato Victoria di stare attenta a Nathan e l’hai mandata direttamente tra le mie braccia. Devo ringraziarti per questo, mi sei stata molto utile. Vogliamo parlare di Joyce?”

Al sentir pronunciare quel nome Max scoppiò in una crisi di pianto. “Oh dai Max, non fingere che te ne importi qualcosa. Lo sappiamo entrambi che non te ne è mai fregato niente di nessuno, nemmeno della povera Rachel. Per te contava solo ed esclusivamente Chloe. Eri gelosa non è vero? Finalmente potevi avere Chloe tutta per te. Ti urtava sentir parlare sempre di lei. Rachel di qui, Rachel di là. Rachel, sempre Rachel. Quando sei andata a Seattle, Chloe era riuscita finalmente a trovare qualcuno con cui curare le sue ferite, che tu le avevi causato. Scoprire il suo cadavere sarà stato un bel sollievo per te”.

Max continuava a piangere senza dire nulla. Come poteva dire qualcosa in sua difesa dopo quello che aveva fatto?

Hai spazzato via Arcadia Bay e tutti coloro che ci vivevano, inclusa la madre di Chloe come se niente fosse. Le era rimasta solo sua madre e tu l'hai uccisa. Come hai potuto non considerare la richiesta di Chloe? Le hai tolto la possibilità di scegliere e di non essere un'egoista almeno una volta nella sua inutile e patetica vita. Come pensi che vivrà con questo, dopo quello che hai fatto? Pensi che ti considererà ancora la sua migliore amica? L'hai abbandonata per cinque anni e quando torni le uccidi la madre?”

Jefferson scoppiò in una risata. “Ahahahah… oh Max, devo ammetterlo, sei più malvagia di me. Come si dice? L'allievo che supera il maestro. Da oggi in poi ogni volta che lei ti guarderà, vedrà l'assassina di sua madre”.

Il professore posò un dito sul mento fingendo di riflettere. “Cosa ha detto Chloe dopo che il tornado si è abbattuto su Arcadia Bay? Ah, giusto! Resterò sempre con te! Avanti Max, non penserai davvero che lei rimarrà con te per sempre? Oddio, potrebbe anche essere, ma davvero vuoi costringerla a guardare in faccia per tutti i giorni della sua vita l'assassina di sua madre? La costringerai a guardarti assieme ai tuoi genitori giocando alla famiglia felice, mentre lei non ha più nessuno? Ah, e se Chloe è destinata comunque a morire? Cosa farai in quel caso? Userai ancora i tuoi poteri per salvarla a discapito di altre persone innocenti?”

L'uomo scosse la testa. “Credevo fosse Chloe l'egoista. Saresti davvero così crudele?”

Jefferson si fermò davanti a lei mentre continuava a piangere. “Per le vittime che hai fatto, qualcuno ne pagherà le conseguenze più di tutti. Sai di chi sto parlando? No? Non lo sai?”

Max si voltò per non guardarlo. Allora Jefferson le afferrò con forza il mento girando il viso verso di sé. “Guardami quando ti parlo. Sei tu Max, sei tu quella persona. Salvando Chloe hai condannato tutti, inclusa te stessa. Vivrai per sempre con il rimorso di quello che hai fatto. Di tutte le vite che hai spezzato per colpa del tuo egoismo. Non ci vorrà molto prima che Chloe si renda finalmente conto di che persona sei davvero e quando lo capirà per te sarà finita. La perderai come lei ha perso te anni fa, solo che lei non tornerà più indietro. Del resto, quale persona sana di mente lo farebbe? Tu pensi di essere così importante per lei che ci passerà sopra? Dimenticherà quello che hai fatto? Ti perdonerà? Non esiste perdono per quelli come noi Max.”

Max sussurrò con un filo di voce. “Ti prego… basta”.

Jefferson si avvicinò di più a lei guardandola dritta negli occhi. “Basta?! Max, abbiamo appena iniziato, non vuoi più giocare con me? Va bene! Allora vuol dire che per ora mi fermo qui, ma credimi Max quando ti dico che questo è solo l'inizio. Lo sai che ci rincontreremo ancora. Saranno sempre più divertenti i nostri incontri. Beh, almeno per me”.

Jefferson si avvicinò a un tavolo per prendere una siringa già pronta per l’uso, stava per drogarla ancora. Max iniziò a urlare. “NO, TI PREGO NON FARLO! TI SCONGIURO NON FARLO, NO! CHLOE TI PREGO AIUTAMI! CHLOE!!!”

Jefferson si avvicinò a Max afferrandola per i capelli e tirandole la testa all'indietro. “Dai Max smettila di frignare. Questo è quello che meriti!”

Max urlò ancora una volta con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre sentiva l'ago infilarsi nel collo provocandole un dolore lancinante. “NOOO! CHLOOOE!!!”.

 
Max si mise seduta sul letto di scatto, ancora con gli occhi chiusi mentre lacrime le scorrevano sul viso urlando il nome di Chloe. La ragazza al suo fianco si svegliò di colpo terrorizzata dall'urlo. Max continuava a urlare e agitarsi. Chloe cercava di fermarla ricevendo pugni e graffi in risposta, ma alla fine riuscì a bloccarla tra le sue braccia.

“Max ferma. Ti prego fermati è solo un brutto sogno, non è reale. Max ti prego”.

La sua voce iniziò a incrinarsi, vedendo la sua amica in quello stato. Max, iniziò lentamente a calmarsi, mentre Chloe continuava a tenerla stretta e a dondolarla in un abbraccio.

“È tutto finito Max, ci sono io con te”.

I genitori, svegliati dalle urla della loro figlia, entrarono nella sua stanza spalancando la porta accendendo la luce. Ryan si avvicinò lentamente a Max per appoggiare una mano sulla sua spalla e tranquillizzarla.Sua figlia lo allontanò con un gesto, continuando a tenersi vicina a Chloe mentre singhiozzava. Chloe non sapeva che dire, mentre Ryan e Vanessa la guardavano in attesa di sapere cosa era successo. Sapeva bene a cosa era dovuto quell'incubo, ma non poteva di certo dirlo a loro.

“Era solo un incubo, va tutto bene non preoccupatevi”.

Vanessa annuì spaventata. “Vado a prenderle un bicchiere d'acqua”.

Ryan continuava a guardare sua figlia che lentamente si stava riprendendo. Poi girò il suo sguardo verso Chloe. “Chloe, che hai fatto alla guancia?”

Solo allora si accorse di sentire un bruciore sulla guancia sinistra. Era stata Max a ferirla con i suoi graffi, mentre cercava di difendersi da chissà chi. “Non è niente, è solo un graffio”.

Ryan la guardò preoccupato per la situazione, non erano i graffi in sé, ma l'aggressività di Max verso la sua migliore amica a spaventarlo.
“Vado a prendere del disinfettante, la tua guancia sta leggermente sanguinando”.

Nel frattempo tornò in stanza Vanessa con il bicchiere d'acqua. Non sapendo se era il caso di avvicinarsi a sua figlia, passò il bicchiere a Chloe. Lei lo prese e cercò di fare bere Max. “Ehi Max, bevi un po' d'acqua”.

Max allentò la presa su di lei, giusto il tempo di bere un goccio d'acqua e poi ritornò alla posizione di prima, senza guardare sua madre, stringendosi a Chloe. Vanessa riprese il bicchiere con le mani tremanti per l’agitazione. Ryan tornò in stanza con un fazzoletto imbevuto con del disinfettante, si avvicinò a Chloe e le pulì la ferita dal sangue. A contatto con il disinfettante sulla ferita, Chloe fece un piccolo sussulto per il bruciore. Poi rimase ferma, guardando Ryan ripensando a suo padre.

“Ecco fatto, la ferita è pulita ora”.

A un certo punto dagli occhi di Vanessa cominciarono a scendere delle lacrime, Ryan se ne accorse le mise un braccio attorno alle spalle e la portò in camera da letto. Chloe abbassò lo sguardo su Max non sapendo cosa fare. “Max, che ne dici di riprovare a dormire un po’?”

Max annuì in silenzio rimanendo al suo posto. Chloe la allontanò lentamente facendola stendere a letto. Ryan tornò nella stanza. “È tutto ok Chloe?”

Chloe si girò verso di lui. “Si, adesso va molto meglio, si è calmata”.

Ryan fece un respiro di sollievo. “Ok, noi siamo nella stanza di fianco, se c'è bisogno chiamaci subito”.

Chloe annuì. “Va bene”.


Ryan uscì dalla stanza spegnendo la luce e chiudendo la porta lentamente. Chloe si distese sul letto affianco a Max, tenendola con un braccio attorno alla vita e appoggiando la testa sull'altro. Non aveva nessuna intenzione di riaddormentarsi per paura che Max potesse avere altri incubi. Voleva rimanere vigile per poter vegliare su di lei. Chloe era stanchissima del viaggio quindi a stento riuscì a tenere gli occhi aperti. Infatti, dopo pochi minuti cedette al sonno e si addormentò.


Chloe era nella sua stanza ad Arcadia Bay, com'era possibile? Non era a Seattle? Si alzò lentamente dal letto confusa e aprì la porta della sua camera. Si affacciò guardando attraverso le scale, iniziando a sentire dei passi e un odore di waffle. Chloe rimase in silenzio con le mani che le tremavano. A un tratto sentì una voce alle sue spalle.

“Chloe, dove sei?”

Si irrigidì al suono di quella voce che ormai non ascoltava più da mesi. Chloe era sul punto di piangere. Si voltò lentamente per tornare nella sua stanza. Guardò in direzione del letto e la vide. Lei era lì mentre si stiracchiava.

“Mmm… buongiorno Chloe”.

Chloe la guardò con la bocca spalancata. “Rachel?!”

“Cosa c'è Chloe, perché fai quella faccia? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma”.

Rachel fece il suo solito sorrisetto malizioso. “Non sarà che ti aspettavi qualcun altro vero? Beh, se non chiudi quella bocca ora, dovrò chiudertela io”.

Chloe si incamminò verso il letto lentamente senza distogliere lo sguardo dalla ragazza di cui si era perdutamente innamorata. L'ultimo ricordo che aveva di lei, era nella discarica, morta. Quella immagine era ancora vivida negli occhi per non parlare di quell'odore nauseabondo. Ora invece era lì, bella come il sole come lo era sempre stata. Si fermò davanti al letto in silenzio. Rachel si mise in posizione seduta sul letto guardando Chloe con aria interrogativa. “Chloe, si può sapere che diavolo hai? Mi stai spaventando così”.

Si mise in ginocchio sul letto e si avvicinò di più a Chloe, l'afferrò per la vita e la strinse a sé guardandola con preoccupazione. “Chloe, di qualcosa ti prego”. 


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Chloe non riusciva a credere ai suoi occhi. “Tu sei qui. Sei reale? Non sei un sogno?”

Rachel ridacchiò. “Certo che sono reale e si, sono il sogno proibito di molti, soprattutto il tuo”.

Chloe accarezzò il viso di Rachel, cercava una prova che quello non era solo un sogno, una fantasia o un terribile scherzo della mente.

“Chloe, ma quanto hai bevuto ieri?”

Chloe era confusa. “Ieri?”

Rachel era incredula. “Non mi dirai che ti sei scordata di ieri?”

Chloe alzò le spalle. “Non lo so, cosa è successo?”

Rachel si allontanò da Chloe. “Non ci posso credere. Hai bevuto così tanto che non ti ricordi più nulla. C'era d'aspettarselo da te. Bere non ti farà bene lo sai”.

Chloe le rispose con sarcasmo. “Pff, senti da che pulpito”.

Rachel si alzò dal letto incrociando le braccia al petto con aria infastidita. “A me non può fare più niente, lo sai questo. È di te che devi preoccuparti ora”.

Chloe la guardò con un brivido lungo la schiena. “Cosa vuoi dire con questo?”

Rachel disse: “Lo sai bene di cosa parlo”.

Si avvicinò a lei e la baciò. Chloe non si mosse dalla sua posizione. Rachel si allontanò leggermente per guardarla negli occhi. “Non ho più nessun effetto su di te?”

Chloe la guardò con rabbia stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche. “Tu mi hai tradita, ti sbattevi Frank alle mie spalle! Non era nemmeno l’unico vero?! Ti sbattevi anche Nathan?! Addirittura il professor Jefferson! Era lui la persona speciale di cui parlavi?! DIMMI, QUANTO È LUNGA LA LISTA DEI TUOI TRADIMENTI?! QUANTE MENZOGNE MI HAI RACCONTATO?! TANTO NON PUOI PIÙ FERIRMI, NON PIÙ DI QUANTO TU ABBIA GIÀ FATTO! DIMMI LA VERITÀ CAZZO! IO MERITO DI SAPERE LA VERITÀ!”

Abbassò la voce iniziando a piangere. “Dovevamo andare via insieme, era questo il piano, ricordi? Saremmo andate a Los Angeles e tu saresti diventata una modella famosa. Ti avrei seguita ovunque. Avrei fatto qualsiasi cosa per te, tutto.
Credevo di essere importante, ma non lo ero abbastanza. Non ero ciò che volevi e non lo sono mai stata. Ti ho amato più della mia stessa vita. Ora non ci sei più e mi hai portato via la possibilità di poter essere arrabbiata con te. Di poterti odiare. Non mi hai lasciato la possibilità di poter voltare pagina e di dimenticarti. Cosa farò senza di te adesso che non ci sei più? Hai salvato la mia vita per poi distruggerla. Perché? Perché farmi questo? Perché?”

Chloe continuò a piangere mentre si sedeva sul letto con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani tra i capelli. Rachel si avvicinò lentamente a lei prese il viso di Chloe tra le mani e la guardò dolcemente.

“Chloe, tu eri importante per me, non immagini quanto. Mi dispiace di non essere stata la persona che desideravi. Mi dispiace di averti mentito. Soprattutto mi dispiace di non averti amato come tu amavi me”.

Baciò Chloe, dapprima dolcemente e poi in modo più passionale. Chloe strinse Rachel trascinandola con sé sul letto. Continuarono a baciarsi, fino a quando una voce al piano di sotto le chiamò.

“Racheeel, Chloeee è pronta la colazione”.

Rachel diede un ultimo bacio a Chloe sorridendo e si alzò dal letto. “Dai, andiamo di sotto che ho una fame da lupi. Ah, e chi arriva per ultima dovrà uscire in strada completamente nuda”.

Scese le scale di corsa ridendo. Chloe la seguì lentamente, sapendo cosa l'aspettava. Quando arrivò al piano di sotto vide sua madre che preparava la tavola per la colazione. Rachel era già seduta in attesa.


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Chloe si avvicinò a sua madre. “Mamma...”

Joyce si voltò verso di lei. Chloe abbracciò sua madre piangendo. Joyce era sorpresa dal suo gesto.

“Ti voglio bene mamma, mi dispiace tanto. Mi dispiace non essermi comportata bene con te e con David. Non sai cosa darei per poter tornare indietro e cambiare tutto”.

Joyce ricambiò l'abbraccio. “Oh tesoro, anche io ti voglio bene e so quanto ti dispiace, ma puoi ancora tornare indietro lo sai. Adesso forza siediti e fai subito colazione, non vorrai fare tardi a scuola”.

Chloe la guardò confusa. Tornare indietro? Cosa voleva dire con questo e poi non era stata espulsa dalla scuola? “Mamma, ma io sono stata espulsa”.

Joyce le sorrise. “Non provarci nemmeno Chloe, adesso sbrigati”.

Chloe si avvicinò al tavolo e mentre si sedeva notò che Rachel era scomparsa. Eppure era lì un attimo fa, che fine aveva fatto? Forse è andata in bagno, pensò Chloe. Prese la forchetta iniziando a fare colazione. Chiuse gli occhi assaporando i famosi waffle di sua madre, nessuno era in grado di farli come lei.

“Mamma, i tuoi waffle sono sempre straordinari”.


Non ottenendo nessuna risposta, Chloe aprì gli occhi guardandosi intorno. Anche Joyce sembrava essere sparita come Rachel.

“Mamma? Mamma dove sei? Ma che caz...”


A un tratto sentì un rumore provenire dal cortile. Si alzò da tavola e uscì fuori per controllare. Quando arrivò fuori rimase a bocca aperta per quello che vide. Sull'altalena a dondolarsi c'era una Max più giovane della sua età, vestita da pirata. 

“Max...” sussurrò Chloe.

Quando Max la vide fermò l'altalena ridendo. “Ti stavo aspettando, è l'ora della caccia al tesoro”.

Max si allontanò di qualche passo e si mise in ginocchio iniziando a scavare con le mani. Chloe le si avvicinò confusa. Max smise di scavare guardandola sorridendo. “Hai intenzione di aiutarmi Chloe? Non vorrai farmi fare tutto da sola?”

Max ricominciò a scavare. Chloe si avvicinò inginocchiandosi accanto a lei per aiutarla, mentre continuava a guardarla. “Ok... ti aiuto...” disse Chloe senza distogliere gli occhi da lei.

Continuarono a scavare per un po' fino a quanto Max si fermò urlando.

“Siiiii... finalmente abbiamo trovato il tesoro, sei contenta Chloe?”

Chloe guardò verso il basso. Terrorizzata da ciò che vide, lanciò un urlo straziante che cessò quando un odore acre raggiunse le sue narici. Nell'apertura che avevano creato, c'erano i resti di Rachel Amber in avanzato stato di decomposizione.

 
Chloe si alzò di scatto dal letto con una sensazione di nausea all'immagine vista in sogno, corse in bagno con una mano sulla bocca. Quando raggiunse il water del bagno emise alcuni conati, ma non vomitò nulla. Lei e Max non avevano mangiato dopo essere arrivate a Seattle. Quando si sentì meglio, rimase lì a piangere silenziosamente con la mano ancora appoggiata sulla bocca. Non voleva svegliare nessuno, soprattutto Max che aveva già ricevuto la sua buona dose d'incubi notturni. Inoltre, non voleva destare altre preoccupazioni ai genitori di Max. Tornò in camera e vide che fortunatamente Max non si era accorta di nulla, finalmente dormiva beatamente. Si rimise di nuovo a letto con gli occhi gonfi di pianto. Guardava il soffitto pensando a Rachel e Joyce. Poco tempo dopo si addormentò di nuovo, questa volta senza incubi ad attenderla.



Sabato 12 ottobre 2013

Max si svegliò mentre le luci del giorno filtravano dalle persiane della finestra. Guardando alla sua sinistra vide Chloe di spalle che stava dormendo. Max rimase nel letto pensando alla notte appena trascorsa. Il suo incubo era stato orribile, ma il risveglio era stato anche peggio. Per sfuggire dalle grinfie di Jefferson, aveva attaccato fisicamente Chloe facendole male. I suoi genitori che la guardavano preoccupati e impotenti senza poter intervenire. Aveva allontanato suo padre che stava solo cercando di aiutarla. Chloe si mosse nel letto girandosi verso Max. Stava ancora dormendo. Max guardò il suo viso, aveva un lungo graffio sulla guancia sinistra ed era stata lei a causarglielo. Forse il sogno non era così lontano dalla verità, le stava facendo del male. Chloe si mosse di nuovo svegliandosi. Aprì leggermente gli occhi e vide Max.

“Mi dispiace Chloe, non volevo farti male” disse Max con rammarico.

Chloe all'inizio non capiva a cosa si riferisse, ma poi si ricordò i pugni e i graffi ricevuti mentre stava cercando di tranquillizzarla. “Non devi scusarti. Non eri in te ed eri spaventata. Abbiamo vissuto una brutta esperienza ed è normale avere degli incubi. Non sentirti in colpa per questo”.

Chloe ricordava i sogni che faceva di continuo subito dopo la morte di suo padre. Poteva definirsi un'esperta del campo ormai. Max si mise a contemplare il soffitto. Chloe continuò a guardarla con l'intenzione di chiederle cosa avesse sognato, ma aveva paura a farlo. Temeva di inferire ancora, però alla fine trovò il coraggio.

“Ti va di raccontarmi cosa hai sognato? Magari parlarne ti sarà di aiuto”.

Max scosse la testa. Chloe non voleva forzarla. “Se non vuoi parlarne ora va bene, ma se cambi idea io ci sono”.

Max si voltò di nuovo verso Chloe avvicinando la mano e appoggiandola sul suo viso dove c'era il graffio. “Da oggi non dormiremo più insieme”.

Chloe prese la mano baciandogliela. “Non ha nessuna importanza, ci sarò se hai bisogno di me”.


Forse la mia, non è una buona idea. Forse lei ha realmente bisogno di me e io devo starle vicino. Quanto vorrei sapere di cosa hai bisogno Max. Vorrei tanto sapere come farti stare meglio, ma non lo so. Io non so cosa fare. Mi sento impotente dinanzi alle tue difficoltà.


Mentre Chloe metteva in dubbio l’utilità del suo piano, qualcuno bussò alla porta, era Vanessa che portava gli indumenti che avevano durante il viaggio. “Buongiorno ragazze, state bene? Poi siete riuscite a dormire?”

Max vide sua madre preoccupata. “Si mamma, abbiamo dormito. Scusami per averti spaventata”.

Vanessa lasciò i vestiti sulla sedia della scrivania. Si avvicinò a Max abbracciandola. “Non scusarti Max. Dio solo sa cosa avete vissuto laggiù. Non è colpa tua”.

Infatti è colpa mia, pensò Chloe. Vanessa si staccò dall'abbraccio e indicò i vestiti sulla sedia. “I vostri vestiti sono puliti, potete indossarli. Quando avrete finito di fare colazione potete andare in giro per negozi, così ne potrete acquistare di nuovi”.

“Si mamma, scendiamo subito”.

Vanessa guardò entrambe. “Fate con calma, non c'è nessuna fretta”.

Dopo che la madre uscì dalla stanza, Max prese i suoi vestiti e andò verso la porta. “Vado in bagno a cambiarmi, torno subito”.

Chloe la fermò. “Aspetta, non c'è bisogno di uscire per cambiarti, puoi farlo tranquillamente qui”.

Max guardò Chloe ripensando a quando si era spogliata in sua presenza in piscina e quando in camera sua aveva indossato i vestiti di Rachel. Anche se in quei momenti di leggerezza lo aveva fatto, non era un problema perché in compagnia di Chloe sentiva di poter fare di tutto senza preoccuparsi di nulla. Effettivamente non c’era alcuna ragione per uscire dalla sua stanza, ma qualcosa la bloccava. Le cose erano decisamente cambiate, lei si sentiva diversa e questo la metteva in difficoltà di fronte a gesti che in passato erano del tutto naturali. Era un po’ confusa al riguardo e con tutto quello che era successo non aveva avuto tempo di riflettere su cosa le stesse realmente accadendo. Chloe vedendo Max in difficoltà cerco di metterla a suo agio, anche se non riusciva davvero a capire il suo problema.

“Mi volto dall'altro lato ok?”

Max la vide voltarsi dall'altro lato. “Va bene Chloe”.

Mentre la ragazza si cambiava, Chloe pensava a come era strana quella situazione.


Da bambine ci siamo sempre cambiate nella stessa stanza. Max è sempre stata timida, ma non ha mai avuto tutte queste difficoltà a cambiarsi in mia presenza. Inoltre, lo ha già fatto indossando gli abiti di Rachel. Quindi ora cosa c’è di diverso? A pensarci bene ha fatto molto di più che cambiarsi davanti a me. Mi ha baciata. Merda, se qualcosa potrebbe metterla davvero in difficoltà, è proprio un bacio. La conosco troppo bene e non avrei mai immaginato che potesse farlo per davvero. Non me lo aspettavo, infatti mi sono tirata indietro. Cazzo, forse è solo che non siamo più delle bambine ormai ognuno sente il bisogno della propria privacy, anche se ci conosciamo da una vita. Sicuramente questi cinque anni di distanza trascorsi, hanno fatto la differenza.


“Ok, ho finito Chloe puoi anche girarti adesso”.

Chloe si voltò verso di lei. “Mi cambio anche io allora, ma non c'è bisogno che tu ti volti”.

Max arrossì leggermente alle parole di Chloe. “Non c'è bisogno, tanto sto andando in bagno”.


Così uscì dalla stanza. Chloe approfittò della situazione per controllare se la busta dei soldi era al suo posto. Temeva quasi che potessero sparire da un momento all'altro. I soldi le servivano nel caso le cose si facessero davvero difficili. Ne aveva bisogno per mettere in pratica ciò che le passava per la mente. Al momento era solo un'idea, non sapeva se farlo per davvero. Forse dopo la notte passata non ne era più tanto sicura. Era troppo confusa al riguardo, non sapeva cosa era giusto per lei e Max. Aveva bisogno di fumare, quindi prese una parte dei soldi per le sigarette. Fumare la rilassava e mai ci avrebbe rinunciato. Non poteva far pesare una spesa del genere sulle spalle dei genitori di Max. Sicuramente non avrebbero approvato. Quando arrivò il suo turno di andare in bagno, Max scese al piano inferiore. Quando arrivò al piano di sotto, trovò suo padre seduto su una poltrona con un giornale chiuso in mano e lo sguardo perso nel vuoto. Molto probabilmente pensava alla notte appena passata.

“Buongiorno papà”.

Ryan si voltò verso di lei sforzandosi di sorridere. “Buongiorno Max, dai siediti a tavola c'è una colazione abbondante che ti sta aspettando”.

Ryan stava cercando di nascondere la sua preoccupazione, ma era del tutto inutile. Max sorridendo andò in cucina con suo padre. Quando entrarono, trovarono Vanessa indaffarata a mettere tutto in tavola.

“Oh Maxine, sei qui finalmente. Siediti a tavola su”.

Max osservò il piatto di pancake, mentre prendeva posto a tavola. I ricordi del Two Wales e di Joyce le tornarono in mente. Rimase lì ferma con la forchetta in mano. Vanessa se ne accorse.

“Maxine, cosa c'è che non va? Non hai fame?”

Max non sapeva cosa rispondere. I suoi genitori non sapevano nulla di Joyce, ma presto ne avrebbero parlato, era inevitabile.
Ryan e Vanessa erano in attesa di una risposta e continuavano a guardarla. Max stava per dire qualcosa, ma Chloe la interruppe.

“Buongiorno”.

Ryan guardò Chloe, con ancora il segno sul viso della notte prima. “Buongiorno a te Chloe. Forza siediti, la colazione è pronta”.

Chloe si avvicinò al tavolo e si sedette vicino a Max. Ryan si accorse del forte disagio del momento e si rivolse a sua moglie. “Vanessa, che ne dici se sistemiamo le ultime cose nella stanza per Chloe, mentre loro fanno colazione?”

Vanessa capì l'intenzione di suo marito e accolse la richiesta. “Oh certo, assolutamente. Scusateci, faremo in fretta”.

I Caulfield uscirono dalla cucina lasciandole sole. Chloe e Max iniziarono a mangiare in silenzio. Quando Chloe finì la colazione dopo averla divorata guardò Max.

“I tuoi genitori non vanno a lavoro oggi?”

Max si era chiesta la stessa cosa, ma era facile indovinare il motivo della loro presenza in casa. “Probabilmente si saranno presi qualche giorno per non lasciarci sole”.

Chloe chiese: “Ci accompagneranno loro a fare compere?”

“Credo di sì” rispose Max.

“Possiamo andarci da sole? Voglio dire, non ho nulla contro i tuoi ma vorrei stare un po’ per conto mio” disse Chloe guardandola speranzosa.

Max comprese la sua necessità. “Lo chiederò a loro”.

Chloe annuì. “Bene. Erano davvero buoni i pancake”.

Max senza rendersi conto rispose bloccandosi all'ultimo momento: “Mai come quelli di Jo... scusami Chloe... io non volevo...”

Chloe la fermò alzando una mano. “Tranquilla Max è tutto ok, davvero. Va bene così. Ora esco fuori a fumare una sigaretta”.

Si alzò mentre Max la guardava confusa. “Hai ancora delle sigarette?! Pensavo le avessi finite!"

Chloe si era bloccata non sapendo cosa rispondere. “Ne ho ancora qualcuna… e comunque ho ancora qualche soldo, quindi posso comprarle”.

“Dovresti smettere di fumare” disse Max, cercando di non mostrarsi preoccupata.

“Max, non è un buon momento con queste assurde richieste. Forse un giorno potrei anche smettere, ma ti prego di non chiedermelo ora. Devo pur avere una valvola di sfogo".

"Scusami, non volevo..."

"Max, smettila di scusarti ok? E comunque non sarà una sigaretta a uccidermi”.

Chloe uscì fuori per accendersi una sigaretta. Subito dopo, Vanessa entrò in cucina. “Ecco fatto, adesso la stanza di Chloe è pronta, ma dov'è lei?”

Max rispose dicendole la prima cosa che le passò per la testa. “È andata un attimo fuori per prendere una boccata d'aria”.

Conosceva sua madre e sicuramente avrebbe detto qualcosa a proposito del brutto vizio di Chloe, quindi preferì mentire. Vanessa la guardò sorridendo.

“Ah, non c'era bisogno, tanto ora usciamo tutti insieme per fare shopping”.

Max si ricordò della richiesta di Chloe al riguardo. Non sapeva come dirlo a sua madre senza che la prendesse male. “Ehm, mamma non è che per caso io e Chloe possiamo andarci da sole? Magari voi avete altro da fare e comunque conosco Seattle, quindi non c'è problema”.

Vanessa con un sorriso rispose: “Ma no Maxine, non abbiamo nessun problema. Possiamo accompagnarvi, tranquilla cara”.
Max tentò di nuovo.

“Mamma, io e Chloe vorremmo andarci da sole se non ti spiace, abbiamo bisogno di...”


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Si bloccò non sapendo come continuare. Dall'espressione di Vanessa si capiva chiaramente che non aveva preso bene quella richiesta, ma non poteva fare altrimenti. In quel preciso istante entrò Ryan che aveva ascoltato la conversazione.

“Con quel catorcio non andrete da nessuna parte Max, capisco che avete affrontato un lungo viaggio in quel coso, ma è meglio non sfidare la sorte. Però, se volete potete prendere la mia auto. Sempre se Chloe è d'accordo”.

Max fece un respiro di sollievo e si rilassò. Per un attimo aveva temuto che il padre non era d'accordo per farle uscire da sole. Alla fine non c'era nulla di cui sorprendersi, Ryan era molto unito a sua figlia. Spesso l'aiutava a ottenere quello che voleva, soprattutto quando la madre le vietava alcune cose. Max non era mai stata una ragazza dalle grandi pretese, quindi spesso Vanessa esagerava nel non cedere alle sue richieste. Vanessa guardava Ryan con un'espressione confusa.

“Ma Ryan, non credo che sia una buona idea”.

“Va tutto bene Vanessa, credo che Chloe abbia dimostrato di essere un'ottima guidatrice, ed è in grado di prendersi cura di Max”.

Vanessa annuì non troppo convinta. “Va bene allora, state attente. Ok?”

“Certo mamma” rispose Max lanciando un’occhiata a suo padre. Lui ricambiò lo sguardo con un occhiolino e un sorriso da furbetto.

Vanessa uscì dalla cucina. Ryan ne approfittò per sedersi vicino a sua figlia. Tirò fuori dei soldi dal portafoglio consegnandoglieli. “Prendete tutto quello di cui avete bisogno, non badate a spese”.


“Grazie papà. Dici che la mamma si è arrabbiata per la mia richiesta?”

“Beh, non ha esultato. Le passerà puoi stare tranquilla. Era solo molto in pensiero per te. Potrebbe sembrare un po' protettiva in questi giorni, ma cerca di capirla. Temeva di averti persa".

“Chloe sente il bisogno di…”

“Non c’è bisogno che spieghi nulla Max, va tutto bene”.

“Se pranzassimo fuori andrebbe bene per voi?”

“Certo Max, se volete una giornata per starvene per conto vostro per tranquillizzarvi, per noi è ok. Vogliamo solo che stiate bene”.

“Grazie…”

Ryan le appoggiò una mano sulla spalla. “Non devi ringraziarmi, sei mia figlia e Chloe è come se lo fosse. Allora Max, ti senti un po’ meglio dopo ieri?”

Max annuì e si scusò per il gesto che aveva avuto nei suoi confronti la notte passata. “Scusa per averti respinto papà”.

Ryan la guardò con comprensione. “Non scusarti, è tutto ok. Ascolta Max, so che è stata dura per voi laggiù, ma io e tua madre avremmo delle domande da porvi. Non vogliamo mettervi fretta, però prima o poi dobbiamo affrontare l'argomento. Lo capisci vero?”

Max annuì guardando suo padre. “Papà lo capisco, il punto è che le risposte non sono piacevoli".

Ryan abbracciò sua figlia dandole un bacio sulla testa. “Lo so Max, ne sono consapevole”.

In effetti Ryan temeva il peggio. Joyce non era con loro e questo lo spaventava da morire. Chloe entrò in cucina proprio in quel momento. Non si erano accorti di lei, quindi si schiarì la voce per segnalare la sua presenza. Ryan si voltò verso Chloe.

“Ah, eccoti qua Chloe, tieni”. Alzandosi le lanciò le chiavi della sua auto, che Chloe afferrò al volo.

Chloe guardò le chiavi poi Max e infine Ryan. “Ehm, cosa dovrei farci con queste?”

Ryan rispose: “Potete andare a fare shopping, avete bisogno di vestiti o sbaglio?”

Chloe spalancò la bocca. “Ma io… veramente pensavo di andarci con la mia auto”.

Ryan la guardò con un sorriso. “Chloe, se vuoi andarci con quella dovremmo per forza venire tutti”.

Chloe guardò Max che le lanciò un'occhiata che diceva tutto. Chloe annuì rassegnandosi. “Certo, andremo con la tua auto”.

Ryan si avvicinò a Chloe, mettendole una mano sulla spalla. “Bene, mi raccomando riportamele indietro incolumi, altrimenti ne pagherò le conseguenze”.

Max rise alla battuta di suo padre. Chloe la guardò mentre rideva e sorrise, pensando a quanto le mancava vederla così. Forse Max aveva bisogno proprio della sua famiglia per riprendersi e questo escludeva la sottoscritta.
 
Chloe era fuori che aspettava Max, guardando le due auto parcheggiate. Il suo pick-up e l'auto dei Caulfield, la Chevrolet Cruze nera. “Cazzo...”

Max la sentì mentre usciva di casa. “Chloe, mi raccomando cerca di evitare commenti così coloriti in presenza di mia madre, sai com'è...”

Chloe rispose sarcasticamente: “Oooh, credimi sto iniziando a farmene un'idea”.

La madre andava facilmente su di giri quando si trattava di sua figlia. Aveva capito che Vanessa non era d'accordo sul lasciarle uscire da sole. Per fortuna il padre sembrava più ragionevole.


 
Seguendo le indicazioni di Max, Chloe riuscì a raggiungere non senza qualche difficoltà il Westlake Center, centro commerciale che era composto da quattro piani e una torre di uffici di venticinque piani, situato proprio al centro di Seattle sulla 400 Pine Street. Entrarono in tutti i negozi di abbigliamento per comprare nuovi indumenti. A causa del tornado avevano perso completamente tutto. Gli unici vestiti a loro disposizione erano quelli che stavano indossando al momento, che grazie alla prontezza di Vanessa che li aveva lavati la sera precedente, permise loro di uscire a comprarne degli altri. Max rimase fedele al suo stile, che per definizione di Chloe era hipster, mentre per lei risultava essere semplicemente comodo. Quindi optò, per l’acquisto di magliette con i soliti loghi stampati sopra, felpe, jeans semplici, scarpe sportive, intimo, un paio di pigiami e giubbotto nero. Chloe le consigliò di cambiare stile per il suo nuovo guardaroba, ma non ottenne nessun risultato. Anzi, l’unica risposta che ricevette fu vedere l’amica storcere il naso. Chloe non poté fare altro che arrendersi al volere di Max, però promettendo che un giorno sarebbe riuscita a farle cambiare idea. Anche Chloe rimase fedele al suo stile punk, comprando un giubbotto, stivaletti con borchie, camicie, felpe, dell’intimo, jeans strappati, tra cui uno con bretelle, magliette con immagini stampate di teschi, serpenti e infine la sua preferita, una maglia con il dito medio alzato con tanto di scritta Fuck You. Giusto nel caso il solo dito non bastasse a rendere l’idea. Max insistette per farle prendere anche un pigiama con pantaloni lungi e le chiese se fosse il caso comprare dei jeans strappati, visto che l’inverno sarebbe giunto molto presto. A questo l’amica rispose che un po' di freddo non le avrebbe fatto per niente male. Al contrario le avrebbe concesso il lusso di rimanere sempre giovane come in una sorta d'ibernazione. A quella risposta Max si arrese scuotendo la testa sospirando. Dopo aver effettuato tutti gli acquisti e portato tutto in macchina, decisero di fare una passeggiata. Così Chloe ne approfittò per acquistare delle sigarette di cui non poteva fare assolutamente a meno. Le due ragazze camminavano una di fianco all'altra e parlavano di qualsiasi cosa che non riguardasse Arcadia Bay. Ormai era diventato un argomento tabù. Attraversando le strade della città Chloe si girò intorno per farsi un'idea di Seattle, tormentando Max con le sue domande.
La città era immersa nel verde e ovunque ti girassi c'erano giardini e parchi ben tenuti. La presenza di vari locali prometteva certamente agli abitanti o semplici visitatori, di non annoiarsi. Di certo Seattle non aveva niente a che vedere con la piccola cittadina di Arcadia Bay. Anche la gente non era male. Tutte le persone che avevano incontrato nei vari negozi, si era dimostrata molto cordiale e ospitale. Stando alle parole di Max, uno dei maggior difetti era il clima. Infatti durante l’inverno, la pioggia non faceva quasi mai sentire la propria assenza. Anche in estate, quando si andava in giro, bisognava sempre portare qualche indumento in più per sicurezza, in caso di un brusco cambio delle temperature. A parte questo la città era davvero spettacolare. Alla fine, Chloe concluse che la città dove aveva vissuto Max per cinque anni, non era niente male.
 
Dopo la lunga passeggiata e chiacchierata tra le strade della città, la loro pancia iniziò a brontolare. Chiaro segno che era giunta l'ora di mettere qualcosa sotto i denti. Così decisero di dirigersi verso un McDonald’s per pranzare. Ordinarono dei cheeseburger con patatine fritte e delle bibite, anche se a Chloe non sarebbe affatto dispiaciuta una bella birra. Mentre stavano sedute l'una di fronte all'altra alle prese con il loro pranzo, Max alzò lo sguardo verso l'amica. La ragazza se ne accorse e smise di masticare.

"Che c'è? Sono sporca di ketchup per caso?"

"Oh no, stavo solo pensando una cosa" rispose Max senza aggiungere altro.

Chloe insistette. "E quindi? Cosa stavi pensando?"

"Come ti sei sentita a vedere i miei genitori?"

Chloe lasciò il suo cheeseburger e bevve un sorso della sua bibita. "Non so esattamente cosa vuoi dire Max".

"Vorrei solo che ti sentissi a tuo agio con loro. Eri molto preoccupata di rincontrarli".

"Infatti, ma non c'è bisogno che ti preoccupi di questo. È solo passato molto tempo e le cose sono un po' cambiate. Ma credo che i tuoi sono apposto, per ora. Ti hanno detto qualcosa per caso?"

"Su cosa?" chiese Max.

"Su di me".

"No, certo che no".

"Ok. Secondo te cosa hanno pensato vedendomi?"

"Niente, cioè... non quello che pensi tu almeno".

"Ah... e secondo te io... cosa penso?"

"Beh, ad esempio pensi che loro non gradiscano la tua presenza e non è così".

"E tu come fai a saperlo, visto che non hanno detto nulla in proposito? Non avrai anche il potere di leggere nella mente, perché altrimenti diventa inquietante e dovrò iniziare seriamente a preoccuparmi.

"Lo so perché li conosco e li conosci bene anche tu. Sono passati degli anni, ma non è cambiato l'affetto che nutrono per te. Esattamente come non è cambiato il mio" disse Max con fermezza. Chloe non seppe che rispondere rimanendo in silenzio e Max proseguì.

"Perché per te sarebbe un problema se io avessi la capacità di leggere nella mente?"

"Cosa?!" chiese Chloe sorpresa dalla domanda.

"Hai detto che sarebbe preoccupante per te se io fossi in grado di leggere nella mente altrui. Mi stavo chiedendo per quale motivo".

"Cazzo Max, l’ho detto così tanto per dire" rispose Chloe in difficoltà.

"Sei stata tu a dirlo non io".

"Ok, allora se la metti così. Ti piacerebbe che qualcuno conoscesse ogni tuo pensiero? Sapendo che non potresti mai nascondergli nulla?"

"Non rigirare la frittata Chloe. Ho chiesto che problemi avresti tu".

"Io non sto rigirando nessuna frittata. Ti sto dicendo esattamente quello che vuoi sapere. Sono sicura che ti darebbe molto fastidio, non è così?"

"Beh...si"

"Eccoti la risposta. Il mio problema sarebbe proprio questo. Mi darebbe molto fastidio che qualcuno conoscesse ogni mio pensiero".

"Ma io non parlavo di una persona qualunque, ma di me".

Chloe messa alle strette cambiò tattica per liberarsi da quella situazione una volta per tutte. Iniziò a ridere.

"E adesso cosa hai da ridere?" chiese Max confusa dalla reazione della ragazza.

Chloe incrociò le braccia appoggiandole sul tavolo e sporgendosi in avanti, guardando Max dritta negli occhi con malizia. "Saresti davvero sicura di voler conoscere i miei pensieri Max? Ci sono cose molto, molto, molto, moooltoo ai limiti del decente".

Max la guardò in imbarazzo immaginando a quali pensieri si riferisse.

"Ad esempio, stavo pensando alla cameriera che si è allontanata poco fa dal nostro tavolo, avrei voluto tanto..."

"Ok, basta così Chloe, non c'è bisogno che tu prosegua".

"Ma come? Perché no? Io trovo che sia un pensierino davvero interessante..."

"Sei sempre la solita, vado in bagno".

"Ma no resta qui, dove scappi?" chiese Chloe ridacchiando. Max si allontanò per raggiungere i bagni. Non c'era metodo migliore di questo per mettere fuori gioco Max, soprattutto quando voleva evitare situazioni poco piacevoli. Come ad esempio, ammettere che le stava nascondendo qualcosa. Quello era un pensiero fisso per lei e Max non doveva venirne a conoscenza. Continuò a mangiare il suo cheeseburger, ma con l'umore decisamente cambiato.

 
Quando finalmente terminarono di mangiare, pagarono il conto e raggiunsero l'auto per tornare a casa.  Arrivarono a destinazione e con l'aiuto dei Caulfield scaricarono l'auto. Vanessa accompagnò Chloe nella sua stanza e mentre l'aiutava a mettere i suoi nuovi vestiti nell'armadio, disse: “Vanessa... "

"Dimmi Chloe".

"Ehm...volevo ringraziarti per tutto quello che state facendo per me... non siete obbligati a farlo”.

Vanessa rispose: “Chloe, per noi è un piacere poterti aiutare lo sai. I tuoi genitori avrebbero fatto lo stesso per Max”.

A questo proposito Vanessa si chiese se era l'occasione giusta per parlare di Joyce. Stava proprio sul punto di chiederglielo, quando Ryan entrò all'improvviso interrompendola.

“Avete finito?”

“Sì” rispose Vanessa con un sospiro.

“Allora Chloe, come trovi la tua stanza? Hai bisogno di altro? Puoi chiedere senza nessun problema”. 

“No Ryan, avete fatto già tanto per me e la stanza è perfetta.”

La camera riservata agli ospiti non era poi così diversa da quella della sua amica. Sulla parete dell'entrata, c'era una scrivania con un vaso vuoto appoggiato sopra e una sedia. Alla parete destra un letto a una piazza e mezza e un comodino con lampada. Per fortuna non c'era nessuna sveglia, visto che Chloe amava svegliarsi con i suoi tempi senza rumori fastidiosi. Sulla parete frontale all'entrata c'era un armadio affiancato dalla presenza di una finestra. L'unica sostanziale differenza con la stanza di Max era l'assenza di quest'ultima. Dormire in stanze separate forse non era una buona idea visto quello che era successo la notte appena trascorsa, ma chi era lei per mettersi a fare storie su questo? In cuor suo sperava che fosse un evento passeggero, causato dallo stress per quello che era successo. Non è una cosa da tutti giorni veder spazzata via una città intera da un tornado.

Ryan appoggiò una mano sulla spalla di Chloe “Bene, mi fa piacere sentirlo”.

“Ok, noi andiamo di sotto se vuoi unirti a noi” disse Vanessa uscendo dalla stanza con Ryan.

Chloe rispose: “Voi andate pure, io mi stendo un attimo, sono ancora stanca”.

“Ma certo Chloe, fai pure” disse Ryan.

In quel momento Max uscì dalla sua stanza e si unì a loro per scendere di sotto. Chloe ne approfittò per ritornare nella camera di Max, per recuperare la busta con i soldi. Uscì in fretta dalla stanza per paura di essere scoperta e portò i soldi nella sua camera. Li nascose dietro la scrivania. Si sentiva male per quello che stava facendo, ma che scelta aveva?
 

Arrivò la sera ed erano tutti seduti a tavola per cenare. C'era un po’ di tensione nell'aria. Ryan cercava di parlare del più e del meno, ma era difficile in una situazione del genere. Aleggiavano nell'aria troppe domande senza risposte e parole non dette.

“Ah, Kristen e Fernando hanno chiamato dopo aver saputo del tornado. Erano molto preoccupati, ma non hai risposto al telefono”, disse Ryan rivolgendosi a Max. 

“Ah, si è scaricata la batteria e si è spento. Tutta la mia roba è rimasta alla Blac...”

Ryan, quasi si pentì di aver aperto l'argomento. “Ok, non c'è nessun problema, puoi sempre chiamarli con il telefono di casa. Anche il tuo è spento Chloe?”

Chloe annuì senza dire nulla.

“Bene, allora domani provvederò subito per comprare dei carica batterie per i vostri telefoni, così potrete riaccenderli”.

“Dovresti chiamarli, sono sicura che sono ansiosi di risentirti” disse Vanessa.

“Magari domani mattina” rispose Max.

Chloe mentre mangiava prestava attenzione alla loro conversazione. A un certo punto si schiarì la voce. “Ehm, chi sono Ferdinando e Kristen?”

“Fernando” disse Ryan correggendola. “Sono due vecchi compagni di scuola di Max qui a Seattle”.

“Ah, capisco” disse Chloe guardando Max che ricambiò lo sguardo per poi tornare a rivolgere la loro attenzione ai piatti che avevano davanti. Ryan guardò entrambe per un attimo un po' stranito.

Vanessa aggiunse: “Magari se vuoi, potremmo invitarli qui uno di questi giorni, così avrete modo di vedervi e stare un po’ insieme”.

“La trovo una buona idea” aggiunse Ryan.

Chloe iniziò a giocare con il cibo nel piatto. Max si accorse del cambio di atteggiamento di Chloe.

“Si, buona idea, ma non ora” disse Max.

“Oh, ma certo Maxine. Quando vuoi tu, non c'è nessuna fretta”.

Ryan rivolgendosi a Chloe disse: “È tutto ok Chloe?”

Chloe non sembrava averlo sentito. Max guardò l'amica.

Ryan ci riprovò: “Chloe?”

Questa volta Chloe alzò la testa guardando Ryan. “Mmh... si? Cosa?”

“Stai bene Chloe? Sembri assente” disse Ryan.

Ehm... Si... sto bene…”

 
Quando la cena terminò, le ragazze salirono al piano di sopra. Chloe si avvicinò alla porta della sua stanza dove avrebbe dormito da oggi in poi, lontana da Max.

“Beh, allora buon riposo Max”.

Stava per aprire la porta, quando Max la bloccò. “Chloe aspetta, ti andrebbe di venire un po’ in camera mia?”

Chloe ci pensò un attimo su e poi rispose: “Ok, se vuoi”.

Entrarono nella stanza stendendosi sul letto. Rimasero in silenzio per un po' guardando il soffitto.

“Chloe?”

“Mmh?”

“Vuoi dirmi qualcosa?”

“Tipo cosa?”

“Non lo so, qualsiasi cosa”.

“Non ho nulla da dire. Anzi... a dire il vero c'è una cosa”.

Si girò su un fianco per guardare l’amica. Max girò la testa nella sua direzione. “Dimmi”.

“Ferdinando e...”

“Fernando” la corresse Max.

Chloe roteo gli occhi sbuffando e disse: “Ok, lui e Kirsten, parlami di loro”.

Max le chiese: “Cosa vuoi sapere?”

“Non lo so, qualsiasi cosa”.

“Ok”.

Max si girò completamente verso Chloe.

“Loro sono dei compagni di scuola, a dire il vero sono gli unici che posso considerare così. Non sono mai stata brava a fare amicizia lo sai, ma loro mi hanno fatta sentire subito a mio agio. Così... sì, siamo diventati amici”.

Chloe rimuginava sulle parole di Max. “Vi frequentavate anche fuori dalla scuola?”

Max rispose: “Si, non sempre ma capitava”.

“Quindi non eri del tutto sola...”

Max iniziava a temere molto quella conversazione. Quando si trattava di Chloe bisognava stare ben attenti a cosa si diceva. Bastava poco, una parola in meno o una di troppo, per trasformare una semplice conversazione in una discussione.

“Beh, non del tutto ma ci si può sentire soli anche in mezzo agli altri”.

“Ti sentivi sola?”

Max ci mise un po’ a rispondere. “Tu non c'eri... e io sentivo la tua mancanza…”

“Ma avevi comunque qualcuno!” rispose Chloe.

“Si, ma loro non sono te”.

“Si certo... me ne sono accorta dal tipo di trattamento!”.

“Chloe…”

“Ok scusa, lasciamo stare! Anzi no, non lasciamo stare un bel niente! Dici che ti mancavo, ma non mi hai più scritto né chiamato! Quando sei tornata ad Arcadia Bay non ti sei nemmeno degnata di avvisarmi! Ora che sei tornata qui, li chiamerai per far sapere che stai bene! Scusami tanto se non riesco proprio a mandarlo giù!”
 

“Chloe, ti prego non cominciamo di nuovo! Ti ho detto che mi dispiace, non so cos’altro fare o dire per farmi perdonare!”

“Lascia perdere Max! Scusami, ma ora voglio andare a dormire, sono troppo stanca per sentire altro!”  disse Chloe alzandosi dal letto.

“Chloe!”

“Buonanotte Max!”

 La ragazza uscì dalla stanza senza nemmeno guardarla.



Domenica 13 ottobre 2013

Il giorno dopo Ryan e Vanessa decisero che era giunto il momento di affrontare l’argomento tanto temuto ed evitato. Avevano seguito poco i notiziari che parlavano della tragedia di Arcadia Bay, proprio per evitare che le due ragazze potessero in qualche modo rivivere quel momento terribile. Per quanto potesse essere difficile e scomoda la situazione, andava affrontata quel mattino stesso, era inutile rimandare ancora. Aspettarono che finissero di fare colazione, prima di agire. Le due ragazze non dissero una parola mentre mangiavano, con le teste chine sul piatto evitavano di guardarsi anche tra di loro. Quando Max e Chloe finirono la loro colazione si incamminarono verso le scale per tornare al piano di sopra. Ryan deciso ad andare fino in fondo e le fermò.

“Max!”

La ragazza si girò verso suo padre sorpresa. Ryan si avvicinò a loro non sapendo bene come iniziare. “Ascoltate, potete sedervi qui in salotto con noi per un momento?”

In quel preciso istante Max capì che era arrivato il momento. Suo padre l'aveva avvisata, ma lei si era dimenticata di riferire le sue intenzioni a Chloe. Temeva la reazione della sua amica, la ferita di aver perso sua madre era troppo fresca. Max andò nel panico. “Papà, possiamo farlo domani per favore?”

Chloe guardò Max non capendo la situazione. Ryan osservò le due ragazze. “No Max, sarà meglio farlo ora!”

Vanessa iniziò a sedersi su una poltrona davanti al divano. Anche Ryan fece lo stesso prendendo posto sull’altra poltrona di fianco a Vanessa. Max andò a sedersi sul divano seguita da Chloe. Ryan lanciò prima un’occhiata in direzione di Vanessa al suo fianco, che aveva le mani incrociate in grembo e un'espressione di ansia indescrivibile, poi rivolse la sua attenzione alle due ragazze in attesa.

“Ascoltate, so bene che quello che sto per chiedervi non vi piacerà, ma devo farlo. Spero non ce l'abbiate con me per questo. Da quando siete arrivate non abbiamo ancora parlato di quello che è successo. Siamo a conoscenza del tornado, ma quello che vorremmo sapere è se qualcun altro oltre a voi, si è messo in salvo”.

Chloe abbassò lo sguardo stringendo i pugni sulle ginocchia. Max si girò verso Chloe accorgendosi del suo stato d'animo. Avrebbe voluto fermare tutto, magari usando il suo potere di riavvolgimento. Ebbene sì, era tentata di farlo, ma dopo tutto quello che era successo non ne avrebbe avuto il coraggio, mai più. Questa faccenda andava affrontata una volta per tutte, scappare non era la soluzione. Si rivolse a suo padre parlando piano.

“Beh... noi eravamo al faro quando è arrivato il tornado. Siamo state fortunate, se non ci fossimo trovate lì credo proprio che non ce l'avremmo fatta”.

A quelle parole Vanessa strinse ancora più forte le sue mani in grembo per la tensione. Ryan continuò rivolgendosi esclusivamente a sua figlia. Chloe continuava a restare in silenzio a testa bassa.

“Eravate solo voi al faro?”

Max diventava sempre più nervosa alle domande di suo padre, perché sapeva a cosa si sarebbe arrivati di quel passo.

“Noi... eravamo sole, non c'era nessun altro”.

Ryan si girò un attimo verso sua moglie, si guardarono leggendosi in viso la disperazione, perché sapevano bene cosa implicava quella affermazione. Poi guardò in direzione di Chloe, ancora nemmeno una parola o un gesto. Assolutamente nulla. Ryan spostò il suo sguardo di nuovo verso sua figlia. “Non sapete se qualcuno è sopravvissuto?”

“Non lo sappiamo papà, ci siamo messi in viaggio subito dopo che il tornado si è abbattuto sulla città”.

Ryan annuì pensando che forse non tutto era perduto. Forse c'era ancora qualche speranza di trovare qualcuno vivo. Fece una pausa per pensare bene a come porre la domanda successiva, la più importante. Quella che avrebbe in qualche modo spiegato l'assenza di Joyce. Tutto girava attorno a quell'unica informazione mancante. Era il punto decisivo di tutta la questione. Non sapeva se porre la domanda a Chloe, che fino a quel momento non aveva proferito parola, oppure a Max che era l'unica a partecipare alla conversazione. Alla fine si decise.

“Max… non so come chiederlo, quindi farò la domanda e basta”.

Max abbassò lo sguardo sapendo che il momento era arrivato.

“Dov'è Joyce?”

Gli occhi di Max si riempirono di lacrime. “Papà... Joyce... lei era al Two Wales dove lavorava... il tornado si abbattuto sulla città e ha spazzato via tutto... lo abbiamo visto mentre distruggeva tutto”.

Vanessa che fino a quel momento era rimasta a tormentarsi le mani, iniziò a piangere. Ryan chiuse gli occhi a quello che aveva detto Max, desiderando che non fosse vero, che fosse solo un terribile incubo dal quale si sarebbe presto svegliato, ma non era un sogno purtroppo, ma la triste realtà. La realtà di una giovane donna di diciannove anni che aveva perso tragicamente tutta la sua famiglia. Prima suo padre e ora sua madre. Quanto poteva essere dura la vita di Chloe da quel momento in poi? Forse c'era qualche speranza, pensò Ryan, ma dare delle false speranze poteva essere controproducente. Bisognava guardare in faccia alla realtà. Aprì gli occhi e guardò Chloe che era in lacrime, sofferente per l'ennesima perdita. Non avrebbe mai voluto vedere tutto ciò. Era felice per sua figlia e dispiaciuto per Chloe.
Vederla in quello stato lo ferì profondamente dentro l'anima. La figlia del suo amico William aveva perso anche sua madre. Un tragico destino le era stato riservato. Troppo per una ragazza di quell'età. Max appoggiò la sua mano su quella di Chloe. Ryan si rivolse a Chloe con tutta la delicatezza possibile.

“Chloe, mi dispiace tanto... davvero tanto per la tua perdita...”

Chloe a un tratto alzò di scatto la testa guardando con sguardo feroce verso Ryan. “Ah, ma davvero?! Quale delle tante?! Esattamente per quale perdita ti senti dispiaciuto?! Per la morte di mio padre?! Di Rachel?! Di mia madre o per avermi portato via Max nel momento più difficile della mia vita?!”

Ryan rimase di sasso davanti alle dure parole della ragazza. Chloe si alzò dal divano. “Sai che c'è?! Lascia stare! Non mi serve che siate dispiaciuti per me, ne ho piene le palle di essere compatita! Tanto niente ha più importanza ormai! Assolutamente niente! Esco a fumare!”

Si incamminò a passo spedito fuori sbattendo la porta dietro di sé. Max si alzò per andare da lei. “Chloe aspetta…”

Ryan intervenne alzandosi a sua volta fermando la figlia. “No Max, resta qui ci penso io”.

“Ma papà io devo andare...”

Ryan prese sua figlia afferrandola per le braccia e costringendola a guardarlo negli occhi. “No Max, questo non è affar tuo, sono io ad averti portato via da lei. Quindi sono io che devo risolvere la situazione. Non preoccuparti ok?”

Diede un bacio sulla fronte di Max e uscì di casa per parlare con Chloe. La ragazza fumava seduta sugli scalini con un'espressione di rabbia mista a tristezza. Ryan fece un sospiro mentre si sedeva accanto a lei. Si aspettava uno sfogo dalla ragazza, ma lei rimase in silenzio. Guardava semplicemente davanti a sé fumando. Dava l'impressione di non essersi nemmeno accorta della sua presenza. Ryan prese un pacchetto di sigarette dalla tasca e ne accese una. Chloe lo guardò sorpresa.

“Non immaginavo che fumassi!”

“Infatti non fumo!” rispose Ryan.

“E allora quella cos'è?!”

“Una sigaretta, ma non sono dipendente e ogni tanto me ne concedo una!”

Chloe fece un ghigno. “Dicono tutti così! Convinto tu! Vanessa lo sa?!”

Ryan la guardò sorridendo, senza aggiungere altro. Chloe sbuffò. “Quindi non lo sa”.

“Spero che non mi ricatterai Chloe”.

“Pff, non faccio la spia!” rispose Chloe un po’ infastidita.

“Ascolta Chloe, so di averti fatto del male portando via Max, soprattutto in un momento tanto delicato per te. Mi dispiace immensamente per questo. So che non posso rimediare, ma devi cercare di capire che quello che ho fatto era anche per il bene di Max. Ho sempre desiderato il meglio per lei e farei di tutto per tenerla al sicuro e farle avere il futuro che merita. Questo lo comprendi vero?”

Chloe continuava a guardare davanti a sé senza dire nulla. Poteva sembrare disinteressata alle sue argomentazioni, ma in realtà stava ascoltando tutto con attenzione. La sigaretta che andava lentamente spegnendosi tra le sue dita ne era la conferma. Quindi Ryan decise di continuare.

“Se ancora fai fatica a comprendere le mie motivazioni non è un problema. Presto lo capirai anche tu. Sei ancora giovane e hai tutta la vita davanti”.


Tutta la vita davanti?! A quest'ora dovrei già essere morta da un pezzo, se non fosse per Max.


“Un giorno ti innamorerai, avrai una famiglia tua e dei figli. Quando questo accadrà capirai le mie motivazioni. Fino ad allora odiami pure se vuoi, sfogati su di me con tutte le volgarità che ti passano per la testa. Solo mi raccomando una cosa, non davanti a Vanessa perché potresti farle venire un infarto”.

Chloe sbuffò al tentativo di Ryan di alleggerire la tensione, poi finalmente si decise a dire qualcosa. “Io non comprenderò mai fino in fondo le tue ragioni, perché non avrò mai una famiglia! Non la voglio nemmeno!"

Ryan la guardò sorpreso. “Perché mai dici questo?”

“Perché non voglio una famiglia, ne figli e soprattutto non voglio innamorarmi. Ho già sofferto abbastanza. Tanto prima o poi tutto finisce e tutti se ne vanno, chi per un motivo chi per un altro”.

Ryan sorrise con tristezza alle parole di Chloe. “Lo dici ora, ma quando incontrerai la persona giusta vedrai che cambierai idea. Le delusioni, le sconfitte e le perdite fanno parte della vita Chloe, non possiamo evitarle. È difficile da accettare, ma sono anche quelle ad aiutarci a crescere e a spronarci per migliorare”.

“Si, sono venuta su proprio bene eh” rispose Chloe sarcastica, asciugandosi una lacrima. Ryan continuò per cercare di farla ragionare.
“William e Joyce non vorrebbero vederti così. Non puoi rinunciare a essere felice e ad avere un futuro”.

“Pff, e chi lo dice?!” disse Chloe beffarda.

“Lo dico io Chloe!"

Lei lo guardò con contrariata. “Non sei mio padre!"

Ryan rispose: “Lo so questo e non lo sarò mai. Non potrei mai sostituirlo nemmeno se lo volessi. Volevo molto bene a William era un vero amico. Porterò sempre con me il suo ricordo. Non posso permetterti di rovinarti la vita, dandogli un ulteriore dispiacere. Mi prenderò cura di te e non per obbligo, ma per amore. Sei come una seconda figlia per noi. Odio l'idea di quello che hai dovuto passare, sei così giovane e non è giusto che tu abbia perso la tua famiglia. Non so se io sarei mai stato capace di sopportarlo. Tu sei una delle persone più forti che io conosca Chloe. Non arrenderti proprio ora. Lo devi a te stessa e se non vuoi farlo per te, fallo almeno per i tuoi genitori. Fallo per Max”.

 

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Nel nominare Max, Chloe si voltò a guardarlo mentre lui continuava. “So che magari ti sembrerò un egoista chiedendoti questo, ma non mi importa. Lei tiene tantissimo a te, glielo leggo negli occhi ogni volta che ti guarda. Il suo sguardo si illumina quando ci sei tu. Non hai idea di quanto le sei mancata nei cinque anni di distanza. Non sai quanto male mi faceva vederla soffrire e non poter fare nulla per aiutarla. Lei farebbe qualsiasi cosa per te”.


Niente di più vero, ha distrutto una città intera per me.

 
“So che vale lo stesso per te Chloe. Lei è importante per te, tanto quanto lo sei tu per lei”.

Darei la mia vita per lei pensò Chloe, accorgendosi solo in quel momento che la sigaretta che aveva tra le dita si era consumata e spenta. Ryan offrì una sigaretta a Chloe e lei l'accettò.
 
Ryan proseguì: “Chloe, posso farti una domanda? Lo capisco se non vuoi rispondere”.

Chloe alzò le spalle. “OK…”

“In casa prima hai fatto un nome. Hai detto Rachel, posso sapere chi è?”

“Lei è… era una mia amica per così dire. Era molto importante per me, è stata la mia ancora di salvezza nella mia schifosa vita. Quando papà è morto tutto è cambiato, io sono cambiata”.

Ryan sorrise guardando i capelli di Chloe e disse: “Decisamente si”.

Chloe proseguì con la sua storia. “Stavo molto male. Ho iniziato a comportarmi da perfetta idiota. Non entrerò in particolari, vorrei evitare certi argomenti con te”.

Ryan continuava ad ascoltare la sua storia senza interrompere annuendo ogni tanto.

“Mia madre ha anche tentato di rifarsi una vita con un altro uomo. Era un vero stronzo paranoico!”

Chloe scosse la testa ricordando i comportamenti di David. “Mi ha dato non pochi problemi. Sembrava voler prendere il posto di mio padre. Farmi da padre e padrone più che altro. Lui era un ex soldato con qualche trauma. Come se non bastassero già i miei. Ho odiato mia madre per questo. Sembrava voler rimuovere il ricordò di papà sostituendolo con un altro uomo. Per la precisione un coglione! Rachel è entrata nella mia vita quando ormai ero sul punto di…” Chloe si interruppe con un nodo in gola.

Ryan la guardò con aria triste. “Cosa le è successo?”

Chloe cercò di proseguire parlando con una certa difficoltà. “Ero così arrabbiata con lei. Era scomparsa… pensavo mi avesse abbandonata e invece lei… lei era… semplicemente morta”.

“Oh Dio Chloe… mi dispiace.” disse Ryan sconvolto da quella rivelazione. Chloe non riusciva a dire più altro, così Ryan le fece un’altra domanda che non riguardasse la povera Rachel.

“Il compagno di tua madre come si chiamava?”

Chloe rispose: “David era il suo nome e no, non era il compagno di mia madre ma suo marito. Alla fine mia madre l'ha sposato”.

Ryan si era accorto che Chloe parlava al passato di David e non capiva se era per via del tornado. “David… è morto anche lui?”

Chloe ci pensò un attimo e poi scosse la testa. “Non ne ho la più pallida idea. Per quel che ne so potrebbe anche essere vivo da qualche parte, non che mi interessi davvero”.

Ryan non sapeva cos’altro aggiungere, anche perché non voleva in nessun modo infierire ulteriormente su di lei. Detto questo Ryan si alzò. “Forse è il caso di rientrare, non vorrei che Vanessa chiami la polizia per venirci a cercare”.

Anche Chloe si alzò. “Ryan... scusa per prima e… grazie per tutto”.

Ryan si avvicinò a Chloe attirandola in un abbraccio. “Di niente Chloe, mi fa piacere parlare con te. Sai che se hai bisogno ancora di quattro chiacchiere io ci sono. Anche perché come potrei fumare di nascosto senza dare nell’occhio”.

Chloe rise, con alcune lacrime che le rigavano le guance. Ryan la allontanò dall'abbraccio e la guardò negli occhi. “Asciugati quelle lacrime. Adesso va da lei, si starà preoccupando molto”.

Chloe annuendo entrò in casa seguita da Ryan con un braccio sulla sua spalla. Quando vide Vanessa si scusò per il suo comportamento. “Vanessa, volevo scusarmi per prima, ho esagerato. Non volevo…”

“Oh Chloe, non scusarti. Ne hai passate così tante ed è comprensibile la tua rabbia e il tuo dolore. Max è nella sua stanza, era molto turbata. Va da lei”.


Chloe salì al piano superiore, bussando piano alla porta della stanza di Max.

“Avanti” rispose Max aspettandosi di vedere sua madre o suo padre.

Chloe aprì la porta. “Posso entrare?”

Max seduta al bordo del suo letto annuì silenziosa. Chloe chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò lentamente a Max.

“Mi dispiace Max, scusa per la sfuriata di prima. I tuoi genitori non meritano di essere trattati così, soprattutto per tutto quello che stanno facendo per me. Nemmeno tu lo meriti. Io non ho ancora superato il fatto che ci hanno separate per anni. Forse non lo supererò mai.
Per questo che mi sono comportata in quel modo ieri sera. Ho paura che possano allontanarti da me e io non voglio perderti di nuovo. Puoi perdonarmi Max?”

Max rispose confusa. “Per cosa Chloe?”

“Per essere un’idiota” disse Chloe inginocchiandosi davanti a Max mettendole le braccia attorno alla vita.

“Non sei un’idiota e non ho nulla da perdonarti Chloe” rispose Max abbracciandola a sua volta.

Chloe la strinse forte. “Ti voglio tanto bene Max, non sai quanto”.

“Lo so Chloe” rispose Max.

Ma la verità era che ancora nessuna delle due sapeva quanto…


Quella mattina Max decise di non chiamare i suoi compagni, era meglio rimandare. Ryan uscì di casa per comprare dei carica batterie necessari per poter riaccendere i telefonini delle ragazze. A pranzo come al solito, Chloe sembrava con la mente distante. Quando salirono in camera di Max, si sdraiarono sul letto in silenzio. Max guardò Chloe che continuava a essere pensierosa.


Vorrei tanto sapere che cosa le sta pensando per la testa in questo momento, anzi voglio saperlo sempre, ma si chiude a riccio e quando finalmente decide di parlare, finiamo per litigare. Non riusciamo nemmeno a parlare di quello che è successo, della mia scelta, di Joyce e di come ci sentiamo. Sembra essere calato un muro tra di noi e questo mi sta facendo impazzire. Forse è arrabbiata con me per non averla ascoltata al faro. Non ho il coraggio di chiedere. Ho troppa paura di cosa potrebbe rispondere.
 
Chloe si sentiva osservata.

Riesco a sentire gli ingranaggi del suo cervello da qui. Le cose stanno cambiando tra di noi e questo mi spaventa. Quello che è successo ci sta mettendo duramente alla prova e non so quanto resisterò ancora. Vorrei poterle chiedere ancora del sogno, ma sicuramente non vuole parlarne. E io? Lo voglio sapere davvero? Se al posto mio ci fosse stata un’altra persona, Max avrebbe salvato la città e ora starebbe bene. Cazzo, ma cosa ci faccio ancora qui? Questo non è il mio posto. Io non appartengo a questo mondo.


“Chloe, che hai?”

Lei alzò gli occhi al cielo e si mise a sedere sul letto. “Max, non puoi continuare a chiedermelo ogni cinque minuti, dopo un po’ diventa snervante. Io sto bene ok? Non c'è niente che non va”.

Max era un po’ stufa dei continui sbalzi d'umore di Chloe e ancor di più del silenzio tra loro. “Va bene, allora non ti chiederò più nulla. Non vorrei davvero disturbare!" disse Max infastidita.

Chloe sospirò guardando Max. “Per favore non essere arrabbiata con me! Sai bene che in certi momenti preferisco essere lasciata sola con me stessa! Non sei tu ok?! Sono io a essere così! Forse sono fatta male, ma non posso certo cambiare modo di essere!"

“Certo che no Chloe, non sia mai diventi più docile con le persone, perderesti la tua reputazione!"

Chloe la fissò sorpresa dalla sua frecciatina. "Non riesco a crederci! Vuoi litigare di nuovo?!”

“No Chloe, non sono io a voler litigare, ma il tuo atteggiamento mi dà sui nervi! Capisco che hai bisogno dei tuoi spazi e sei fatta così! Magari stare qui, vivere sotto lo stesso tetto può essere anche difficile, perché non ti senti a casa! Ti manca la tua privacy e lo capisco, ma potresti fare uno sforzo non credi?! Magari cercare di non scattare ogni volta che ti rivolgo la parola, o quando ti chiedo se stai bene! Lo sai che mi preoccupo per te, soprattutto dopo tutto quello abbiamo passato! Quando non vuoi passare del tempo con me basta dirlo! Preferisco che me lo dici quando vuoi stare da sola! Hai una stanza tutta tua di là! Adesso se vuoi puoi anche andare, sei libera! Anzi, resta pure vado via io! L'aria che si respira qui è davvero pesante!"

Max si stava dirigendo verso la porta e Chloe la bloccò afferrandola per un polso. “Max non andare, parliamone ok?”

“No Chloe, ora non ho più voglia di parlare con te! Non ho voglia di capire cosa ti passa per la testa! Hai avuto la tua occasione! Ti avevo chiesto cosa c'era che non andava e tu di tutta risposta mi hai fatto capire di essere snervante! Quindi sai che c'è Chloe, va bene così continua pure a pensare quello che ti pare! Non voglio saperne niente!"

Max si divincolò dalla presa di Chloe e uscì dalla camera piangendo e sbattendo la porta. Quando andò al piano di sotto, i suoi genitori la guardarono preoccupati. Inevitabilmente avevano sentito i toni scaldarsi. Vanessa guardò sua figlia. “Max, cosa sta succedendo?!”

“Non ora mamma, non sono in vena di parlare!” disse Max uscendo di casa per sedersi sui gradini esterni, con le braccia incrociate appoggiate sulle sue gambe e la testa sopra.



Nel frattempo Chloe era ritornata nella sua stanza buttandosi sul letto. Cercava di comportarsi bene, ma non ci riusciva. Era sempre nervosa e sotto pressione. Pensò che quello che aveva detto Max era vero, non si sentiva a casa. La sua casa era andata distrutta dal tornado come tutto il resto. Aveva voglia di bere e fumare erba. Voleva i suoi spazi e forse, una stanza non sarebbe servita a niente. Forse quello che cercava davvero era la libertà di essere sé stessa nel bene e nel male senza preoccuparsi di ferire qualcuno, soprattutto Max. Non riusciva a parlare con lei delle sue preoccupazioni. Non poteva aggiungere altro carico sulle sue spalle. Avere la morte di tante persone sulla coscienza era già di per sé un fardello troppo grande da sopportare. La situazione le stava sfuggendo di mano. A un tratto si ritrovò a pensare ai soldi. Forse dopotutto era la cosa migliore per entrambe. Stava creando non pochi problemi alla sua amica.

Vanessa guardò sua figlia attraverso la finestra sospirando. “Ryan che diavolo sta succedendo con quelle due? Non riesco a sopportare di vedere Max in questo stato. Capisco che stanno passando un momento terribile, ma non dovrebbero scontrarsi in questo modo”.

“Quello che sta succedendo tra loro è normale dopo quello che hanno passato”, rispose Ryan.

Vanessa si mise le mani alle tempie massaggiandosi. “Hai ragione Ryan, è che sono preoccupata per loro. Insieme hanno condiviso un'esperienza devastante e dovrebbero essere vicine più che mai ora, invece litigano. Questo non porterà a nulla di buono lo sai, se non si sostengono a vicenda loro due, chi lo farà?”

A Ryan gli si gelò il sangue ascoltando le parole di sua moglie, perché sapeva bene che c'era del vero. Vanessa poteva essere estremamente paranoica quando era preoccupata, ma in quel caso non aveva tutti i torti. Si avvicinò alla finestra per guardare Max, così decise di uscire. “Provo a parlarci per capire che succede ok?” disse Ryan rivolgendosi a Vanessa, che annuì mentre guardava uscire suo marito.

“Posso sedermi vicino a te Max?” chiese Ryan avvicinandosi a sua figlia.


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Lei annuì senza alzare la testa. Ryan sospirò. “Due volte in un giorno, potrei essere definito il padre dell'anno se non fosse che non mi piace tanto restare seduto sulle scale”.

Guardò Max sorridendo nella speranza di riuscire ad alleggerire la tensione non riuscendo nell’intento.

“Allora Max, mi dici che sta succedendo tra te e Chloe? Prima che tu dica qualcosa, voglio ricordarti che sono tuo padre e mi preoccupo per te. Non mi arrabbierò con Chloe se è di quello di cui hai paura. Sto sempre dalla tua parte, ma prometto di non prendermela con lei, nemmeno se ha sbagliato. Ora avanti, dimmi cosa succede”.

Max guardò davanti a sé e riflettendo su cosa dire a suo padre. “Non lo so papà. Io non lo so cosa ci sta succedendo. Odio litigare con lei, ma a quanto pare è la cosa che ci riesce meglio”.

“Max avete vissuto una brutta esperienza entrambe, siete stressate e spaventate. Chloe si trova di nuovo a dover affrontare un lutto e tu...ti conosco troppo bene Max, la tua sensibilità supera qualsiasi immaginazione. Hai perso i tuoi compagni di scuola e vedere la tua amica del cuore dopo cinque anni e vederla soffrire ancora così non è facile. Tesoro, dovete cercare di andare d'accordo. Dovete restare unite, perché nessuno meglio di voi due vi potrà sostenere. Certo, ci siamo io e la mamma e potrete sempre contare su di noi, ma non abbiamo vissuto quello che vi è successo. Quindi non potremo mai capire fino in fondo cosa avete provato e come vi sentite. Voi due lo sapete invece. Non permettete che questa tragedia vi separi. Lo so che non è facile, ma dovete provarci in qualche modo”.

Max guardò suo padre con gli occhi lucidi. “E cosa succede se non riuscissimo?”

Spero che Dio vi risparmi almeno questo pensò Ryan. “In quel caso io e la mamma vi saremo comunque vicino e cercheremo di aiutarvi nel miglior modo possibile” disse Ryan avvicinando sua figlia in un abbraccio.

“A proposito Max, voglio avvisarti che domani io e la mamma torniamo a lavoro, quindi mi auguro vivamente che riusciate a sistemare tutto prima di sera. Ok? Ci proverai anche se sei arrabbiata? Lo fai per il tuo formidabile papà?” disse Ryan sorridendo a sua figlia.

Max ricambiò il suo sorriso. “Si, ci proverò”.

“Bene, non vorrei essere a lavoro e pensare continuamente a cosa vi state urlando contro”.

Max rise e poi disse: “Grazie papà”.

“Di nulla cara” rispose Ryan abbracciandola.


 
Era già pomeriggio inoltrato, quando Max che aveva passato tutto il tempo al computer, decise di andare di sotto.
Quando uscì dalla sua stanza vide Chloe seduta sulle scale con la testa appoggiata al muro. Appena Chloe si accorse di lei chinò la testa. Max andò a sedersi accanto a lei. Nello stesso momento Ryan stava per prendere la via delle scale. Quando le vide fece un passo indietro per non interromperle e rimase in ascolto.

 
“Mi dispiace per essere stata dura con te prima”.

Chloe la guardò sorpresa. “Veramente dovrei essere io a scusarmi con te Max”.

“Siamo in due qui... ci siamo dentro insieme. Chloe... cosa ci sta succedendo?”

“Non lo so Max ma se dovessi azzardare un'ipotesi direi che tutta questa merda ci sta distruggendo lentamente. Hai ragione Max... ci siamo dentro insieme”. Chloe prese una mano di Max.

“Chloe, dobbiamo parlare di tutto se vogliamo uscirne. Odio il silenzio che c’è tra noi, è insopportabile” disse Max.

Chloe pensò un attimo alle sue parole e poi disse: “Max… io non voglio riaccendere il telefono”.
 
Max capì subito a cosa si riferiva, anche perché lei stessa temeva quel momento.

“Ho paura Max, temo di ricevere brutte notizie. So che è finita male. Lo so che è stupido, ma ho ancora questa parte di me che spera in qualcosa di impossibile. Non voglio aspettarmi nulla. Quando non hai aspettative è difficile rimanere delusi. Non voglio restare in attesa di una telefonata che non arriverà mai. Non sono pronta per questo. Quando mi renderò conto che non c'è nulla da attendere allora io... realizzerò che è successo per davvero e… mamma è morta Max... non c’è più...”

Chloe scoppiò a piangere. Max l’abbracciò piangendo a sua volta. “Mi dispiace tanto Chloe. Mi dispiace così tanto”.
 
Rimasero li abbracciate piangendo a dirotto. Ryan che era rimasto di sotto ad ascoltare la loro conversazione, comprese che quello che stava succedendo era solo l'inizio e che molto presto le cose si sarebbero complicate ulteriormente. Pensò a William e a cosa avrebbe fatto lui al suo posto con una responsabilità così grande. Doveva occuparsi di sua figlia che stava chiaramente male, senza dimenticare Chloe che aveva perso tutto. Non voleva vedere la sua famiglia cadere a pezzi. Era davvero in grado di riuscire a gestire quella situazione da solo? Vanessa era sempre più agitata e preoccupata. Lui era l’unico che doveva capire come gestire il tutto, ma non sapeva se ce l’avrebbe fatta.



                                                                                                           Continua…
   
 
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