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Autore: crazy lion    20/03/2021    0 recensioni
Taylor e Austin hanno otto e cinque anni e vanno nel bosco con i loro genitori durante un'abbondante nevicata. Iniziano a giocare, ma ancora non sanno che qualcosa di magico sta per accadere.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Austin Swift, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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GLI ELFI DI BABBO NATALE

 
"Taylor, svegliati" le disse sua madre con dolcezza.
La bambina aprì gli occhi ancora cisposi.
"Mamma, ho sonno" si lamentò. "E poi è domenica, lasciami dormire."
"Ma c'è la neve."
La bambina saltò su di scatto.
"La neve?"
Si infilò le calze di lana e le ciabatte, rifece il letto e corse alla finestra, che aprì. Fuori era tutto bianco.
"Che bello! Che bello! Che bello!" gridò saltellando.
Andrea rise.
"Vieni, facciamo colazione e poi andiamo a giocare fuori. Austin è già in cucina."
I bambini divorarono tutto in pochissimi minuti, poi aiutati dai genitori si vestirono pesanti e uscirono. Il giardino aveva già dieci centimetri di neve., che continuava a cadere.
"Ora faccio un pupazzo!" esclamò Austin, iniziando a scavare nella neve.
Taylor, invece, si divertiva a gettare palle di neve contro un muretto.
"Perché non andiamo nel bosco? C'è una bella atmosfera con la neve" suggerì Scott, il loro padre.
"Potrete giocare anche là" disse Andrea.
A quelle parole i bimbi accettarono. Salirono in macchina con i genitori e andarono fuori città. Parcheggiarono l'auto e si inoltrarono nel bosco addormentato. Non si udiva alcun rumore a parte il sibilo del vento fra le fronde degli alberi. Tutto era immobile e silenzioso. Molti animali si trovavano in letargo e dormivano nelle loro tane.
"Che bello!" esclamò Taylor, parlando piano come per non svegliare il bosco.
"Visto? Te l'avevamo detto" rispose la mamma.
"Tay, facciamo una corsa?" chiese Scott prendendola per mano.
Aveva cinque anni, lei otto compiuti da poco.
"D'accordo."
"Non vi allontanate troppo!" esclamò il padre quando li vide correre via.
Ma i due bambini non lo ascoltarono. Svoltarono a destra e corsero finché bruciarono loro i polmoni. Avevano sentito i genitori chiamarli per un po', ma ora non udivano più le loro voci.
"C-ci siamo persi?" chiese Scott, iniziando a tremare.
Taylor si guardò intorno. Dei genitori non c'era traccia.
Sono la più grande, devo comportarmi da tale pensò.
"Ora li ritroveremo, Austin, non preoccup…"
Ma scivolò sulla neve e sbatté la testa contro il tronco di un albero. L'ultima cosa che sentì prima di svenire fu la voce del fratello che urlava.
Si svegliò sdraiata su qualcosa di morbido. Intorno a lei non c'era nessuno. Si trovava in una stanza piccola, di legno, con le pareti dipinte di giallo. Le coperte erano calde e confortevoli, si stava bene. Ma dove si trovava? Chi l'aveva salvata? E soprattutto, dov'era Austin? Queste domande la fecero alzare di scatto.
"Ciao, piccola!" esclamò una donna entrando in quel momento.
Era molto alta, con una voce dolce e meravigliosa e i capelli neri e gli occhi scuri. Portava una tuta da ginnastica e una felpa molto pesante.
"Ciao, ma non sono piccola" ribatté Taylor, con una punta di stizza nella voce.
"Scusami, non volevo offenderti. Io sono Ariel, tu come ti chiami?"
"Taylor" rispose la bambina. "Mi gira la testa."
"Perché sei un'umana e non sei abituata a stare in alto."
"Tu cosa sei?" chiese.
Aveva detto che lei era un'umana come se lei non lo fosse stata.
La donna la fece sdraiare di nuovo e le controllò la fronte.
"Ti abbiamo messo del ghiaccio. Avevi preso una botta, ma non è niente di grave" rispose. "Ora è passato, non c'è nemmeno il bernoccolo."
"Mio fratello?"
C'era, quando l'avevano trovata, vero? O forse era andatao a chiedere aiuto e si era perso ancora di più?
"È di là che gioca con i miei figli. Vieni, ti porto da lui se te la senti."
"Ho sete."
La donna le porse un bicchiere d'acqua che prese da un rubinetto.
"Dove siamo, qui?"
“A Floradia, la città degli elfi della natura. Ce n'è una per ogni altro elemento: acqua, aria, fuoco e terra. Di solito sono invisibili, solo i bambini più fortunati le possono vedere."
La donna aprì la finestra e Taylor poté notare che sotto la casa si trovava una grandissima piattaforma sulla quale c'erano tante altre case come quella e, molto più in là, delle scale fatte con pegno e corda grazie alle quali si scendeva dall'albero.
"Che fico!" esclamò.
"I fichi sono frutti" le fece notare la donna.
Taylor si sforzò di non ridere.
"È una parola nostra, umana. Se qualcosa è fico, o figo, allora significa che è bello."
"Ah, ho capito. Grazie, mi hai insegnato una cosa nuova."
"M-ma perché fa così freddo?"
La donna chiuse la finestra, poi diede alla bambina abiti molto più pesanti.
"Non ti trovi nel bosco dove sei stata con i tuoi genitori."
"E dove, allora?"
"Te lo diremo presto. Ma non devi avere paura, non ti abbiamo rapita. Sei semplicemente finita qui grazie a una magia."
"Una magia?"
"Esatto."
La donna le sorrise, poi Taylor finì il bicchiere d'acquaaa e la seguì. Notò altri letti vicino a quello in cui era stata sdraiata. Quella doveva essere la zona letto della casa.
"Austin!" esclamò quando vide il fratello, seduto sul tappeto, che hgiocava con altri tre bambini.
"Tay, stai bene?" le chiese, gettandolesi fra le braccia.
"Sì, sono solo un po' confusa. Gli elfi non esistono."
"Esistono se qualcuno crede in loro" disse il marito della donna che le aveva parlato. "Io sono Sean, lei è mia moglie e loro sono i miei figli Lucas, Lauren e Olith. Su, salutate i nostri ospiti, bambini."
I due più grandi si alzarono e andarono a presentarsi. Taylor e Austin scoprirono così che avevano cinque anni lui e otto lei, proprio come loro. Olith, invece, gattonò verso di lei e si aggrappò a una delle sue ambe e a un'altra di quelle di Austin.
"Tesoro, lasciali" disse Ariel al bambino, staccando le sue mani dalle caviglie degli altri due.
"Lascialo fare, è piccolo" disse Taylor e l'altra sorrise.
"Scusalo, alla sua età è ancora molto vivace."
"Non importa."
Anche se aveva solo tre anni più di lui, si era sempre comportata da sorella maggiore con Austin, aiutando la mamma in tutto quello che le era stato possibile vista la sua giovanissima età. Si chinò e accarezzò il bambino sulla testa e sul visetto paffuto.
"Mmm" disse lui, sorridendole.
"Guarda, ti sta dicendo ciao!" esclamò Austin, che intanto si stava divertendo con delle macchinine assieme a Lucas.
"Ciao, piccolino" disse Taylor, poi si sedette a terra e lo prese in braccio.
"Ah, ah, ah" diceva il bambino, mentre con le manine le esplorava il viso e lei sorrideva.
"Penso che dovete spiegarci delle cose" disse, sbagliando verbo.
"Siete nella città degli elfi, che si trova nel regno di Babbo Natale" iniziò Sean.
"Cosa?"
I bambini si alzarono in piedi e, prima di farlo, Taylor mise giù Olith.
"State scherzando, spero!"
"No, Austin, è la verità" gli spiegò Lucas. "Noi siamo tutti elfi di Babbo Natale. Noi bambini giochiamo e gli adulti lo aiutano con il suo lavoro."
"Provatecelo" dissero insieme i bimbi.
Già credere agli elfi non era cosa da poco, ma veniva loro facile dato che avevano ancora molta fantasia. Tuttavia, ritenere vera anche la faccenda di Babbo Natale, che Taylor aveva scoperto da poco non esistere, non era semplice per lei.
"Venite con noi."
Ariel prese in braccio Olith e gli altri quattro bambini seguirono lei e il marito. Una volta sulla piattaforma, percorsero la strada fino alle scale. Taylor e Austin andarono piano, perché le vertigini li facevano barcollare, ma non caddero né vomitarono. Una volta arrivati, si aggrapparono al corrimano e cominciarono a scendere piano, attenti a dove mettevano i piedi.
"E se cadiamo?" chiese Austin.
"Non succederà, nessuno è mai caduto da queste scale" li rassicurò Sean. "Non guardate in basso."
Taylor fece il contrario e la testa le vorticò così tanto che dovette aggrapparsi in maniera tanto forte al corrimano che le sue nocche fecero male. Forse sbiancarono, ma non lo vide perché erano coperte dai guanti. Una volta scesi dall'albero, lei e Austin si guardarono intorno. Oltre a quello ce n'erano tanti altri, con piattaforme simili, che formavano i vari quartieri della città. Videro anche un cartello, lì vicino.
Benvenuti a Floradia recitava.
"Che bel nome!" esclamò Austin.
"Le altre città dove sono?" chiese Taylor.
"Qui vicino" rispose Lauren. "Dai, andiamo."
Mentre procedevano fra gli alberi, Olith li indicava e rideva. Taylor sorrise. La risata dei bambini era sempre bellissima. Ricordava quella di Austin da piccolo ed era uguale.
Uscirono dalla città e arrivarono al centro di un grande spiazzo una decina di minuti dopo. Camminare nella neve non era facile per i due piccoli umani e avevano male ai piedi.
"Eccoci arrivati."
Davanti a loro si stagliava un edificio alto e imponente, con le pareti tutte colorate e un cartello sulla porta con scritto:
Fabbrica dei giocattoli.
"Mio Dio, allora è vero!" esclamò Taylor.
"Esiste tutto, Tay, tutto!"
Austin saltellava felice.
"Dai bambini, entriamo" disse Sean che aprì la pesante porta.
E così, i due umani videro per la prima volta tantissimi altri elfi lavorare a un'infinità di giocattoli. Fabbricavano pezzi di costruzioni, bambole, peluche, macchinine e molto altro. Erano tutti concentrati sul proprio mestiere e nessuno si girò per salutarli.
"Andiamo a conoscere Babbo Natale, venite."
I due bambini seguirono gli elfi con gli occhi sbarrati e la bocca letteralmente spalancata, non credendo a ciò che stavano vedendo. Quello era il Paradiso dei bambini, tutti avrebbero dovuto vederlo.
Salirono una lunga scala a chiocciola fino ad arrivare alla porta di un ufficio.
"Babbo Natale?" chiese Sean. "Possiamo entrare? Siamo io e la mia famiglia e abbiamo due piccoli ospiti."
"Venite pure" disse una voce grossa ma gentile dall'altra parte.
Quando la porta si aprì, un uomo con una lunghissima barba bianca sorrise a tutti.
"Ah, sono questi i due piccoli umani che avete portato."
"Sei davvero Babbo Natale?" chiese Austin.
"In carne e ossa" rispose lui.
"Provalo."
"Beh, vediamo, tu ti chiami Taylor e tu Austin, giusto? Cos'ho messo in cima alla mia lista? Ah sì, una chitarra!"
"Il mio regalo!" esclamò Taylor estasiata.
"C'è anche il mio, vero? Perché sono stato buono" precisò Austin.
Tutti risero.
"Sì, c'è anche il tuo, non preoccuparti."
Poco dopo, i sei lasciarono Babbo Natale al suo lavoro, ma lui non permise loro di andar via prima di aver dato un abbraccio a tutti i bambini. Taylor si sentì sicura fra le sue braccia.
Una volta tornati in cima all'albero, gli adulti e i bambini, tutti tranne Olith, bevvero una buona tazza di cioccolata calda.
"Austin, dovremmo tornare a casa adesso" disse Taylor.
"Ma io qui sto bene."
"Lo so, ma i nostri genitori ci staranno cercando."
"Giusto. E come torniamo?"
"Vi basterà esprimere un desiderio" disse Shayleen.
I bambini salutarono e ringraziarono gli elfi, poi giocarono un po' con le costruzioni assieme ai loro tre figli. Olith distrusse più volte la torre che gli altri bambini continuavano a rifare, ma nessuno si arrabbiava e tutti ridevano.
"Allora arrivederci" disse Taylor.
"Ciao" salutò Austin.
"Ciao, buon viaggio e buona fortuna!" esclamarono gli adulti e i due bambini insieme.
Desidero tornare dai miei genitori pensarono i bambini.
In men che non si dica erano tornati nel bosco, vicino a mamma e papà.
"Non vi siete allontanati molto, bravi" disse la mamma.
Allora non si erano accorti di niente. Lì non erano passati che pochi minuti.
Meglio così pensarono i bambini.
"No, hai visto? Siamo stati bravi?" chiese Austin.
"Bravissimi, ora torniamo a casa" rispose il padre.
I bimbi giocarono tutta la mattina in giardino, lanciandosi palle di neve e costruendo pupazzi ai quali mettevano dei bottoni per occhi e una carota ocme naso.
"È stato bellissimo, vero?" chiese Austin alla sorella quando, per un momento, si ritrovarono da soli sulla neve.
"Sì, tanto. E magari se ci ritorniamo succede ancora."
Non vedevano l'ora di scoprirlo. Quel giorno fu uno dei più belli della loro vita.
   
 
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