Teatro e Musical > Altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    21/03/2021    0 recensioni
[[Lucia di Lammermoor]]
[[Lucia di Lammermoor]]What if sulla "Lucia di Lammermoor", basata sull'idea di Enrico che trova il corpo agonizzante di Edgardo e, pentito del suo odio, gli promette che lui e Lucia saranno sepolti insieme.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cielo notturno, simile ad una lastra d’ossidiana, sovrastava il sepolcreto dei Rawenswood, mentre un gelido vento sferzava la terra, sollevando piccoli turbini di polvere.
Di tanto in tanto, nell’aria gelida echeggiava il lugubre richiamo dei corvi.
Con passo lento, Edgardo camminava presso le tombe, il capo chino sul petto.
Che abbia termine tutto qui. – mormorò il giovane, malinconico. Presto, Enrico, fratello di Lucia, sarebbe giunto.
Il loro duello avrebbe posto termine alla faida tra la sua famiglia e quella di lei.
Sentì le lacrime bagnargli il viso. Con la sua morte, quell’odio si sarebbe spento.
Il suo cuore ferito avrebbe smesso di battere e sanguinare.
La mia vita è un deserto senza di lei. – mormorò. Per lei, aveva rinnegato il suo dovere di figlio e aveva rinunciato alla vendetta per gli Ashton.
Si era lasciato ingannare dai suoi capelli d’oro e dai suoi occhi cerulei, promesse di Paradiso.
Aveva creduto di scorgere in lei un angelo rivestito d’apparenze terrestri.
Con un gesto nervoso, allontanò le lacrime. No, Lucia non meritava le sue lacrime.
Lei, che tante promesse aveva fatto, non si era rivelata sincera.
Aveva tradito il suo amore e si era donata ad un altro uomo.
Queste sono le mie ultime lacrime, Lucia. Morirò per te, ma non piangerò più. – promise, il tono duro. L’amore non poteva essere controllato, ne era consapevole, ma poteva mutare le sue maniere.
Lei non meritava le sue lacrime, avendo infranto il suo voto.
E lui, ultimo erede degli Ashton, si sarebbe lasciato uccidere per lei, ma i suoi occhi sarebbero stati asciutti.
Lucia non si sarebbe compiaciuta più dei suoi inganni e del potere della sua bellezza.
Sì, avrebbe incontrato la morte con la fierezza di un antico combattente.

Ad un tratto, dei tristi lamenti attirarono la sua attenzione e il giovane si scosse dai suoi pensieri.
Che cosa succede? Proviene tutto dal castello dei Ravenswood., pensò. Aveva pensato che il maniero sarebbe stato illuminato dalla gioia per le nozze di Lucia e Arturo.
Cosa aveva mutato gli imenei gioiosi in canti funebri?
Un sospetto triste attraversò il suo cuore e lui lo scacciò. No, non doveva incupirsi per lei.
Lucia non meritava alcun pensiero da parte sua.
Se avesse potuto, avrebbe estirpato quel sentimento dal suo cuore.
Eppure, perché avvertiva l’angoscia stringergli il cuore?
A passo rapido, attraversò il sepolcreto e vide giungere un gruppo di armigeri degli Ashton, che stringevano tra le dita delle torce, che illuminavano d’una debole luce l’area circostante.
Che succede? Giungete dal castello dei Ravenswood… – mormorò Edgardo, cauto.
Per alcuni istanti, tacquero e si fissarono negli occhi, dubbiosi.
Poi, un uomo alto e robusto si fece avanti e fissò i suoi occhi celesti in quelli neri di Edgardo.
Il giovane sussultò. Di nuovo, il suo cuore era percorso da una sensazione di forte disperazione, ma non ne comprendeva l’origine.
O forse fingeva di non capirla?
I canti di nozze si sono tramutati in lamenti funebri. Lucia è morta. – spiegò l’armigero, lugubre.
Il giovane Ashton spalancò gli occhi e un gemito di dolore risuonò sulle sue labbra. Tutte le sue riflessioni si infrangevano in quel momento.
Il suo cuore era straziato dalla lama di una sofferenza atroce.
La donna da lui amata era morta e lui era ignaro.
Che… Che cosa è successo? – chiese, il tono triste. Gli pareva di vivere in una situazione irreale, quasi di sogno.
L’armigero, per alcuni istanti, si irrigidì e reclinò la testa, quasi vergognoso.
Te ne prego, parla. Ho bisogno di conoscere la verità. – supplicò Enrico, gli occhi lucidi di lacrime. Ormai, non gli importava più nulla.
La dignità perdeva d’importanza dinanzi alla fine della donna da lui amata, malgrado tutte le traversie.
Ha perduto la ragione e ha ucciso Arturo. La pazzia l’ha condotta alla morte. Le sue ultime parole sono state per te. Ti ha amato e non acconsentì al matrimonio con Arturo di Bucklaw per sua volontà. – rispose l’uomo, gli occhi lucidi di pianto.
Edgardo rimase immobile, come fosse stato pietrificato da un incantesimo. Gli sembrava di precipitare in un pozzo nero, privo di luce.
Lucia era stata forzata a delle nozze da lei non desiderate.
E lui, accecato dall’odio, l’aveva giudicata una prostituta e non aveva saputo vedere oltre le apparenze.
Era stato ottuso e non aveva saputo vedere le lacrime di Lucia e il suo sguardo vuoto di luce, mentre gli ridava l’anello.
Quale era il senso della sua esistenza?
No, l’intero creato, in quel momento, gli pareva privo di logica.
Potete andare… E’ tutto. – disse il giovane, lo sguardo fisso nel vuoto.
Gli armigeri lo fissarono, perplessi, poi si allontanarono.

Per alcuni minuti, Edgardo camminò attraverso la necropoli, il cuore gonfio d’amarezza. Come aveva potuto non fidarsi di lei?
Lucia non lo aveva tradito.
Era stata forzata dall’inganno o dalla violenza.
Le lacrime, impetuose, ruscellarono dai suoi occhi. Tale, imperituro odio tra gli Ashton e i Ravenswood a chi aveva giovato?
A quali abissi di dolore aveva condotto?
Ormai, nulla più mi resta. – sussurrò. Sarebbe precipitato all’Inferno, ma non gli importava.
Quelle notizie avevano annientato il suo spirito e il suo corpo sopravviveva per istinto.
Presto, anche la sua vita fisica si sarebbe conclusa.
Qualsiasi punizione, per quanto tormentosa, gli sembrava dolce rispetto all’assenza di lei.
Il vento si rafforzò e gonfiò il mantello di Edgardo, come la vela di una barca ancorata nel porto.
Calmo, questi prese il pugnale, che teneva appeso alla cintura e, per alcuni istanti, fissò il riflesso del suo viso nel metallo.
Addio. Perdonami, Lucia. – mormorò.
Poi, volse contro di sé l’arma e questa scomparve nel suo petto.
Il sangue, impetuoso, zampillò, come acqua da un tubo forato, e impregnò il terreno del suo umido calore.
Edgardo, ormai privo di forze, si accasciò. Finalmente, tutto si sarebbe concluso.

No! – urlò una voce maschile, costernata.
Enrico fissò la figura snella di Edgardo accasciarsi sul terreno. Sua sorella era morta, consumata dal fuoco della follia, e il rimorso lo aveva schiacciato.
Pur di compiacere il suo odio, aveva condannato Lucia all’infelicità e le aveva estorto il consenso al matrimonio col suo amico Arturo servendosi di un inganno crudele.
Aveva creduto di potere rimediare al suo atto, deponendo l’odio verso l’uomo da lei amato.
Ma anche tale possibilità gli era stata negata.
Percorse i pochi metri che lo separavano da Edgardo, si inginocchiò accanto a lui e lo strinse tra le braccia. Un debole respiro sollevava il suo petto, ma il gelo della morte si impadroniva delle sue membra.
Puoi sentirmi? – chiese Enrico, impacciato. Poche ore prima, aveva sfidato l’agonizzante erede degli Ashton ad un duello mortale.
Eppure, pareva che fosse trascorsa un’intera esistenza…
Quell’odio, prima da lui riverito, gli appariva nella sua completa insensatezza.
Aveva condannato una intera famiglia alla disperazione e allo strazio.
Edgardo sollevò la testa e i suoi occhi, velati dalla morte, si rifletterono nelle iridi verde mare di Enrico.
Tu… – soffiò, estrefatto. Perché il fratello di Lucia era così premuroso con lui?
Avrebbe dovuto gioire della sua morte.
Enrico tacque e abbassò la testa. Lo sguardo di Edgardo era per lui fonte di vergogna e non riusciva a sostenerlo.
Gli rimembrava le sue mancanza verso la sventurata Lucia.
Io… Io non posso cambiare quello che è stato. Per colpa mia, il vostro legame è stato distrutto in questa vita. Tu e Lucia avevate la colpa di amare e io, in nome del mio odio, vi ho condannati. Posso solo darvi la possibilità di riposare insieme in un’unica tomba, degna del vostro amore.. – dichiarò. Non sarebbe servito a nulla effondersi in scuse patetiche.
Vuote parole non avrebbero mutato il destino di entrambi.
Edgardo sbarrò gli occhi, sorpreso. Enrico… Enrico si stava scusando con lui e Lucia.
Aveva compreso in ritardo la sua stupidità.
Percepiva la sincerità del suo rimorso nella delicatezza delle sue mani, strette attorno alle sue spalle.
Va bene… – sussurrò Edgardo. Certo, Dio avrebbe separato lui e Lucia, ma la debole unione delle loro ossa avrebbe rasserenato il suo spirito.
Qualche istante dopo, la tenebra velò i suoi occhi e il corpo di Edgardo si rilassò nella morte.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Altri / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada