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Autore: Mahlerlucia    21/03/2021    2 recensioni
“Guarda, Shizu-chan! Sembra di volare!”
“È così divertente stare lì sopra?”
“Certo! Sali anche tu e vediamo chi è più bravo a mantenere l’equilibrio! Scommetto che vincerò io!”
[Hiiragi x Shizusumi || Manga!Spoiler]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiiragi Kashima, Yagi Shizusumi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Manga/Anime: Given
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life
Rating: giallo
Personaggi: Hiiragi Kashima, Yagi Shizusumi
Pairing: #Shizuragii
Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Tipo di coppia: Shonen-ai

 



 
Million reasons



 
Hiiragi non avrebbe retto un solo minuto in più chiuso tra le quattro mura della propria abitazione. I pensieri avulsi rispetto a ciò che era accaduto lo avevano talmente surclassato da ridurlo all’ombra di sé stesso.
Aveva trascorso due giorni senza quasi toccare cibo, preoccupandosi il minimo indispensabile della sua igiene personale e dormendo con ancora indosso parte della divisa scolastica. Aveva passato così tanto tempo a rimuginare circa il proprio passato da non essere stato più in grado di dare voce ai suoi stessi istinti, così come alle sue necessità primarie. Non sentiva più di appartenere a quel corpo, non percepiva le conseguenze dovute alla disidratazione e all’abbandono di ogni interesse, ad eccezione della canzone inviatagli da Uenoyama.
Ascoltava quel brano in loop ripensando a ciò che era stata la sua vita alle scuole medie, alla sua ammirazione per Yūki e per il suo smisurato talento, così come non riuscì ad evitare di andare a rispolverare la sana gelosia che inevitabilmente avvertiva ogniqualvolta l’immagine di lui e Mafuyu osava ripresentarsi a fronte dei suoi occhi gonfi e stravolti. Una gelosia che non avrebbe mai sottratto nessuno dei due all’altro, questione che non era mai rientrata minimamente nei suoi piani, tanto meno tra le sue volontà più recondite. Desiderava semplicemente poter vivere a sua volta una storia tanto onesta e travolgente, tanto abbagliante quanto profonda. Null’altro intorno a sé poteva raffigurare ciò che quei due – insieme – erano divenuti nel suo immaginario quotidiano.
Solamente quando si voltava verso la persona a lui più cara riusciva a resettarli dai suoi pensieri per qualche istante: Shizusumi era l’unico elemento della sua vita capace di brillare ancor più dei suoi vecchi amici. Per anni era stato il rifugio sicuro in cui rintanarsi nelle sue giornate più anguste, l’amico sincero su cui poter far affidamento per ogni evenienza, la mano tesa pronta a sorreggerlo a fronte di ogni suo più piccolo sbalzo d’umore. Sapeva bene come muoversi Shizu; conosceva i suoi punti deboli e le sue più valide fragilità senza mai porre domande sconvenienti o commentare più del necessario. Vi erano momenti adatti al dialogo e altri in cui il silenzio era in grado di tornare sovrano sulle loro esistenze malinconiche e solitarie, da sempre caratterizzate da precoci abbandoni e svogliate raccomandazioni.
Hiiragi e Shizusumi erano così divenuti due solitudini capaci di compensarsi l’un l’altra, accarezzando reciprocamente le proprie paure donando loro una ‘voce’. Uno sguardo, un gesto o una carezza erano stati spesso capaci di fare ben di più.

Qualche timido raggio di sole aveva fatto capolino sino alla sua finestra, mostrando finalmente nuova luce a seguito di giorni interi di sola pioggia. Poteva quasi sembrare paradossale, ma l’idea che il meteo avesse potuto seguire l’andamento del suo altalenante stato d’animo aveva sfiorato i pensieri di Hiiragi in ben più di un’occasione.
Dopo una lunga e meritata doccia cercò la divisa pulita e la indossò. Pensando di sistemare i libri nella borsa, li sollevò dalla scrivania per poi rimanere immobile a causa di un dubbio che lo colse d’impeto: era il caso di portare il basso con sé?! Era verosimilmente pronto per affrontare Uenoyama e l’arrangiamento del brano di Yūki che lui stesso gli aveva chiesto di ultimare? Ma sopra ad ogni altra cosa... sarebbe realmente stato in grado di affrontare Shizu dopo quello che era accaduto tra loro solamente poche ore prima? Lo avrebbe ritrovato a scuola?
Preso da un frenetico impulso, rimise i volumi sul piano in legno della scrivania e si adoperò nel recuperare il proprio iPhone rimasto sul comodino. Nemmeno un messaggio da parte sua e i social neanche a guardarli. A fatica era riuscito a convincerlo a crearsi un account ‘anonimo’ per gestire la pagina dedicata alla loro band su Instagram.
Diede un occhio anche a quest’ultima: non c’era stato alcun aggiornamento da quasi una settimana e il numero dei consensi stava drasticamente scendendo.
No, questo non va affatto bene. Avrei dovuto parlarne con lui... almeno di questo!

Infilò rapidamente tutto ciò che presupponeva gli sarebbe servito nel corso di quella giornata. Non aveva recuperato un solo appunto e tantomeno i compiti da dover svolgere, ma era pronto a pagarne le conseguenze. Non avrebbe mai chiesto a sua madre di rilasciargli una giustificazione per motivi di salute; sapeva bene che in caso contrario lo avrebbe mandato seduta stante dal medico quando lui non aveva di certo tempo da perdere per certe sciocchezze.
Mise in spalla la custodia contenente il suo strumento e uscì salutando a stento la sua genitrice già impelagata in una conversazione telefonica con una collega di prima mattina.
Avrebbe fatto colazione al bar della stazione, in attesa di scoprire se Shizu sarebbe passato o meno tra la folla.
 
 
***
 

Dopo aver optato per un altro locale nei pressi della scuola, s’incammino verso il sottopassaggio della stazione. In quei frangenti ricevette una notifica che lo fece sobbalzare di colpo. In cuor suo sperava che si trattasse proprio di Yagi, ma si rivelò essere una semplice mail che lo avvisava dell’imminente scadenza del suo abbonamento a Spotify Premium. Se avesse avuto nei dintorni meno occhi capaci di giudicarlo avrebbe volentieri seguito l’idea folle di lanciare il telefono oltre la staccionata che si trovava di lì a pochi metri.
Cosa volete che me ne freghi in questo momento dell’abbonamento a Spotify? Eh?!

Il suo sguardo restò ancorato alla palizzata in ferro che inesorabilmente aprì una nuova voragine di ricordi dal peso emotivo non indifferente. Lasciò scivolare lo smartphone in tasca e mosse qualche passo in direzione di quell’ammasso di tubi utili a separare il corridoio della metropolitana dalla strada esterna. Cercò di trattenere le lacrime che spingevano agli angoli dei suoi occhi ancora gonfi, maledicendosi nell’attimo in cui cominciò a domandarsi come fosse possibile che dopo aver pianto da solo in camera per due giorni consecutivi avesse ancora delle riserve fisiche e psichiche capaci di lasciarlo cadere ripetutamente in quella trappola buia e apparentemente senza mai fine.
Rimembrò la prima volta in cui tentò di mantenere l’equilibrio su un’asta tanto sottile e dalla dubbia resistenza chiarita dall’evidente ruggine. Rivide sé stesso con le braccia alzate a livello delle spalle, i capelli ancora scuri, la voce sottile appartenente a un bambino che non aveva ancora terminato la scuola primaria.


 
“Guarda, Shizu-chan! Sembra di volare!”
 
“È così divertente stare lì sopra?”
 
“Certo! Sali anche tu e vediamo chi è più bravo a mantenere l’equilibrio! Scommetto che vincerò io!”
 
 
E Shizu non se lo fece ripetere una seconda volta. Esattamente come quella volta in cui gli chiese di portare avanti il progetto della band anche a seguito della morte di Yūki. Era bastato che Hiiragi proponesse l’idea per avere in toto la sua approvazione, quasi non avesse mai desiderato altro se non trascorrere del tempo assieme a lui e a lui soltanto.

Successe di nuovo, proprio in quella stazione, oltre un anno prima.
La mente ancora annebbiata dalla recente scomparsa del caro amico, la volontà di non lasciarsi nuovamente inghiottire dal proprio dolore cercando di far spazio a una leggerezza puerile che sperava di ritrovare ammirando il cielo e immaginando di poter toccare le soffici nuvole bianche con un dito. Si era lasciato travolgere dalla bellezza della luce del tramonto che offuscava ogni forma di razionalità rimastagli, mentre continuava a deambulare a fatica sopra la scarsità di quel sostegno. Difatti, ben presto mancò l’appoggio del piede destro e venne meno la stabilità. Un istante prima di perdere definitivamente l’equilibrio riuscì ad avvertire la presenza di una mano che fu in grado di sorreggerlo ed evitare che si facesse realmente del male.
 

 
“Hiiragi.”
 
 
La voce calma e razionale di Yagi aveva richiamato la sua attenzione, mentre le dita si erano strette alle sue ritrovando quel bilanciamento fisico che poco prima stava scemando.
Gli altoparlanti del konbini posto dalla parte opposta della strada continuavano a rilasciare le note di una celeberrima canzone degli Oasis, entrando di prepotenza nel background di quel frangente di vita che non lo avrebbe di certo abbandonato con tanta facilità.
Lui non aggiunse nient’altro e tantomeno si permise d’inscenare espressioni rammaricate o – nella peggiore delle prospettive – di rimprovero. A nulla sarebbe valso infierire su di un’angoscia che stava faticando a definire le risposte necessarie affinché potesse essere compreso nel profondo. Ma a loro bastò ritrovarsi, scoprire ancora una volta – come se fosse la prima – di poter contare costantemente l’uno sull’altro, soprattutto nei complessi momenti di smarrimento come quello che stava vivendo Hiiragi proprio dinnanzi ai suoi occhi rassicuranti.
Shizusumi era lì per lui e questo era tutto ciò che contava.
 
 
***
 

Senza minimamente riflettere sulle conseguenze, Hiiragi si ritrovò ad arrampicarsi su quella barricata. Faticò più del dovuto a trovare il bilanciamento necessario per restare in piedi, per far sì che eventualmente Shizu si accorgesse di lui tra tante anime perennemente di fretta. Commise l’imprudenza di chiudere gli occhi mentre muoveva i primi passi tenendo le braccia ampie, faticando a portarle all’altezza delle spalle. Il suo stomaco era tormentato dai morsi della fame, ma fece il possibile per ignorare ogni segnale legato alla carenza di zuccheri nel sangue. Tra i suoi pensieri confusi vi erano certamente altre priorità.
Oltre a ciò, fece il possibile per non dar credito ai commenti che giungevano sino alle sue orecchie. “È ubriaco per caso?”, “Questi giovani così spericolati... cosa vogliono dimostrare?”, “Non sarà il caso di chiamare la sicurezza? Non si sa mai che possa aggredire qualcuno...”. Tra tanta disgrazia ci fu qualche anima pia che arrivò persino a domandarsi se stesse bene, con un’accezione francamente più affettiva.
Si ritenne più che fortunato nell’attimo in cui pensò che la sua mente avesse raggiunto l’apice della pace interiore, dato che tutte quelle voci circostanti si erano dapprima mescolate in un brusio indefinibile, per poi sparire definitivamente dalla sua percezione.
Aprì gli occhi lentamente e realizzò che curiosi e malpensanti si erano saggiamente dileguati; facevano ancora caso a lui solamente alcuni bambini accompagnati da genitori dai quali venivano celermente ammoniti ogni volta che venivano sorpresi ad indicare altre persone con la mano.
La sua visuale però era tutt’altro che nitida: una serie di macchie nere si stava allargando in maniera spasmodica all’interno del suo campo visivo fino a ridurgli l’illuminazione circostante al minimo indispensabile. Nel giro di pochi istanti quest’ultima svanì completamente e un capogiro fece poi il resto.
 
 
***
 
 
“Hiiragi…”

Kashima riaprì gli occhi avvertendo tutta la violenza con cui la luce del sole desiderava ricordargli che non era il caso di perdere una giornata del genere dormendo. Percepì la presenza di un panno fresco posato sulla sua fronte calda. Roteò appena il capo e finalmente lo vide. Ad un primo impatto pensò di trovarsi ancora all’interno dell’ennesimo sogno legato ai vissuti del passato, ma la mano di Yagi stretta alla sua gli fece immediatamente cambiare opinione.
Non è un sogno... non è un sogno... Shizu! Sei davvero qui...

“Come ti senti?”

Detestò la sua incapacità nel controllare quelle maledette lacrime che cominciarono a cadere sul suo viso. Tentò di dire qualcosa in favore di quella domanda a cui, in realtà, non sapeva cosa rispondere. Le sue labbra tremarono, così come le dita che si erano ancorate alle sue, decisamente più forti e accoglienti.
Si sollevò a sedere su quella panchina in legno su cui era stato adagiato e lasciò involontariamente cadere al suolo la giacca della divisa scolastica. Non poteva essere la sua perché l’aveva ancora indosso, oltre al fatto che fosse di almeno un paio di taglie superiori alla sua. Il fazzoletto inumidito stava per fare la medesima fine, ma Shizusumi riuscì prontamente ad afferrarlo con la mano rimastagli libera. Finì per raccogliere anche la sua giacca, per poi sedersi a fianco di quello che aveva sempre creduto essere il suo migliore amico. Del resto, ogni suo desiderio continuava ad essere un ordine per lui; un ordine al quale avrebbe ubbidito per il resto dei suoi giorni.
 
 
“Sono disposto a dare la mia vita per lui...”
 
 
“Mi dispiace.”

Hiiragi tentò di espiare le sue colpe con un filo di voce, aggrappandosi disperatamente alla speranza che un giorno o l’altro Shizu potesse comprendere quanto i sentimenti che provava per Yūki non fossero nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che aveva da sempre riversato nei suoi confronti. Posò il capo sulla sua spalla, tentando con tutte le sue forze di dare un limite alla sua sensibilità. Troppe volte Shizu lo aveva visto lasciarsi andare a quel modo, ma ora era tutto cambiato. I ruoli che ricoprivano l’uno per l’altro non erano più gli stessi e doverlo accettare si stava rivelando tutt’altro che semplice.
Yagi posò la mano sul suo capo e iniziò a scombinargli i capelli, com’era solito fare nei momenti in cui lo sorprendeva giù di morale o eccessivamente preoccupato. In cuor suo sentiva che il bassista non aveva davvero nulla di cui doversi scusare, dato che l’unico vero colpevole di quella tediosa situazione era lui e nessun altro.

“L’unica cosa di cui dovresti dispiacerti e di non aver fatto colazione. Per il resto non hai colpe. Sono io che ho sbagliato e che dovrei scusarmi.”

“E di cosa?!”

Hiiragi sollevò il capo per poterlo guardare direttamente negli occhi, con un’espressione sconcertata al punto tale da ricordare ancora una volta al batterista ciò che era successo tra loro solamente un paio di giorni prima. La sua irruenza, la sua completa mancanza di rispetto per quell’immensa sensibilità che chiedeva solamente di essere ascoltata, l’incapacità di rispettare il corso naturale degli eventi, l’errata convinzione di sapere da che parte si trovasse la verità. La lista dei ‘reati’ che tendeva a imputarsi avrebbe potuto dilungarsi ben oltre, se solo si fosse soffermato a riflettere sul fastidio rilevato ogniqualvolta il compagno inneggiava alla straordinarie qualità possedute dal loro defunto amico. Chiuse gli occhi per trattenere la rabbia nell’attimo in cui tornò a ricordare di avergli domandato il motivo per il quale tenesse particolarmente alla pubblicazione del brano di Yūki. La risposta non stava solo nell’affetto provato per Mafuyu e su questo nessuno dei due riversava il benché minimo dubbio.

“Non sono stato capace di aspettarti.”

Kashima strabuzzò gli occhi a causa dello stupore, ancora incapace di comprendere fino a che punto Shizu potesse aver sofferto nel corso degli ultimi anni. Gli aveva rivelato di essersi sentito messo in disparte, di essersi visto come la parte in eccesso di un ingranaggio perfettamente funzionante. Un meccanismo emotivo che ruotava solamente attorno alla volontà e al talento inestimabile di Yoshida Yūki.
Fissò per un istante la punta chiara delle sue scarpe sportive, cercando di darsi un contegno a fronte di nuove parole che avrebbero potuto portare a una nuova discussione. E Hiiragi tutto avrebbe voluto, fuorché doversi allontanare ancora una volta dalla persona a cui teneva di più in assoluto.

“Shizu... per favore, non dire cazzate! Credo che non esista al mondo un’altra persona che mi sia stata accanto quanto lo sei stato tu fino a oggi. Per cui smettila di pensare di venire sempre dopo qualcun altro... non è così!”

“Yūki era-”

“No! Non lo nominare! Ora qui ci siamo tu ed io! Lui non c’entra con noi! Lui amava Mafuyu e io ho sempre amato... ho sempre amato solamente te, idiota che non sei altro!”

Gridando queste parole, Hiiragi si alzò in piedi e si mise di fronte al batterista, il quale non perse l’occasione di rimettersi in piedi a sua volta. Allungò una mano per accarezzare la guancia del più basso, liberandolo da quei residui di lacrime che sperava di non dover più rivedere.

“Quando te ne sei andato... è vero che mi hai lasciato lì seduto come un babbeo ma... ma mi hai chiesto di decidere cosa fare! Io non ho rifiutato le tue attenzioni perché pensavo al passato, io l’ho fatto perché... perché...”

“Lo so. Per questo ribadisco che sono io quello che si deve assolutamente scusare con te. Sono stato indelicato.”

Kashima si maledisse tra i denti per non essere riuscito – per l’ennesima volta – a reagire in modo più razionale. Le lacrime tornarono a rigare le sue guance, mentre il suo stomaco riprese a lamentarsi come poc’anzi.
Ma ti pare questo il momento?

“Tieni. Dentro ci sono tamagoyaki freschi di giornata.”

Il bassista continuò a fingere d’ignorare le naturali richieste del suo fisico, limitandosi a ringraziare l’altro con un cenno del capo. Il solo odore di uova fritte gli causò un leggero capogiro.

“Li mangerò dopo.”

“No, ora.”

“No! Ora vorrei risolvere una questione con qualcuno di mia conoscenza...”

Shizu sorrise alla sua maniera, sollevando un solo lato della bocca e puntando uno sguardo finalmente rasserenato sui grandi occhi dorati del compagno. Non avvertiva più il bisogno di contraddirlo, poiché sapeva che Hiiragi avrebbe ingurgitato l’intero contenuto di quel sacchetto se le sue intenzioni erano quelle di arrivare integro sino all’ora di pranzo.

“Io non ho mai baciato nessuno... credevo lo sapessi.”

“Lo immaginavo, anche se non ne potevo averne la certezza assoluta.”

“Quante cose che ancora non sai di me, Shizu-chan. Piuttosto, perché non mi fai vedere come si fa? E non mi chiedere se sono convinto perché ti tiro un calcio... tu sai dove!”

Il batterista sgranò gli occhi a causa della minaccia inaspettata, anche se un attimo dopo la sua reazione mutò in un fugace sorriso. Colto di sorpresa, non aveva la minima idea di come muoversi al meglio. Nemmeno lui aveva mai avuto esperienza in tal senso, ma non gli sarebbe convenuto confidarlo al diretto interessato. Non in una situazione come quella, a fronte di una richiesta tanto sincera quanto voluta da entrambe le parti.
Si avvicinò ‘pericolosamente’ al compagno prendendo il suo viso tra le mani. Lo fissò dritto negli occhi nell’improvvisato tentativo di rincuorarlo a fronte di quello a cui sarebbero andati incontro di lì a poco.
Socchiuse gli occhi, sfiorando le sue labbra.

Fu un bacio casto, ingenuo, senza troppe pretese.
Per approfondire la questione avrebbero trovato in seguito tutto il tempo necessario pronto a renderli davvero felici. Quello che contava realmente era essersi ritrovati e compresi, senza fraintendimenti e limiti di alcun genere, sperando in un futuro in cui le rispettive inquietudini si sarebbero fuse nello sviluppo di quel meraviglioso sentimento che non avrebbe mai più concesso loro di dividersi.
Perché ci potevano pur essere milioni di ragioni per gettare la spugna, ma ne sarebbe bastata una soltanto per impedire loro di farlo: l’amore





… I bow down to pray
I try to make the worst seem better
Lord, show me the way
To cut through all his worn out leather


I've got a hundred million reasons to walk away
But, baby, I just need one good one to stay…









 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia one-shot! :)

Era da un po’ di tempo che volevo tornare a scrivere una #ShizuRagii e ieri mattina una vecchia canzone di Lady Gaga mi ha portato irrimediabilmente a pensare a loro. Così ho ripreso in mano gli ultimi tre capitoli editi del manga (quindi... per chi non è in pari con gli scan questa storia è alquanto ricca di spoiler e forse poco comprensibile) e ho cominciato a scrivere questa cosina senza pretese. Insomma, volevo solo far piangere come una fontanella il povero Hiiragi perché già non lo aveva fatto a sufficienza nel canon, lol! XD
Non so cos’abbia in mente la sensei, ma io spero tanto in una degna conclusione anche tra di loro, un po’ come è stato per Mafuyu e Uenoyama e per Haruki e Akihiko (anche se ancora propendo per il buon Ugetsu, sappiatelo!). Spero che questa one shot possa piacervi! ;)

Piccole annotazioni: 
  • La canzone da cui ho preso ispirazione per la trama, il titolo e di cui ho riportato il ritornello a fine testo è “Million Reasons” di Lady Gaga;
  • Nella seconda parte della storia riporto i due flashback che lo stesso Hiiragi ricorda nel capitolo 39 del manga;
  • Il Tamagoyaki è un piatto tipico della colazione tradizionale giapponese: si tratta di una frittata (omelette) fatta da soli tre ingredienti: uova, salsa di soia e zucchero.
 
Il testo è scritto in terza persona e il POV è alternato.

Grazie ancora a tutti coloro che sono arrivati fin qua. :)

A presto,

Mahlerlucia


 
   
 
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