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Autore: crazy lion    22/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Here we are now
Everything's about to change
We face tomorrow
As we say goodbye to yesterday
A chapter ending
But the story's only just begun
A page is turning for everyone
 
So, I’m moving on, letting go
Holding onto tomorrow
Oh, I’ve always got the memories
While I’m finding out who I’m gonna be
We might be apart
But I hope you always know
You’ll be with me
Wherever I go
Wherever I go
[…]
It's time to show the world
We’ve got something to say
A song to sing out loud
We’ll never fade away
I know I’ll miss you
But we’ll meet again someday
We’ll never fade away
(Miley Cyrus ft. Emily Osment, Wherever I Go)
 
 
 

CAPITOLO 34.

 

UN SOGNO CHE NON S’INFRANGE

 
Quando gli adulti entrarono trovarono le bambine ancora in cerchio, con gli animali attorno a loro. Smisero subito di parlare, felici nel notare i sorrisi angelici che illuminavano i loro volti.
“Mamma!” esclamò Hope, ma non si mosse.
“Ciao, che state facendo?”
La ragazza lo chiese piano, temendo di interrompere un momento magico.
“Una promessa di amicizia importantissima” rispose Mahel.
La cantante sorrise e si ricordò di quando aveva fatto una cosa del genere con Selena, da bambina.
Le piccole sciolsero il cerchio e, mentre gli animali si sparpagliavano per la casa, gli adulti pensarono a cosa fare. Era tardi e sarebbero dovuti andare a letto soprattutto per le piccole, ma nessuno di loro aveva sonno. Eliza propose di bere un tè tutti assieme, così allungarono il tavolo della sala da pranzo e molti si sedettero lì, ma non c’era abbastanza posto e alcuni si misero in cucina.
“Andrew, ¿estás bien?”
A Carlos sembrava strano, assente, quando per tutta la serata aveva chiacchierato con lui e gli altri senza difficoltà.
L’uomo trasse un profondo respiro.
“Credo di sì.”
Si sentiva intontito, assonnato, ma desiderava anche chiudere e riaprire subito gli occhi. La testa ragionava e pensava al rallentatore e doveva sforzarsi per restare concentrato.
Demi provava le stesse sensazioni.
“A che pensi?” le domandò Aster.
Loro due erano in cucina con le figlie di lei e pochi altri, mentre Andrew si trovava in salotto.
“Non lo so, a niente” bofonchiò. “Sono solo un po’ confusa, ma non capisco perché.”
La ninfa le poggiò una mano sulla spalla, poi le prese la sua.
“Riesci a dormire? Forse sei solo stanca.”
Demi sorrise.
“Grazie per la preoccupazione, Aster, ma qui sto dormendo meglio che a casa mia.”
Tutti bevvero il tè in un silenzio quasi assoluto, ma a un certo punto Mackenzie mise giù la sua tazza e si strofinò gli occhi. Anche Hope, che beveva piano dalla sua tazzina di plastica, fece lo stesso.
“Piccole, tutto bene?” domandò loro Sky, ma nessuna delle due rispose.
Come i genitori, anche loro non stavano bene e da quando si erano sedute a tavola girava loro la testa. Che stava succedendo?
“Forse sono tristi” suggerì Kaleia. “Bambine, che c’è?”
Ancora niente.
Gli adulti iniziavano a preoccuparsi. Perché non rispondevano? Stavano forse per svenire? Chi era in salotto entrò in cucina.
“Mac, parlaci, dicci qualcosa!” insistette Lucy alzando il tono di parecchie ottave.
Non… non so cosa c’è, ma non mi sento bene riuscì a scrivere infine con la mano che le tremava e Hope, capendo, annuì.
Non era mai capitato loro di sentirsi così da quando erano arrivate.
“So io cos‘è.” Eliza si avvicinò alle piccole, alzando la voce e appoggiando loro le mani sulle spalle. “Nulla di grave, non preoccupatevi. Andrew, Demi e le figlie si sentono strani perché l’illusione del sogno si sta sgretolando davanti a loro. In pratica,” proseguì cercando parole più semplici in modo che anche le bambine potessero capire, “i sogni e la realtà non possono scontrarsi per troppo tempo, e a quanto pare il loro è scaduto.”
Le ultime parole rischiarono di morirle in gola mentre grosse lacrime cominciavano già a rotolarle giù per le guance.
Seguì qualche attimo di silenzio che parve durare una vita intera. Nessuno parlava né reagiva. Non poteva essere. Insomma, erano rimasti lì una settimana, non potevano già andarsene, non era giusto. Gli abitanti di Eltaria pensarono che c’erano ancora tantissime cose che avrebbero voluto mostrare loro o fare insieme. Eliza rifletté sul fatto che i piccoli dell’orfanotrofio avevano ancora bisogno di Andrew e Demi e che lei stessa necessitava di quei quattro umani, perché si era affezionata a loro e non voleva perderli. Come avrebbe fatto senza l’allegria di Hope e Mackenzie, la dolcezza di Demi e la tranquillità di Andrew? La vita non sarebbe più stata la stessa senza di loro, si disse Sky.
“Non ve ne andate!” implorò mettendosi in ginocchio, una cosa che non credeva avrebbe mai fatto. “Vi prego, la casa sarà vuota senza di voi.”
Voleva bene a tutti, si considerava un po’ una zia per quelle piccole umane e un’amica soprattutto di Demi.
“Non dipende da noi, purtroppo” intervenne Andrew con voce strozzata. “Resteremmo qui ancora, ma se Mackenzie si sta svegliando non possiamo farci molto.”
Non riuscì nemmeno a guardare Sky per non piangere più di quanto già stava facendo.
Nel frattempo Mac chiudeva forte gli occhi fino a farsi male, ma questi si spalancavano sempre e sentiva, sì, sapeva che presto quel meraviglioso sogno sarebbe terminato. Si sforzò affinché non fosse così, ma più gli occhi le si aprivano più il momento si avvicinava e la testa le vorticava come impazzita mentre il cuore faceva le capriole, poi batteva troppo piano e, di nuovo, veloce. A volte vedeva tutto nero, poi ogni cosa tornava normale ed era colta da terribili e brevissime emicranie. Nemmeno lei voleva andare, come nessuno della sua famiglia. Quel mondo e i suoi abitanti li avevano fatti crescere, cambiati, aiutati a diventare persone migliori ed erano rimasti lì dannatamente poco. Pareva una vita, ma si trattava solo di nove giorni.
Non sono molti pensò la piccola stringendo le mani a pugno e scoppiando a piangere, lasciando che le lacrime le inzuppassero gli abiti.
E sarebbero stati sempre troppo pochi, ai suoi occhi come a quelli degli altri.
Hope, imitandola e sentendosi male a sua volta, si mise a urlare con le mani prima sugli occhi, poi sulle tempie.
Eliza corse ad abbracciarla.
“Piccola, va tutto bene. Tutto bene, capito? Ci rivedremo ancora, forse, un giorno.”
Continuò a sussurrarle parole dolci mentre Harmony, Mahel, Lucy e Lune abbracciavano la loro amica.
“Non andare via, Mac, per favore!”
“Resta.”
“Devi proprio farlo così presto?”
Queste erano le domande e le suppliche che le rivolgevano, alle quali la bambina poteva rispondere solo con abbracci più stretti e qualche carezza. Non dipendeva da lei, non più.
Vi voglio bene e magari tornerò, chi lo sa? Ricordate la nostra promessa scrisse tremando, la calligrafia appena leggibile, mentre rischiava di bagnare il foglio con le lacrime.
Le faceva male il petto, poche volte aveva sentito una sofferenza tanto continua e straziante, faceva di tutto per respirare in modo regolare, ma non ci riusciva, andava sempre in iperventilazione.
“Amiche per sempre?” chiesero le altre, tutte insieme.
Amiche per sempre.
“Avete delle figlie stupende, non dimenticatelo” stava dicendo Andrew a Isla e Oberon, che gli diede una pacca sulla spalla.
“Concordo. E grazie ancora per i romanzi, Isla.”
Corse a prenderli, e intanto Hope e Mackenzie andarono a recuperare Agni e Lilia, oltre al libro da colorare della prima e a quello che la seconda aveva letto a scuola. Andrew, la fidanzata e le figlie raccolsero anche i loro peluche.
Gli uomini erano i più composti. Si salutavano con parole gentili e pacche su schiena e spalle, a volte piangevano, ma per la maggior parte del tempo rimanevano relativamente tranquilli per far coraggio alle donne, anche se non temevano di lasciarsi andare alle emozioni. In fondo anche loro in quei giorni si erano avvicinati, in particolare Andrew, Noah e Christopher.
“Tutto a posto tra noi?” gli domandò il fidanzato di Sky.
Temeva che ce l’avesse ancora per i suoi commenti indelicati e non voleva vederlo andar via sapendo che la questione non era risolta.
“Va tutto bene, davvero. Non preoccuparti.”
Marisa e Demi si salutarono in modo un po’ più sbrigativo, non essendosi conosciute in profondità. Fu il turno di Kaleia.
“Non so come farò senza di te” singhiozzò la fata tra le braccia dell’umana.
Questa le poggiò una mano sul ventre.
“Ce la farai per questo piccolino che hai qui dentro” la incoraggiò. “E ricorda che sei meravigliosa.”
“E tu una persona speciale.”
Avrebbero voluto dire altro, ma non riuscendo più a parlare si strinsero in un lungo abbraccio pieno di calore.
“Grazie ancora di tutto, Eliza. Non solo per Hope, ma anche per la tua gentilezza e per ogni cosa. Sei importante per me” la salutò Demi.
“Oh, piccola! E tu sei come una figlia.”
A quelle parole, Demetria singhiozzò più forte di quanto avesse fatto in quella serata, non riuscendo più a fermarsi.
Il rapporto tra loro due era molto profondo, ma non si sarebbe mai aspettata un commento così bello.
Non appena smise di tremare e di urlare da quanto piangeva, salutò Carlos e Aster e li ringraziò di tutto.
“È stato un piacere conoscerti e ospitarti nella grotta con le mie sorelle” le disse la ninfa.
“Grazie per averci aiutati a ritrovare la nostra piccola” rispose Demi e poco dopo Andrew venne a dirle la stessa cosa.
“Ho fatto quello che potevo e che era giusto. Vi auguro buona fortuna.”
Mackenzie, Hope e le altre quattro bambine erano avvinghiate le une alle altre. Speravano che restando strette niente e nessuno avrebbe potuto dividerle. Ma le due sorelle seguitavano a strofinarsi gli occhi, ad aprirli e chiuderli e il cuore ormai scoppiava e la testa doleva loro come se tanti martelli continuassero a batterci contro.
Nonostante la tristezza e il dolore tutti erano sicuri di una cosa: non si trattava di un addio, ma di un arrivederci. Era ciò che dava loro speranza.
Lilia e Agni, percependo la mestizia delle loro padroncine e degli altri presenti, fecero versi strani per indicare che erano tristi e così anche gli altri animali. In particolare, il miagolio di Willow straziò il cuore di tutti. La gatta piangeva e si strusciava sulle gambe di Andrew, Demi e le bambine come per chiedere loro di non abbandonarla, il suo pianto assomigliava a quello di un bambino.
“Willow, cucciola, non fare così!” la pregò Demi, alla quale si stringeva il cuore nell’udirla miagolare in quel modo, ma lei non smise e anzi, camminò per la sala seguitando a esprimere il suo dolore.
Quando i Lovato si ritrovarono tutti vicini, le bambine con in braccio i cuccioli e gli adulti con uno zaino a testa pieno di vestiti, peluche o libri, cioè parecchie fra le cose che avevano comprato, un silenzio tombale cadde sulla casa. Nessuno era in grado di dire addio, né tantomeno arrivederci. Era meglio salutarsi così come avevano fatto.
Una nebbia leggera avvolse i quattro umani, rendendo loro difficile identificare chi o cosa avessero intorno. Non udivano più alcuna voce, né nessun rumore. Provarono a parlare, ma le loro bocche rimasero chiuse. Poi tutto si fece nero.
 
 
 
Quando aprirono gli occhi, quella mattina, i quattro si ritrovarono assieme in un letto.
“Dove siamo?” biascicò Demi.
Si alzò a fatica come il fidanzato.
Le bambine, seppur a occhi aperti, rimasero in silenzio finché Hope constatò:
“Casa.”
Lo disse con poco entusiasmo e un velo di tristezza nella voce.
Tutti si guardarono intorno quando Demetria aprì le imposte. Il sole era sorto da poco su Los Angeles e davanti a loro c’erano il giardino, con tutte le diverse piante che a Demetria piaceva coltivare, e la solita strada trafficata più in là. La camera in cui riposavano era la sua, la stessa nella quale si erano addormentati la sera precedente. Sul comodino del suo lato di letto, la cantante notò il cellulare. Sbloccò la tastiera e lesse a voce alta:
Capitolo XII. Cuore maturo.”
Poco sopra si potevano leggere il nome dell’autrice, Emmastory, e ancora più su la trama della terza parte della saga oltre al titolo: Luce e ombra: Il Giardino segreto di Eltaria. Facendo uno più uno si resero quindi conto che era tutto vero. Non si trovavano più a Eltaria, nel sogno, nella realtà che si erano costruiti, ma nella vita vera. In un angolo, Demi lesse anche giorno e ora. Era mercoledì 22 novembre. Si erano addormentati la notte prima.
Sapete, ho fatto un sogno strano scrisse Mackenzie.
Raccontò per filo e per segno quanto accaduto dal momento in cui si erano addormentati.
“Sì, me lo ricordo anch’io” proseguì Demi, parlando più nello specifico dell’orfanotrofio e di Kady.
“E anch’io.”
Andrew diede altri dettagli, per esempio la passeggiata sull’unicorno.
“Io! Io!”
Infine intervenne Hope, che seppur piccola rammentava i giochi a casa e all’asilo, la gita e molto altro che cercò di spiegare nonostante conoscesse ancora poche parole.
Non posso credere che siamo tornati! Mi sarebbe piaciuto stare ancora lì.
Mac sospirò.
“Già, sembra trascorso poco tempo, una manciata di minuti, forse” asserì il padre.
Non pensavo che nei sogni potesse passare più di una settimana.
“Credo non ci sia un limite, tesoro” disse la sua mamma.
Ma ora? Come avrebbero fatto a continuare le loro vite come prima dopo aver conosciuto Eliza, Kaleia, Sky, Christopher, Noah e tutti gli altri personaggi della saga? Di sicuro non sarebbe stato possibile andare avanti come se non fosse mai successo, perché – e se lo ripeterono ancora una volta – per loro era stato tutto reale, un po’ come andare in vacanza in un altro Paese e tornare a casa, con quel senso di nostalgia per il luogo appena visitato e le esperienze fatte. Gli occhi di tutti si riempirono di lacrime e i quattro piansero piano. Il petto e le membra si fecero loro pesanti, come se avessero fatto un lungo viaggio per tornare a casa e fossero stanchissimi, ma sapevano che provavano quelle sensazioni fisiche anche a causa della tristezza che, tuttavia, era meno forte di quanto si sarebbero aspettati.
“Mamma, giochi.”
Hope indicò sopra le coperte. Lì c’erano due peluche, uno di un Arylu e l’altro di un Pyrados.
Ma sono Lilia e Agni!
Mackenzie si affrettò a prendere in braccio la sua e Hope fece lo stesso con il draghetto. Erano proprio loro, dal colore del pelo a quello degli occhi, e avevano un’espressione tanto ben fatta da sembrare veri.
A poca distanza, sopra una poltroncina su cui Demetria appoggiava i vestiti, la ragazza trovò gli zaini suo e di Andrew con gli abiti e tutti i libri che la ragazza e le piccole si erano portate via, oltre ai peluche che aveva regalato loro lo gnomo.
In quel momento Danny spalancò la porta, rimasta socchiusa, con l’aiuto di testa e zampe e miagolò con insistenza, mentre Batman abbaiò. Le bambine, lasciati i giocattoli sul materasso, corsero ad accarezzarli e i due animaletti fecero loro le feste come se non le vedessero da giorni, le leccarono, saltarono loro addosso, si sdraiarono mostrando la pancia e Danny tirò fuori gli artigli per portarsi le manine delle padroncine alla bocca, pur senza fare loro male.
Come Willow.
Lei era adulta e il suo gattino aveva pochi mesi, ma che importava? Nel ripensare alla gatta nera la bocca le si riempì di un saporaccio schifoso, come a volte le capitava prima di un pianto imminente. Batman e Danny furono lì per confortarla battendole ognuno una zampa sul ginocchio e corsero dagli adulti per ricevere un’altra razione di coccole.
“Sì, sì, ci siete mancati, piccoli” assicurò loro Andrew.
“Vi vogliamo bene!” esclamò Demi.
Immaginando che ormai avessero fame e che visto l’orario della sveglia fosse ora di colazione per tutti, andò in cucina seguita dalla famiglia intera, animali compresi, versò a cane e gatto crocchette e croccantini, cambiò loro l’acqua e, con l’aiuto del fidanzato, preparò il primo pasto della giornata: latte e cereali per lei, Hope e Mackenzie e caffè e biscotti per Andrew.
“Non riesco a capire.” La cantante si prese la testa fra le mani. “So che Mackenzie ha sognato, ma è stato troppo reale e… siamo sicuri che si sia trattato solo di un sogno? Se fosse così, ci saremmo svegliati come sempre; invece abbiamo trovato i peluche degli animali delle bambine e tutti quei libri oltre al resto.”
Cercò su Google il nome dell’autore che aveva scritto quelli che aveva preso all’emporio: non esisteva. C’erano romanzi con titoli simili, ma le trame erano differenti da quelle scritte nei suoi. Mise a parte la famiglia di quei dettagli.
Allora, forse, non dobbiamo più pensare se è vero o no.
Lette quelle poche parole, gli adulti concentrarono la loro attenzione su Mackenzie.
“Che vuoi dire?” domandarono mentre lei e Hope andavano a prendere le cartelle e ci infilavano dentro ognuna il proprio pupazzetto.
Che è più bello rimanere sospesi tra sogno e realtà.
 
 
 
 
NOTE:
1. Eliza sa del loro ritorno al mondo reale perché è consapevole del fatto che la realtà e i sogni non possono scontrarsi per troppo tempo. Fa capire loro che non può durare per sempre. Anche Andrew e Demi se n’erano resi conto e forse Mac ha fatto i medesimi pensieri, ma hanno tutti cercato di non dare ascolto alla loro testa finché, grazie alle parole di Eliza e a quello che è successo dopo, hanno dovuto guardare in faccia alle cose.
L’addio è stato duro per tutti quanti, ma una volta tornati alla realtà Demetria e i suoi non sono molto tristi perché la consapevolezza di essere sospesi tra l’uno e l’altro universo li consola. I pupazzi e i libri sono tornati indietro con loro e non appartengono al mondo umano, il che significa che forse la magia esiste. Nei loro cuori i quattro conservano la speranza di tornare a Eltaria in un sogno futuro.
2. Per quanto riguarda la data citata in questo capitolo, così come per il giorno del battesimo di Mackenzie e Hope, avevo scelto dei giorni a caso tempo fa, senza guardare il calendario per rifarmi ai giorni reali. Non è mai accaduto in Cuore di mamma, perché volevo avere la libertà di scegliere il giorno della settimana che preferivo per far succedere ogni cosa. Mi comporto così in tante storie, questa compresa.
 
 
 
FINE.

 
 

RINGRAZIAMENTI

 
Come recita una citazione di Ernest Hemingway:
Non ci vuole niente a scrivere. Tutto ciò che devi fare è sederti alla macchina da scrivere e sanguinare.
Per chi ama la scrittura essa resta sempre qualcosa di bellissimo, con cui esprimere emozioni più o meno nascoste, affrontare tematiche che stanno a cuore, e che fa bene e male allo stesso tempo.
Arrivare alla fine di un romanzo, o di una fanfiction, o di qualsiasi altro tipo di storia – soprattutto se lunga – lascia sempre nello scrittore un senso di spossatezza fisica e mentale, felicità e soddisfazione misto a malinconia e nostalgia per quei personaggi dai quali deve separarsi. Un mix di emozioni e sensazioni che si completano a vicenda. Tuttavia, io ed Emmastory riteniamo anche che con i protagonisti, i personaggi secondari e le comparse lo scrittore abbia intrapreso un viaggio che, certo, è giunto alla sua conclusione, ma che la vita di chi anima le pagine del suo libro non sia affatto finita, anzi, da lì in poi continuerà in base al finale del romanzo stesso. Un’esistenza che forse chi scrive racconterà in un altro libro, o magari no, lasciando a chi legge libera immaginazione.
 
Abbiamo creato noi Tra sogno e realtà, ma altri hanno contribuito alla sua realizzazione aiutandoci e offrendoci consigli, o ci hanno rese felici con una recensione. Per questo, alcuni ringraziamenti sono doverosi.
 
In primo luogo, ringraziamo di tutto cuore JustBigin45 che ha accettato di fare, per quanto possibile non essendo una figura professionale, una valutazione critica della storia. È anche grazie a lei e ai consigli che ci ha fornito se siamo riuscite a migliorare l’opera ancora di più.
 
Grazie ai miei genitori che, benché non abbiano letto la fanfiction, mi hanno dato alcune informazioni per trattare in modo più preciso tematiche come per esempio la gravidanza che conoscevano meglio di me. Inoltre, è stato grazie a mio padre se io ed Emmastory abbiamo deciso di far leggere il libro (lasciatemi chiamarlo così) a un’altra persona prima di pubblicarlo su EFP. Mi ha infatti detto che sarebbe stato utile per scovare errori, incongruenze e altri problemi che altrimenti, forse, non avremmo notato del tutto nemmeno con varie revisioni. E aveva ragione.
 
Ringrazio il mio gatto Furia e quelli di Emma che, con la loro presenza, ci ispirano mentre scriviamo e ci tengono compagnia, dandoci sempre tutto il loro affetto. Un grazie anche a Red, il mio nuovo gattino arrivato a luglio 2020, mentre questa storia era in revisione, e che mi è stato accanto durante tutto il procedimento. Ci tengo anche a salutare Stella, morta in circostanze tragiche il 16 settembre dello stesso anno, e che mi manca da morire. Grazie, piccola, per tutto l’amore che mi hai dato. Non ti dimenticherò mai!
 
Io ed Emmastory ringraziamo tutti voi, lettori: sia chi ha letto questa storia al di fuori di EFP (oltre a JustBigin45 altri amici), sia gli utenti del sito, che abbiano recensito o siano rimasti silenti. Il vostro sostegno è stato prezioso, non lo scorderemo.
 
Infine un ringraziamento speciale ai nostri personaggi, sia celebrità che originali che, pagina dopo pagina, hanno affrontato assieme a noi con forza, coraggio, ma anche con le loro debolezze, tutte queste avventure assieme a noi. Loro ci hanno insegnato tanto e, scrivendone, anche noi abbiamo imparato qualcosa da ciascuno.
   
 
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