Anime & Manga > Bungou Stray Dogs
Ricorda la storia  |      
Autore: Europa91    22/03/2021    0 recensioni
[Soukoku]
“Dannazione. Era più facile sull’isola”
“Per una volta non posso che darti ragione. Però ammettilo, sapevamo entrambi che non sarebbe durata. È finita. Qualsiasi cosa fosse questa cosa tra noi, ormai è finita. È tempo di tornare alla realtà, Chuuya”

Durante una missione Dazai e Chuuya finiscono col naufragare su un’isola deserta. Il ritorno alla Port Mafia non si rivelerà affatto semplice.
Genere: Angst, Introspettivo, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Cow-t 11 – Settima settimana – M1

Prompt: Litigio

Fandom: Bungou Stray Dogs

Rating: SAFE (Omegaverse e leggero Angst)

Numero Parole: 3464

Note: come sempre questa sarebbe solo una parte di una storia più grande. Riassumendo abbiamo Chuuya e Dazai che finiscono su di un’isola deserta. Anche se non lo spiego il primo perde brevemente la memoria e niente, la situazione li porterà ad avvicinarsi.

 

 

 

 


 

Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto”

E. Montale


 


 


 


 


 

«Hai rovinato tutto. Dannazione. Era più facile sull’isola»


 

«Per una volta non posso che darti ragione. Però ammettilo, sapevamo entrambi che non sarebbe durata. È finita. Qualsiasi cosa fosse questa cosa tra noi, ormai è finita. È tempo di tornare alla realtà, Chuuya»

Dazai non voleva essere brutale, ma la frase appena uscita dalle sue labbra aveva un tono più freddo e distaccato di quanto inizialmente si fosse aspettato. Non voleva lasciare che il rosso nutrisse false speranze, il suo partner doveva capire che ormai il tempo dell’isola era terminato.

Erano tornati alla realtà, alla loro quotidianità fatta di doveri ed obblighi, ma soprattutto, erano tornati ad essere due agenti della Port Mafia.

Le cose tra loro sarebbero tornate come prima, Chuuya aveva riacquistato la memoria, ri-padroneggiava la sua Abilità. Il doppio nero sarebbe risorto, tutto sarebbe tornato come prima di quella sfortunata missione, di quel naufragio, dell’isola.

Già, l’isola. Il luogo dove si erano trovati a convivere per tre mesi, isolati dal resto del mondo. Solo loro due.

Nei giorni successivi al loro salvataggio, Dazai aveva fatto i salti mortali per cercare di mettere più distanza possibile tra lui e il suo partner. Voleva pian piano ricreare quelle piccole barriere che quella convivenza forzata aveva infranto; anche se sapeva benissimo che non sarebbe stata un’impresa facile, non dopo quello che avevano condiviso.

Per il momento desiderava solo evitare Chuuya il più possibile. Il moro era al corrente che agendo in questo modo avrebbe solo peggiorato le cose fra loro. Sapeva che questo comportamento avrebbe finito solo col ferire i sentimenti del suo partner, ma, seguendo una logica tutta sua, quella loro storia doveva finire così. Era meglio per entrambi, e presto o tardi anche il rosso se ne sarebbe fatto una ragione.

O così sperava.

Dazai non era pronto ad avere un compagno, aveva da poco compiuto diciassette anni; l’isola era stato solo un momento di debolezza.

Lo era stato per entrambi.

Ora che erano tornati alla realtà, il moro doveva fare i conti con la sua coscienza e agire di conseguenza.

Una volta tornato nei suoi appartamenti, Dazai aveva potuto analizzare con calma la situazione nel quale si era cacciato ed aveva trovato la soluzione perfetta. Sapeva che non sarebbe stata una scelta facile ma era convinto che fosse la migliore per tutti, soprattutto per il suo partner.

Dazai aveva marchiato Chuuya.

Quello non era stato un atto ne voluto né tanto meno premeditato.

Era successo e basta.

Aveva ceduto ai suoi più bassi istinti ma in quel momento, con Chuuya nudo e voglioso sotto di se, stravolto dal calore e completamente inebriato dall’odore dei suoi feromoni non aveva avuto modo o possibilità di ragionare lucidamente né tanto meno fermarsi.

Così era accaduto.

Il problema, se così lo vogliamo chiamare, era sopraggiunto dopo, perché una volta iniziato, non si erano più fermati.

Non ne erano stati capaci.

Chuuya era ben presto diventato come una droga dal quale era impossibile fare a meno e Dazai si era lasciato trasportare. Non aveva nemmeno provato ad opporre resistenza.

Non sapeva se fosse per via delle loro nature di alpha ed omega o se ci fosse dell’altro; in quel preciso momento Chuuya era l’incarnazione di tutto ciò che desiderava.

Rappresentava sia un sogno che una condanna.

Una cosa però era la vita sull’isola, ben diverso era il mondo reale.

In quei giorni, che a Dazai ormai apparivano sempre più lontani e sfuocati, in quel piccolo angolo paradiso, per un po’ c’erano stati solo loro, e quel sentimento ancora acerbo che piano piano era cresciuto fino ad esplodere e trasformarsi in quella passione travolgente.

Il giovane Dirigente non doveva ripensarci o avvampava al solo pensiero.

L’avevano fatto in ogni luogo possibile, dalla cascata di acqua dolce al limitare della foresta, alle grotte, al più classico letto di paglia improvvisato che utilizzavano come giaciglio nelle notti più fredde, quando non potevano addormentarsi all’aperto. Il suo ricordo preferito però risaliva ad una delle loro prime volte, quando l’avevano fatto sotto le stelle.

Ricordava ancora ogni singolo particolare. Chuuya disteso sotto di lui, la sabbia tra i capelli di fuoco, le gote arrossate, era così bello quando era in preda al piacere e alla lussuria. Si sentiva così orgoglioso di lui, del suo omega.

Erano ancora così imbarazzati ed inesperti, pure lui non sapeva molto bene come fare per dare maggior piacere al suo partner eppure, quella notte era stata così dolce.

In netto contrasto con l’immagine attuale di Chuuya.

Il rosso l’aveva notato qualche minuto prima mentre usciva velocemente dall’ufficio del Boss e non aveva avuto modo d’evitarlo. Così si erano trovati faccia a faccia dopo giorni, che ad entrambi erano parsi un’eternità.

Dazai sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo, che ci sarebbe dovuto essere un confronto, solo, avrebbe preferito prendersi ancora del tempo e riordinare meglio i suoi stessi pensieri. Anche in quel momento, nonostante tutto, una parte di lui considerava ancora Chuuya il suo omega, una sua proprietà.

Il giorno del loro salvataggio, quando aveva visto Mori scendere dall’aereo, avvicinarsi a loro e poggiare un cappotto sulle spalle di Chuuya, aveva dovuto combattere contro il suo stesso istinto per non colpire ed aggredire il proprio superiore.

In quel frangente aveva iniziato ad aprire gli occhi.

Ogni cosa era più semplice mentre si trovavano isolati in quel piccolo angolo di mondo, dove non esistevano altro che loro.

Una parte di lui avrebbe tanto voluto rimanere in quel luogo per sempre.

Non avrebbe dovuto condividere Chuuya con nessuno, sarebbe stato solo suo.

In quel preciso momento, il moro poteva solo percepire i sentimenti ostili che il rosso provava nei suoi confronti; eppure, nonostante tutto, lo desiderava ancora.

Era innegabile, non poteva mentire a se stesso. Che Dazai fosse un masochista non era certo una novità; anche in quel preciso istante, sebbene vedesse benissimo l’odio scintillare attraverso gli occhi del più piccolo, una parte di lui desiderava solo allungare una mano. Afferrarlo per poterlo baciare ancora e farlo suo, anche lì, in pieno giorno ed in mezzo ad un corridoio qualunque della sede principale della Port Mafia.

Doveva ricomporsi e darsi un tono, soprattutto non doveva cedere ai suoi istinti, non era solo un alpha, lui era il più giovane Dirigente della storia della Port Mafia e Chuuya lo sarebbe diventato tra poco, se aveva ben compreso le intenzioni di Mori.

Non avrebbe mandato alle ortiche il loro futuro.

Non avrebbe permesso che qualcuno scoprisse il genere secondario di Chuuya o che gli mettesse i bastoni fra le ruote. Anche per lui venire a conoscenza della seconda natura del suo partner era stata una sorpresa; tuttavia la sua opinione del rosso non era affatto mutata.

Era altresì vero che una volta marchiato, i feromoni di Chuuya avrebbero avuto effetto solo su di lui e quindi non avrebbe corso il rischio di essere aggredito da altri alpha.

Dazai si passò stancamente una mano sul volto, che diavolo stava pensando, doveva smetterla, non doveva pensare al rosso come una sua proprietà, doveva mantenere le distanze, allontanarlo, doveva farlo, era nell’interesse di entrambi.

Ora doveva solo cercare di farlo capire anche all’altro.

C’erano un centinaio di ragioni perché questa relazione o quello in cui ormai si era evoluto il loro rapporto, dovesse terminare. E doveva farlo subito, prima che potesse essere troppo tardi.

Forse era già tardi, Dazai non voleva crederlo; continuava a ripetersi che tutto quello che stava facendo fosse solo per il loro bene.

Quel piccolo testardo doveva solo accettarlo e prima o poi l’avrebbe fatto, con le buone o con le cattive. Per ora Chuuya si limitava a fissarlo dal basso, con un astio e un rancore che il moro non aveva mai visto prima. C’era qualcosa di diverso in lui, da quando avevano lasciato l’isola. Qualcosa di strano, ma non riusciva proprio a capire cosa fosse; forse il suo odore?

«Se questa è la realtà fa schifo»

«Smettila per una volta di fare il bambino» a quelle parole Chuuya si calmò di colpo portandosi inconsciamente una mano a coprirsi il ventre. Per poi ripartire alla carica;

«Ti odio. Un giorno ti ammazzerò»

«Si sì ok. Chuuya credimi è meglio per tutti; nessuno deve sapere cosa è successo tra di noi. Anche tu eri d’accordo o sbaglio? Non volevi che non si sapesse del tuo genere secondario e poi…»

«Sta zitto»

«Eh? E ora si può sapere perché piangi?»

Era confuso; che diavolo stava succedendo? Perché ora il rosso era scoppiato in lacrime? Magari era una cosa propria degli omega,

«Vaffanculo Dazai. Sta zitto. Non voglio più avere nulla a che fare con te, brutto idiota spreco di bende. Non andremo mai più nemmeno in missione insieme, spero tu sia contento, è davvero finita» a quelle parole il moro storse il naso, alzando leggermente le spalle, fingendo menefreghismo.

«Fa un po’ come ti pare. Avviserò Mori-san» il rosso si asciugò il viso con la manica del cappotto,

«Non serve, ci ho già pensato io. Mi sono recato dal Boss questa mattina, avevo bisogno di parlarne prima col lui poi ne avrei parlato anche con te, ormai ho preso la mia decisione»

«Ti stai comportando in modo assurdo Chibi»

Nel sentire quel nomignolo Chuuya gli scaraventò addosso il primo oggetto nelle immediate vicinanze, ovvero una sedia, che Dazai evitò prontamente nonostante la sorpresa.

Il rosso era strano, cioè più strano del solito ma il moro non riusciva a carpirne il motivo, pensava che quel comportamento fosse solo in risposta ai suoi tentativi di allontanamento degli ultimi giorni. Vedeva Chuuya come un bambino capriccioso che voleva in qualche modo fargliela pagare, però ora stava esagerando; insomma, smettere addirittura di andare in missione insieme e mettere in mezzo il Boss. Doveva per forza esserci sotto altro.

«Crepa, vatti a suicidare, non mi interessa, non voglio rivedere la tua faccia in giro per molto tempo» Dazai sorrise;

«Ok se proprio ci tieni me ne vado. Beh ti saluto Chibi, quando sarai diventato adulto magari potremmo intrattenere una conversazione più civile»

«Penso di essere già diventato adulto» ammise il rosso abbassando lo sguardo.

Dazai che intanto se ne stava andando si fermò di colpo, investito dalla scia dei sentimenti che l’altro gli stava inconsciamente inviando; c’era rabbia ma anche delusione e qualcos’altro che in quel momento proprio non riusciva ad interpretare. Ecco perché non voleva avere un compagno, l’amore rendeva tutto più complicato e illogico. E lui non sopportava ciò che non poteva comprendere.

«Non voglio rinnegare quello che abbiamo passato, voglio solo farti capire che qualsiasi cosa ci sia mai stata tra noi è finita nel momento in cui abbiamo lasciato quell’isola. Questa è la nostra realtà Chuuya e in questo mondo è meglio per entrambi rinunciare ad ogni possibile legame. Non possiamo più stare insieme, non come prima almeno»

Ogni parola pronunciata da Dazai era una stilettata dritta al cuore del rosso.

Chuuya aveva voglia di piangere, urlare, riavvolgere il tempo per poi bloccarlo; avrebbe tanto voluto poter tornare a quei giorni, quando vivevano lontani da tutto e tutti. In quel piccolo angolo di mondo dove non esisteva altro che la loro passione. Quando Dazai l’aveva marchiato era stato così felice, si era sentito per la prima volta in vita sua completo ed amato, era sicuro che il suo partner non l’avrebbe mai abbandonato ed invece...

«Tu saresti il mio punto debole ed io sarei il tuo. Se i nostri nemici venissero a sapere del tuo genere secondario saresti sempre esposto al pericolo»

«Queste sono tutte stronzate e lo sai anche tu. La Port Mafia è piena di omega, piantala di accampare scuse»

«Ma nessuno è così alto in grado come te Chibi. Te l’ho detto, nel giro di poco tempo diventerai un Dirigente»

«Non mi importa nulla di questo Dazai, possibile che tu non capisca?» l’altro lo fissò confuso;

«Cosa c’è da capire? Sto cercando di mettere la parola fine a qualsiasi cosa ci sia stato tra di noi»

«E io sto provando a dirti che non è possibile»

«Che ti ha detto Mori-san? Perché hai avuto bisogno di interpellare il Boss prima di me? Perché non vuoi più venire in missione?»

Il rosso ebbe improvvisamente la voglia di tirargli uno schiaffo che l’altro intercettò subito, afferrandogli il polso e bloccandolo. Erano così vicini, come non lo erano da giorni. Entrambi avevano voglia dell’altro ma sapevano di non poterla avere. C’era come un qualcosa che li bloccava, che impediva loro di lasciarsi andare così come avevano fatto sull’isola, forse era semplicemente orgoglio o forse no.

«Mollami»

«No»

«Mollami Osamu»

Nel sentire quel nome, il suo nome, Dazai lasciò immediatamente la presa come scottato.

«Perché devi rendere sempre tutto difficile Chu? Perché non ti vuoi arrendere? Io non voglio un compagno, al momento non mi serve un compagno, non ne ho bisogno. Prima o poi riuscirò a suicidarmi. Questo è ciò che realmente desidero, attendi fino ad allora, poi con la mia morte sarai libero» provò a sorridere ma uscì solo una pallida imitazione del suo solito sorriso di scherno;

«Un giorno, quando non ci sarò più, avrai una fila di alpha pronti a proteggerti» proseguì.

Chuuya rimase immobile per qualche secondo, congelato da quelle parole e dalla nuova espressione comparsa sul viso di Dazai. I suoi occhi erano così neri, così erano quelli i suoi pensieri più intimi? I suoi desideri? Ed ora cosa poteva fare? Non riuscì a fermare le lacrime che iniziarono a bagnargli il viso. Si girò dandogli le spalle.

«Non abbiamo più nulla da dirci» concluse.

«Andiamo Chibi, so che ora hai voglia di ammazzarmi ma poi ti passerà, fidati» l’altro si girò velocemente, solo per poterlo osservare un’ultima volta, sentiva di non averlo mai odiato così tanto come in quel momento; eppure lo amava ancora. Non avrebbe potuto essere altrimenti; marchiato o meno, c’era altro ormai che lo legava indissolubilmente a quell’idiota.

«Non ti azzardare, non dire un’altra parola o ti faccio fuori qui ed ora. Addio stupido Dazai, presto il Boss provvederà ad assegnarti un altro partner. Non cercarmi»

«Perché mai dovrei cercarti?» quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Chuuya se ne andò piangendo, una mano ancora premuta sul ventre a cullare quel piccolo segreto che custodiva gelosamente e che non era ancora riuscito a rivelare.


 

***

Quella sera, ad un certo bar


 

«Così se n’è andato sbattendo la porta»

Concluse Dazai posando il bicchiere ormai vuoto sul bancone del Lupin. Odasaku ed Ango lo fissavano confusi, indecisi su come rispondere. Si erano ritrovati come al solito a bere insieme dopo un’interminabile giornata di lavoro, solo che quella sera era diversa, Dazai era diverso. Quando Oda ed Ango erano arrivati aveva già bevuto un paio di bicchieri e sembrava veramente depresso, cioè più del normale. C’era voluto poco perché venisse svelata la ragione di tale stato d’animo, un certo partner dai capelli rossi e dal bruttissimo carattere con il quale il loro amico aveva trascorso gli ultimi mesi su di un’isola deserta.

«Scusa ma non ho ancora ben capito perché tu abbia voluto allontanare così Chuuya-kun» iniziò cautamente Oda, Ango annuì sistemandosi gli occhiali.

«Chuuya-kun è un ottimo partner, dubito che Mori-san abbia approvato una sostituzione, così all’improvviso, siete il doppio nero dopotutto» concluse poco dopo. Dazai sbuffò sistemandosi meglio sullo sgabello, ed iniziando a giocare distrattamente col bicchiere;

«Ho provato a chiedere spiegazioni, ma Mori-san ha sorriso e ha detto che presto avrei capito da solo. Odio quando fa così, si diverte a trattare tutti come pedine, mai una volta che parli chiaramente»

«Mi ricorda qualcuno. Prova a riflettere, hai per caso fatto o detto qualcosa che possa aver provocato questa reazione di Chuuya-kun?»

«Praticamente ogni giorno da quando ci conosciamo. Però questa volta non capisco, dico davvero, non riesco a venirne a capo»

«Ci stai forse nascondendo qualcosa?» Dazai alzò pigramente lo sguardo per incrociare quello sicuro di Odasaku, dannazione, aveva forse parlato troppo? Be’ ormai poteva svuotare il sacco, almeno con loro;

«Chuuya è un omega»

Dopo quelle parole calò qualche minuto di silenzio.

«Cosa hai fatto Dazai?»

Non c’era nessuna nota di accusa nella voce di Odasaku tuttavia, forse per la prima volta da quando erano tornati dall’isola, il moro si sentì dalla parte del torto,

«Un giovane alpha e un omega da soli per settimane su un’isola deserta; trai le tue conclusioni»

Ango per poco non cadde dalla sedia mentre Odasaku si limitò a bere un sorso del suo whisky;

«Un giorno dovrai fare i conti col tuo comportamento Dazai»

«Detto così sembra quasi che mi sia approfittato di lui»

«Vuoi forse negarlo?»

«Non era solo quello. Non è stato solo quello. Io non posso avere un compagno, lo sai, e poi Chuuya si merita qualcuno migliore di me»

«Perché non lasci che sia Nakahara-kun a giudicarlo?» Sia Oda che Dazai si voltarono stupiti dall’intervento di Ango, che era ritornato a sedersi compostamente superato lo shock iniziale.

«Ho bisogno di un altro giro» Fu la sola risposta che ottenne dal giovane alpha.


 

***


 

In quello stesso momento, in uno degli appartamenti privati della Port Mafia


 

«Dovresti smetterla di piangere e mangiare qualcosa, sai che non fa bene...»

«Anee-san per favore sono stanco voglio solo riposare»

«Prima mangia qualcosa, mi sembri sempre più magro» Insistette la donna, provando ad allungargli un vassoio pieno di pietanze invitanti;

«Sai, quando eravamo sull’isola, ero io che provvedevo a pescare o cacciare; in pratica se siamo sopravvissuti lo dobbiamo al sottoscritto. Quell’idiota di Dazai invece, si limitava ad accendere il fuoco mentre per il resto faceva solo danni» Ammise con fare sognante;

«Oh non ho il minimo dubbio che quel ragazzo abbia fatto solo che danni sull’isola»

Chuuya la guardò male per qualche secondo passandosi inconsciamente una mano ad accarezzarsi il ventre;

«Lui non è un danno di Dazai, semmai lo è di entrambi. Sai, oggi non sono riuscito a dirglielo, non ce l’ho fatta. Prima mi ha fatto così incazzare, mi ero anche preparato un discorso ma il solo vederlo mi ha fatto saltare i nervi»

«Sai che non fa bene nelle tue condizioni»

«Sembra che nulla faccia bene nelle mie condizioni»

Sbottò infastidito. La donna gli si avvicinò con fare materno, scompigliandogli dolcemente i capelli con una mano;

«Presto o tardi Dazai-kun scoprirà la verità, Mori-san mi ha promesso di non dire nulla, tuttavia penso che quel ragazzo meriti di sapere che diventerà padre. Dovresti dirglielo tu stesso, non credi? O preferisci forse che lo venga a sapere da altri?»

«Non voglio rivederlo mai più»

«Non mentire, non con me almeno. Dazai-kun è il padre di tuo figlio, oltre che il tuo compagno»

«Oggi mi ha detto chiaramente che non vuole un compagno, ergo non vuole una famiglia e soprattutto non vuole questo bambino»

«Se questo bambino è stato concepito qualcosa vorrà pur dire, l’hai detto anche tu che non è stato solo un danno di Dazai. Conosci quel ragazzo meglio di chiunque altro, sai che se avesse voluto non ti avrebbe mai messo in questa situazione»

«Non so come sia successo, non so nemmeno come mi sia fatto marchiare da lui, so solo che lo volevo, lo desideravo, quando è accaduto sono certo che lo desideravamo entrambi»

La donna sorrise dolcemente stringendolo a sé, mentre il rosso nascondeva il volto tra le mani per l’imbarazzo. Dannati ormoni.

«Non voglio conoscere i dettagli però avete trascorso parecchio tempo su quell’isola»

«Cosa stai cercando di dirmi?»

«Nulla, ora mangia qualcosa, devi smettila di pensare al padre del tuo bambino»

«Ho appena deciso che questo bambino non avrà un padre»

«Oh Chuuya caro, sei ancora così giovane, come lo è anche Dazai-kun, dagli tempo, sono certa che tutto andrà a finire bene»


 

***


 

Qualche ora dopo


 

Le 3 del mattino. Il cellulare di Chuuya, abbandonato distrattamente sul comodino continuava a suonare ininterrottamente. Il ragazzo faticò a spostare il mare di coperte che lo avvolgeva, troppo pigro per andare a rispondere. Provò ad aprire un occhio, la chiamata proveniva da un numero che non aveva salvato in memoria. Rispose mezzo addormentato, avrebbe fatto qualsiasi cosa per far cessare quel rumore. Dall’altro capo della linea vi era una voce sconosciuta, apparteneva ad un uomo:

«Pronto parlo con Chuuya-kun? Sei Nakahara Chuuya-kun?»

Il ragazzo annuì confuso ancora troppo assonnato per poter formulare frasi o pensieri coerenti,

«Sono Oda Sakunosuke, mi dispiace essere io ad informarti, ma ecco, Dazai ha avuto un incidente durante una missione, lo stanno trasportando d’urgenza in ospedale, pensavo che in quanto ecco suo compagno...»

Chuuya smise ascoltare. Era come se il proprio mondo avevesse iniziato a tingersi di nero. Il cellulare cade a terra. No. Non poteva essere vero, doveva per forza trattarsi di un incubo. Dazai non era il tipo, non poteva morire così. Lasciarli così.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bungou Stray Dogs / Vai alla pagina dell'autore: Europa91