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Autore: Anown    22/03/2021    3 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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La prima volta che Leshawna entrò nella stanza di Harold, fu perchè li avevano messi in coppia per un progetto scolastico.
A colpo d'occhio le risultò subito una vista strana. Fatta eccezione per una finestra al centro dell'ambiente, era tutto sistemato specularmente. Ai lati opposti della stanza c'erano due scrivanie, una con una pianta carnivora, l'altra con un formicaio sistemato sopra; due coppie di mensole con libri, quaderni e fumetti sistemati casualmente che potevano essere trovati anche sparsi per il resto della stanza; due cassettiere dall'aria vissuta e consumata e... due letti singoli...
-L'altro lato è di mia sorella.- spiegò Harold, notando l'aria perplessa della compagna. -Non toccarle nulla. Il disordine è solo apparente. Noi, ovviamente, sappiamo dove abbiamo sparpagliato le nostre cose e come ritrovarle.- disse il ragazzo a metà fra il solenne e lo scherzoso.
-Eh... non deve essere il massimo della privacy...- rispose perplessa.
-Basta che uno dei due vada in bagno quando bisogna cambiarsi i ve...-
-...Come si fa a masturbarsi?- osservò sovrappensiero la ragazza.
-Eventualmente... Beh... Non siamo sempre nella stessa stanza...- “Risposta sbagliata? Dovevo scherzarci su? O... dire che non erano affari suoi?” rimuginò disorientato.
-Scusa! Non so perchè l'ho detto ad alta voce, sul serio!- Leshawna rise, forse imbarazzata.
-Comunque, ormai lei spesso non è a casa. Inoltre siamo molto tranquilli e non ci siamo mai infastiditi o ostacolati fra noi. È come condividere la stanza con un fantasma! Beh... fin quando non rapisce le mie formiche per darle in pasto alla sua pianta carnivora...- sospirò. -Già... Devo trovare un posto per nascondere il mio formicaio...- la preoccupazione per le sue piccole coinquiline lo distrasse dalla tensione causata dalla presenza di Leshawna.
-E' più grande o più piccola?-
-Più grande, lei ha...- nella stanza entrò un nanetto pallido e lentigginoso dai capelli castano chiaro, lunghi con una frangetta che colpiva parzialmente gli occhi già nascosti da una grigia montatura di occhiali. -Ah, capiti a proposito! Leshawna, lei è la mia sorella Celia. Celia, lei è una mia compagna di classe.- con un sorriso teso, sperò che la sorella, anche ricollegando il nome, non dicesse alla ragazza che gli aveva parlato molto di lei.
Con uno sguardo da gufo, la nuova arrivata osservò i due ragazzi con curiosità e confusione. Fece un leggero cenno della mano e pronunciò un “Ciao” a voce. Poi andò a sedersi pacificamente sul suo letto.
Come le aveva detto Harold, Celia era una ragazza molto silenziosa e tranquilla, anche troppo. Passavano i giorni, per abitudine, per farsi aiutare con le materie e per cambiare aria, Leshawna si trovava lì abbastanza spesso, ma non era ancora capace di inquadrare il folletto. Forse sapeva che alla “sorellina” piacevano gli horror... o forse no, quando il portatile di Celia emetteva suoni inquietanti, urli e lamenti disperati, il viso della ragazza rimaneva completamente neutro, come se trovasse la visione poco interessante.
Col tempo, anche cominciando a uscire col ragazzo, divenne sempre più fastidioso per Leshawna non riuscire a capire la ragazza.
-Gwen è molto chiusa, tu sei strano forte, eppure vado più che d'accordo con entrambi... in teoria dovrei essere perfetta per fare simpatia ad una come tua sorella, non capisco perchè sembra far finta che io non esista.- borbottò un pomeriggio cercando di darsi un tono scherzoso.
-Ma no, non lo fa...Ti rivelerò una cosa...- le disse Harold con un saccente tono da maestrina. -Non per tutti parlare è naturale e divertente. Celia è di poche parole e le ci vuole molto per entrare in confidenza con qualcuno, quindi abbi pazienza, non è che non le piaci... pensandoci la sua socievolezza è anche migliorata molto crescendo...- alla fine si fece apprensivo e nostalgico.

Ci volle tempo, ma effettivamente i suoi rapporti con Celia divennero più naturali e in generale la donna sembrò diventare più socievole.
Ma Leshawna ora era molto irrequieta all'idea di rivederla. Avrebbe preferito che Harold avesse scordato di chiederle di accompagnarlo. Non aveva tutta questa voglia di uscire dalla macchina.
-Harold, sbrigati a prendere quella cavolo di brandina, io preferirei aspettarti qui.-
-Aspetta...- disse il pallidissimo ragazzo prendendo aria, nonostante il freddo aveva tenuto tutto il finestrino abbassato durante il tragitto.
-Ok, puoi prenderti il tempo che vuoi per riprenderti dalla nausea...- sospirò.
-Non sto così male!- dissimulò il ragazzo. -Tu invece stai bene? Come mai hai fretta di tornare a casa? Uscire dalla macchina ti farebbe bene...- cambiò discorso ansioso di evadere.
-Ma non è niente, è solo che non mi va di disturbare, già Celia non era entusiasta di vedermi l'ultima volta.- spiegò.
-Non devi sentirti a disagio, sono affari e decisioni mie, non di Celia. Se vogliamo collaborare la situazione è questa...-
-Figurati se ho paura della tua sorellina! Solo che oggi sono stanca...-
“Paura?”-Non era proprio quello che intendevo, ma ok... cercherò di metterci poco.- uscendo dalla macchina quasi cadde a terra. Leshawna uscì per controllare la situazione e lo trovò appoggiato alla macchina mentre fissava il mezzo con aria truce.
-Quando prenderò il controllo del mondo mi sbarazzerò di tutti i mezzi di trasporto forniti di motore...- sibilò inviperito. -In fondo cosa c'era di sbagliato negli asinelli? Potevi essere mezzo addormentato o ubriaco, ma loro ti riportavano a casa comunque... mica come quei presuntuosi dei cavalli!-
-Parli come mio nonno... e poi tutte le cacate d'asino chi le raccoglierebbe?-
-Nessun piano è perfetto.- sospirò  Harold cominciando a riprendersi. -Mal d'auto del cavolo... Come faccio a ridurmi così ogni volta?-
-Facciamo che ti accompagno.- disse Leshawna poggiandogli la mano sulla schiena. Il ragazzo perse l'equilibro nuovamente, ma per un attimo, Leshawna, ebbe l'impressione che si fosse buttato di lato. -Ma che ca...-
-Un mancamento, niente di grave!- precisò lui, frettolosamente. Leshawna gli offrì la mano, ma Harold sembrò ignorarla e si alzò da solo. -Bene, andiamo?- le disse stranamente agitato.

Come Leshawna temeva, i due fratelli si misero a parlare, anche se aveva l'impressione che Celia stesse cercando di esaminarlo nel mentre.
“Calma, non è mica in pericolo di vita, non te lo ammazzo.” come se potesse percepire i suoi pensieri, la piccola donna la raggelò con uno sguardo... non era aggressivo o particolarmente espressivo, solo freddo, come fosse in grado di farle impietrire la mano se fosse stata abbastanza imprudente da avvicinargliela.
Poi la reginetta delle nevi tornò a chiacchierare allegramente col fratellino come se niente fosse.
“E... Era un'allucinazione?” Leshawna si strofinò il braccio per mandare via la sensazione di gelo. “Ha nove anni più di noi... quindi... trentuno?!” Celia non era particolarmente graziosa o femminile, ma continuava ad essere difficile capirne l'età al volo.

Ricordò che rimase molto sorpresa la prima volta che realizzò la vera età di quella piccola presenza che stava spesso in casa con lei e Harold quando erano ancora al liceo.
Quel giorno Celia si era avvicinata al fratello con un sorriso furbetto mentre teneva le mani dietro la schiena.
-Cosa c'è?- le domandò Harold con sospetto.
-Guarda...- fece la ragazza mostrandogli una fotografia. Harold inizialmente sorrise, mentre Leshawna si sporse per guardare. -L'ho trovata dentro un libro, sembra passata un'eternità!-
Nella foto c'era un minuscolo Harold con l'aria infastidita e la faccia arrossata che fissava una ragazzina.
-Sembra che stia per mettersi a piangere...- si intromise Leshawna concentrandosi sulla figura del bambino. Harold sussultò ricordandosi della sua presenza.
-In tutte le foto dell'asilo e delle elementari è così.- precisò Celia.
-In tutte quelle in cui compaio con te... chissà come mai...- sbuffò Harold, nervoso.
-E tu diventi fastidioso quando c'è lei in giro...- commentò Celia, si accorse di aver detto la cosa sbagliata solo vedendo il viso impanicato del fratello. -Ah... Sono troppo vecchie per questi timori adolescenziali...- disse sovrappensiero facendo agitare ulteriormente il fratellino. Fortunatamente Leshawna pensava ad altro.
-Quindi l'altra nella foto sarebbe Celia da bam.... e-eh....- Leshawna si interruppe. Se Harold nell'immagine era palesemente un bambino dell'asilo, Celia sembrava avere almeno dodici anni. -Quindi sei vecchia!- esclamò Leshawna. Harold trattenne una risata sorpresa.
“Ti uccido!” probabilmente lo pensarono entrambe.
-Leshawna, guarda che...- prima che il ragazzo potesse aggiungere altro, Celia fece un gesto con la mano per fermarlo, comunicando silenziosamente che se ne sarebbe occupata da sola.
Si raccolse i capelli e tolse gli occhiali per mostrare meglio i suoi lineamenti da giovane donna uscita già da un po' dall'adolescenza.
-Guarda che avrei venticinque anni...- disse pacatamente.
-Ah... non mi dire... che bello...- pronunciò lentamente la ragazza, sgranando gli occhi. -Harold caro... ma precisarmelo, no? Credevo avesse due o tre anni più di noi!- disse infastidita.
-Beh, non pensavo potessi sbagliarti di così tanto.- lui scosse le spalle.
-Ma se è praticamente tascabile!-
-Uh?!- Celia andò di fronte la ragazza e si mise sulle punte riuscendo a malapena a raggiungerla.
-Non è solo una questione di altezza, hai le spalle così strette e magroline.- disse Leshawna tastandogliele con le mani. -Inoltre...- si accorse troppo tardi di starle toccando il petto appena accennato. Celia la guardò stranita, ma Harold strascinò Leshawna via dalla stanza.
-Sai, dovresti un po' evitare... beh, di mettere le mani addosso alle persone... L'ultima volta che ho visto Celia così arrabbiata avrò avuto tipo sei anni...- sospirò come se avessero scampato un grande pericolo.
-Quindi quella... era la sua faccia arrabbiata, eh?- “Cos'ha di diverso dalla sua faccia normale?!”
-Tranquilla, non è realmente suscettibile come sembra...- la rassicurò il ragazzo.
“Non ho la minima idea di come sia... dal suo tono e le sue espressioni non si capisce tantissimo...”
-Se continuerai a stare qui, sono sicuro che avrà tutto il tempo per fare anche lei la sua gaffe.-
-E già... mi spiace per il disturbo... ho... sai la mia casa è un disastro per la disinfestazione quindi...-
-Lo so, tranquilla...-

Detestava ripensare al debito che aveva avuto nei confronti del ragazzo... e ripensandoci era improbabile che Harold non si fosse accorto che era un'ennesima scusa quella che gli aveva rifilato.
Ma sembrava ingenuamente contento di aiutarla.
“E' sempre stato facilmente spennabile...” pensò con affetto e senso di colpa. Cercò di concentrarsi su qualcosa che non fosse Harold.  E i piccoli piedi che uscivano da sotto il tavolo facevano a caso suo.
-Quella... non sembra più rotonda del solito però...- disse a bassa voce il bambino nascosto. Apparentemente, parlava con un peluche a forma di tardigrado.
-Ciao Riff, non mi chiamo “Quella” e non è carino fare commenti sulla mia forma, sai?- sussurrò Leshawna abbassandosi sotto il tavolo.
Il bambino sussultò ed emise un flebile suono sorpreso. -Ciao...- disse timidamente. -Tu e Zio rimanete qui?-
-No, tranquillo, togliamo il disturbo tra poco.- il bambino la guardò deluso.
-Ma... qui c'è spazio per tutti... perchè non rimanete?- domando sbuffando.
-Beh, ognuno ha la sua casa, no?- “Forse avere qui Harold e Kunoichi gli piaceva... poverino... mi detesterà di sicuro, i bambini sono fatti così.” pensò intenerita. I bambini avevano sentimenti molto semplici e rassicuranti.
-Se cambiate idea sono qui...-
-Me ne ricorderò pulcino, tranquillo.-
-Ma il bambino c'è o no? La tua pancia non è a palla.- disse il bambino muovendole davanti la faccia il peluche tardigrado.
“Ma devi ricordarmelo anche tu?! Forse però non mi odia... me lo direbbe in faccia, che strano... o forse ero io una bambina strana?” -Prima o poi diventerà rotonda, non preoccuparti...-
-Quando?- chiese sospettoso.
“Mi stai rompendo, bambino, lo sai?”
-Leshawna, possiamo andarcene...- disse Harold. Sia l'ex che il nipote tirarono fuori la testa da sotto il tavolo. -Riff, ciao!-
-Zio, c'è abbastanza spazio qui sotto, puoi dormirci!-

Ritornati all'appartamento, nonostante il mal d'auto e il traffico per tirare fuori le cose dal bagagliaio e portarle su, Harold si era ripreso subito per sistemare la sua ritrovata brandina pieghevole.
“Quando gli conviene è attivo...” Osservò Leshawna.
La brandina, non sembrava il massimo della comodità, il materassino era poco meno sottile dei tappetini luridi della palestra malandata della loro scuola, ma Harold sembrava fin troppo felice.
-Finalmente potrò dormire da solo!- disse fra sé e sé molto sollevato e soddisfatto. “Niente più fonti di calore estranee... niente più mani non mie sopra il sottoscritto e invasioni dello spazio personale! Niente più strani discorsi nel sonno...” il ragazzo canticchiò, poi si accorse dell'occhiata apparentemente omicida di Leshawna. “Ma che ha?!”
-Senti Harold, e se ci dormissimo a turno finchè non sostituiamo il divano letto?- domandò la donna con malcelato fastidio. Il ragazzo si appoggiò alla brandina come se dovesse proteggerla.
-Eh, no... è mia! La romperesti...- Leshawna si fece più minacciosa. Harold continuò. -E considerando come ti muovi nel sonno, probabilmente con uno spazio così stretto a disposizione cascheresti...-
-Non ho tre anni!-
-No, ma è meglio non rischiare...- “Inoltre dovremmo cambiare le lenzuola un giorno sì e l'altro pure, in questo momento non voglio avvertire che un altro essere umano ha usato le mie coperte...”  Si rendeva conto di essere esagerato, ma in quel momento era per lui una questione di vitale importanza. -Perchè tutto questo interesse poi? Non posso avere cose mie?-
-Questo è il tuo appartamento... e anche il divano letto è tuo, insomma, non è che mi senta molto a mio agio se decidi spontaneamente di dormire su quella cosa, sai? Mi sento fastidiosamente in debito!- dichiarò irritata. “Perchè non fai minimamente caso a queste cose, eh cretino? Inoltre è davvero così importante dormire il più lontano possibile da me, che differenza ti fa?”
-...Hai una mentalità molto territoriale.- osservò il ragazzo.
-Ok, qualunque cosa tu intenda...-
-Ma è molto più pratico come dico io, tutto qua.- Harold sospirò. -E poi non posso considerarmi molto indipendente... non ci guadagno molto con le ripetizioni...- disse infastidito.
-Ripetizioni?-
-Sì, alla fine il proprietario del locale si è accorto delle mie perdite di equilibrio e delle mie vertigini, ho rischiato di rompere i piatti varie volte così... non posso più fare il cameriere, anche se non ci guadagnavo molto neanche con quello...-
-In realtà sapevo che avevi smesso di fare il cameriere.- “Lo davo per scontato più che altro... e quindi... sono davvero l'unica bloccata a non fare niente qui! Perfetto! Merda...” -Non sapevo che avessi trovato qualcos'altro da fare.-
-Eh già... per ora non ho trovato di meglio... sto dando ripetizioni al figlio del tizio che mi ha ceduto l'appartamento, non so se ricordi.-
-Ah... si... quello strano uomo di mezza età che ha passato un'oretta buona a parlare in modo nostalgico della sua giovinezza, senza nessun motivo, giusto? Non mi aspettavo avesse un figlio...- “Suppongo sia consolante, se c'è l'ha fatta lui... devo pensare positivo...” era un po' che cercava di pensare ad altri soggetti improbabili con dei figli, ma non funzionava molto. -Ma per le vertigini non hai trovato niente che ti aiutasse?-
Harold strinse le labbra. -Niente che funzionasse... cercherò ancora, farò altre visite...- disse vago. Leshawna avvertì una strana pesantezza nella sua voce.
-La verità è che ho avuto problemi con gli effetti collaterali del medicinale più forte che mi hanno dato... Per ora preferisco tenermi le vertigini e non provare altro...- confessò.
-Tranquillo, lo capisco...- rispose messa a disagio dall'umore nero del ragazzo. -Concentrati sulla laurea piuttosto...- “E poi ci sono io... che la triennale non la supererò... mai... Ah, suppongo di dover studiare almeno oggi per sentirmi meno in colpa...” -Comunque, che effetti collaterali hai avuto?-
-Non ti offendere, ma sono affari privati.- si mise immediatamente sulla difensiva. Leshawna lo trovò strano.
-Non c'è niente di cui vergognarti, non sono cose che dipendono da te, no? Semmai la colpa è di chi ti ha dato quei medicinali. Alcuni dovrebbero semplicemente cambiare mestiere!-
-In realtà quei medicinali vanno bene per altri pazienti... in questo il mio organismo a non reagire nel modo giusto...- la corresse Harold.
“Stavo cercando di sostenerti se non te ne fossi accorto, non c'era bisogno di fare il precisino...” pensò infastidita.

Era una strana sensazione nostalgica trovarsi entrambi seduti al tavolo a studiare.
-Hai bisogno di una mano?- chiese Harold.
-Chi ti ha chiesto niente? Pensa alle tue cose e smettila di fare il maestrino...- rispose Leshawna infastidita.
-Mi fissavi, credevo volessi chiedermi qualcosa...- nel mentre, i vicini al piano di sopra stavano apparentemente litigando a giudicare dai rumori. Per Leshawna che c'era abituata non rappresentavano una forma distrazione, Harold che aveva vissuto in una zona più tranquilla, invece sembrava piuttosto disturbato dal rumore.
-Vuoi che vada a dirgli qualcosa?- si offrì Leshawna.
-Eh?- “Sembra molto compiaciuta dal sentirsi utile...” non riuscì a fare a meno di studiarla. -No grazie... Se siamo tolleranti noi loro, loro dovranno stare zitti quando ci sarà un neonato a emettere stridii tutto il giorno, regole del buon vicinato.- liquidò la questione. Leshawna sembrava di nuovo arrabbiata. “E' perchè ho parlato di neonati?”
-Perchè sempre questo atteggiamento accomodante del cazzo?!- sbuffò Leshawna alzandosi.
-Leshawna, le vicine hanno già i loro problemi familiari, non mi va di intromettermi e causarne altri.- disse Harold con tono serio.
-Oh...- Leshawna era ancora un po' infastidita. -Certo che sei molto socievole quando si tratta di altre persone problematiche...-
-Beh, a volte la solidarietà è necessaria...- scosse le spalle e tornò ai libri.
-Però, le vicine si sono trasferite mentre eri via, questi sono nuovi...- ricordò Leshawna impensierita.
-Ah...- Harold si sentì irrequieto, ma chiunque abitasse l'appartamento di sopra si era calmato. -In ogni caso, non era nulla di cui preoccuparsi, visto?- ma i rumori ricominciarono più forti di prima, con l'aggiunta di suoni di oggetti che cadevano violentemente sul pavimento fracassandosi.
I due si scambiarono un'occhiata allarmata.
-Ok... forse è il caso di chiamare la polizia... meglio essere esagerati che trovarsi feriti o peggio sulla coscienza.- disse Harold. Leshawna aprì la cassettiera e ne estrasse la pistola del padre.
-Già... io nel frattempo vado a controllare la situazione...-
-Sei impazzita?!- Harold scattò in piedi e la seguì nell'ascensore. -Aspetta! Presentandosi con una pistola, nel caso pure l'altra persona ne abbia una significa farsi sparare addosso!-
-Sempre meglio che senza e poi in caso sparerò sicuramente prima...-
-Non potrai decidere lucidamente se farlo o meno!- la interruppe agitato. -Visto! Ti stanno pure tremando le mani!-
-E' colpa tua che mi innervosisci! Ora silenzio o avvertiranno la nostra presenza...- nel mentre che discutevano, con disapprovazione di Harold, erano arrivati davanti la porta dei vicini, era socchiusa. “Perchè non chiudono mai a chiave, brutti imbecilli!” pensò Leshawna irritata.
“Come ci sono finito in questa situazione?” Harold non le toglieva gli occhi di dosso un attimo mentre controllava il proprio respiro.
Entrando silenziosamente, si trovarono di fronte una situazione inaspettata. Sopra i fornelli spenti stava rannicchiata una figura femminile che dava loro le spalle e allungando la mano prendeva i piatti dal mobile sopra di lei per tirarli a terra. In piedi sul tavolo invece c'era un uomo pallido e massiccio all'incirca della loro età che aveva apparentemente finito gli oggetti da lanciare.
-Cosa diavolo sta succedendo qui?!- si chiese Harold a voce alta. Vide un oggetto animato scuro e peloso, grosso all'incirca quanto la sua mano che sgambettava allegramente sul pavimento. -Oh... capisc...- un proiettile colpì in pieno il povero aracnide. Harold per sicurezza afferrò il braccio armato e tremante dell'omicida accanto a lui e lo tenne giù. -Leshawna?- provò a richiamarla sotto voce, ma la donna sussurrava maledizioni incomprensibili fissando la carcassa. Irrigidita per lo spavento gli piantò la mano libera sulla schiena e si aggrappò a lui. Harold deglutì disturbato.
-McGrady... e...- non ricordava il cognome dell'altra pur riconoscendola. -Leshawna?- disse con voce tesa la vicina accorgendosi finalmente della loro presenza.
-Courtney?!- esclamò Harold preoccupato.
-Beh! Grande mira!- disse l'uomo sul tavolo complimentandosi. -Ora... ci sarebbe in giro anche un grosso serpente... non è che per caso...-
Harold percependo nuovamente l'istinto omicida di Leshawna, rafforzò dovette rafforzare la presa sul braccio della donna. -Tarantole e serpenti... che diamine sta succedendo qui?!- esclamò esasperato.
-Dillo al ragazzino dell'appartamento accanto! Sono sicura che è colpa di quel piccolo psicolabile con i suoi improbabili animaletti!- spiegò Courtney furiosa.
-A-ah... quindi il ragno aveva pure famiglia...- sussurrò Harold nervosamente. -Potremmo evitare altra violenza sugli animali gratuita per oggi?!- avvertendo qualcosa di strano sui piedi guardò verso il basso e vide strisciare un piccolo pitone. Il ragazzo rimase immobile aspettando che l'animale passasse oltre, troppo esausto ed esaspero per sentirsi in pericolo. Leshawna fece lo stesso ancora irrigidita per la paura irrazionale del ragno.
Quando il serpente superò il breve ingresso e si ritrovò fuori, la tensione nella stanza diminuì un po', a parte per Leshawna che rimaneva in stato di allerta guardandosi intorno e Harold non era troppo contento di ritrovarsela appiccicata anche se non se la sentiva di lasciarle il braccio...
-Pitty! Ecco dov'eri finito!- all'esterno videro una ragazzino bassino e paffuto con una strana capigliatura viola a scodella che corse incontro all'animale. Poi il ragazzo guardò verso di loro, Courtney in particolare aveva un'espressione molto minacciosa.
-Eh... Buona sera, vicini cari...- disse il ragazzo confuso.
-Sera...- Harold rispose un po' perplesso a quello che gli sembrava un adolescente.
-Muori...- disse l'altro ragazzo scendendo dal tavolo.
-...Dissolviti!- sibilò Courtney.
-Odio i ragni...- mormorò Leshawna non prestandogli troppo attenzione.
-Se ti sei ripresa, non è che smetteresti di tirarmi la felpa, per favore?- bisbigliò Harold non ottenendo risposte mentre il ragazzino e il pitone si allontanarono il più velocemente possibile.
-Voi due...- cominciò Courtney minacciosa fissando la pistola.
-Grazie dell'aiuto, io sono Scott, quindi voi vi conoscete già?-  disse l'uomo con tono calmo e gioviale. Courtney lo fulminò con lo sguardo, poi provò a continuare.
-Cosa vi è saltato in mente di fare irruzione ar...-
-Me ne sarei occupato io ovviamente, ho un'ottima mira!- Scott la interruppe di nuovo tirando fuori un fucile. -Ma ho i proiettili nell'altra stanza così...- si giustificò.
-Ok... Credevo di trovarmi in Canada, perchè stanno tutti tirando fuori delle armi?- bisbigliò Harold.
Vedendo il fucile, i muscoli di Leshawna si contrassero di nuovo, ma Harold continuava a bloccarle il braccio per sicurezza. Come se ne prendesse finalmente coscienza lo guardò storto.
-Ma credi che possa mettermi a sparare all'impazzata?- domandò a bassa voce, ma con astio avvicinando la testa all'orecchio del ragazzo. Harold non sapeva cosa rispondere ma la mollò, lui e Courtney erano tesi come corde di violino, Leshawna era in uno stato dall'allarme anomalo. L'unico a non riuscire a leggere l'atmosfera era Scott, tranquillo come se due estranei che entrano con una pistola fosse una situazione di tutti i giorni che stava blaterando qualcosa di incoerente...
-Sai, forse dovremmo organizzare delle ronde per sorvegliare il vicinato, la città mi mette abbastanza a disagio, così tanti esseri umani tutti vicini... dovremmo conoscerci meglio e organizzarci per difenderci! Ma in questo edificio sembrano esserci sopratutto vecchiette e tizi strani...- continuò Scott.
-Eh... scusa ma non mi fido nel formare una ronda con degli sconosciuti... e sai, le persone con le armi spesso sono strane, ed esaltate, senza offesa!- rifiutò tesa, la donna con la pistola.
-Peccato... però potresti avere ragione, ci sono certi squilibrati!- annuì l'altro grattandosi la tempia con la canna del fucile mentre Courtney e Harold guardavano increduli la scenetta.
-Magari è il caso di separare questi due incivili, eh?- suggerì Courtney stringendo i denti.
Harold annuì sorpreso dal trovare un punto di incontro con quella ex compagna di classe.
-Comunque... la porta era aperta...-
-Lo so, speravamo che quegli animalacci uscissero...-
-E siamo venuti perchè eravamo preoccupati per i rumori, pensavamo stesse avvenendo un crimine o qualcosa del genere...-
-L'avevo capito, altrimenti non saresti intero... Eh, probabilmente la situazione ci è sfuggita di mano...- Cortney sospirò guardando i piatti e i bicchieri rotti sacrificati inutilmente visto che non avevano nemmeno sfiorato gli animali. -E' una fortuna che Maya abbia il sonno così pensante... povera bambina potevamo traumatizzarla...- disse preoccupata.
-A-ah... sembra strano, forse dovreste farla controllare, ma congratulazioni! Non pensavo che...-
-Grazie.- lo interruppe. -Leshawna ha il porto d'armi?- chiese subdolamente.
-E Scott?- ribattè Harold sulla difensiva.
-Non è del suo fucile quella pallottola, ma visto che mi sento buona, facciamo che ve ne andate e non ne riparliamo più...- Harold annuì e i due separarono Leshawna e Scott intenti a parlare, uno con dei modi tranquilli e divertiti, l'altra disorientata dallo strano ragazzo e stanca per la situazione anomala vissuta negli ultimi minuti.

“Un tempo ero più resistente?” si chiese Leshawna rientrando nell'appartamento, si sentiva molto strana.
Con le mani che tremavano, afferrò i polsi del ragazzo e poggiò la propria fronte alla base del collo dell'altro respirando con pesantezza.
-E-ehi... cosa?-


Angolo dell'autrice:

Bene... eccomi nuovamente in ritardo!
Impegni a parte, non mi sento molto a mio agio con la mia scrittura in questo periodo... e c'è anche un'altra storia che devo aggiornare da un pezzo, ma con il capitolo che sto scrivendo mi sono bloccata, c'è la farò mai?!
Sarà anche a causa di ciò che ho letto e guardato ultimamente, ma mi piace non gestire la storia in modo troppo lineare da un punto di vista cronologico... ma spero che i vari flashback funzionino...
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie mille per la lettura! Spero di andare più spedita... ma ho esami da dare...
Sì, so che Scott e Courtney come coppia canon non hanno futuro (e probabilmente neanche Harold e Leshawna, ma va beh!) e che sono stati gestiti malissimo in All Stars(e probabilmente anche nelle mie storie!) ma continua ad essere la mia ship preferita sia di Courtney che di Scott e una delle pochissime cose che ho apprezzato di All Stars...
Sapevate che in teoria sono state annunciate due nuove stagioni?(Non parlo dell'asilo) Anche se ho apprezzato molto Missione Cosmo Ridicola, ho paura di qualcosa tipo All Stars(o anche Pakitew...) ma vedremo, la speranza è l'ultima a morire!
Grazie dell'attenzione e alla prossima.
  
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