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Autore: _Cthylla_    23/03/2021    2 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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Non so bene come abbia fatto a riempire un capitolo di dialoghi, dialoghi e dialoghi. L’intenzione inizialmente non era quella, volevo mettere più brutte intenzioni e maleducazione (con o senza monopattino) ma alla fine andranno nel prossimo capitolo: questo è occupato perlopiù da Soundwave e Spectra.
Anche se forse è giusto così, considerando che sono ancora marito e moglie e una conversazione seria senza saltarsi addosso sarebbe servita già tempo fa.
Ora che siete stati avvisati armatevi di caffè e di pazienza (ormai non manca molto nemmeno alla fine di questa storia), e buona lettura :’D









22
(Il suono del silenzio… che non c’è)
















Percorrere i corridoi della Peaceful Tiranny era diventata un’abitudine per Soundwave che, se esprimere un’opinione a riguardo fosse stato importante, avrebbe potuto dire di trovare l’atmosfera data dalle luci fredde sul soffitto più opprimente e asettica della costante penombra che invece regnava nella Nemesis. Tarn aveva dato una forte impronta di se stesso alla sua astronave, o meglio, l’impronta della parte di se stesso che compensava col rigore il suo essere un completo disastro di mech.

Quel grosso cumulo violaceo di fanatismo e utile idiozia però avrebbe potuto essere solo un fastidio molto marginale per Soundwave, se questi non avesse iniziato a vederlo come l’ennesimo possibile ostacolo tra lui e sua moglie.
Anzi, non “possibile”, era un ostacolo certo e anche molto pericoloso.


“Spectra sarà debole fisicamente per molto tempo, ha rischiato di andare offline, dovrà restare in infermeria, psicologicamente parlando è in un momento delicato, va tenuta d’occhio e deve stare tranquilla, quando si sveglierà di nuovo e riuscirà a restare cosciente voglio continuare a seguirla dunque dovrà restare nella Peaceful Tiranny per un pezzo…”


Quella era solo una sintesi di tutto il discorso della minicon riguardo le condizioni di Spectra, che in realtà era stato ben più lungo. In altri contesti Soundwave avrebbe anche potuto prendere sul serio il tutto, ma la sola cosa a cui riusciva a pensare era che quella minicon fosse la serva di Tarn, e che dunque avrebbe detto qualsiasi cosa se lui gliel’avesse ordinato, anche esagerando nel parlare del bisogno di cure della paziente; ragion per cui aveva tutta l’intenzione di ignorare il parere della minicon, portare sua moglie nel proprio alloggio appena fosse stato possibile staccarla definitivamente dalle macchine -o mettere nell’alloggio anche le macchine in questione- rivolgersi alla prioniana solo in caso di reale necessità e mandare a monte il piano di quello zelota schizzato.

“Che troverò fuori dalla porta dell’infermeria come al solito”.

Per l’ex gladiatore era tutto molto chiaro: ora che Tarn era riuscito a mettere le mani su Spectra e a portarla nella sua tana da mostro non aveva la minima intenzione di restituirgliela, e se lui non fosse riuscito a tirarla fuori da lì in fretta avrebbe sfruttato la situazione per tenerla nella Peaceful Tiranny e cercare di condizionarla a suo piacimento, complici anche tutte le ore lavorative in cui lui non avrebbe potuto essere presente per impedirlo.

“Potrebbe riuscirci davvero, è questo il peggio”.

Secondo Soundwave, Spectra era già di suo estremamente fragile, lo era sempre stata da quando l’aveva conosciuta -non per nulla l’aveva soprannominata Scricciolo- e quando si trattava di Spectrus lo era ancora di più: ora che il fratello l’aveva quasi mandata offline, almeno riguardo le condizioni mentali delicate non stentava a credere alle parole di Nickel.
Inoltre, come se il resto non fosse stato sufficiente, Spectra era anche reduce da una manipolazione profonda da parte di quel ladro di compagne altrui comunemente chiamato Dreadwing, che nella sua ossessione di averla per sé aveva passato tutto quel tempo a “demolire” lui e rovinare lei ogni giorno di più, con bel risultato che tutti quanti avevano visto.
Era il terreno più fertile che le parole di qualcuno che uccideva a suon di chiacchiere potessero trovare, e se per disgrazia avessero attecchito sarebbe stato un disastro, anche perché sì, Spectra era sposata con lui, ma Megatron non si era dimostrato favorevole né contrario all’idea di Tarn o di chiunque altro di portarsela via lasciando la scelta finale alla sola Spectra, cosa che secondo lui era stata un’idea a dir poco pessima.
A volte Soundwave si chiedeva seriamente cosa passasse per la mente di Megatron nel prendere decisioni del genere, ma non stava a lui contestarlo, nemmeno in quel caso: era il suo amico ma era anche il suo capo, e lui negli ultimi tempi aveva avuto più di qualche defaillance, non ultima quella per colpa della quale era stato catturato -sebbene alla fine la cosa fosse stata sfruttata a loro favore.

Fortunatamente almeno Optimus Prime e il resto degli Autobot, saltati in aria insieme al loro hangar, non erano più un problema ormai.

“Appunto, eccolo. Maledetto" pensò Soundwave, vedendo Tarn fuori dalla porta dell’infermeria.

«Soundwave, ero proprio in procinto di contattarti» lo accolse questi «Si è svegliata poco fa ed è ancora cosciente».

Sulle prime il tecnico provò un misto di stupore, sollievo e gioia nel ricevere finalmente una buona notizia riguardante sua moglie, che lui non vedeva l’ora di rivedere, ma poi il “poco fa” detto da Tarn si fece strada nel suo processore, e la sensazione di allarme si acuì profondamente.

«Credevo di essere stato chiaro sul voler essere avvisato subito di ogni cambiamento delle sue condizioni».

«Prima dovevamo accertare che lasciare che tu le facessi visita fosse consigliabile per la sua salute» replicò Tarn «Se non fosse stato così avremmo potuto essere coinvolti in scene spiacevoli nelle quali qualcuno avrebbe dovuto persuaderti a restare fuori dall’infermeria».

«Senza riuscirci».

“Non dimenticare chi hai davanti” pensò l’ex gladiatore, puntando lo sguardo dritto in quello di Tarn pur sapendo che questi, causa visore, non poteva vederlo “Quando io combattevo nell’arena di Kaon tu non eri ancora online. E ringrazia Megatron se ora non apro un Ponte Spaziale sotto i tuoi piedi per spedirti dritto in un vulcano attivo”.

«Soundwave?...»

Spectra, che doveva averlo sentito, lo aveva chiamato da dietro la porta. Era sveglia, cosciente, stava abbastanza bene da riuscire a parlare e da riconoscerlo e lo aveva chiamato: poteva sembrare poco ma non lo era per lui, specie con i problemi che avevano.

Tarn e il resto del mondo smisero di esistere per Soundwave mentre apriva la porta, fissava solo per qualche brevissimo momento la femme avvolta nella coperta viola e col cavo di un singolo macchinario attaccato al suo braccio e, infine, si avvicinava rapidamente per stringerla tra le braccia -non troppo forte, tenendo a mente le sue condizioni- del tutto incurante della presenza di chicchessia, fanatici o medici di taglia ridotta che fossero. Era sua moglie ed era quasi andata offline, dunque la sua reazione era quanto di più “umano” possibile.

Inizialmente la sentì irrigidirsi nel suo abbraccio ma fu solo per un istante, perché subito dopo si rilassò e lo ricambiò in silenzio.

«Scusami se ho fatto cose per le quali sei stato male» mormorò poi Spectra vicino a uno dei suoi recettori uditivi «E non ne ho capite altre prima. Mi dispiace».

Era tutto quel che Soundwave voleva sentire, pur dando per scontato che lei si riferisse a “cose” alle quali invece forse non pensava. Le accarezzò brevemente la nuca e, quando lei sollevò il viso, lo sguardo dell’ex gladiatore andò dall’espressione stanca sul viso della giovane allo squarcio richiuso sul petto. Quella era la prima volta in cui aveva la possibilità di vedere il danno coi propri occhi, e lo spettacolo gli causò tanta ansia e tristezza quanta rabbia: le prime due per lei, la terza verso Spectrus, verso Dreadwing -“Se lui non l’avesse portata via non sarebbe successo! Spero che presto lo prendano e vada offline, finalmente!”- e… sì, se non fosse stato per tutto il resto forse ne avrebbe provata un pochino anche verso di lei, per la testardaggine avuta nel rischiare così tanto restandogli lontana.

«Farò portare i macchinari che servono nel mio alloggio, non devi stare qui» disse.

«Bello scoprire che tutto il discorso che ti ho fatto ha avuto la stessa utilità di parlare col muro!» esclamò Nickel «Portarla fuori dall’infermeria non è una buona idea. È appena uscita fuori da una situazione che definire complicata è poco, ha bisogno di tempo per recuperare e di essere seguita da un medico competente, e l’unico medico qui in giro che può essere definito così sono io».

«Al momento non rischia di morire, dunque non credo che i motivi per cui stai insistendo c’entrino qualcosa con la sua salute» ribatté Soundwave guardando non la minicon, ma Tarn, che in tutto ciò era rimasto sulla soglia dell’infermeria.

«Ho la sensazione, sicuramente sbagliata, che tu stia cercando di insinuare qualcosa» replicò freddamente l’altro Decepticon.

Fu allora che i sensori ottici di Soundwave notarono che sul comodino vicino a Spectra c’erano sia dei libri -libri di fiabe e Towards Peace, la cui presenza era una firma evidentissima di chi li aveva scelti e messi lì- sia una bambola molto ben fatta di quella che, senza ombra di dubbio, era la compianta Sparkleriver Specter, che Soundwave afferrò e protese verso il comandante della DJD.

«Io non insinuo, faccio accuse molto precise. Usare una bambola di sua madre per guadagnare la sua fiducia prima e cercare di condizionarla come ti pare e piace poi è squallido perfino per te».

«Che tu la ritenga così stupida da pensare che una cosa simile sia possibile mi fa capire il perché e il per come di molte cose» replicò Tarn.

«Stai insinuando qualcosa?»

«Certo che no» replicò l’altro «Faccio accuse molto precise».

«Penso che Soundwave sia solo molto teso per tutto quel che è successo» disse Spectra, recuperando la bambola dalle mani di Soundwave e mettendola nuovamente sul comodino «Ma non credo che intendesse davvero darmi della stupida o accusare qualcuno. È un bene che tu sia venuto qui, volevo parlarti» disse poi, rivolta al marito.

«Una volta nel nostro alloggio avremo tutto il tempo» insistette il tecnico.

«Non prenderla male per favore ma io preferisco restare qui. Non è per te, è perché Nickel ha ragione sul fatto che ho bisogno di essere seguita» disse Spectra «Se resto dove sono può farlo molto meglio che se fosse obbligata a fare qua e là».

Per quanto le parole di Spectra potessero suonare ragionevoli, a Soundwave non poteva importare di meno. Quella bambola -che lui tra l’altro, ignaro del fatto che quella bambola fosse nelle mani di Tarn da tempo immemorabile, vedeva come un feticcio a dir poco inquietante- i libri, il fatto che Spectra avesse preso le sue parti ma avesse anche detto che lui sbagliava nel pensare a una manipolazione: unendo il tutto era palese che il lavaggio del processore di Spectra da parte di quel mostro di Tarn fosse già cominciato.

“Prendila, apri un Ponte e portala via subito!” gli intimò il suo processore.

“È attaccata a un macchinario, se lo faccio corro il rischio di farle del male” gli ricordò un’altra voce più ragionevole.

“Mai quanto può fargliene Tarn!” tornò a insistere la paranoia che, essendo lui all’oscuro di vari particolari, era comprensibile “Afferra lei E il macchinario E portala via subito!

Poi ricordò.

“Non vorrà restare con loro quando Tarn e i suoi termineranno Dreadwing, per quanto Tarn possa cercare di parlarle male di lui nel mentre. Ha difeso quel traditore, non ha ascoltato me che sono il suo compagno di vita... una volta che questo mostro avrà fatto quel che deve fare, Spectra non ascolterà nemmeno lui. È una di quelle cose che si possono risolvere da sole”.

«Se davvero sei sicura di quello che dici e di avere bisogno di questo, allora d’accordo».

Il modo in cui lei gli sorrise causò emozioni contrastanti in Soundwave, che da tempo aveva iniziato a temere che Spectra non l’avrebbe mai più fatto in quel modo.

«Grazie. Per me il fatto che mi ascolti significa tantissimo» disse Spectra «Ci sono altre cose che vorrei dire ma non sono sicura-»

«Qualche minuto da soli ve lo posso concedere, se nessuno fa il cretino e ti porta via dopo aver aperto un Ponte» si fece sentire Nickel, senza risparmiare a Soundwave un’occhiata «Poi però riposo assoluto, ti sei svegliata da poco e di emozioni ne hai avute già troppe… quindi sii responsabile almeno tu, dato che sul resto non ci si può contare».

“Sfacciata, parla così solo perché ha Tarn dietro di sé” pensò il tecnico, senza capire che la minicon non si stava riferendo solo a lui ma anche a Tarn stesso.

«Però per me non è stato un mal… va bene» disse Spectra, sollevando le mani in segno di resa dopo aver notato l’espressione di Nickel «Dopo mi sarei riposata in ogni caso, mi sento piuttosto debole».

«Bene» disse Tarn, uscendo con Nickel dall’infermeria «Se serve qualcosa siamo qui fuori, Spectra».

«Non disturbarti» ribatté Soundwave, senza ricevere alcunché in risposta «Finalmente siamo soli» borbottò appena la porta si chiuse «Relativamente, dato che di sicuro è rimasto sempre troppo vicino a cercare di ascoltare tutto quel che diciamo».

Spectra fece spallucce. «È la sua astronave, e poi… cercare di ascoltare tutto non è qualcosa che fai anche tu per lavoro?» gli domandò poi, con un breve sorriso.

«Per lavoro, appunto» replicò l’ex gladiatore «Lui invece per altre ragioni. Se è a capo di una squadra di mostri è perché lui è il peggiore. Dovresti saperlo, considerando che sei stata con loro un mese… ennesima cosa che non mi hai mai detto».

«Scusami per non averlo fatto» replicò lei, senza abbassare lo sguardo «Non credevo che fosse importante perché ero sicura di essere stata dimenticata. Anche quando mi sono svegliata qui e ho visto che si stavano prendendo cura di me ho pensato che Tarn stesse facendo tutto per via di un ordine di Lord Megatron, ma non è così... io non me lo aspettavo, ammetto di essermi anche commossa quando mi sono resa conto che lui, anzi, che un po'tutti loro-»

«Ti prego, ti ha salvato la vita ma non iniziare a pensare anche a lui come un altro principe di non so cosa “da marito”, con cavalieri al seguito e tutte le conseguenze del caso».

Era stata un’uscita molto più acida di quanto avrebbe voluto -e con implicazioni poco gentili- e se ne sarebbe reso conto anche senza notare l’espressione di sua moglie.

«Non volevo dire niente del genere» mormorò lei «Mi ha solo fatto piacere sapere di non essere stata dimenticata e che queste persone tengono a me, quando invece non pensavo di poter lasciare “un segno”».

«… lo so. Lo so. Non volevo prendermela con te, è solo… perché si mettono tutti in mezzo? Perché non ci lasciano in pace? È dall’inizio di tutto che non ci lasciano in pace» disse, mostrando un’esasperazione che provava da tempo e che lo stava anche inducendo ad agire in modi in cui in altre situazioni non avrebbe mai agito.

«Che non abbiamo avuto pace è vero» concordò Spectra «Tra una cosa e l’altra… e soprattutto per Spectrus. A proposito, ho capito perché tempo fa hai fatto quello che hai fatto. Pensavo che avessi ignorato la mia decisione perché non ti importava né di quel che pensavo né di quel che sentivo» disse la giovane femme «Ma di recente mi sono resa conto che a volte quando si fanno scelte del genere lo si fa per tutto il contrario del “non importare”. Non rende comportarsi così meno sbagliato, ma ora che ho capito cosa ti ha spinto a farlo è già diverso. Vorrei solo esserci arrivata prima».

“È ancora convinta che mi sia comportato nel modo sbagliato anche adesso che è stata quasi uccisa?!” pensò, ringraziando il cielo di non essersi tolto il visore: la sua espressione avrebbe senz’altro tradito quel che pensava.

Dreadwing l’aveva proprio rovinata, solo un lavaggio del processore contro di lui a livelli altissimi avrebbe potuto portare Spectra a restare convinta del fatto che lui, Soundwave, non avesse agito nel migliore dei modi.
Con gli Autobot fuori dai giochi e gli ex Autobot temporaneamente fuori servizio, o forse definitivamente nell’improbabile caso in cui Spectrus fosse morto per le ferite riportate, quello avrebbe potuto essere un periodo fantastico per lui e per tutta la fazione; invece lo era solo per la fazione, e sarebbe stato così finché la DJD non avesse risolto il “problema Dreadwing”.

«Tu non eri lucida quando si trattava di Spectrus, dovevo fare qualcosa» disse quindi a Spectra, senza commentare il resto «Ero sicuro che anche dandogli quella possibilità che volevi dargli non ci avrebbe lasciati stare. Quell’essere non è uno che si arrende, infatti guarda dove sei. Per tutto il tempo in cui sei stata via ho temuto una cosa simile, del resto sono il tuo compagno di vita, è ovvio che mi importi, anche se certe persone provano a farti credere il contrario».

«Nessuno lo ha fatto. Tra le primissime cose che mi ha detto Tarn c’è stato il fatto che tu sia sempre venuto qui appena potevi. Anche questo mi ha colpita molto quando l’ho saputo, perché quando… lo sai, quando ho deciso di lasciarmi uccidere da Spectrus l’ho fatto anche pensando che-»

Soundwave, per il quale quell’ultimo dettaglio era stato una doccia gelata, la interruppe con un cenno. «Aspetta. Cosa significa “lasciarti uccidere”?!»

«Mi vergogno tanto a dirlo ma è questo che ho fatto, non voglio nasconder… aspetta, n-non te l’avevano detto?»

No, nessuno si era dato pena di avvisarlo del fatto che la sua compagna di vita aveva tentato il suicidio (assistito). In difesa della DJD si poteva dire che fino a poco prima non avessero avuto dall’interessata la conferma certa del tentativo, ma di questo Soundwave non era a conoscenza.

«Perché?» fu tutto quel che riuscì a dire l’ex gladiatore, mentre la candida ammissione di Spectra vorticava nel suo processore.

“Ho deciso di lasciarmi uccidere”: il solo pensiero che lei potesse essere arrivata a un punto simile gli causava quasi dolore fisico.

“Sono i danni del tentativo di indottrinamento che ha subito da lui” alias Dreadwing, che per Soundwave era, dopo Spectrus, tutto il male del mondo “Gli ennesimi! Certi pensieri non le sarebbero mai venuti in mente prima di passare con lui tutto quel tempo”.

«È stato per… per tutto un insieme di cose. Non mi si toglievano dalla testa, molte non mi si tolgono ancora dalla testa. Ho finito per fare male a varie persone, in un caso volevo perfino farlo. Ti rendi conto? Ho pensato…» continuò, ora con aria assente «Di stare diventando come Spectrus. Mi sono detta lui in giro a fare del male bastava e avanzava. Non servivo anche io online. Non così… rovinata».

Per un lungo momento Soundwave non seppe né cosa dire né cosa fare. Non aveva, forse, fatto altro se non pensare a quanto lei si fosse “sporcata”? Non aveva, forse, usato proprio quella parola -“rovinata”- nelle due occasioni in cui aveva parlato con Spectra durante il periodo in cui erano stati lontani? E non aveva pensato a lei in quei termini per tutta la durata dell’attuale conversazione?

«Ricordo di aver usato quella parola ma non ho mai pensato che tu potessi diventare come lui. Sono il tuo compagno, tutto volevo tranne che farti del male» riuscì ad articolare Soundwave, stringendole una mano in modo quasi convulso «In tutto quel che ho detto e che ho fatto non ho mai avuto questa intenzione».

Spectra fece un triste -ma sincero- sorriso. «Lo so, il mio era un pensiero che avevo già prima che tu lo dicessi. Ho… ho paralizzato Starscream tempo fa. Ho provato il desiderio di ucciderlo. È quello il caso in cui volevo fare del male ed è successo prima che noi due parlassimo, quindi non ti sto dando la colpa di qualcosa».

Andava già meglio ma lui non poteva fare a meno di continuare a provare un po’di rimorso per la cosa, soprattutto perché -pur essendo vero quel che le aveva detto- continuava a pensarlo, quel termine: “rovinata” al punto di lasciarsi uccidere, o almeno provarci.
Incapace di approfondire un argomento che già non aveva la minima idea di come affrontare, decise di spostare il discorso su Starscream.

«Lui è un caso particolare. Ti ha fatto del male per primo, tu hai reagito e hai fatto bene» ribatté, dunque «E per fortuna che sei riuscita a difenderti».

Lei strinse maggiormente la coperta attorno a sé. «Spero davvero che d’ora in avanti, soprattutto adesso, mi lasci stare…»

«Megatron è dovuto ricorrere alla mnemosurgery perché riuscisse a stare sveglio senza urlare e fuggire urlando se vede blu e bianco insieme, quindi direi di sì».

Spectra rispose a questo con un’occhiata stupita e perplessa. «Mi ricordo che si è lamentato spesso delle punizioni che gli dava Lord Megatron e ha riprovato a forzarmi anche dopo averle prese da te… davvero l’ho traumatizzato tanto?»

Soundwave indicò la porta dell’infermeria. «Non tu».

Spectra diede a sua volta un’occhiata alla porta, poi tornò a guardare lui. «Ha tradito Lord Megatron più volte, immagino che finire nella Lista fosse inevitabile come per Spectrus».

«Era nella Lista ma era anche stato rimosso tempo fa. Non è stato per quello».

«No?»

Soundwave scosse la testa. «No. Il motivo per cui l'ha fatto è lo stesso dietro quella» aggiunse, indicando la bambola di Sparkleriver «La trovo un feticcio un po’inquietante, lo ammetto, è uguale a una persona che purtroppo è offline».

«È più vecchia di me, quindi non è che l'abbia presa per me. Credo che quando
lui l’ha avuta non sapesse neppure che era così tanto ispirata a qualcuno, e tantomeno che quel qualcuno in futuro sarebbe diventata mia madre» disse Spectra.

“Davvero sei così ingenua da credergli?! Pazienza. Devo avere pazienza” pensò Soundwave “La cosa si risolverà da sé”.

«… e comunque giuro che io non sono andata a lamentarmi di Starscream con loro».

«Non fatico a crederci. Immagino la scena: Starscream a terra, loro presenti e tu lì a dire “È tutto a posto”…»

«In effetti è quello che ho detto…»

«Questo è molto da Scricciolo» commentò Soundwave.

Lei sorrise di nuovo. «Almeno in questo non sono cambiata molto, allora. Ascoltami: certe cose che sono successe non si possono cancellare e certi cambiamenti che ho fatto, o certe parti di me che sono venute fuori, non si possono togliere. E continuo a pensare che forse abbiamo corso troppo decidendo di sposarci così presto, anche se lo volevamo davvero…»

Il tecnico ricordava bene quel momento, la gioia immensa che avevano provato tutti e due. Sembrava essere passata un’eternità da allora, entrambi non avrebbero potuto essere più lontani da com’erano stati in quegli attimi.
Scacciò uno sgradevole paragone con l’energon incendiato -molta luce, estremo calore, brevissima durata- dalla propria testa.

«Però questo non vuol dire che non mi importi più di te» proseguì Spectra «Siamo compagni di vita, come hai detto. Tutto quel che è successo magari fa pensare il contrario, però io ti voglio sempre molto bene».

“Siamo compagni di vita, come hai detto. Tutto quel che è successo magari fa pensare il contrario, però io continuo ad amarti sempre moltissimo”: sarebbe suonato diverso ai recettori uditivi di Soundwave, ma non era quello che lei aveva detto.

“Non dovrei pensare a questo dopo aver saputo che ha cercato di farsi uccidere, però ci penso lo stesso e penso anche che tutto questo disastro avrebbe potuto essere evitato, se tante cose fossero andate diversamente”.

«Mi credi?» gli domandò lei, con l’aria di chi sperava in un “sì”.

«Sì. E dato che per me è lo stesso, in quel che ti riguardava  ho avuto sempre in mente
il tuo bene, qualsiasi cosa abbia detto o fatto. Qualsiasi» ripeté lui, sulla falsariga di qualcosa che aveva già detto «Ed è per questo che mi preoccupo se sei costretta a stare con persone pericolose come la DJD. Capisci?»

«Sì, e mi dispiace sapere che sei così in ansia per me. Io però mi fido delle persone che ci sono in questa nave, non mi hanno dato motivo di non farlo ed è davvero il caso che io resti qui, dunque spero di non vedere altre discussioni per colpa mia. Non voglio essere la causa di altri problemi».

Col “si risolverà da sé” che era il suo nuovo mantra, Soundwave l’ abbracciò di nuovo. Stavolta non ci furono attimi di irrigidimento da parte di sua moglie, a conferma che quello precedente era stato dovuto alla sorpresa.

«Non posso dirti “va bene”, se vedrò cose che non mi piacciono reagirò» rispose Soundwave «Ma dove e quando sarà possibile farò un tentativo».

«Grazie per l’onestà».

Notando l’espressione sempre più stanca della sua compagna, Soundwave decise a malincuore che era il momento di andare. «Io ora devo andare al lavoro. Con la ricostruzione dell’Omega Lock e tutto quanto c’è molto da fare, ma tornerò appena potrò fare una pausa».

«Mi fa piacere».

Erano ancora abbracciati, i loro volti erano molto vicini. Per un attimo Soundwave, nonostante tutto, immaginò un bacio attraverso il visore tra lui e la sua compagna, ma le labbra rosee di quest’ultima si tesero di nuovo in un breve sorriso, e la cosa finì lì.

«A dopo allora».

Con la sensazione di non sapere bene come prendere tutto quel che era venuto fuori dall’aver finalmente parlato con Spectra, sempre in ansia per svariati motivi e sempre immensamente dispiaciuto per altri, Soundwave uscì dall’infermeria. Finse di non vedere sia la prioniana, sia il boia dalle “accuse molto precise”, ignorò con decisione il fatto che stessero parlando tra loro e, con la speranza che le cose potessero davvero migliorare in futuro una volta risolti certi problemi, se ne andò.






***






«Il cambio di atteggiamento che ha avuto, passando da “Le stai facendo il lavaggio del processore” a “D’accordo, resta qui se proprio ne sei sicura” è abbastanza sospetto, non credi?»

«Non hai torto» ammise Nickel, rispondendo così alla domanda di Tarn «A dirla tutta è già tanto che non abbia cercato di portarla via».

«È evidente che per quanto sia destabilizzato non è ancora arrivato al livello di commettere un atto così stupido. Non negherò di essere sorpreso» disse il Decepticon «Il suo comportamento è molto diverso rispetto all’immagine “conosciuta” di lui, non solo perché parla. Ti dirò, lo preferivo silenzioso. Cosa possa portare un mech ad agire in maniera totalmente diversa dal suo solito… non saprei dirlo…» si interruppe all’improvviso, con l’aria di chi stava ascoltando qualcosa.

«Problemi?»

Lui le fece cenno di fare silenzio, e Nickel a quel punto si accorse che Spectra dentro l’infermeria sembrava star parlando con qualcuno.

«… ho riacceso il comm-link solo adesso. Mi dispiace di aver sentito i messaggi solo ora e per tante altre cose, Dreadwing… comunque, anche grazie a te che hai chiamato la DJD, sono viva, mi stanno curando bene e sono al sicuro. M-mi preoccupa molto di più la tua situazione che la mia. Spectrus ti ha ferito, e io… ascolta, non ho il diritto dirti cosa fare e dove stare, solo… cerca di stare al sicuro anche tu, va bene? Ciao».

Il tono di voce era normale, dunque non si poteva dire che cercasse di farlo di nascosto.

«Prossimamente le farò presente che lui è nella Lista» disse Tarn, molto neutro.

«Andrebbe aggiunto il consiglio di diminuire il numero di henn da combattimento che ha intorno, magari, ma non oggi, si è già stressata abbastanza» commentò, lanciando poi un’occhiata al suo comandante «Non sembri sorpreso per la chiamata».

«Non sono sorpreso né che lui l’abbia cercata né che lei abbia risposto. Qualsiasi cosa le ricordi che ci sono persone alle quali importa di lei però è positiva, e dopo i fatti più recenti è positivo anche il fatto che provi interesse per le condizioni di qualcun altro. Sbaglio?»

«Non sbagli. Ha tanta strada da fare ma pensavo a una partenza peggiore, anche nel parlare col suo compagno era molto composta, anche trop-»

Una comunicazione in entrata nel comm-link di Nickel interruppe il discorso.


Qui Knockout. Mi avevate chiesto di essere aggiornati sulle condizioni del vostro compagno e sono felice di dire che è possibile spostarlo come volevate! Organizzo subito il trasferimen-


«Non prima che arrivi io, l’ultima volta i vostri vehicons hanno sballottato il mio compagno di squadra come un pacco postale!» esclamò la prioniana, riferendosi a Tesarus «Falli venire nella tua infermeria ma non far toccare loro Kaon prima che io metta piede lì. Arrivo» concluse, con un breve sbuffo «Meglio che vada prima che qualcuno di quegli incapaci faccia sbattere la testa di Kaon da qualche parte e una volta sveglio diventi ancor più rintronato di quanto già sia normalmente. Torniamo subito».

«Vai pure, intanto qui provvedo io».






***





“Per fortuna Dreadwing è vivo e non è ferito in modo troppo grave” pensò Spectra, con la schiena comodamente appoggiata contro il cuscino “Il suo comm-link era chiuso ma spero che ascolti presto il mio messaggio, così non sarà più in ansia per me”.

Anche lei non poteva fare a meno di provare un sentimento analogo, chiedendosi cos’avrebbe fatto lì fuori da solo. Non dubitava che se la sarebbe cavata, Tarn aveva avuto ragione nel farle notare che era un “militare. Ex” e che quindi potesse tranquillamente trovare il modo di sopravvivere; tuttavia, ora che le recenti esperienze iniziavano a farle intravedere qualcosa al di là della sua bolla di auto-deprecazione in cui le altre persone non trovavano molto spazio, stava prendendo coscienza di quello che il gesto da lei quasi commesso avrebbe significato per lui, specie nel venire a sapere con precisione com’erano andate le cose.

Per lui e anche per Soundwave, che si era preoccupato molto. Non dubitava né di questo né del fatto che lui le volesse bene come le aveva detto, anche se… no: niente “anche se”. Avevano parlato per bene ed era andata meglio dell’ultima volta, nonostante tutto, e anche il “nonostante tutto” era da bandire. Lui era il mech che aveva scelto come compagno di vita, dunque era meglio concentrarsi sul fatto che il modo in cui l’aveva abbracciata all’inizio l’avesse stupita ma fosse stato un momento che aveva trovato piuttosto dolce.

“E mi ha ascoltata quando ho detto di voler restare qui. Forse il mio matrimonio ha una possibilità di salvarsi, potrebbe essere un modo per iniziare a sistemare tutto”.

L’immagine di Dreadwing in difficoltà tornò nuovamente a galla nel suo processore. Non poté fare a meno di pensare che avrebbe tanto voluto vederlo tornare nella Nemesis, dopo aver sistemato le cose con Lord Megatron e aver accettato la mano che gli aveva teso, sarebbe stato più al sicuro. Avendo creduto morto Spectrus per diverso tempo capiva più che bene la sofferenza di Dreadwing riguardo Skyquake -che oltreutto non aveva mai tentato di ucciderlo- e quel che Starscream aveva fatto, però sapeva anche che tornare nei ranghi era quel che Dreadwing voleva davvero: non riusciva a smettere di chiamare “Lord Megatron” in quel modo neppure impegnandosi.

“Ma sarebbe veramente al sicuro, dato che Soundwave lo odia a causa mia?... perché poi?”

Ricordi. Giorni e notti in cui Dreadwing l’aveva sopportata e supportata, le ore passate tra le sue braccia a parlare. Si era sempre trovata a suo agio, senza la sensazione che Dreadwing si aspettasse alcunché da lei -e viceversa- ma non aveva certo tradito il suo compagno di vita: non si erano baciati, non si erano connessi. Non ci aveva neppure pensato ed era sicura che per Dreadwing fosse stato lo stesso. Entrambi avevano sempre avuto tutt’altro per la testa, loro erano ridotti un disastro, la situazione intera era un disastro, con qualche eccezione.

Una delle quali, ovvero Tarn, era appena rientrata in infermeria.

«Novità?»

«Dreadwing mi ha contattata. Era molto in ansia, ora sa che sono al sicuro» rispose Spectra «Penso che lo capirà anche Soundwave».

«Non sei la sola che si augura di evitare ulteriori discussioni».

Soundwave aveva ragione sul fatto che avesse Tarn fuori dall’infermeria avesse sentito i loro discorsi, ma non le importava, anche perché riteneva che in
quella faccenda non ci fosse niente da nascondere.

«Sicuro-sicuro?»

«Riguardo?»

«Il non voler discutere?...»

Tarn fece un breve sospiro. «A modo tuo sei così diretta... ci sono moltissime cose delle quali posso essere accusato, talmente tante che non c’è la necessità di andare a cercarne dove non ci sono. Io difendo la mia squadra» disse «Nulla di più e nulla di meno, anche se siete tutti in grado di farlo da soli in situazioni di vario tipo. Ricordo un accenno fatto da Lord Megatron eoni or sono riguardo il fatto che per le nobili femme di Iacon la cortesia fosse “l’armatura di una lady”... in questo caso è accurato».

«Io di nobile ho solo il cognome e un matrimonio da principessa delle fiabe» ovvero con una persona che conosceva poco «Cioè proprio quel che desideravo. Me l'avevi detto, no? "Pare che le fiabe a volte diventino realtà, anche se non nel modo in cui ci si aspetterebbe". A proposito, dato che parliamo di nobili e fiabe e hai sentito tutto il discorso ti tranquillizzo su una cosa: mi hai salvato la vita ma non ho iniziato a sognare di sposarti per questo» disse con un’amarezza che solo in quel momento si rese conto di provare.

Negli attimi di silenzio totale che seguirono provò l’ennesimo senso di colpa, sentendosi ingiusta nei confronti del compagno di vita assente, ma non poteva negare che aver sputato fuori quelle frasi in maniera piuttosto freddina avesse allentato un po’il nodo che aveva sentito all’altezza dello stomaco per tutto il tempo in cui aveva parlato con Soundwave.

«Anche se non c’è da stupirsi che l’abbia detto, con lui è andata così» aggiunse poi, massaggiandosi la fronte «Forse è meglio lasciar stare, non è colpa sua. Meglio che segua gli ordini di Nicky e mi riposi, credo che andrò in ricarica ora».

«Sì, a tal proposito, credo sia meglio evitare il “Nicky”» osservò Tarn, tornando solo allora a farsi sentire «È collegato a pessime cose. Hai presente il minicon maschio al quale ho accennato prima?»

«Quello che vuoi terminare?»

«Lui. Forse è meglio che ti mostri un’immagine, non vedo ragioni per cui tu debba mai trovarlo davanti a te ma pensando al futuro è bene che tu conosca i nostri nemici. Si chiama Bustin e lavora con Spectrus».

Molto semplice, molto stondato, con tre soli colori e un visore come quello di Soundwave. Sorrideva perfino, un sorriso di pixel molto carino. Avrebbe mentito dicendo che le sembrava pericoloso ma Tarn aveva appena detto che lavorava con Spectrus, e prima aveva parlato di un incidente contro una montagna, quindi immaginò che dovesse esserci più di quel che sembrava.

“Forse è costretto. Non è facile dire di no a Spectrus” pensò, ma non diede voce a quel suo dubbio sapendo benissimo che, per Tarn, costretto o non costretto non faceva differenza.

Di solito.

«Capito. Lo terrò a mente».

«Bene. Ora riposa pure, quando ti risveglierai avrai ancora compagnia…»

«Tu?
» gli domandò con un sorriso.

«Anche, ma parlavo di Kaon: non è molto in forma ma si sta riprendendo, come te, quindi non ti preoccupare. Condividerete l’infermeria per un po’».

«Va benissimo» sorrise Spectra. Le dispiaceva che Kaon non stesse bene ma non le dispiaceva l’idea della compagnia, come sempre.

Finalmente, aggrappandosi all’impressione di aver almeno iniziato a scalfire la montagna di caos che la circondava, tornò in ricarica.
   
 
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