Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Ricorda la storia  |       
Autore: Mash    23/03/2021    0 recensioni
[Post canon]
Shiro non è poi così felice della sua vita con Curtis e ogni volta che Keith torna sulla Terra deve resistere all'impulso che lo spinge verso di lui.
Ma ogni persona ha un certo limite di pazienza.
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia partecipa al COWT11
M7 - 003. I think we deserve a soft epilogue, my love. We’re good people, and we’ve suffered enough.


"Sono un uomo sposato." disse a se stesso cercando di credere alle proprie parole mentre guardava il suo riflesso nello specchio del bagno della base operativa, il volto ancora che gocciolava di acqua che si era spruzzato sul viso, sperando di riuscire a recuperare la lucidità.
Ogni volta che Keith tornava dalle sue numerose e infinite missioni quella lucidità che era solito contraddistinguerlo sembrava come sparire, risucchiata in chissà quale buco nero che il giovane portava con sé, facendogli perdere la ragione.
Quando aveva preso la decisione di non rimanere sulla Terra e andare per lo spazio, aiutando i vari abitanti che erano stati soggiogati dai Galra, lui aveva deciso che non lo avrebbe aspettato.
Aveva fatto la stessa cosa che Adam, ormai anni prima aveva fatto con lui, decidendo di non aspettarlo per la missione che aveva deciso di compiere.
Chissà se anche lui si era alla fine pentito della sua decisione così come era successo a Shiro.
Lui aveva cercato di andare avanti, di non pensarlo più e di concentrarsi su quello che gli era rimasto sulla Terra. Si era sposato, era stato promosso e aveva ottenuto un certo prestigio tra i suoi uomini in appena sette anni.
E allora perché si sentiva ancora così scombussolato ogni volta che lo vedeva?
Doveva toglierselo dalla testa una volta per tutte e proseguire la sua vita con Curtis.
Il volto si rabbuiò a pensare all'uomo con cui si era scambiato le promesse di matrimonio e con cui conviveva da più di cinque anni, a sua detta felicemente.
Ma se era così felice, perché, ogni volta che Keith tornava sulla Terra da una delle sue missioni non voleva fare altro che dimenticare di essere sposato con un altro uomo?
Sospirando, uscì da bagno e tornò nell’hangar, dove aveva lasciato il sottoposto con cui stava parlando. Si riavvicinò a lui e lo sentì proferire le solite parole di rito e poi tornare a parlargli di qualcosa che non aveva seguito sin dall’inizio e di cui al momento non gli interessava minimamente.
Keith si trovava ancora lì, che osservava la sua astronave con sguardo trasognato.
Lo seguì con lo sguardo mentre camminava lungo l'hangar della nave, la tuta di Marmora che gli fasciava il corpo scolpito evidenziando la muscolatura e la treccia scura che ondeggiava ai suoi passi decisi. Quando si era fatto crescere così tanto i capelli?
-Comandante, allora, che ne pensa?- gli chiese il sottoposto con cui stava parlando, senza ricevere però alcuna risposta, mentre l'altro continuava a seguire con lo sguardo Keith, pensando a come potesse essere piacevole il contatto con il suo corpo sotto quella tuta che sembrava chiedergli solo di strapparla via.
-Comandante?- il secondo richiamo fece destare Shiro dall'illusione che si era creato e distogliendo lo sguardo dal giovane, lo portò sul fascicolo che l'altro gli stava presentando, cercando di inquadrare per bene il problema.
Non capiva che cosa gli fosse preso quel giorno, distrarsi in quel modo non era da lui.
Rispose al sottoposto e poi lo congedò chiedendo di non far entrare nessuno nell’hangar per la prossima ora, approfittando di essere solo per avvicinarsi all’altro, sicuro che anche l’altro fosse rimasto lì per parlargli.
Necessitava di un po’ di tempo con lui, era chiedere forse troppo?
-Quando progetti di partire?- chiese Shiro, saltando tutti i convenevoli, chiedendogli subito quello che più gli premeva di sapere.
Si erano incontrati la sera precedente, quando era arrivato e l’altro lo aveva già informato di come fosse andata la sua missione e di quello che aveva provato negli ultimi mesi.
Nonostante fosse un tipo solitario, quella volta si era sentito solo, senza qualcuno con cui parlare, gli aveva rivelato che era stata una missione dura e che voleva fermarsi per più tempo sulla Terra.
Ora doveva solo capire quanto.
Il problema di Shiro era che più tempo Keith rimaneva lì, più il suo cervello smetteva di funzionare e il ricordo di quello che avrebbero potuto essere lo tormentava sempre di più, come una ferita che si apriva ogni volta che lo vedeva nei corridoi o anche solo pensava al suo viso.
-Qualche settimana direi…- rispose, mentre gli rivolgeva un sorriso. Quelli che Keith riservava solo per lui e nessun altro.
Shiro si rabbuiò.
-Oh, ok.- gli uscì dalle labbra, senza riuscire ad articolare una frase migliore che dimostrasse il suo disappunto.
Disappunto per il fatto che sarebbe rimasto così poco e così tanto allo stesso tempo. Averlo lì significava resistere alla tentazione e Shiro stava già cedendo.
-Non so se la vita che ho scelto è stata la via migliore per me. Ogni tanto la Terra mi manca.- disse Keith, guardando la sua navicella.
-Non hai niente qui…-
-Sai benissimo che non è vero.- Keith lo guardò negli occhi, tornando stranamente serio: -Ho te.-
Shiro lo sapeva sì benissimo, ma voleva sentirglielo dire.
-Mi dispiace non averti aspettato.- sussurrò, mentre con la mano raggiungeva quella dell’altro, stringendogliela con dolcezza.
-Non importa, hai fatto la scelta migliore per te. Curtis sembra un brav’uomo.-
Shiro si morse un labbro a ripensare al marito.
-Keith… io-
L’altro si girò verso di lui e lo interruppe posandogli un dito sulle labbra, mantenendo il sorriso sul volto e gli occhi leggermente lucidi.
-No, per favore non dire niente. Sai benissimo che non rimarrò più tempo del necessario e che tra noi non può funzionare.- spostò appena la mano per accarezzargli il volto, la barba non fatta che gli pizzicava il palmo. Shiro si beò di quel contatto per tutto il tempo che ritenne necessario, portando la propria mano a incontrare quella dell’altro, toccando la sua pelle delicata.
-Vorrei che ci fosse un tempo e un luogo in cui potessimo stare insieme.- sussurrò Shiro.
-Magari in un’altra linea temporale…- rispose Keith, lanciandogli uno sguardo di intesa.
Il più grande sorrise e si avvicinò a lui, passandogli una mano sulla vita, stringendoselo contro e incontrando la sua protesta.
-Solo per questo minuto fammi pensare che ci troviamo in una linea temporale diversa in cui siamo insieme senza che nessuno possa dirci qualsiasi cosa o ci sia una missione da seguire o un pianeta da salvare.- disse, sperando che l’altro assecondasse quel suo desiderio egoista.
Keith rilassò le spalle nel sentire le sue parole, il cuore diventato più pesante.
-Solo per un minuto.- disse, ricambiando l’abbraccio e appoggiando la testa sulla spalla di Shiro, come ai vecchi tempi. Gli mancava stringersi a lui.
Non avrebbe potuto dirlo direttamente all’altro, ma gli era mancato così tanto in quegli anni lontano dalla Terra che aveva pensato di non voler più fare quella vita e di rimanere per sempre in compagnia dei suoi amici e dell’unica persona che aveva amato.
Fu il minuto più corto della loro vita. Staccarsi fu quasi come separarsi da una piccola parte di loro stessi, che sapevano non avrebbe più ripreso.
“Sono un uomo sposato.” cercò di ripeterselo più volte nella testa, ma sentiva che stava per cedere alla tentazione. Si prese l’altra mano e andò a sfiorare l’anulare, ripetendo il mantra del girare la fede, per ricordarsi che c’era qualcuno che lo aspettava a casa.
Fu sorpreso di non sentire il freddo metallo dell’anello.
L’aveva scordato nel bagno nella fretta di tornare indietro, o forse il suo subconscio aveva tentato di lanciargli un altro messaggio.
Tornò a guardare l’altro e lo vide che muoveva le labbra a fargli una richiesta.
-Shiro?- chiese Keith, preoccupato che non rispondesse alla sua domanda, domanda che Shiro non aveva minimamente ascoltato.
Il più grande sospirò e prese fiato, capendo che aveva bisogno anche lui di sentire quello che nei suoi pensieri ormai si ripeteva ininterrottamente e che non avrebbe potuto andare avanti senza ammettere i sentimenti che sapeva di provare.
-Ho cercato di spiegarmi le sensazioni che provo ogni volta che torni sulla Terra, ma non riesco a trovarvi un senso che mi permetta di essere a posto con la mia coscienza. So solo che il mio cervello va in confusione nel vederti in giro alla base e che tutto diventa buio quando non ci sei…-
Keith non aggiunse parole, capendo che l’altro aveva bisogno di fargli quel discorso. Si limitò a guardarlo negli occhi grigi, non sapendo in che modo avrebbe dovuto reagire al suo discorso, se avrebbe dovuto rispondergli e nel caso come.
-… e nonostante tenti di calmarmi, di pensare ad altro, non ho altro che la tua immagine impressa nella retina, nemmeno pensare a mio marito riesce a distogliere la voglia che in questo momento ho di prenderti e baciarti.-
L’altro ebbe un leggero tremito a quelle parole: -Sì, baciarti, in questo preciso momento, non in altre realtà alternative.- aggiunse, prendendogli le braccia e fissandolo negli occhi.
Keith deglutì a disagio.
-Sai, cerco di fare del mio meglio per trattenermi, per reprimere queste sensazioni che solo tu riesci a scatenare dentro di me. Sicuramente andrò all’inferno per questi pensieri, ma alla fine, chi se ne frega, no? Inferno, paradiso, quello che conta è che guardarti da lontano senza poterti toccare mi strazia più di quanto io possa riportare in un semplice discorso.- disse con un sorriso.
L’altro aprì la bocca per rispondergli, ma Shiro continuò prima che potesse farlo.
-Finora sono riuscito a trattenere i miei desideri, ma ogni istante diventa come piombo che si aggiunge al peso sulla mia schiena. Potrò sembrare egoista nel dirtelo... ma arriva un momento in cui l’egoismo prende il sopravvento e anche io non riesco più a trattenermi.- concluse, spingendosi verso di lui per baciarlo.
Chiuse gli occhi e gli prese il volto tra le mani, non incontrando alcuna resistenza nell’altro. Anzi, lo sentì dischiudersi al suo passaggio, come se anche lui non aspettasse che unire nuovamente i loro respiri.
Fu un bacio lungo, umido e passionale, come Shiro non scambiava ormai da troppo tempo con suo marito.
“Solo questa volta, solo un ultimo bacio e poi lo lascio andare.” si disse per ricordarsi che prima o poi avrebbe dovuto separarsi dall’altro e tornare alla sua vita.
La mano si spostò tra i suoi capelli, indugiando sulla treccia, mentre anche le mani di Keith iniziavano a stringersi su di lui, carezzandogli con dolcezza la schiena.
“Solo un attimo e poi lo lascio andare…” si ripeté, mentre lo sollevava continuandolo a baciare e lo poggiava sulla scaletta a pochi metri da loro.
“Un attimo…”
Keith tirò appena il suo labbro inferiore, succhiando e dandogli un dolore piacevole che gli arrivò fino al cervello, non facendogli capire più niente e dimenticare che avrebbe dovuto staccarsi. Non pensava minimamente al luogo in cui si trovavano e che nonostante tutto sarebbe potuto entrare qualcuno da un momento all’altro. In quel momento c’era soltanto Keith con il suo corpo e le sue labbra.
Fermi in un momento sospeso nel tempo.
Decise che voleva toccare la sua pelle, stringerlo senza il fastidio della tuta addosso, sentire quel calore familiare ma estraneo al tempo stesso.
Con un gesto gli aprì la tuta e la fece scorrere sul suo corpo, abbassandola completamente, mentre lui slacciava lento i suoi pantaloni, liberandolo dalla stoffa che lo costringeva, lasciandosi scappare un gemito nel sentire le sue mani fredde sulla pelle.
-Shiro…- sospirò la voce di Keith sulle sua labbra, facendogli perdere di nuovo la ragione mentre sfiorava il suo corpo e con gesti che credeva dimenticati toccava i punti giusti per dargli piacere e prepararlo al meglio, mentre l’altro faceva lo stesso con lui, muovendo con decisione la sua mano su di lui.
Keith si separò di nuovo dalle sue labbra con un gemito, permettendo a una delle dita di Shiro di trovare strada dapprima a toccargli le labbra sottili e poi a intrufolarvisi all’interno, prima un dito, poi due e infine un terzo, mentre Keith mugugnava di piacere per il suo tocco e gli bagnava le dita di saliva. Tolse, lento come le aveva infilate, le dita dalla sua bocca, portando la mano verso il basso, utilizzando la sua saliva per prepararlo al meglio.
Entrò in lui forse troppo con impazienza, preparando la sua entrata con le dita in modo metodico, bagnandolo e abituandolo sempre di più con movimenti delle dita che aveva ormai impressi dentro, prima di sfiorarlo con la punta, sollevandolo ancora e facendolo aggrappare alla sua schiena con le unghie mentre si faceva pian piano strada in lui.
Gemette di nuovo, questa volta più rumorosamente di prima, ma Shiro gli tolse la possibilità di farlo ancora premendo la sue labbra contro quelle dell’altro, aumentando il movimento, sentendo un altro gemito soffocato scappargli mentre gli segnava la schiena con impazienza e piacere, assecondando le sue spinte e intrecciando la sua lingua con la propria.
Mentre Keith si teneva a lui con le gambe, la mano meccanica di Shiro rimase a sollevarlo nella posizione più comoda per entrambi e l’altra si mosse per portare soddisfazione anche a lui, ritmica e regolare, sapendo benissimo come fare per spingerlo all’apice del piacere.
Ricordi che si erano solo sopiti di tempi ormai passati, quando per entrambi non c’era che l’altro e la loro vita non era così incasinata.
“Un attimo ancora…” si disse, mentre il volto affondava nell’incavo della sua spalla, e aggrottava le sopracciglia con espressione concentrata sentendolo poi lasciarsi andare, accompagnandolo poco dopo con un sospiro di soddisfazione.
Si separò da lui con riluttanza, come se nell’uscire da quel corpo sapesse che rientrarci ancora era impossibile. Mentre respiravano affannati, le labbra socchiuse e le guance arrossate, si guardarono negli occhi, sapendo che quel momento non sarebbe potuto ripetersi.
Gli occhi di Shiro tremolarono, lucidi.
Era triste al pensiero che avrebbe dovuto staccarsi da lì a qualche altro minuto.
Keith accennò un sorriso e gli passò un dito sotto l’occhio destro, asciugando una lacrima che era sfuggita al suo controllo.
Non sapeva se stesse piangendo per quello che era accaduto tra loro, per il pensiero verso suo marito o perchè doveva staccarsi da quell’abbraccio in cui si sentiva a casa.
-Mi dispiace.- sussurrò Keith, baciandolo con dolcezza sulla fronte, negli occhi uno sguardo dolce che solo raramente gli aveva visto. Una mano gli carezzò una guancia.
“Un attimo ancora…” si disse, cercando di trovare la forza necessaria per staccarsi da lui, non riuscendo però a trovarla.
Perché doveva sempre essere forte?
Voleva cedere alla debolezza e rimanere con Keith ma cercò ancora una volta di farsi forza e lasciarlo andare.
-Un ultimo bacio e ti lascio andare.- disse, spingendosi verso le sue labbra e chiudendole di nuovo tra le proprie, promettendolo più a se stesso che all’altro.
Si separarono pochi istanti dopo, le labbra umide e lo sguardo fisso in quello dell’altro.
Fu Keith a rompere per primo il silenzio.
-Shiro, sia tu che io ne abbiamo viste tante, abbiamo patito sofferenze di più di una vita intera tra tutto quello che abbiamo passato. Entrambi ci meritiamo un lieto fine e io, mi dispiace, ma non posso essere il tuo seppur volendolo.-
L’altro trattenne l’impulso di passargli una mano sulla guancia, le sue parole sembravano aver preso il suo cuore e distrutto in piccoli pezzi, ma nonostante quello, sapeva che aveva ragione.
Non voleva passare la sua vita ad aspettare qualcuno che non sapeva se sarebbe arrivato, domandarsi che cosa stesse facendo nello spazio, se stava bene o rischiava la vita o ancora, dover anche solo pensare di tornare anche lui tra le stelle.
-Nonostante il mio desiderio sia solo quello di stare con te, non possiamo realizzare tutto ciò che vogliamo. Accontentiamoci di un buon finale. Non deve essere lieto per forza.- continuò, la voce era incrinata nel dire quelle parole. Pronunciarle gli costava veramente molto coraggio. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa per la felicità di Shiro.
-I lieti fine sono sopravvalutati.-
Risero entrambi per quella battuta e lasciarono che il silenzio cadesse di nuovo su di loro, rivestendosi senza aggiungere parole a quanto si erano detti.
-Allora, torno al mio finale.- disse Shiro, incamminandosi verso l’uscita dell’hangar, mentre l’altro finiva di sistemare i capelli scompigliati in una nuova treccia.
Lo sguardo di Keith si specchiò di nuovo in quello di Shiro e sorrise, dandogli un tacito assenso a quanto aveva detto.
Quando Shiro si voltò, uscendo dalla porta, seppe che una parte del suo cuore l’aveva lasciata nell’hangar della base, affidandola a Keith.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: Mash