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Autore: SemplicementeCassandra    24/03/2021    0 recensioni
Alessandra è un'abitudinaria, il mese di agosto coincide da almeno un decennio con la piccola Alassio. Ma nell'estate del 2008 con il tormentone di Estelle che le rimbomba nelle orecchie e nel "Budello", un ricordo creduto lontano si concretizza per diventare, forse, qualcosa in più. Non è casuale che Alassio venga ricordata come la "città degli innamorati"e Alessandra lo sa bene. Se lo ricorda ogni volta che osserva un paio di occhi marroni, simili ai suoi ma più profondi, che la tormentano nelle notti insonne e la abbagliano di giorno. In un mese che dell'estate conserva qualche sporadico giorno di sole è giunta l'ora di chiudere i conti con un passato ingombrante, una ferita ancora aperta che appare impossibile da ricucire.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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IL PUNTO DI ROTTURA

 

Il primo fascio di luce esplose rumorosamente all'improvviso cogliendo la spiaggia di sorpresa che, tra una battuta e una fetta di torta, aveva perso di vista l'orologio. I più si affrettarono verso la prima fila recuperando asciugamani, sedie, materassini mezzi sgonfi per godersi al meglio lo spettacolo dei fuochi convinti che dalla prima fila tutto fosse più magico. Solo i veterani come Valerio sgattaiolarono verso la zona più lontana dalla riva in cui erano rimasti impilati i lettini e le sedie da registra non utilizzate. Quella sì, era magica.

Più silenziosa, coperta dal vento, persino intima, consentiva di godersi lo spettacolo dei fuochi in tranquillità con una prospettiva molto più ampia rispetto a chi sostava vicino al mare.

Nel giro di pochi minuti al tavolo rimasi da sola con una fetta di dolce a metà e il bicchiere di sangria ancora pieno, ebbi per qualche secondo la tentazione di raggiungere Valerio ma i gridolini eccitati mi ricordarono il perché per anni avessi abbandonato la spiaggia prima dello spettacolo pirotecnico. Era troppo tardi per fuggire, quella sera. Se avessi intrapreso il budello sarei rimasta bloccata tra la folla di turisti curiosi e comunque non sarei riuscita a raggiungere il mio bar preferito, quello nella piazzetta di Borgo Coscia, frequentato da pochi turisti, per lo più anziani, con le brioches calde a ogni ora del giorno e i biscottini di frolla con l'uvetta ad accompagnare sempre il caffè. Mi alzai per sistemare almeno la tavola, raccolsi i piattini e i bicchieri impilandoli prima di buttarli nel sacco nero, recuperai le teglie per la focaccia ancora rimasta che con molta probabilità avremmo mangiato il giorno seguente per merenda. In poco più di dieci minuti avevo già concluso e i fuochi non erano nemmeno a metà. Tornai al mio posto, addentai il pezzo di dolce e mi costrinsi a non sussultare ogni volta che il frastuono colorato esplodeva a pioggia. Non era il rumore a infastidirmi quanto i ricordi che trascinava con sé, le promesse, i desideri che ogni anno avevo espresso su quella stessa spiaggia e che mai si erano avverati. Un'ombra mi passò accanto prima di accomodarsi su una sedia poco lontana da Valerio, anche Matteo sembrava assorto nei suoi pensieri e prestava poca attenzione ai fuochi. Mi chiesi se anche lui stesse ricordando quella sera lontana, un ricordo scatenato dalle mie parole e da un'atmosfera piuttosto simile. Socchiusi gli occhi mentre il cielo notturno veniva illuminato da un cuore e ricordai la sera del ballo mancato, l'alito che sapeva di alcol di Matteo, il biascicare delle sue parole mentre di ritorno dal bagno mi aveva spinto dolcemente contro il muro di una cabina pensando che nessuno ci potesse vedere.

-Balla con me- mi aveva detto avvicinando paurosamente la bocca al mio collo coperto da una sciarpa per proteggermi dal vento. -Balla con me. Stai ballando con tutti, perché con me no?-. Dopo un sorso dalla bottiglia di birra che aveva in mano la posò a terra e con le mani un po' umide mi cinse i fianchi impostando un ritmo. Mi scostai.

-Sei ubriaco, Matteo, per favore. Elena ci sta guardando, non vorrei che pensasse-

-Elena può pensare quello che vuole, è ferragosto e io voglio ballare. Con te- aveva aggiunto prima di sorridermi e prendermi per mano per trascinarmi sulla pista da ballo improvvisata. Il cuore batteva a mille, in parte per l'emozione e in parte perché un Matteo così ubriaco non l'avevo mai visto. Con le spalle possenti si fece spazio in mezzo ai corpi degli altri, altrettanto ubriachi, poi una volta trovato un buon punto riprese a muoversi fuori musica, le braccia penzolanti e gli occhi offuscati. -Come sei bella stasera Ale- il suo complimento mi fece arrossire, a differenza sua non avevo bevuto nemmeno un goccio di sangria. La vicinanza con il suo corpo mi fece dimenticare il contesto, gli altri, mi strinsi maggiormente a lui iniziando ad assecondarlo. Giacomo ci guardò da lontano, scuotendo la testa, prima di voltarci le spalle per andare a chiamare qualcuno, forse suo padre. Mi godetti l'istante perché sapevo che di lì a poco la bolla sarebbe sfumata.

-Ballerei tutta la notte, con te, anche se questa musica è inascoltabile. Se chiedo gli Oasis dici che me li mettono- il colorito abbronzato con il tempo lasciò il posto a un pallore poco visibile con la sola luce di un lampione ronzate, fu il suo tono sempre più lento a farmi intuire che l'alcol stesse per sortire effetti indesiderati.

-Dai Teo, siediti un po', hai bisogno di prendere aria. Ti va un po' d'acqua?-

-Non voglio l'acqua- mi disse smettendo di assecondare il ritmo della musica, allontanò le mani dal mio corpo ma nonostante lo sguardo un po' lucido e la fronte bagnata le sue parole successive mi sembrarono serie, sicure, controllate. -Voglio fare l'amore con te-.

Non ebbi il tempo di rispondere, suo fratello e suo padre lo allontanarono con una mano su entrambe le spalle, Giacomo lo guidò facendogli salire i gradini con lentezza per allontanarlo dalla folla in spiaggia mentre Carlo non seppe più come scusarsi.

-Scusami ancora Ale, questa sera non era in sé dopo aver litigato con la mamma. Scusalo-.

Mi lasciarono lì con mille dubbi e desideri a pensare per tutta la notte a quella frase sussurrata e mai più affrontata, fino a qualche ora prima pensavo davvero che Matteo non la ricordasse più. Ma quel silenzio e l'imbarazzo sul lettino non li avevo immaginati.

Il rumore degli applausi mi riportò alla realtà, lo spettacolo era finito e i turisti iniziavano ad abbandonare la spiaggia. Valerio mi venne incontro, una felpa rossa da bagnino tra le mani e una scopa nell'altra. -Metti questa, inizia a essere umido. Mi dai una mano a sistemare?-

-Vanno già via tutti? Non ho mai visto una festa finire prima di mezzanotte- eppure voltandomi mi resi conto che la maggior parte delle persone era già fluita verso il budello senza un saluto o un ringraziamento.

Salutammo Mario che nel frattempo aveva indossato il solito giubbotto e lo rassicurammo che avremmo controllato tutto prima di andare via.

Era presto per tornare a casa ed annegare ancora nei pensieri, la compagnia dovette avere la mia stessa idea perché persino Giacomo si avvicinò alla radio e alzò il volume. -Un po' di musica ragazzi, altrimenti stasera è un mortorio-.

Lui, un paio di ragazze e ragazzi dello stabilimento accanto si misero a ballare nel centro della spiaggia ancora privo di lettini, ridendo e spintonandosi di tanto in tanto per aggiudicarsi gli ultimi bicchieri di sangria.

-Gli lascio tempo fino a mezzanotte poi tutti a casa, andate a festeggiare altrove-

-Dai Vale, è ferragosto!-

In prima fila il gruppetto dei genitori più Elena, sempre più pallida, sembrava aver messo le radici.

-Dici che sta male?- mi chiese Valerio. -Ha una cera...- scrollai le spalle cercando con lo sguardo Matteo trovandolo poi poco distante, a riva, con una sigaretta tra le dita e il giubbotto di jeans addosso. Il gruppetto finalmente si alzò scuotendo gli asciugamani.

-Non vi fermate?- domandai a Caterina in modo disinteressato.

-Ci piacerebbe ma siete tutti giovani, preferiamo continuare in un bar. Grazie per la festa, è stata comunque molto divertente- sembrava sincera ma preoccupata, le rughe sulla fronte più evidenti del solito.

-Elena ti fermi con noi? Fino a mezzanotte abbiamo il permesso del capo per un po' di musica, qualche ballo-. Con la coda dell'occhio vidi Matteo avvicinarsi, l'espressione cupa e lo sguardo basso mi fecero pensare all'ennesimo litigio con sua madre.

-No, Elena non sta bene, ha qualche linea di febbre e deve riposare. Matteo la accompagna a casa- si intromise ancora Caterina. Annuii tornando alle pulizie quando la risposta di Matteo mi colse di sorpresa.

-Non penso sia il caso, forse è meglio che l'accompagni suo fratello. Non torno a casa stasera, ci vediamo domani-.

Non diede tempo a sua madre di rispondere, le voltò le spalle recuperando una bottiglia di birra che fino a quel momento non avevo visto e si diresse verso il gruppetto che stava ballando. Persino Valerio mi rivolse uno sguardo incuriosito ma quella volta non avrei saputo rispondergli.

Ci congedammo passando a sistemare la prima fila, la felpa di Valerio era così calda e rassicurante che pensai di non restituirgliela. Per quanto mi sforzassi, però, non riuscivo ad allontanare lo sguardo dal gruppetto, da Giacomo che ogni manciata di minuti cambiava ragazza con cui ballare a Nick che ci provava palesemente con un'amica dai capelli rossi ma soprattutto da Matteo che si agitava da solo con la bottiglia ancora in mano.

-Se vuoi andare da lui vai, non so quanto riuscirai ancora a trattenere la curiosità.- Mi morsi il labbro, Valerio aveva ragione. Non sapevo come approcciarmi a Matteo, non dopo il disastro che avevo combinato prima e specialmente non dopo la conversazione con Caterina.

Non era così che avevo immaginato la sera di ferragosto.
Facendomi coraggio e respirando profondamente come prima di un esame all'università mi avvicinai al centro della pista da ballo improvvisata, non seppi dire se Matteo si fosse accorto della mia presenza o meno.

-Me ne dai un goccio? Era l'ultima- gli posai una mano sulla spalla mentre con l'altra indicai la bottiglia a metà.

-Non ti piace la birra- mi rispose tornando a guardare il mare e nascondendo un sorriso dietro la bottiglia. Il primo tentativo era fallito.

-Alla fine sei rimasta, hai cambiato idea sui fuochi?-

-Ti avevo promesso un ballo o sbaglio?- Fui io a coglierlo di sorpresa. Aggrottò le sopracciglia e sulle sue guance percepii un calore prima assente. Non se lo fece chiedere due volte, mi prese per mano e mi trascinò accanto a suo fratello troppo assorto nel corteggiamento per accorgersi di noi. Ci guardammo e basta, senza parlare, i nostri corpi in sintonia come la sera in discoteca ma più tranquilli perché sicuri che nessun fidanzato o fidanzata ci avrebbe disturbato. Ondeggiammo lentamente, le mie braccia dietro il suo collo e le sue attorno alla mia vita, strette ma non soffocanti, quasi rassicuranti e protettive. Dopo qualche minuto la ruga sulla sua fronte si rilassò e riuscii persino a strappargli un sorriso quando inciampai in un ramoscello abbandonato tra i granelli di sabbia.

-Era questo il ballo che volevi?- gli sussurrai mentre con un braccio mi faceva roteare.

-Non ci sono gli Oasis ma mi accontento lo stesso-. Bastò una frase a farmi ripensare a quella sera, alla sua espressione durante i fuochi.

La ricordava anche lui, aveva solo finto di non farlo, per proteggere entrambi forse, per non soffrire. Che senso avrebbe avuto affrontare quel momento quando nessuno dei due aveva il cuore libero? Avremmo sofferto e basta. Eppure otto anni dopo eravamo di nuovo lì come due calamite a stringere l'altro e sperare che quel momento durasse il più a lungo possibile. Ci guardammo e i suoi occhi mi parvero più limpidi e chiari del solito, quasi verdi nonostante li avessi sempre identificati con un marrone profondo. Sospirai, forse era davvero giunto il momento di parlare. Pensai a quella sera come all'inevitabile punto di rottura, qualunque cosa fosse successa dopo più nulla sarebbe stato come prima.

Un fischio acuto interruppe i miei pensieri e ci costrinse ad allontanarci, mi voltai quasi stizzita verso Valerio che sembrava estremamente divertito.

-Tra mezz'ora devo chiudere la spiaggia cari bagnanti. È l'ora del bagno! Chi arriva ultimo domani pulisce la spiaggia- non terminò la frase che, prendendo la rincorsa, si gettò in acqua senza nemmeno essersi tolto la maglia. Dietro di lui in un gregge disordinato arrivarono dopo pochi istanti anche gli altri, mi aspettai che Matteo li seguisse invece quando mi voltati per incoraggiarlo lo trovai ancora intento a guardarmi.

-Che c'è?- gli sussurrai nonostante in spiaggia fossimo rimasti solo noi. -Non ti butti?- Scosse la testa prima di inclinarla di lato quasi imbarazzato.

-No, non stasera. Ti va una passeggiata?- Quella sera non mi sarei tirata indietro. Dovevamo risolvere una volta per tutte, parlarci a cuore aperto per mettere da parte il rancore, i sentimenti inespressi, per ricominciare con il cuore più leggero. Sarebbe cambiato tutto, nel bene o nel male.

Gli feci cenno di precedermi verso il torrione e quando mi voltai per seguirlo mi parve persino di cogliere un sorriso incoraggiante sul volto di Valerio. Per un po' restammo in silenzio, cullati soltanto dal rumore delle onde, la luna al di là delle nuvole fece capolino rischiarando un'imbarcazione solitaria appena oltre la linea delle boe. Oscillava lentamente, in balia della bava di vento che insolitamente soffiava.

-È stata una bella serata, vero? Certo, non fosse stato per le chiacchiere di mia madre-

-Non riuscite proprio ad andare d'accordo, neanche dopo anni?- domandai per poi esitare quando mi venne in mente la scena con Elena. -Ti ho visto teso prima, sicuro che vada tutto bene?-. Un battito di silenzio, ancora uno prima che lentamente Matteo scuotesse la testa ed esalasse un respiro.

-Non ti arrendi mai?- mormorò tra sé e sé aumentando le falcate. Poco distante da noi nel ristorante più lussuoso di Alassio la serata ancora non era finita, a giudicare dall'abbigliamento immaginai fosse una rivisitazione di una cena in bianco. Musica a palla, bicchieri di Prosecco e cocktail colorati, nonostante l'età media fosse piuttosto avanzata erano l'emblema del divertimento.

-Abbiamo litigato poco prima che uscissi di casa, come al solito. Giacomo si stava facendo i fatti suoi e per una volta non è intervenuto mentre mio padre sai che non si immischia mai nelle nostre cose- la stessa storia da almeno un decennio. Mi aspettai che il racconto finissi lì, che non elaborasse o proseguisse per cui mi sorpresi del repentino cambio di argomento.

-Mi hai chiesto se vada tutto bene, davvero Ale? Perché sai bene che non è così, non va bene, non va bene da giorni-. Deglutii sentendo il senso di colpa assalirmi. Una sera da quasi ubriachi e qualche battuta di troppo avevano mandato in crisi entrambi, più di quanto ci aspettassimo e fossimo pronti. Se da una parte la mia storia, o presunta tale, con Paolo era comunque giunta a un capolinea la sua storia con Elena non poteva dirsi finita e lo sapevo, non con i progetti che ella stessa mi aveva raccontato.

-Mi dispiace- sussurrai sinceramente prima di anticiparlo e sedermi su uno degli scogli asciutti, il più distante dalla riva e anche il più riparato dal vento. Mi scompigliai i capelli e attesi che dicesse qualcosa.

-Forse era la scossa di cui avevo bisogno-. Il primo colpo era stato sferrato. -Credo che mia madre si sia accorta della tensione che c'è tra noi due, mi ha fatto delle domande, private, qualche giorno fa e io non ho smesso di pensarci. Quel giorno, quando ti ho visto al molo, non pensavo che entrambi ci saremmo ricaduti e stasera...stasera non potevo fare a meno di guardarti, di cercarti, di voler trascorrere del tempo con te-. Compresi le sue parole implicite. Entrambi eravamo consapevoli dell'attrazione che ancora ci legava, era chiara a chiunque, ma non eravamo pronti a un coinvolgimento anche emotivo. Voleva dirmi che una notte e via questa volta non sarebbe stata sufficiente, che eravamo oltre ormai il semplice desiderio di possedersi, di perdersi e ritrovarsi sulla pelle dell'altro. Gli feci segno di accomodarsi accanto a me e lo fece senza esitazione. Guardammo entrambi il mare per interminabili minuti, lo sentivo vibrare accanto a me, incerto se dirmi o meno quello che gli passava per la testa.

-Io ed Elena siamo in pausa- la seconda bomba venne sganciata dopo minuti di silenzio, nel cuore di una serata di festa, illuminata soltanto dalla luna e dalle luci lontane della costa. Boccheggiai in cerca di una risposta prima di richiudere le labbra perché nulla di quello che avevo in mente poteva rispondere a una simile ammissione. -L'altro giorno, dopo il supermercato. Mi ronzava in testa da qualche giorno e alla fine non sono più riuscito a trattenermi. Che senso avrebbe avuto mentirle ancora? Toccarla sperando sia un'altra donna, averla vicino sognando di essere altrove-. Mi ricordai il suo nervosismo, l'agitazione prima di entrare al supermercato, persino la nostra discussione. E io come un'ingenua non l'avevo capito, anzi, ero rimasta persino delusa del suo comportamento. Avrei immaginato qualsiasi discussione quella sera, persino le più irruente che ci avrebbero portato a settimane di silenzio, ma non quella confessione. Non da lui che mi sembrava irremovibile qualche sera prima.

-Le hai- dovetti umettarmi le labbra prima di continuare a parlare, la bocca secca a causa dell'anticipazione e del nervosismo. -Le hai detto di noi?- non mi fermai nemmeno a pensare al fatto che un "noi" ancora non esisteva.

-No, perché non è il motivo principale della nostra pausa, ma credo che mia madre l'abbia capito- e da lì la discussione e gli sguardi gelidi per tutta la serata.

-Scusami per prima, non volevo ferirti con il mio commento, se avessi saputo-

-Cosa? Se avessi saputo che io ed Elena non stavamo più insieme non l'avresti fatto? È il nostro passato Ale, non possiamo scappare dalle cazzate che abbiamo fatto, io per lo meno non ci riesco. Ho pensato di poter gestire tutto e alla fine ho fatto un casino-. D'istinto gli posai una mano sulla spalla, consolatoria e incoraggiante al tempo stesso.

-Non hai fatto un casino, Teo, alcune cose forse sono inevitabili nella vita-. Mi venne in mente il nostro primo incontro, il primo ragazzo che avevo incontrato in quella spiaggia che sarebbe stato di lì a poco il mio primo amore. -Quando avevo quattordici anni e ti guardavo da lontano mi sentivo una stupida, un'ingenua. Come avresti mai potuto guardarmi? Eppure non riuscivo a smettere e quando mi parlavi toccavo il cielo con un dito.- Matteo ridacchiò, più leggero per il cambio di argomento. -Quella notte dopo il primo bacio non riuscivo a prendere sonno, mi sembrava un sogno. Poi sono arrivati Elena e Paolo e ho lottato con tutta me stessa per far prevalere la mente perché, ammettiamolo, non è che il cuore mi abbia portato grande fortuna. Ma quella sera a ferragosto ha prevalso e per tutta la serata non ho smesso un secondo di pensare al nostro ballo, di immaginare come sarebbe stato, se per una sera avessimo potuto accantonare un po' i nostri partner. E anche quello è andato com'è andato così ho deciso che non avrei più espresso alcun desiderio a ferragosto, non volevo più rimanere delusa e passare il giorno dopo a piangere. Ho anche deciso che non avrei più visto i fuochi, che non sarei rimasta in spiaggia....che non l'avrei trascorso con te-.

-È per quello che non volevi ballare con me?-

-Anche.- mormorai mentre un bicchiere di vetro si infranse a qualche metro da noi facendoci sobbalzare. -Dopo gli ultimi giorni non volevo sperare o crearmi false idee, salutare tutti e tornare dopo sarebbe stato più facile-.

-Capisco- mormorò qualche secondo dopo. Lo sentii muoversi sullo scoglio accanto in cerca di una posizione più comoda, appoggiò il busto sulle braccia tese sullo scoglio precedente e alzò il volto verso la luna.

-Eri così evidente da ragazza, un libro aperto, mi bastava guardarti per capire i tuoi pensieri. Credo che nessuno non fosse a conoscenza della tua cotta per me- gli diedi una spinta facendogli perdere l'equilibrio per qualche istante. -No, davvero, mi guardavi con quegli occhioni...te lo ricordi Paride?- annuii tornando con la mente alla nostra prima sera in discoteca. -Mi ha chiamato per farmi gli auguri e io non ho smesso un attimo di parlargli di te, mi ha chiesto se fossi pazzo a lasciarti andare ancora una volta-. Sentii le guance scaldarsi eccessivamente e abbassai la testa per nasconderle. Quella serata stava prendendo una piega del tutto inaspettata.

-Ti ha fatto venire lui la voglia del ballo? Forse dovrei chiamarlo per ringraziarlo- e per stuzzicarlo provai ad estrargli il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

-Non ti azzardare Ale- mi disse ridendo, un mano a bloccare il movimento delle mie. Mi imprigionò il polso ma continuò a guardarmi, i nostri visi distanti pochi centimetri avvolti dalla penombra. Quando il suo sguardo divenne troppo insistente lo lasciai scivolare sulle sue labbra umide, erano così vicine, prima di alzarlo nuovamente. I due occhi color nocciola erano ancora lì, sinceri e sicuri come non li vedevo da anni. Con un movimento lento e la sua mano iniziò a tirare verso di sé il polso destro ancora imprigionato nella morsa, con dolcezza si alzarono verso l'oggetto del mio desiderio di pochi secondi prima. Gli occhi si chiusero e quasi in contemporanea una lieve pressione si appoggiò sul mio polso inumidendolo, facendomi tremare di eccitazione e attesa insieme, le labbra si schiusero appena, lo spazio necessario per far filtrare la punta della lingua che velocemente si ritrasse. Mi avvicinai con il busto fino ad alzarmi completamente dallo scoglio e appoggiarmi sulle sue cosce, una mano sul suo braccio a sostenermi e l'altro appena divenuto libero si andò a posare sulla guancia ispida. I sorrisi successivi si aprirono all'unisono e potrei giurare che sarebbero stati in grado di rischiarare l'intera nicchia se solo non fossimo stati interrotti.

-Avete una sigaretta?- uscendo dalla trance in cui ero caduta mi voltai scocciata trovandomi di fronte una ragazzina, poteva avere al massimo quindici anni nonostante il trucco pesante e parzialmente sbavato. Mi guardò in attesa, spronandomi con la mano. Rispose Matteo per me dicendo che le avevamo dimenticate a casa, la ragazza ci guardò incuriosita prima di scuotere le spalle e voltarci le spalle.

-Bella coppia ragazzi!- ci urlò dietro senza guardarci e noi scoppiammo a ridere, forse per stemperare l'attenzione del momento e non pensare al mio viso rosso e ai pantaloni di Matteo divenuti più stretti. Con un colpo sul fianco mi spronò ad alzarmi prima di seguirmi e cingermi le spalle con un braccio, mi tirò verso di sé e ci incamminammo verso la nostra spiaggia dove avevamo lasciato tutto. Il suo calore mi avvolse e mi rinvigorì, cancellare il sorriso dal volto fu impossibile. A un certo punto pensai di mettermi a correre e saltare dalla gioia, esplicitamente non avevamo detto nulla ma dietro le nostre confessioni c'era finalmente una pietra tombale sul passato di rancore e delusione. Il dolore era ancora lì e sarebbe rimasto per sempre insieme alla paura, al terrore di non essere abbastanza. Avremmo dovuto parlare ancora, tanto, della rottura, degli anni successivi, delle volte in cui eravamo finiti a pochi centimetri dalle labbra dell'altro ma all'ultimo la ragione aveva prevalso. Non quella sera, quel nuovo inizio andava celebrato diversamente.

-Ti va un bagno?- gli domandai d'impeto senza staccarmi dal suo abbraccio protettivo. Eravamo a pochi passi dal nostro stabilimento, il gruppo di suo fratello era sparito e alzando velocemente gli occhi sulla finestra della camera di Valerio la luce accesa mi confermò anche la sua assenza.

-Mi stai davvero chiedendo di buttarmi in acqua all'una di notte, a Ferragosto. Tu Ale?- compresi il suo stupore, in tanti anni di spiaggia erano rare le volte in cui mi ero unita alla compagnia per il bagno di ferragosto. Crescendo l'attenzione un po' vanitosa era stata per i capelli, per il trucco, per il vestito nuovo acquistato per una notte fiabesca che non potevo rischiare di bagnare.

Non risposi alla sua provocazione ma mi liberai dalle sue braccia, portando lentamente le mani sul colletto della sua camicia e con lentezza bottone dopo bottone li feci uscire dall'asola. -Ale, non mi provocare- il tono di voce più basso, un po' tremolante, di Matteo mi fece sorridere.

-Non ci vede nessuno- mormorai prima di continuare la mia discesa lenta. Le mie dita approfittarono dello spazio lasciato dalle asole per accarezzargli la pelle del petto glabro, caldo e abbronzato. -Sei fredda- mormorò a sua volta ma senza allontanarsi, anzi, si avvicinò ancora di più rendendo lo spazio tra noi due quasi impercettibile. Con le mani sui miei fianchi mi tolse lentamente la felpa di Valerio prima di giocare con la scollatura del mio vestito.

-Quella possiamo anche buttarla, a casa ne ho di migliori da farti indossare-. Fu il suo turno di provocarmi e il sorriso con cui mi tolse l'abito lasciandomi con il solito intimo addosso ne fu la prova. La mente corse a quel giubbotto di jeans in cui ripetutamente avevo affondato il naso per cercare Matteo, sentirlo vicino quando in spiaggia nemmeno ci parlavamo, le notti in cui lo avevo stretto tra le mie braccia sotto le lenzuola nell'illusione che un giorno il suo proprietario potesse sostituirlo.

Arrivata all'ultimo bottone lasciai la camicia aperta sul petto, alzai lo sguardo a incrociare quello di Matteo mentre con le gambe iniziavo a indietreggiare verso la riva. -Chi arriva ultimo paga la colazione-.

Mi misi a correre verso l'onda successiva, un risolino infantile sulla bocca e l'euforia di una notte d'amore a ribollirmi nel sangue. Non attesi che si spogliasse, mi infilai nell'acqua incurante per una volta del trucco sbavato e dei capelli freschi di parrucchiere, un'acqua che insieme al sale sapeva anche di libertà, di leggerezza, di euforia. Riemersi con lo stesso sorriso con cui mi ero immersa prima di voltarmi verso la riva e trovare Matteo ancora per metà vestito, le braccia distese lungo i fianchi e piedi nell'acqua nonostante i jeans gli coprissero le gambe. Attesi che mi raggiungesse ma quando vidi che rimaneva immobile inizia a nuotare verso la riva, per un attimo pensai di incitarlo poi mi ricordai che urlare nel cuore della notte non rientrava nell'educazione che mi aveva severamente impartito mia madre.

-Finirà mai di essere una sfida tra di noi?- mi domandò venendomi incontro, i jeans ormai irrimediabilmente fradici.

-Non credo, fa parte di noi secondo me, di quello che siamo, del nostro modo di rapportarci all'altro. Vuoi che esca? Possiamo fare due passi nel budello se non ti va- mi zittì lasciandosi cadere in ginocchio nell'acqua in modo tale che i nostri volti fossero più o meno allo stesso livello e io con solo l'intimo addosso non prendessi freddo.

-Eri così bella da guardare, così libera come non ti vedevo da anni che mi sono goduto il momento-. Le mie braccia si mossero automaticamente attorno al suo collo mentre le sue prontamente si chiusero attorno al mio corpo così che la camicia scoperta potesse proteggermi dal freddo e da possibili sguardi indiscreti.

-Ho trovato un buon motivo tornare a festeggiare- mormorai.

-Hai espresso un altro desiderio?- mi rispose riprendendo la nostra conversazione precedente.

-Non ne ho bisogno-. Ed era vero. Che senso avrebbe avuto esprimere un desiderio guardando le stelle quando tutto quello che avevo sognato e sperato per anni stava prendendo forma davanti ai miei occhi? Lui, noi, il mare e una notte stellata. Non desideravo null'altro.

-Io sì, l'ho fatto prima, durante i fuochi. Verso la fine ho chiuso gli occhi e ci ho creduto con tutto me stesso-

-Si è avverato?- domandai stringendomi ancora di più al suo petto per combattere un brivido, Matteo se ne accorse e con un movimento leggero trascinò entrambi più avanti così che l'acqua potesse coprire buona parte dei nostri corpi.

-Non ancora- se non ci fosse stato il completo silenzio non sarei riuscita a udire la sua risposta.

Allora ci guardammo in silenzio perdendoci negli occhi dell'altro, condividemmo il respiro per un minuto intero, un brivido attraversò il mio corpo prima di riversarsi nel suo. L'acqua era ancora tiepida nonostante fosse notte inoltrata, un gabbiano poco distante planò oltre la boa prima di rialzarsi in volo, come se stesse giocando.

La mano di Matteo si posò allora con lentezza sulla mia guancia, una carezza tenera a cui non ero più abituata. Nel suo sguardo non colsi lussuria, non in quel momento, ma un sentimento dolce sopito a lungo, un'attenzione per il mio volto e per il contorno delle mie labbra che mi fece sentire, per qualche istante, la donna più bella dell'universo sotto i suoi occhi.

-Posso baciarti?- mi chiese in un mormorio, rompendo il silenzio. Mascherai la sorpresa con un sorriso, ricambiando la carezza sul suo volto. Non era da lui chiedere, esitare, attendere una risposta. In quel breve periodo di relazione, anni prima, non ricordavo una sola volta in cui mi avesse chiesto il permesso di baciarmi, di abbracciarmi, lo faceva e basta in modo impulsivo, il mio sguardo limpido la conferma necessaria per compiere quei gesti d'affetto. Mi domandai cosa non riuscisse a interpretare nei miei occhi, quella sera, la mia espressione non era forse sufficientemente aperta? Disponibile? Temeva, forse, che non provassi i suoi stessi sentimenti?

-Me lo stai chiedendo davvero?- Scosse la testa in un movimento sbrigativo ma sul suo volto rimase l'incertezza.

-Siamo all'aperto, chiunque passando sulla spiaggia potrebbe vederci, il tuo amico del cuore potrebbe affacciarsi a quella finestra e- lo zittii posandogli un dito sulle labbra carnose, umide per la veloce azione della lingua a rinfrescarle prima di parlare a causa del nervosismo palese.

-Non ho nulla da nascondere, Matteo. Non ho paura-.

Sollevò la mano ancora impegnata ad avvolgere la mia guancia e la intrecciò con la mia posata sulle sue labbra, strinse le presa e se le portò entrambe al petto prima di colmare la distanza tra di noi e lasciare che le nostre labbra, finalmente, si gustassero reciprocamente.

 

 

 

 

Cassandra:

Ciao a tutti! Eccoci arrivati finalmente a metà della nostra storia, i nostri protagonisti in una delle notti più magiche dell'anno hanno trovato il coraggio di mettere da parte dubbi e incertezze e lasciarsi finalmente andare. I problemi per la coppia sono finiti qui? Cosa ne sarà di Elena, si rassegnerà così velocemente?

Se vi va, ditemi cosa ne pensate del capitolo, attendo i vostri commenti.

Alla prossima!

 

  
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