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Autore: Ori_Hime    24/03/2021    1 recensioni
Scritta un anno fa grazie alla challenge di "Roba da Vittoriani" su facebook, ho deciso di pubblicarla anche qua: non si sa mai che possa essere apprezzata questa breve storia! Dall'incipit di Jane Eyre "Impossibile uscire a passeggio quel giorno" mi sono lasciata ispirare dal periodo di Charlotte Brontë ed ecco cosa ne è uscito!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra
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Ricordo in un giorno di pioggia


Impossibile uscire a passeggio quel giorno, un improvviso temporale estivo aveva rovinato i piani di Anne, balia di tre graziosi, ma solo di aspetto, bambini di quattro, sette e dieci anni della famiglia Watson. A malincuore dovette pensare a dei passatempi alternativi per far trascorrere il resto della giornata a Emily, la più grande, Lizzie, la seconda, e Peter, il più piccolo. Tre età diverse non potevano andare sempre d'accordo e l'istitutrice si era presa dei giorni di ferie per tornare dalla sua famiglia che abitava sulla costa orientale, perciò Anne aveva dovuto architettare qualcosa per tenere impegnate anche le ore che erano dedicate alle lezioni. Avevano così preso l'abitudine di andare a fare una passeggiata tutti e quattro ai giardini di Kensigton, lasciando tempo ai bambini di rinfrescare i piedi nelle acque del Serpentine lake. 
Le passeggiate divennero anche più interessanti quando una mattina di quelle incontrarono un gentiluomo, che aveva gradevolmente chiacchierato con lei. Le aveva chiesto cortesemente se sapeva l'ora, ma Anne dovette ammettere di non avere un orologio con sé. -Ma allora come fate a sapere quand'è l'ora del pranzo?- osservò il signore, sorridendo. 
-Vedete quella donna laggiù?- il signore sembrava simpatico e Anne allora le disse la sua strategia sottovoce, indicandogli appena con il dito per non sembrare maleducata una donna dalla corporatura abbastanza robusta, dai capelli bianchi coperti da un enorme cappello viola decorato vistosamente. -Lei è Mrs Woodhouse, è la mia vicina di casa. Passeggia qua tutti i giorni, sedendosi poi a leggere il giornale su quella panchina e alle 11:15 esatte si alza e torna a casa. Odia arrivare tardi per pranzo, ma odia anche arrivare in anticipo, così ha calcolato esattamente quanto tempo impiega a tornare a casa e a cambiarsi per il pranzo. Io come la vedo alzarsi so che ho cinque minuti esatti per chiamare i miei bambini e farli rincasare.- 
-Mi vuol dire che una giovane ragazza come voi ha già tre figli?- scherzò lui. 
-Oh no, sono solo la loro bambinaia... loro sono i figli dei signori Watson, abitiamo poco lontano...- si accorse di averli nominati come se fossero suoi figli e che il signore le aveva fatto un complimento, perciò arrossì. Nessuno gliene faceva di solito. 
-E voi come vi chiamate?- continuò, evidentemente interessato a continuare la conversazione. 
-Anne, Anne Taylor, signore.- si inchinò. -E voi? Posso avere l'onore di conoscere il vostro nome?- si stava interessando a questo gentiluomo, piacente, giovane...
- Henry Phillips, miss, al vostro servizio.- e si inchinò a sua volta, ma più profondamente, levandosi il cappello. -E ditemi, se non sono indiscreta, cosa ci fate nei paraggi? Non vi ho mai visto qui in giro...- provò a continuare la conversazione, temendo di sembrare una giovane civettuola.
-Sono ospite, alloggio presso i miei zii dall'altra parte del parco. Può essere che mi vedrete ancora a prendere l'ombra nei dintorni, miss.- concluse, guardando il suo orologio da taschino: erano le 11 e doveva rientrare, disse. Si congedarono e quando Anne richiamò i bambini per pranzo, si ricordò dell'ultimo gesto del signore: non avrebbe avuto bisogno di chiederle l'ora se non per intrattenerla e ne sorrise, le aveva fatto piacere la chiacchierata. Da allora la mattina si incontravano nello stesso punto del parco.
Era ancora immersa nei suoi ricordi guardando le gocce cadere fuori dalla finestra, quando Peter scoppiò a piangere perché Lizzie lo aveva spintonato, nel tentativo di rubargli il pupazzo che teneva in mano. Era una marionetta e allora Anne ebbe l'illuminazione: -Facciamo un spettacolo di marionette, vi va?- ottenne così la loro attenzione e improvvisamente tutti e quattro divennero un soldatino, una regina, un re e un cane. Tutta la mattina e il pomeriggio inventarono una storia da presentare prima di andare a dormire ai signori Watson e Anne dovette ammettere di essersi lasciata trascinare dalla loro fantasia senza limiti, cosa che ammirava molto in loro, nonostante a volte sapevano essere dei veri monelli. 
Lo spettacolo di marionette ebbe grande successo e i signori Watson batterono fragorosamente le mani. Portò i bimbi a nanna, ma prima di infilarsi sotto le coperte a sua volta guardò fuori dalla finestra di camera sua
Chissà se il giorno seguente ci sarebbe stato fango nel parco... Chissà se lo avrebbe incontrato ancora a sorriderle...   


Note: 
Avevo scritto altri due brevi racconti come seguito a questa, ma aspetto a pubblicarli perché sono sconnessi tra loro e non ho mai dato un vero lieto fine alla coppia... Ma chissà che magari un giorno la riprenda e ne scriva uno! Intanto grazie per aver dato una chance a questa storia e averla letta!   
 Un bacio,
   Ori_Hime
  
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