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Autore: ilbilbo    25/03/2021    2 recensioni
Cos'è l'alba? Quanto è lontana? In questa storia, i due protagonisti, travolti in un vortice di fatalità e passioni, riusciranno ad arrivarci?
L'abbiamo scritta in due come vedrete dal prologo. Se vi piace, recensite! Se non vi piace, recensite ancora di più! Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VII ~ OROLOGIO

 



Kallen

Rifletto, mentre io e Vincent continuiamo a esplorare meticolosamente le viscere della terra. Quel Polimax continua a piacermi sempre di meno. Sono convinta che la sua gentilezza nasconda qualche losco interesse. Da quando abbiamo tentato la via del ritorno nel deserto ci ha messo alle calcagna un suo scagnozzo, un giovane abbastanza insignificante senza capelli, dagli occhi chiarissimi e glaciali, quasi sempre in silenzio.

"Vi metto a vostra completa disposizione il mio assistente, approfittatene per qualunque necessità".

Vincent ringrazia. Una volta mi ha detto, con tono paternalistico:

"Le idee che ci facciamo degli altri non sono mai oggettive, sono sempre distorte dal nostro modo di vedere e di giudicare. La stessa persona ad alcuni può sembrare simpatica e positiva, ad altri tutto l'opposto". Si riferiva a Polimax. Ma io non sto giudicando le apparenze, giudico i fatti.

Sfioro con le dita le pareti di tutti i corridoi di quel tredicesimo piano sotterraneo, per accertarmi che non nascondano qualche muratura, come l'altra volta. Sono convinta che deve per forza esserci qualche altro livello sottostante. Perchè progettare una città di 13 livelli? Capisco 12, ma 13 è sempre stato in tutte le più antiche culture un numero di cattivo auspicio, da evitare. E così continuo a cercare, ostinata, il quattordicesimo livello.

Vincent è più avanti, e a un tratto mi chiama con voce rotta dall'emozione: "Kallen, Kallen!". Gli occhi di gatto dell'assistente di Polimax, fosforescenti nel buio, che mi sentivo addosso, si allontanano rapidamente, si spostano verso la voce.

Trovo Vincent accanto a un mobiletto basso, con base esagonale, di raffinata fattura orientale. In tempo zero vedo arrivare di corsa Polimax, evidentemente avvertito dall'aiutante. Vincent comincia a raccontare.

 

Vincent

La giornata di oggi ci regala un'altra scoperta ancora più emozionante. Poggiato per terra proprio davanti a me, in una nicchia sulla destra di un corridoio, trovo un orologio giapponese, un wadokei, inventato e costruito personalmente da Hisashige Tanaka dal 1848 al 1851. Ha l'onore di avere un nome tutto suo:  man-nen jimeisho, che letteralmente significa l'orologio dei diecimila anni.

So che ne esistono due esemplari al mondo: una copia commissionata nel 2004 dal governo giapponese, alla quale lavorarono più di 100 ingegneri per più di 6 mesi, che non ha mai funzionato; e quello che viene ufficialmente considerato l'originale, esposto al Museo della Natura e della Scienza di Tokyo. Quando però andai a vederlo, nella mia precedente vita, mi ero accorto che neanche quello avrebbe mai potuto funzionare. Qualcuno doveva aver sostituito il vero capolavoro di Tanaka con una imitazione, esteriormente quasi perfetta. Ma non era riuscito a riprodurre la speciale molla, quella che avrebbe dovuto mettere in moto l'oggetto, e farlo suonare ad ogni ora, per un intero anno, senza bisogno di cariche ulteriori.

Quindi adesso mi trovavo davanti al terzo esemplare, quello vero. Era stato trasportato chissà quando e chissà da chi, avvolto nell'arazzo che avevo visto dentro l'osservatorio astronomico in cima alla torre, e nascosto nel tredicesimo livello della città sotterranea. Quella stessa persona, con tutta probabilità ancora vivente, aveva poi provveduto a nascondere e sigillare l'intero livello.

L'orologio è magnifico, con le sue decorazioni laccate, gli intarsi di madreperla e le rifiniture di ottone lavorato. Presenta sei facce, ognuna delle quali indica lo scorrere del tempo secondo un diverso metodo di misura. La più interessante è quella col quadrante tradizionale giapponese. Lì le 12 ore non sono fisse come da noi in occidente, ma si allungano e si accorciano con le stagioni, in modo che sia la parte di giornata illuminata, sia quella al buio, abbiano ciascuna esattamente sei ore, dette koku. Le altre cinque facce contengono poi un orologio occidentale, un quadrante con le fasi della luna, il tradizionale anno cinese/giapponese diviso in 24 periodi (sekki), lo zodiaco orientale con i suoi dodici segni (junishi) associati agli anni anzichè ai mesi, e infine i giorni della settimana (shichiyo). Sulla parte superiore c'è poi la visione geocentrica del globo celeste, come quella rappresentata sull'arazzo.

"Ho la sensazione che tutto questo nasconda un messaggio" suggerisce Kallen.

"Sì", rispondo convinto.
Guardo la lancetta che esce dal Monte Shumisen, sulla sfera celeste orizzontale in cima all'orologio: punta sul Nord del Giappone. È quello il messaggio? O parte del messaggio? Devo scoprirlo!
   
 
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