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Autore: Elykei    26/03/2021    1 recensioni
"Non stavano facendo nulla di particolare, erano stesi su due letti singoli avvicinati alla bella e meglio per ricordare un letto matrimoniale, uno spazio da condividere mentre guardavano un film che lei aveva già visto ma che fingeva di non conoscere.
Non aveva mentito ad Alessandro per qualche ragione particolare, non aveva doppi fini, voleva solo poter vivere quel film come fosse una nuova scoperta, forse perchè si era resa conto che accanto a lui ogni cosa pareva nuova, diversa."
Qualche ricordo, qualche riflessione, una piccolissima panoramica sulla storia tra Chiara, la donna dalle mille insicurezze, e Alessandro, l'uomo con la barba di paglia più morbida del mondo.
One Shot breve scritta ascoltando una raccolta di colonne sonore dei film dello Studio Ghibli, consiglio di usarle come sottofondo nel caso decidiate di dare una chance alla lettura di questo pezzo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara non riusciva a spiegarsi come quella guancia ricoperta da corta barba ispida potesse risultare tanto morbida e confortevole a contatto con la sua, eppure le sensazioni che quel tocco le tramettevano erano quelle unite a della pura tenerezza che a tratti sfociava quasi in commozione.
Non stavano facendo nulla di particolare, erano stesi su due letti singoli avvicinati alla bella e meglio per ricordare un letto matrimoniale, uno spazio da condividere mentre guardavano un film che lei aveva già visto ma che fingeva di non conoscere.
Non aveva mentito ad Alessandro per qualche ragione particolare, non aveva doppi fini, voleva solo poter vivere quel film come fosse una nuova scoperta, forse perchè si era resa conto che accanto a lui ogni cosa pareva nuova, diversa.
Ogni tanto si fermava a riflettere su quelle sensazioni, le parevano sciocchezze da ragazzina in preda al primo amore e anche se era vero che lei non era più un’adolescete era anche vero che quello era effettivamente il suo primo amore.
A dirla tutta era proprio la sua prima storia.
Certo prima c’era stato qualche flirt, qualche serata con troppa tequila e voglia di fare pazzie che era sfociata in baci e carezze su una spiaggia alle tre di notte, ma mai nulla di serio.
Prima di Alessandro non aveva neanche mai fatto l’amore.
Chiara ricordava la loro prima volta, che era per l’appunto coincisa con la sua prima volta.
Ricordava il suo cuore che batteva all’impazzata, il respiro un po’ corto misto di eccitazione e quel pelo di timore di non fare le cose giuste.
Le cose che probabilmente un ragazzo si aspettava da una ragazza di ventitrè anni.
Ricordava però anche le mani di lui che tremavano leggermente mentre le slacciavano la camicetta.
E quell’intoppo con la cinta finito in una risata.
Alessandro non era vergine, aveva avuto più di una ragazza e sicuramene anche più esperienze in passato, eppure quel pomeriggio aveva sentito anche il suo cuore battere un po’ più forte del normale.
“Non volevo fare brutte figure”, le aveva poi detto lui quando mesi dopo lei aveva tirato fuori l’argomento in maniera scherzosa.
“Ma quali brutte figure pensavi di fare? Era la mia prima volta e lo sapevi! Insomma, eri consapevole che io non avessi chissà che metro di paragone”.
“E vabbè, ma appunto che era la tua prima volta. Volevo fare le cose per bene, volevo che tu stessi bene. Ci tenevo a fare le cose nel modo giusto con te. E poi tra un uomo e una donna che sia la prima o la centesima volta è sempre lui quello che rischia di fare cilecca!”.
“Peccato che tu cilecca non l’abbia fatta mai, almeno non fino ad oggi”.
“Beh meglio così no?”, chiese Alessandro con un tono un po’ malizioso mentre prendeva un biscotto dalla confezione sul tavolo che poco prima era stata mezza distrutta da Chiara in un maldestro tentativo di apertuta.
“Certo, meglio così” rispose lei, pensando intanto a quanto era stata sciocca la sua preoccupazione, forse tanto quanto quella che aveva provato lei di non fare le cose giuste.
Dopo un secondo presa dal uno strano senso di colpa Chiara si avvicinò al suo viso e disse “Che poi... lo sai che se anche mai ti capitasse una cosa così quello che provo per te non cambierebbe vero? Siamo umani, non macchine”
“Lo so, lo so. Però finchè non capita è meglio”.
Chiara sorrise scuotendo la testa, Alessandro infondo era un uomo cresciuto tra uomini e come tutti gli uomini cresciuti tra uomini se poteva evitare di pensare di fare cilecca era tanto di guadagnato. Però era sicura che lui avesse preso sul serio le sue parole, ed era anche sicura della verità dietro ciò che aveva detto, tanto bastava ad entrambi.
Lo baciò e tornarono a pralare d’altro.
Oggi le mani di Alessandro non tremavano più quando la toccava, però loro due ridevano ancora tanto, sia a letto che fuori.
Se mentre fai l’amore con una persona non puoi riderci assieme vuol dire che non è la persona giusta.
Chiara lo aveva letto una volta in un libro, era uno di quei volumetti pieni di aforismi e citazioni. Quelli che sfogli a caso mentre sei in libreria, ma che alla fine non compri mai.
Un libricino del quale non ricordava nè nome nè copertina, che però le aveva dato un consiglio che aveva deciso di rendere fin da subito una sua filosofia.
L’aveva deciso prima ancora di trovare qualcuno con cui fare l’amore.
Il film che stava vedendo con Alessandro aveva vinto un Oscar, era così che l’aveva trovato la prima volta, nella sezione PREMI OSCAR di Sky.
L’aveva intrigata la trama e così aveva deciso di vederlo, non era neanche passato chissà quanto eppure mentre lo riguardava le sembrava davvero di non averlo mai visto prima.
Conosceva le scene e sapeva cosa aspettarsi, ma comunque le emozioni che il film le trasmetteva erano fresce, genuine.
La reazione di Alessadro l’aiutava in quel senso.
Lui era fatto così, quando guardavano un film, qualunque questo fosse, si lasciava prendere dalle immagini con un trasporto che per forza di cose finiva per coinvolgerla.
A volte Chiara si interrogava anche su quante cose avesse iniziato ad apprezzare grazie a lui.
Non era mai stata un’amante dei film, aveva sempre preferito le serie televisive. C’era un qualcosa di particolare nel vivere un personaggio per più episodi e nell’affezionarsi a quello, però da quando stavano assieme per sopperire alla distanza avevano iniziato a vedere film in videochiamata per commentarli e tra un 'Kiki - Consegne a domicilio' e un 'Il processo ai Chicago 7' aveva finito per apprezzare anche questa forma di racconto più concisa.
Grazie ad Alessandro aveva preso ad apprezzare anche i giochi di Pokèmon, e la polenta coi formaggi.
Era tornata a fare colazione con i biscotti dopo anni di restrizioni per la paura di ingrassare, a leggere dopo mesi nei quali aveva perso il piacere di farlo.
Ogni tanto pensava anche a questo, e si chiedeva quanto fosse giusto far dipendere azioni e gusti come quelli da una persona che non fosse sè stessa.
A volte pensava anche a come avrebbe reagito se si fossero lasciati, avrebbe giocato ancora con l’emulatore per catturarli tutti? Avrebbe avuto il coraggio di continuare a mangiare biscotti?
In alcuni momenti aveva paura di starsi appoggando troppo a quella guacia morbida, sia in senso reale che in senso figurato.
Aveva paura di crollare se lui si fosse scanzato.
Chiara non era mai stata un’ottimista, anzi.
Era quel genere di persona che pure se non aveva alcun problema col suo partner pensava sempre che prima o poi si sarebbero lasciati, che lui si sarebbe stancato delle sue lamentele e del suo essere appiccisa.
Chiara non aveva una grande autostima, però da quando c’era Alessandro in questo era leggermente migliorata.
Aveva imparato ad accettare un complimento senza sminuirsi etichettandolo automanticamente come falso o come puro atto di cortesia.
Ora quando lui le diceva che era bella lei rispondeva con “ma cosa dici?!”, però lo faceva sorridendo e un pochettino ci credeva di essere bella ai suoi occhi.
Chiara era consapevole che le sue fragilità la portavano ad affibbiare ad Alessandro più responsabilità di quante lui ne dovesse avere, e per questo stava anche cercando di lavorarci su.
Aveva imparato a non basare il suo umore sulle parole di Alessadro, anche perchè aveva capito che spesso le cose che lei percepiva in maniera negativa era solo incomprensioni.
Aveva imparato che la gente può commettere errori quando parla, e che non ogni cosa è detta con l’intento di ferire.
Lei che fino a due anni prima prendeva per un attacco anche un messaggino scritto in tono diverso dal solito.
Lo aveva imparato da lui, le era apparso possibile per la prima volta durante la loro prima litigata.
Quella sera erano a casa di Alessandro, faceva freddo. Da lui faceva sempre freddo per Chiara. Alessandro era della provincia di Milano e lei era di un paesino in Basilicata.
Da lui nevicava ogni inverno, da lei uno ogni quattro anni.
Quella serano erano sotto le coperte, dopo una discussione nata per futili motivi a cena.
Chiara se l’era presa in seguito ad un dibattito nato da una notizia trovata su un social, a distanza di più di un anno ricordava ancora che era stata tutta colpa di Instagram.
Era una notizia sciocca sulla quale avevano due pareri diversi, nulla di eclatante.
I loro principi di base erano simili, d’altronde lei non avrebbe mai potutto stare con qualchuno che aveva idee radicalmente diverse dalle sue, era troppo polemica per farlo oltre che troppo attaccata a determinati valori di ugualianza e diritti.
Lui era uguale in questo, era un po’ più elastico e a volte scherzava più su certi argomenti, ma di base non avrebbe mai potuto avere una relazione con qualcuno che non avesse i sui stessi pensieri in fatto di libertà, autodeterminazione e diritti sociali.
Era un femminista convinto nonostante ogni tanto amasse fare qualche battutina molto sciocca solo per vederla sbuffare e guardarlo male.
Perciò Chiara ricordava chiaramente che il disaccordo era stato a proposito di una leggerezza.
Lei però era abituata a prendere tutto sul personale, lo aveva fatto per anni e infatti avevano finito con l’innervosirsi davvero entrambi e col non parlarsi mentre facevano i piatti o si lavavano i denti prima di mettersi a letto.
Stavano assieme da qualche mese e non avevano mai litigato prima di allora il che peggiorava l’imapccio nel pensare di chiarirsi.
Chiara poi, era una di quelle persone per nulla brave a riprendere i discorsi per far pace, si lasciava riaccendere troppo facilmene dal fuoco del voler avere ragione.
Quella volta però dopo aver rimuginato per dieci minuti buoni dando le spalle ad Alessandro si voltò pronta ad attaccare nuovamente ma si fermò, Alessandro aveva gli occhi lucidi.
“Hey” disse allora con voce un po’ flebile.
“Hey” rispose lui staccando gli occhi dalla Switch per posarli su di lei.
“Io... ecco io non so che dire”, era davvero in difficoltà, non voleva sfogarsi in malo modo con lui sopratutto non per una cavolta, ma non aveva idea di come si facesse ad evitarlo.
Era sempre stato quello il suo modus operandi: attacca finchè non porti l’avversario allo sfinimento.
Alessandro però non era un suo avversario, era una persona alla quale teneva che ora per quella sciocca discussione era sull’orlo delle lacrime.
Alessandro intanto aveva messo da parte la console e le si era avvicinato leggermente, “Neanche io. Non volevo ferirti, se l’ho fatto mi dispiace. Non era davvero mia intenzione”.
“Lo so” rispose lei. Quella frase ad un occhio esterno poteva sembrare una reazione automatica eppure internamente la cosa la sconvolse, forse perchè a quelle due paroline credeva seriamente.
Non le era mai successo, per la prima volta stava seriamente considerando l’idea che qualcuno potesse aver detto una frase che sì, sicuramente l’aveva fatta rimanere un po’ male, ma che comunque non l’avesse fatto con quella intenzione.
Stava valutando l’idea che avesse detto una cosa in maniera un po’ superficiale senza pensare che lei potesse esserne tanto colpita.
Ma davvero era possibile?
Davvero poteva non esserci un’intenzione cattiva?
Chiara era sempre stata convinta che le parole avessero un peso e che tutti le usassero consapevoli di quello.
Ma era forse possibile che il peso di alcune, non tutte ma alcune parole potesse essere soggettivo e che perciò lei in base alle sue esperienze pregresse vi attribuisse una forza diversa da quella che vedeva Alessandro?
Per la prima volta in tanti anni quel pensiero le sembrò non solo realistico, ma anche logico.
Perchè non ci aveva mai pensato prima?
Alessandro non l’aveva insultata, non aveva usato parolaccie o parole scomode, aveva detto una frase che lei aveva interpretato in modo negativo, ma in effetti lei l’aveva presa così.
Non era detto che lui l’avesse espressa con quella intenzione.
Da quel giorno Chiara aveva provato a mettersi più spesso nei panni dei propri interlocutori, anche quando questi non erano Alessandro.
La cosa le era tornata molto utile perchè aveva così imparato che non da ogni frase è necessario difensersi e che non ogni pensiero è un attacco.
A volte distinguere un commento da una critica è fondamentale.
Tuttavia nonostante questa lezione, se così la si voleva chiamare, fosse risultata funzionale continuava ogni tanto a chiedersi quanto il resto lo fosse.
L’idea che si appoggiasse troppo a lui tornava ciclicamente a infastidirla come un tarlo col suo armadio preferito.
Succedeva soprattutto in quei momenti dove non si sentiva al massimo, quelli in cui dubitava maggiormente di se stessa.
Quando poi questi scemavano un po’ pensava che anche se era vero che contava su di lui per tante cose era vero anche il contrario, e cioè che anche lui contava su di lei.
Alessandro assieme a Chiara aveva iniziato Rossana e vi si era perfino appassionato! Tutto perchè lei gli aveva detto che era il suo cartone preferito d’infanzia e che per nostalgia ogni tanto andava a rivederselo. Lui una volta scoperta questa cosa aveva chiesto di vederlo assieme perchè da bambino non l’aveva mai visto tutto per bene e da adulto voleva recuperarlo, forse anche per capirla un po’ meglio.
Alessandro aveva pure imparato a mangiare le rape, come diceva sua mamma.
E aveva scoperto una passione per quei giochi con le carte che a lei piacevano tanto.
Ogni tanto, quando lei era molto sconfortata e gli chiedeva come facesse a sopportarla, lui le rispondeva che non c’era nulla da sopportare.
Le stava accanto, punto.
Sia nei momenti dove era triste sia in tutti quei momenti in cui sorrideva e con quel sorriso lo faceva stare bene, momenti che erano tanti, la rassicurava.
Le diceva che grazie a lei aveva guadagnato un po’ più di fiducia e che lei lo aiutava a stare meglio di quanto pensasse.
In quei momenti Chiara non era mai troppo convinta delle sue parole, ma quando poi ci ripensava le capitava di chiedersi se infondo le relazioni non fossero altro che questo: supportarsi a vicenda e viversi nel bello e nel brutto, amando il bello e affrontando il brutto.
Così quando quei dubbi l’assalivano, quando si chiedeva se non fosse troppo fragile poi si ricordava che forse sì lo era, ma che tuttavia su quelle cose ci stava lavorando e che in realtà tutti hanno delle fragilità, chi più e chi meno ma comuqnue tutti.
Forse quello che faceva non era solo poggiarsi a lui, forse il loro era un incastro fatto a posta per scaricare il peso di entrambi, in modo da aiutarsi a tenersi in equilibrio a vicenda senza cadere.
Proprio come facevano quando poggiavano la guancia l’uno su quella dell’altra mentre erano seduti a letto e gaurdavano i film.
 
   
 
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