2.
Inverno
è sempre in anticipo
Il
Bosco Millenario era abbracciato dai
colori del tramonto. Le ombre degli alberi si allungavano sul
sottobosco e le creature
diurne si apprestavano a raggiungere velocemente le loro tane; mentre
gli
animali notturni emergevano dall’ombre per andare a caccia. Una
portantina,
pulita di tutto punto, percorreva il sentiero con andatura posata. Era
tinteggiata di bianco, ma con il cielo tutto aranciato, era diventata
anch’essa
tutta arancione. Il cocchiere, un grosso lampione ottocentesco, guidava
un
corteo di pupazzi di neve stregati. Questi ultimi, rotolavano come
ruote di una
carrozza, lasciando dietro di loro una scia di neve sbrilluccicante. Il
cocchiere teneva le lunghe briglie con le sue sottili braccia di ottone
e, di
tanto in tanto, dava un colpo per far correre più veloce i pupazzi.
All’interno
della portantina, Inverno, controllava ossessivamente l’orologio da
taschino.
Spero di non essere in ritardo, si diceva, altrimenti sai che figura!
Ma,
Inverno, non era mai in ritardo. Si massaggiava pensoso la corta
ricciuta barba
bianca e pensava alle sue mirabolanti imprese di quell’anno: erano
davvero
eccezionali! La candela del cocchiere divampò tutto d’un tratto, segno
distintivo che il poveretto aveva fatto uno starnuto, perciò si avvolse
in una
coperta per ripararsi dal freddo. Il Bosco Millenario non conosceva
stagioni,
poiché le ospitava tutte ogni anno, ma le stagioni si portavano con sé
ogniqualvolta che vi si recavano. Questo voleva dire che attorno alla
portantina di Inverno faceva un gran freddo. Come rotolavano quei
pupazzi di
neve! Il lampione aveva fatto aumentare loro la corsa, poiché Inverno
aveva
iniziato a presentare delle rimostranze per la loro lentezza. Con un
possente
colpo di redini, i pupazzi vorticarono sul posto, emettendo scintille
rosse e
argentee e continuarono la corsa con più vigore. Per via di tutto quel
gelo, il
cocchiere, cercò di scaldarsi aggiungendo una candela alla sua
lanterna, ma non
servì a risolvere il suo problema. Si accorse, però, che fortunatamente
si
stavano avvicinando al falò e si chiese perché il suo passeggero ci
tenesse ad
arrivare sempre così presto, dato che poi avrebbe dovuto aspettare con
impazienza. Il lampione infreddolito bussò sul finestrino, segno che la
destinazione era giunta. Arrestò adagio i pupazzi di neve, tirando
gradualmente
le lunghe redini della portantina. I pupazzi si alzarono e
stiracchiarono: ognuno
di loro indossava una lunga sciarpa di lana di colore diverso e avevano
tutti
un diverso ortaggio per naso. Inverno scese dalla portantina a fatica,
poiché
la sua mole era imponente e di grande possanza. Infatti, rispetto al
povero
cocchiere, era di tre volte più alto e lo sovrastava con sguardo
minaccioso. Si
lamentò di essere arrivato più tardi di due minuti rispetto all’anno
precedente
ed il lampione si scusò chinando la grossa lanterna, mentre le fiamme
al suo
interno seguivano il movimento, reclinandosi all’indietro. La fredda
stagione
sospirò, poi, allungando la paga al cocchiere, gli chiese di attenderlo
fino
alla fine della riunione. Il cocchiere annuì e si accese un piccolo
falò e ci
mise a scaldare dell’olio per tirarsi su il morale. Nel frattempo, i
pupazzi di
neve si rilassavano sonnecchiando sotto il folto, mentre il sole ormai
scompariva del tutto dietro agli alberi e la notte si rivelava, oscura
e
stellata.