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Autore: _Il colore del vento_    27/03/2021    6 recensioni
[Questa storia partecipa al contest "Storie alfabetiche" indetto da LadyPalma sul forum di EFP, classificandosi quinta.]
Eloise Mintumble, ambiziosa Indicibile dell'Ufficio Misteri, ha la possibilità di andare indietro nel tempo più di chiunque altro. L'ambizione, però, ha un prezzo.
Dal testo:
Barricata nella Stanza del Tempo deserta, che si dissolve in un vortice frenetico intorno a lei, Eloise sorride vittoriosa.
Con caparbietà e infinita pazienza, ha atteso lunghi, lunghissimi anni per arrivare a questo punto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris.
 
 
 

Il Tempo irredimibile

 ∞
 
 
 
Abbandonare il presente è incredibilmente facile: le basta un giro di lancetta* in direzione antioraria, seguito da un altro e un altro ancora.
Barricata nella Stanza del Tempo deserta, che si dissolve in un vortice frenetico intorno a lei, Eloise sorride vittoriosa.
Con caparbietà e infinita pazienza, ha atteso lunghi, lunghissimi anni per arrivare fino a questo punto. Da quando era stata assunta come Indicibile e assegnata alla Stanza del Tempo (un sogno divenuto realtà), si è dedicata anima e corpo alle sue ricerche.
Eloise, per anni, ha avuto un solo pensiero: dominare il Tempo. Fisso nella sua mente, quell’unico obiettivo ha influito sulla sua intera esistenza, sulle sue scelte; ha dato tutto, sacrificato tutto il suo tempo, pur di conquistare l’altro, quello storico, fatto di epoche e millenni.
Grazie al supporto di un marito buono e comprensivo, la sua vita non si è arrestata al matrimonio e alla maternità, non si è vista relegata al ruolo frustrante di madre, né ha dovuto riporre i propri sogni in un cassetto
Eloise, i suoi sogni, se li è tenuti stretti e ha cercato di coltivarli, nel suo prezioso laboratorio.
«Ho sempre creduto in te,» le diceva un tempo Charles, il caro Charles, con tono affettuoso e un pizzico di orgoglio nello sguardo, «sapevo che saresti arrivata lontano».
Il vero senso insito in quelle parole, però, suo marito non l’ha colto mai
non ha mai capito quanto lontano lei desiderasse giungere. L’orgoglio dell’uomo (la cui pazienza si è infine scontrata con i suoi stessi limiti) s’è tramutato gradualmente in incomprensione e lo legge nei suoi occhi verdi, rincasando da lavoro – delusione, venata di sconcerto e persino timore.
«Madre, Eloise, sei anche una madre,» la rimprovera adesso la sera, a bassa voce per non svegliare le figlie addormentate nella stanza accanto, «te ne ricordi mai?».
«Noi siamo qui, sai, nel presente, lontano dai tuoi orologi.»
“Orologi” è un termine che Charles, assieme a “tempo” e “lavoro” e tutto ciò che orbita attorno all’ossessione della moglie, ha finito col detestare
ora la sputa fra i denti, quella parola, quasi con disprezzo.
Però, in fondo, Charles non avrebbe mai potuto comprendere la bellezza di quel che hanno realizzato lì, nella Stanza del Tempo, né avrebbe mai potuto sperimentare il senso di onnipotenza ed eccitazione che accompagna ogni giro di lancetta all’indietro, ogni anno ricondotto alla sua origine e ogni secolo riavvolto docilmente su se stesso 
– nessuno avrebbe mai potuto capire.
Quasi a cinque secoli di distanza dal presente, dal suo presente, le lancette oppongono un’improvvisa resistenza alla pressione delle dita.
Riottose, d’un tratto riluttanti, sembrano suggerirle di essere infine giunta a destinazione.
Sussulta, Eloise, quando il turbinio del Tempo attorno a lei s’arresta.
Tutti gli anni di preparazione e fatica, le piccole vittorie, l’ostinazione e le tante, troppe incomprensioni
semplicemente tutto, tutto quello che l’ha condotta qui, così lontano, non risulta abbastanza: non serve a prepararla al brusco e sorprendente impatto col passato.
Una vita intera, probabilmente, non sarebbe bastata a prepararla adeguatamente a questo momento: un singolo attimo di paura mescolata a emozione pura in cui raddrizza la schiena e solleva gli occhi su un mondo quattrocentonovantasette anni più giovane rispetto a quello da cui è partita.
Venticinque vite per un singolo attimo dorato: è questo il prezzo che dovrà pagare per la profonda ambizione e l’irrefrenabile curiosità, anche se ancora non lo sa
muovendo i suoi passi incerti in un tempo proibito, quelle che calpesta sono le venticinque vite che ha inconsapevolmente spazzato via.
Zac: ogni passo in quell’epoca estranea (zac!), ogni respiro rubato in quel giovane mondo a cui non appartiene è un’esistenza recisa (zac!), espunta dagli annali della Storia (zac! Zac! ZAC!); il Passato le chiede il conto, alla fine, accanendosi sul suo corpo con la ferocia di tutti i secoli che ha scavalcato, riducendola in polvere (ZAC!).
 


[644 parole su Contacaratteri.it]
 
 
 
 

 Note:
*Ho immaginato che quello usato da Eloise fosse un prototipo di Giratempo, diverso da quella utilizzata da Hermione nel terzo libro (da qui l’idea di renderlo un vero e proprio orologio, con lancette e tutto).
 
Non era mia intenzione partecipare a questo contest (la cui idea di base – scrivere ventuno periodi che iniziassero ciascuno con una lettera dell’alfabeto – mi aveva comunque intrigata da subito), ma ieri, improvvisamente, mi sono ricordata di questa Eloise Mintumble, di cui devo aver letto qualche volta, facendo ricerche per altre storie, e … mi è uscito questo.
 Riguardo a Eloise, cito PotterPedia:

“Tutti i tentativi di viaggiare indietro nel tempo per un maggiore numero di ore hanno avuto conseguenze catastrofiche per la strega o il mago coinvolti. Per molti anni non si è stati in grado di capire perché chi ha viaggiato nel tempo su grandi distanze non sia mai riuscito a sopravvivere al viaggio. Tutti questi esperimenti sono stati abbandonati dal 1899, quando Eloise Mintumble rimase intrappolata, per un periodo di cinque giorni, nell’anno 1402. Ciò che sappiamo è che il suo corpo aveva guadagnato cinque secoli di età al suo ritorno al presente e che, poiché irrimediabilmente danneggiato, la strega era morta nell’ospedale San Mungo per Ferite e Malattie Magiche poco dopo essere stata recuperata. Inoltre, i cinque giorni trascorsi nel lontano passato avevano causato grande confusione sul cammino della vita di tutti coloro che la avevano incontrata, cambiando il corso delle loro esistenze in modo così drammatico che non meno di venticinque dei suoi discendenti sono scomparsi nel presente, essendo non-nati”.

Quanto al titolo, è tratto dai “Four Quartets” di T.S. Eliot:

 
“Time present and time past
Are both perhaps present in time future
And time future contained in time past.
If all time is eternally present
All time is unredeemable.“


"Irredimibile“ è la colpa di Eloise, così abbagliata dalla propria ambizione (la immagino Serpeverde, in effetti^^), dal desiderio irrefrenabile di dominare il Tempo, il passato, da finire poi col compromettere irrimediabilmente il suo stesso futuro.
"Irredimibile" (citando il dizionario De Mauro: “caratteristica di un prestito, di un debito non rimborsabile”) è il tempo trascorso in un mondo a cui, nel corso naturale delle cose, lei non appartiene.
L’unico prezzo possibile, pertanto, è “ritornare polvere” e restituire al tempo quello che ha osato sottrargli. Momento-note finito!

Come al solito, spero vi piaccia, alla prossima!
  
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