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Autore: oscuro_errante    27/03/2021    4 recensioni
[What If: A Star Trek Series // L'Esplorazione del Quadrante Gamma] Il Tenente Comandante Jadzia Dax è devastata in seguito agli eventi narrati in Riuniti, durante i quali incontra il nuovo ospite del simbionte Kahn, la dottoressa Lenara Kahn, innamorandosi nuovamente di lei, rimanendo però delusa dalla decisione presa dalla donna. Qualche giorno dopo, parlando con un giovane ufficiale della U.S.S. Europa, scopre che la dottoressa Kahn è tornata su Deep Space Nine...
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Kira Nerys
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'What If: A Star Trek Series'
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Il Tenente Comandante Jadzia Dax, Ufficiale Scientifico Capo di Deep Space 9, si trovava seduta da sola a un tavolo di Quark, fatto strano, di per sé, considerando quanto amasse il locale e quanto tempo vi avesse passato a giocare d’azzardo con il proprietario e altri avventori dal suo arrivo alla stazione, e fino a pochi giorni prima. Persino Quark, che di solito non perdeva occasione per intromettersi e per fare qualche battuta di troppo, quel giorno aveva preferito lasciare la donna al suo bicchiere senza fare commenti di alcun tipo.

Quanto era accaduto ormai diversi giorni prima continuava a frullarle nella testa, in loop, ininterrottamente, l’aveva scossa profondamente e l’aveva portata ad allontanarsi da tutto e da tutti, ignara di quanto stava facendo. Aveva sperato fino all’ultimo che Lenara scegliesse di rimanere a bordo di Deep Space 9 con lei invece di ritornare su Trillius Prime, ma l’altra scienziata aveva preferito rimanere fedele alla sua decisione iniziale di prendere, assieme ai due colleghi, il trasporto che l’avrebbe riportata a casa, di fatto annullando qualsiasi possibilità tra le due. Ammesso che, comunque, di possibilità si trattasse.

Fissando, senza realmente vederlo, il bicchiere di fronte a lei, Jadzia ricordava ancora la disperazione che l’aveva presa quando, rimasta al secondo livello della Promenade per quella che le era sembrata un'eternità, aveva visto le sue speranze frantumarsi del tutto quando Kahn, dopo aver scambiato qualche parola con Worf e aver lanciato un breve sguardo verso di lei, aveva poi imboccato la passerella che le avrebbe permesso di salire a bordo dell’Hikawa Maru. Il senso di vuoto che l’aveva accompagnata sin da quel momento l’aveva portata ad allontanare tutte le persone a lei più care, indifferente ai loro tentativi di abbattere il muro che aveva costruito per proteggere sé stessa e i suoi sentimenti, non accorgendosi che, così facendo, la preoccupazione dei suoi amici per lei non faceva altro che aumentare.

Un discreto colpo di tosse la riportò alla realtà. Alzando lo sguardo, si trovò di fronte Julian Bashir, affiancato da una donna a lei sconosciuta, con indosso la divisa degli ufficiali in servizio a bordo di un vascello nella sezione comando. Sul colletto portava i gradi identificativi del rango di Tenente, mentre in mano teneva un bicchiere di quello che sembrava essere pericolosamente del succo di prugna, il preferito del Tenente Comandante Worf.
Entrambi sembravano essere piuttosto tesi e non proprio a loro agio, ma tra i due Bashir era quello la cui espressione tradiva maggiormente la tensione che stava provando in quel momento. Del resto, in non poche occasioni si era ritrovato ad avere a che fare con il lato peggiore della Trill, fondamentalmente venendo trattato a pesci in faccia e allontanato in tutti i modi possibili dall’irascibilità sempre crescente della donna.

«Possiamo accomodarci un attimo al suo tavolo, Comandante?» Nonostante il disagio, e l’aria non propriamente leggera che si era andata a creare, il Tenente sembrava avere tutte le intenzioni di portare a termine ciò per cui il Dottore aveva chiesto il suo aiuto. Il tutto, ed era piuttosto evidente, indipendentemente dal fatto che la Trill potesse essere o meno bendisposta ad avere la sua solitudine disturbata da chiunque, amico o meno che fosse.
Nonostante la determinazione con cui la domanda era stata posta, Dax provò in qualche modo a confrontarsi con i due ufficiali di fronte a lei, prendendo tempo: «Preferirei davvero rimanere da sola, Tenente…?» Nel dirlo non risparmiò uno sguardo glaciale a Julian, il quale però non accennò a battere ritirata. C’era anche da considerare che non aveva idea di chi fosse la donna ora di fronte a lei, tenendo conto anche che l’ufficiale sicuramente non faceva parte del complemento stanziato a bordo della base. Era anzi plausibile che facesse parte dell’equipaggio di uno dei vascelli federali che, a varia cadenza, attraccavano a Deep Space 9 per fare rifornimento, ricambio di personale o per qualche breve licenza del personale.

«Tenente Eva Ferrari, timoniere della U.S.S. Europa,» le rispose la donna, senza battere ciglio di fronte all’asciutta risposta offertale da Jadzia. Del resto, da quanto le aveva detto Bashir, la Trill di fronte a lei non era poi così tanto amichevole, in quel periodo, quindi una risposta asciutta valeva l’altra, per quanto la riguardava. Ignorando lo sguardo oltraggiato dell’ufficiale di fronte a lei, Ferrari si accomodò sull’unica sedia libera al tavolo, Bashir fece lo stesso sottraendone una a un tavolo vuoto lì vicino, poggiando contestualmente i propri drink di fronte a loro - un cameriere ferengi aveva appena lasciato tra le mani di Bashir del tè tarkaliano, il suo preferito.
«Il Comando della Flotta Stellare ci ha richiamati prima del tempo dalla nostra missione nel Quadrante Gamma,» aggiunse brevemente, a mo’ di spiegazione, Ferrari, «fondamentalmente a causa del Dominio e alla minaccia sempre maggiore che vede la Federazione coinvolta in un eventuale e futuro scontro militare.»

Il tono utilizzato era particolarmente disinvolto, come se avessero tutto il tempo di questo mondo a loro disposizione, e pareva non tenere in considerazione l’espressione parecchio scontrosa sul volto della Trill di fronte a lei, non particolarmente intenzionata ad avere oltremodo pazienza anche nei confronti di una sconosciuta.
Prima che Dax potesse fare un qualsiasi commento velenoso, così tipico della sua persona negli ultimi tempi, Bashir intervenne: «Jadzia, non è il momento. Mi rendo conto della situazione che stai vivendo, così come mi rendo conto di come tu non abbia particolarmente voglia di parlare con me o con chiunque altro, in questo momento ma, per favore, è importante che tu ascolti cosa dobbiamo dirti.» Bashir la guardò negli occhi, prima di aggiungere: «Vedi, preferirei non venissi a scoprire il tutto da uno sterile rapporto. Lasciaci parlare, per favore…?»

Con un sospiro esasperato, Dax fece cenno col capo di continuare e fu Ferrari, posato il bicchiere sul tavolo dopo averne preso un sorso, a riprendere le fila del discorso, con Bashir che si appoggiava allo schienale della propria sedia con un’espressione ancora piuttosto tesa sul volto: «Cercherò di essere la più breve e succinta possibile, Comandante.» Si interruppe un attimo, raccogliendo le idee, dopodiché riprese a parlare con tono calmo e misurato: «mi risulta che qualche giorno fa un gruppo di scienziati provenienti da Trillius Prime si sia imbarcato sull’Hikawa Maru per tornare sul vostro pianeta natale in seguito a un esperimento fallito relativo alla creazione di un tunnel artificiale che potesse, in seguito a studi ulteriori, diventare stabile. Uno di questi scienziati è la Dottoressa Lenara Kahn, il nuovo ospite del simbionte Kahn, che da quanto ho avuto modo di capire (e correggetemi se sbaglio) in una precedente incarnazione era vostra moglie. O meglio, Nilani - l’allora ospite di Kahn - era la moglie di Torias - l’allora ospite di Dax - prima che questi morisse in un incidente.»

«Tenente…» il ringhio sommesso di Jadzia prometteva un pericolo imminente, ma non sembrò turbare particolarmente Ferrari, che invece continuò: «Ora, potrei semplicemente farle osservare come, su una stazione spaziale come questa, le voci si diffondano piuttosto... rapidamente, anche tra chi è solo di passaggio, come me; ma non sarebbe un’osservazione onesta da parte mia, visto e considerato tutto quello che è successo in questi giorni.» Sbuffando, quasi seccata, bevve un altro sorso dal proprio bicchiere prima di andare avanti: «Come dicevo, la nave dove attualmente presto servizio, l’Europa, è stata richiamata dal Quadrante Gamma piuttosto in anticipo rispetto ai tempi previsti in origine. Prima di poter fare rotta verso DS9, dov’era previsto attraccassimo per sistemare tutta una serie di cose, tra cui fare rifornimento, siamo stati contattati dal Capitano Sisko e dal Maggiore Kira per un incidente che ha coinvolto un trasporto passeggeri in partenza dalla base. Per tutta una serie di motivi che mi astengo dall’elencare, eravamo letteralmente la loro unica speranza, motivo per cui siamo tempestivamente intervenuti. Fortunatamente i passeggeri feriti erano relativamente pochi, nonostante qualcuno di loro, purtroppo, sia morto a causa di una schermaglia avvenuta a bordo. Il nostro personale ingegneristico non ha avuto problemi a riparare i danni inflitti al vascello, ma siamo stati costretti a portare a bordo un paio dei feriti più gravi, che sono stati poi trasferiti nell'infermeria di DS9 una volta attraccati. Ovviamente adesso stanno nettamente meglio, rispetto a qualche giorno fa.»

Ferrari fu costretta a prendere un altro sorso, prima di continuare. Adesso si era giunti alla parte più complessa e delicata del discorso, quella nella quale si metteva sul piatto il fatto che, tra i feriti in questione, ci fosse niente meno che Kahn stessa. Prendendo un profondo respiro - sotto sotto, non era propriamente a suo agio e aveva espresso le sue perplessità a Bashir in merito - Ferrari continuò: «Per arrivare dritti al punto, che i dettagli possiamo lasciarli a un secondo momento… la Dottoressa Kahn, al momento, si trova sulla stazione, sotto le cure del Dottor Bashir.»
Per qualche istante, Dax si limitò a fissare entrambi con sguardo apparentemente vacuo, come se non avesse compreso o sentito quanto le era stato appena detto. Poi, l’esplosione quasi inevitabile: «Ma che cos…?» Diversi clienti seduti ai tavoli circostanti si voltarono verso di loro, con sguardi interrogativi e allarmati, prima di ritornare alle loro conversazioni sommesse e alle loro consumazioni dopo aver visto i gesti di dismissione e i sorrisi imbarazzati di Ferrari e Bashir.

Jadzia, altrettanto imbarazzata, abbassò la voce, ma l’impeto, quello rimase lo stesso quando si rivolse a Bashir, domandandogli il perché non l’avesse informata prima, se Lenara stesse bene e da quanto si trovava a bordo di Deep Space 9, in un fiume di parole che sembrava non volersi fermare in alcun modo. Finalmente Julian riuscì a intervenire, approfittando di un momento in cui Dax si ritrovò costretta a prendere fiato: «Non so se te ne sei accorta, Jadzia, ma negli ultimi tempi sei stata difficilmente avvicinabile. Anche poco fa, se non fosse stato per la presenza di Eva, probabilmente non avresti voluto sentir ragioni e avresti trovato una scusa per non lasciarmi il tempo di affrontare il discorso.»
Jadzia sbuffò, ma fu comunque costretta a dargli ragione: se Bashir non avesse tirato in ballo Ferrari, o un qualsiasi altro sconosciuto se era per quello, sarebbe davvero stato difficile che Dax si fosse prestata a parlare con lui di qualsiasi cosa. In effetti, ripensandoci, aveva tentato, in automatico e praticamente senza accorgersene, di allontanarli, come del resto aveva fatto fino a quel momento con tutti i suoi amici e colleghi della base.

«Mi dispiace averti costretto a un sotterfugio di questo tipo, Julian,» disse, con evidente rammarico e dopo qualche istante, Jadzia, accasciandosi leggermente sulla propria sedia. Guardandola con attenzione, era possibile notare come l’ultimo periodo l’avesse particolarmente prostrata, nonostante avesse cercato comunque, in tutti i modi, di non darlo particolarmente a vedere.
«Immagino che fosse l’unico modo in cui eri sicuro di mettermi alle strette,» aggiunse poi, con un amaro sorriso, alzando lo sguardo verso di loro e, forse, vedendoli davvero per la prima volta. Ferrari si limitò a svuotare il bicchiere, mentre Bashir sorrise dolcemente: «Sì, in effetti sì. Volevo accertarmi di avere la tua attenzione, almeno per il poco che mi sarebbe servito per affrontare il discorso. Il Tenente qua con noi ha assistito in prima persona agli avvenimenti che hanno costretto Lenara e suo fratello, il Dottor Otner, nuovamente su Deep Space 9. E io avevo bisogno di una scusa per parlarti ed essere ascoltato senza essere cacciato via.»

Ferrari tossicchiò, richiamando per un attimo l’attenzione su di sé, e Bashir fece una smorfia, ben sapendo dove volesse andare a parare la donna. «Jadzia,» iniziò, incerto, prima di prendere coraggio e continuare, «sono stato costretto a operare Lenara e il suo simbionte…» e le spiegò per filo e per segno cos’era accaduto e perché, a un certo punto, si fosse ritrovato a temere la necessità di ricorrere a un espianto del simbionte Kahn, in rispetto alla tradizione Trill che prevedeva il porre la vita del simbionte sempre al di sopra di quella dell’ospite.
Entrambi si affrettarono a rassicurare Jadzia, non appena notarono il pallore quasi cadaverico che le aveva ricoperto il volto, rendendola ancora più sciupata di quanto in realtà non fosse: Lenara si era ripresa dall’intervento e ogni giorno che passava vedeva le sue forze tornare sempre di più. Il pericolo, almeno per il momento, era scampato: non c’erano state ricadute.

Finalmente Dax tirò un profondo sospiro di sollievo, con le spalle che parvero rilassarsi più di quanto non lo fossero state fino a quel momento, nonostante non sembrasse aver perso del tutto la propria acidità: «E ora… cosa, esattamente? Cosa vi aspettate che accada? Che Lenara questa volta decida di buttare al vento le convinzioni di una vita per rimanere qui con me? Già una volta, non molto tempo fa, ho commesso l’errore di sperare nell’impossibile… non voglio rischiare di infrangere speranze senza fondamento.»
Nonostante il tono, un sentimento diverso era crepitato nelle parole pronunciate, come se Jadzia, a discapito di quanto appena espresso, davvero sperasse che ci fosse un’altra possibilità da cogliere e da giocarsi, magari meglio della precedente.
«Comandante…» provò, a quel punto, a intervenire Ferrari, nella speranza forse di riuscire a dire qualcosa che potesse in qualche modo risollevare il morale dell’altra donna o, ancora, di aggiungere qualche dettaglio relativo all’operazione di soccorso, ma venne interrotta da un’altra voce, conosciuta, leggermente affaticata e un po’ senza fiato: «Forse, Jadzia, dovresti davvero provarci, a sperare, lo sai?»

Tutti e tre guardarono con sgomento Lenara Kahn, che si era avvicinata al loro tavolo inosservata. La scienziata era, se possibile, più pallida e fragile di quanto non fosse stata in Infermeria giusto quel mattino, dove Bashir e Ferrari l’avevano lasciata a riposare sotto le cure di uno dei medici di servizio su Deep Space 9, appartenente allo staff del Dottor Bashir, il quale si era assicurato di essere informato sulle condizioni della donna anche quando non era in servizio.
Se, dal canto loro, Ferrari e Bashir si ripresero piuttosto in fretta - e Ferrari cedette, senza fare un fiato, il proprio posto a sedere alla Trill - Jadzia sembrava aver momentaneamente perso l’uso della parola, il suo sguardo che seguiva Lenara mentre la donna accettava graziosamente, e forse anche con una traccia di sollievo sul volto, la sedia offertale dalla giovane umana.

Lo sguardo di Kahn si soffermò brevemente a osservare l’ambiente attorno a lei, caotico e pieno di clienti come la prima volta che vi aveva cenato assieme a Jadzia, con Julian che si era prestato a reggere loro la candela per non destare sospetti nei colleghi, il fratello Bejal e il Dottor Pren. Rispetto ad allora, si sentiva molto meno a disagio, forse perché non sentiva più su di sé lo sguardo scrutatore e indagatore di occhi curiosi o timorosi del suo essere con Jadzia e alle possibili conseguenze del loro frequentarsi.
Quando si posò su Ferrari, spostatasi di fianco a Bashir, alzatosi anche lui in piedi, notò qualcosa di diverso rispetto all’ultima volta che si erano viste: la divisa, ora, era la stessa utilizzata a bordo della stazione, con una maglia grigia a collo alto sotto una tuta nera con una banda di colore che comprendeva le spalle, a indicare la sezione di appartenenza, nel suo caso quella di comando; sul colletto grigio, a destra, i gradi la identificavano ora come Tenente.

Notando lo sguardo indagatore della Trill, Ferrari si limitò a inarcare un sopracciglio, con piglio interrogativo, e Kahn, con un debole sorriso, le disse: «Me la ricordavo con una divisa diversa, Tenente.»
«Alla moda piace cambiare, Dottoressa,» le rispose, scherzando, Ferrari, prima di aggiungere: «Direi sia proprio il caso di andare, Dottore. Credo sia arrivato il momento in cui debbano parlarsi senza ulteriori interferenze esterne… e noi siamo decisamente di troppo. Sono sicura che la Dottoressa Kahn sappia quali siano i suoi limiti,» aggiunse, vedendo che Bashir non sembrava proprio a suo agio a perdere di vista la donna, «e in caso di necessità il Comandante Dax chiamerà prontamente i soccorsi.»
Annuendo di malavoglia, Bashir fece per seguire Ferrari, ma entrambi furono fermati dalle parole di Lenara: «Vi ringrazio.» Al loro sguardo interrogativo, aggiunse: «Grazie per… tutto. Per avermi salvato la vita e per molte altre cose.»
«Siamo Ufficiali della Flotta Stellare, Dottoressa,» osservò Ferrari, «inoltre, il Dottor Bashir ha prestato il Giuramento di Ippocrate. Non è proprio nel nostro modo di fare non salvare una vita.» Sorrise appena, prima di aggiungere: «Se non c’è altro che si possa fare per voi, Dottoressa…? Comandante…?»
«La ringrazio, Tenente, da qua ci penserò io,» le rispose Kahn, e i due ufficiali le lasciarono il campo, iniziando a parlottare tra loro con aria preoccupata una volta raggiunta una distanza sufficiente che permettesse loro di non essere sentiti.

   
 
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