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Autore: oscuro_errante    27/03/2021    4 recensioni
[What If: A Star Trek Series // L'Esplorazione del Quadrante Gamma] Il Tenente Comandante Jadzia Dax è devastata in seguito agli eventi narrati in Riuniti, durante i quali incontra il nuovo ospite del simbionte Kahn, la dottoressa Lenara Kahn, innamorandosi nuovamente di lei, rimanendo però delusa dalla decisione presa dalla donna. Qualche giorno dopo, parlando con un giovane ufficiale della U.S.S. Europa, scopre che la dottoressa Kahn è tornata su Deep Space Nine...
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Kira Nerys
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'What If: A Star Trek Series'
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«Dottore, non credo proprio di essere, in questa circostanza, la persona anche solo lontanamente adatta per parlare con il Comandante Dax o la Dottoressa Kahn in merito alla loro situazione sentimentale. Per quanto mi riguarda, ho già fatto più che a sufficienza…»
Ferrari e il Dottor Bashir erano seduti a uno dei locali collocati sulla Promenade, con due tazze di raktajino mezze piene di fronte a loro, accompagnate da alcune paste tipiche della tradizione bajoriana fino ad allora sconosciute alla donna, che si era trovata ad apprezzarle, nonostante in alcuni casi avessero sapori totalmente differenti - e inaspettati - rispetto a quanto lei fosse abituata.

Si erano incontrati quasi casualmente, quel mattino, nonostante Bashir le avesse confessato il desiderio di contattarla una volta terminato il proprio turno in Infermeria - in realtà il medico era sull’orlo del ritardo, considerando che Ferrari era scesa sulla stazione più tardi del solito, essendo stata costretta a partecipare alla sua prima riunione con lo staff di comando. La Dottoressa Kahn, infatti, era ritornata talmente furiosa dalla propria chiacchierata con Jadzia, che persino il fratello, dimesso proprio quella sera e rimasto ad aspettare che tornasse, non si era azzardato ad avvicinarsi a lei, preferendo invece andare negli alloggi assegnatili nella zona abitativa della base. Si sarebbe ripresentato in Infermeria per un ulteriore check up nel pomeriggio, ma per il resto non avrebbe dovuto avere problemi ulteriori.

«A parte che sono un pilota, non Cupido,» continuò la donna, «ritengo che la situazione debba essere gestita da lei, Dottore, o da qualcuno di altrettanto vicino alle due donne, non dalla sottoscritta. Il mio intervento era già qualcosa di tirato per i capelli la prima volta, adesso sarebbe visto come una interferenza per la quale rischio di meritarmi, se non la corte marziale, qualcosa che sia comunque analogo o molto vicino. Considerando,» aggiunse, svuotando la tazza di fronte a lei, «che sono appena stata promossa, preferirei evitare.»
Bashir si accomodò meglio, con un sospiro, sulla propria sedia, nonostante già sapesse di non potersi appoggiare ulteriormente alla donna per cercare di dirimere la situazione: se la prima volta era riuscito a tirarcela dentro in virtù del ruolo di punta svolto durante il salvataggio del trasporto passeggeri, in questa occasione non aveva alcun motivo per essere coinvolta in una situazione che non la riguardava più di tanto.

Scosse il capo, pensieroso: «Ammetterò che è una situazione che mai mi sarei aspettato di dover affrontare. Mi sorprende la reazione di Jadzia: in passato non si è mai posta il problema di essere o meno influenzata dal proprio simbionte, nemmeno quando, un paio di anni fa, lasciò la stazione per rispettare un vecchio patto di sangue che Curzon, il precedente ospite di Dax, aveva stretto con alcuni klingon, in seguito alla morte dei loro figli primogeniti.»
«Dottore, già una volta abbiamo affrontato il discorso dei costumi Trill,» osservò Ferrari, «e il suo consiglio fu quello di lasciare ai Trill la cultura Trill, considerando che sarebbe stato difficile riuscire a rispondere in maniera soddisfacente ad alcuni loro tabù.» Bashir annuì: si ricordava il discorso che era stato intrapreso, anche se brevemente, prima che lui la convincesse a intervenire nella conversazione con Jadzia da Quark; Ferrari continuò: «Tutto sommato, Dottore, la domanda che le feci all’epoca è la stessa che le pongo ora: come facciamo a essere sicuri che le emozioni del Comandante Dax non siano puramente della persona Jadzia, non influenzate dai ricordi precedenti del suo simbionte? Ovvio - alzò una mano per richiamare uno dei camerieri, al quale chiese della soda, per mandare giù il forte sapore del raktajino che le avevano servito - si può sempre fare in modo di mettere in pericolo le due vite e, in questa maniera, separare momentaneamente le due entità, come fatto con Lenara e Kahn, ma dubito seriamente sia una procedura consigliata.»

La soda arrivò in quel momento e Bashir attese che il cameriere, un simpatico boliano di solito molto chiacchierone, si allontanasse a prendere le nuove comande e servire altri tavoli, prima di rispondere: «Ricordo avessimo toccato l’argomento, Tenente. E le mie parole sono le stesse di allora: non ho la possibilità di darle una risposta soddisfacente, perché io non ce l’ho. Nonostante mi si riconoscano competenze elevate in campo di fisiologia Trill, non sono così ferrato sulle questioni più strettamente connesse alla relazione tra simbionte e ospite, in che modo vada a modificarsi la chimica del cervello dell’ospite.»
«Che importanza ha, fattivamente? Cambia i sentimenti provati dal Comandante Dax? Cambierebbero i sentimenti della Dottoressa Kahn? Davvero è così necessario che, affinché Dax sia sicura, ci sia un trauma pari a quello subito da Kahn? Io non credo, Dottore. Se proprio vuole saperlo, io credo che, anche nel caso della sua collega, il simbionte possa aver avuto una influenza irrisoria, proprio perché l’ospite è sufficientemente forte da non permettere una situazione di questo tipo. Ma,» aggiunse, prima che Bashir potesse intromettersi, «tutto questo non posso dirlo io alla diretta interessata.»

Entrambi si alzarono dal tavolo, avendo finito la colazione ed essendo alle porte del turno del mattino. Ferrari fece un pezzo di strada con Bashir, dovendo andare in una delle sale ologrammi presenti da Quark: si era riservata un paio d’ore per potersi dedicare a tutta una serie di programmi che, nei giorni precedenti, aveva avuto modo di conoscere e approfondire con Worf.
«Io la lascio qua, Dottore,» esordì, davanti al Bar di Quark, Ferrari, «mi tenga aggiornata sugli sviluppi della vicenda. Farò comunque in modo di passare dall’Infermeria prima di ritornare in servizio, in concomitanza della partenza dell’Europa prevista tra pochi giorni.»

*

Una volta in Infermeria, Bashir vi trovò una nervosa Jadzia Dax ad attenderlo: se possibile, la donna era ancora più pallida e tirata dell’ultima volta che si erano visti, il giorno prima, e sembrava non aver chiuso occhio durante la notte. E così, si ritrovò a pensare Julian, tocca a me l’ingrato compito di farla ragionare. E pensare che, una volta, avrei fatto di tutto pur di ottenere da lei una reazione simile: si vede che non era destino.
«Jadzia,» la chiamò, a mo’ di saluto, «cosa ci fai qua? Non dovresti essere di turno?»
Dax sobbalzò - non lo aveva sentito arrivare, presa com’era dai suoi pensieri - e ritardò di una frazione la propria risposta: «Ho chiesto di avere il giorno libero, Benjamin me lo ha concesso senza opporsi più di tanto. Senti,» continuò, «ho bisogno di chiederti un grossissimo favore.» Bashir piegò la testa leggermente di lato, curioso: «In cosa posso aiutarti?»
Jadzia prese un profondo respiro, quasi tremante, prima di chiedere, tutto d’un fiato: «Ho bisogno che tu trovi un modo, possibilmente sicuro, per inibire il mio simbionte per qualche ora. Io… ho bisogno di capire una cosa, ecco.»

Bashir le lanciò uno sguardo che rasentava lo scandalizzato: «Spero che tu stia scherzando, Jadzia. Marca le mie parole: non esiste alcun modo lontanamente sicuro per riuscire a fare una cosa di questo tipo. E,» aggiunse, impedendo alla donna di intromettersi, «se mi stai per dire che Lenara è rimasta, per un breve periodo, separata da Kahn… credimi, sono la persona più indicata per dirti che quello non era un modo sicuro per lavorare. Ma è stato un rischio calcolato, rischio che mi sarebbe rimasto sulla coscienza se non fosse andato a buon fine.»
Già solo il fatto, comunque, che avesse trovato il coraggio per chiedergli una cosa di quel tipo, secondo Bashir, denotava una disperazione tale da portarla a essere disponibile a rischiare qualunque cosa, pur di togliersi i dubbi che, ora, la attanagliavano nel profondo.

Per un attimo Jadzia si limitò a fissarlo, quasi non avesse sentito cosa le fosse stato appena risposto, poi, sconfitta, si accasciò contro il muro, volto tra le mani e singhiozzi che le facevano tremare le spalle. Gentilmente, Bashir le si sedette di fianco, abbracciandola e cercando in qualche modo di consolarla. Non disse una parola: durante il suo percorso di studio in Accademia, aveva avuto modo di seguire alcuni corsi specifici relativi alla psicologia, utili per la carriera da Consigliere, sapeva quindi come comportarsi in determinate situazioni. Inoltre, conosceva Jadzia: sapeva quando era il caso di pungolarla e quando, invece, lasciarla scaricare prima di dire alcunché.
Finalmente Jadzia sembrò calmarsi a sufficienza per potersi mettere diritta, appoggiandosi completamente al muro dietro di lei, permettendo a Bashir di azzardare una domanda: «Si tratta della Dottoressa Kahn, non è vero?» Dopo un attimo, che al medico sembrò non finire mai, la Trill rispose con un cenno del capo: «Quando tu e Ferrari - gli lanciò uno sguardo interrogativo, per verificare di non aver preso una cantonata - avete lasciato il nostro tavolo, da Quark, Lenara mi ha chiesto di andare a parlare in un luogo più tranquillo, ‘appartato’ mi verrebbe da dire.» Prese un profondo respiro, poi continuò: «Siamo andate nei miei alloggi, nonostante le avessi proposto altri luoghi probabilmente più ‘consoni’, considerato tutto. Mi ha… dichiarato i suoi sentimenti. In una maniera tale da prendermi alla sprovvista.»

Bashir si prese qualche istante: «Jadzia, qualsiasi sia stata la maniera in cui Lenara si sia dichiarata a te, non credo che sospendere anche solo momentaneamente il contatto con il simbionte possa aiutarti a risolvere la questione.»
«Julian… è Lenara a provare quei sentimenti, il suo simbionte non c’entra.»
«E tu,» le disse lui in un tono a metà tra la domanda e l’affermazione, «hai paura che i tuoi, di sentimenti, siano meno veri perché possibilmente influenzati da Dax.»
Jadzia annuì appena, la testa ancora appoggiata al muro dietro di lei, gli occhi chiusi. Nessuno dei due si accorse che Lenara, appoggiata allo stesso muro, ma nella stanza accanto dove era degente, stava ascoltando lo scambio di battute.
«Sai, è ironico,» osservò Bashir, «ma questo discorso ultimamente esce fuori spesso. Sì - sorrise allo sguardo interrogativo che Jadzia gli lanciò - vedi, è venuto giusto fuori con il Tenente Ferrari, che si domandava che importanza avesse l’avere un simbionte. Si è anche domandata come si potesse essere sicuri che l’ospite fosse influenzato dal simbionte. Certo, lei per prima ha ammesso di non comprendere molto la cultura Trill e la vostra fisiologia, soprattutto per la relazione che un ospite ha con il proprio simbionte, ma mi ha fatto riflettere.»
«Su cosa?» Jadzia era genuinamente curiosa: Bashir era, per forza di cose, uno dei più esperti in materia, pur non essendo un Trill, proprio in virtù del fatto che si era ritrovato a occuparsi della stessa Jadzia e del suo simbionte in diverse occasioni.

«Sul fatto che tu sia una donna molto forte. Che è poi il motivo per cui hai superato tutta la trafila per diventare un possibile ospite e per cui ti è stato assegnato Dax, nonostante Curzon ti avesse allontanata dal programma. Se non avessi dimostrato una grandissima forza di volontà, Jadzia, non solo non avresti avuto Dax, ma nemmeno avresti concluso gli studi del programma: non saresti stata affatto ripresa, indipendentemente dal fatto che Curzon ti avesse allontanata per motivi personali.»
Bashir le sorrise: «Ammesso e non concesso che Dax abbia avuto una influenza su di te, Jadzia, io non credo che i sentimenti da te provati siano meno veri o meno tuoi. Per come ti conosco, sono totalmente tuoi e niente potrà mai renderli meno tali.»

Lenara inspirò profondamente, chiudendo per un attimo gli occhi: lo schiaffo che aveva dato a Jadzia bruciava più a lei che all’altra Trill. Guardò la mano con cui aveva compiuto quel gesto e si pentì di averla usata. La sofferenza di Jadzia non era diversa da quella che lei aveva provato solo qualche giorno prima: Lenara non voleva tradire la propria cultura, Jadzia non voleva tradire sé stessa. Ma continuando a rincorrersi senza trovarsi stavano tradendo l’amore che provavano l’una per l’altra. Si decise a varcare la porta che separava i due ambienti, pronta a fare tutto ciò che sarebbe stato necessario per convincere Jadzia, anche se pensava, con tutto il suo cuore, che un solo singolo abbraccio sarebbe stato sufficiente per risolvere tutto. Fece un primo passo, poi venne fermata da altre parole. Questa volta di Ferrari.

«Tenente, cosa le è successo?» Eva Ferrari era apparsa alla porta dell’Infermeria, davanti a uno stupito Bashir e una poco attenta Dax. La donna, bardata con i paramenti da allenamento per una delle svariate discipline marziali klingon, avanzò zoppicando di alcuni passi, mentre con la mano si teneva stretta la spalla destra, il braccio a penzoloni lungo il fianco: l’allenamento klingon doveva aver preso una piega piuttosto vivace.
Con una smorfia di dolore, Ferrari rispose: «Al quarto tentativo sono riuscita ad atterrare Fek'lhr, ma credo di aver disarticolato la spalla.»
Alla parola ‘Fek’lhr’ Jadzia, ancora appoggiata al muro, alzò lo sguardo verso il Tenente, con un barlume di interesse negli occhi, chiedendo con un filo di voce: «Il programma di Worf?»

Mentre Bashir le controllava l’arto con un tricorder medico, Ferrari rispose a Dax - anche lei ora in piedi e al fianco del duo: «Sì, quello sul salvataggio di una qualche anima dal Gre'thor.»
Solo in quel momento Ferrari si rese conto di aver interrotto qualcosa tra i due ufficiali: Dax aveva ancora uno sguardo vagamente distante, nonostante l’interesse per il programma Klingon, e Bashir aveva lasciato sulla scrivania del proprio ufficio la pila di PADD con i rapporti del turno notturno ancora intoccata: «Posso passare più tardi, se preferite: tutto sommato non verso in una situazione così grave, sono sicura di poter riuscire ad arrivare all’Infermeria dell’Europa…»
Che il Dottore stesse finalmente parlando con la Trill per cercare di appianare le complicazioni sentimentali da cui lei voleva stare ardentemente fuori?
Bashir guardò con occhi interrogativi Jadzia. Implicitamente le stava chiedendo se poteva parlarle della situazione, anche se in realtà la stessa Ferrari ne sapeva tanto quanto loro: Dax gli fece cenno con la mano di procedere.
«Ho bisogno di farla stendere su un lettino, Tenente, e la spalla non è l’unica cosa da curare.» Cercando di sostenerla senza toccarle l’arto dolorante, Bashir l’accompagnò verso la porta dell’area degenza. Ma prima che il sensore ne facesse aprire i battenti si fermò, improvvisamente consapevole che dall’altra parte c’era anche Lenara: «A pensarci bene - esordì - potrei anche darle le prime cure qui.»

Ferrari protestò lievemente e Bashir cercò, solo con uno sguardo, di farle capire in che situazione si stavano entrambi andando a cacciare: erano davvero pronti a far incontrare le due Trill?
Ferrari guadagnò una delle sedie davanti alla scrivania del dottore e, in attesa che questi regolasse un hypospray, si lanciò in una domanda scomoda: «Comandante Dax, è riuscita a chiarirsi con la Dottoressa Kahn?»
«È proprio di questo che stavamo parlando - si intromise Julian - senza arrivare a una conclusione.»
«Deduco che le cose non siano andate per il meglio…» oltre al carattere pratico e deciso, il dolore alla spalla rendeva Ferrari piuttosto spiccia. Non che, di solito, la donna fosse meno diretta… generalmente, però, usava più tatto. O, almeno, ci provava.

«Il problema, Tenente - Dax si scostò dal muro e si asciugò le ultime lacrime con il palmo delle mani - è che la Dottoressa Kahn ha scoperto di amarmi, sicura di non essere stata influenzata dal suo simbionte,» Jadzia incedeva lenta e torva, quasi minacciosa, «cosa che, per quanto mi riguarda, non posso garantire per la mia persona.»
Il Dottor Bashir, dopo aver iniettato un antidolorifico nella spalla di Ferrari, si stava approntando per fare una manovra drastica, che avrebbe rimesso in sede l’articolazione.
«Io davvero non capisco questi ragionamenti Trill.»
«Tenente!» La riprese a mezza voce Bashir, parlandole vicino all’orecchio: «Cerchi di avere un minimo di tatto, se le è possibile.»
Ferrari lo guardò storto e, di risposta, ottenne una rotazione improvvisa del braccio e un preoccupante rumore di ossa stridenti: strinse i denti, che il dolore, sebbene attutito dai farmaci, era ancora presente, al punto che qualche lacrima le scappò dal lato degli occhi.
«Fatto! - Bashir sembrava particolarmente soddisfatto di sé stesso - Il resto delle cure, più tardi.»

Ferrari trattenne il fiato alcuni secondi. Jadzia, nel frattempo, si era avvicinata ai due, al punto da ritrovarsi di fronte all’altra donna e non tanto più distanza rispetto a Bashir: «Cosa non capisce, Tenente?»
«Non capisco l’importanza che date voi Trill a chi prova cosa e chi non lo prova.» Ferrari fece per alzarsi dalla sedia, ma il Dottore la trattenne seduta: nonostante tutto, nonostante i protocolli di sicurezza attivati in tutte le sale ologrammi per regolamento, la donna sembrava essere finita in un rullo compressore. Questo non le impedì di procedere: «Vi vantate del perfetto connubio di ricordi di tante vite, del rispetto della volontà dell’ospite e dell’unicità di ognuno di voi, ma io ho visto persone, Trill, cambiare gusti, imparare a fare cose nuove dall’oggi al domani, dimenticarne altre, da quando ricevono un simbionte.»

Dax e Bashir si scambiarono uno sguardo perplesso e il medico lasciò la presa sul Tenente, che ne approfittò per sollevarsi in piedi, nonostante lo sforzo e il dolore, continuando però a parlare:  «A me non interessa se tutto questo sia giusto o sbagliato, è la vostra cultura, va bene così. Ma allora dovreste accettare che anche i sentimenti possano essere alterati, che l’amore di cui state parlando tra lei e la dottoressa Kahn possa indistintamente provenire da Lenara, da Jadzia, ma anche da Kahn o Dax. Nulla di tutto questo può cambiare il sentimento dell’amore. Che lo provino due persone di specie diverse o della stessa, dello stesso sesso o di un altro, di età e culture diverse, l’amore non cambia. Esiste.»
Jadzia provò ad accennare un «Ma…», una protesta, ma Ferrari non la lasciò parlare - quando era troppo, era troppo:  «Celebratelo invece di opporvi. Avete la fortuna di provarlo entrambe l’una per l’altra, e i vostri simbionti sono d’accordo… o non dicono niente… insomma, va bene così. Avete già rischiato di perdere tutto una volta. Non commettete di nuovo lo stesso errore.»
In quel momento le porte dell’area degenza si aprirono: Ferrari alzò gli occhi, attratta dallo scorrere delle porte e anche Bashir si girò. Jadzia fu l’ultima a voltarsi verso l’ingresso e la prima a incrociare gli occhi di Lenara Kahn.
   
 
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