Il piano per recuperare Eren, se non si consideravano le tanto numerose, quanto pesanti, perdite, era tutto sommato andato a buon fine e quello sconsiderato era di nuovo al sicuro tra le mura. Quanto lo sarebbe stato, in quel frangente, non era il primo pensiero di Levi che stava entrando nella stanza in cui Erwin, che aveva perso un braccio in quella battaglia, riposava accudito da Hanji.
«Come sta?» chiese il Capitano, chiudendosi la porta alle spalle.
«Diciamo che sta» rispose Hanji, medicandolo. «Però gli sta salendo la febbre.»
«Tutto a causa di quell’idiota» sentenziò Levi, come fosse verità indiscutibile.
Poi l’uomo prese posto su una sedia libera, prima di soffermarsi sull’espressione sofferente del Comandante, che si girò a guardarlo.
«Le-vi...» sospirò Erwin, affaticato.
«Sono qui, dimmi»
«Eren?» chiese.
«Sta sicuramente meglio di te. Al posto tuo, non mi preoccuperei per lui, adesso.»
«Erwin riesci a tirarti su per mangiare?» chiese Hanji. Era ora di pranzo, in fin dei conti.
Erwin ci provò, ma fallì miseramente e Levi si prodigò in suo soccorso.
«Che brutta fine che ho fatto.» sorrise il Comandante.
«Non sforzarti, ti aiuto io.» sentenziò dolcemente Levi, sistemandolo alla meno peggio seduto con il vassoio davanti. «Se vuoi, ti aiuto anche a mangiare.»
«Non sarà un nanerottolo ad aiutarmi! Con la sinistra riesco benissimo!» esclamò, impugnando il cucchiaio come fosse una lama.
Dopo alcuni tentativi a vuoto, Erwin sbuffò. Levi sorrise e prese il cucchiaio dal piatto.
«Ti aiuto io.» sentenziò, mentre Hanji lasciava la stanza.
Alla fine del pranzo, Levi ripose il vassoio sul comodino, ma non aveva mancato di notare come Erwin lo fissasse.
«Non c’è nient’altro?» chiese il Comandante.
Levi, sorpreso, inarcò un sopracciglio perplesso. Poi sorrise. Si avvicinò a Erwin e unì le proprie labbra alle sue.
«Accontentati di questo.»
E, mentre Levi lasciava la stanza, Erwin sorrise con le guance in fiamme.