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Autore: Alarnis    27/03/2021    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Seguimi e ti porterò da un principe!

 
Lavinia tirò un altro sasso, ma si disprezzò d’averlo fatto e dare così nell’occhio: c’erano visite!
Corse a ripararsi tra gli alberi, dove aveva sistemato anche Palafreno, a cui trattenne gentilmente il muso, sussurrandogli all’orecchio di stare fermo e in silenzio. Palafreno pur infastidito accettò il comando, muovendo leggermente la punta delle orecchie.
Una goffa figura di donna fece la sua comparsa sbucando dal limitare del bosco: l’andatura spedita ma sbilanciata nel portare un paniere sottobraccio. Una raccoglitrice di funghi, pensò Lavinia nel vedere la figura camuffata da un mantello sbrindellato.
La figura sembrava estremamente irritata di portare quel paniere, imprecando a voce alta, non le confacesse e si dovesse prima o poi vendicare su un qualcuno: un uomo di sicuro, da come concordavano al maschile le tante insolenze che lanciava.
Lavinia la trovò insolitamente comica, mentre la vedeva avanzare a falcate, energica. La donna raggiunse il fiume, posando il paniere di sasso e alzando le maniche. La lisciata che diede alle braccia per rinfrescarle fu spontanea e seducente, con le movenze ricercate che avrebbe usato una ragazza maliziosa nel catturare l’attenzione di un pretendente.
Lavinia non poté far a meno di incuriosirsi a lei.
“Credi di essere trasparente?” si sentì colpevolmente richiamare. La donna alzò la voce saccente, girandosi a guardarla con due tormaline scure al posto degli occhi. Un bel viso liscio dai lineamenti decisi, alteri e sprezzanti.
Lavinia fece capolino, imbarazzata.
“Cos’è? Una soldatessa ha paura di una fanciulla?” sottolineò la donna misurandone le fattezze: le labbra stese in un arco severo.
“Non ho nulla da nascondere.” si giustificò Lavinia, avvicinandosi, ma la mano all’altezza della spada, che portava sul fianco, mise in chiaro che era cauta nei suoi incontri.
“Neppure io!” disse spavalda la nuova venuta con fare indifferente, continuando a rinfrescarsi, tamponando una pelle segnata da quelle che potevano essere vecchie scottature o inclementi frustate.
“Cosa ci fai qui? Sono rari gli incontri da queste parti.” le chiese la donna: i lineamenti alteri che cedevano ad un atteggiamento più cordiale, quasi frivolo ma molto indagatore.
“Sono di passaggio. Dovevo far riposare il mio cavallo.” avvertì Lavinia muovendo il capo, inclinandolo in direzione di Palafreno, a cui la nuova arrivata dette un sommario sguardo.
“Sono in missione.” spiegò Lavinia spiccia, spartendo una complicità che sentì di poter accordare ad un’altra donna. Del resto, l’aveva riconosciuta un soldato, quindi non aveva senso mentire.
“Anch’io!” rise l’altra: una risata ampia, con la bocca sgraziatamente aperta, che fece vibrare l’aria e far levare in volo un solitario uccello indispettito da quel molesto rumore.
“Per i funghi?” ipotizzò Lavinia, volendo sminuire l’imbarazzo tra loro.
“Esatto! Ma come siamo perspicaci!” ironizzò l’altra e svolse il fazzoletto che copriva il paniere, con moto delicato e quasi sofisticato nella sua lentezza. “Mi chiamo Malia.” disse mostrandoli e riempiendole gli occhi del colore bianco e marrone dei porcini e giallo dei finferli.
“Lavinia.” si presentò altrettanto, con un sorriso di labbra, e guardandoli approvò “Bellissimi!”: il capo che si avvicinava per osservarli meglio.
“Lavinia…” ripeté Malia, come valutasse quel nome. “Devi essere quella Ehmm.. Lavia…” rifletté “Potresti esserlo! Quella Lavia degli uomini giunti nella mia locanda.” parlò ad alta voce, seguendo le fila dei propri pensieri.
“Vittorio e Ottavio?” si agitò. Dovevano aver trovato Ludovico! si disse, richiedendo all’istante “Devo raggiungerli!”.
“Non ti allarmare! La mia locanda è qui vicino!” rassicurò inizialmente, per poi chiarire “Ma gli uomini di cui ti dicevo hanno preso una bella batosta, soldati o non soldati.” scherzò, mentre lei ripeteva sorpresa e incredula “Batosta?”.
“Una rissa con qualche spintone.” la frenò Malia “Erano malconci, ma vivi e vegeti.” precisò con lo stesso pragmatismo che avrebbe usato Moros.
Erano? rifletté Lavinia, volendo saperne di più. Dov’erano ora? Quindi non più alla locanda.
Malia infatti argomentò “Le hanno prese da un vecchio soldato. Comunque sono partiti appena ritornati in piedi.” ne sbeffeggiò l’esito deludente.
“Un vecchio soldato?” ripeté Lavinia: non erano tipi da attaccar briga, per lo meno Ottavio. Cercò di farsene una ragione, mentre Malia scrollò le spalle “Un ubriacone della zona, niente di ché....” minimizzò, ricoprendo il cestino dei funghi.
“Sai in che direzione sono andati?”; erano stati battuti da un ubriacone, ma dov’erano finiti?
“Mi è parso di sentire che dovevano riferire al castello di quell’incontro...” rispose vaga Malia e Lavinia rifletté: su di uno scontro con un ubriacone? Picchiò il piede su di un sasso irritata: avrebbe potuto avvantaggiarsi della loro presenza e invece, nulla. Forse non erano riusciti a sapere nulla su Ludovico o forse qualcosa di abbastanza determinante li aveva decisi a riferire.
“Non hanno nominato nessuno?”.
“Hanno parlato con un tale… Un bel ragazzo!” valutò ricordandolo, per poi continuare “Di un passaggio segreto.. Prigioni… Cose simili! Da soldati!” argomentò Malia.
“Non di Ludovico Chiarofosco?” chiese interessata, focalizzando la sua attenzione solo su ciò che poteva essere determinante per la sua missione.
“No! Di Chiarofosco non hanno parlato.” ammise. “Hanno nominato un altro nome, pensandoci…” portò l’indice alle labbra, “Nicandro, se non sbaglio. Sì proprio Nicandro!”.
“Non per vantarmi ma ho una memoria di ferro.” si pavoneggiò nel tentativo quel nome la sbottonasse.
E aggiungerei una curiosità innata per gli affari degli altri, rifletté Lavinia precisando stringata “E’ mio fratello.”: probabilmente il suo volto esprimeva il turbamento non riuscisse a collegare quel nome alla partenza dei propri soldati.
I suoi uomini avevano parlato con un ragazzo; bello: l’aveva aggiunto Malia.
Di prigioni e di un passaggio segreto: questo era interessante!
Avevano parlato di Nicandro: forse avrebbe potuto scoprire dove si trovava il passaggio con esattezza o quasi, rifletté Lavinia.
Avevano importunato un ubriacone, un vecchio soldato, o lui, importunato loro: chissà.
“E così, ti ritrovi sola soletta?” indagò Malia, impertinente, ironica e quasi antipatica.
“Sono abituata alla solitudine!” la riprese seccata e d’autorità, con un broncio in viso per quel commento offensivo delle sue personali capacità.
Malia la guardò inclinando un sopraciglio “Non ci si abitua alla solitudine, carina!”, la sua voce aveva assunto un tono melenso e le sue labbra avevano accennato un sorriso, come se conoscesse quel sentimento o meglio si arrogasse di saperlo gestire: i suoi occhi neri, uno specchio cupo per un animo che sembrava desideroso di poterla imporre agli altri. Sentimento non di certo onorevole, per nessuno! Per nessuno…
Lavinia sentì un brivido a quelle parole che sembravano parlarle nel profondo: lei era sola, ma quel che era peggio imponeva la solitudine, a Nicandro e… L’aveva imposta a Moros.
Loro non avevano chiesto quella condizione e senza la sua freccia avrebbero continuato a condurre la loro vita insieme. Spontanei, leali, liberi nei boschi dove li aveva conosciuti.
I suoi occhi li rividero: Moros, più ragazzo di quanto uomo oggi non potesse essere diventato, seduto spavaldo, quasi puntellato, su di un muretto troppo alto che guidava il cugino a salire, per condurlo con sé. Due sorrisi che erano uno.
Quella mano…
Quella mano da sempre forte, la cui carezza avrebbe sempre voluto assaporare, ma che non era mai stata per lei e mai lo sarebbe stata.
Il suo cuore soffriva, ma s’era ripromessa di farlo tacere, facilitata dal sorriso di Malia, che la distolse dai ricordi “Bhe! Ora non sei più sola. Ci sono io!” esplose allargando le braccia, la mano a spostarsi i lunghi capelli fluenti e setosi.
“Ti va di mangiare assieme a me?”, la inviò cordiale. “I funghi sono belli ma non saporiti come questa!” si sentì lusingare e Malia trasse da sotto lo sbrindellato mantello, frugando in un’ampia tasca, una bella e lucida mela dall’aspetto appetitoso: color verde-rosso.
“Vuoi favorire?” disse accomodandosi a terra, avanzando la mela a offrirgliela; sedendosi a gambe incrociate portandosi il mantello sotto al fondoschiena.
Com’era invitante, pensò Lavinia che si accomodò altrettanto, ma rifiutò, traendo dalla bisaccia, che portava a tracolla, le proprie gallette “No, grazie. Ho queste!”.
“Non fare i complimenti.” insistette Malia, avanzando la mano “E’ buona! Assaggiala!” sottolineò, invitandola ad assaggiarla e facendola sfilare davanti al suo viso. Il colore slavato delle sue gallette nonché il loro aspetto asciutto strideva come una corda pizzicata male rispetto al bel frutto che riempiva gli occhi, come sembrava poter riempire la pancia.
“Lo immagino, ma no, grazie!” disse mortificata di deluderla, ma sicura di non voler approfittare di tanta cortesia.
Malia arricciò il naso, leggermente offesa, ma riportò a sé la mela con un gesto veloce del braccio, come spazientita dalla sua cocciutaggine. La trattenne con entrambe le mani: belle, lisce e affusolate; dita dalle unghie perfette e ben curate, cui doveva tenere in gran cura, nonostante sporcate dal duro lavoro di raccolta che le impolverava di un colore marrone, granuloso, di terra.
Lavinia addentò una galletta, della stessa consistenza di un sasso e Malia accennò un sorrisetto ironico: come faceva a preferirle alla sua mela?
“Una vera soldatessa!” la prese in giro, nuovamente ridendo a pieni polmoni, assestandole un calcetto col ginocchio come fossero amiche da sempre.
Lavinia pensò che Malia fosse un personaggio pittoresco: d’aspetto sofisticato e volgare allo stesso tempo; come se curasse l’apparenza ma poi la sua parte più ruspante riprendesse il sopravvento sui suoi modi, facendoli scadere.
Comunque Malia la lasciò sbocconcellare l’intera galletta, ma quasi subito annoiata, o forse in cerca di chiacchiera, indagò “Dicevi… Sei in missione?”.
Lavinia annuì.
“E cosa cerchi di bello in questa foresta?” sbottò Malia “Forse un bel taglia legna?”.
“Nooo.” si stupì a dire Lavinia, finendo di masticare l’ultimo boccone, che quasi le andò di traverso, colorandole le guance di porpora. Nella mente l’accostamento taglia legna-Moros la destabilizzò di ogni sicurezza; il pensiero rivolto alle braccia muscolose e armoniche che brandivano l’ascia.
Malia sembrò aver lanciato un amo, attendendo che un pesce abboccasse, scherzando di quella infelice battuta “Sei una donna-soldato... Avrai di sicuro un incarico particolare…”.
Lavinia si sentì offesa e portò le spalle all’indietro risentita “Sono un comandante e non cerco taglia legna.” portò la mano destra al fianco seccata. I suoi incarichi erano seri.
Malia la guardò attenta: due occhi indagatori, dicendo solo un fuggevole “Ah, si? Magari sono loro che cercano te.” suggerì, volendo stuzzicarla.
“Credo che un taglia legna abbia di meglio da fare, che cercare me.” non riuscì a tacere; di certo Moros non l’avrebbe cercata per richiedere le sue grazie, meno che meno quello che il giovane considerava uno sprezzante favore. Eppure sentiva una strana sensazione avvolgerla; come dovessero incontrarsi di nuovo.
Malia alzò in un sorriso la guancia ammettendo villana “Vero, sei sicuramente ricca. Ambisci di sicuro ad un gradevole principe.”.
Lavinia non poté mascherare il proprio imbarazzo: cercava un principe, ma non in quel senso.
Malia rise orgogliosa “Vedo che ho centrato il tuo obbiettivo, cerbiattina mia.” l’apostrofò, facendola nuovamente irritare.
“Ma tu guarda!”, Lavinia incrociò le braccia, ma Malia non la prese sul serio.
Malia aveva travisato il suo incarico, meglio così, si disse prima che la ragazza ironizzasse “Amare è stupendo. Soprattutto i principi!”; appuntò col dito indice alzato, “Sono quelli che preferisco, oltre ai taglia legna si intende!” disse con tono malizioso, facendole l’occhiolino, come se scherzasse di una favola o sul suo cuore incerto dell’amore, quasi entrando in competizione.
“Principi?” sfuggì a Lavinia ad alta voce “Perché dovrei voler trovare un principe se non per dovere?”. Malia aveva amato dei principi o diceva così per dire? Non uno, ma tanti? Era bellissima, poteva veramente essere stata tra le braccia di ricchi nobili, pensò. Quella pelle lunare, quelle perle nere in occhi segnati dal bistro potevano sedurre. Si sorprese a chiedersi sotto quel malridotto mantello quale corpo voluttuoso poteva celare, perché sembrava saper bene come, quando e con chi usarlo.
“Sono i più pepati!” rise Malia saccente, rinfrancando il paniere sottobraccio, arricciando il nasino. Chi usava, chi? si sorprese a riflettere Lavinia sulla licenziosità di quella ragazza.
“Pensavo cercassi il bel biondino Chiarofosco?” ammise l’altra, “Ma se non è così? Non hai bisogno di me!” parve dispiaciuta, facendo una smorfia delle labbra profuse.
Malia si alzò. “Vuoi seguirmi?” suggerì un invito “Più in là nella foresta.” disse avanzando un dito verso il fitto fogliame “O temi di incontrare un lupo cattivo anziché un biondo principe?” la prese in giro; facendola spicciare ad alzarsi a sua volta.
“Non ho paura di nulla!” mise in chiaro Lavinia “Se sai dove si nasconde, fammi pure strada!” disse temeraria, aggiungendo “Parli troppo liberamente dell’amore.” consigliò sistemando la bisaccia e dirigendosi verso Palafreno.
“L’amore è una freccia che ti trafigge al cuore!” disse Malia senza timore o riguardo, quasi ostile, con l’esito inclemente di destabilizzarla: le due tormaline fisse a lei, mentre Lavinia si fermava immobile.
L’amore una freccia! fu trafitta nell’animo. Riprese il passo ma il viso le si era slavato; anche se aveva girato le spalle, non poteva nascondersi da quella donna.
“Non puoi dire di aver amato, se non tra le braccia di un principe.” sembrò cambiare discorso Malia, attendendola. Il passo di Lavinia divenuto stanco e fiacco d’un colpo.
Si riprese. “Io non amo!” rispose risentita: lei non voleva affatto parlare, confidarsi meno che meno.
“E’ un peccato.” suggerì indifferente Malia. “Baciare è stupendo!” continuò, reggendo la grossa mela con entrambe le mani, avanzandola alla labbra come una coppa, facendo forza sul braccio destro perché il peso del cestino non impedisse quel movimento.
“Guarda questa mela. Due mani la racchiudono per assaggiarla.” parlò piano, quasi gustando quel pensiero “Come un viso nel suo primo bacio.”.
“Lo sguardo innocente resta schiavo di quella emozione… di quella…” sembrò evocare una storia “Magia.”.
Grunch! Malia addentò la mela con un morso, scavandone un pezzetto, spezzando con un rapido e crudo morso l’incantesimo del suo racconto.
Lavinia ripensò al suo primo bacio: bello e gentile ma unico e irripetibile. “Un amore può deludere.” rimproverò a Malia, come a se stessa; questa che rimetteva in tasca la mela.
“Vero.” accordò la ragazza, mostrando le cicatrici sulle braccia; svelando quelle strisce, simili a corde, che le segnavano la carne. “Questi sono ricordi d’un amore che non poteva dirsi tale!” confidò. E alla curiosità del suo viso iniziò: “Si chiamava Baltasar. Prese dimora nel mio villaggio.” iniziò. “Era potente e bello.” rimuginò sognante con la mano destra alla guancia. “Alto, capelli lunghi. Lisci e corvini. Sapeva dove condurmi...” sospirò arricciando un lungo ciuffo, con voce languida. “Tu non capiresti!” ritornò impertinente sventolandosi con la mano; squadrandola da capo a piedi come la valutasse estranea a quella materia. “Mi aveva promesso di essere la sua regina…”.
Regina addirittura, rifletté Lavinia, questa volta prendendosi lei gioco di Malia, stendendo le labbra all’infuori, mentre questa continuava “Se solo avessi..”. Tacque.
La curiosità si impadronì di Lavinia che incalzò “Se solo avessi?”, mentre conduceva a mano Palafreno.
Malia si morse il labbro, sbottonandosi “Lo delusi nelle aspettative...” concluse “Storia passata. Mi è arrivata voce sia morto!”.
“Mi spiace.” si sentì di dirle, per rispetto alla morte oltre che complice di quegli intimi sentimenti.
Una vipera avrebbe fatto meno male! “Ma cosa hai capito? Credi fossi ancora illibata a quel tempo?” si offese di fronte all’intima scelta che per Lavinia, quel Baltasar, avrebbe potuto averle richiesto o imposto e preteso.
“Non voleva me!” chiarì Malia, con una voce che trasmetteva come per lei quella risoluzione fosse un’immane smacco delle proprie doti. Come una postilla capestro su di un editto già di per sé gravoso.
Lavinia tacque imbarazzata non esperta alle faccende di cuore e indubbiamente e soprattutto di quelle di letto.
“Sarebbe stato così facile, altrimenti!” s’inacidì Malia, come se la sua sicurezza a quel tempo fosse andata in pezzi.
“Lo sapevo anch’io che era difficile!” prese a sgambettare avanti e indietro, quasi collerica. “Ma no! Dovevo proprio innamorarmi di lui!” lo stesso gergo farcito di insolenze di quando era comparsa.
Lavinia sbatté le palpebre, osservandola.
“Insomma, ti si deve spiegare proprio tutto?” sembrò seccata, precisando “Voleva un cuore innocente!” precisò guardandola fissa negli occhi: lo stesso trasporto del narrare di una favola. “E’ sempre difficile trovarlo. Tanto valeva mi chiedesse quello di un eroe, quel bastardo.”, confidò indispettita facendo volare parole grosse: i denti stretti, le labbra leggermente socchiuse, quasi aggressive. Forse proprio l’innocenza spezzava gli incantesimi di cui Malia sembrava essere prigioniera, sicuramente quelli mentali, si disse Lavinia.
Esisteva una qualche scala di preferenza, sentì di poterci scherzare Lavinia: eroe in testa, ma trattenne una risata e misurò un sorriso “Bhe! Allora, non ti è utile il mio!” scherzò: pazza per pazza. “Tutto sono tranne che innocente!” precisò, ma già Malia sembrava saperlo, perché increspò il naso come se le prudesse “Me l’ero immaginato, carina!”, come avesse fiuto.
Non era neppure un eroe o un'eroina. Gli eroi erano buoni e lei non lo era, tuttavia quel carina, iniziava a infastidirla.
“Per quello ora mi interessano solo i principi!” rise Malia, presuntuosa come fossero meno impegnativi nelle loro richieste.
“Perché sono pepati!” l’assecondò Lavinia, strappandole una risata spassosa.
“Sì! Hai detto bene.” concordò Malia. “Seguimi, soldatessa. Ti porterò dal tuo principe! Ma poi non dire che non ti avevo avvertita!” disse con malizia.

NdA: Grazie per aver letto ^_^ Se avete letto, Vi prego di condividere con me le Vostre impressioni, mi farebbe veramente piacere!
   
 
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