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Autore: cavaz4800    27/03/2021    0 recensioni
A volte tutti noi vorremo solo avere più tempo, ma si sa che ad un certo punto siamo costretti a dire addio alle persone che amiamo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE STORY


- Per fortuna alla fine sei riuscita a venire in Spagna, o a quest’ora non staremo insieme –
Iris dovette dargli ragione, se sua madre non avesse consentito a mandarla in Erasmus due anni prima, lei e Francesco non si sarebbero mai messi insieme. O almeno, questo è quello che pensavano. Erano amici dal primo anno di università, entrambi due matricole che cercavano di stringere amicizia nel grande ambiente universitario, pieno di ragazzi e ragazze di ogni età. Si strinse maggiormente a lui, pensando che forse non è proprio così. Certo, l’amore è esploso in Erasmus, ma non era detto che non si sarebbero mai messi insieme.

- Forse sì, forse no… chi lo sa, magari ci saremmo messi insieme lo stesso –
- Forse.. o forse no – Rispose lui, sorridendole e dandole un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi e si addormentò.

Quando si svegliò era notte fonda, Francesco accanto a lei che dormiva a pancia in su. Lei si avvicinò e lo abbracciò posando la testa sul suo petto, sentendo il suo cuore battere e respirare piano. Con il pollice accarezzò il suo fianco e, sottovoce, certa che lui non potesse sentirla, sussurrò un debole ma sentito “ti amo”. Richiuse gli occhi, non notando il suo fidanzato sorridere leggermente.
La prima cosa che notò quella mattina è il vuoto accanto a lei; si era addormentata abbracciata al suo ragazzo e si risveglia abbracciata al cuscino. Si stropiccia gli occhi con entrambe le mani, mentre ancora sdraiata sbadiglia rumorosamente. si volta a sinistra, cercando di capire l’ora: le dieci del mattino. Prese il telefono staccandolo dal carica batteria – lo aveva messo in carica tutta la notte – e fece un rapido giro su Instagram, guardando a caso le stories degli altri. Poi appoggiò il cellulare sulla pancia e chiuse gli occhi per qualche minuto. Quando si decise di alzarsi andò in cucina, senza trovare il suo fidanzato. Prese fuori una tazza di cereali e del latte per colazione, dopo lo avrebbe cercato. Appena cominciò a mangiare Francesco fece il suo ingresso in cucina, abbracciandola da dietro e dandole il buongiorno. Sbadigliò una seconda volta ma rispose al saluto del ragazzo. Lui si mise a ridere e si sedette accanto a lei, facendole qualche grattino sul braccio.

- Già fatto colazione? –
- Sì, ero andato a fare la doccia –
- Va bene, dopo vado anch’io –

Finì la colazione in silenzio, mettendo la tazza nel lavandino e il latte in frigo. Dichiarò di andare a farsi la doccia e si inoltrò nel bagno. La domenica era il giorno in cui potevano rilassarsi e stare tutto il giorno in casa a coccolarsi, come la sera precedente. Si stupì perciò di trovare il suo fidanzato pronto e profumato come una rosa, anziché in pigiama e con tutti i capelli sparati per aria. Una volta fuori dalla doccia si asciugò sia i capelli corti che il corpo, andando in accappatoio verso la camera. Trovò il letto già fatto e la cosa la preoccupava; di solito era lei che si occupava della casa, quasi mai lui faceva il loro letto. Facendo finta di non notare questo particolare si vestì senza fretta, indossando un paio di leggins neri e un maglione bianco sopra. Restò in ciabatte, finché restava in casa preferiva stare comoda. Il suo fidanzato era in salotto che faceva zapping alla tv. Si sedette accanto a lui coccolandosi al suo fianco, mentre il ragazzo le cingeva la vita con un braccio.

- Grazie per aver fatto il letto –
- Non c’è di che – Rispose lui quasi distratto, cercando un programma decente in televisione.
- A cosa devo questo grande sforzo? – Chiese lei sorridendo sorniona e un po’ sarcastica, mentre lui sbuffò e spense il televisore.
- A niente, volevo farti.. un favore? Mh? – Rispose quasi incerto, rivolgendole lo sguardo. Lei rise scuotendo il capo, ma non lasciò perdere il discorso.
- E ti sei svegliato prima e fatto la doccia per..? –
- Così, non avevo più sonno e non volevo disturbarti, o avrei rischiato la mia vita anche solo chiamandoti –
- Probabile… Grazie –  Lui non rispose, ma la strinse ancora più vicino a sé accarezzandole la pancia.

Ora, se qualcuno – come me – si trovasse davanti a questa scena si sarebbe commosso, e anche io, nonostante sia un gran pezzo di merda quando voglio, mi si scalda il cuore. Quasi mi dispiace essere qui, ma non sono io che comando. Lui si girò verso di lei, vorrebbe dirle qualcosa, ma appena apre bocca non esce alcun suono e la richiude. So cosa sta per dire, o almeno lo posso immaginare. Avrò visto scene come queste mille volte ma pochi imparano la lezione in tempo. Se solo mi potesse vedere, gli direi di parlare subito, e che non c’è più tempo. Quando arrivo io, nessuno se ne accorge, neanche mi vedono. Mi temono e basta, ma è solo grazie a me che possono dare valore, vero valore, alle cose; una fotografia, un video, un ricordo, una storia,.. tutto diventa più prezioso e importante dopo il mio passaggio. Quasi mi dispiace dover interromperli ma manca davvero poco e nessuno mi può fermare. Sono invincibile, impossibile da battere o da contrastare; certo potete prolungare il mio arrivo ma alla fine riesco sempre a prendervi. E ora, sono qui per lei, Iris, che i suoi sentimenti li ha confessati. L’unica cosa che non sa, e che Francesco non ha il coraggio di dire, è che lui ha sentito il suo “ti amo” come se lo avesse gridato. Forse la ragazza nel profondo del suo cuore sa che l’ha ascoltata, e che il letto fatto il suo presto risveglio è un modo per dirle “anche io ti amo”. Sentirselo detto a parole, tuttavia, è molto più soddisfacente, quasi come fosse più vero. Da una parte vi capisco, i fatti per quanto possano parlare, non sono mai completamente chiari o espliciti. Ma quel “ti amo” non detto brucia nella bocca di lui e nella mente di lei, che sta aspettando solo quello, come se sperasse che lui l’abbia sentita la notte scorsa. Non le rimane molto tempo, è questione di minuti prima che il mio passaggio arrivi.

Lei mi sta sentendo, comincia a non respirare troppo bene tossendo ogni tanto. Lui si allontana per prenderle un bicchiere d’acqua mentre io faccio il primo passo per avvicinarmi. Vorrei tanto lascarla andare, non doverla prendere con me, ma mi sta chiamando a sé e io non posso fare altro se non avvicinarmi ancora. Lui torna e lei beve tutto d’un sorso il bicchiere, cercando di autoconvincersi che stia bene. Lo ringrazia e posa il bicchiere di vetro sul tavolino davanti a sé.

- Perché non ti stendi un po’? Ti aiuto –
- Si, forse è meglio –

Sa molto bene che non è vero ma lo asseconda, e lui una terza volta inconsciamente le dice di amarla. Lei forse lo sa o forse no, ma quando la ragazza è sdraiata si siede accanto a lei, prendendole la testa sulle sue gambe accarezzandole i capelli. Altro “ti amo”. Io, bastarda per natura, mi avvicino ancora e mi fermo a un metro di distanza.

- Sai, forse era meglio se me ne stavo a letto… -
- Forse, forse si –

Sente il suo respiro farsi pesante, troppo pesante, come se avesse corso per una maratona ma ancora non cedono. I suoi sentimenti li tace ancora, e lei sorride con gli occhi lucidi. Le accarezza una guancia, umida per una lacrima sfuggita al suo comando.

- È già ora, ma almeno sono con te –

Gli sorride così tanto, che non lui non resiste e piange in silenzio, chinandosi su di lei e baciandole la fronte.

- Ti ho sentito stanotte –

Le dice solo questo ma lei sorride amorevolmente e piange. Gli prende un braccio e lo accarezza, perché sa che una volta preso il mio di braccio lui soffrirà, e non potrà farci niente. Lo guarda per pochi secondi mentre il mio braccio comincia ad avvicinarsi a lei, e il suo respirò si fa sempre più debole.

- E… cosa… -

Respira sempre più a fatica, cercando di riempire quei polmoni che ormai hanno raggiunto il loro corso.

- Ti amo anche io –

E poi, semplicemente la bacia. Io però l’ho già presa per mano, è già qui con me e quando lui apre gli occhi e si separa dalle sue labbra, il suo braccio con cui lo stringeva giace immobile sul divano e lei, sorride con gli occhi chiusi.
Io sono bastarda, ma lo sono di natura, non posso farci niente. Non faccio questo per volontà mia, ma perché tutti voi avete un tempo limitato la cui scadenza, coincide con il mio venire a prendervi. Lei ora è con me, lo guarda un ultima volta e insieme andiamo via, lasciando Francesco solo con i suoi pensieri.

Qualche volta mi piacerebbe prolungare il vostro tempo, ma non posso farlo e nemmeno voi, per quanto ci proviate. Vorrei potervi dire che sono stronza, ma il vostro essere imprudenti, le vostre malattie, i vostri malsani stili di vita, le vostre guerre, il vostro odio, i vostri omicidi, suicidi… sono tutte cose che io non comando e non decido, ma che compiete ogni giorno. Sono solo qualcuno che arriva quando il tempo è finito, arrivo dopo e non durante. Ora che un’altra anima è stata presa, devo andare via e recarmi da chi ancora mi sta aspettando.
   
 
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