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Autore: Princess_Glaceon    28/03/2021    0 recensioni
Ciao! Buongiorno a tutti. Non ho avuto molta ispirazione per il contesto di questa storia, comunque spero che vi piaccia comunque.
Sono nuova qui quindi mi farebbe piacere se mi facessi notare eventuali errori nel mio modo di scrivere.
Capitolo II
"Non mi fece diventare rossa il fatto che mi stesse così vicino, anche se di certo non aiutava, ma più il suo tocco, che era morbido, nonostante vivesse nella foresta"
Abbracci
Glacy
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Rose, Blaze the Cat, Cream the Rabbit, Miles Tails Prower, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Emh…”
Feci imbarazzata
“Sono un riccio”
Dissi con una punta di orgoglio.
Sonic mi guardò un po’ sorpreso e smise (finalmente) di giocare con i miei capelli. Stavo per tirare un sospiro, quando mi accorsi che stava scendendo il sole.
Feci un urlo che quasi li spaventavo tutti.
“Che c’è? Che c’è?”
Saltò sulla difensiva Knuckles
“Ehm, niente di cui preoccuparsi. Solo che avevo promesso a mio padre che sarei stata a casa prima del tramonto”
Sospirai.
Prima mi guardarono tutti un po’ straniti, poi Sonic assunse un tono orgoglioso e disse:
“Tranquilla. Dove vuoi che ti lascio?”
Lo guardai per qualche secondo.
“Come scusa?”
Chiesi un po’ confusa
“Dov’è che vivi? Così ti lascio lì”
Mi rispose
“No no, tranquillo. Ci torno da sola a casa”
Feci un po’ infastidita
“No. Come faccio a lasciarti andare da sola?”
Disse lui
“Emh, grazie. Ma ci posso tornare da sola a casa”
Risposi più infastidita
“Non se ne parla. Non lascio una ragazzina come te da sola per la foresta.”
Si arrabbiò.
Io, gli avrei volentieri chiesto se si ascoltava quando parlava, ma in quel momento avevo altre cose di cui preoccuparmi.
Alla fine sbottai.
“Come ti permetti di darmi della ragazzina? Io sono…”
Non finii la frase, perché mi accorsi di nuovo che stavo per rivelare la mia “identità segreta”. Sospirai.
“E va bene, hai vinto. Lasciami al castello”
Dissi con naturalezza.
Tutti mi fissarono
“Come? Al castello? Tu vivi lì?”
Mi chiese sospettoso
“No no, è che posso cavarmela da sola da lì”
Sonic annuì
“Solo un’ultima domanda: come facciamo ad arrivarci?”
Chiesi distrattamente
“Ora vedrai”
Mi fece lui
Stavo per mettermi a ridere per la situazione creatasi, quando lui mi prese in braccio come una sposa e un secondo dopo stava correndo a perdifiato per la foresta. Mi ci vollero, vediamo, 1,2,3,… insomma, un’eternità di secondi per capire cosa stesse succedendo, ma quando lo capii, eravamo già arrivati.
Mi mise giù e io mi sentii un po’ frastornata. Lo guardai negli occhi, e ci mettemmo entrambi a ridere.
“Dai, non può essere stato così male!”
Scherzò lui
“No no, è stata la cosa peggiore del mondo!”
Gli risposi sarcastica.
Lui si imbronciò e io mi misi a ridere.
Quando tornammo seri, almeno un po’, lui mi disse
“Domani vuoi tornare? Posso venire qui a prenderti”
Io feci finta di pensarci su, ma in realtà ero dall’inizio dell’idea di tornare
“Certo!”
Gli risposi euforica.
Lui annuì e tornò a correre verso la foresta.
Mi era piaciuto un sacco passare quella strana giornata. O forse non era strana, forse era solo che io non ci ero abituata.
Quando mi accorsi di che ore erano, quasi mi veniva da svenire.
Quando entrai, trovai mio padre che camminava da una parte all’altra borbottando qualcosa.
Quando mi vide entrare, prima mi fissò, poi si mise a urlare:
“MA DOVE ERI FINITA??? TI RENDI CONTO CHE MI HAI FATTO PREOCCUPARE????”
Io abbassai lo sguardo imbarazzata.
“Scusi padre”
Gli risposi. Solo per un ritardo? Seriamente? Capisco che fosse un re, ma non si può pretendere la perfezione da una bambina di soli 10 anni! Giusto?
Mi stavo per mettere a rispondergli di tutto e di più, ma si girò e mi disse con aria indignata:
“Va’, devi vestirti. Ci sarà la cena e poi tutti gli ospiti nobili che abbiamo invitato”
Io mi sono girata e sono andata lentamente in camera mia. Trovai su un manichino un vestito pronto all’uso. Era di stoffa rosa sul busto, dalla vita in giù si scuriva e verso la fine si apriva in più strati. Tutto era decorato con ricamature d’oro dappertutto. Il vestito in sé per sé non era male, ma avrei preferito non usarlo per ricevere ospiti. Mi annoiavano fin da quando ero piccola, dicendo sempre che ero molto carina o che mi ero meritata di essere regina, anche se non avevo fatto nulla di speciale. Posai il cestino sul letto e cominciai a indossare il vestito. Ero troppo ansiosa persino da non far entrare i servi per il trucco, non che ne avessi voglia, dopotutto tutte quelle formalità eccessive mi stancavano. Dopo tutto quel movimento, mi sedetti sopra il letto, e feci un lungo sospiro.
Avrei tanto voluto scappare da quella situazione, che avevo vissuto per nove, quasi dieci anni, ma ora, a differenza di tutte le altre volte, mi sentivo troppo stanca.
Mi stesi e feci sbuffare la pesante coperta di piume.
Mi portai alla bocca uno di quei piccoli fruttini colorati che avevo raccolto nella foresta.
Erano davvero buoni.
Mi alzai e uscii dalla stanza. Mi sembrava davvero scomodo quel vestito: era veramente troppo stretto e ogni volta che facevo un passo dovevo stare attenta perché rischiavo di inciampare. Insomma, una cosa insopportabile.
La cena si faceva prima, quindi entrai nella sala da pranzo, con un tavolo lungo lungo, con diciassettemila posti, insomma, aveva tantissimi posti, che non servivano a nulla, dato che la cena si fa da soli e mio padre non invita ospiti per mangiare.
Mi sedetti scostando i migliaia di veli del mio vestito. Non avevo tanta voglia di mangiare, anche se la giornata appena passata non era stata di certo la più rilassante, e poi mi sentivo improvvisamente stanchissima. Di certo se qualcuno, ad esempio qualcuno uscito dal nulla, si fosse messo a parlare di qualcosa super noioso, mi sarei addormentata seduta stante. 
Sapevo che se non avessi mangiato qualcosa o mio padre si sarebbe preoccupato, o mi avrebbe obbligata, e in quel momento aveva l’aria di scegliere in tutto e per tutto la seconda opzione.
Ogni secondo che passava, però, avevo sempre di più la sensazione che le mie palpebre fossero anche loro stanche, e non riuscivano a stare su.
Dopo un pochino, cedetti al sonno. Non sapevo esattamente perché mi successe, ma fui grata di quel piccolo incidente, perché saltai tutta quella noia di ospiti.
   
 
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