Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Ricorda la storia  |      
Autore: DonutGladiator    28/03/2021    0 recensioni
Modern!AU in cui Shiro sta per sposarsi ma Keith non vuole perchè ha dei sentimenti che prova per lui che cela da tutta una vita.
dal testo
"-No, dobbiamo parlarne, ne ho bisogno. Non puoi gettare una notizia simile e poi ignorare la mia risposta.- l’altro si sedette accanto a lui, cercando il contatto visivo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia partecipa al COWT11
M5 difetti Era partito tutto una sera di quattro mesi prima, poi la discesa era stata veloce e gli aveva tolto ogni respiro, fino a farlo letteralmente esplodere.
 
Era una sera di febbraio, a ridosso del suo compleanno, quando Shiro li aveva chiamati organizzando una serata amichevole nel solito club in cui parte dei loro amici lavoravano, il “Lions”. E la tavolata dei ragazzi, ormai ex compagni di squadra, si era riunita. Erano venuti tutti più che volentieri, organizzando gli impegni alla perfezione e anche se non giocavano più da l'inizio del campionato, ormai quasi sei mesi prima, avevano mantenuto i rapporti e si sentivano il più spesso possibile.
-Ragazzi allora, cosa vi porto?- chiese la giovane cameriera con un sorriso gentile, tirando fuori un blocchetto per le loro ordinazioni.
Shiro si prese l'incombenza di ordinare per tutti loro, non lesinando sulle quantità, sia per cibo che per alcool, che già lo sapeva, sarebbe servito per l'annuncio che aveva intenzione di dare loro.
-Allora capitano, cosa devi dirci di così importante per averci fatto radunare tutti qui e averci offerto questo dopocena a base di alcool e fritti?- chiese Lance, un sorriso sornione sul volto e un'alzata eloquente di sopracciglia. Sebbene non si conoscessero da molto tempo, Shiro aveva preso quei ragazzi in simpatia e Lance, nonostante delle volte se ne uscisse con cose veramente stupide e un poco sessiste, era uno dei membri con cui aveva più legato.
Il suo sguardo sembrava quasi supplicare che l'altro rivelasse i motivi per i quali erano lì radunati, anche se dalle sue parole sembrava aver già realizzato una teoria tutta sua.
-Lance...- Hunk, gli gettò uno sguardo di rimprovero, mentre continuava a fissare Shiro in attesa, impaziente. Hunk, al contrario di Lance, sembrava preoccupato per quello che l'altro doveva dire, come se si aspettasse la notizia più catastrofica di sempre.
Shiro sorrise tra sé, era così divertente osservare quei ragazzi e le loro reazioni che avrebbe rimandato il discorso per tutto il tempo necessario a farsi qualche risata e nel frattempo magari avrebbe bevuto due o tre birre per farsi coraggio e rivelare la notizia.
Si versò da bere e bevve il primo sorso, finendo il bicchiere mentre i ragazzi continuavano la loro discussione.
-Che c'è Hunk? Smettila di fare quella faccia scura, Shiro non sta per morire, non ha il cancro o una delle altre mille malattie che mi hai citato...- sbuffò il ragazzo cubano, facendo comparire sul volto dell'amico un color porpora che si allargò per tutto il viso, imbarazzato del fatto che l'altro avesse come al solito una bocca troppo larga su fatti che non lo riguardavano.
-Lance!- esclamò, risentito che avesse rivelato le sue preoccupazioni davanti a tutta la tavolata.
-Davvero?- chiese Pidge con una risata, non volendo una vera e propria risposta a quella sua domanda ma divertendosi per la situazione creatasi. Adorava quando Lance faceva il pagliaccio (se non lo faceva con cose che la riguardavano) e mentre ascoltava gli altri discutere ne approfittò e si fiondò sulle polpette fritte che le erano arrivate fumanti sotto il naso, iniziando a servirsi senza che gli altri le dicessero nulla.
Anche l'altra ragazza del gruppo, Allura, sorrise divertita al teatrino che i due stavano portando avanti, facendo arrossire, se possibile, ancora di più Hunk. La giovane era un po' come la mamma dell'intero gruppo, la sua approvazione - stranamente - contava più di quella del capitano.
-Vogliamo parlare delle tue supposizioni, Lance?- si intromise Matt, battendo un dito sul tavolo, facendo poi l'imitazione dell'altro, cosa che gli riusciva anche troppo bene: -Sicuramente Shiro vuole riformare la squadra, ne sono sicuro ragazzi.- citò, cercando di assumere anche la mimica facciale di Lance; probabilmente si era allenato parecchio in quell'imitazione, perchè sembrò veramente la sua voce.
Lance ebbe un fremito nel sentirlo e si fissò sul volto di Shiro con uno sguardo preoccupato che l'altro potesse fraintendere le sue parole.
-No, non ho detto così.- gli disse, anche lui quella volta imbarazzato. Sapeva bene la situazione che aveva portato Shiro a sciogliere la squadra e non avrebbe mai voluto essere frainteso con quelle parole, che imitate da Matt erano uscite peggio di quanto in realtà non avesse detto.
Gli sarebbe piaciuto riformare la squadra, ma sapeva che non era possibile, o almeno non sarebbe stata come un tempo.
Lotor e Slav, che si erano aggiunti alla squadra tardivamente, ma che alla fine erano diventati due tra i compagni su cui avevano contato di più nell'incontro finale per il titolo conquistato lo scorso campionato, si portarono una mano sul viso e sospirarono all'unisono, seppur trovandosi in due punti completamente opposti della tavolata, come se si fossero sincronizzati.
Lotor era stranamente maturo per la sua età e non aveva mai tollerato quegli scambi scherzosi tra i vari membri del gruppo, preferendo più l'azione alle parole. Slav invece era un tipo curioso e prima avesse saputo la notizia che voleva loro dare Shiro, prima avrebbe potuto fare ritorno a casa e alle sue ricerche per l'università, cosa che al momento lo interessava maggiormente di sorbirsi l'ennesimo litigio tra gli ex compagni di squadra.
-Su, ragazzi, fatelo parlare, non iniziate a litigare adesso.- si intromise Coran, il loro allenatore, cercando di placare gli animi ma ottenendo il risultato opposto.
-Non è colpa mia se qualcuno vuole fare lo spiritoso!- esclamò Lance.
-Ah, non ho mica iniziato io!-
-Ah no?- Lance e Matt incominciarono a litigare alzando la voce, la loro lite attutita dalla musica del locale e dall'altro chiacchiericcio che avevano intorno.
L'argomentazione di Lance era che l'altro non riusciva a imitarlo perfettamente e Matt, come a provocarlo ulteriormente, continuava a rifargli il verso cercando di smentirlo. In tutto ciò, Pidge rideva mentre continuava a mangiare polpettine come niente fosse e Hunk che cercava di fermare la lite e di far calmare Lance.
Anche Allura si intromise, provando a calmare gli animi dei due, sperando che la cotta che entrambi avessero per lei la aiutasse nell'impresa; cosa che purtroppo non avvenne.
 
Shiro, mantenendo il sorriso, pensando che gli era mancato vederli in quei mesi che era stato trascinato dal lavoro e la sua vita privata, si voltò verso l'unica persona che era rimasta in silenzio e di cui avrebbe voluto sentire invece la voce.
Keith fissava il piatto perso nei suoi pensieri. Non aveva detto una parola da quando erano arrivati e si era premunito dal mettere più distanza possibile tra lui e Shiro, per chissà quale motivo.
Mentre lo osservava far rotolare un'oliva che aveva nel piatto muovendola distrattamente con la forchetta, tentò di leggere nei pensieri del suo amico di infanzia.
Shiro aveva sette anni in più di Keith, ma nonostante la differenza di età si erano incontrati durante l'adolescenza di Shiro e da allora non si erano più separati. Quando il padre di Keith era morto, Shiro aveva quasi tentato di sostituirsi al genitore, facendone le veci e aiutando il più giovane in tutti i modi possibile, evitandogli più volte di finire sulla cattiva strada.
Non era mai riuscito però a capire perfettamente a cosa pensasse quando si estraniava da tutto e tutti, cosa che invece l'altro con lui riusciva anche troppo bene.
Avrebbe voluto curiosare tra i suoi pensieri, chissà a cosa o a chi stava pensando in quel momento. Il giovane alzò lo sguardo verso di lui, come percependolo e accennò un sorriso di circostanza sul volto, come a rassicurarlo.
Shiro sentì una strana stretta al cuore nel guardare la sua espressione. C'era qualcosa in lui che lo innervosiva, qualcosa di quello che erano diventati che lo riempiva d'ansia, sapendo che l'altro non era più il ragazzino di otto anni che aveva incontrato piangente in un vicolo e che ormai era cresciuto e chissà, magari non aveva più bisogno che lui gli fosse accanto.
-Mi sto per sposare.- sussurrò quasi impercettibilmente.
Le sue parole, tra il caos del locale e del litigio non furono udite dagli altri, ma lo sguardo di Keith, Shiro ne era certo, ebbe un fremito e la dolcezza che prima aveva percepito nei suoi occhi lasciò il posto a un altro sentimento che però non riuscì - o non volle - a identificare.
L'aveva sentito? Aveva capito cosa aveva detto semplicemente leggendo il labiale?
-Sei ridicolo Lance! Smettila di fare il bambino!- urlò Matt, continuando il litigio.
-Ah! Io sarei un bambino?- ribatté il cubano, assecondandolo e parlandogli sopra con un volume maggiore, mettendo enfasi alzandosi in piedi, subito seguito dall'altro, in uno scontro che stava veramente diventando qualcosa di imbarazzante, soprattutto perchè gli altri ospiti del Lions si erano girati a guardarli.
-Mi sposo.- ripetè Shiro, questa volta a un tono più alto, venendo però sovrastato dalle voci degli altri e dagli ospiti del locale che avevano preso a sghignazzare e a sparlare di loro.
Ancora quello strano sentimento negli occhi di Keith, che non si staccavano dai propri. Shiro deglutì non riuscendo a distogliere lo sguardo ma non potendo sopportarlo. Perchè sentiva che quelle parole stavano diventando così pesanti da pronunciare?
Qual era il problema?
-Ragazzi, smettetela per favore, non siamo qui per litigare...- si intromise ancora Allura, vedendo che Shiro stava tentando di dire qualcosa ma non riuscendolo a sentire. Quei due erano incorregibili. Riuscivano a trovare ogni scusa per litigare, anche la più stupida.
-Non è colpa mia!- esclamarono i due all'unisero, continuando poi a rimbeccarsi e a far rimbalzare la colpa uno addosso all'altro.
-IO E CURTIS CI SPOSIAMO!- urlò Shiro alzandosi anche lui in piedi, sovrastando tutte le voci, anche quelle del locale intorno a loro, facendo bloccare qualsiasi battibecco stesse avvenendo alla loro tavolata.
Lance e Matt si voltarono all'unisero verso di lui, gli occhi sgranati, la bocca ancora aperta, increduli dal sentirlo perdere la pazienza e alzare la voce, ma soprattutto per la notizia.
Dopo qualche istante, appurato che la tavolata non era più così interessante, nel locale ritornò il chiacchiericcio, ma al tavolo erano tutti ancora in silenzio per la notizia che l'altro aveva appena lanciato, non sapendo ancora come reagire a quelle parole.
Infine, lo sguardo di Allura si illuminò e la ragazza congiunse le mani con un sorriso sul volto, seguita da Coran, che le gettò uno sguardo gioioso, nella sua mente già centinaia di preparativi da organizzare per i due sposini.
-Ma è fantastico!- esclamò la ragazza, con un trillo nella voce sincero. Era genuinamente felice di quella notizia.
-Shiro, congratulazioni!- aggiunse Coran, posandogli una mano sulla spalla, lanciandogli uno sguardo quasi paterno.
Pidge prese un'altra polpetta, pragmatica: -Congratulazioni.- disse, sinceramente contenta per lui, non fermandosi però dal mangiare, non capendone il bisogno.
-Già, congratulazioni Shiro.- si unirono anche Slav e Lotor, senza mostrare troppo entusiasmo, ma contenti per la notizia ricevuta.
Matt gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise: -Sono veramente contento tu abbia deciso di intraprendere questo passo. Ora però voglio sapere tutta la storia della proposta. E' stato Curtis, vero?- alzò le sopracciglia in modo eloquente: -Come te l'ha detto? E' stata una cosa romantica?-
Lotor prese un sorso di birra e poi iniziò a mangiare anche lui dal piatto di fritti che aveva a pochi metri di distanza, sentendosi autorizzato ora che la notizia era stata data. Slav guardò l'orologio, se si fosse trattenuto un'altra mezz'ora poi avrebbe avuto circa altre sei ore di tempo prima di andare a dormire, che avrebbe potuto utilizzare per lavorare al suo progetto di ricerca. Chi se ne importava di uno stupido matrimonio alla fine, lui era un uomo di scienza, l'amore non faceva per lui e non lo capiva nemmeno.
Hunk tirò su col naso, le lacrime di gioia che gli scendevano sulle guance e, bloccato Lance che gli sedeva di fianco, lo strinse così forte da fargli quasi male, incontrando le sue rimostranze.
-Meno male... congratulazioni Shiro!- esclamò, mentre, abbracciato a Lance, piangeva contento per la notizia, rassicurato che non fosse nessun male incurabile quello di cui voleva parlargli e anzi, fosse una cosa così bella da poter festeggiare tutti insieme.
-Hunk, spostati cavolo...- disse Lance cercando di staccarsi di dosso l'altro, troppo emotivo per i suoi gusti e sorrise a Shiro, facendogli anche lui le congratulazioni.
Quando fu libero dalla stretta di Hunk e gli ebbe passato un fazzoletto per darsi un contegno, il suo sguardo s'indirizzò verso Keith, l'unico del tavolo a non aver ancora detto una parola.
Probabilmente gli altri pensavano che Shiro lo avesse già informato in separata sede, avendo i due un'amicizia più stretta rispetto quella degli altri compagni di squadra, ma Lance era sicuro non fosse così.
Lo sguardo che aveva l'altro valeva più di mille parole. Non era stato informato in precedenza e quella notizia lo aveva sconvolto.
Che poi fosse sconvolto in negativo, questa era una cosa che poteva sapere solo Lance, dato che l'altro mascherava anche troppo bene i suoi sentimenti, nascondendoli.
Nessuno avrebbe definito Keith e Lance amici, ma entrambi avevano iniziato ad apprezzare l'altro gradualmente e dapprima rivali per la posizione più ambita in squadra, litigiosi e attaccabrighe, erano diventati collaboratori silenziosi durante le partite e avevano capito l'uno qualcosa dell'altro che gli aveva permesso di superare le iniziali divergenze e stringere quella che era diventata un'amicizia, seppur a volte litigassero anche pesantemente e non si parlassero per giorni prima di fare pace.
Lance con il tempo era riuscito a capire il perchè di alcuni suoi comportamenti ed era riuscito a leggere tra le righe dei suoi mille silenzi.
Forse tra tutti loro Lance era l'unico a essere a conoscenza di quello che l'altro provava nei confronti di Shiro, dopo averlo sorpreso dopo una partita nello spogliatoio deserto a sussurrare il suo nomementre si dava piacere tenendo stretta una delle sue maglie, convinto che non ci fosse nessuno.
Mentre guardava la sua espressione vuota e devastata, Lance assistette al costruirsi sul suo volto della maschera che era solito indossare ogni volta che Shiro parlava del suo fidanzato, o quando l'altro gli si trovava di fronte durante una delle partite o peggio, gli chiedeva qualcosa e doveva quindi per forza rispondergli.
Con quell'espressione finta sul volto, Keith si voltò verso Shiro e sorrise, alzando verso di lui il bicchiere colmo di birra.
-Un brindisi a Shiro!- esclamò, venendo poi seguito dagli altri ragazzi che lo imitarono e gridarono le loro congratulazioni.
 
Gli era caduto il mondo addosso.
Aveva capito sin da subito le parole di Shiro, ma aveva cercato di ignorarle fino a quando l'altro non aveva urlato della sua decisione davanti a tutte le persone del locale, rendendo più vero quello che prima silenziosamente aveva rivelato.
Facendogli capire che stava veramente accadendo quello che aveva sentito e non si era immaginato le sue parole.
Aveva sentito l'illusione che si era costruito, quella che avrebbe dovuto salvarlo da se stesso e dai suoi mille pensieri negativi, distruggersi in mille pezzi, cancellando quel mondo tranquillo da lui creato in cui lui e Shiro avrebbero un giorno potuto vivere felicemente insieme.
Anche se in cuor suo sapeva che prima o poi sarebbe successo, che avrebbe perso l'altro, non credeva sarebbe accaduto così velocemente, senza dargli il tempo per provare a cambiare le cose, senza dargli occasione di rivelare i suoi sentimenti e cercare di conquistarlo.
Cosa che conoscendosi non avrebbe mai fatto per evitare di rompere quel rapporto di amicizia e di affetto che con tanta fatica aveva coltivato insieme all'altro, ma che in cuor suo a volte pensava di voler incrinare per poter finalmente farsi notare dal più grande e chissà, magari vedere i suoi sentimenti ricambiati.
Curtis poi non gli era mai piaciuto. Varie volte Shiro gli aveva parlato di lui, di quello che condividevano, del fatto che a causa del proprio lavoro Shiro non era quasi mai a casa e Curtis glielo rinfacciava spesso e che in più di un'occasione aveva avuto un comportamento sospetto che a Keith aveva acceso un campanello di allarme che però aveva nascosto all'altro non volendo impicciarsi in simili questioni delicate.
Che adesso addirittura si sposassero gli sembrava una cosa così strana, dopo che anni prima l'altro aveva rinunciato alla proposta di Adam per via del suo lavoro e si era fatto sfuggire via forse l'unica persona contro cui Keith avrebbe perso volentieri.
Se solo avesse potuto liberarsi dell'etichetta di fratellino che l'altro gli aveva affibiato ormai più di quindici anni prima, era sicuro che avrebbe potuto avere la sua occasione con l'altro e chissà, magari Shiro avrebbe realizzato che non era più un bambino, ma che adesso poteva bere anche gli alcolici senza che la polizia potesse fargli storie.
Poggiò le mani sul lavandino del bagno del locale, la porta chiusa a chiave e i rumori che provenivano da fuori attutiti dalle pareti.
C'erano solo lui e i suoi pensieri in quella stanza, pensieri di una vita che non avrebbe mai vissuto con l'altro, di occasioni ormai perdute e che non avrebbe potuto sfruttare. Sentì le lacrime premere per uscire e le rese libere di sgorgargli dagli occhi.
Silenziose gocce salate caddero nel lavandino, formando una scia bagnata che lentamente si faceva sempre più lunga.
Poteva biasimare solo se stesso. Era lui che aveva sbagliato ad aspettare tutto quel tempo. Sbagliato a non esporsi. Sbagliato anche solo a pensare di poter essere innamorato di quello che era il suo migliore amico, una persona che lo considerava come un "fratello" e che lui avrebbe voluto considerare come un amante.
Era sicuro che Shiro gli volesse bene come un fratello, niente di più niente di meno.
Alzò il viso a specchiarsi nello specchio del bagno, gli occhi leggermente rossi per il pianto, due strisce che ancora scendevano fino al suo mento e portò le mani a schiaffeggiarsi le guance, sperando che il gesto potesse farlo riprendere, aprendo il rubinetto, buttandosi un po' di acqua sul viso e asciugandosi poi la faccia con la manica della maglia.
Non poteva uscire dal bagno in quelle condizioni.
-Riprenditi. Smettila di piangere e sistema la tua stupida faccia.- disse al suo riflesso, sperando che le sue parole gli ridessero forza.
Inspirò ed espirò, cercando di calmarsi e ritrovare un equilibrio che, sapeva, dentro di lui si era spezzato.
Ma avrebbe resistito, la serata era quasi finita e anzi, alcuni di loro se n'erano già andati, quindi a breve tutti sarebbero ritornati a casa propria e lui avrebbe potuto evitare di pensare a quello stupido matrimonio e alla proposta che Shiro gli aveva fatto, che aveva inflitto il colpo di grazia ai suoi sentimenti.
Oltre a dover essere felice per lui, l'altro volteva che gli facesse da testimone di nozze. Quella era stata la goccia che quella sera aveva fatto traboccare il vaso.
Quando gli aveva fatto la proposta prima di rispondergli si era scusato e si era diretto in bagno, fuggendo come un codardo, non riuscendo a sopportare altre parole per quella sera ma sperando di ritrovare le proprie di parole per dargli un'effettiva risposta.
Socchiuse gli occhi pensando alla sua fuga. Sebbene credesse di essere forte in molte situazioni, quando si trattava dei suoi sentimenti Keith non era altro che un codardo.
Il bussare alla porta lo riscosse dai suoi pensieri.
-Quanto ancora vuoi nasconderti qui dentro?- chiese la voce familiare di Lance.
Keith sospirò: -Non mi sto nascondendo.- rispose, il tono scocciato di uno che non vuole essere disturbato da eventuali scocciatori.
Anche Lance si fece scappare un sospiro scocciato e si portò una mano a grattare la nuca. Odiava quando l'altro si chiudeva in se stesso e non permetteva a nessuno di avvicinarsi, era più che convinto che fosse un atteggiamento deleterio e che contribuisse solo a far aumentare il suo brutto carattere.
Passarono un paio di istanti e Keith aprì la porta del bagno, trovandosi la faccia sorridente dell'altro addosso, faccia che in quel momento avrebbe colpito con un pugno.
-Ho fatto, possiamo andare.-
-Dove vorresti andare, scusa?- chiese Lance, notando che gli occhi dell'altro erano rossi: -Hai gli occhi ancora lucidi, ti chiederanno tutti cos'è successo se torni di là in questa condizione e di certo non puoi dire che stavi piangendo dalla gioia.- un sorriso di scherno si dipinse sul suo volto.
-Dirò che ho fumato droga nel bagno.-
-Dro...- prima di finire la domanda Lance scoppiò a ridere, facendo scappare anche a lui un piccola risata. Effettivamente era qualcosa a cui nessuno avrebbe creduto, specialmente se veniva da lui.
-Certo, aggiungiamoci anche che la droga te l'ha passata l'unicorno magico che si trovava al tavolo in fondo al corridoio e siamo a cavallo. In tutti i sensi...- aggiunse Lance continuando a ridere, dandogli una pacca sulla spalla, facendogli un minimo passare il senso di oppressione e di negatività che sentiva dentro di lui da quando Shiro se n'era uscito con la sua bellissima notizia di matrimonio.
Qualche istante dopo Lance si calmò e gli sorrise, passandogli una mano intorno alla spalla.
-Coraggio amico, sei ancora in tempo per boicottare il matrimonio e conquistare il cuore di Shiro, lo sai vero?- gli chiese guardandolo dritto negli occhi, per poi continuare dato che l'altro non sembrava volergli rispondere: -Conoscendo i sentimenti che prova per te e notando la sua faccia quando sei scappato in bagno, direi che non ci vorrà molto. Il buon Lance è pronto a darti tutti i suoi consigli per conquistare il cuore dell'uomo che desideri.-
Keith lo guardò aggrottando le sopracciglia: -I sentimenti di Shiro...- sussurrò, titubante. Non c'erano sentimenti di Shiro che superassero il semplice affetto verso di lui, era inutile che Lance tentava di dargli false speranze, era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Che poi si atteggiasse a gran amatore, beh... anche su quello aveva seri dubbi. Tutti sapevano che Lance cercava ormai da qualche mese di ottenere le attenzioni di Allura, spesso con gesti teatrali e anche troppo esagerati e che lei ogni volta rifiutava i suoi mille inviti a cena o semplicemente a fare una passeggiata con lui. Quindi Keith era titubante sul suo insegnargli tecniche di corteggiamento dato che Allura non sembrava minimamente impressionata dai suoi gesti così plateali, anzi.
-Dai retta a me, niente è perduto. Si sposeranno tra più di quattro mesi, c'è tutto il tempo necessario.- insistette il cubano, sicuro di sé.
Keith scosse la testa.
Non voleva interferire con dei progetti già decisi e se fino a quel momento non aveva mai rivelato i suoi sentimenti a Shiro c'era un motivo. Se l'altro l'avesse rifiutato quello che provava per lui e avesse interrotto la loro amicizia sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Ormai era diventata una presenza così familiare intorno a lui, che perderlo lo avrebbe distrutto.
E a Keith non andava di raccogliere i pezzi di se stesso ancora una volta.
Gli era già successo in passato, non voleva ripassarci di nuovo.
-Non sopporterei l'idea di perderlo e se gli rivelassi i sentimenti che provo per lui sarebbe ciò che accadrebbe Lance, lo sai perfettamente.-
Lance sbuffò.
-Sei fissato con questo pessimismo cosmico. Credo che il tuo problema sia che non vuoi tentare di essere felice, altrimenti non avrebbe senso questo tuo rifiutarti. Se veramente lo volessi, daresti una possibilità ai tuoi sentimenti.-
Keith alzò le spalle e lo guardò con un cipiglio scuro.
-Non sono come te, Lance.- disse.
-Ragazzi, avete finito?- chiese Pidge, comparendo dietro di loro all'improvviso. Lance trasalì in maniera teatrale.
-E tu da quanto eri lì?- chiese alla ragazza.
-Da un po', ma non entrerò nel discorso, non sono affari che mi riguardano, anche se Curtis non mi è mai piaciuto e l'ho più che ampliamente dimostrato.- disse alzando le spalle.
-Intendi dire che quelle volte che l'hai colpito per sbaglio con la palla in realtà erano dei colpi volontari...?-domandò Lance.
Pidge sorrise: -Chissà.- sussurrò: -Forza, tutti chiedono di voi.- aggiunse, tornandosene poi verso la sala.
-Quella ragazza mi fa paura.- disse Lance, mentre la guardava allontanarsi.
Keith sorrise.
-Andiamo, i tuoi occhi sono più o meno tornati alla normalità, non credo qualcuno ci farà caso.-
-Mi rinfresco un'ultima volta e arrivo.-
-Ti aspetto di là.- aggiunse Lance, avviandosi anche lui verso il tavolo.
Keith sorrise e rientrò nel bagno. Appoggiò di nuovo le mani sul lavandino e guardò il suo riflesso.
Ce la poteva fare. Avrebbe superato anche questa.
 
E alla fine ce l'aveva fatta davvero.
Era tornato al tavolo, aveva scansato Slav che ubriaco marcio aveva usato la sua sedia come luogo per schiacciare un pisolino e aveva accettato di essere il testimone di nozze di Shiro, che si era spostato vicino a lui mentre Matt continuava a rincorrerlo chiedendogli di aggiungere ulteriori dettagli a quello che gli aveva già raccontato.
Era veramente ubriaco.
Mentre Pidge teneva a bada suo fratello, Shiro, mentre guardava i due ragazzi litigare tra una polpetta e un bicchiere di birra, si era avvicinato a Keith: -Non posso esserne certo non avendo un fratello, ma vorrei che fosse la persona che amo più al mondo a svolgere un ruolo così importante quel giorno.- gli aveva detto, sorridendogli grato.
Keith aveva dovuto quindi ingoiare l'ennesimo rospo, ma aveva sorriso a Shiro e aveva annuito, promettendogli che avrebbe fatto del suo meglio per renderlo felice. Forse non era la promessa giusta da fare, ma non se la sentiva di promettere che avrebbe reso felice entrambi.
Poi Matt era sfuggito al controllo di Pidge e gli aveva vomitato sulle scarpe.
Dopo urla, risate e Keith che disgustato cercava di non vomitare a sua volta, erano tornati tutti a casa. Il giovane però, era convinto che la sua missione fosse compiuta che il sorriso di Shiro quando aveva accettato fosse un premio sufficiente per quella sera.
Sarebbe tornato a casa e non ci avrebbe pensato.
Quattro mesi erano lontani, avrebbe rimandato il pensiero dell'altro e di Curtis che si sposavano il più a lungo possibile.
Poteva farcela, di questo era certo.
Da allora erano stati i tre mesi più strani, intensi e disagianti di tutta la sua vita.
Il suo obiettivo di ignorare il matrimonio era stato barbaramente calpestato dal milione di cose che Shiro non avrebbe potuto organizzare da solo e che, anche con l'aiuto del futuro marito, non riusciva a gestire.
In quel periodo poi, si era avvicinato ancora di più a Shiro, scoprendo piccole cose di lui che prima non aveva notato, realizzando che pian piano anche l'altro stava scoprendo lati del suo carattere che non gli aveva mai mostrato.
Lavorare insieme forse aveva facilitato il fatto di trovarsi sempre a contatto con lui, utilizzando anche le pause per parlare di questo o quell'altro argomento relativo al matrimonio.
In tutto ciò, era riuscito anche ad aprirsi di più con Curtis, cosa che sul momento gli era sembrata strana, perchè non voleva avvicinarlo troppo, ma che poi era diventata inevitabile, dato che aveva dovuto vederlo alcune volte.
Proprio durante quelle occasioni, aveva capito che, nonostante fosse stato Curtis ad essersi proposto, non sembrava così sicuro di intraprendere la strada del matrimonio, c'era qualcosa che non sapeva che lo rendeva titubante, ma sebbene avesse tentato di domandargli il motivo, l'altro non si era voluto aprire con lui.
Ma di certo non gliene faceva una colpa, anzi.
Un giorno però aveva deciso che non sarebbe stato soddisfatto finché non avesse capito cosa attanagliava l'altro, così l'aveva seguito fino a un'abitazione in cui poi era scomparso, non indagando però oltre, già rammaricato di aver infranto la sua privacy.
-Mi stai dicendo che non hai tentato di rintracciare il nominativo e il piano in cui è salito?- chiese Lance, mentre gli raccontava di quello che era successo e incredulo lo fissava succhiando dalla cannuccia il suo cocktail più zuccherato che alcolico.
Keith annuì.
-Incredibile. Non pensavo potessi essere così fifone.- aggiunse Lance, prendendo un altro sorso in maniera rumorosa.
-Non sono fifone. Semplicemente non mi sembrava il caso di suonare a ogni inquilino del palazzo, non credi?- replicò irritato per l'offesa ricevuta.
-Sicuramente c'è un altro. Curtis è un traditore, te lo dico io.-
Keith non replicò, aveva pensato anche lui a quella possibilità, sebbene gli suonasse così sbagliata che anche solo prenderla in considerazione gli procurava una fitta al petto.
-Perchè avrebbe proposto a Shiro di sposarlo allora? Non ha senso. Dev'esserci un'altra spiegazione. Qualcosa che ci sfugge.-
Lance finì il cocktail e lo guardò negli occhi, alzando le spalle: -Non mi vengono in mente altri motivi validi. Potresti sempre parlarne a Curtis, se non ha niente da nascondere ti dirà la verità.-
E così, nemmeno una settimana dopo lo aveva fatto, scoprendo che non c'era nessun amante segreto, ma semplicemente un terapeuta che lo aiutava a risolvere alcuni problemi, che però si era rifiutato di rivelargli. Lui ovviamente, sentendosi già in colpa per aver indagato nei suoi fatti personali, non aveva insistito.
Shiro ne era venuto al corrente solo negli ultimi mesi, dopo la sua proposta di nozze, per questo prima anche l'altro gli aveva espresso dei dubbi sulla sua fedeltà.
Si era sentito così stupido quando gli aveva rivelato quell'informazione così personale, che non ne aveva parlato nemmeno con Lance, liquidando tutto velocemente, senza specificare quali fossero i motivi che avevano portato l'altro in quella zona ma dicendo che la teoria dell'amante era da scartare e che anzi, Curtis non era affatto una cattiva persona.
Quando lo aveva visto dirigersi verso di lui nel corridoio del lavoro, il volto serio e gli occhi duri come quando durante gli anni di scuola doveva sgridarlo per l'ennesima sospensione, aveva già capito dove la conversazione sarebbe andata a parare.
Curtis gli aveva detto che l'aveva seguito e gli aveva fatto delle domande personali, sperava di poterlo fare di persona, ma non c'era riuscito e ormai l'altro sapeva.
-Shiro...- tentò di dirgli, prima che l'altro lo prendesse per un braccio e lo facesse infilare nella suo ufficio chiudendo la porta dietro di loro, mentre un paio di colleghi si scambiavano un'occhiata curiosa.
-Se hai dei problemi con il mio fidanzato dovresti dirmelo.- la sua voce era dura, così come il suo sguardo, fisso in quello dell'altro. Keith scosse la testa.
-Non ce l'ho con Curtis... volevo solo essere sicuro che fosse tutto... tutto...- non sapeva come far finire quella frase. Tutto cosa? Voleva che fosse tutto regolare? Tranquillo? Privo di rischi per l'altro? Non lo sapeva.
-Keith, non sono arrabbiato. Avrei solo voluto che me ne avessi parlato, pensavo ti fidassi almeno di me.-
Shiro gli lanciò uno dei suoi sguardi penetranti, di quelli che credeva potessero scorgere fin dentro la sua anima.
-Mi dispiace Shiro, ero... preoccupato e tra tutti i pensieri che ho in testa, l'ultimo era vederti sposare qualcuno che ti nascondeva qualcosa di importante, o peggio... volevo dirtelo ma volevo prima capire di cosa si trattava, senza darti ulteriori pensieri inutili.-
L'espressione dura si sciolse e un sorriso si affacciò sul viso di Shiro, poi, con uno slancio lo abbracciò, battendogli una mano sulla schiena.
-Non devi preoccuparti per me. Scusami se ti ho caricato di troppe responsabilità in questi mesi, sei stato prezioso e senza il tuo aiuto non saremmo mai riusciti a farcela per tempo.-
-Figurati.-
-Se tra un mese ci sposeremo è anche merito tuo.-
Quelle parole, dette con gentilezza dall'altro, gli arrivarono come coltelli che avevano mirato dritti verso il suo cuore, che era già riattaccato insieme a fatica.
Era troppo.
Le mani si strinsero a pugno, inspirò l'odore dell'altro che gli era ancora abbracciato e poi posò le mani sul suo petto.
-Non posso continuare.- dicendo questo si staccò dalla sua stretta ma non alzò lo sguardo, rimanendo con gli occhi rivolti verso il basso, i pugni stretti e le labbra serrate.
-Keith?- domandò Shiro, confuso da quella frase.
Ci aveva provato. Era andato avanti per giorni ormai, ripetendosi che lo faceva per Shiro, perchè voleva solo che l'altro fosse felice, anche se non era lui la persona che gli sarebbe stata accanto. Ci aveva provato con tutte le sue forze, ma ora, dopo quell'ultima frase del più grande, non sarebbe riuscito a controllarsi. Seppur volesse evitare di gravare l'altro con il peso della sua rinuncia a pochi giorni dalle nozze, non poteva continuare a supportarlo.
Voleva solo la sua felicità e aveva annullato la propria per quella dell'altro, ma così era troppo da sopportare.
Aveva già accumulato abbastanza ferite per una vita intera, quanto altro sangue avrebbe ancora voluto da lui? Quello versato non era sufficiente?
Come poteva non essersi accorto dei sentimenti che provava per lui e della fatica che ogni giorno gli costava stargli accanto e organizzare il suo matrimonio con un altro?
Alzò lo sguardo verso di lui.
-Sono innamorato di te da anni.- rivelò di getto, iniziando da ciò che riteneva più importante in tutta quella faccenda: -Ho sempre cercato di reprimere questi sentimenti che provo nei tuoi confronti, perchè so benissimo che per te non è lo stesso.-
Shiro lo stava ascoltando, incredulo di quelle parole, non immaginando minimamente quello che l'altro stava rivelandogli, non essendosi mai reso conto di nulla.
-Ti sono stato accanto, prima come ora e adesso che hai annunciato le nozze ho cercato di fare di tutto per aiutarti a organizzare e soprattutto cercare di togliermi il tuo pensiero dalla testa...- prese una pausa, facendo un profondo respiro, cercando di calmare i battiti imbarazzanti del suo cuore, che non voleva smettere di rallentare la sua corsa nel suo petto. Stava veramente rivelando tutti i segreti che celava dentro di sé all'altro. Adesso Shiro sapeva tutto quello che pensava e il suo sguardo incredulo gli faceva capire che non aveva mai capito quanto profonda lui considerasse la loro amicizia.
Shiro lo considerava un fratello, lui aveva ormai abbandonato quell'etichetta quasi dieci anni prima, quando si era svegliato una notte e aveva realizzato di aver avuto un sogno erotico sull'altro.
-Purtroppo, non ci sono riuscito, mi dispiace, Shiro, non sono riuscito a soffocare i sentimenti che provo nei tuoi confronti. Non sono riuscito a essere veramente felice per ciò che ti stava accadendo e adesso, a furia di reprimere quello che realmente provo nei tuoi confronti, sono scoppiato.-
-Non... io...- Shiro aveva evidenti difficoltà nel formulare parole di senso compiuto.
Era qualcosa di impensabile quello che l'altro gli stava rivelando, quelle parole avevano come preso le sue convinzioni, i suoi sentimenti e le persone che conosceva e poi le aveva tutte rimescolate. Non sapeva più cosa pensare, credere o immaginare.
-Sono sempre stato un codardo quando si parlava di esprimere i propri sentimenti, lo sai anche tu, ma questa volta ho dovuto farmi forza e dirtelo.- un altro respiro, poi aggiunse, concludendo il suo discorso: -Non credo di potere continuare così.-
Keith lesse il panico negli occhi di Shiro a quelle sue parole.
-Che vuol dire che non riesci a continuare? Vuoi... interrompere la nostra amicizia?- domandò, preoccupato di anche solo pensare a una simile eventualità.
Keith lo guardò terrorizzato da quella possibilità. Non aveva mai pensato di riuscire a non vedere mai più Shiro e di interrompere quello che insieme avevano costruito con gli anni, ma il terrore che sarebbe successo a causa del suo matrimonio era da tempo lì in agguato a tormentarlo.
-Voglio dire che non riesco a starti accanto in questo momento senza provare l'irrefrenabile impulso di baciarti e non credo che tu abbia bisogno di una cosa simile a pochi giorni dal tuo matrimonio.- disse, evitando di rispondere alla sua seconda domanda, non avendo ancora deciso ma sapendo che sarebbe tornato sicuramente da lui.
-Keith ma non puoi...- l'altro lo interruppe rapido.
-Lasciami solo un po' di spazio. Ora come ora non posso sopportare l'idea di vederti e sapere che non potremmo mai avere un futuro e sicuramente non voglio organizzare il tuo matrimonio con Curtis.-
Shiro abbassò lo sguardo e chiuse le labbra, non sapendo cosa aggiungere alla sua richiesta se non un velocissimo: -Va bene.- che racchiudeva la sua volontà nell'assecondarlo.
Keith fece un piccolo sorriso, poi si spostò dall'angolo in cui l'altro l'aveva rinchiuso e uscì dall'ufficio chiudendo la porta dietro di lui, non aspettandosi ulteriori parole dall'altro.
Shiro rimase per qualche altro istante immobile, cercando di far quadrare tutto il discorso che l’altro aveva fatto, analizzando una a una quelle parole che gli erano state rivelate.
Poi si sedette alla scrivania, si portò le mani sul viso e realizzò che si trovava nella situazione più spiacevole che si fosse mai creata.
 
Aveva tentato di approcciarlo durante il lavoro, salutandolo e facendo qualche domanda di circostanza, ma Keith sembrava intenzionato a non sbilanciarsi troppo e a mantenere saldo la sua posizione.
Gli rispondeva ogni volta, ma poi si allontanava il più velocemente possibile, non proseguendo il discorso e dileguandosi ancora più velocemente se si trovavano soli.
Ormai la situazione per Shiro era diventata quasi ridicola, ci mancava solo che l'altro si girasse dall'altra parte senza proprio più rispondergli e sarebbe stato veramente comico.
Anche Curtis si era accorto che qualcosa in lui non andava, ma l'altro non gli aveva parlato di niente di ciò che Keith gli aveva detto.
La sua giustificazione era stata che non voleva mettergli pressione prima delle nozze, ma Shiro sapeva benissimo che non era quello il reale motivo che lo spingeva a non dire niente a Curtis. L'altro aveva iniziato il suo percorso perchè non credeva che Shiro lo amasse abbastanza e che lui meritasse di ricevere il suo amore. Se avesse saputo di Keith sicuramente gli avrebbe fatto la fatidica domanda.
-Scegli lui o me?- domanda a cui Shiro non sapeva rispondere.
Sapeva solo che voleva parlare di nuovo con Keith e avere con lui lo stesso rapporto che aveva prima, gli mancava. Erano passate più di tre settimane ma l'altro ancora lo evitava, non rispondendo nemmeno ai suoi messaggi.
-Ehi capitano!- una voce familiare gli arrivò alle orecchie e Lance entrò nel suo raggio visivo con un sorriso stampato sul volto.
-Lance!- esclamò, avvicinandosi a lui.
-Anche tu pausa caffé?- domandò il ragazzo, notando che l'altro aveva una tazza da asporto in mano, proprio come lui.
-Esatto, ho pensato che non ce la facevo più con le macchinette dell'ufficio e sono uscito per prendermi una vera tazza di caffé, anche se non è affatto come mi aspettavo.-
-Devi andare da Monet, lì fanno il miglior caffé che riuscirai a trovare in tutta New York. -disse Lance, agitando la tazza con un sorriso.
-Ah, ecco come si chiamava!- esclamò, come se Lance gli avesse appena fatto ricordare una cosa di vitale importanza.
Il cubano lo guardò con uno sguardo interrogativo sul viso, prendendo un sorso del tanto decantato caffè.
-Keith mi portava sempre il caffé verso quest'ora dato che usciva per la sua pausa, ma non ricordavo minimamente dove si rifornisse. Grazie Lance.-
Il giovane sorrise, prima di umettarsi le labbra e chiedere con curiosità: -Avete risolto?-
Shiro sgranò gli occhi.
-Te ne ha parlato?-
-Certo che me ne ha parlato.-
Shiro si stupì. Non pensava che Keith e Lance potessero essere così legati da parlare di simili e private faccende. Gli sorrise, lieto che almeno con qualcuno l'altro riuscisse a sfogarsi.
-Non vuole avere niente a che fare con me.-
-Gli hai spezzato il cuore talmente tante volte che non gliene faccio una colpa.-
Shiro quella volta non si stupì. Aveva immaginato che vivere al suo fianco con un simile peso nascosto dentro doveva averlo reso infelice più volte di quante riuscisse a ricordare. Non riusciva a capire come avesse fatto Keith a resistere così tanto prima di dirglielo e soprattutto perchè non aveva deciso di rischiare prima.
-Doveva dirmi prima quello che provava per me... prima di Curtis magari...- abbassò lo sguardo verso la tazza ancora fumante.
Cosa sarebbe cambiato prima di Curtis?
-Shiro, non dovresti parlarne con me. Non gli riporterò le tue parole.- quella volta Lance non lo chiamò capitano, la decisione lo sorprese.
-Non so cosa pensare.- rivelò Shiro, sorpreso di quello che aveva appena rivelato all'altro: -Non voglio rischiare di perderlo, so solo questo.-
-Dovresti dirglielo ugualmente.-
-Non vuole parlarmi.-
-Sì, questo l'ho capito. Ma tu puoi sempre insistere fino a quando non ti ascolterà.- Lance sorrise e poi guardò l'orologio: -Devo andare... è stato bello incontrarti capitano, mi raccomando, pensa bene a quello che vuoi e decidi di conseguenza.- disse Lance liquidando il discorso e separandosi da lui.
 
Prese il cellulare e guardò che non ci fossero nuovi messaggi. Appurato che non gli aveva scritto una risposta, Shiro posò il telefono e sbuffò, tornando a concentrarsi sul proprio libro.
Fece quell’azione tre volte, prima che Curtis, accanto a lui nel letto della loro casa, chiudesse il proprio libro e si voltasse a guardarlo.
-Vuoi spiegarmi cosa succede?- domandò, esasperato. Ormai erano giorni che l’altro aveva un problema che lo affliggeva, riusciva a capire quando gli nascondeva le cose.
-Niente.- liquidò Shiro, sperando che funzionasse anche quella volta.
Curtis prese il suo libro e lo chiuse.
-Chi deve risponderti?- domandò: -Non accetterò una scusa ancora una volta, dimmi cosa sta succedendo e chiudiamo questa faccenda.-
Shiro lo guardò titubante, indeciso.
-Andiamo, lo so che hai litigato con Keith, è ovvio. Voglio solo capirne i motivi e se questo inciderà per sempre con la nostra vita di coppia.-
-Mi dispiace.- sussurrò Shiro, conscio di non poter più nascondergli ulteriormente quel discorso, dicendogli tutto quello che l’altro gli aveva detto e di come fosse in crisi nel capire i suoi sentimenti.
Ovviamente tra i due scoppiò una lite che portò a libri lanciati, parole urlate, alla fatidica domanda e alla risposta della stessa con Shiro che ancora non era sicuro di cosa pensare.
-Mi dispiace Curtis… non credo di poterti sposare con i sentimenti così in subbuglio come li ho in quel momento, non sarebbe corretto nei tuoi confronti.-
L’altro non aveva pianto, o meglio, si era trattenuto mentre faceva le sue valigie e gli diceva che sarebbe andato per un po’ a casa dei suoi, decidendo anche lui cosa sarebbe stato meglio fare e se voleva veramente passare la vita con una persona che non sapeva nemmeno se lo amasse abbastanza oppure no.
Mentre lo vedeva caricare la valigia in auto e poi partire fuori dalla sua vita, Shiro sospirò, la colpa di tutto quello era solo che la sua, quel suo essere indeciso aveva portato solo che problemi.
Aveva perso non una persona importante per lui, ma ben due.
-Che stupido.- si disse, mentre controllava di nuovo il telefono che non mostrava nuove notifiche da parte di nessuno.
La voce di Lance gli arrivò nelle orecchie, come un ricordo vivido.
“Puoi sempre insistere fino a quando non ti ascolterà” gli aveva detto così. Guardò l’orologio, erano da poco passate le due di notte, ma non gliene importava. Aveva una cosa importante da dirgli e l’altro doveva ascoltarlo.
Prese il cappotto, lo mise sopra il pigiama e poi uscì, dirigendosi verso l’appartamento di Keith.
 
-Sono quasi le tre di notte Shiro, sei impazzito?- chiese Keith, mentre insonnolito gli apriva il portone e lo faceva entrare, sperando che non ricominciasse a schiacciare sul campanello o altrimenti i suoi vicini lo avrebbero di sicuro ucciso la prossima riunione.
-Non hai risposto al mio messaggio, non mi calcoli a lavoro e cerchi in tutti i modi di evitarmi, o solo cercato di farmi sentire questa volta.-
-Certo, facendomi linciare dai condomini, mi sembra la soluzione migliore da prendere.- si sedette sul divano e sbadigliò, stanco: -Ti sto ascoltando.- aggiunse.
-Ho ripensato a quello che mi hai detto tre settimane fa.- Keith si fece teso e iniziò a sudare freddo.
-Preferirei non parlarne.-
-No Keith, dobbiamo parlarne, ne ho bisogno. Non puoi gettare una notizia simile e poi ignorare la mia risposta.- l’altro si sedette accanto a lui, cercando il contatto visivo, che l’altro gli concesse.
-Parliamone allora, cosa vuoi sapere? In che altro modo vuoi che mi umili parlandoti dei miei sentimenti?- domandò, la voce infastidita.
-Non voglio sapere niente, anzi. Sono io che voglio dirti qualcosa. Ho riflettuto a lungo sulle tue parole e soprattutto ho capito che questi giorni senza di te sono stati per me una tortura. Ero convinto di non avere una scelta alla domanda che mi ero posto.-
Keith lo guardò ascoltando attentamente le sue parole.
-Credevo che la scelta fosse te o Curtis, ma in realtà non c’era alcuna scelta da fare.- sul suo volto si allargò un sorriso. Era convinto di ciò che gli stava dicendo. Sapeva di non dover fare una scelta, perché la sua scelta l’aveva fatta anni prima, quando Adam lo aveva per primo posto di fronte al problmea dei suoi sentimenti nei confronti di quel ragazzino che lo seguiva dappertutto, appiccicato al suo fondoschiena.
La sua scelta era così lampante che non avrebbe nemmeno dovuto pensarci un istante.
Si spinse verso di lui, mettendo da parte la razionalità, lasciando libere tutte quelle emozioni che sentiva dentro, che ribollivano violentemente e volevano essere solo lasciate libere di defluire. Con una mano dietro la sua nuca, lo spinse verso di lui, incontrando una debole resistenza, desideroso di incontrare quelle labbra da ormai un tempo che gli era sembrato infinito.
Anche se fosse stata per solo una volta, aveva bisogno di sentirle sulle proprie.
Con l’adrenalina ancora in circolo e il bisogno di averlo ormai insopportabile, il ragazzo si spinse per raggiungerlo, appropriandosene con un gesto famelico, spingendosi completamente contro di lui anche con il corpo.
Fu Keith a respingerlo.
-Non dovresti, Curtis…-
-Te l’ho detto. Non c’è una scelta da fare. Non devo scegliere tra te e Curtis. Non c’è altra cosa possibile se non stare con te. Non posso… non voglio perderti.-
A quelle parole, Keith si spinse di nuovo verso di lui, quasi come se per respirare avesse bisogno della bocca di Shiro sulla propria, domandandosi come aveva fatto per tutto quel tempo a farne a meno.
Aveva cercato in tutti i modi di togliersi il sorriso di Keith dalla mente, di cancellare i sentimenti che aveva iniziato a provare per lui. 
Ma non c’era riuscito. Non riusciva a smettere di sfiorarlo, ogni volta che poteva.
Di cercare i suoi occhi ogni volta che erano vicini.
Di pensare al suo viso quando erano lontani.
Grazie a quei pensieri però aveva capito che stare senza di lui non sarebbe potuto stare e che con Curtis, sebbene stesse bene, non aveva mai provato simili sensazioni al pensiero di trovarsi senza di lui. Quindi non c’era alcuna scelta. La scelta era ovvia e in quel momento l’aveva davanti.
Si separò da lui per un istante e gli passò una mano sul volto, sorridendogli.
-Mi dispiace averci messo così tanto tempo.-
Keith ricambiò il sorriso, illuminandosi in uno di quel sorrisi che rivolgeva solo a Shiro.
-Meglio tardi che mai.- disse, per poi tornare a congiungere le loro labbra in un bacio.
 
Qualche giorno più tardi, quando le acque si furono calmate e la situazione venne spiegata a tutti i componenti dell’ormai ex squadra, Shiro fu sorpreso nel notare che la maggior parte di loro era a conoscenza che sarebbero finiti insieme e che Lance aveva addirittura vinto un centinaio di dollari che il suo matrimonio sarebbe saltato e Shiro sarebbe corso tra le braccia di Keith.
-Lance, dovresti almeno pagare a tutti un giro di bevute.- disse Shiro, on un sorriso in volto.
-Ah, dopo tutto quello che mi avete fatto penare? No, no. Dovresti pagarmi tu una fornitura di birra a vita per il favore che vi ho reso.-
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: DonutGladiator