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Autore: HisLovelyVoice    29/03/2021    0 recensioni
[Dal prologo]
Doveva andarsene via il più in fretta possibile, lì non era più al sicuro. Doveva partire, di nuovo. Ormai tutta la sua vita era diventata una partenza, e anche se aveva le valigie pronte come al solito, non era pronta dentro. Non era pronta a lasciare Daniele. Non lo era in quel momento e non lo sarebbe mai stata. Voleva stare con lui, voleva continuare ad amarlo, ma in quel momento le stelle non erano a loro favore. Non era ancora arrivato il loro tempo. Non avevano ancora il diritto di amarsi come avrebbero voluto.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3
 
Daniele quella sera chiuse prima il bar, verso le sette e mezza, poi andò a casa sua a prendere tutti gli ingredienti per la carbonara. Non aveva neanche provato a proporre a Chiara di andare da lui a cena, sapeva già come avrebbe reagito: si sarebbe agitata e spaventata non avrebbe saputo cosa rispondere. O meglio, non avrebbe saputo come declinare l’invito senza offenderlo. Era più pratico portare tutto al bar e cucinare lì nella piccola cucina che avevano a disposizione, senza metterla ulteriormente in difficoltà.
Giorgia si era proposta di aspettare con Chiara al locale, così da non lasciarla sola, ma Daniele sapeva che il suo intento era quello di farle il terzo grado per cercare di capire chi fosse veramente. Eppure, in quel momento era la soluzione più pratica e di certo con un’altra ragazza più o meno della sua età sarebbe stata un po’ più a suo agio rispetto a se fosse rimasta con Marco. Sembrava molto spaventata da lui, come se gli ricordasse qualcuno che voleva dimenticare. Forse è la persona da cui sta scappando, si chiese mentre metteva nella borsa la pasta.
Cercò di fare più in fretta possibile, fortunatamente quella mattina era sceso con la macchina e così in meno di un quarto d’ora era andato e tornato. Entrando nel locale vide Giorgia appoggiata al bancone di schiena che parlava con Chiara seduta su uno sgabello. Giorgia era tranquilla, mentre Chiara era rigida e aveva lo sguardo terrorizzato. Mi sa che era meglio lasciarla con Marco… pensò mentre le salutava.
≪Eccomi!≫ disse alzando la borsa con il cibo. Chiara tirò un sospiro di sollievo e gli sorrise debolmente.
≪Ce l’hai fatta! Stavamo diventando vecchie qui.≫ lo schernì Giorgia.
≪Di che parlate?≫ chiese Daniele per cercare di capire perché Chiara fosse così tesa.
≪Le stavo raccontando di come ci siamo conosciuti.≫ disse la cameriera avvicinandosi a lui. ≪Lei non parla molto.≫ sussurrò quando fu abbastanza vicina da non poter essere sentita da nessun altro.
Daniele andò dietro al bancone a posare la borsa, fece un sorriso a Chiara e si prese un bicchiere d’acqua.
≪Beh, io vi lascio soli, ci vediamo domani mattina!≫ disse Giorgia avvicinandosi alla porta.
≪A domani, e non fare tardi.≫ la ammonì Daniele.
Chiara la salutò con la mano appena prima che la ragazza si girasse e uscisse.
≪Di certo lei non è taciturna come me…≫ disse Chiara appena rimasero soli. Daniele rise.
≪Giorgia riuscirebbe a parlare anche con i muri, spero solo che non ti abbia messo troppo in difficoltà.≫.
La ragazza si strinse tra le spalle. ≪Ha fatto qualche domanda, nulla di che. Poi ha deciso di raccontarmi la sua vita e di come da ubriaca ti abbia chiesto di lavorare per te.≫
Daniele si grattò la testa. ≪Effettivamente è stato uno strano inizio, ma di certo sapevo che era un’esperta in cocktail.≫
Lasciarono cadere l’argomento e si spostarono in cucina. Chiara voleva aiutarlo, ma Daniele non glielo permise. ≪Sei mia ospite, cucino io.≫ aveva detto sicuro.
Chiara lo osservava mentre cucinava per lei. Era una cosa che non succedeva da anni, precisamente da quando sua madre era morta. Aveva solo 14 anni quando lei e suo padre l’avevano persa per sempre, e anche se erano passati 8 anni il dolore non era mai andato via. Il pensiero la intristì e Daniele se ne accorse subito. ≪Qualcosa non va?≫ le chiese discreto.
Chiara si riscosse dai suoi pensieri. ≪No, solo un ricordo.≫ rispose semplicemente. Daniele non indagò oltre e riprese a cucinare.
La pasta fu presto pronta, così tornarono nella sala principale del bar e si misero ad un tavolo. La pancia di Chiara brontolava davvero forte, tanto da metterla in imbarazzo. Daniele fece finta di non notarlo e si misero a mangiare silenziosamente.
≪È veramente buona.≫ disse Chiara d’un tratto, sentendosi in dovere di interrompere quel silenzio.
≪Mi ha insegnato mia madre a cucinarla.≫ rispose Daniele con un pizzico di malinconia.
≪Anche lei vive qui?≫ azzardò la ragazza.
≪No, in realtà non ci sentiamo da tre anni, da quando mi sono trasferito in questo paese. È complicato.≫
≪Posso capire…≫ mormorò Chiara giocherellando con la forchetta.
≪I tuoi genitori invece?≫
Chiara si irrigidì immediatamente. Daniele sapeva di aver toccato un tasto dolente, ma quella volta decise di non cambiare argomento, così aspettò che la ragazza fosse pronta a parlare.
≪Mia madre è morta tanti anni fa e mio padre…≫ fece una piccola pausa, sospirando. ≪Mio padre è rimasto nel mio paese di origine.≫
≪Mi dispiace molto per tua madre.≫ furono le uniche parole che riuscì a dire il ragazzo. Chiara si strinse tra le spalle, incapace di continuare a parlare.
Fu Daniele dopo un po’ a interrompere di nuovo il silenzio che si era creato. ≪Prima di venire qua vivevo nella periferia di Roma. Con i miei genitori andava tutto bene, eravamo felici, o almeno pensavo lo fossimo. Poi scoprii che in realtà era tutta una farsa, che mio padre tradiva mia madre e che lei faceva finta di non vedere. Scoprirlo mi fece impazzire, inoltre il mio capo stava per licenziarmi, così decisi di lasciare tutto e di partire per allontanarmi. È stata una salvezza arrivare qui, mi ha permesso di respirare di nuovo dopo una vita in apnea.≫ Guardò Chiara, che intanto aveva finito di mangiare e lo osservava, e proseguì. ≪Spero davvero che anche tu possa finalmente ritrovare il tuo ossigeno in questo posto e ricominciare da capo, qualsiasi cosa sia successa.≫ disse sinceramente.
Chiara abbassò di nuovo lo sguardo sul piatto vuoto e annuì piano. ≪Lo spero tanto anch’io.≫ disse non troppo convinta.
Rimasero un po’ in silenzio, senza sapere cosa dire. Poi Chiara decise di prendere l’iniziativa e prese entrambi i piatti per lavarli. ≪Tu cucini, io lavo.≫ disse in risposta allo sguardo interrogativo di Daniele. Così si avvicinò al lavandino e si mise a lavare i piatti e le pentole. Daniele prese un canovaccio e si mise ad asciugare accanto a lei ciò che lavava. La ragazza stava riuscendo a prendere fiato, stava trovando un po’ di quell’ossigeno di cui Daniele parlava, anche se a fatica. Sapeva di non poter abbassare troppo la guardia e infatti non lo faceva, ma nel mentre cercava di rilassare almeno i muscoli stanchi.
Fecero in fretta e così si ritrovarono di nuovo seduti al tavolo a parlare.
≪Raccontami qualcosa di te: cosa facevi a Milano? Studiavi? O lavoravi?≫ chiese Daniele incuriosito.
Chiara appoggiò il viso su una mano. ≪Studiavo lingue all’università, ero all’ultimo anno, ma per problemi economici ho dovuto interrompere. Tu invece? Hai studiato o lavori da sempre?≫
≪Io mi sono laureato in economia cinque anni fa, poi ho iniziato a lavorare come barista. È un peccato per la tua laurea, ti mancava poco!≫ rispose il ragazzo sinceramente dispiaciuto.
≪La vita purtroppo non sempre ti sorride.≫ disse Chiara amareggiata. ≪Spero un giorno di poter terminare i miei studi.≫
Continuarono a chiacchierare fino a tardi, Daniele cercava in tutti i modi di far parlare Chiara e lei lasciava trapelare giusto qualche informazione vaga. Non riusciva a strapparle più di qualche parola, ma in fondo non si aspettava il contrario. Era riuscito a scoprire che si era diplomata con il massimo dei voti e che da bambina amava la ginnastica artistica, che il suo piatto preferito era la pizza e che non sapeva nuotare. Della sua famiglia non parlava, ogni volta che Daniele provava a farle qualche domanda svicolava e si metteva a parlare di altro. Almeno però ha iniziato a parlare, pensò mentre l’ascoltava. Riuscì anche a strapparle qualche risata e questo gli bastò.
≪Bene, direi che per me è arrivato il momento di tornare a casa.≫ disse verso mezzanotte. ≪Floppy starà sicuramente dormendo sul tuo letto.≫
Andarono entrambi nella stanza sul retro e lo trovarono proprio lì, acciambellato. Daniele lo svegliò e lo prese con sé avviandosi verso la porta.
≪Grazie.≫ mormorò Chiara mentre il ragazzo si metteva la giacca. ≪È stata una bella serata e la cena era ottima.≫
≪Grazie a te per la bella chiacchierata.≫ rispose Daniele sorridendo. ≪Ci vediamo domani.≫
≪A domani.≫
Daniele uscì dal bar e lo chiuse, lasciando Chiara da sola nella sua nuova stanza.
 La ragazza si cambiò e si allungò sul letto, stanca. Guardava il soffitto mentre pensava alla sua famiglia, soprattutto a sua madre. Se solo tu fossi ancora qui… fu l’ultimo pensiero che ebbe prima di crollare in un sonno profondo senza sogni.
 
Daniele era tornato a casa molto velocemente. Era stanco, ma nonostante questo non riusciva a prendere sonno. Continuava a rigirarsi nel letto e a pensare a Chiara, non riusciva a togliersela dalla testa. Pensava a come fosse fragile, a come cercasse in ogni modo di non lasciar trapelare nulla su di sé. Forse aveva ragione Giorgia, forse non doveva fidarsi così tanto di una sconosciuta, soprattutto se non parlava molto di sé e del suo passato. Eppure non riusciva a non farlo, si rivedeva molto in lei: spaurita, in un paese lontano dal suo, senza una famiglia su cui contare. Aveva bisogno di qualcuno e il ragazzo sentiva il bisogno di essere quel qualcuno, come Marco lo era stato con lui. Sto solo cercando di aiutarla a rimettersi in sesto, nulla di più, si giustificò da solo.
Passò la notte in bianco a pensare, così verso le cinque si alzò e, lasciando Floppy a dormire, uscì di casa per andare a prendere una boccata d’aria. Passeggiò per il paese deserto, così come faceva quando era appena arrivato lì. Faticava a dormire allora, si sentiva in colpa per aver lasciato la sua famiglia ma al tempo stesso sapeva di non poter tornare indietro. Quella volta invece i pensieri sulla sconosciuta non gli davano pace, era combattuto tra il volerla aiutare davvero e il lasciarla in balìa di sé stessa. Come poteva però farlo quando era chiaro che avesse bisogno di un sostegno? Ma se fosse stata davvero una criminale in fuga? Chi è che stava cercando di aiutare? Doveva saperne di più o non si sarebbe dato pace.
Portò con sé il proprio taccuino e arrivato al castello si sedette dove era stato quella mattina con Chiara. Il sole stava sorgendo e la luce gli permise di buttare giù qualche riga. Solo scrivere gli liberava la mente e in quel momento ne aveva bisogno più che mai.
Quando furono le sei si incamminò molto lentamente verso il bar. Non si godette, come faceva di solito, il paesaggio meraviglioso che lo circondava. Guardava a terra, pieno di pensieri contrastanti, e camminava come un automa. Arrivò al bar senza nemmeno accorgersene, lo aprì e si mise a sedere su uno sgabello al bancone. Quella mattina Chiara non era già sveglia, per cui cercò di fare meno rumore possibile. La porta della sua camera era aperta e così, il più piano possibile, si appoggiò allo stipite. Era lì, inerme, che dormiva rannicchiata in posizione fetale. Stringeva qualcosa tra le mani, ma non riuscì a capire cosa.
Come posso non fidarmi di lei?  Si chiese intenerito dalla scena. Socchiuse la porta, sapendo che presto i primi clienti sarebbero arrivati e avrebbero fatto rumore, e andò dietro al bancone, pronto a lavorare.
 
Chiara si svegliò tardi quella mattina, verso le dieci, quando le voci dentro il bar si erano fatte troppo forti per non essere sentite. Si stiracchiò seduta sul letto, poi si alzò e uscì dalla camera. Il bar era pieno di gente e subito gli occhi vennero puntati su di lei.
≪Buongiorno!≫ la salutò Daniele, iniziandole a preparare un caffè.
≪Buongiorno.≫ disse sottovoce la ragazza, con la voce ancora impastata dal sonno. Si avvicinò al ragazzo e prese la tazzina che le stava porgendo. ≪Grazie.≫
Lo bevve molto lentamente, osservando le persone nel locale. Avevano tutti improvvisamente abbassato la voce e lei sapeva bene il motivo: stavano parlando di lei. Cercò di non darci troppo peso, finì il suo caffè e mise la tazzina nel lavandino per lavarla. Lo faceva distrattamente, continuava a fissare la porta, ancora non del tutto sicura. Daniele ogni volta che aveva un momento libero la osservava e vedeva quanto fosse tesa. Di certo non si aspettava che in due giorni le cose cambiassero, ma era sempre strano vederla così intimorita. Cosa ci stai nascondendo? pensò rivolto a lei. Da chi ti stai nascondendo?
Improvvisamente la porta si spalancò rumorosamente. La luce entrava diretta dentro il locale, per cui non si riusciva a vedere bene chi l’avesse aperta, si intravedeva solo un uomo abbastanza alto e grosso. Chiara sobbalzò e di istinto si abbassò dietro al bancone, spaventata. Aveva il cuore a mille, respirava a fatica e l’unica cosa che il suo corpo le chiedeva di fare era scappare da quel posto. Come ha fatto a trovarmi? Non è possibile, non è possibile che sia già qui, continuava a ripetersi mentre il fiato era sempre più corto.
L’uomo entrò a grandi passi, lasciando che la porta si chiudesse da sola, e si avvicinò al bancone.
≪Prendo un caffè.≫ disse l’uomo.
≪Certo Giacomo, arriva subito.≫ rispose Daniele, riconoscendolo.
Il ragazzo preparò velocemente il caffè e lo diede all’uomo, poi si abbassò vicino a Chiara. Provò a toccarle la spalla ma lei si ritrasse immediatamente, come se si fosse scottata.
≪Hey, tranquilla, sono io.≫ le disse il giovane per provare a calmarla. Chiara alzò gli occhi verso di lui, ancora in affanno.
≪È solo un cliente abituale, puoi stare tranquilla.≫ provò di nuovo Daniele. Chiara riuscì solo ad annuire, ancora agitata. Mormorò alcune parole in francese a sé stessa, poi appena riuscì a calmarsi si alzò e corse nella sua camera, chiudendosi dietro la porta.
≪Cos’ha la ragazza?≫ chiese Giacomo incuriosito mentre beveva il suo caffè.
≪A saperlo.≫ sospirò amaramente Daniele. Fece cenno a Giorgia di occuparsi del bancone, poi andò a bussare alla porta di Chiara.
≪Sono io, posso entrare?≫ chiese. Non ricevendo alcuna risposta decise di aprire la porta. Trovò la ragazza intenta a sistemare le sue cose dentro la valigia.
≪Hey, hey, dove stai andando?≫ le chiese preso alla sprovvista.
≪Via, non posso rimanere qui. Ti ringrazio per la tua ospitalità ma è veramente troppo per me.≫ rispose frettolosamente, facendo uscire fuori l’accento francese più del solito.
≪Da chi stai scappando? Se me lo dicessi saprei come aiutarti.≫ insistette il ragazzo avvicinandosi e chiudendosi dietro di sé la porta.
≪Non avrebbe senso, è troppo complicato, e poi chi te lo dice che sto scappando da qualcuno?≫
≪Ogni tuo gesto me lo dice. Sei sobbalzata non appena è entrato Giacomo e ti sei nascosta sotto il bancone.≫
≪E anche se fosse?≫ rispose la ragazza alzando per la prima volta lo sguardo verso Daniele. Anche il tono di voce era diventato più alto, acuto, era nervosa e stava facendo uscire fuori un lato di sé che Daniele ancora non aveva visto. ≪Non puoi aiutarmi, nessuno può farlo! Devo solo partire di nuovo e trovarmi un altro posto dove stare. Sono abituata a questo.≫
≪Quante volte sei già scappata?≫ chiese allora il ragazzo.
≪Questa sarebbe la quarta volta. Ma lui mi troverà sempre, ovunque io vada lui in qualche modo mi trova e questa volta non sarà diverso. Devo solo partire e andarmene ancora più lontano.≫
≪Lui chi?≫
Chiara si rese conto solo in quel momento di aver lasciato trapelare più di quanto avrebbe voluto. Si bloccò un attimo, indecisa su cosa dire, poi si riscosse e chiuse la valigia.
≪Ti ripeto, non puoi aiutarmi. Ti ringrazio ancora ma devo andare.≫ disse alzandosi in piedi e trascinando il bagaglio con sé.
≪Non posso lasciartelo fare.≫ disse Daniele mettendosi davanti alla porta. ≪Qui possiamo proteggerti, io posso proteggerti.≫
Chiara scoppiò a ridere nervosamente. ≪Non ho bisogno della protezione di nessuno, me la cavo benissimo da sola.≫
≪Chiara, guardati: stai tremando dalla paura. Da chi stai scappando? Un ex?≫
Chiara tentennava, non sapeva cosa rispondere. Una bugia? La verità? Poteva fidarsi a tal punto di Daniele?
≪Non potete fare nulla per proteggermi, mi dispiace.≫ rispose semplicemente. ≪Ora ti prego, fammi andare.≫
≪Una settimana.≫ disse Daniele.
Chiara lo guardò con la testa piegata da un lato. ≪Cosa?≫ chiese non capendo.
≪Resta solo una settimana. Se poi vorrai andartene va bene, ti lascerò andare, ma concediti almeno una settimana.≫
Chiara ci pensò su. Non sapeva cosa dire, stranamente c’era una parte di lei che voleva rimanere in quel posto. Forse perché le ricordava tanto casa, forse perché aveva trovato solo persone gentili a differenza degli altri posti in cui era stata, ma sapeva che prima o poi lui l’avrebbe trovata. La trovava sempre e con la forza la trascinava di nuovo giù in quell’incubo. Forse però non ci sarebbe riuscito solo in una settimana, quella volta era stata davvero brava a non lasciare tracce. Forse poteva concedersi un po’ di tempo per riposarsi da quella fuga continua. Era davvero stanca di scappare, una piccola sosta non poteva farle così male.
≪Una settimana.≫ disse lei guardandolo. ≪Poi me ne vado.≫
Lasciò la valigia e la mise di nuovo sotto il letto. Daniele sorrise soddisfatto, poi però un pensiero gli venne in mente. ≪Qui è meglio se non lavori però, vengono troppe persone. Conosco invece un posto dove andresti benissimo.≫
 
Quel pomeriggio Chiara conobbe Carla, la moglie di Marco. Era la fioraia del paese e lavorava nella stessa piazza del bar di Daniele.
Carla era una donna bassina e robusta dai capelli corti rosso fuoco, con uno dei sorrisi più dolci e accoglienti che Chiara avesse mai visto, dopo quello di sua madre. Era molto alla mano, si vedeva dal suo modo di fare e di parlare.
Il suo negozio aveva una porta verde e una piccola campanella che annunciava l’ingresso di un cliente, e già all’esterno era pieno di fiori di ogni tipo: rose, calle, tulipani, azalee e tantissimi altri fiori di cui Chiara neanche conosceva il nome. All’interno lo spazio era poco, era quasi tutto occupato dai fiori. C’era un piccolo bancone sulla sinistra dove c’era la cassa e dove Carla componeva i suoi bouquet migliori.
≪Sicuramente una mano in più non può che farmi bene, inizio ad avere una certa età dopotutto.≫ disse sorridendo quando Daniele le chiese se Chiara potesse lavorare con lei.
≪Potrei rimanere solo per un’altra settimana però…≫ precisò subito Chiara.
≪Una settimana basta e avanza per innamorarti di questo posto e di questo bel giovanotto.≫ rispose pronta accennando a Daniele. Entrambi i ragazzi arrossirono, Daniele si mise una mano dietro la testa e cercò di sviare.
≪Anche secondo me rimarrà più di una settimana, il posto merita molto.≫
Chiara non disse nulla, se non un semplice grazie per il lavoro che le stava offrendo.
≪Iniziamo domani mattina alle nove.≫ le disse Carla, ancora ridacchiando per l’imbarazzo che aveva provocato ai due giovani.
≪A domani.≫ rispose Chiara avviandosi fuori dal negozio insieme a Daniele.
≪Grazie per l’aiuto.≫ gli disse appena fuori. ≪E scusami ancora per prima, non ero in me.≫
≪Ma figurati, posso solo immaginare la situazione che stai passando. Dev’essere dura passare la propria vita in viaggio per scappare da qualcuno.≫
≪Ci si abitua a tutto.≫ disse semplicemente la ragazza, incamminandosi con Daniele verso il bar. ≪Cambiando argomento…≫ disse titubante. ≪Volevo chiederti se potessi farmi una doccia.≫ Si vergognava tantissimo di quella richiesta e temeva la reazione del ragazzo, ma erano quasi cinque giorni che non si lavava e aveva bisogno di una doccia, anche se significava rimanere da sola in casa con un ragazzo appena conosciuto.
≪Ma certo, se vuoi ti porto adesso a casa mia.≫ rispose sorridendole. ≪Ho il pomeriggio libero.≫
Chiara gli sorrise e ancora una volta si sorprese della sua bontà. Era diverso da ciò a cui era abituata, era così sincero che le ricordava tanto la sua migliore amica. Era lei che l’aveva aiutata a scappare quell’ultima volta, avevano progettato tutto per mesi in segreto ed era la persona di cui più si fidava in vita sua. Forse, in fondo, era l’unica persona di cui davvero si fidava.
 
Arrivarono velocemente a casa di Daniele. Chiara si stupì di quanto fosse piccola ma accogliente. L’ingresso dava su due porte, quella sulla destra della cucina e quella davanti del salone. A sinistra il corridoio proseguiva e portava alla camera da letto principale, a un bagno e a una stanza degli ospiti.
≪Ti avrei proposto di stare qui da me il primo giorno, se non fossi stata così terrorizzata. Ero sicuro che avresti detto di no.≫ disse imbarazzato Daniele.
Chiara arrossì e abbassò lo sguardo. Non sapeva come replicare, anche se il ragazzo aveva ragione: lei non sarebbe mai andata a dormire a casa sua. In quel momento, Floppy sbucò fuori dalla stanza di Daniele, salvando Chiara dalla situazione imbarazzante. La ragazza si chinò e lo accarezzò, mentre lui scodinzolava e le leccava la faccia. Chiara rise e lo coccolò un po’, mentre Daniele realizzava solo in quel momento di aver lasciato il cane senza cibo e acqua per tutto il giorno.
Corse in cucina e preparò qualcosa al volo che il cane potesse mangiare, prese dell’acqua e mise tutto in due ciotole.
≪Ecco Floppy, scusa il ritardo.≫ disse posando a terra il cibo. Il cane smise subito di farsi coccolare da Chiara e si buttò sul cibo, divorandolo in pochissimo.
≪Devo ancora abituarmi ad avere un cane.≫ si giustificò con Chiara. ≪Ora ti preparo tutto per la doccia.≫ aggiunse poi.
Chiara lo aspettò accanto a Floppy, che in pochissimi minuti aveva già finito di mangiare. Daniele aprì l’acqua calda e le portò due asciugamani. ≪Ecco, prendi≫ le disse. ≪Trovi il sapone e lo shampoo sul bordo della vasca.≫
Chiara li prese e lo ringraziò, poi andò lentamente in bagno. Chiuse a chiave la porta per stare tranquilla, mentre il vapore iniziava a riempire la stanza.  Si spogliò e finalmente dopo giorni si poté lavare. L’acqua calda la ricopriva completamente, sciogliendole i muscoli tesi. Chiuse gli occhi e mise anche la testa sotto l’acqua, bagnando i capelli biondi.
Rimase sotto la doccia per circa un quarto d’ora, dimenticandosi per un po’ di tutto ciò che la tormentava. L’acqua calda la rilassò fino a dimenticare anche il ragazzo che di fuori la stava aspettando. Quando se ne ricordò si sbrigò a finire di lavarsi. Uscì in fretta dalla doccia, si asciugò e si rivestì dopo aver raccolto i capelli nel secondo asciugamano.
Uscì dal bagno e trovò sia Daniele che Floppy fuori dalla porta ad aspettarla. Daniele le sorrise. ≪Va meglio?≫
≪Assolutamente.≫
≪Se hai bisogno posso farti una lavatrice con i vestiti sporchi≫ propose il ragazzo.
Chiara, presa com’era da quell’improvvisato trasferimento, non ci aveva nemmeno pensato ai panni sporchi, ma effettivamente aveva bisogno di lavarli.
≪Ti devo un immenso favore≫ riuscì solo a dire. Daniele scrollò le spalle. ≪Non c’è davvero nessun problema, quando ripassiamo al bar prendi le tue cose e domani te le lavo.≫
 
I due ragazzi rimasero insieme al bar fin dopo cena, poi come al solito Daniele tornò a casa sua, questa volta con una busta con i panni di Chiara.
Quella notte fu la ragazza a non riuscire a chiudere occhio. Si rigirava nel letto incapace di prendere sonno, piena di pensieri. Avrò preso le decisioni giuste? Faccio bene a fidarmi di Daniele? Ho bisogno di una mano e lui me la sta dando, ma cosa vorrà in cambio? Prima o poi arriverà il conto e io non sono sicura di essere in grado di  ripagarlo. Ora anche i panni mi sto facendo lavare, chi sono diventata?
Passò la notte a chiedere aiuto a sua madre, sperando che da lassù potesse portarle consiglio. Cosa faresti tu al posto mio? Si chiedeva continuamente, mentre si rannicchiava sotto le coperte.  Tu sicuramente ti fideresti, ma dopo tutto quello che è successo come faccio?
 
  
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