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Autore: SheHadTroubleWithHerself    29/03/2021    1 recensioni
Elisabetta è in perenne lotta con se stessa.
Mentre si lamenta della sua vita monotona, trema al solo pensiero di un cambiamento che possa stravolgerla.
Nella sua testa non può fidarsi di nessuno, e questo l'ha portata a chiudere diverse amicizie, ma ciò che brama di più è poter cadere sapendo che qualcuno l'afferri in tempo.
“Che cosa pensi potrebbe aiutarti a farti sentire meglio?”
“Una persona che riesca a farmi pensare che valga la pena svegliarsi ogni mattina e vivere un'altra giornata.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SEI

 

Elisabetta non riesce a ricordare l'ultima volta in cui desiderava che una serata o un evento non finisse. Ha continuato a vivere tutto sperando che potesse finire presto così da tornare nel suo bozzolo caldo di insicurezze e solitudine. Quella sera invece la sua testa non sta vagando nei soliti pensieri o dubbi e non si sta chiedendo se la sua presenza lì sia dettata dalla pietà provata da Claudio.
E quando tornano nella sua stanza l'unica cosa che Elisabetta davvero desidera è un letto su cui sprofondare con tutta la sua stanchezza.

“Beh, si è fatto piuttosto tardi.” esordisce lei raccogliendo la borsa insieme al giubbotto.
“Mi dispiace di averti trattenuta così tanto, prendo le chiavi della macchina e ti riaccompagno.” il suo viso ha ritrovato la serenità che lo contraddistingue e ciò la fa sentire sollevata.
“Non scusarti,” la sua mano finisce involontariamente sul suo polso per catturare la sua attenzione “mi sono divertita e non capitava da un po'. Quindi grazie.” termina la frase con la voce sempre più bassa, la difficoltà di esprimersi non è cambiata nonostante i discorsi affrontati.
Claudio le sorride e riprende da dove era stato interrotto. Il viaggio in macchina trascorre con un'aria tesa che non hanno mai sentito, nemmeno durante la famosa nottata delle confessioni. Nessuno dei due vorrebbe arrivare a destinazione, qualcosa è rimasto in sospeso ma entrambi e soprattutto Elisabetta non sanno come leggere tra le righe del loro nervosismo.
“Come va l'università?” chiede quindi mentre guarda distrattamente la strada sfrecciare accanto a lei, anche se la guida di Claudio è piuttosto tranquilla.
“Sta andando, ma ho saltato l'appello di un esame.” la risposta è tagliata di netto, come se avesse preferito rimanere nel silenzio totale. Non è un suo comportamento solito.
“Troppo difficile?” tira ad indovinare, ma sa che lui non è il tipo di ragazzo che si tira indietro nelle difficoltà.
“Diciamo che non avendo aperto libro lo sarebbe stato sicuramente.” una lieve risata scappa dalle sue labbra, e tutti gli sforzi fatti per dissimulare l'imbarazzo crollano inesorabilmente quando incrocia il suo sguardo. Le contagia il sorriso, pur non capendo appieno l'ultima risposta.
Non fa in tempo a continuare quella conversazione, Claudio ha appena parcheggiato davanti a casa sua. E adesso dovrebbe essere semplice per lei aprire la portiera ed entrare nel suo appartamento considerata la stanchezza, ma preferirebbe dormire su quel sedile totalmente sbagliato per passare l'intera notte. La temperatura che si è abbassata nelle ultime due ore dovrebbe essere un altro monito per spingerla a cercare il suo letto munito di piumone, eppure sente qualcosa che la lega con presa ferrea a quella macchina, o quella persona.

“Va tutto bene?” sussurra dal nulla Claudio. Una mano si è appoggiata al suo ginocchio e lui si è sporto leggermente per cercare quella risposta nei suoi occhi.
“Sì, tranquillo.” i loro occhi si incontrano e forse per la prima volta lui può credere alle sue parole, senza dover scavare oltre.
Ricade il silenzio, ma questa volta non smettono di guardarsi forse intensificando quell'elettricità di cui nessuno sa spiegare l'origine.
“A che pensi?” per un istante la sicurezza di Claudio vacilla, forse intimidito da quella che potrebbe essere la risposta.
“Non voglio scendere da questa macchina.” sputa fuori Elisabetta, e la sensazione di libertà che si fa spazio permette alle sua pelle di vibrare.

Claudio deglutisce con difficoltà, è strano e complicato interfacciarsi alla persona che ha davanti a lui. Riesce ancora a vedere e quasi toccare quelle barriere, ma adesso vede attraverso quegli spessi mattoni.
Elisabetta sospira e abbandona totalmente la schiena sul sedile privando Claudio di quella visione, è ridicolo che quella condizione stia durando così tanto. La sente la difficoltà che lui sta provando, ed è proprio uno dei motivi per cui avrebbe voluto troncare ogni rapporto. Non vuole essere “l'essere atipico” con cui non sai mai come comportarti.
“Perché non hai risposto al mio messaggio?” un dubbio sta affiorando nel suo cervello, ed è forse il più difficile da scacciare. Forse perché non sta dubitando di se stessa ma di Claudio.
“Non sapevo esattamente cosa scrivere.” la sua voce è tranquilla, ignaro del fulmine che ha colpito Elisabetta in quel momento. Ignaro di essere lui il fulmine.
Elisabetta stringe gli occhi con frustrazione e successivamente si porta le mani sul volto per poterlo nascondere. Claudio ora è confuso e la sua bocca lo trasmette perfettamente con la smorfia che ha appena creato.
“Con quale pretesa vorresti passare del tempo con me se hai costantemente la paura di ferirmi o dire la cosa sbagliata?” le parole sono ovattate dai palmi che premono sulle sue labbra. “Non sono un fottuto pezzo di cristallo.”
“Aspetta un attimo, perché stiamo parlando di questo adesso? La mia non-risposta ha portato a qualcosa. No?” Elisabetta spalanca gli occhi e lo guarda come se avesse bestemmiato nel centro esatto di una chiesa. Quelle parole si scagliano tutte contemporaneamente su di lei, quasi riesce a percepirne il dolore.
“Tu non sapevi che mi sarei presentata sotto casa tua.” sibila lentamente, il suo corpo adesso è nuovamente voltato verso di lui.
“No, è vero. Ma inconsapevolmente ti ho spinta a fare qualcosa.” bisbiglia appoggiando il peso della mani sulle sue spalle in quel momento tirate su dalla tensione. “Non voglio trattarti come un progetto, o come una malata... e non sei un pezzo di cristallo ai miei occhi.”

Nell'aria si consolidano delle piccole tracce di tranquillità. Le mani di Claudio che prima coprivano la curva delle spalle adesso sono vicino alle clavicole, e infondono brevi ondate di calore date dai movimenti che sta compiendo.
Impiega pochi istanti ad avvicinarsi pericolosamente con il viso, Elisabetta non lo sta guardando ma a giudicare dal suo mordicchiare internamente la guancia suppone lei si senta in qualche modo colpevole. Forse è questo a convincerlo di compiere un altro passo. Quello che potrebbe risanare o distruggere una volta per tutte il loro rapporto.
Quando finalmente riesce a sfiorarle le labbra con le sue sente i muscoli del suo collo irrigidirsi sotto i polpastrelli, e non bastano le carezze delicate per scioglierli. Ma, al contrario di ciò che si aspetta, lei non si allontana.

“Tu assomigli più ad un frammento di roccia. Dura e spigolosa, ma che potrebbe nascondere qualche cosa di prezioso.”
E di nuovo, tutto si aspetta tranne di sentire una risata scoppiare in quel momento. Dura poco, ma il divertimento nei suoi occhi castani è piuttosto evidente.
“Scusa non volevo ridere, ma non ero pronta a farmi paragonare ad una roccia.” Elisabetta ha comunque il labbro inferiore intrappolato tra i denti per non dare vero sfogo alla risata che altrimenti farebbe eco tra le pareti di quella macchina. Anche Claudio ride e non sa se sia un bene ma l'atmosfera si è raffreddata portando con sé le note di imbarazzo che stavano aleggiando tra loro.
“Spero almeno che tu abbia capito il senso delle mie parole” riprende poi dopo qualche attimo, si sono di nuovo seduti in maniera composta ma riescono a guardarsi senza che uno dei due debba abbassare lo sguardo.
“E io mi auguro tu sappia riconoscere la differenza tra una pietra preziosa e uno stupido sasso.” e senza aspettare una replica Elisabetta sgancia la cintura di sicurezza e recupera la borsa appoggiata davanti ai suoi piedi. Il ragazzo davanti a lei vorrebbe riuscire a dire qualcosa, preoccupato che nelle sue parole ci sia astio o tristezza, ma il sorriso che gli dedica dopo smentisce quel suo pensiero riconoscendo per la prima volta di essersi agitato inutilmente.
Aspetta che si chiuda il portone prima di rimettere in moto la macchina e dirigersi il più velocemente possibile a casa per poter finalmente disconnettere per un po' il cervello. E' contento ma confuso dalla totale indifferenza mostrata da Elisabetta e non saprebbe dire a che livello si possa collocare il loro rapporto.
I suoi genitori stanno dormendo, cammina quindi in punta di piedi fino alla sua camera e prima di fiondarsi sotto le lenzuola appoggia sulla scrivania i due libri su cui domani dovrà spalmare i suoi occhi se non vuole perdere anche il secondo appello.

La notte sembra essere volata quando Claudio riapre gli occhi disturbati dalla luce della stanza. La sua sveglia sta suonando ininterrottamente da qualche minuto e non riesce ad evitare un rumoroso sbuffo quando, infossando il viso sul cuscino, finalmente riesce a bloccarla con movimenti ciechi.
Quando finalmente riesce ad emergere dalle coperte nota con disappunto la presenza di messaggi provenienti da più mittenti, ma non da quello più importante. I suoi amici discutono e chiedono consigli sugli esaminatori più crudeli, qualcuno gli chiede appunti sulle ultime lezioni, ma nessuno gli augura un buongiorno o vuole parlare di un misero bacio dato la sera precedente.
Camminando verso la cucina riesce ad intravedere suo padre seduto sulla sua solita poltrona con il giornale tra le mani. Sua madre invece sta concludendo il suo abituale tè al limone mentre ha gli occhi impegnati tra i post di qualche social network.
“Buongiorno tesoro, dormito bene?” gli chiede sollevando lo sguardo verso Claudio che è intento a scaldarsi una tazzina di caffè.
“Buongiorno, diciamo di sì.” risponde vago e con la voce ancora arrochita dal sonno, tenta di schiarirla un paio di volte.
“E' davvero simpatica la tua amica, la conosci da tanto?” Veronica ha totalmente abbandonato il suo smartphone, intenta a leggere qualsiasi espressione possa scappare dal volto di suo figlio. Claudio effettivamente sorride in maniera velata e sedendosi vicino a lei al tavolo della cucina comincia a sgranocchiare un biscotto.
Si lascia andare poi ad una piccola risata prima di rispondere a sua madre, “Non basterebbe tutto il tempo del mondo per conoscerla davvero.”
La risposta confonde la donna che con gli occhi chiede più informazioni che sa già di poter ricevere grazie alla fiducia che intercorre tra loro.
“Stare con lei è come percorrere una strada in penombra, c'è sempre qualcosa di oscuro che nasconde delle parti di lei. E' complicato.” mandando giù l'ultimo boccone una smorfia prende possesso della sua faccia, “Questi biscotti non sanno di niente.”
“Non cambiare discorso! Come l'hai conosciuta?” è difficile ignorare l'entusiasmo negli occhi di sua madre, e sa che le domande non finiranno finché non avrà un quadro completo sulla situazione.
“Una serie di coincidenze, la prima volta l'ho vista seduta ad un tavolino di un bar e il giorno dopo nel negozio dove lavora.”
“E sta nascendo qualcosa tra voi?” il suo sorriso è sempre più largo e contagia quello di Claudio che per un attimo ripercorre quel bacio fin troppo breve. Può davvero definirlo tale?
“Te l'ho detto, è complicato. Lei non si lascia avvicinare facilmente.” non riesce a rivelare a sua madre tutte le sue preoccupazioni riguardanti Elisabetta, sente quasi di tradirla. Decide quindi di far leva sulla sua carriera universitaria, troncando la conversazione prima che arrivi al punto di non ritorno.

Dedicarsi allo studio però si rivela più difficile del previsto. Le nozioni non sembrano difficili, ma non riesce in nessuno modo a prestare abbastanza attenzione a tutte
quelle parole. Il suo telefono comincia a vibrare annullando definitivamente ogni piccolo sforzo fatto finora.
“Ehi” risponde atono una volta accettata la chiamata, non prova neanche a nascondere la delusione che sta provando.
Ciao... ti disturbo? Stavi studiando?” la voce è quella di Riccardo, compagno di classe storico del liceo e attualmente dell'università.
“Ci stavo provando, ma forse una pausa è quello che mi serve. Come va?” si dirige verso il suo letto con ancora le lenzuola sfatte e rilassa ogni singolo muscolo, il suo cervello trova pace ora che ha davvero una motivazione per non studiare.
Tutto apposto, tu invece? Non ti fai sentire da giorni e hai mancato l'appello.” nelle sue parole può individuare l'entusiasmo smorzato dalla preoccupazione, effettivamente il suo comportamento è leggermente mutato ultimamente. Ed ecco che ritornano nella sua mente due occhi marroni profondi e un ghigno che nasconde un universo intero.
“Sì, tranquillo. Ho avuto un po' di pensieri per la testa e non mi sono concentrato abbastanza.” gesticola con la mano libera seppur consapevole di non poter essere visto, in tutti i modi vuole convincere l'amico che tutto è perfettamente nella norma.
D'accordo, allora questa sera ci sei?” chiede, anche se non sembra affatto una domanda. Come se Riccardo conoscesse già la risposta.
“Stasera?” ribatte Claudio con fare confuso, non ha la minima idea di ciò di cui stanno parlando.
Ehilà, Terra chiama Claudio! E' sabato, ci becchiamo al solito locale?” esclama quindi, stordendo momentaneamente l'udito di Claudio che oltre ad allontanare il telefono dalla guancia si picchia una mano sulla fronte per la sua dimenticanza.
“Ah sì, certo. Come sempre! Senti ora ti lascio, cerco di combinare qualcosa di serio prima di stasera.” Claudio spera di liquidarlo in fretta, e dopo un breve saluto riesce a staccare la chiamata per farsi avvolgere dal totale silenzio.

Un'illuminazione lo colpisce, riprende quindi il telefono e compone un breve messaggio all'amico. Posso portare un'amica?
La risposta che riceve subito dopo è un'esagerata sfilza di faccine ambigue che dovrebbero in qualche modo significare un riscontro positivo.


Quella stessa mattina Elisabetta si sveglia con un leggero sollievo, la sveglia non l'ha traumatizzata più di tanto e quella sembra una giornata discretamente sopportabile.
E' il giorno di riposo della sua titolare, perciò rimane tutto il giorno in cassa felice di non essere importunata da Maddalena e le sue frecciatine velenose. E' una giornata piuttosto lenta, scandita da pochi clienti e di conseguenza poche vendite, Elisabetta si concede qualche minuto al cellulare.
Ci ha pensato a quel bacio, forse fin troppo, immaginandone il seguito ma domandandosi allo stesso tempo il suo significato. Non riesce a impedirsi di pensare che le sia stato dato senza alcun sentimento. Ovviamente.
Arriva un messaggio di Claudio e la sta invitando ad uscire la sera stessa, “giusto per un drink” sono le esatte parole.
Non le viene in mente quando è stata l'ultima volta in cui è uscita di sera, nel weekend, per fare esattamente ciò che alla sua età viene chiesto di fare: divertirsi. Alla fine, inaspettatamente anche per lei, risponde che ci sarebbe stata.

Sono quasi le otto di sera, Elisabetta sta tornando a casa tormentandosi con il pensiero di avere “solo” due ore per prepararsi. Non per i vestiti o per il trucco, non sa più come ci si comporta in quelle situazioni. Mentre sale le due rampe di scale che la conducono a casa realizza che non conosce nessuno e Claudio non potrà prestare attenzione solo a lei, e un moto di gelosia le incendia il petto nonostante sia ridicolo farsi inondare da quel sentimento così becero.
“Tuo padre sta arrivando, ti va bene il pollo per cena?” la voce di sua madre irrompe violentemente nei suoi pensieri e non può impedirsi di rimanere paralizzata per qualche istante totalmente spaesata.
“In realtà non ceno a casa, esco tra un paio d'ore.” risponde con timore, sua madre non ha mai apprezzato quel genere di imprevisti.
“E dove pensi di mangiare? Con chi esci?” sono infatti le domande che condisce con irritazione, tutte le azioni che stava compiendo rimangono sospese per scrutarla con sospetto.
Effettivamente fino a qualche anno fa sua madre era prontamente informata di ogni sua amicizia creata o distrutta, ogni discussione, ogni momento esilarante. E persino un cieco si sarebbe accorto che ad Elisabetta non erano rimaste persone su cui contare o semplicemente incontrare.
“E' un amico, non so ancora in quale locale andremo.” lo stretto necessario, non è più abituata a quelle lunghe chiacchierate fino a notte tarda, con la tisana tiepida e i programmi in tv a basso volume. Ora sono piuttosto poche discussioni sporadiche che parlano di tutto e di niente, totalmente inutili.
“Lo conosco?” ritorna ai fornelli, poco soddisfatta della sua risposta, ma imperterrita a scoprirne di più.
“No, l'ho incontrato un paio di volte in negozio.” impegna le sue mani in gesti incoerenti e movimenti del tutto superflui mentre termina quello che ai suoi occhi assomiglia più ad un interrogatorio piuttosto che una semplice conversazione.
Si fionda così nella doccia con il solo intento di annegare ogni singolo pensiero o preoccupazione, permettendo al vapore di annebbiare ogni singolo neurone con la piccola speranza di trovare una persona nuova una volta riaperta la grande tenda azzurra. Ma no. Quando si specchia vede il solito viso deformato dalle goccioline che scorrono sul vetro e tutto ciò che avrebbe voluto dissolvere si trova sempre allo stesso posto. Suo padre è tornato a casa, lo capisce dai passi pesanti e i movimenti rumorosi. Lo saluta velocemente solo per compiere il viaggio dal bagno alla sua camera.

La sua preparazione è puramente meccanica e mentre si veste si rende conto di quanto i suoi vestiti si abbinino perfettamente al sentimento di pura apatia che si è steso sul suo viso. Si trucca, ed è passato davvero troppo tempo da quando l'ha fatto l'ultima volta perché strucca una decina di volte l'occhio dall'eyeliner sbavato. Opta quindi per un banalissimo ombretto di una chiara tonalità di marrone leggermente decorato da brillantini.
Mancano venti minuti all'appuntamento, sbadiglia annoiata mentre scrolla post noiosi rigorosamente nella sua camera con la porta chiusa. Nei momenti di assoluto silenzio sente rumore di posate che sbattono tra loro e se si concentra anche alcuni dialoghi di chissà quale fiction in tv.
Sente all'improvviso lo stridio del campanello e sgranando le pupille si affretta ad aprire la porta lanciando un “sto uscendo” ad una porta ormai semichiusa. E' ritornata l'ansia, il tremore delle sue gambe è un piccolo indizio. Non trova il coraggio di specchiarsi al grande specchio dell'androne, apre direttamente il portone notando la figura di Claudio appoggiata alla fiancata della macchina.

“Buonasera” la sua voce è impostata e a farle compagnia è un sorriso genuino, forse è per quello che Elisabetta risponde allo stesso modo abbassando però il volto lentamente. Claudio si sposta dalla portiera aprendola al posto suo e mentre Elisabetta sta per sedersi, la afferra per un fianco e posa un leggero bacio sulla guancia.
Il suo corpo si riscalda nelle zone sfiorate, pensa di avere la pelle d'oca sulla braccia fortunatamente nascosta dalle maniche del giubbotto. Trova assolutamente ridicolo dover trasalire per dei gesti così semplici.
“Com'è andata a lavoro?” la macchina è profondamente silenziosa se non si conta il motore in sottofondo quando vengono cambiate le marce, ha persino paura di star respirando troppo rumorosamente.
“Tutto ok, giornata noiosa. Come va lo studio?” risponde Elisabetta giocando con la cintura di sicurezza. Non riesce a trovare il coraggio di guardarlo, ma con la coda dell'occhio nota che anche lui è intensamente concentrato sulla strada. Fortunatamente, vorrebbe aggiungere.
“Benissimo, grazie.” non lo vede, ma dall'intonazione scommetterebbe la sua vita che lui abbia sorriso.
Il tragitto si rivela piuttosto corto, effettivamente è una zona parecchio vicina a casa sua, raggiungibile anche a piedi. Sono nel Quadrilatero Romano, precisamente in una piccola piazza contornata da piccoli locali che riescono a mantenere l'ambiente tranquillo anche con la clientela sistemata nei dehor. I lampioni illuminano gli edifici di un colore arancione che rende ancora più intimo il contesto.
Sono tutti piuttosto eleganti, o almeno non casual come Elisabetta che si è pentita di ogni scelta fatta nei preparativi. Intanto Claudio si dirige verso quello che lei immagina sia il suo gruppo di amici, pensa di contarne sette. Sembrano piuttosto sportivi ma, di nuovo, lei non si sente all'altezza.
Alla fine sono due ragazzi e tre ragazze, è sempre stata pessima in matematica ma quello è un nuovo record. Stanno ridendo per qualcosa che la bionda ha detto e non sembrano riuscire a fermarsi nemmeno quando Claudio annuncia la sua presenza, Elisabetta aspetta un paio di passi indietro.
“Ciao Claudio!” esordisce un dei due ragazzi regalandogli un poderosa pacca sulla spalla mentre nell'altra mano ha una birra semivuota.
“Ciao Ric... allora, cosa c'è di così divertente?” ride anche lui, semplicemente contagiato dagli altri.
“L'ennesimo flirt finito male di Elena!” esclama la bionda che ancora ansima per le forti risate, i suoi occhi si rivolgono verso la mora accanto a lei in un pessimo tentativo di scuse.
“Ha solo detto di essere impegnato quel giorno, non ho ancora fallito!” si difende Elena tradita da un sorriso divertito. “Piuttosto, che fine avevi fatto?” gli sguardi si rivolgono tutti su Claudio che liquida con una alzata di spalle una smorfia indifferente.
“Hai intenzione di presentarci la straniera?” chiede la terza ragazza, forse la più minuta delle tre e con una folta chioma rossiccia.
“Lei è Elisabetta” dichiara spostandosi dalla sua posizione, esponendola quindi a tutte quelle occhiate curiose. “E loro sono i miei irritanti amici: Riccardo, Elena, Monica, Giorgia e Alessio.” li presenta indicandoli uno ad uno mentre appoggia con nonchalance una mano sulla sua spalla. Elisabetta solleva timidamente una mano in segno di saluto
“Andiamo a prendere qualcosa da bere, cercate di lasciarci qualcosa da mangiare!” si raccomanda prima di portare entrambi alla porta in legno del locale.
“Va tutto bene?” le chiede poi una volta in fila al bancone.
“Sì, grazie. Sono solo un po' stanca dalla giornata.” giustifica iniziando a godere di quelle piccole attenzione che non risultano minimamente calcolate.
Ordinano due drink, di cui uno analcolico per Claudio, e mentre li trasportano al tavolino all'esterno Elisabetta prega perché quella quantità non la mandi in un terribile dopo sbornia il mattino dopo
Il gruppo è di nuovo coinvolto in una conversazione accesa, prevalentemente aneddoti successi durante le lezioni o semplicemente un riassunto della loro situazione scolastica. Si ritrova a ridere in qualche occasione, soprattutto le sporadiche battute di Alessio che hanno sempre uno spiccato sarcasmo.
Ha sempre voluto raggiungere quel tipo di confidenza con un ipotetico gruppo di amici, ma ogni volta che qualcuno spariva dalla sua quotidianità quel sogno si allontanava sempre più. Nonostante si stia divertendo sente un abisso tra lei e il resto delle persone, come se lei non possedesse più quella spensieratezza e fosse troppo occupata a combattere ogni giorno con un'angoscia diversa.

Sorprendentemente l'alcool ingerito è stato prontamente assorbito dal cibo, lasciando ad Elisabetta solo una lieve e piacevole alterazione delle sue sensazioni. Si sente leggera, ed è questo che vorrebbe provare costantemente. Il potere di non farsi sopraffare da ogni cosa che succede, l'abilità di far scivolare le preoccupazioni e credere fermamente che a volte una brutta giornata si può tranquillamente superare.
Stanno tornando alla macchina e Claudio aggrotta le sopracciglia quando capisce che il lieve canticchiare proviene dalle labbra chiuse di Elisabetta e che quest'ultima ogni tanto fa scontrare le loro mani.
“Vedo che il Moscow Mule ha fatto effetto.” ridacchia quindi lui pentendosi di averla fatta smettere, ma riprende subito dopo essersi difesa dichiarando di essere totalmente lucida. Forse un pochino più allegra del solito.
“Dimostramelo.” la sfida mantenendo il ghigno divertito. La strada è totalmente deserta, l'orologio segna l'una di notte passata.
Quindi non è strano per lei percorrere il marciapiede con le braccia distese saltellando su una gamba sola e non prova imbarazzo quando si sbilancia e Claudio è costretto a tirarla per un braccio per non farla cadere a terra.
“Soddisfatto?” chiede Elisabetta, le sue parole sono attutite dal suo cappotto e dal goffo abbraccio in cui si sono chiusi i loro corpi.
“Mh, diciamo appena sufficiente.” schernisce lui strofinando una mano sulla sua schiena. Sta definitivamente arrivando la fredda aria invernale.
“Sufficiente?” si sposta da quella unione con una finta smorfia indignata e guardandolo dritto negli occhi. Ringrazia la sua amica vodka che in quel momento le permette di osservare da così vicino tutti quei dettagli, per esempio in questo momento i suoi occhi sono paragonabili a due voragini e sono ancora più scuri a causa della scarsa illuminazione. Ha il naso e le guance arrossate dal freddo e il pallido colore della pelle restante va risaltare ancora di più le sue labbra ormai cremisi. Sta ancora ridendo e questo le fa apprezzare ancora di più il suo sorriso che imperterrito si vuole rendere protagonista di quello spettacolo.
Sarebbe così sbagliato approfittare della situazione adesso? Quando il mondo sembra darti tutto il tempo necessario per prendere ciò che ti spetta, quando finalmente non trovi più ragioni per tirarti indietro e semplicemente testa e cuore sono sulla stessa lunghezza d'onda.

Non si accorge di avvicinarsi lentamente anche se sta godendo di ogni singolo attimo, ma sente Claudio arrendersi alla sua scelta. Le sue braccia la stringono più forte e le labbra si stanno studiando attentamente senza lasciare nulla al caso.
Elisabetta si regge sulle punte dei piedi, le sue mani sono intrappolate dall'abbraccio eppure non ha mai provato una posizione più comoda di quella.
“Anche questo è appena sufficiente?” sussurra allontanandosi di qualche millimetro, le parole si stendono direttamente sulla labbra di Claudio che rimane totalmente immobile e scioccato dal momento.





Ciao a tutti! Aggiornamento più veloce e addirittura capitolo più lungo: se il pianeta Terra decidesse di esplodere potete darmi ogni colpa.
Qualcosa si è finalmente sbloccato, ma non troppo, perché ovviamente Elisabetta non può vivere una cosa del genere con pura leggerezza. E se doveste provare nei suoi confronti sentimenti negativi allora è totalmente comprensibile. Faccio fatica a sopportarla io che la scrivo.
Comunque, spero non vi siate annoiati con qualche parola in più rispetto allo standard e confido ancora nel ricevere qualche riscontro in più. Ma apprezzo anche i lettori silenziosi.
A presto! (incrociando le dita)

   
 
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