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Autore: Ivy001    29/03/2021    0 recensioni
Stavolta ho voluto scrivere una one-shot con Tokyo in primo piano. Spero vi piaccia. Buona lettura
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tokyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tokyo è seduta in riva al mare, riscaldata da un sole, quel dì, più caldo che mai.

Respira a pieni polmoni il sapore della libertà, una libertà costata la vita di persone a cui voleva bene.

Se soltanto ripensa a quanto vissuto negli ultimi anni, il senso di colpa torna a schiavizzare i suoi pensieri.

Ma adesso è lì, sull’isola di Coron, nelle Filippine, distante dalla sua terra, da ogni ricordo legato ad essa, bello o brutto che sia, in fuga da chi continua a ricercarla, per sbatterla definitivamente in galera.

Quando ha messo piede su quella magica spiaggia, ben nove anni fa, avvolta dal silenzio e dalla brezza marina, ha pensato di trovarsi in paradiso; si guardava attorno constatando che lì avrebbe vissuto di mera solitudine.

Niente Professore, niente banda dei Dalì al completo, niente Rio! Sì, neppure il suo compagno, il ragazzo che amò disperatamente e per la cui cattura fu organizzata la seconda rapina, è sopravvissuto.

Oggi, Tokyo risiede stabilmente in quell’isola, ringraziando ogni giorno chi non c’è più che ha regalato a lei una seconda vita: la banda, il cui sacrificio le ha permesso di scappare appena in tempo, prima della cattura da parte della polizia.

Se c’è una cosa che però la Oliveira ha volutamente deciso di fare è ricompattare i Dalì, appellandosi  alla seconda generazione.

“Ehi, zia, a cosa stai pensando?”  - le domanda un ragazzino di 18 anni, dai capelli neri come la pece e la carnagione olivastra, sedendosi accanto a lei.

“Alla tua mamma, Axel!” – risponde, accarezzandogli dolcemente il viso – “A tutta la Banda”

“Siete stati una famiglia molto unita”

“Non immagini quanto, tesoro” – aggiunge, trattenendo le lacrime.

Respira profondamente, socchiudendo gli occhi, mostrandosi quanto più forte possibile.

“Però se oggi hai creato una nuova squadra è perché l’amore che vi univa non è morto e continua ad esistere tramite noi!” – commenta Axel, mostrando un lato amorevole degno della dolcezza di Nairobi, una dolcezza che solo chi la conosceva bene poteva cogliere.

“Sono stata fortunata ad avervi intercettato tutti, e che abbiate avuto fiducia e siate venuti fin qui, in un luogo sperduto!”

“Siamo una bella squadra, zia Tokyo, e io sono felicissimo di aver accettato, quel famoso giorno, di quasi dieci anni fa, la richiesta di una presunta parente che mi cercava…i miei genitori adottivi non sospettarono nulla, però io avevo delle idee. Pensai addirittura a mia madre, anche se la tv, i giornali, lo scandalo legato alla sua atroce morte, è giunta alle mie orecchie in tempi molto brevi”

“Sei un ragazzo maturo, Axel e lei sarebbe fiera di te”

“Io invece vivrò senza nessun ricordo di lei…” – si incupì il diciottenne, intento a incidere qualcosa sulla sabbia bagnata , con un legnetto.

“Ti amava più di se stessa, te lo assicuro. Ha lasciato a te tutto il denaro che abbiamo stampato e portato via dalla Zecca e partecipò a quella rapina per racimolare i soldi necessari e venirti a prendere. Non ha smesso un solo giorno di averti come unico scopo della sua vita” – racconta Silene, nostalgica al ricordo della migliore amica.

Con dolcezza, condividendo lo stesso umore dell’adolescente,  lo abbraccia dandogli quel calore materno che fino a qualche tempo fa era convinta di non avere.

Con il figlio di Nairobi, invece, si rese conto del contrario. Per di più, accanto ad Axel si sente a casa, percepisce quella sorella in ogni momento. La somiglianza fisica gli ricorda che Agata Jimenez non è andata via, ma è proprio lì, accanto a lei.

Il momento dolce viene interrotto dall’arrivo improvviso di un gruppo di ragazzi, intenti a ridacchiare tra loro.

“Ecco i chicos de oro” – sorride Axel, riferendosi agli amici, diventati ormai suoi fratelli e sorelle. Buffo, li chiama esattamente come Nairobi definì tempo addietro i saldatori di Bogotà.

“Zia Tokyo, vorremmo che venissi con noi dentro casa!” – dice una ragazza dai lunghi capelli castani.

“Certo, Paula!” – risponde la donna, mettendosi in piedi, prendendola per mano. Anche la figlia della Murillo è cresciuta e diventata molto simile a Lisbona. Hanno addirittura gli stessi occhi.

“Non avrete mica combinato qualche guaio, vero Cincinnati?” – la domanda di Tokyo viene rivolta direttamente al figlio di Denver e Stoccolma, noto per fare casini.

“Tranquilla, tutto ok! Puoi fidarti” – rispose una ragazzina dai capelli castani e gli occhi azzurri come il mare.

“Bene, Ana. Di te mi fido più dei maschietti” – con tono scherzoso, indicò i giovanotti presenti.

“Solo perché nostra sorella è femmina, non vuol dire che tu debba sempre crederle” – intervenne Drazen, uno dei tanti figli di Bogotà.

I sette, ormai più che maggiorenni, sono stati rintracciati da Tokyo, mediante i serbi, amici del professore, i quali hanno agito per lei in Europa e fuori dal vecchio continente.

Così la Oliveira ha radunato una bella squadra, assumendo il ruolo di Capo, così come anni addietro fece il Professore.

A differenza di Sergio, lei non deve istruire nessuno per alcuna rapina. Lo scopo era quello di radunare la famiglia, e risentire quel calore e quella gioia del vivere provati con i Dalì.

Quando arrivarono sull’isola, anni e anni prima, Silene promise che avrebbe raccontato loro dei genitori e dei momenti trascorsi insieme.

Il primo che la raggiunse fu proprio Axel, seguito a distanza di pochi giorni da Cincinnati e Paula, diventata una sorta di sorella maggiore per il ragazzino.

Solo qualche mese dopo, la numerosa prole di Bogotà si unì alla nuova Banda.

Diretti verso l’ingresso di casa, Axel si trattiene in riva al mare, gettando il legnetto con cui aveva tracciato linee sulla sabbia bagnata, tra le placide onde.

Prima che le queste cancellassero quanto realizzato, il diciottenne legge ad alta voce la scritta incisa – “ Siamo la resistenza e la resistenza non molla mai”

Volge lo sguardo al cielo e invia un bacio in alto.

“Sono sicura che vegliano su di noi” – Axel riconosce la persona rimasta sulla spiaggia, intenta ad osservarlo mentre lascia andare quel dolore che custodisce silenziosamente.

“Ivana, pensavo fossi andata con gli altri” – si imbarazza il figlio della Jimenez.

La giovane, sua coetanea, avanza verso di lui e sorridendogli gli regala un tenero bacio sulla guancia.

“Zia Tokyo ha raccontato che mio padre e tua madre si sono innamorati…chissà che non possa accadere lo stesso di nuovo…” – una vera frecciatina che mostra quanto la biondina dagli occhi azzurro cielo abbia un interesse amoroso.

Ivana sembra indossare i panni di Nairobi, con la sua determinazione nel prendere ciò che vuole, contrariamente ad Axel, impacciato, che arrossisce di fronte ad una palese dichiarazione, più somigliante al Bogotà degli ultimi tempi.

E’ il caos proveniente dalla casa di Tokyo ad interrompere il silenzio creatosi tra loro.

“Avranno già stappato lo spumante! Andiamo” – dice la ragazza, consapevole di non essere ricambiata dall’amico.

Mentre Axel nella sua testa pensa e ripensa – “Non sono alla sua altezza. Lei è così matura, così bella, così intelligente… non vorrei fraintendere le sue azioni. Ha cinque fratelli pronti a prendermi a pugni..”  - combatte contro i suoi stessi pensieri. Poi però, qualcosa, non sa bene cosa, gli dà la spinta finale. Riesce a mettere in stand by la testa, affidandosi al cuore.

Raggiunge la figlia di Bogotà, qualche metro più avanti e le prende la mano.

Ivana si immobilizza trovandosi di fronte, a pochi centimetri, la persona che le piace.

La scena ricorda alla perfezione il primo bacio tra i loro genitori. Un incontro di labbra che racchiude un sentimento che diventa sempre più forte. Nel loro caso, ad interromperli è la voce di Cincinnati, ben udibile seppure molto distante.

“Piccioncini, zia Tokyo voleva dirvi che siete bellissimi insieme e che questo è il più bel regalo di compleanno che potevate farle” – li prende in giro.

E’ Julian a precisare – “Guai a te se la fai soffrire”

“Ben detto” – intervenne Yaris.

“Benvenuto in famiglia!” – aggiunge Eric, riferendosi ad Axel.

“Adesso sì che possiamo dire che nostro padre e Nairobi sono tornati insieme…” – conclude Ana, emozionata e  felice per sua sorella minore.

Così, di fronte ad una bella torta e dello spumante, i nuovi Dalì festeggiano Tokyo, la quale è sempre più grata a chi non c’è più per averle dato la possibilità di rinascere.

Solo così può veder diventare adulti i loro figli, pezzi dei loro cuori che da anni ,ormai, hanno uno spazio speciale anche nel suo.

   
 
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