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Autore: Rota    30/03/2021    1 recensioni
Preme i palmi delle mani l’uno sopra l’altro, tenendoli verticali in aria, e poi si china in avanti, facendo dondolare i capelli corti ai lati del suo viso dolce.
-Perdonami, sanpai! Mi dispiace davvero da morire!
Maki, distante da lei neanche mezzo metro, sospira ed estrae anche l’ultima banconota dal proprio borsello – la guarda con la coda dell’occhio, ma questo è sufficiente perché Nobara senta la sua leggera irritazione.
-Ora basta, devi proprio smetterla!
La ragazza più giovane scatta, piuttosto costernata, e si aggrappa alla manica della sua giacca.
-Ma, senpai! Questo-
Questo è tutta colpa del fatto che ha le mani bucate.
O meglio, che se si tratta di Maki, smette proprio di ragionare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kugisaki Nobara, Zenin Maki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Titolo: Secondo appuntamento
*Fandom: Jujutsu Kaisen
*Personaggi: Maki Zenin, Nobara Kugisaki
*Avvertimenti: Shojo-ai, What if?
*Generi: Fluff
*Rating: Giallo
*Settimana/Prompt: Settima settimana/ Inizio e fine (M8)
*Parole: 1926
*Note: Io mi sono innamorata di queste due dalla prima scena in cui sono apparse vicine. Trovo le loro personalità singolarmente forti e ben descritte, e assieme formano un duo completo ed equilibrato, davvero al top.
E quindi niente, questa volta ho scritto qualcosa di fluff e molto cliché ma insomma ci vuole anche questo nella vita oibhò ee/
Buona lettura!
 
 
 





 
 
 
Preme i palmi delle mani l’uno sopra l’altro, tenendoli verticali in aria, e poi si china in avanti, facendo dondolare i capelli corti ai lati del suo viso dolce.
-Perdonami, sanpai! Mi dispiace davvero da morire!
Maki, distante da lei neanche mezzo metro, sospira ed estrae anche l’ultima banconota dal proprio borsello – la guarda con la coda dell’occhio, ma questo è sufficiente perché Nobara senta la sua leggera irritazione.
-Ora basta, devi proprio smetterla!
La ragazza più giovane scatta, piuttosto costernata, e si aggrappa alla manica della sua giacca.
-Ma, senpai! Questo-
Questo è tutta colpa del fatto che ha le mani bucate.
O meglio, che se si tratta di Maki, smette proprio di ragionare.
 
 
Sventolava il piccolo dépliant pubblicitario fino a qualche ora prima, davanti al nuovo centro commerciale aperto la settimana prima.
-Eccoci arrivate! Che te ne pare?
Guardò con gli occhi luccicanti l’altra ragazza, un poco meno impressionata e un poco meno entusiasta di lei. Vederla in abiti borghesi e non con la divisa scolastica era qualcosa di straordinario, che era in grado di renderla ben più che felice.
Maki aveva sorriso alla sua espressione, con una dolcezza che sfociava nella confidenza e nella tenerezza.
-Beh, sembra piuttosto grande.
-Vero? Qui dice che ha sette piani e cinquanta negozi!
-Spero tu non voglia vederli tutti…
Nobara aveva riso alle sue parole, e aveva approfittato del momento per prenderle il braccio tra i propri e cominciare a trainarla verso la vetrata d’ingresso.
-Questa è una sfida, senpai!
A malapena la sentì sospirare e poi ridacchiare.
Quel pomeriggio sarebbe stato soltanto loro: sia Itadori sia Fushiguro erano stati lasciati a scuola con una scusa banalissima – Maki sarebbe stata in grado di reggere tutti i pacchetti e tutti i sacchetti necessari, secondo il modesto parere di Nobara, quindi loro due sarebbero stati solo che inutili – e niente poteva interferire con quello che era a tutti gli effetti il loro secondo appuntamento ufficiale. Il primo era stato al laghetto della scuola, meravigliosa esperienza; Nobara era assolutamente intenzionata a rendere anche quell’appuntamento indimenticabile.
Entrarono quasi di corsa, superando un’altra coppietta ferma davanti al cartellone con l’elenco di negozi e bar e ristoranti. Ancora prima di vedere dove fossero le scale o l’ascensore, gli occhi della giovane finirono per posarsi su alcune macchinette, dove diversi pupazzetti morbidi aspettavano solo di essere presi da una presa di ferro e portati nelle loro mani.
Guardò nuovamente Maki con occhi luccicanti.
-Iniziamo subito a divertirci!
La ragazza con i capelli lunghi, sciolti per l’occasione e tenuti indietro da un bel cerchietto, avrebbe voluto dirle che bastava la sua sola presenza per essere contenta, ma intuiva anche che non era esattamente il tipo di rassicurazione che Nobara stava così tanto cercando. Si lasciò trascinare davanti alle macchinette prima di rivolgerle uno sguardo dubbioso.
-Vuoi davvero provare? Questo genere di cose prende soldi e basta, è piuttosto difficile riuscire ad acchiappare qualcosa.
Nobara, in compenso, era inamovibile.
-Non ti preoccupare! Sono brava in queste cose! Ti prenderò un pupazzino, dimmi quale ti piace di più!
Maki ridacchiò al suo entusiasmo, contenta che fosse così tanto fomentata. La faceva in un certo senso sentire speciale. Quindi indicò un piccolo orsacchiotto tutto rosa e giallo, con due occhi troppo grandi e blu.
Nobara aveva ragione, in quei giochi era davvero brava – fece solo sette tentativi prima di prendere esattamente il pupazzino che Maki aveva indicato.
 
 
Accompagnate da una musichetta allegra, le due ragazze arrivarono al terzo piano del grande edificio. Appena le porte dell’ascensore si aprirono, Nobara saltellò verso l’esterno e si guardò attorno, per cercare qualcosa che potesse essere carino da fare assieme alla fidanzata. Aveva studiato solo la parte dei bar e dei ristorantini prima di venire lì, ma voleva fare anche altro prima di andare a mangiare.
Vide un negozio dalle insegne brillanti e piene di lucine, abbastanza appariscente.
Una volta che Maki fu al suo fianco, le prese di nuovo il braccio e la trascinò più vicino, per vedere di cosa si trattasse. Appena capì che vendeva bigiotteria e altra roba del genere, si fiondò dentro assieme all’altra.
La lasciò andare solo quando vide che i corridoi del negozio, tra gli scaffali alti pieni di merce dall’aspetto grazioso, erano troppo stretti per passare in due persone.
Ma appena fece un passo verso una vetrinetta di orecchini dalle tonalità del rosa e del rosso, la sentì ridacchiare.
-Non pensavo ti piacesse questo genere di cose, Kugisaki-kun.
Lei fece una smorfia, poi le sorrise.
-In realtà, non volevo comprare niente per me!
-Ah? E cosa volevi comprare, allora?
Nobara fece un sorriso furbo, che istigò non poca curiosità in Maki.
La ragazza più grande la seguì per i vari scaffali, guardando di sfuggita gli oggetti carini esposti; si fermò soltanto quado vide un pendaglio a forma di panda, luccicante e morbido. Per questo motivo, quando Nobara la chiamò, non seppe davvero dire cosa stesse guardando.
-Ecco qui! C’è qualcosa che ti piace?
Su un mobile, un lungo cilindro mostrava una serie di piccoli lacci per capelli colorati, in ordine per sfumatura e complessità. C’erano i più semplici, arricchiti di filamenti dorati o argentati, e c’erano anche i più complessi, da cui pendevano diversi animali o stelline, cuoricini con caratteri e lettere singoli.
Maki alzò un sopracciglio, guardandola con un piccolo ghigno.
-Me lo chiedi in maniera così sfacciata? Non vuoi neanche tentare di indovinare tu?
Si chinò verso la vetrina e spostò il dito indice su tutta la fila, senza indicare nulla in particolare.
-Quale di questi mi starebbe meglio?
Nobara gonfiò le guance e guardò i lacci, cercando di immaginare ognuno di quelli stretto attorno ai capelli di lei. Cominciò a pensare ad alta voce, ancora parecchio indecisa.
-Uhm… qualcosa di discreto e funzionale, ma che non sia scialbo né banale…
Maki si divertì molto a sentirla, perché le sembrava quasi d’essere stata analizzata a fondo, con cura. Nobara le aveva indirizzato un’attenzione duratura, capace di estrapolare informazioni precise su diverse cose di lei. E quel genere di attenzioni, dalla ragazza che le piaceva, non facevano altro che compiacerla nel profondo.
Dopo un minuto abbondante, la ragazza più giovane indicò un laccio abbastanza semplice, formato da tre filamenti di tre tonalità di viola diversi e un filamento invece più scuro e interno.
-Questo?
-Lo trovo molto grazioso.
-Bene! E poi, risalta anche il colore dei tuoi capelli.
-Questo forse è un po’ troppo.
Nobara ridacchiò, mentre prendeva il laccio per andare poi alla cassa.
-Volevo fare una buona impressione!
E certo la buona impressione l’aveva fatta, anche se un po’ goffamente.
Maki strinse il proprio nuovo pupazzino al petto, mentre le sorrideva.
-Cerca di non esagerare.
 
 
Della nuova biancheria intima sportiva, una nuova fornitura di garze, cerotti e disinfettante, un nuovo tipo di smalto. Quel giorno, Nobara le ha comprato un sacco di cose, con la scusa di portarla in giro dove più desiderava.
Anche comprare un paio di collant nuovi è stata una sua idea, d’altronde – invece, quella di attirarla nel camerino assieme a lei, è stata un’idea tutta di Maki.
Dopo averla messa contro la parete e averla fermata, appoggiando le mani ai lati della testa di lei, Maki le ha sorriso a un soffio di distanza dal suo viso.
-Allora? Come mi sta questo paio?
Nobara, facendo il suo gioco, ha risposto al suo sorriso.
-Senpai, non riesco a vedere bene…
Un bacio, hanno socchiuso gli occhi, sentendo a malapena una delle commesse passare davanti alla porta del piccolo camerino.
La ragazza più giovane ha abbassato le mani e ha stretto tra le dita le natiche di lei, più volte.
-Direi che sul sedere ti stanno alla perfezione, senpai… ti stanno proprio bene.
Ha sghignazzato contro la sua bocca, sorridendo poi di nuovo.
L’ha presa per le cosce e l’ha sollevata, tenendola sempre contro la parete; Nobara l’ha abbracciata e si è sorretta sulle sue spalle, circondando la sua vita con le proprie gambe, in modo da poter continuare a baciarla senza troppo difficoltà.
-Sicura che mi stiano meglio? Magari posso provarne un altro paio-
-Oh, sì! Quello con i fiorellini! Sicuro ti sta divinamente! Togli questo, svelta!
 
 
Il bar dell’ultimo piano è esattamente come lo ha trovato descritto sul dépliant. Una bella terrazza da cui la vista cittadina al tramonto riesce a rubare il fiato, una vetrata che protegge dal vento troppo forte, un bell’ambiente con paraventi tra un tavolo e l’altro in modo da conservare l’intimità delle coppie di amici o fidanzati.
In qualche modo, anche vederla mangiare una granita nella maniera più rilassata possibile è stata una cosa molto bella per lei – che le ha riempito il cuore di una gioia stupida, forse. Maki non ha smesso un solo secondo di sorridere, contenta a propria volta, e non quel sorriso che diventa un ghigno e una smorfia di sfida all’apice della battaglia, no: è quel genere di sorriso che rivolge solo a lei. Specialmente quando sono sole, ma anche quando sono in compagnia di altre persone, perché tra le tante qualità di Maki c’è anche il fatto di essere piuttosto orgogliosa della propria fidanzata.
Si sono accarezzate le dita e la punta del piede, sotto il tavolo. Hanno parlato del nulla, vestiti e cose sciocche, comprese le tecniche migliori per affilare la lama di una scimitarra.
Ovviamente, Nobara si è portata avanti tra le due al momento del pagamento, piazzandosi davanti alla cassa come se dovesse per forza occupare quel posto. Maki si è limitata a sbuffare e ridacchiare, senza trattenere tra le labbra un commento circa il fatto che aveva almeno una dozzina di cose nuove da portare in camera e non aveva ancora aperto il portafoglio. Nobara ha sorriso, un poco di meno quando la macchinetta del Pos ha mandato tre volte il segnale d’avvertimento.
Disponibilità giornaliera esaurita. Nobara non poteva più pagare altro.
Ha provato a vedere i propri contanti, ma nel borsello delle monete ha trovato solo pochi yen, ed è stato a quel punto che Maki le ha cinto la vita col braccio e si è fatta avanti.
 
 
-Perdonami, sanpai! Mi dispiace davvero da morire!
Maki, distante da lei neanche mezzo metro, sospira ed estrae anche l’ultima banconota dal proprio borsello – la guarda con la coda dell’occhio, ma questo è sufficiente perché Nobara senta la sua leggera irritazione.
-Ora basta, devi proprio smetterla.
La ragazza più giovane scatta, piuttosto costernata, e si aggrappa alla manica della sua giacca.
-Ma, senpai! Questo-
Abbassa lo sguardo alla sua espressione dubbiosa, borbottando contrariata.
-Questo non doveva succedere. Volevo offrirti io qualcosa da mangiare…
Dopo un altro sbuffo, Maki ridacchia e smette di far finta d’essere infastidita.
-Mi hai offerto un sacco di cose, Kugisaki-kun. Sarebbe quantomeno imbarazzate se non ti offrissi qualcosa io, prima di tornare a scuola. Non ti pare?
-Ma io-
-Ma tu cosa?
Nobara sorride per nascondere il suo leggero imbarazzo. Vorrebbe dirle che, essendo quella che ha proposto l’uscita, si sente di dover offrire – per semplice cortesia, oltre che per farla contenta. Ma alla fine, si rende conto che è una pretesa di poco conto, perché oltre a esserci occasioni future in cui potrà rimediare a questo, Maki non ha ancora smesso di sorridere.
Si stringe a lei, quindi, avvicinandosi al suo fianco con tutto il corpo.
-La prossima volta, offro io la granita.
La ragazza più grande ride davvero, scuotendo i lunghi capelli bellissimi. Incantevole.
-Va bene. Ma allora ti comprerò io tutto l’armadio nuovo.
-D’accordo, affare fatto!
   
 
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