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Autore: Kiki87    31/03/2021    1 recensioni
Amy e Christian Coulson sono stati colleghi per diversi mesi al pub "La Camera dei Segreti". Il ragazzo è sempre stato molto cordiale ma taciturno e Amy se n'è segretamente infatuata fin da subito. Un piccolo incidente cambia e incrocia i loro destini irrimediabilmente: Amy si offre di offrirgli un passaggio in auto ma, a causa della pioggia, finiscono fuori dalla carreggiata. Christian fugge via arrabbiato e sconvolto e, da quel giorno, i due danno vita a una vera e propria "guerra fredda". Solo l'intervento di un amico comune riesce a chiarire l'origine della rabbia di Christian e, con il tempo, i due riescono a costruire un rapporto reciproco di fiducia, di rispetto e...
Missing Moments di "Once upon a dream", ma potete leggerlo tranquillamente come un racconto autonomo.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Once upon a.... punch! Amy and Christian's story!


Ben ritrovati a tutti! Sono lieta di "ospitare" questo racconto che è stato scritto dalla mia amica che mi ha aiutato enormemente nella revisione di "Once upon a dream". Si tratta di una serie di "missing moments" in quanto Evil Queen si è premunita di ricostruire gli eventi che hanno portato Amy e Christian a iniziare la loro relazione. Non potevano essere raccontati nella storia principale dal momento che è tutta "filtrata" dal punto di vista di Sara. Ma non siete obbligati a leggere la mia storia, quindi se vi siete imbattuti in questo racconto potete leggerlo in totale autonomia: la mia amica è stata molto abile a fornire nel testo e nelle note dei riferimenti che consentono di comprendere il testo senza attingere alla storia da cui sono tratti i due personaggi.
Vi lascio alla sua presentazione e grazie dell'attenzione!

 

Se avete letto "Once upon a dream" saprete senz'altro che Amy è stata la prima ragazza che Sara ha incontrato in Scozia e con cui ha stretto amicizia. Fu proprio lei a procurarle un colloquio con Riddle. Entrambe italiane, hanno in comune l'ingenuità, la predisposizione a ingrassare, a cacciarsi nei guai e ad attirare gli idioti. Ma diversamente dalla protagonista che ha un animo da principessa, Amy è un autentico scaricatore di porto.
È onesta e leale come l'amica, ma si infervora facilmente e tende a esprimersi in un linguaggio piuttosto colorito. Diversamente alta, con gli occhi nocciola e i capelli ricci castani, (che all'inizio tingeva di rosso), non ama che la si prenda in giro per il suo aspetto ed è molto suscettibile al riguardo, per via degli episodi di bullismo di cui è stata vittima in passato.
I suoi genitori si sono separati quando aveva 17 anni. Dopo una lunga depressione e una difficile convivenza con la madre, ha seguito il padre, un costruttore edile, a Glasgow e lì ha iniziato una nuova vita. Segue un corso di inglese, inizia a lavorare a un pub e, contemporaneamente, si iscrive a una scuola per diventare arredatrice d'interni. Si fa anche degli amici , tra i quali spicca Luna Lovegood, tanto che affittano insieme un appartamento e si dividono le spese. Ma non tutto è rose e fiori.
Al pari della nuova amica, anche lei è sfortunata in amore e tutte le sue storie, iniziate con i migliori auspici sono finite nella raccolta dell'umido. Questa povera figlia ne ha passate talmente tante che ha finito per diventare isterica nonché paranoica.
Ne sa qualcosa il povero Christian, reo di averla... "baciata". Ciò che vi racconterò ora è la cronaca di quel "delitto" e ciò che ne è seguito.
Spero di non annoiarvi troppo. Buona lettura.
PS: se non ricordate alcune vicende, vi rinfrescherò la memoria nelle note.

 

 

 

 

 

2018

Erano da poco trascorse le vacanze di Natale che Amy aveva trascorso in Italia, con la madre e gli altri parenti, poiché la donna aveva molto insistito, dato il rifiuto dell'anno precedente. Con grande sollievo era tornata in Scozia e aveva ripreso la sua vita, nonché la routine lavorativa.

Un pomeriggio, come ormai di consueto, si era recata al parco e vi aveva incontrato Christian Coulson. Costui era un bel ragazzo di origini britanniche, alto, magro, coi capelli ricci e neri e gli occhi cerulei1. Erano stati colleghi finché lei non aveva lasciato il pub per intraprendere la nuova carriera di arredatrice.

I due si ritrovavano spesso lì per portarvi a passeggio i rispettivi cani: Penny e Grop2.

Anche quel giorno, dopo aver camminato un po' ed essersi raccontati le rispettive vacanze (anche Christian era tornato dalla madre, in Inghilterra), si erano seduti su una panchina per riposare.

"E tu come ti vedi fra dieci anni?". Le domandò il ragazzo al culmine di una conversazione.
Amy inarcò le sopracciglia con aria perplessa. "Non so neanche come mi vedo tra dieci giorni, figuriamoci tra dieci anni" ribattè prontamente.

Christian sorrise.

"Guarda che sono seria - insistette la giovane- ancora non so come ho fatto a sopravvivere alle ultime due settimane". Scosse la testa per distogliere il pensiero dai rapporti tesi con la famiglia rimasta in Italia.

Il sorriso di Christian divenne una risata. Amy gli fece una smorfia ma in realtà era compiaciuta di avere quell'effetto su di lui, soprattutto al ricordo di quanto fosse composto e taciturno quando lo aveva conosciuto. Seppur sempre garbato e cortese, manteneva uno stretto riserbo e un'espressione seria e indecifrabile sul volto, quasi cupa 3.

Quale segreto, quale enorme peso aveva celato nell'animo per tanto tempo!4

Era scappato dalla madre patria e si era trasferito a Glasglow con l'illusione di ricominciare da capo. Ma la stessa tristezza, la stessa rabbia avevano continuato logorarlo da dentro. Fino a quando non era stata proprio lei, a sua insaputa e involontariamente, a riportarle in superficie. Ma al principio la cosa le si era ritorta contro5.

Ancora sembrava incredibile che fossero diventati amici. L'aveva odiata per così tanto tempo6 e le loro dispute erano state così accese che solo l'intervento di Sean aveva sanato il loro rapporto. Con la sua proverbiale empatia ma una determinazione incrollabile, lo aveva costretto a fare i conti con lei ma, soprattutto, con se stesso. Solo allora Christian si era deciso a confessarle la drammatica verità sul proprio passato così i due, dopo tanti fraintendimenti e burrascose invettive, si erano finalmente chiariti.

Non era stato facile ricominciare da zero. Alle cene in comitiva, si evitavano, scambiandosi a malapena un saluto distaccato e imbarazzato. Ma poi era arrivata la bella stagione e i due si erano ritrovati casualmente al parco. Ancora qualche tiepido saluto, commenti casuali sul tempo, sul paesaggio, sui percorsi da seguire per godere della migliore vista e , lentamente il ghiaccio si era sciolto e le loro conversazioni divenute più fluide e naturali .

Fu ben più difficile far andare d'accordo i loro cani che, a quanto pareva, si odiavano persino più di quanto avevano fatto loro, il che era tutto dire. La prima volta che le due bestiole si erano incrociate durante una passeggiata, l'anno prima, si erano scagliate l'uno contro l'altra e Grop, che era il più agguerrito ma di taglia inferiore, aveva avuto la peggio, inasprendo ancora di più gli animi dei rispettivi padroni7. Ora invece anche loro sembravano in armonia, e come in altre occasioni, se ne stavano accucciati ai piedi della panchina a studiarsi e ad annusarsi a vicenda.

 

"Guarda che non scherzavo - commentò Christian, dopo esser tornato serio - pensi che fra dieci anni farai ancora questo mestiere?".

"Beh, lo spero! È sempre stato il mio sogno". Dichiarò la giovane con entusiasmo, pensando anche ai non pochi sacrifici per raggiungere tale obiettivo. "Anche se..." Amy lo fissò un istante, poi spostò lo sguardo sul cielo terso e, contemplando una solitaria nuvola passeggera, prese a sospirare con aria mesta.

"Cosa?" la incalzò, incuriosito da quel repentino cambio di tono.
"Probabilmente dovrò trasferirmi di nuovo – iniziò a spiegare Amy- magari non subito, ma da qui a qualche anno potrei essere costretta, o dovrò fare la pendolare. Insomma, non credo che mi faranno arredare tutta la città: la concorrenza è tanta e non ci sono abbastanza palazzi per tutti". Sospirò di nuovo. Non le piaceva l'idea di allontanarsi da quella città. Durante la trasferta in Italia, aveva contato i giorni che mancavano al ritorno: ormai si sentiva un'estranea in patria, perché Glasgow era la sua vera casa. Il posto dove si era lasciata un triste passato alle spalle, non limitandosi più a "sopravvivere" ma riscoprendo sé stessa e la gioia di vivere. Un'esistenza altrove le sembrava inconcepibile.

"Beh sei fortunata!" Esclamò Christian distogliendola dai suoi tristi pensieri, in tono allegro. "Dopotutto sono un architetto: posso progettarteli io i palazzi che arrederai, no?".

Stavolta fu Amy a sorridere. "Tipo una società?" gli domandò , voltandosi a osservarlo di sottecchi.

"Qualcosa del genere". Rispose e ne ricambiò lo sguardo. "Uhm - fece la giovane pensierosa, osservando il cielo - non è un'idea malvagia".

"È ottima - insistette lui - pensaci!" Si alzò in piedi per eseguire un po' di stretching. Si alzò anche Amy e, dopo essersi stiracchiata, spostò lo sguardo verso la città che si estendeva in lontananza e gli promise che l'avrebbe fatto. "Ma sappi che sono molto esigente sul lavoro". Aggiunse perentoria. "Riuscirai a far fronte ai miei desideri?". Nel fargli questa domanda aveva enfatizzato le ultime parole e si era voltata verso di lui. Ma poi, distratta Penny che ne aveva richiamato l'attenzione, si chinò verso di lei.

"Oh ! Su questo non ho alcun dubbio". Le rispose Christian con un sussurro. Sorpresa da quella sfumatura particolare della voce si sollevò nuovamente.

E lui la baciò.


La reazione di Amy fece girare alcuni passanti, o forse fu il gemito di Christian a causa del suo pugno.

"MA CHE CAVOLO FAI, SEI IMPAZZITO?!" GIi urlò contro allontanandolo malamente. I cani presero ad abbaiare e ad agitarsi, mentre Christian, con la mano sullo zigomo dolorante per il gancio ricevuto, ribatteva in tono piagnucoloso che era lei ad essere impazzita.

Amy non demorse, ma sembrò rinvigorirsi per l'indignazione."CHE COSA CREDEVI DI FARE, EH?!" Lo incalzò rabbiosa. DI APPROFITTARE DELLA SITUAZIONE, RAZZA DI MANIACO PERVERTITO! " Lo apostrofò con voce stridula.

"NON TI AZZARDARE DI NUOVO A TOCCARMI, PORCO! " Lo minacciò e insultò con voce aspra. Furiosa come non mai, non potendone più tollerarne neppure la vista, riprese Penny e si allontanò a passo di carica.

 

 

Quella sera avrebbero dovuto cenare in pizzeria con i loro amici ma Christian, ferito (non solo fisicamente) e umiliato per l'accaduto, aveva disdetto e spento il telefono per non essere rintracciato e costretto a giustificarsi.

Amy invece, seppur ancora scandalizzata, si presentò lo stesso e, incalzata dai suoi amici, raccontò la vicenda, ma evitando accuratamente di fornire troppi dettagli. Il giorno seguente lo rivide al pub e gli intimò nuovamente di starle lontana. Ma quando lui, dopo aver sollevato gli occhi al cielo, le rispose "con immenso piacere", per la giovane fu come ricevere un pugno nello stomaco.

 

Successivamente, parlandone con le amiche , dovette ammettere sia con loro che con sé stessa che era amaramente pentita della propria reazione8. Confessò loro che il ragazzo le piaceva moltissimo, ma che la paura per tutte le delusioni subite l'avevano fatta reagire in maniera inaspettata e spropositata.

Sara e le altre erano state molto comprensive, ma l'avevano incoraggiata a non rinnegare i propri sentimenti. Se era intenzionata a scoprire se Christian fosse quello giusto, avrebbe dovuto affrontarlo e parlargli onestamente. Se nemmeno ci avesse provato, non avrebbe mai potuto scoprirlo e tentare di essere felice.
Cosi, senza ulteriori indugi, si era fatta dare l'indirizzo da Sean, era saltata in macchina e si era recata a casa sua.

 

***

Il ragazzo abitava in periferia, in un gran complesso condominiale circondato da alberi e giardinetti . Non molto distante da dove abitava Sean. Prima di poter accedere al cortile interno, Amy (già avvertita da lui) dovette recarsi in portineria, presentarsi e specificare il residente che doveva incontrare.

Il guardiano era un uomo alto, di mezza età, mastodontico, dalla barba scura e incolta9. Sembrava minaccioso ma in realtà era affabile. Salutò Amy con molta cordialità , senza smettere di accarezzare un grosso segugio dall'aria pigra che non si scompose minimamente all'arrivo della giovane. Probabilmente - pensò Amy - basta la loro mole per allontanare i malintenzionati.

Dopo averle indicato a quale numero corrispondeva il portone di Christian, le offrì persino del tè e dei biscotti fatti da lui stesso, ma la giovane (avvertita sempre dall'amico) rifiutò con garbo10.

Senza perdere altro tempo, raggiunse le scale, salì in fretta i gradini , attraversò la balconata a ringhiera dove c'erano gli appartamenti e cercò fino a che non ebbe individuato quello giusto. Dopo averlo trovato fece un respiro profondo e suonò il campanello.

Grop iniziò subito ad abbaiare come un forsennato, seguì il rumore di passi concitati e una porta che si chiudeva. Amy sapeva cosa stava accadendo: Christian le aveva raccontato che era costretto a chiudere il cane nel bagno ogni qualvolta suonavano, per mettere fine alla sua personale crociata contro il gatto della vicina e contro le caviglie dei postini e dei corrieri11.

Non dovette attendere molto. Qualche istante dopo il ragazzo aprì il portone. Amy fece apppena in tempo a scorgerlo sulla soglia e a salutarlo, che questi glielo richiuse in faccia senza tante cerimonie12.

Ma Amy non era una ragazza che si arrendeva facilmente . Non solo si attaccò al campanello, ma prese a bussare con insistenza, supplicando, minacciando e gridando scuse. Fece un tale baccano che alcuni vicini si affacciarono per scoprire cosa stava accadendo.
"Sarà sicuramente una lite tra innamorati". Dichiarò una donna anziana con un gatto in braccio, rivolgendosi al suo dirimpettaio. Aveva un'aria strampalata ed emanava un forte odore di cavolo. Dove essere la signora Figg, quella che ritira la posta di Christian quando lui non c'è. Pensò Amy dopo averla osservata un istante senza risponderle13. Il gatto non era altri che il famigerato Kreacher14, il nemico numero uno di Grop.

"Gli ha tirato un pugno in faccia! L'ho sentita scusarsi per questo". Asserì in tono indignato un giovane dall’accento orientale: era stato il primo ad affacciarsi e ad assistere15.

"Chissà cosa le ha fatto lui" Replicò con aria diffidente16 una ragazza dai capelli di un biondo ramato e ricci, mentre masticava una gomma e fissava distrattamente il telefono. "Non giudichiamola senza sapere". Aggiunse poi con una lieve scrollata di spalle.

"Se le avesse fatto non sarebbe qui a scusarsi. E comunque la violenza non è mai giustificabile". Insistette l’altro.

"Ha ragione !" intervenne un altro giovane dall'aria arrogante:17 "Avrei voluto vedere a parti invertite: se fosse stato lui a picchiarla, avrebbe già chiamato la polizia".
"Sì, è vero". Commentarono gli altri in tono unanime e qualcuno arrivò addirittura ad applaudire.

Amy era rimasta impietrita: non poteva sotterrarsi per la vergogna, ma non voleva fuggire perché si era ripromessa che non se ne sarebbe andata fino a quando non avessero chiarito. Sbatté le palpebre e si schiarì la voce prima di rivolgersi a quel "pubblico" improvvisato, con la poca dignità che le era rimasta. "E' vero, l'ho colpito e mi dispiace davvero, credetemi. Ma state tutti sbagliando: a parti invertire non sarebbe mai successo: lui non l'avrebbe mai fatto" spiegò in tono accalorato, volendo difenderne la reputazione e non sopportando che si facessero simili congetture sul suo conto. "Lui è... è un così bravo ragazzo e io...". Lasciò la frase in sospeso perché aveva la voce rotta dall'emozione. Si sarebbe senz'altro messa a piangere lì davanti a tutti, si sarebbe gettata sulla porta del giovane a supplicarlo, se questi finalmente non avesse riaperto l'uscio.

Amy si voltò a guardarlo con occhi lucidi e rinnovata speranza. I presenti, che erano già stati zittiti dalle parole della giovane, rimasero in attesa di scoprire cosa lui le avrebbe detto, consapevoli che quello spettacolo dal vivo era meglio di qualunque soap opera o reality show che potessero vedere in Tv o trovare su internet. Ma Christian non disse una parola, imperturbabile e dignitoso come solo lui poteva apparire anche con un occhio nero,18 invitò Amy a entrare con un cenno. Lei non se lo fece ripetere due volte.

"E quindi: che succede adesso?" Si azzardò a chiedere qualcuno.

Christian non rispose. Esitò qualche istante, guardò i suoi vicini uno a uno e sbatté loro la porta in faccia. I più giovani irruppero in un boato di proteste: gridarono che non era giusto, che dopo esser stati disturbati dal baccano della giovane, volevano almeno sapere come andava a finire.

Uno di loro (nessuno di quelli che avevano parlato prima19), tirò un pugno sul portone e gli urlò che era un ingrato, che erano dalla sua parte e che si auguravano che avesse almeno approfittato della sua privilegiata posizione per farsi fare un... qualcosa di estremamente volgare. Si mise a ridere in maniera sguaiata assieme all'amico20 che volle addirittura dargli il cinque.

Amy incrociò lo sguardo con Christian e arrossì fino alla punta delle orecchie. Abbassò la testa e imprecò sottovoce. Avrebbe voluto intervenire, ma ci pensò il ragazzo: riaprì il portone e invitò il giovane a ripetere ciò che aveva detto, se ne aveva il coraggio. Questi guardò il suo compare ed
entrambi, spaventati dallo sguardo e dal tono glaciale di Christian, indietreggiarono. Lo assicurarono che stavano solo scherzando, bofonchiarono qualche scusa in direzione di Amy che li fissava altrettanto scornata e si affrettarono a richiudersi in casa.

Gli altri fecero lo stesso, ammoniti anche da un uomo di mezza età zoppo e dall'aspetto inquietante che dichiarò che lo spettacolo era ormai finito. Prima di rientrare, invitò i due giovani a risolvere i loro problemi altrove o perlomeno a bassa voce in futuro. Christian e Amy non osarono replicare. Costui era un veterano di guerra col volto pieno di cicatrici e un occhio di vetro21.

Il ragazzo richiuse la porta e invitò Amy a seguirlo in soggiorno.

 

Come ogni prima volta che si trovava in un nuovo ambiente, la giovane non poté fare a meno di guardarsi intorno. Tutto appariva come se l'era immaginato: il bagno alla fine di un corridoio stretto, a sinistra la camera da letto e il ripostiglio, mentre sulla destra il salotto, la cucina e un piccolo balconcino sul retro. Vivendo in affitto, l'ambiente era stato arredato da una ditta esterna con mobili standard, carta da parati dai toni chiari e neutri, quadri dozzinali, una tv al plasma, un vecchio divano e la tipica moquette tanto in voga nei paesi anglosassoni, ma che ad Amy faceva orrore. L'unica traccia personale consisteva in alcuni libri di testo posti su una mensola e degli appunti e progetti di architettura sparsi sul piccolo tavolo da caffè. Non c'erano foto di parenti o di amici. In un angolo del salotto vi erano una cuccia imbottita e dei giocattoli di gomma. Mancava decisamente un "tocco femminile", notò Amy con soddisfazione. Ma di sicuro una donna delle pulizie doveva esserci perché il luogo appariva più pulito e ordinato di quanto si fosse aspettata da uno che stava fuori casa praticamente tutto il giorno. Era impossibile che se ne occupasse da solo. Avrebbe voluto chiederglielo, ma date le circostanze non se la sentì. Si limitò a studiare la stanza in silenzio mentre Christian faceva uscire il cane dal bagno.

La bestiola che non aveva smesso un istante di abbaiare, ma una volta libera si calmò all'istante e, scodinzolando, andò subito incontro ad Amy per farsi accarezzare, fino a quando non fu richiamato dal suono della ciotola che veniva riempita. La raggiunse e vi si gettò sopra con foga. Amy fece un commento al riguardo per rompere il ghiaccio, ma il ragazzo la ignorò totalmente.

 

Si diresse in cucina e prese a sparecchiare la tavola. La giovane lo seguì e si offrì di aiutarlo, ma lui rifiutò. Decise di allora di cambiare approccio e, usando la tattica della lusinga, lo ringraziò sentitamente per aver preso le sue parti poco prima. Ma non ebbe ancora l'effetto desiderato. Mentre gettava gli avanzi della cena in pattumiera, senza neanche guardarla, le rispose in tono spiccio che non lo aveva fatto per lei: rimettere al loro posto quei "casinisti e piantagrane" era una cosa che voleva fare da tempo. Aveva solo colto l'occasione al volo. "Non importa il motivo - replicò Amy osservandolo riporre le poche stoviglie nel lavello - ciò che conta è che, nonostante tu sia furioso con me, mi hai difesa lo stesso: è un gesto bellissimo che non dimenticherò mai!"

Christian le rivolse un sorriso di scherno, ma non commentò. Le diede nuovamente le spalle e si mise a lavare i piatti,22 li asciugò con uno strofinaccio, e li ripose nella credenza. Grop, finito di mangiare, era andato ad accucciarsi ai suoi piedi: non gli staccava gli occhi di dosso. Christian, con movimenti svelti ma precisi, lucidava i fornelli, le maioliche e il ripiano della cucina.

"Te la cavi bene con le faccende domestiche" Osservò Amy in tono ammirato. "E quindi?" borbottò lui con le sopracciglia inarcate. "Pensi di assumermi come colf? " Domandò sarcastico.

"Lo farò, se sai anche stirare". Gli rispose prontamente.

Alzò gli occhi al cielo. Dopodiché, quando ebbe terminato di resettare, si appoggiò al ripiano cottura, incrociò le braccia al petto e sembrò finalmente degnarla della sua attenzione. "Allora che cavolo vuoi?" Le domandò senza girarci intorno.

Stavolta fu lei ad alzare gli occhi al cielo. Sbuffò e trattenne una rispostaccia. Dopotutto se l'era voluta: doveva restare calma e avere pazienza per non rischiare di far degenerare il confronto come avveniva in passato. Gli rivolse un sorriso a denti stretti, con cautela si avvicinò fino a porsi di fronte a lui. "Sono venuta per chiederti perdono e per vedere come stai". Gli spiegò. "Sono stato meglio ". Le rispose bruscamente.

La giovane sospirò , allungò la mano verso il suo viso e lo sfiorò sul livido.
Lui si ritrasse con uno scatto e la guardò accigliato: "Che diavolo fai?". Le domandò.
"Sto controllando da vicino..." rispose lei in to
no paziente. "Sembra ancora piuttosto gonfio, ma ho una pomata nella borsa, se ti fa ancora male". Le rispose che non gli serviva, che aveva già provveduto da solo visto che era un adulto responsabile. Precisò che poteva limitarsi a guardare senza bisogno di toccarlo. "Anche perché le tue mani sono maledettamente fredde". Sottolineò e si scostò di nuovo all'ennesimo tentativo di sondarne il livido.

Amy gli disse che era un problema di circolazione e che non poteva farci nulla: nonostante si proteggesse coi guanti, le mani non riuscivano a scaldarsi completamente e, anche in Italia, doveva indossarli per tutto l'inverno. Si schiarì la voce e cercò di stemperare la tensione con una battuta. "Ci sono anche dei vantaggi: posso usarle al posto del ghiaccio, se cado o sbatto da qualche parte". "Molto spiritosa". Sollevò gli occhi al cielo, affatto divertito.

Amy sorrise e cercò nuovamente di toccarlo, ma Christian le afferrò il polso per impedirglielo. "Proprio non ti fidi, eh?" Gli domandò in tono offeso salvo poi aggiungere: "Sono davvero mortificata, ti prometto che non succederà più".

Il ragazzo non sembrò particolarmente rassicurato dalla sua promessa, ma le lasciò il braccio e rivolse la sua attenzione a Grop. Quest'ultimo era scattato sull'attenti e guardava dall'uno all'altro come se stesse assistendo a una partita di tennis. Sembrava quasi che li capisse. Ad un certo punto aveva persino preso a ringhiare in direzione di Amy. Christian lo tranquillizzò, gli sussurrò che andava tutto bene e lo accarrezzò affettuosamente.

Amy li osservò provando uno strano moto di gelosia. Non poté fare a meno di rammaricarsi: respingendolo poteva aver perso la sua unica occasione. Persino il suo cane non si fidava più. Volle comunque ritentare, non essendo disposta ad arrendersi facilmente. "Christian, sii sincero per favore: mi credi se ti prometto che non ti colpirò mai più?"

La scrutò per un lungo istante. "Ti credo... " Disse in tono deciso. Distolse lo sguardo, si chinò a terra e raccolse uno dei giochi di Grop. Lo lanciò nel soggiorno e il cane lo andò a recuperare immediamente per poi riportarglielo. "Anche perchè io non ti bacerò più". Dichiarò perentorio, continuando a giocare con il cane.

La giovane non riuscì trattenere un singulto, stavolta per la disperazione.
"Che c'è, non è quello che volevi?" La incalzò lui, sorpreso e confuso dal suo turbamento.

"Ti sbagli". Rispose con un sussurro mortificato e un nodo in gola. Lui sbatté le palpebre, ma la studiò con grande attenzione, come se quella risposta fosse fondamentale per comprendere il senso di tutto. "Allora perchè mi hai respinto?" Le domandò intensamente, ma non sembrava accusatorio e neppure arrabbiato.
"Avevo paura..." ammise con voce tremula.

"Di cosa?" Insistette e la sua confusione sembrò aumentare.

"Di perderti" precisò e il nodo in gola sembrò farsi persino più stretto.

 

Il ragazzo sgranò gli occhi e schiuse le labbra, prima di riuscire a comporre una frase. "Non capisco" ammise senza esitazione, guardandola apertamente negli occhi. "Mi hai respinto per paura di perdermi?" Enfatizzò su quelle parole, affinché le fosse chiara la propria confusione, di fronte a un comportamento in netto contrasto con le sue spiegazioni. "Scusa, ma non ha senso". La giovane rilasciò un lungo respiro, ma cercò di spiegarsi meglio. "Ogni volta che mi avvicino troppo a qualcuno, questo si allontana. Prima Daniel, poi Dario e infine Alex" pronunciò ogni nome come se fossero dei macigni. "Questi solo nell'ultimo anno... non volevo che succedesse anche con te" rivelò levando lo sguardo su di lui.

"Capisco". Commentò il ragazzo dopo un lungo istante di silenzio, senza accorgersi che Grop gli si era appoggiato alla gamba per riprendersi il giocattolo, non comprendendo il motivo dell'interruzione. "Avresti dovuto dirmelo però..." aggiunse in tono corrucciato.

Amy scosse il capo con un sorriso amaro. "E come potevo farlo?" gli domandò. "Mi vergognavo troppo: non è facile ammettere di essere una sfigata". Pronunciò quelle parole con immensa fatica e dovette abbassare lo sguardo, mentre le guance si imporporavano per l'imbarazzo.

"Una sfigata?" ripeté lui interdetto. "Ma che cavolo dici?! Non lo sei affatto!" ribatté quasi indignato da quella pessima opinione di sé stessa. "Non essere così sorpreso – insistette lei, rialzando la testa e scrollando le spalle - Lo hai detto tu stesso che ho un brutto carattere, che sono goffa, sgraziata, che combino solo casini e che... che nessun uomo sano di mente mi vorrebbe..." Chinò di nuovo il capo, cercò di ricacciare indietro le lacrime, ma la voce aveva tradito il suo dolore, soprattutto all'idea che proprio lui nutrisse quell'opinione nei suoi riguardi.

Il ragazzo scosse il capo e la guardò intensamente, affinché cogliesse la sincerità delle parole successive: "Sono punzecchiature che appartengono al passato Amy... dovresti aver capito che ormai non lo penso più". La sua voce si era addolcita ed era sembrato a sua a volta rabbuiarsi all'idea di aver, inconsapevolmente, accresciuto le sue insicurezze.

"Io non capisco nulla!" Esclamò Amy con vigore, guardandolo dritto negli occhi, quasi disperando di riuscire a credergli. "Non lo so perché mi hai baciata. So solo che mi piaci, anzi, mi sei sempre piaciuto!" precisò e lasciò che quella verità si facesse largo tra loro, nonostante il terrore di essere nuovamente ferita. "Dal primo momento in cui ti ho visto. Anche quando mi ignoravi, anche quando litigavamo... Questi ultimi mesi sono stati un dono per me e non voglio perderti..." finì quel discorso con voce flebile e lo sguardo lucido, ma senza distoglierlo dal suo volto.

 

Sorpreso per quella dichiarazione ed evidentemente colpito dalla sua veridicità, Christian indietreggiò di due passi e prese a guardarla con occhi sgranati. Quasi a sincerarsi che fosse la stessa ragazza che il giorno prima lo aveva respinto con violenza. La invitò a ripetere ciò che aveva detto. Tanto per esser sicuro di non aver capito male.

La giovane arrossì violentemente, abbassò ancora una volta lo sguardo, ma poi lo rialzò riprese a parlare con più determinazione. Non perchè glielo avesse chiesto lui, ma perché sentiva che era importante quel che aveva da dirgli. "Hai capito bene: mi piaci. Mi piaci per davvero, ma la nostra amicizia è troppo importante per me, non ci rinuncerei solo per qualche notte di sesso senza impegno". Malgrado l'emozione e il timore di mostrarsi così vulnerabile e in balia del suo giudizio, pronunciò le ultime parole con determinazione e con sicurezza, a chiara dimostrazione che neppure i suoi sentimenti le avrebbero permesso di scendere a un simile compromesso.

A quelle parole si risentì. " E tu pensi che sia questo ciò che voglio da te? "
Per lo sdegno tirò il gioco più lontano di quando avesse voluto e quando Grop stava per riportarglielo, gli intimò di restare dove si trovava. Il cane gli rivolse un musetto triste e si accucciò in un angolo con la coda tra le zampe. Amy ne ebbe compassione ma tornò
a rivolgersi al giovane, parlandogli con la stessa lucidità: "Io non so ciò che vuoi Christian, ma so di non essere esattamente una pin-up, mentre tu..." Esitò qualche istante, per poi riprendere: "Tu invece sei bello da morire e capirei, capirei se volessi qualcuno alla tua altezza . Solo, ti prego, non darmi false speranze se non ne ho: non sopporterei un'altra delusione. Se pensi che un occhio nero possa fare male... ti assicuro che un cuore spezzato è molto più doloroso. Perciò pensaci bene".

Il ragazzo avrebbe voluto ribattere su alcune cose, ma Amy lo precedette. " Dico davvero - insistette senza sapere di averlo interrotto - qualunque sia la tua decisione l'accetterò, ma devi essere onesto: soprattutto con te stesso. Mi piaci moltissimo, ma non sarò una tra le tante, ok..?"


Davanti a un simile appello Christian non osò più dire nulla. Si limitò ad annuire con un cenno del capo. Aveva la mente in subbuglio per i mille pensieri che presero a frullargli in testa. La cosa più saggia era prendersi del tempo per elaborare il tutto, fare ordine e chiarezza dentro di sé, prima di continuare quella conversazione con lei.

Amy invece terminato il discorso sembrò riacquistare la sua compostezza. "Ora devo andare". Annunciò e, dopo essersi rimessa i guanti, attraversò nuovamente il soggiorno, seguita dal ragazzo. Diede uno sguardo al povero Grop ancora offeso nel suo angolino, gli fece un saluto23 e si avviò al portone. "Scusami ancora per l'occhio... buona notte, Christian." Si congedò dopo che fu uscita. "Notte, Amy". Riuscì a dire soltanto. Non rientrò subito, ma restò fermo sulla soglia e la osservò mentre scendeva le scale e si allontanava.

 

 

***

Quindi sei pazza di me?" Non era esattamente una domanda, ma un'affermazione. E sorgeva del tutto inaspettata.
Erano trascorsi diversi giorni dalla dichiarazione di Amy. In quel lasso di tempo si erano rivisti al parco e alle serate con gli amici, ma lui non vi aveva più fatto riferimento, tanto che Amy interpretò quel silenzio come un'implicita conferma
che volesse mantenere il loro rapporto sul piano dell'amicizia. Le stava bene poiché era più di quanto avesse mai ottenuto con altri ragazzi che le erano piaciuti in precedenza. Si avvicinava il weekend ma quel pomeriggio non erano andati al parco. Come ogni giovedì i diversi impegni di entrambe gli avevano consentito di vedersi giusto per un drink del happy hour. Era un'abitudine ormai consolidata vedersi tal giorno per l'aperitivo. Spesso erano raggiunti da Sean e Morgana. Ma stavolta non si erano presentati, i due erano da soli.

 

Il "The hog's head24 " era un locale angusto e un po' tetro. Il proprietario, Barty Crouch Jr,25 era un tipo alto e allampanato, dall'aria eccentrica e un po' sinistra, vestiva sempre di nero. Era miope e amava indossare spesso occhiali scuri o in alternativa delle strane lenti gialle26. Aveva ereditato il posto dal padre, Barty Crouch Sr, ormai troppo anziano e stanco per dirigerlo. Con il suo ghigno beffardo sembrava persino più inquietante di Riddle, ma era molto cordiale e serviva ottimi drink. Inoltre il suo pub garantiva una certa privacy che alla "Camera dei Segreti" non era concessa . Non c'erano orde di studenti a far chiasso né colleghi a distrarli o peggio ancora a osservarli con sguardi maliziosi e a fare congetture sul loro rapporto27. Un posto tranquillo per parlare come persone normali...almeno fino a quel momento.

Lo shock per la frase di Christian mandò di traverso il drink ad Amy, tanto che le fuoriuscì persino dal naso. La poveretta iniziò a tossire così forte che la faccia le divenne paonazza e persino Barty le venne in soccorso per sincerarsi che stesse bene.
Christian invece non si era scomposto minimamente: appariva elegante e impeccabile anche con una semplice maglione rosso, una giacca di panno grigio ferro, dei jeans scuri e un paio di scarpe marron
i 28. Rimase a osservarla beffardo, il bicchiere in mano, mentre finiva di sorseggiare la sua bevanda. "Come hai detto, prego?" Domandò Amy in tono alterato, nonostante avesse la voce ancora rauca per essersi quasi strozzata.
Il ragazzo, come se niente fosse, terminò di bere, posò il suò bicchiere sul tavolo e reclinò il braccio dietro lo schie
nale della sua sedia. L'altro invece lo teneva apoggiato col gomito sul tavolo, sostenendosi il viso con una mano. Prese ad accarezzarsi il pizzetto e mormorò, in tono composto: "Non fare la finta tonta: hai capito benissimo29".

Pezzo di ... Amy si rimproverò mentalmente per tutte le volte che avevo preso in giro la sua amica Sara, quando aveva avuto a che fare con quello stronzetto patentato di Tom Felton30. Da come gliene aveva parlato, sembrava che ci fosse lui nei panni di Christian e poteva quasi immaginare che, da un momento all'altro, si sarebbe tolto la maschera, rivelando la sua vera identità. Ma ciò non avvenne e, mentre l'osservava incredula e scandalizzata, si domandò che diavolo gli fosse preso per atteggiarsi come quell'altro imbecille31.

Era vero che in passato se n'erano fatte e dette di tutti i colori, ma si erano chiariti e, anche se talvolta continuavano a punzecchiarsi , i loro rapporti erano civili e amichevoli. Non era da lui comportarsi così. Assolutamente. Forse la sua dichiarazione lo aveva turbato e confuso più di quanto pensasse o non lo conosceva così bene come credeva. In tal caso si sarebbe pentita di avergli rivelato i propri sentimenti. L' espressione maliziosa dei suoi occhi la fece protendere per la seconda opzione. In ogni caso non poteva più tollerare oltre.
"Deficiente" sibilò, dopo essersi sollevata di scatto dalla sedia. Gli rovesciò ciò che restava del suo drink in faccia e uscì dal locale con gran premura.

Essere straniera aveva i suoi vantaggi, specialmente quando, nei momenti di rabbia, poteva snocciolare un gran bel repertorio di impropri e sproloqui nella sua lingua natia, senza che nessuno capisse o rimanesse scandalizzato. Dopo qualche istante, vide Christian uscire dal locale e andarle dietro, quindi affrettò il passo e si recò verso la sua auto. Camminava con fare indolente, come se non avesse fretta ma nonostante ciò fu lesto a raggiungerla e artigliarle il polso.
"Dove credi di andare? " La sgridò come se avesse a che fare con una bambina capricciosa.

"LASCIAMI!" Urlò Amy prima di liberarsi con uno strattone. "Sei la persona più persona più permalosa e suscettibile che io abbia mai conosciuto!" sbottò in tono esasperato. "Possibile che non si possa mai scherzare con te?" Aveva incociato le braccia al petto e la guardava corrucciato, come come se si sentisse la parte lesa.

Ma che faccia tosta...

"SCHERZARE, HAI DETTO?" lo rimbeccò lei a voce persino più alta. "MA VAFFANCULO! Sbottò, accompagnando l'invito con il gestaccio corrispondente. Il ragazzo inarcò le sopracciglia con un sorriso ironico. "Brava, complimenti: ti confermi sempre una donna di classe". Commentò sarcastico fingendo di appluadirle. "Davvero molto matura". Quel tono composto la fece ulteriormente bollire di rabbia: non solo si permetteva di giocare così superficialmente, ma si soffermava su un dettaglio secondario come le proprie ingiurie da lui provocate. "NON CI PROVARE, NON AZZARDARTI NEMMENO A RIBALTARE LA FRITTATA, CHRISTIAN!" lo sgridò, reclinando il mento per guardarlo in viso. "NON AVEVI ALCUN DIRITTO DI COMPORTARTI IN QUEL MODO". Avrebbe continuato con lo stesso vigore, ma lui le fece notare che li stavano osservando. Suo malgrado, tacque e accettò il suo suggerimento, spostarondosi cosi in un posto più appartato per avere maggiore privacy.

Quindi Amy riprese la sua invettiva, o meglio, lo travolse di parole. "Ero seria l'altra sera, quando ti ho detto quelle cose – confermò e gli puntò il dito contro - ti ho chiesto una cosa: UNA! E ti ho anche dato il tempo per rifletterci. Ma tu non mi hai mai dato una risposta, hai fatto finta di nulla. Non ho detto niente perché pensavo che volessi che restassimo solo amici e mi andava benissimo, DAVVERO" precisò con le mani alzate affinché fosse chiaro, prima di riprendere la sua accusa. "Ma tu ovviamente dovevi rovinare tutto, di nuovo!" A quel punto la sua rabbia lampeggiò nello sguardo e nelle guance chiazzate di rosso e persino i capelli parvero emettere elettricità. "SEI UN COGLIONE! Anzi, sono io la cogliona ad aver pensato che fossi una persona seria. Invece sei UNO STRONZO come tutti gli altri". Aveva cercato il meno possibile di urlare, ma in certi momenti non era riuscita a trattenere la rabbia per enfatizzare i propri pensieri. Era soprattutto la sua aria tranquilla a mandarla fuori di testa, come se volesse sminuire tutto o, peggio ancora, come se tutto fosse solo un gioco per lui. Persino in quel momento, dopo averla lasciata sfogare, se ne stava lì di fronte e la scrutava dall'alto in basso come se fosse una mentecatta. "Hai finito?" Le domandò in tono di sufficienza, quasi a voler confermare le impressioni della ragazza. "Che pazienza che ci vuole". Sospirò quasi e levò gli occhi al cielo.

"Brutto..." "OH, sta zitta e ascoltami". La interruppe bruscamente. "Ti ho lasciata sproloquiare, come al tuo solito, ma adesso chiudi il becco e lascia che sia io a dire la mia e a spiegarti alcune cose, prima che cambi idea". Non aveva urlato, ma il suo tono era perentorio e sembrava non ammettere repliche. Stavolta la fece pensare al signor Riddle. Forse erano davvero imparentati...

 

Decise di lasciarlo parlare: non per paura ma per mera curiosità. Moriva dalla voglia di sapere come diavolo si sarebbe giustificato. "Avanti, sputa il rospo". Lo incoraggiò, dopo aver incrociato le braccia a sua volta, rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
" Tanto per cominciare - esordì il ragazzo con un sospiro quasi stoico --Non ti è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che stessi solo
cazzeggiando32?". Pronunciò l'ultima parola in italiano, con un forte accento britannico.

La giovane gli rifilò un'occhiataccia: non era affatto convinta. "Ti stavo solo prendendo in giro - ribadì lui- magari ho esagerato un po', lo ammetto, ma credimi quando ti dico che non intendevo ferirti, anzi... stavo cercando un modo scherzoso di rompere il ghiaccio, visto che provavo un po' di disagio..." Prese un profondo respiro e proseguì, senza distogliere lo sguardo dal suo, affinché comprendesse la veridicità di quanto diceva. "Ho pensato a lungo alle tue parole e... ho preso una decisione".

 

Amy neppure parve sentirlo: quando il ragazzo le aveva confessato il motivo del suo esordio tanto sciocco, si infuriò nuovamente, sentendosi ulteriormente presa in giro.

"TU TI SENTIVI A DISAGIO? TU?" strillò con voce grondante di indignazione e di rabbiosa incredulità. "MA HAI UNA VAGA IDEA DI QUANTO MI SIA COSTATO FARTI QUELLA DICHIARAZIONE? DOPO TUTTE LE VOLTE CHE MI HANNO SPEZZATO IL CUORE, COME TI AVEVO CONFIDATO. E NON SOLO. HAI IDEA DI COSA SI PROVI A RESTARE IN SOSPESO, MENTRE L'ALTRA PERSONA FA FINTA DI NIENTE?!"
Non gli diede neppure tempo e modo di inserirsi nella sua invettiva, ma strinse i pugni rabbiosamente, fino quasi a imbiancarsi le nocche. "
POVERINO, SI SENTIVA A DISAGIO" lo schernì in tono velenoso. "QUINDI HAI PENSATO BENE DI UMILIARMI PER FARTELO PASSARE?!" lo accusò in tono disgustato. "MA VAFFANCULO, RAZZA DI STRONZO..."

"ANZI, LO SAI CHE TI DICO? NON ME FREGA UN CAZZO SE HAI PRESO O MENO UNA DECISIONE: NON INTENDO ASCOLTARTI OLTRE, ME NE VADO!" Annuunciò rivolgendorgli un ultimo sguardo sprezzante, e senza attendere ulteriore replica, girò i tacchi e camminò rapidamente verso l'auto.

 

Si era appena accomodata nell'abitacolo e stava per mettere in moto, quando il ragazzo aprì lo sportello e si sedette sul sedile del passeggero: "CHE CAVOLO CI FAI QUI ?!" Gli urlò di nuovo contro, stavolta per la sorpresa. Tutto si aspettava, tranne che lui la seguisse in macchina. Per tutta risposta, il ragazzo approfittò del suo attimo di confusione per sfilarle le chiavi e mettersele in tasca. "Così mi sento più tranquillo" fu il suo commento. A nulla valsero le proteste di Amy e, con infinita pazienza, Christian aspettò che finisse di rivolgergli un'altra sequela di impropri e ripartì al contro attacco.

"Sei la persona più maleducata e indisponente che io abbia conosciuto. L'ho detto e lo ribadisco" la rimproverò nuovamente senza perdere la calma. Lei strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure. "Disse quello che è salito nella mia auto senza permesso e mi ha rubato le chiavi". Protestò.

"Se non te ne fossi andata, non ti avrei seguita. Stavamo parlando e mi hai piantato in asso". La giovane si corrucciò e replicò seccamente che non aveva più nulla da dirgli.

"MA IO SÌ!" Ribatté lui, alzando la voce. "E adesso mi ascolterai se non vuoi che lanci le tue chiavi verso quei brutti ceffi laggiù". Si riferiva ad alcuni tipacci, seduti su un muretto a duecento metri da loro. Uno di loro era particolarmente grosso. Capelli e barba rossi e una faccia che metteva i brividi33. "Non lo faresti". Mormorò la giovane, sbiancando alla loro vista. Per fortuna erano così ubriachi e presi dalle loro discussioni da non essersi accorti dei due giovani.

"Sono tante le cose che potrei fare, cara Amy... forse non mi conosci come pensi". Le rivolse un sorriso così inquietante che al confronto il signor Riddle sarebbe sembrato Albus Silente. "Come stavo dicendo, non conosci le buone maniere, sei una rompipalle come poche, cafona, prepotente, attaccabrighe e assolutamente insopportabile".

"E CHI TI DICE DI FARLO?!" reagì in tono risentito. Non si era mai sentita tanto offesa in vita sua. "SE SONO DAVVERO COSÌ INSOPPORTABILE - evidenziò la parola mimando con le dita il segno delle virgolette - ALLORA VATTENE. NESSUNO TI OBBLIGA AD AVERE A CHE FARE CON ME!". Incrociò le braccia e girò il viso verso il finestrino per nascondere il proprio turbamento.
Le labbra di Christian si incresparono di un sorriso quasi divertito, seppur lei non potesse vederlo. "È vero" confermò con voce più gentile. "Nessuno mi obbliga e spesso me lo sono chiesto anche io".

"Allora perché?" lo incalzò di nuovo con voce più tremula ed esitante.
Lui sospirò e lo sguardo baluginò di un misto di emozioni. "Perchè non posso farne a meno". Rivelò in un sussurro più delicato. Quando, finalmente, la giovane gli rivolse nuovamente lo sguardo, continuò: "Hai un sacco di difetti, veramente tanti, forse persino troppi. Ma sei anche la ragazza più onesta e saggia che io abbia mai conosciuto". Concluse con la voce simile a un soffio. "Davvero?" Amy lo guardò con occhi sbarrati. Non credeva alle sue orecchie: era il primo vero complimento che le faceva. Ed era solo all'inizio. "Davvero". Replicò il ragazzo. "E non sei affatto una sfigata. Anzi: sei tosta, coraggiosa, caparbia e non ti fermi davanti a niente. Quando sei arrivata in
Scozia non eri praticamente nessuno... e ora guardati: hai lavorato sodo e hai realizzato tutti i tuoi sogni. Magari ti manca un' istruzione completa, ma di sicuro sei molto più sveglia di tante mie colleghe universitarie. Hai una marcia in più".
Amy non riuscì a fiatare ma era sbalordita e commossa, soprattutto perché quelle parole erano state pronunciate da una persona così schietta e così poco incline a intavolare discorsi simili o a esprimere la sua ammirazione per qualcuno. Una persona per la cui stima avrebbe fatto di tutto.

"Sei molto intelligente e intuitiva: hai quasi sempre ragione, ma sottolineo quasi". Stavolta fu lui a mimare il gesto delle virgolette. "Parli troppo, ma sai anche ascoltare . Sei cinica, scontrosa, spesso irascibile, ma sotto quella scorza da dura, sei la ragazza più dolce e sensibile che io abbia mai conosciuto".

 

La giovane abbassò gli occhi e arrossì. Prese anche a grattarsi la testa come faceva ogni volta che era particolarmente imbarazzata. Il cuore iniziò a batterle più velocemente. Ma non osava ancora sperare.
" Se solo ti fossi vista l'altra sera-- continuò il ragazzo con fervore – se ti fossi ascoltata. Eri... Eri cosi forte e vulnerabile al tempo stesso ". Sorrise e contemplò per un istante il crepuscolo, prima di incrociarne nuovamente lo sguardo. "Ti ho già detto una volta che nessun uomo sano di mente ti vorrebbe
ed è vero!" sottolineò con un annuire del capo. Si prese un breve istante per sorriderle e lo sguardo ceruleo brillò come non mai. "Ma, devo ammetterlo, io normale non lo sono affatto. Sono pazzo: pazzo di te".

Amy sollevò la testa di scatto. Era impallidita ed aveva gli occhi lucidi, ma trovò comunque la forza di pronunciare la domanda la cui risposta le era vitale. "Non mi stai mentendo, vero?"

Christian ne sostenne lo sguardo con fermezza. "Non lo farei mai". Le rispose con voce carezzevole.
"Davvero?" Insistette Amy guardando con tanto di occhi.

Il ragazzo scosse appena il capo, ma sorrise: “Davvero”.

"Sicuro, sicuro, sicuro?!" Voleva averne la certezza assoluta. Lui incrociò le braccia, alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente. "Non ti smentisci mai: testarda come un mulo persino in un momento che si supponeva che fosse romantico". Le fece notare in finto tono polemico ma non riuscendo a trattenere un sorriso felice.

Fu la conferma definitiva. A quel punto, non riuscendo più a contenere l'emozione, si portò le mani sul volto e cominciò a singhiozzare. Non avrebbe mai osato sperare che quel ragazzo così bello ed elegante, così riservato e sfuggente, quando lo aveva conosciuto, potesse accorgersi di lei.
Christian cercò di calmarla ma ebbe l'effetto contrario
34. Tra le lacrime che le scendevano copiose gli disse che era molto felice e ne ricambiò i complimenti, lodandolo con gli aggettivi più sublimi ma, al tempo stesso, apostrofandolo con i peggiori etipeti per averla tenuta sulle spine per due settimane e averla fatta infuriare al pub. "E comunque anche tu sei insopportabile quando ti ci metti, caro il mio tristo figuro35".

"Com'è che mi hai chiamato?" domandò lui comicamente interdetto.
Per tutta risposta ella prese un fazzoletto e si soffiò sonoramente il naso. Poi si asciugò le lacrime col dorso della mano e, dopo essersi guardata nello specchietto retrovisore, fece un commento su quanto fossero rossi e gonfi i suoi occhi. "È tutta colpa tua". Lo accusò. "Riesci sempre a farmi piangere: ti ammazzerei se non mi piacessi così tanto ".

Christian era annichilito: la sua faccia sembraba un perfetto mix dei meme più in vaga nei social, da quello di Robert Downey Junior e del presidente Obama fino a quello di Messi. Sembrò chiedersi se non fosse il caso di scappare fin quando ne avesse avuto il tempo, se non avesse davvero qualche serio problema mentale. Ma quando Amy, dopo avergli sorriso, gli gettò le braccia al collo stringendosi a lui , non potè fare a meno di prenderle il viso tra le mani e venire meno alla sua promessa di non baciarla mai più. Dopotutto aveva letto da qualche parte che l'anima gemella è colei che condivide i tuoi stessi disagi. Magari un giorno sarebbero andati in terapia assieme.

Amy appariva raggiante. Era ironico pensare che il punto di svolta fosse stato proprio lì, in quell'auto, che era stata origine e teatro dei loro conflitti. Teneva le mani sul volante, senza staccare gli occhi dalla strada, canticchiando allegramente le canzoni che passavano alla radio. Di tanto in tanto gettava un'occhiata a Christian che se ne stava in silenzio, sudando per la tensione, il volto pallido come un panno lavato, maledicendosi per la sua ingenuità. Nella foga degli abbracci, la giovane era riuscita a riprendersi le chiavi della macchina .
"NON AVRAI INTENZIONE DI METTERTI A GUIDARE?! " Aveva urlato
come un isterico. A nulla era valso supplicarla: era arrivata persino a bloccare le portiere per impedirgli di fuggire.

Era stata irremovibile: "C'è troppa gentaglia a quest'ora, è pericoloso andare a piedi". Lo sarebbe stato meno farsi scortare da quegli ubriachi o prendere l'autobus con Hannibal Lecter, avrebbe voluto ribattere lui. Qualcosa nel suo sguardo gli disse che era meglio tacere. E ora se ne stava lì, con la cintura allacciata, i pugni stretti, aspettandosi da un momento all'altro la fine.
Ma Così non fu, ella lo riaccompagnò a casa sano e salvo. E quando lo salutò con un abbraccio e con un bacio, la paura e il furore si quietarono di colpo. Solo in quel momento realizzò qualcosa che lo lasciò sbalordito. Quando l'anno precedente erano finiti fuori strada, a farlo fuggire non era stato solo lo shock dell'incidente e il risveglio del trauma del passato. In verità era terrorizzato all'idea che, dopo l'impatto, l'avrebbe vista morta. L'apparente furia nei suoi confronti celava la paura di perderla. L'amava già da allora. Probabilmente da quando, dopo averle restituito il braccialetto, lo aveva ringraziato con il più tenero dei sorrisi. O forse anche prima, quando lavoravano ancora assieme e sentendola scherzare con le colleghe e le amiche che venivano a trovarla nei momenti di pausa, rideva di nascosto alle sue battute.


"Sai..." le disse quella sera al più tardi, in videochiamata per la buonanotte (e per assicurarsi che fosse rincasata sana e salva36) "Dopotutto credo che dovremmo prendercela quella stanza prima o poi" suggerì in tono complice e con un sorriso allusivo.

"Uhm! Non così in fretta caro, ma potrei farci un pensierino" replicò lei furbescamente, salvo rabbuiarsi. "Solo a una condizione però..."

"E quale?" domandò incuriosito.

"Non dirlo a Morgana!37"

Passò i successivi minuti a ridere e a prenderla in giro. Poi si fece nuovamente serio: "Piuttosto, ora che ci ripenso, non dovevi dirmi qualcosa? "

Amy cadde dalle nuvole: "Cosa?".

"Chi sarebbe quel triste figuro a cui alludevi?"

Merda! Se n'è ricordato, imprecò mentalmente la giovane che aveva rimosso quel dettaglio imbarazzante. Perchè non sto mai zitta. Accidenti a me, si rimproverò.
"Oh niente, è solo uno scherzo, non farci caso". Gli rispose ad alta voce, facendo spallucce per simulare indifferenza. Il suo sguardo sfuggente e il tono incerto non convinsero il ragazzo che insistette. Quando lei cercò di farlo desistere, alludendo al fatto che fosse una "lunga storia", le
rispose con il più invitante dei sorrisi: "Non fa niente, abbiamo tutta la notte".

Così fu, ma non solo. Come Luna Lovegood le predisse tempo dopo, Christian era e sarebbe stato: "il suo presente, il suo passato e il suo futuro". 38

Fine.

 

Eh niente , la storia finisce qui. Aggiungo solo che Amy deciderà di tenere segreta la loro relazione per un po', per poi sorprendere gli amici durante una serata in discoteca. Lei e Christian stavano ballando sulle note di “Feeling good”, nella versione proposta dai Muse39 quando si scambiarono un bacio che suscitò versi di giubilo e di approvazione. In realtà avevano già capito tutto e facevano finta di niente: soprattutto Morgana e Bradley che avevano scommesso di nuovo. Sti due infami.

Va beh! Fine per davvero!

 

1 Credo che Christian li abbia proprio cosi, perché a volte sono blu, altre azzurri, altre ancora sembrano verdi. Fateci caso.

2 Ho preso il nome dal gigante, fratellastro di Hagrid. In realtà non so come si chiami il cane di Christian, non so neanche se sia maschio o femmina: non lo scrive mai quando posta le foto su instagram.

3 In poche parole, non se la filava neanche di striscio.

4 Si riferisce al terribile incidente d'auto che il ragazzo ha avuto appena ventenne, dopo una serata con gli amici, nella quale si salvò soltanto lui.

5 Durante un temporale Amy gli aveva offerto un passaggio ma poi a causa della pioggia era uscita fuori strada. il ragazzo aveva reagito in maniera isterica ed era scappato. I loro successivi incontri erano stati tutt'altro che chiarificatori.

6 Non che Amy glielo avesse reso difficile. Più volte anche lei lo aveva aggredito e umiliato davanti agli amici e ai colleghi.

7 Specie del ragazzo che l'aveva accusata di non saper né guidare né tenere un cane al guinzaglio.

8 Infatti il “punch” del titolo si riferisce sia al pugno fisico ricevuto da Christian che il pugno del rimorso sentito da Amy.

9 Poteva mancare Hagrid?

10 I famigerati biscotti di Hagrid XD

11 Può sembrare un'esagerazione, ma io stessa sono stata morsa più volte da cani di taglia piccola che possono essere più feroci del mastino di Satana.

12 Come nelle migliori sit-com, lol XD.

13 La vicina dei Dursley, dove lasciavano Harry da piccolo. Poi si scoprì che era una strega pure lei.

14 Come l'elfo domesticico di Sirius Black.

15 Si tratta di Tolga Safer, l'interprete del compagno di scuola di Viktor Krum. Almeno gli ho fatto dire mezza battuta.

16 Marietta Edgecombe

17 Blaise Zabini

18 Tipo Kaede Rukawa nella partita contro il Toyotama: vedere slam dunk collection numero 24.

19 Gregory Goyle.

20Vincent Tiger.

21 Alastor Moody

22 Chi cavolo glielo faceva fare di attaccare la lavastovigie per due cavolate?!

23È buona educazione salutare anche l'animale domestico.

24Ovviamente si tratta del locale “Testa di porco”. Non era stato menzionato nella revisione.

25Lo so che in origine era del fratello di silente ma volete mettere David Tennant?

26Si vede che ho appena finito di leggere “Good Omens”, di cui lui ha interpretato un personaggio nella fiction ispirata, vero?

27Morgana aveva smesso di farli dopo che Amy gli aveva raccontato del loro chiarimento. Preferiva non gettare benzina sul fuoco. Anche perché era stata minacciata dalle amiche. Intanto ci pensavano gli altri ex colleghi di Amy spettegolare.

28I panni che indossava in un cortometraggio girato da Bonnie Wright. La nostra Ginny Weasley.

29Mi sono ispirata alle gif tratte da “Nashville” che ho trovato su telegram. In quella serie Christian ha interpretato Damian, un tizio che voleva soffiare la ragazza a uno dei protagonisti che era anche suo amico. Uno stronzo insomma.

30Senza offesa, non mi riferisco all'attore di per sé, ma al ruolo che di comune accordo io e Sara gli abbiamo affibbiato nella revisione di Once upon a dream...

31Sempre senza offesa

32 è una parola che gli aveva insegnato Amy.

33Fenrir Grayback: il lupo mannaro che ha sbranato Lavanda e la cricca dei mangia-morte.

34Con i suoi piagnistei mise in fuga persino la Umbridge, la terribile affittuaria di Sara e Morgana.

35Per chi non ricordasse, La sua amica Luna Lovegood aveva predetto ad Amy che si sarebbe messa con un tristo figuro.

36 Sto stronzo proprio non si fida.

37Perché se lo avesse saputo, li avrebbe derisi fino alla fine dei loro giorni.

38 In realtà non sono sicura che lo farebbe, ma facciamo di si. Ci stava troppo la battuta.

39 È una fantasia questa che avevo da un po'. Ecco il brano:  Muse - Feeling Good (Video) - YouTube

   
 
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