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Autore: Mordekai    31/03/2021    0 recensioni
Otto artefatti sacri donati da Antiche Divinità senza nome, capaci di donare meravigliosi poteri e capacità. Solo i più degni potevano far parte di una delle Otto schiere, partecipando al Rituale degli Arcani.
Coloro che fallivano il Rituale, venivano rimandati a casa marchiati come Impuri. E morti.
Akhelia Vilbaar scettica di tali eventi, deciderà di farvi parte.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La ragazza si risvegliò con un gemito e per poco la pedana non cadde a causa dell’improvviso scossone. Akhelia osservò il suo corpo fasciato da bende intrise di magia e che lei poteva percepirla; filamenti luminosi che si muovevano lente nelle sue vene, nei suoi organi e tutto intorno riusciva a vedere l’aura emanata dalle pareti.

‘’Il Vuoto…’’- esordì lei, osservandosi poi le mani, le uniche che non furono bendate permettendo così alla giovane di osservare i marchi sui palmi. Suo padre dormiva a pochi passi da lei che, immediatamente, si alzò dalla pedana e si diresse nel salone principale ancora testimone di una violenta esplosione d’energia. Mentre saliva le scale a spirale, cercò la fascia che portava al braccio e il suo stiletto trovandoli entrambi. Un vociferare soffuso colse la sua attenzione, riconoscendo le voci degli Arcani e dei generali:

‘’…più di sei millenni quell’elemento è stato rilegato nei meandri senza tempo del cosmo, e adesso è qui! Risorto attraverso la figlia di uno dei membri del Consiglio! Si preannunciano tempi bui!’’- asseriva allarmato il druido Atarish. Ne nacque un diverbio alquanto concitato ed Akhelia stava per inserirsi se non fosse stato per l’improvvisa scarica d’energia sprigionata dalle sue mani che la fecero gemere di dolore e costringerla a nascondersi nuovamente dietro le colonne; marchi brillarono di ogni sfumatura di colore esistente e gli Arcani poterono percepirla, così intervenne il druido Atarish generando una piccola barriera di pietra ove la ragazza si nascondeva. Akhelia cercò di distruggerla con il suo potere riuscendo solo a scalfirla e a creare piccole crepe su di essa.

‘’Akhelia Vilbaar, stavi origliando una conversazione privata di noi Arcani?’’- domandò Re Oldor, avvicinatosi alla gabbia rocciosa e staccano un pezzo di roccia usando il suo potere innato.

‘’Volevo solo trovare un mio alloggio. Questo elemento è così pericoloso come dite?’’- fu la domanda della ragazza, sfiorandosi i marchi sui palmi che brillavano flebilmente. La barriera rocciosa si sgretolò rivelando tutti gli altri Arcani con il loro potere visibile e incontrollato:

‘’Il disturbo del campo magico arcano è ben evidente! L’Omega rappresenta la fine delle cose così come le conosciamo, persino dei poteri che sono in nostro possesso. Dovresti essere esiliata…ma non è consentito una volta terminato il Rituale.’’- replicò l’Arcana del Ghiaccio Medusa, con tono freddo come il suo potere.
Akhelia si sentì amareggiata per aver risvegliato l’entità esiliata nei meandri oscuri del cosmo, per essere diventata una sua portatrice e di aver sancito una potenziale minaccia per tutta la Repubblica e i suoi alleati. Non appena gli otto elementi si placarono, tutti emisero un sospiro di sollievo massaggiandosi poi le mani per riattivare il flusso sanguigno.

‘’Cosa dovrei fare dunque?’’- chiese la giovane, aspettando che qualcuno le desse una risposta concreta senza dover eseguire un nuovo rituale o atto di purezza. Gli Arcani si scambiarono uno sguardo d’intesa e Re Oldor allora rispose:

‘’La mattina studierai come tutti gli altri adepti alla comprensione, l’uso e la pratica dei vari elementi degli Artefatti. Dopo il pasto serale, ti allenerai in presenza di uno di noi e sarà l’Imperatrice Medusa come prima maestra. Nulla in contrario?’’

Tutti replicarono con sonoro ‘no’ e Akhelia si congedò così come fecero gli Arcani, eccetto Hadwisa che preferì fermare la ragazza e parlare da donna a donna. Non appena la sala si svuotò, colmandosi di un assordante silenzio e quasi innaturale, la Regina Guerriera poté parlare pacatamente:

‘’Perché hai tenuto segreto il tuo potere Akhelia Vilbaar? Energie come l’Omega, se in mani poco esperte o addirittura malintenzionate, possono capovolgere l’equilibrio di ogni repubblica o regione scatenando cataclismi e sciagure perenni.’’

‘’Io ho partecipato al Rituale perché ero scettica sulla veridicità, sul fatto che un manufatto della grandezza di libro potesse donare abilità che vanno oltre la comprensione umana. Non ho mai desiderato questo!’’- rispose duramente la ragazza, corrugando la fronte e socchiudendo gli occhi.

‘’Eppure il tuo scetticismo si è tramutato in convinzione e paura quando hai ben compreso quale sia il destino degli Impuri. Potevi fuggire dal Cuore d’Ossidiana, essere considerata una vigliacca a discapito della carica intrapresa da tuo padre e tornare a Ventoscuro, vivere la vita di tutti giorni e forse diventare una cacciatrice silenziosa. Però sei rimasta. Sai perché?’’

‘’Io…non lo so.’’- si limitò a dire Akhelia, stringendosi nelle spalle per impedire che il senso d’amarezza aumentasse. La donna le poggiò una mano guantata sul braccio e aggiunse:

‘’Sei rimasta perché volevi mettere fine a qualsiasi tuo dubbio, a costo di perdere la vita. Sei curiosa come ognuno di noi, ma la tua determinazione supera di gran lunga tutti gli altri. Sembri me quando avevo la tua età, ma ora non è né il momento né il luogo opportuno per rinvangare il passato. Goditi questa giornata, sei libera di passeggiare per i corridoi e per il giardino esterno.’’

Quel cambio repentino d’umore della Regina sorprese Akhelia, lasciandola lì ammutolita ma si sa che i venti cambiano a seconda delle ore. Proprio come Hadwisa che si congedò successivamente dirigendosi nel suo alloggio. Da sola, immersa nuovamente nel silenzio, la neo-arcana contemplò quelle cicatrici luminose sulle sue mani chiedendosi se fossero un bene o un male possederli. Mosse la destra verso il basso in direzione di un braciere e quest’ultimo sembro ravvivarsi:

‘’Proviamo.’’- disse tra sé e sé la giovane, concentrandosi sulle fiamme del braciere. Chiuse le dita a formare delle tenaglie e le fiamme persero d’intensità divenendo una tenue luce e quando aprì di scatto le mani, le fiamme s’innalzarono in una accecante colonna di fuoco che vorticarono. Akhelia le attirò a sé e con una piroetta riuscì a creare un disco che continuava a muoversi sia in circolo che a spirale. D’un tratto quel fuoco venne trafitto da un fulmine e la luce diminuì:

‘’Non si possono usare poteri se non in presenza di un Arcano o di un loro sottoposto!’’- esordì Vespero, stringendo una lancia di fulmini, dissolvendo quell’unico momento di spensieratezza della ragazza. La stessa lancia colpì il braciere che si accese nuovamente, come gli occhi folgoranti del ragazzo adirato che chiuse a chiave ogni entrata della stanza per poi incantarle con un gesto della mano:

‘’Incantesimo di Blocco, uno dei primi incantesimi che gli Arcani insegnano ai neofiti nonché il più semplice. Permette di bloccare qualsiasi tipo di entrata nel raggio di cento metri se lo si desidera. Fulgur!’’- esclamò poco dopo il principe, scagliando una saetta rossa contro Akhelia che la evitò per un soffio. Il giovane continuò ad evocarne altre senza dare un secondo di tregua alla studentessa, riuscendo a bruciare parte dei suoi abiti e delle fasciature che portava sulle braccia:

‘’Che il diavolo ti porti, Vespero!’’- ringhiò Akhelia, scattando verso una rastrelliera dove era poggiato un pugnale ornamentale e, grazie all’ausilio della sciarpa senziente che portava legata al braccio, la giovane apprendista afferrò quell’arma e la scagliò con una rapidità tale da confondere e ferire alla spalla il principe. Vespero accusò la ferita ma contrattaccò nuovamente con una tempesta di fulmini che impattarono sul marmo e sulle pareti senza procurare danni:

‘’Un rampino senziente, e suppongo sia opera di Zahra. Quella fattucchiera è ancora viva, ma sarà…’’- e si interruppe non appena Akhelia si ritrovò ad un passo da lui. Le cicatrici sulle mani si illuminarono di un cupo rosso e una folata di vento sbalzò il principe contro una colonna. L’impatto non avvenne in quanto una seconda folata di vento impedì al principe di subire gravi ferite:

’I duelli sono proibiti se non vi è un Arcano con voi o un suo sottoposto a visionarvi!’’- esclamò un uomo con indosso una tunica e non era altri che il padre di Akhelia, che osservava entrambi i due ragazzi con delusione e disapprovazione e non badò alla gentilezza nel far cascare sul proprio fondoschiena il principe. Il giovane, adirato per quel comportamento irrispettoso nei suoi confronti, reagì aspramente e tentò di evocare una seconda saetta per colpire il padre di Akhelia, ma lui:

‘’Aperituus Striiate!’’- e la saetta nelle mani di Vespero scomparve in un batter d’occhio. Cercò di evocarne altre ma, si ritrovò presto a muovere le braccia a mezz’aria inutilmente. Il principe comprese che l’uomo fosse di un altro livello magico e decise di congedarsi con un leggere grugnito. Sylren si voltò, freddando con il proprio sguardo sua figlia ancora irritata per poi scuotere il capo in segno di disapprovazione:

‘’Stavo vincendo, padre!’’- esclamò Akhelia, frustrata ma il suo corpo tradiva un certo senso di terrore dovuto alla presenza della figura paterna.

‘’La tua vita vale di più di un semplice capriccio tra due ragazzini! Specialmente a corte degli Arcani. Non tollererò oltre tale comportamento, Akhelia, intesi? Non mostrerai il tuo potere se non in presenza degli Arcani o di un loro sostituto. Non voglio che tu faccia altre idiozie per colpa di questa maledizione che è in te!’’- replicò il genitore, questa volta con tanta energia da riuscire a spegnere il braciere alle spalle della ragazza. Akhelia si sentì tradita da suo padre e quel sentimento si manifestò in diverse ondate di energia arcana che danneggiarono la sala ove si trovavano, rovesciando bracieri, i candelabri vennero tagliati di netto da una lama invisibile, le colonne si spaccarono e creparono ai capitelli e diversi fulmini si fecero strada dalle finestre. Akhelia rimase in silenzio, stringendo i pugni e andò via, lasciandosi alle spalle il caos elementale che aveva generato. L’ultimo sguardo che donò al padre, uno sguardo vacuo e malinconico, ebbe lo stesso effetto di una pugnalata inferta vigliaccamente; faceva male, bruciava, la tua anima veniva consumata come il carbone. L’orgoglio di Sylren vacillò per non sentirsi anch’egli amareggiato da ciò che aveva commesso…e detto.

Akhelia si ritrovò a percorrere la sala principale dove avvenne il rituale, constatando i danni causati dalla scoperta del suo Arcanismo che non era ben accettato da alcuni membri, tra cui i sottoposti degli Arcani Anziani. Le pareti e le colonne erano ancora solcate da sfregi d’inchiostro che sfrigolavano come se delle fiamme impercettibili stessero divorando la pietra. Le mattonelle, spaccate dall’esplosione, avevano subito gli effetti temporali: un paio erano sospese nel vuoto immobili, altre si riformavano e spaccavano di continuo mentre altre ancore si muovevano così lentamente da rendere una lumaca veloce. Incuriosita dalla sua involontaria creazione andò a sfiorarla con le dita e in quell’istante si sentì leggera come una piuma e per poco non rigurgitò la colazione causata da improvvise vertigini. Si ritrovò a volteggiare in aria, letteralmente e dalla sua posizione notò cinque uomini in livrea grigia e oro che la osservavano fluttuare; il quinto, probabilmente il capo, era colui che aveva creato il campo gravitazionale tramite l’uso di un guanto metallico colmo di piccoli triangoli illuminati da tre batterie azzurre.

‘’Divertente.’’- biascicò le parole Akhelia, rimandando giù il conato di vomito liberandosi dalla prigione invisibile, contrattaccando con una folata di vento che si infranse sul loro scudo.

‘’Gli Arcani non mentivano dunque. Sei davvero il Nono Elemento. L’Omega.’’- esordì il capo del gruppetto togliendosi la sciarpa che fungeva da cappuccio mostrando un viso dai tratti orientali che tradivano la mezz’età dell’uomo. A quel gesto anche il suo seguito si rivelò alla luce dei lampioni, mostrando due donne, un ragazzo d’età compresa trai diciotto e i ventidue anni ed un androide con parti umane; quest’ultimo attirò l’attenzione di Akhelia che rimase a studiarlo con invadenza ma l’ibrido ridacchiò:

‘’Ho qualcosa sul naso, bambina?’’- domandò lui con un suono ferroso di ingranaggi e pistoni idraulici che contrastavano le sue parti umane.

‘’Perdonami, non ho mai visto…persone come te.’’- rispose imbarazzata Akhelia saettando lo sguardo da un membro all’altro del gruppetto, e solo due rimasero a volto coperto.

‘’Persone si fa per dire. Noi Chromium siamo un misto di parti robotiche, cellule umane e DNA sintetico. Non siamo visti di buon occhio in alcuni territori ma siamo pur sempre parte degli Arcani minori e…’’- l’androide sintetico venne fermato dal suo capo che lo invitò a non dire altro.

‘’Noi siamo i Gravitomanti, arcani minori che sfruttano l’energia elettrica per generare campi elettromagnetici abbastanza forti da alterare la gravità. Io sono Shun Wuyin, mentre il giovane chromium qui presente è Torsten. O meglio si chiamava così prima di cambiare il suo nome in Ixab. Le due donne invece sono Wictiue di Klenstraad e Meredith Namib.’’- e il restante gruppo ricambiò il saluto.

‘’Io sono Akhelia, neofita degli Arcani e non è stato piacevole.’’- rispose la ragazza, picchiettandosi le braccia alla ricerca di altro da dire per non risultare imbarazzante innanzi al gruppo di Gravitomanti. In suo soccorso giunse un sottoposto dell’Arcano del Fulmine, facilmente riconoscibile dallo stemma cucito sul petto e dai cordoncini di seta sulle spalline:

‘’Ben arrivati Gravitomanti. Valazar vi attende nel suo alloggio.’’- disse il capitano dal volto coperto per poi volgere l’attenzione ad Akhelia: ‘’Tu, ragazzina…Re Oldor vuole parlarti! Vai da lui non appena sei pronta.’’- e con uno scatto proseguì verso l’uscita del palazzo, cosa che fecero anche i Gravitomanti per incontrare l’Arcano del Fulmine.

‘’E dove lo trovo il suo alloggio?’’- chiese Akhelia, arrestando il passo lesto del capitano; la ragazza poté udire le sue imprecazioni del capitano, condito da piccole scariche di fulmini nelle sue mani. Il capitano le ordinò di avvicinarsi e di non fare altre domande. La ragazza notò, una volta vicina, le forme femminili del capitano e di qualche ciuffo di capelli scuri che fuoriuscivano dal cappuccio. Uscirono dal palazzo, percorrendo un corridoio di colonne che inizialmente Akhelia non aveva visto per poi giungere ad una porta che stonava con la conformazione dell’edificio. Il Capitano bussò due volte con irruenza alla porta che si aprì immediatamente:

‘’Sadira? Che ci fai…Ah, l’Arcano del Fuoco.’’- asserì un altro capitano dal volto coperto che conosceva la donna. Eppur le loro divise erano di colori diversi: una di rosso cremisi, l’altra alizarina ma entrambi servivano Re Oldor grazie all’emblema del fuoco cucito sulla pettorina.

‘’Elmond, non impari mai a tenere quella bocca chiusa? Nessuno doveva sapere il mio nome, tantomeno questa…tantomeno la nostra apprendista arcana.’’- rispose correggendosi poco dopo con un tono quasi ironico nei confronti di Akhelia. Il secondo capitano scosse il capo e si mosse attraverso il corridoio che condusse all’alloggio del Re Oldor intento a dialogare con altre persone vestite di strani indumenti simile a tessuto etereo. Quest’ultimi si alzarono di scatto come se avessero percepito il pericolo imminente ma celato finché uno di loro non adocchiò la giovane Akhelia:

’Tu, ragazzina, sei maledetta da un qualcosa di superiore persino agli Arcani stessi. Re Oldor, è una trappola questa?’’- domandò uno di loro materializzando dal nulla una lama formata da scaglie di vetro, metallo e un terzo elemento che risultava sconosciuto a tutti i presenti.

‘’Lei ha sancito un patto anni fa e, se questa è realmente una trappola, la Congrega lo saprà!’’- esclamò il secondo individuo con pacatezza, seppur le sue parole tradissero una gelida ferocia.

‘’La Congrega degli Aetermanti non ha nulla da temere. Lei è Akhelia, colei che possiede il Nono Elemento Arcano…a malincuore.’’- rispose il Re con la stessa calma, alzando le mani in segno di difesa per poi invitare la giovane ad avvicinarsi e mostrare i suoi palmi; i segni sulla pelle mostrarono piccoli bagliori prima di illuminarsi ed emanare alcune scintille miste a saette che sfiorarono la maschera di uno degli individui. Akhelia venne afferrata per il collo ed alzata come se non pesasse nulla nonostante la corporatura robusta e si ritrovò la lama dell’Aetermante puntata alla gola, luccicante e minacciosa.

‘’Non è una trappola un corno…’’- stava per imprecare prima che la lama venisse distrutta da un semplice tocco della giovane. Il Re Oldor batté le mani, creando tre gabbie di fuoco che imprigionarono i tre ed esclamò a gran voce:

‘’Basta così! Non sono ammessi alterchi al mio cospetto, né tra Maestri Arcani e studenti, né ora né mai. Akhelia, loro sono Ifeyhen e Kijreg, Maestri Aetermanti che ti aiuteranno a controllare l’energia custodita in te prima di poter apprendere i segreti di noi Otto Arcani.’’
I due Aetermanti si scambiarono una fugace occhiata prima di voltarsi perplessi nei confronti del Re. Colui che indossava la maschera mostrò il suo volto rugoso ma che rimandava molto a quello del Chromium e corrispose:

‘’E questo quando è stato deciso?’’

‘’Ora, caro Ifeyhen. Hai qualcosa in contrario?’’- domandò il Re, incrociando le braccia dietro la schiena in attesa di qualche protesta da parte dei due Aetermanti. Ifeyhen rispose, seppur nolente, che la decisione era giusta e non vi erano obiezioni ricevendo uno sguardo truce da Kijreg:

‘’Re Oldor, il nostro Signore verrà informato della sua scelta così insensata. Le aspetterà un sonoro richiamo verbale da parte sua.’’

‘’Non temo alcuna accusa, Kij. Che il vostro capo sappia della mia scelta e, conoscendolo, sarà dalla mia parte.’’- replicò Oldor con un sorriso beffardo. L’Aetermante della spada svanì nel nulla, lasciando il suo compagno da solo con l’apprendista arcana, desolata per quel che stava accadendo e per evitare ulteriori discussioni chiese cosa dovesse fare.

‘’A lezione. Seguimi.’’- esordì l’Aetermante avviandosi all’uscita, dando una spallata al soldato per avere più spazio; la ragazzina salutò i presenti con un piccolo gesto della mano e seguì lesta l’uomo arcigno. Il maestro e la neofita non ripercorsero lo stesso cammino intrapreso da quest’ultima bensì si avviarono all’uscita dell’edificio, giungendo in uno spiazzo deserto dove sorgevano solo alcune rovine. Ifeyhen mosse le dita in direzione di una colonna riportandola allo stato originario, scolpendola fino a renderla una statua animata:

‘’Dato che devo insegnarti le basi degli elementi, partiamo dal più semplice. La roccia, che fin dagli antichi albori dell’umanità è stata risorsa indispensabile per costruire edifici, armi e difese. Considerando il tuo elemento arcano, prova a riportare quella statua a come era prima. E fallo subito.’’- disse l’arcano schioccando le dita e attivando la statua che avanzò a grandi falcate contro Akhelia.

‘’Ma mi prende in giro?!’’- esclamò sorpresa la giovane, evitando per un soffio l’enorme piede che stava per schiacciarla. In difficoltà, si limitò a generare un vortice di sabbia per accecare il colosso e cercò immediatamente riparo dietro altre colonne ormai consumate dal tempo; fu lì che, poggiando le mani sulla colonna, avvertì lo spirito della terra e l’elemento arcano confluire nel colosso.

‘’Credo…di saper cosa fare.’’
 L’Aetermante si portò una mano al volto, già esasperato per quella lezione così scialba da fargli pentire di essere diventato uno degli arcani minori. Controllando il colosso, lo costrinse a voltarsi verso le altre rovine dove Akhelia si nascose e la creatura balzò a pochi metri dalla giovane.

‘’Gli Arcani non si nascondono! Fronteggiano i problemi come condottieri! Esci allo scoperto, immediatamente.’’- e non appena terminò quella frase si innalzò, con un boato, una nube di polvere scura dalla quale venne sbalzato fuori il golem di pietra trafitto da diversi spuntoni. L’Aetermante osservò la sua creazione immobile e che ritornava al suo stato originario di semplice colonna per poi sbriciolarsi. Akhelia, coperta di polvere, raggiunse il maestro visibilmente contrariato dalla morte del suo golem:

‘’Lei non ha dato vita ad un golem di pietra. Ha solo plasmato una creatura ancora vivente grazie al flusso vitale che scorre in ogni elemento. Mi è bastato solo manipolarlo e renderlo innocuo.’’- disse con un sorriso soddisfatto per la riuscita del suo ‘esame’ ma l’Aetermante la colpì in testa con una bacchetta di legno generata con i suoi poteri:

‘’Sei stata impudente ed imprudente! Credi che, solo perché possiedi il Nono Elemento, puoi fare spettacoli del genere? Gli elementi vanno controllati, plasmati secondo un preciso ordine. La materia, fisica ed etere, devono coesistere secondo un proprio equilibro!’’- si interruppe facendo sparire la bacchetta di legno. Puntò la mano verso la colonna e fece apparire nuovamente il titano di pietra che rimase immobile.

‘’Di nuovo. Schiena dritta, gambe leggermente piegate e spalle rilassate.’’- asserì ferreo l’Aetermante attendendo una risposta dalla giovane. Akhelia portò le mani in avanti, eseguendo gli ordini imposti e si concentrò per controllare l’essenza del golem. Chiudendo gli occhi vide il flusso vitale della terra scorrere nella pietra vivente e la prima cosa che controllò furono i suoi arti muovendolo avanti e indietro, facendolo roteare, inginocchiare e saltare.

‘’Fallo attaccare.’’- disse l’Aetermante, mettendosi in disparte.

‘’E come dovrei…’’- cercò di replicare Akhelia ma l’uomo l’azzittì generando un sasso acuminato contro la sua fronte e le ordinò di continuare. La ragazza alzò le braccia, imitata dal golem e poi abbassò le braccia al suolo, ove il titano innalzò cumuli di polvere e detriti.

‘’Hai ancora strada da fare, ragazzina. I tuoi movimenti sono lenti, forzati. Mi auguro progressi in futuro, ma per il momento non sei adatta. Ora vai.’’- ordinò l’Aetermante riuscendo a controllare il Titano con una sola mano, sovrastando Akhelia e il suo potere. La giovane sbuffò e andò, non priva di aver evitato una colonna di pietra evocata dall’uomo e che ella sfruttò per contrattaccare staccandone solo un disco ed osservarlo sbriciolarsi nelle mani del maestro. Ripercorrendo la strada a ritroso si rese conto di trovarsi innanzi un mausoleo lucente, circondato da edera verdeggiante che ricopriva la sua base e la sua sommità a formare una corona che contrastava la terra sabbiosa confinante. Restò ad osservarlo per chissà quanti minuti prima che una voce la riportasse alla realtà: una giovane da uno strano copricapo con chele la invitò ad avvicinarsi.

‘’Che fai in giro? Non dovresti essere nel tuo alloggio mezzosangue?’’- le chiese la ragazza, con leggera altezzosità incrociando le braccia.

‘’Potrei farti la stessa domanda, chela altezzosa.’’- rispose Akhelia con uno sbuffo. La ragazza dal copricapo con chele si mosse minacciosa intenta ad attaccare, ma Akhelia riuscì a percepire l’arrivo di una lama di vento nella sua direzione che evitò piegandosi in avanti, contrattaccò con una saetta d’elettricità sbalzando lontano la sua avversaria e il copricapo. Akhelia creò una gabbia di pietra che imprigionò l’avversaria e le intimò di desistere:

‘’Ho avuto una pessima giornata, non peggiorare le cose!’’- e strinse lentamente la mano causando il rimpicciolimento della gabbia.

‘’Va bene, va bene! Scusami…mezzosangue.’’- rispose la giovane, causando in Akhelia uno scatto d’ira che si tramutò in una raffica di fruste di vento che la sballottolarono verso una colonna dorata. Una barriera d’acqua impedì alla giovane di urtare violentemente la testa, salvandosi da morte certa. L’Arcano Thegorin ne fu l’artefice e dal suo sguardo, non prometteva nulla di buono.

‘’Non sono autorizzati scontri arcani all’esterno della struttura, studentesse. Di qualsiasi natura, non verranno accettati. Per ora riceverete un monito, ma alla prossima sarete punite severamente. Parlo soprattutto con te, Akhelia Vilbaar.’’- asserì l’uomo, richiamando l’acqua nel suo palmo facendola poi svanire. La ragazza stava per rispondere, ma il muro d’acqua dell’Arcano si manifestò più irruento circondando le due studentesse e restringendosi.

‘’Non mi ripeterò una seconda volta.’’- e indicò l’entrata del palazzo, ordinando loro di rientrare. Akhelia digrignò i denti, inferocita dall’intromissione e dall’atteggiamento minaccioso che l’Arcano serbava nei suoi confronti: colpì con violenza il terreno innalzando diverse colonne pentagonali che si fermarono a pochi metri dall’uomo e dalla giovane ferita. Una volta rientrata nell’edificio, tutti e nove gli elementi si propagarono dal suo corpo simili a continue frustate facendola inginocchiare:

‘’Ti sono stati donati tutti e nove gli Elementi Arcani, Akhelia. Eppure ti ostini a controllare ciò che sei divenuta realmente.’’- asserì la voce del Nono Elemento nella sua mente prima di assumere forma, slanciata e mingherlina, innaturalmente alta e dal volto in continuo mutamento come il tempo. La creatura le afferrò il viso, deformandole le guance e restando ad osservare i suoi occhi con intensità:

‘’Cosa ti impedisce di…Ah! Ecco cosa. Il giudizio di tuo padre, l’erede dei sei Elementi Arcani. E a sua volta, preoccupato dalle azioni del proprio padre, colui che mi ha segregato nel nulla.’’

‘’Di che diavolo stai parlando?’’- chiese Akhelia, liberandosi da quella morse usando il potere del fuoco sul braccio rinsecchito dell’essere etereo, fallendo in quanto l’Omega riuscì ad annullarlo con facilità. Akhelia però, conscia di avere ancora dalla parte sua la fascia magica donata da Zahra, la usò per frustare il viso dell’essere che lasciò andare la presa e si stupì:

‘’Astuta! Allora quando vuoi sai fare qualcosa!’’- rispose lui, non prima di averla scagliata contro una colonna di bronzo e svanire nell’eterea dimensione. La statua prese a dondolare pericolosamente prima di inclinarsi e piombare sulla ragazzina. Una barriera di esagoni elettrici avvilupparono la statua riportandola sulla propria base:

‘’Cosa diavolo era quell’essere?’’- chiese una voce robotica riconducibile al buon Ixab, il Chromium e membro degli Arcani minori. Akehlia si alzò con uno sbuffo e replicò, lievemente innervosita, di star bene e di non doversi preoccupare.

‘’Ho rilevato un picco innaturale di magia arcana mentre uscivo dallo studio di Valazar e sono subito accorso. Potresti spiegare cos’era quell’entità?’’- domandò ancora una volta Ixab, questa volta mostrando attraverso il suo occhio cibernetico i livelli d’energia arcana che si innalzavano e abbassavano rapidamente.

‘’L’Omega nella sua vera forma. Non farne parola con nessuno, ti prego!’’- esclamò Akhelia, massaggiandosi il collo e sistemandosi gli abiti sgualciti. Una delle manopole poste sulla testa del Chromium eseguì un mezzo giro prima di tornare a suo posto, con uno sbuffo di fumo.

   
 
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