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Autore: EcchanEcchan    01/04/2021    4 recensioni
ATTUALMENTE IN PAUSA! I'm back guys! Una piccola AU senza pretese per ricordarci quanto sono belli Inuyasha e Kagome insieme.
Kagome ha venticinque anni e la sua relazione non potrebbe andare peggio di così. Inuyasha di anni ne ha ventisette ed è arrivato a Tokyo per stare vicino alla sua ragazza Kikyo, che ha una migliore amica inspiegabilmente irritante e carina.
Dal testo:
"Inuyasha annuì, senza staccare lo sguardo da Kagome. “E’ carina” pensò mentre la osservava sistemarsi la scollatura del vestito. Pensieri poco casti attraversarono la mente del mezzodemone, mentre si stupiva di sé stesso. Era fidanzato, che diamine!"
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Page 02


Kagome tornò nel suo appartamento, consapevole di dover passare il resto della giornata a impacchettare la sua roba. Sango si era dileguata nello stesso momento in cui l’amica le aveva chiesto una mano.
-Poco male- pensò-almeno non dovrò sorbirmi la sua ramanzina-
Quando l’ultimo degli scatoloni fu riempito, Kagome si accorse che fuori era buio pesto. Prese il cellulare ma nessun segno di Koga, solo una mail di Inuyasha con allegato il contratto della nuova casa. Erano quasi le dieci di sera e l’unica cosa che aveva mangiato era stata una ciambella mentre chiacchierava con Sango.
Sospirò e decise di scendere al conbini sotto casa, sperando di trovare ancora dei nikkuman caldi. La fortuna non era decisamente dalla sua parte, perciò arraffò una busta di patatine e chiese all’anziano titolare un bubble tea. Andava in quel negozietto da quando aveva iniziato l’università e ormai conosceva bene il proprietario, il signor Totosai; era uno strano vecchio, ingobbito dagli anni, che portava il pizzetto e i pochi capelli rimasti legati in un codino sulla cima della sua testa. Al suo fianco era sempre presente un gatto marrone, così grasso da sembrare una mucca.
“Stai preparando un esame Kagome?” le chiese porgendole la bevanda.
La ragazza scosse la testa, mentre guardava attentamente dei cioccolatini al burro di arachidi, indecisa se mandare del tutto al diavolo il suo reflusso. “Ho finito con gli esami, sto preparando la tesi ma oggi ho preparato la mia roba per il trasloco” rispose arraffando due o tre dolcetti.
“Capisco, non stressarti troppo giovinetta”
“Non si preoccupi. Grazie mille!” disse prendendo la busta con la sua imbarazzante cena e il bicchiere di boba.
Le porte scorrevoli del conbini si chiusero con un leggero scampanellio e Kagome rientrò a casa. Uscendo dall’ascensore vide una figura minuta davanti alla sua porta d’ingresso, che cercava di entrare in casa senza fare rumore.
Kagome accese le luci del pianerottolo, insospettita. “Ma che cazzo” bofonchiò la figura misteriosa.
“Ah sei tu!” il tono divenne più nervoso alla vista della ragazza dai capelli corvini.
“Ayame mi spieghi cosa stai facendo? Sembri un ladro”
“No… è che… si insomma, è tardi. Non volevo fare casino.”
Kagome la osservò meglio. I capelli rossi erano completamente spettinati, del mascara rimaneva solo un pallido alone sotto i grandi occhi verdi, mentre i vestiti erano completamente sgualciti, come se fossero rimasti accartocciati sul pavimento per ore.
“Sei un disastro, giornata movimentata a lavoro?”
“A lavoro? Ah! Emh… si, un vero merdaio oggi”
“Strano, sono venuta a fare colazione con Sango e non ti ho vista.” Rispose Kagome sempre più sospettosa. La sua coinquilina non gliela raccontava giusta.
Entrarono in casa e Ayame si defilò velocemente in camera sua, senza neanche augurare la buonanotte.
Kagome sospirò, era circondata da persone veramente particolari. La sua attenzione andò al cellulare, quando si illuminò segnalando un messaggio di Koga.
Ehi scusami, ho avuto una giornata impegnativa. Vorrei farmi perdonare per la storia del tuo collega e della casa, domani andiamo in un posto fantastico. Ti amo
 
-Almeno ci prova- disse a sé stessa mentre gettava il pacco di patatine ormai vuoto e si dirigeva a letto. Era davvero esausta.
 
La mattina dopo il cellulare iniziò a suonare prima del solito. Kagome lo cercò a tentoni sul comodino, con la faccia ancora schiacciata sul materasso.
“Pronto?” mugugnò con la voce impastata dal sonno.
“Kagome? Ma che cazzo, stavi ancora dormendo?” rispose con un tono infastidito il suo interlocutore.
“Buongiorno anche a te, Koga.”. Incredibile come il ragazzo riuscisse a farle venire il nervoso di prima mattina.
Dovevamo andare in un posto o sbaglio?”
-Merda- pensò la ragazza saltando giù dal letto. “Scusami, ieri sono crollata.” Disse la giovane cercando di assumere un’aria colpevole. “Inizia a salire, intanto mi preparo”
Ti aspetto giù” e chiuse il telefono.
-Che razza di problemi ha? - si chiese Kagome mentre entrava in doccia. Cercò di fare in fretta, per una volta; non sapendo dove volesse portarla il suo ragazzo decise di mettersi un paio di jeans skinny a vita alta, una t-shirt rosa cipria e le sue fidate converse bianche.
Mentre usciva di casa incrociò la sua coinquilina in cucina. La rossa era stranamente silenziosa e, appena la vide, si immusonì.
“Buongiorno Ayame, tutto ok?”
“Ciao, si. Dove vai?” chiese cupa. “Oh Koga mi porta a fare un giro” le sorrise incerta mentre infilava le chiavi nella borsa. Ayame non rispose, si limitò ad annuire e si chiuse in camera sua sbattendo la porta.
 
“Scusa il ritardo”
“Ci sono abituato” rispose il demone lupo accennando un sorriso sghembo. Kagome prese posto sul lato del passeggero, mentre il ragazzo si mise alla guida della sua Nissan nera.
“Dove mi porti?”
Il demone non rispose, troppo occupato a inveire contro qualunque povero automobilista gli si parasse davanti.
Dopo una mezz’oretta Kagome intravide il cartello di benvenuto nella città di Yokohama. Sorrise, Koga voleva davvero farsi perdonare.
Kagome aveva trascorso gran parte delle sue estati a Yokohama, dai nonni paterni. Tornava a Tokyo solo poco prima dell’inizio della scuola, e ogni anno era la più abbronzata tra tutte le sue compagne di classe visto che sua nonna adorava portarla all’Umi no Koen.*
Questo avvenne fino al suo quindicesimo compleanno, quando i suoi genitori divorziarono e i rapporti tra le famiglie peggiorarono in un batter d’occhio. La giovane andò a vivere con sua madre e suo fratello Sota nel tempio gestito da suo nonno materno, mentre suo padre aveva deciso di tentare la fortuna in Europa. Certo, continuava a sentire ogni tanto i nonni, ma le sue visite si fecero via via più rare. Erano tre anni che non li vedeva.
Koga posteggiò l’auto nei pressi di una villetta tradizionale, circondata da un bel giardino curato. Accanto al portone figurava una targa in legno, con inciso il nome della famiglia. Tetsuo. La ragazza sorrise, il suo vecchio cognome le faceva sempre un certo effetto. Aveva deciso di cambiarlo a diciassette anni, quando suo nonno le aveva offerto in eredità il tempio Higurashi.  Nonostante l’anziano fosse ancora in perfetta salute ripeteva sempre quanto fosse importante “sistemare le carte prima di lasciare questo mondo”.
 
La giornata trascorse piacevole insieme ai signori Tetsuo, incredibilmente attivi nonostante l’età avanzata. Avevano preso in simpatia Koga e non facevano che lodarlo e rimpinzarlo di caramelle all’anice.
-Se solo sapessero- si ritrovò a pensare la giovane mentre sua nonna serviva l’ennesimo vassoio di dolcetti.
“Tesoro ti vedo dimagrita, stai mangiando come si deve?” esclamò il signor Tetsuo accendendosi la decima sigaretta nel giro di un’ora.
“Si nonno, sono solo un po' stressata per via del trasloco” sorrise Kagome “tu piuttosto, dovresti smetterla di fumare alla tua età”
“Ma che dici ragazzina, io sono in formissima.”
“Certo certo, tesoro hai deciso di cambiare casa? Fai bene! Quei tuoi strani coinquilini… per non parlare di quella volgare ragazzina. Come si chiama… Ayame, giusto?” sentenziò la nonna paterna, dando dei colpetti sulla schiena del marito, a cui era andato di traverso il fumo per la troppa enfasi.
Koga scattò in piedi, con un’espressione indecifrabile in volto “Vado in bagno, scusatemi.”
“Oh cielo, troppi dolcetti?”
Kagome annuì, cercando di non far trasparire il nervosismo. C’era qualcosa che non le tornava, ma non sapeva spiegarsi cosa.
 
A pomeriggio inoltrato i due giovani salirono in macchina per tornare a Tokyo, ritrovandosi sommersi di pacchetti pieni di cibo.
“Sai Kagome, i tuoi nonni non ti assomigliano per nulla.” Disse il giovane demone lupo mentre guidava.
La ragazza ci pensò su, e si ritrovò a dargli ragione. I signori Tetsuo, da giovani, avevano entrambi i capelli chiari e sua nonna aveva gli occhi grigi. Kagome, invece, era la copia di sua madre, con tratti morbidi e fanciulleschi rispetto al fascino spigoloso e austero dell’altro lato della famiglia.
“Ti fermi a dormire da me?” chiese Kagome aprendo la portiera dell’auto.
“No, domani ho una giornata pesante. E anche tu dovresti riposare, non deve passare Miroku per aiutarti a portare gli scatoloni da Inuyasha?”
“Hai ragione, mandami un messaggio quando arrivi a casa.”
Kagome entrò in ascensore con un nodo allo stomaco, che diavolo stava succedendo alla sua relazione?




EE’s corner:
*una località balneabile entro i confini cittadini (l’unica) è Umi no Koen, che letteralmente significa Parco Marino: è aperta al pubblico, gratuita, e l’orario è limitato soltanto nei mesi di novembre, dicembre e marzo. Si trova all’interno del Nojima Pak, nella parte sud di Yokohama, e anche grazie alla vicinanza con la città, è molto vivace e fornita: postazioni per il barbecue, campi da calcio e rugby, attrezzature per altri sport.
 
 
Maccciao! Scusatemi, ci ho messo tantissimo ma ho avuto delle giornate un po' particolari. Diciamo che passare dalla zona bianca a quella arancione è stata tosta. Non che abbia fatto party hard in giro, sia chiaro ahahah. Però mi sembrava di vedere una luce in fondo al tunnel e invece niente. Ci hanno inchiappettati di nuovo. Coooooomunque, spero vi sia piaciuto.
Un bacetto <3
 
   
 
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