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Autore: Doralice    01/04/2021    4 recensioni
Ispirata a un sogno che ho fatto stanotte, ecco una SamBucky in tre parti, post episodio 2 di TFATWS.
Estratto dal primo capitolo:
“Può essere che in quel sogno tu e Sam aveste obiettivi diversi?” suggerisce lei.
“Può essere.” concede.
“E qual era il suo obiettivo?”
“Vedere l’animale.” risponde subito, con il solito senso di efficienza che prova quando è focalizzato su una missione.
“E qual era l’obiettivo di Sam?”
Bucky ripensa al sogno. Al modo in cui Sam tiene in spalla il bambino, come lo guarda, come gli parla, come scherza con lui anche mentre lo mette giù perché è stanco di portarne il peso.
“Il bambino.” risponde, la consapevolezza che lentamente si fa strada dentro di lui, “Il suo obiettivo era il bambino.”
“Dunque Sam teneva letteralmente sulle spalle il proprio pesante obiettivo, che in teoria era anche il suo. Mentre lei era defocalizzato.” riassume la dottoressa, implacabile.
“Beh, messa così…”
“Messa così…” lei riprende le sue parole, “Cosa pensa del modo in cui Sam alla fine ha risolto la vostra diatriba?”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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The Dream

 

* * *

 

“L’altra notte ho fatto un sogno.”

“Un incubo?”

“Un sogno.”

“Ma l’ha turbata ugualmente, o non me ne parlerebbe.”

“Perché non sogno mai. Faccio solo incubi.”

Sta svicolando. E la cosa la sta innervosendo. Cristo, sta innervosendo persino sé stesso.

“Cosa succedeva in questo sogno? Cosa c’era di diverso rispetto ai suoi incubi?”

“Negli incubi rivedo le persone che…” Bucky si blocca, la gola chiusa da una nausea che come al solito gli toccherà inghiottire per i fatti suoi, “Rivivo quello che ho fatto. Sono ricordi. Questo non era un ricordo.”

La dottoressa stacca gli occhi dal block notes e gli fa un cenno con la testa per invitarlo a proseguire. Bucky si muove a disagio sul divanetto, poi si impone disciplina e fissa un punto della carta da parati vicino alla finestra.

“Eravamo in una specie di foresta.” inizia a raccontare atono, “Stavamo seguendo le tracce di un animale.”

“Eravate?”

“Sam ed io. E c’era…” Bucky esita, stringe gli occhi per riportare alla memoria quel dettaglio bizzarro, “Un bambino.”

La dottoressa annuisce e scrive qualcosa. Come se niente fosse. Le narici di Bucky fremono per la tensione: non le sembra strano? Non ha proprio niente da dire?

“Vada avanti.” gli dice semplicemente, intrecciando le dita sul block notes.

“Sam portava il bambino sulle spalle. Facevamo finta di essere in missione, per divertirlo.”

“Che tipo di relazione c’era tra voi e il bambino?”

Bucky batte le palpebre e la guarda. Quella domanda suona fuori contesto e allo stesso tempo è come se squarciasse il velo che copre quel dettaglio.

“Eravamo parenti.” dice ripensando a quello che aveva provato durante il sogno, poi scuote la testa, “Ma non ha senso.”

“Perché?”

“Beh, io non ho più parenti in vita e il bambino aveva… tre o quattro anni? Comunque i nipoti di Sam sono più grandi.”

“C’è qualcos’altro?”

Bucky ruota la testa, scacciando per l’ennesima volta quella appiccicosa sensazione di avere qualcuno che gli fruga nel cervello. Lei è la sua psicologa, non uno scienziato dell’Hydra. È la sua psicologa. La sua psicologa.

“James.” lo richiama.

Bucky torna a focalizzarsi sul qui e ora. La dottoressa ha un’espressione leggermente meno dura del solito.

“Era biondo. Occhi azzurri.” dice subito, mettendo da parte tutta l’ansia e la vulnerabilità che gli scatenano uno sguardo empatico.

La dottoressa scrive un appunto: “Ma ha detto che era vostro parente.”

“Infatti.” Bucky si gratta la fronte, “Le dicevo che non ha senso.”

La dottoressa lo fissa per un istante. Sembra indecisa su come far proseguire quella conversazione.

“Era un sogno, James. Nei sogni, a volte, il nostro subconscio maschera i messaggi che non vogliamo capire.” gli spiega, “Così passano lo stesso la barriera e in qualche modo arrivano in superficie. Al nostro Io conscio.”

Bucky inarca un sopracciglio: “Come una spia con il passaporto falso?”

“Analogia poco ortodossa, ma credo che lei abbia colto.”

Lui si prende un momento per riflettere su quelle parole.

“E cosa dovrebbe rappresentare un bambino biondo sulle spalle di Sam?” sbotta, pur consapevole che lei non gli darebbe mai l’imbeccata.

“Questo deve dirmelo lei.” risponde infatti, prevedibilmente.

Bucky rotea gli occhi borbottando: “Ma dai?”

“Meno sarcasmo e più lavoro.” lo riprende lei, “Che altro succedeva nel sogno?”

“Sissignora.” mastica tra i denti, perché quel minimo di sarcasmo che gli resta fa parte delle poche cose che lo fanno sentire umano, e lei sa anche questo.

“Sam si lamentava che il bambino fosse pesante e quindi lo metteva giù. Lo diceva scherzando, in realtà gli piaceva tenerlo sulle spalle.”

“Mhm…” la dottoressa non smette di scrivere, “Che altro?”

Ecco, magari possono fermarsi lì. No?

“Che altro, James?” lo incalza.

“Lei è spietata.” le dice guardandola di traverso.

La dottoressa stringe le labbra: “Non farei bene il mio lavoro, se non lo fossi.”

Bucky si raddrizza sul divanetto, improvvisamente troppo morbido. Si stira i lembi della giacca, improvvisamente troppo stretta.

“Litigavamo.” dice secco, “Su come approcciare l’animale senza essere visti.”

Lei rimane in muta attesa, gli occhi su di lui a cogliere ogni minima sfumatura.

“Non ha niente da scrivere sul suo blocchetto?”

“No. Vada avanti.”

Bucky si lecca le labbra, improvvisamente riarse.

“Mi ha baciato, va bene?”

La dottoressa inclina la testa di lato, osservandolo con aria imperscrutabile.

“Così, da un momento all’altro? Prima stavate litigando e poi…?”

“Poi lui si è avvicinato e ha…” Bucky fa un cenno vago con la mano, che in realtà non vuol dire assolutamente niente, “Lo sa come funziona un bacio, no? Vuole anche i dettagli?”

La dottoressa prende il block notes e clicca sulla penna.

“Ci sono dettagli?”

Ma è seria?

“Non capisco il perché sia restio.” lei apre le mani come in segno di resa, “Abbiamo già discusso questo aspetto di lei.”

“Averle detto che non sono attratto solo dalle donne, non ha niente a che fare con questo.” risponde duramente.

“D’accordo. Allora mi dica cosa la turba tanto.” ribatte lei altrettanto duramente, “James io sono qui per aiutarla, ma non posso farcela se lei non si apre.”

“Non era inaspettato.” sputa fuori.

“Si aspettava di essere baciato da Sam?”

“Non in quel preciso momento, no. Anzi l’ha fatto senza alcun preavviso… ha agito d’impulso, come al solito.”

La dottoressa scrive velocemente qualcosa.

“Ma lei ha detto…”

“Che non era inaspettato.” la interrompe, rigido sul divanetto e con il respiro irregolare, “Perché e stato come se… come se l’avessimo già fatto. Capisce?”

“No. Si spieghi.”

Bucky ringhia di frustrazione.

“Io non so cosa sia Sam per me, ma nel sogno lui era il mio partner. Okay?” dice d’un fiato, “E quello, beh, definitivamente non era il nostro primo bacio. Era più… era come uno di quelli che si danno i genitori quando i figli sono lì, ha presente? E il modo in cui mi ha guardato dopo…”

“Sì?”

Bucky prende un bel respiro.

“Aveva stampato in faccia quel suo sorrisetto fastidioso e mi guardava come se… come se sapesse.” Bucky gesticola davanti a sé, quasi stesse cercando di comprendere tutto sé stesso, “Come se lui mi vedesse.”

“Che vedesse cosa?”

Bucky si interrompe. La bocca sigillata, la mascella rigida di tensione.

“Che vedesse cosa, James?”

Bucky scuote la testa e scivola sul divanetto, reclinando la testa sulla spalliera e fissando il soffitto. La dottoressa sospira seccamente.

“Va bene.” la sentì sfogliare tra gli appunti, “Cosa pensa di tutto questo?”

“Non lo so.” rispose automaticamente.

“Non lo sa o non vuole dirmelo?”

Bucky sospira, la tensione gli stava facendo dolere le spalle.

“Se fosse entrambi?”

Silenzio.

Bucky ruota la testa sulla spalliera e da un’occhiata. La dottoressa sta leggendo alcuni appunti e prendendone altri. Beh, se non altro stavolta le sta dando davvero del filo da torcere.

“Mettiamo momentaneamente da parte quello di cui non vuole parlare.” dice risoluta, “E affrontiamo quello che non sa come interpretare.”

Lui fa uno stanco cenno di assenso.

“Il bambino. Da come ne parla, sembra che l’abbia spiazzato più di tutto il resto.”

“Non doveva?” Bucky si raddrizza e puntella i gomiti sulle ginocchia, massaggiandosi la faccia, “Non aveva alcun senso.”

“Sogno uguale simbolismo.” gli ricorda la dottoressa, poi legge negli appunti, “Lei ha detto che Sam lo metteva giù, anche se in realtà gli piaceva tenerlo sulle spalle. Si tratta di una sua interpretazione o e quello che Sam affermava nel sogno?”

“Fa differenza?” Bucky scrolla le spalle, “Il sogno è mio, quindi è sempre una mia interpretazione.”

“Sarebbe un buon ragionamento,” gli fa notare, “se non fosse che qui la differenza ha una certa rilevanza nel suo rapporto con Sam.”

“Il mio rapporto con Sam…” lui mostra i denti in una risata forzata, “Noi non abbiamo alcun rapporto.”

“Evidentemente il suo subconscio la pensa diversamente.”

“Senta, non lo so… magari è solo una mia interpretazione. Insomma, lui dice che il bambino è pesante e tutto, ma gli piace tenerlo sulle spalle. Si vede che gli piace.”

“Allora perché lo mette giù?”

“Come?”

“Secondo lei,” la dottoressa scandisce le parole con cura, “perché Sam mette giù il bambino, se portarlo sulle spalle non è un problema?”

“Perché fa cose senza senso, come sempre?” ribatte sentendosi astioso e illogico.

“Davvero? Sam fa sempre cose senza senso?”

“Perché…” Bucky batte le palpebre, confuso, “Perché se qualcosa ti va bene non dovresti farlo? Perché dovresti rinunciare?”

“Sta dicendo che ad una persona non dovrebbe essere concesso di cambiare il proprio percorso, se lo vuole? Indipendentemente dalle ragioni?”

Questa è  peggio di uno schiaffo e Bucky deve mettere su la migliore delle sue maschere per difendersi. Non serve a un cazzo con lei, ma se non altro gli da l’illusione di essere protetto, in qualche modo.

“E alla fine? L’avete visto?”

Ecco. Questa cosa che cambia argomento da un momento all’altro quando già si trova instabile deve finire. Non lo sopporta.

“Che cosa?”

“L’animale.”

“L’animale? Che c’entra l’animale?”

“Tutto c’entra.” gli dice fissandolo da sopra gli occhiali, “Che animale era, innanzitutto?”

Bucky apre la bocca, pronto a dare la risposta. Ma lui non ce l’ha una risposta.

“Non lo so.” ammette, “Che vuol dire?”

“Può non essere importante. Oppure può essere un modo per farla focalizzare sul resto.” la dottoressa legge un appunto, “Stavate litigando su come approcciarlo, no? Prima che Sam…”

“Esatto.” la interrompe subito, “Il solito disastro. Finisce che lo spaventiamo e non possiamo vederlo.”

“Addirittura un disastro.”

“Beh, eravamo lì per quello.”

“Eravate lì… la cito... per far divertire il bambino fingendo di essere in missione. Il bambino si è divertito?”

Bucky boccheggia in cerca di una risposta. Gli sta capitando un po’ troppo spesso in quella seduta.

“Non lo so.” si schiarisce la voce, inspiegabilmente a disagio, “L’animale scappa, io mi arrabbio, Sam mi bacia. Il bambino…”

Bucky si morde le labbra, accigliato. La dottoressa lo lascia pensare per un po’.

“Può essere che in quel sogno tu e Sam aveste obiettivi diversi?” suggerisce lei.

“Può essere.” concede.

“E qual era il suo obiettivo?”

“Vedere l’animale.” risponde subito, con il solito senso di efficienza che prova quando è focalizzato su una missione.

“E qual era, invece, l’obiettivo di Sam?”

Bucky ripensa al sogno. Al modo in cui Sam tiene in spalla il bambino, come lo guarda, come gli parla, come scherza con lui anche mentre lo mette giù perché è stanco di portarne il peso.

“Il bambino.” risponde, la consapevolezza che lentamente si fa strada dentro di lui, “Il suo obiettivo era il bambino.”

“Dunque Sam teneva letteralmente sulle spalle il proprio pesante obiettivo, che in teoria era anche il suo. Mentre lei era defocalizzato.” riassume la dottoressa, implacabile.

“Beh, messa così…”

“Messa così…” lei riprende le sue parole, “Cosa pensa del modo in cui Sam alla fine ha risolto la vostra diatriba?”

Bucky ripensa allo sguardo di Sam in quel sogno e deve sforzarsi di spingere via quella sensazione. Quella che ha provato in quel momento e che l’ha accompagnato fino al risveglio. Quella che ancora gli aleggia addosso, rendendo la sua solitudine ancora più pesante da sopportare. Perché… beh, cosa c'è di peggio che aggrapparsi alla felicità effimera assaporata in un sogno?

La dottoressa mette via il block notes e si china in avanti, la posa per una volta amichevole.

“James, può accettare che qualcosa possa contenere più di una verità?”

“Puoi accettare che io abbia preso la decisione che ritenevo migliore?”

Bucky serra la bocca e annuisce, incapace persino di tirare fuori un semplice “sì”.

“Allora ha la risposta.”

La risposta.

Ma Bucky non la vuole la risposta a quel sogno. Lui vuole dimenticarlo e basta.

   
 
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