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Autore: Michiamothalia    01/04/2021    0 recensioni
Dal testo:
- "Cosa ho fatto..."
Si ritrovò a pensare pentita. Il suoi erano ancora dei bambini e non era la prima volta che Eros sbagliava, poteva capitare. -
Storia ispirata all'affresco della Casa dell'amore punito, Pompei.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afrodite, Eros
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo alato, accompagnato dalla Dea Peithò, fece il suo ingresso nel giardino stupendo nascosto alla vista dei mortali, nella reggia che apparteneva a sua madre: la bella Afrodite. 

La Dea, più seria di quanto Eros ora riuscisse a ricordare, gli fece cenno di avvicinarsi e così il piccolo fece. Lasciò la mano della maestosa Signora della Persuasione che fino a qualche istante prima lo aveva accompagnato per infondergli coraggio e tranquillizzarlo, nella speranza che Afrodite non fosse davvero tanto arrabbiata. 
Il Dio fece dei passeti insicuri in avanti. Strinse le manine paffute e chiuse le candide ali piumate, in muto segno di sottomissione. Sempre più vicina a lui, sua madre Afrodite lo osservava severissima; dietro di lei, Anteros sembrava ghignare soddisfatto della sua rivincita, prevedendo ciò che stava per succedere. Nonostante tra i fratellini ci fosse un bel rapporto, i due non mancavano di farsi dispetti che caratterizzavano i fanciulli della loro età, che spesso rimanevano impunti, soprattutto se compiuti da Eros, il pupillo della Signora di Cipro. 

-Coraggio Eros, vieni avanti. Non ti faccio niente.-

Anteros rise ed Eros, impotente davanti a quell'ordine impartitogli, nel corpo del bambino di 3 anni che lo caratterizzava, continuò a proseguire seppur a passo lento, tentando di ritardare la punizione che sapeva sarebbe arrivata da un momento all'altro.
Qualche istante dopo, si ritrovò ai piedi della madre. 
Afrodite lo squadrò e per la prima volta Eros lesse nel suo sguardo un sentimento che non pensava le appartenesse davvero: rabbia pura.
Ira incandescente. 
Seppur piccolo e non cosciente appieno di tutto ciò che combinava, il Dio dell'Amore sapeva di averla fatta davvero grossa e che sua mamma, gelosa com'era di suo padre Ares, non gliel'avrebbe fatta passare liscia. 

-Mi dispiace tanto, mamma!-
Eros tentò, ma senza riuscirci, di abbuonarsi Afrodite, abbracciandole le ginocchia. 
La Dea però, lo scostò via in modo brusco.

-Tutte chiacchiere, Eros. Sai cosa hai fatto?-
Il piccolo annuì e solo in quel momento, con la coda dell'occhio, notò che Peithò era andata via. Non sarebbe stato uno scontro pacifico, quello che lo attendeva. 

-CHI È QUELLA DONNA? DIMMI IL SUO NOME!-
Gli occhi di Eros si riempirono di lacrime. Anche Anteros aveva smesso di sorridere.
Non sapeva il suo nome, il nome della donna di cui, per sbaglio, aveva fatto infatuare suo padre e, nel momento in cui fece per muovere la testa in segno di dissenso e dire che non lo sapeva, che si era solo distratto e non l'aveva fatto di proposito, la mano di Afrodite, colpì in pieno il visino del piccolo Eros. Poi un altro schiaffo, un altro e un altro ancora. 
Eros scoppiò a piangere, colto di sorpresa e in preda al dolore improvviso. Suo fratello si allontanò con gli occhi lucidi dalla madre, che fu scossa da un singhiozzo. 

"Cosa ho fatto..."
Si ritrovò a pensare pentita. Il suoi erano ancora dei bambini e non era la prima volta che Eros sbagliava, poteva capitare.
Ma quando le era giunta voce che una mortale si vantava di aver ottenuto le piene attenzione del Signore della Tracia e che lui la aveva addirittura paragonata ad Afrodite per bellezza e passione, Afrodite aveva perso le staffe e sapeva chi incolpare. Ma ora che aveva davanti una delle cose a cui teneva di più al mondo, che piangeva silenzioso, con la guancia che lei aveva colpito di un rosso acceso, si rese conto che aveva sbagliato e che essere rude con i suoi stessi bambini, sangue del suo sangue, non era da lei. 
Anche Anteros singhiozzava insieme al fratello, quasi fosse stato colpito direttamente anche lui. 
Afrodite guardò per qualche istante ambedue i figli, con gli occhi lucidi anch'essa, pentita di ciò che aveva appena fatto e dopo aver fatto accomodare i due bambini sulle sue ginocchia seduta stante, se li strinse forte al petto e baciò prima una testolina, poi l'altra: gesto grazie al quale i bimbi sembrarono calmarsi. Entrambi si accoccolarono sul petto profumato della mamma e le gettarono le braccia al collo, con i visini arrossati dal pianto, nascosti all'altezza del suo seno. 
Capì allora che non valeva la pena prendersela con Eros, che era solo un bambino di tre anni e magari aveva fatto ciò che aveva fatto senza pensarci. Lei era la Dea dell'amore e fare del male ai suoi figli non era nella sua indole ma la rabbia aveva preso il sopravvento.
"Mi spiace, amori miei."
Disse, prima di dare ancora un bacio ciascuno ai due piccoli Dei che si erano calmati accocolati al suo petto. 



   
 
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