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Autore: Lilylunapotter1    01/04/2021    0 recensioni
Logan Perry è un campione di football ma la sua bella carriera è minacciata dal suo comportamento sregolato.
Spedito a fare un lavoro che odia per tutta l'estate conoscerà qualcuno che lo costringerà ad affrontare i suoi comportamenti.
Victoria è una ragazza giovane ma nasconde tanti segreti.
Logan e Victoria dovranno affrontare i loro fantasmi e chissà cosa accadrà ai loro sentimenti...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2. Prima settimana da incubo

"Non ho intenzione di ripetermi signor Perry. Insisto per offrirle la sua prima cena qui. Io e mia nipote Vic la aspetteremo in casa nostra fra mezz'ora" borbotta Amanda Johnson.
Si è presentata alla porta dopo un'ora che la nipote era andata via.
È una donna bassina ma molto carismatica e gentile.
Decido di farmi una doccia prima di cena, voglio fare una buona impressione e recuperare la brutta presentazione di oggi con Victoria.
Non so perchè ma quella ragazza mi intriga, c'è qualcosa in lei che deve essere scoperto.


La casa della signora Johnson è molto semplice ma curata, mi accolgono in veranda dove hanno imbandito una bella tavola.
Victoria sembra molto più rilassata con sua nonna presente e quando ci accomodiamo a tavola versa il vino per tutti.
"Quanti anni hai Logan? E da dove vieni? Mi domanda la signora Johnson.
"Ho ventinove anni e vengo da Chicago. La mia famiglia però è originaria dell'Arizona. Mi sono trasferito al nord quando avevo dodici anni" rispondo cortesemente notando che Victoria, senza dare nell'occhio, presta molta attenzione al mio racconto.
"Oh credevo avessi l'età di Vicky. Lei addestra i nostri cavalli e... oh bhè dovresti vederla ha un talento naturale! Perchè non passate insieme la mattinata domani? Così Vicky ti fa vedere quello che sa fare e ti fa ambientare prima del tuo inizio di lunedì" dice la signora Johnson allegra ma con un tono che non ammette proprio repliche.
Victoria è palesemente scocciata ma sembra che sua nonna abbia un buon ascendente su di lei e infatti non dice nulla.
"E tu Vic, quanti anni hai?" Chiedo incuriosito.
"Ventidue la prossima settimana" risponde lei secca.
"Vicky ha origini francesi. Sua madre era di Parigi e ha conosciuto mio figlio durante una vacanza. Amore a prima vista. Purtroppo è venuta a mancare otto anni fa" mi spiega la signora Johnson incurante del fatto che la nipote non sia così propensa a raccontare i fatti suoi.
"Mi dispiace molto..." rispondo guardando Victoria negli occhi.
Devo dire che ora i suoi lineamenti hanno un senso. Sua madre doveva essere una bellissima donna.
"Invece suo padre era..."
"Smettila nonna per favore. Non voglio parlarne stasera. Non con lui, almeno!" Sbotta Victoria alzandosi da tavola.
Il suo calice di vino si rovescia e finisce dritto dritto nella mia camicia bianca di lino.
Tutti restiamo fermi e in silenzio per qualche secondo.
"Mi dispiace... se vieni in cucina ti aiuto a ripulirti" sussurra Victoria guardando sua nonna di sottecchi.
Mi alzo e la seguo all'interno della casa in silenzio.
Questa ragazza mi creerà un sacco di guai già lo so.
È che mi incuriosisce così tanto, vorrei sapere tutto di lei. Vorrei sapere che cosa l'ha portata ad avere questo comportamento strano.
Inizia a bagnare una spugna e me la passa lentamente sulla camicia tirandola dal basso.
"Perchè non vuoi parlare di tuo padre?" Le chiedo di impulso.
Lei alza lo sguardo e mi fissa continuando a strisciare la spugna.
Sembra indecisa se parlare o mandarmi al diavolo.
"Mio padre, come tutti gli uomini, era uno sciocco. E mia madre non era da meno. Ho voluto loro bene... ma erano due sciocchi" mi rislonde.
La sua risposta mi spiazza ma mi rendo subito conto che il discorso è finito qui e il suo sguardo mi ammonisce a non fare altre domande.
Così provo a cambiare argomento.
"E che mi dici di te? Hai un compagno?"
"No, sto bene come sto. C'era un tale con cui mi frequentavo ma quando ha capito che non volevo niente di serio se n'è andato" mi risponde visibilmente più rilassata.
"Di solito è il contrario..." ridacchio cercando di farla sciogliere ancora.
"E scommetto che tu sei uno di quelli..." ridacchia lei a sua volta.
Ci guardiamo negli occhi e lei smette di muoversi. Siamo così vicini che posso rendermi conto di aver sbagliato sul colore dei suoi occhi. Sono verdi ma con pagliuzze color miele all'interno. E sono meravigliosi.
"Domani i ragazzi ti aspettano alle 11 al campo. Posso accompagnarti se vuoi" dice Vic dopo un pò.
Sembra che si sia ammorbidita nei miei confronti.
"Ti ringrazio, sarebbe grandioso" rispondo sfoderando il mio sorriso migliore.



I ragazzini che alleno sono delle vere schiappe. Questo lavoro fa davvero schifo. Cazzo io sono il quaterback dei Giants.
Una fottutissima cazzata e mi hanno spedito in questo buco dimenticato da Dio in mezzo a quattro contadini.
Questo è un incubo.
E da quando sono arrivato non ho visto nemmeno una faccia amica. Sembra che in questa città mi odino tutti senza conoscermi.
Rientro a quella che sarà la mia casa per l'estate, tolgo la maglia e mi butto sul divano esausto.
Vorrei davvero tornare a New York, quella è la mia città.
Mi addormento e mi risveglio un'ora più tardi e fuori è ormai buio.
Mi sveglia qualcuno che bussa alla porta così vado ad aprire.
Vic è davanti a me con addosso un vestitino azzurro pastello che le lascia le gambe scoperte.
Ha una carnagione davvero chiara e l'avrà ereditata sicuramente da sua madre.
"Ho saputo che la mattinata non è stata delle migliori. Mia nonna ti manda una bottiglia di vino..." dice entrando in casa.
"Tua nonna o tu?" Chiedo con la mia migliore faccia da impertinente.
Lei non mi risponde affatto e prende il cavatappi a cassetto.
"Quei ragazzini sono scarsi... davvero" borbotto afflosciandomi su uno degli sgabelli.
"Sei qui per allenarli infatti" risponde lei infastidita.
"Sono qui per rimediare ai miei errori" replico scocciato.
Lei sorride con il sorriso tipico di chi pensa di saperla lunga e io mi scoccio ancora di più.
"Guida in stato di ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale, un sacco di donne, serate a più non posso... il pacchetto completo di uno sportivo" dice Vic divertita. Sa benissimo che sta colpendo ad un punto debole e nonostante tutto noto una sorta di godimento nei suoi occhi.
"Non mi conosci. Non sai che cosa ho passato!" Esclamo stizzito.
"Oh hai ragione. Ma conosco quelli come te, sul serio. Tutti muscoli e poco cervello. Ve lo fottete tra donne e serate" risponde lei bevendo il suo vino.
Mi fa incazzare da morire il suo modo di giudicarmi ma al tempo stesso voglio farle cambiare idea, farle capire che sotto a tutto questo c'è molto altro.
"Non mi conosci Victoria. Ma perchè non mi permetti di invitarti a cena, così posso mostrarti chi sono..." chiedo.
"No, grazie" risponde secca.
"È una presa di posizione? O sei lesbica?" Ridacchio.
Lei mi fulmina con lo sguardo e sbatte il suo calice spruzzando vino sul tavolo e sul suo vestito.
"Sai Logan non è che se una donna non vuole cenare con te deve essere lesbica. Comunque se vuoi una motivazione valida... non vado a cena con i giocatori di football" sbotta dirigendosi verso la porta e uscendo fuori senza chiuderla.
La seguo sulla veranda e la osservo dirigersi verso casa sua.
"E ti sembra una motivazione valida?" Le urlo dietro.


La mattina dopo vado in città per fare spesa e mi rendo conto che in questa città sono tutti folli.
Mi guardano tutti male e addirittura la cassiera del negozio si tiene il mio resto come mancia, ma il culmine arriva durante gli allenamenti pomeridiani con i ragazzi.
Abbiamo appena terminato quando mando i ragazzi a cambiarsi e inizio a sistemare il campo.
"Perry" mi sento chiamare.
Mi volto e vedo il padre di un mio allievo.
Deve avere almeno dieci anni più di me ma devo dire che si mantiene piuttosto bene.
"So che vivi dai Johnson. Bhè loro saranno pire gentili ad ospitarti come sponsor della squadra ma ti avviso. Sta lontano da Vic. Se le dai fastidio lo vengo a sapere e ti spacco quel muso da Newyorkese che ti ritrovi" mi sputa in faccia.
Cerco di restare calmo, dare un cazzotto a questo tipo non gioverebbe a nulla per me.
Ma Dio quanto vorrei assestargliene uno.
È uno stronzo arrogante. Come si permette di dirmi cosa fare.
"Sarai pure famoso per il resto del mondo, ma qui noi odiamo i giocatori di football..." continua.
"Oh che strano mi sembra che tuo figlio sia uno di quelli..." rispondo con un sorriso sarcastico.
"Mio figlio non diventerà mai un figlio di puttana gasato e che maltratta le donne" sbotta lui.
È a quel punto che il mio cervello si chiude completamente e il mio pugno parte di sua spontabea volontà dritto dritto sulla sua mascella.
Lui si rialza da terra tenendosi il labbro e sorride. Non vedeva l'ora vhe reagissi.
"Grazie amico. Hai semplificato tutto. Questa me la paghi" borbotta soddisfatto prima di andarsene e lasciarmi lì.
Che prima settimana da incubo!







   
 
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