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Autore: holdonistillwantyou_0    01/04/2021    0 recensioni
Kurt pensa di dover essere forte per tutti gli altri così non piange davanti a nessuno al McKinley... Blaine è preoccupato... e poi un pomeriggio trova Kurt sul letto di Finn, avvolto nella sua giacca, ed è allora che crolla davanti a Blaine.
Traduzione OS di endofandream su AO3
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finn Hudson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Breakable

endofadream

 

 

Non posso farlo.

Non ce la faccio.

Kurt poteva sentire una diga dentro di lui, poteva sentire la sua lenta rottura, la pressione che aumentava, aumentava, aumentava, finché non era troppo. Finché non ce la faceva più. Finché non si accartocciava come una marionetta con i fili tagliati, incapace di fare altro che cadere. Si preoccupava di cosa sarebbe successo quando quell'ultimo muro si fosse sgretolato. Immaginava se stesso, il suo corpo, come una città in rovina nelle possenti grinfie di una grande inondazione, una forza che lacera, devasta, distrugge.
  
Aveva tenuto duro per così tanto tempo, dal momento in cui aveva ricevuto quella telefonata a tarda ora, troppo tardi, di notte nel loft e aveva capito immediatamente, con una viscida sensazione che strisciava dentro di lui, che qualcosa era terribilmente sbagliato. Aveva tenuto duro anche quando Rachel non l'aveva fatto, le aveva tenuto i capelli mentre lei pensava che sarebbe stata male per lo shock, l'angoscia, di tutto quello.
  
Non avevano avuto tempo di prepararsi, nemmeno di prendere in considerazione il pensiero, ma lo fa qualcuno, davvero? Si chiese Kurt. Si strinse le braccia al petto, la voce rotta di suo padre che ancora gli riecheggiava nella testa, come se se si stringesse ai fianchi abbastanza a lungo potesse tenersi insieme, cercando disperatamente - invano - di evitare che le sue interiora si rovescino in un cumulo indecoroso.

Non aiutava. 

Kurt si vantava di essere una roccia per gli altri. Lo era stato per Rachel e lo era stato per Santana, anche quando lei aveva insistito, ferocemente e con un veleno affilato come un rasoio nelle sue parole che corrispondeva agli artigli lunghi mezzo pollice sulle sue dita, che non aveva bisogno di aiuto. Kurt l'aveva sentita piangere nelle poche ore insonni che aveva avuto prima di poter prendere il prossimo volo per l'Ohio.

Lui fu il primo a tornare a casa. Fu il primo a vedere, il primo a sapere tutto. Si sentiva intorpidito, riempito fino all'orlo dall'elettricità statica della televisione. La sua borsa, riempita in fretta e furia con una settimana di vestiti probabilmente spaiati, era pesante ma lui si sentiva leggero. Il luccichio, un tempo confortante dell’anello di fidanzamento di Finn alla luce lo fece sentire nauseato, quando passò la mano sul comò di suo fratello. Il suo luccichio era vuoto, plastica dove una volta era stato promesso un diamante. Com'era possibile che fosse stato così felice, così fortunato, solo poche settimane prima? Com'era che Finn si era appena congratulato con lui al telefono, il suono della sua voce felice, facendo pensare a Kurt a quanta strada aveva fatto da quando era stato lì per la prima volta a tenere le cose di Kurt mentre lui veniva ancora gettato nei cassonetti?

Com'era possibile che un minuto prima Finn era lì e quello dopo... non c'era più? Era svanito, rimanendo solo un'ombra, quella cosa con la coda dell'occhio che scompare quando giri la testa per cercare di riprenderla. Perché Kurt non piangeva quando sapeva che avrebbe dovuto farlo? 

Perché persone come Finn devono andarsene quando non è giusto?

Quando i loro amici si riunirono al McKinley, ammassati dagli angoli della nazione, Kurt non pianse. Era ancora presto, e il funerale era ancora in fase di organizzazione, Kurt stava aiutando Carole a scegliere uno dei vecchi vestiti di Finn, quello che Kurt aveva pensato fosse così bello, quindi non tutti erano ancora lì, ma Mercedes stava piangendo abbastanza per tutti. Puck sembrava completamente perso, completamente affranto, come un cucciolo abbandonato dal suo padrone, e Kurt sentiva che il controllo cominciava a rompersi quando la pressione cominciò a crescere. Si asciugò gli occhi, ma rimasero asciutti, anche alla fine di "Seasons of Love". Si accorse che Blaine lo stava guardando, curioso e con qualcosa di inquietante nella piega della fronte, ma Kurt scosse semplicemente la testa, fece un respiro profondo e si aggiustò la manica.

Stava bene. Aveva tutto sotto controllo. Ce l'aveva. 

Crollare davanti a tutti non era un'opzione. Aveva visto il modo in cui lo guardavamo, la pietà che si mescolava al loro dolore, sapeva che stavano aspettando la sua reazione, come si sentiva. Kurt non voleva darglielo. Non voleva darlo a nessuno. Era suo.

Quando tutti lasciarono la sala del coro, Blaine fermò Kurt prima che potesse uscire, la sua mano gentile sull'incavo del gomito di Kurt. Kurt chiuse gli occhi, respirò la familiare sensazione della mano del suo fidanzato su di lui, e si girò. Odiava che la prima volta che vedeva Blaine dal loro fidanzamento fosse per una cosa del genere.

Blaine lo guardò, solo preoccupazione nei suoi occhi che scrutavano il viso di Kurt. Kurt sbatté le palpebre e rimase in silenzio. "Stai bene?"

 

Kurt alzò le spalle, strinse i denti e guardò il muro dove una volta c'era la foto di Lillian Adler. I suoi occhi scorsero sulle file di sedie, e per un momento la sua mente tornò indietro, riempiendo quei posti vuoti con i ricordi di tutti loro lì, Finn e Rachel davanti, Kurt e Blaine dietro, i loro amici su tutti i loro lati mentre bisticciavano e discutevano e cercavano ogni singolo giorno di superarsi a vicenda e dimostrare cose che non avevano bisogno essere dimostrate. Un groppo si formò nella gola di Kurt, e il suo cuore batté in allarme al caldo, breve lampo di lacrime. "Sto bene come posso, Blaine".

La sua voce traballava, e a giudicare dall'inclinazione della testa di Blaine non gli era sfuggito. Ma non disse niente, e prima che potesse farlo Kurt tagliò: "Devo andare". 

Baciò Blaine, velocemente, prima di andare. Per tutto il tragitto verso casa strinse forte il volante dell'auto. "Somebody to Love" veniva trasmessa alla radio e lui non la spense.


--
 

Kurt resistette fino al funerale, un giorno caldo fuori stagione la cui presenza fece emergere mezzi sorrisi e risatine a metà dai partecipanti. Il Glee Club era cupo e tutti si tenevano per mano. Blaine afferrò quella di Kurt e strinse, trasmettendogli quello che Kurt suppose fosse probabilmente un sorriso incoraggiante. Ne avrebbe ricambiato uno se non si fosse sentito uno zombie emotivo. 

Pensò a Dio durante la celebrazione, e dopo nel cimitero, dove non guardò la bara anche se sapeva che non sarebbe stata abbassata finché tutti non se ne sarebbero andati, finché gli unici suoni nel cimitero sarebbero stati gli uccelli, il vento. Si chiese cosa sarebbe successo ora, e dovette fermarsi quando qualcosa gli afferrò il cuore in una morsa calda e carnosa e lo strinse fino a che non si sforzò di fare respiri regolari. Blaine se ne accorse e spostò la sua mano da quella di Kurt al suo ginocchio, dove il suo pollice strofinò dei cerchi sul tessuto morbido finché non Kurt si calmò leggermente e raggiunse la mano di Blaine con la sua, stringendola forte.

Il precipizio era pericolosamente vicino, e Kurt si sentiva come una vecchia statua di pietra che aveva superato troppe piogge e burrasche e tempeste del secolo. Ancora si rifiutava di piangere davanti a tutti, anche quando Carole si appoggiò a Burt, e poi Kurt stesso. Avrebbe voluto, ma doveva essere forte. Non era così che tutti lo vedevano ora? Kurt Hummel, forte e determinato, che ha superato ogni ostacolo di fanghiglia che gli è stato frapposto e si è fatto strada con gli artigli fino alla vetta.

Ripensò alla settimana in cui suo padre aveva avuto l'infarto ed era stato in ospedale. Ricordò il Grilled Cheesus di Finn, e sorrise al blu brillante del tappeto sotto i suoi piedi mentre il prete parlava in sottofondo. Finn aveva abbandonato di nuovo la sua religione, ma Kurt pensò che da qualche parte lungo la strada l'avesse ripresa. Era intelligente, Kurt lo sapeva, e sperò che Finn avesse ragione.

A casa, più tardi, quando suo padre e Carole erano di sotto a parlare, Kurt si intrufolò nella vecchia stanza di Finn. Sospeso sulla porta per un momento, Kurt chiuse gli occhi e respirò il profumo ancora pungente di Old Spice che Finn aveva sempre insistito ad usare nonostante la perfetta colonia Calvin Klein che Kurt gli aveva regalato l'anno prima per Natale.

Per qualche istante Kurt si lasciò credere di essere tornato al liceo e che Finn fosse semplicemente da un’altra parte, in cucina, forse, a prendere i loro bicchieri di latte caldo prima di andare a letto. Se Kurt ascoltava abbastanza intensamente poteva ancora sentire i deboli sussurri della voce di Finn nell'aria, il fantasma della sua risata quando Kurt diceva qualcosa (probabilmente imbarazzante, perché Finn rideva più di tutti) che lui aveva trovato divertente 

Kurt ascoltò, ma tutto quello che riusciva a sentire era il silenzio. Il ticchettio dell'orologio. Le voci di Burt e Carole al piano di sotto. Voleva disperatamente credere in quel momento, voleva pensare che Finn fosse lì anche se non c'era, che stesse vegliando su Kurt da un posto molto in alto, un posto con nuvole perlacee e una quantità infinita di pizza unta e partite di calcio in cui Kurt non aveva ancora idea di chi fossero tutti tranne i calciatori.

La frustrazione montava, urlando e artigliando la parte inferiore della pelle di Kurt, ma lui la mandò giù, fece un altro passo nella stanza. Era come una capsula del tempo, lasciata com'era prima che Finn se ne andasse. C’erano ancora prove di vita nella stanza, dai vestiti sporchi sul pavimento alle carte disordinate sulla scrivania. Carole non doveva aver ancora pulito, doveva aver voluto aspettare. Kurt non la biasimava.

Kurt si fermò davanti all'armadio di Finn, allungò la mano ed esitò, fissando le sue dita lunghe e pallide prima di aprire l'anta. La vecchia giacca letterman della McKinley era davanti e al centro, la sua manica di vinile color crema che sporgeva su camicie di percalle, a righe e tinta unita. Kurt la tolse dalla gruccia, la tenne tra le mani e ne sopportò il peso. Deglutì con forza, sentendo quel groppo in gola che diventava sempre più grande, che si gonfiava come un pallone, e crollò sul letto di Finn.

Silenziosamente si posizionò, strisciando verso il centro e portando le gambe verso il petto. Ricordi di notti passate lì dentro, guardando con pigro fastidio e disinteresse Finn che giocava a un videogioco dopo l'altro, rispondendo di tanto in tanto nel suo modo stravagante e umoristico agli insulti pungenti di Kurt sulla natura inutile di quei giochi.

Si mise la giacca addosso, lasciò che lo riscaldasse mentre chiudeva gli occhi, cercò di seppellirsi profondamente nei ricordi. Forse poteva fingere, solo per un'altra notte, prima che dovessero iniziare a pulire e impacchettare le cose da dare o tenere.

Kurt lasciò uscire un respiro, ed era tremolante, il suo corpo rabbrividì e fece scontrare le articolazioni con esso. Afferrò i bordi della giacca, la tenne stretta e la avvicinò a sé. Lì dentro, tutto era ancora a posto. Lì dentro non era successo niente.

Per quello Kurt non sentì il debole, timido bussare alla porta, non sentì i passi morbidi attraverso la stanza prima che il letto sprofondasse accanto a lui. Kurt era in bilico su una corda tesa a centinaia di piani da terra e stava cominciando a perdere l'appoggio. Poteva sentire la caduta nello stomaco, poteva sentirla nelle ossa e nel modo in cui il suo cuore batteva sempre più velocemente. Il calore gli bruciava gli occhi.

"Kurt?"

E Kurt cadde.

Si girò, abbandonando ogni finzione mentre stringeva il suo corpo a quello di Blaine, lasciò che le sue mani afferrassero e stringessero le spalle di Blaine, i suoi bicipiti, la sua vita. I singhiozzi erano forti, strazianti, e provenivano da qualche grotta inesplorata e sconosciuta nel profondo del suo petto. Blaine tirò su Kurt come se non pesasse nulla, strofinò una mano rassicurante lungo la giacca che ancora copriva la schiena di Kurt. Sussurrò parole all'orecchio di Kurt, parole che Kurt non poteva capire attraverso tutti i suoi cuori spezzati.

"Se n'è andato", singhiozzò. Non era mai scoppiato a piangere così davanti a Blaine prima, non aveva mai pianto così davanti a nessuno prima, ma non c'era spazio in lui per essere imbarazzato in quel momento. Le sue lacrime inzupparono il cardigan di Blaine e ogni volta che cercò di tirare sù l'umidità dal naso, si sentì soffocare finché Blaine non dovette accarezzargli delicatamente la schiena tra uno sfregamento e l'altro. "Se n'è andato, Blaine".

Blaine si limitò a zittirlo, cullandolo avanti e indietro delicatamente. Premette le labbra sulla fronte di Kurt, passò una mano tra i capelli di Kurt. Kurt chiuse gli occhi, seppellì il viso nell'incavo del collo di Blaine mentre rabbrividiva, tremava.

"Lo so, piccolo", sussurrò Blaine. "Lo so. Va tutto bene. Andrà tutto bene". La sua voce era tesa, e Kurt poteva sentire le lacrime, sapeva che probabilmente anche Blaine stava piangendo e si chiese come Blaine stesse prendendo la cosa, dato che Finn era stato più vicino a Blaine nell'ultimo anno di quanto lo fosse stato Kurt. Ma Blaine non disse nient'altro, continuò solo a massaggiare la schiena di Kurt in lunghe e rilassanti carezze. Non ne aveva bisogno. Kurt lo sapeva.

Si aggrappò di più alle spalle di Blaine, all'ancora della sua roccia, e cercò di non annegare.

   
 
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