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Autore: CassandraBlackZone    02/04/2021    0 recensioni
[Hazbin Hotel]
DAL TESTO:
Fortunatamente per Angel Dust l’incontro stava solo al primo piano, appartamento numero 47. «Ma che ironia...» disse con un sorriso amaro. Senza troppo indugio, aprì la porta a testa alta, sfoggiando così le sue curve sinuose. «Ciao, dolcezza. Scusa se ti ho fatto aspettare, ma saprai sicuramente che sono una troia molto impegn-…» non ci volle molto perché la pokerface di Angel cadesse in mille pezzi al suo solo ingresso, gli bastò vedere chi ci fosse seduto sulla poltrona vicino al balcone: era suo fratello Arackniss, come sempre imbronciato, fumatore incallito e vestito col consueto completo dai colori spenti. L’unica cosa che risaltava erano i suoi otto occhi cremisi che facevano pendant con il farfallino.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Don’t say that name

Angel gonfiò il petto alzando la testa rassegnato, per poi buttare fuori tutta l’aria ingobbendosi. Era a malapena passata un’ora dall’ultimo cliente e Valentino gli aveva già mandato un nuovo indirizzo al suo cellulare scritto in rosso e in grassetto: era un cliente VIP che lo aveva richiesto all’ultimo momento pagando il triplo della cifra.

Non è necessario che ti ripulisca.
A lui non importa.
Vai direttamente.

V.

«Tutto qui? Nemmeno qualcosa su di lui o su cosa voglia che io faccia? O… che mi faccia lui…»
Angel lo aveva scritto senza pensarci e il suo pollice era pronto ad inviare la risposta. Era stanco, affamato e si sentiva… sporco. Essendo ormai passati settant’anni dovrebbe esserci abituato, dovrebbe piacergli, dovrebbe fregarsene come ormai aveva fatto con il dolore fisico, ma… ogni fottuta prestazione era come se fosse la sua prima volta e con quella sensazione di disgusto addosso.

Certamente Big V.

AD

Alla fine scrisse la Paura al posto della pornostar.
Riposto il cellulare nella sua giacca di pelliccia (Lucifero sa di cosa) rosa shock, che Valentino gli regalò per dargli un aspetto più appetitoso e per valorizzare le sue curve, si avviò verso la sua prossima destinazione.
Tra le strade cremisi di Pentagram City molti occhi erano puntati sulle sinuose movenze del demone ragno, occhi desiderosi di possederlo sia solo per una sveltina che per imprigionarlo in chissà quale squallido appartamento per il resto della sua eterna vita all’Inferno, ma chiunque di loro sapeva che quei pensieri peccaminosi dovevano restare solo una mera fantasia. Un fischio, una palpata su una qualsiasi parte del suo corpo o anche una semplice avance poteva scatenare la collera dell’Overlord Valentino, nonché il suo daddy.
Superati gli ultimi due isolati ad Angel bastò girare a destra per ritrovarsi davanti all’indirizzo indicato. «Che cosa pacchiana» fu il suo unico commento davanti al colore giallognolo dell’edifico di quattro piani distante circa duecento metri da lui, un pugno nell’occhio considerando che si trovava in un angolo sperduto della città e circondato da pattume e chissà quale altra schifezza.
Angel Dust inspirò profondamente. «D’accordo. Prima lo facciamo e prima finiamo» e potrò finalmente farmi una doccia, finì nella sua testa.
Non appena raggiunse il cortile, venne attirato dagli appartamenti a ringhiera a cui non aveva dato importanza da lontano, ma a quella distanza qualcosa tra i suoi ricordi si mosse subito. Quell’aria rustica e datata delle finestre e delle porte lo rese improvvisamente nostalgico, una sensazione che non provava da tempo, come anche il ballatoio che correva per l’intera lunghezza dell’edificio su cui vi erano appoggiati vestiti e lenzuola.
Il demone chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai suoi sensi. In un attimo urla disperate, esplosioni, la gente che imprecava e si uccideva a vicenda erano sparite, lasciando spazio ad un brusio leggero e incomprensibile, ma piacevole e… familiare. L’odore acre della morte e dell’inquinamento non c’era più e al suo posto vi era il profumo del pane appena sfornato, dei panni stesi appena lavati e del fieno.
Le voci, che prima parevano ovattate, pian piano diventarono chiare voci di uomini e donne che si salutavano allegramente o di bambini che ridevano e giocavano fra di loro spensierati.


Preso! Ce l’hai!”

Il demone si voltò d’istinto spalancando gli occhi, ma quando non vide nessuno rilassò piano le spalle. L’incantesimo si era così spezzato, finendo col tornare alla dura realtà. Se lo era immaginato, pensò lui. O forse aveva davvero sentito la voce di…
Due vibrazioni e mezza: era un altro messaggio da parte di Valentino.

Non ti starai di nuovo grattando le palle come tuo solito, vero?
Il cliente sta aspettando.
Ubbidisci o altrimenti…

Sono qua davanti, daddy.
Non preoccuparti.

Bene.
Sarà meglio che gli farai un buon servizio.
Ti ha chiesto per ben 2 ore.

Non vedo l’ora.

«Cazzo…» ripeté più volte a denti stretti, non tanto per rabbia quanto per darsi coraggio e affrontare quella che sperava fosse l’ultimo cliente della nottata.
Fortunatamente per lui l’incontro stava solo al primo piano, appartamento numero 47. «Ma che ironia...» disse con un sorriso amaro. Senza troppo indugio, aprì la porta a testa alta, sfoggiando così le sue curve sinuose. «Ciao, dolcezza. Scusa se ti ho fatto aspettare, ma saprai sicuramente che sono una troia molto impegn-…» non ci volle molto perché la pokerface di Angel cadesse in mille pezzi al suo solo ingresso, gli bastò vedere chi ci fosse seduto sulla poltrona vicino al balcone: era suo fratello Arackniss, come sempre imbronciato, fumatore incallito e vestito col consueto completo dai colori spenti. L’unica cosa che risaltava erano i suoi otto occhi cremisi che facevano pendant con il farfallino.
«Ehi» ruppe il ghiaccio il ragno nero dopo aver fatto un tiro di sigaretta.
«Che cosa ci fai qui?» rispose grave Angel, abbandonando il tono melenso da lavoro. «Stento a crederci che tu sia il VIP che…»
«Invece sono io. Che ti piaccia o no» lo incalzò l’altro, accendendo l’ennesima sigaretta.
Se c’era una cosa che odiava Angel era quello di essere interrotto e se era suo fratello maggiore a farlo, ancora di più «Ah questa è bella! E sentiamo? Quando avresti cambiato sponda, eh?» domandò togliendosi la pelliccia per poi lasciarla cadere a terra e, abbassata una spallina della sua maglietta a maniche lunghe, avvicinandosi a lui in modo sensuale. «Altrimenti mi sarei messo qualcosa che fosse più nei tuoi gusti. L’incesto è una novità per me, ma potrei fare un’eccezione stasera.»
«Con me puoi anche smetterla di fingere» disse con estrema calma e freddezza Arackniss, fermando la mano del fratellino intento ad accarezzargli una guancia. «Ho scelto questo posto perché era abbastanza lontano dal tuo luogo di lavoro.»
Angel schioccò la lingua irritato per poi andarsi a sedere sul bordo del letto. Niente gambe accavallate e sguardo ammiccante, ma aperte, con i gomiti sulle ginocchia e un sguardo truce. «E allora che cosa vuoi da me eh?» persino il tono di voce cambiò ulteriormente, più basso e mascolino.
«Ci è voluto poco. Eccoti finalmente.»
«Rispondi alla cazzo di domanda. Cosa vuoi
«Non abbiamo fretta. Sono passati a malapena cinque minuti. Ho chiesto due ore apposta per poter fare le cose con calma.»
«E le hai pure pagate salate. Sei un coglione, lo sai?»
«Era l’unico modo che avevo per poter attirare la tua attenzione. Pensavo molto peggio, a dir la verità.»
«Oh questo mi rincuora, lo sai?! Sapere che per te non valgo un emerito cazzo! Ma che bellezza! Su continua! Non mi dici niente di nuovo, ma sarò lieto di ascoltarti!»
Arackniss spense la sigaretta sul posacenere e si preparò a prenderne un’altra. «Sai bene che non era quello che inten-… » prima ancora che che potesse portarla alla bocca, Angel gliela tolse con una delle sue quattro braccia e con un’altra il pacchetto intero. Il secondo paio si occupò di aprire la porta finestra del balcone e gettò tutto con foga, finendo col ansimare a denti stretti.
La reazione di Arackniss fu praticamente nulla, quasi come se lo aspettasse, sebbene fosse totalmente il contrario.
Un lungo silenzio calò tra i due fratelli, in cui uno rimase a guardare l’altro che cercava di contenere la sua rabbia. Quando Angel riprese il controllo, riprese a parlare. «È sempre la solita storia. Hai sempre avuto questo atteggiamento di merda. Ogni volta che ti ritrovavi a dover affrontare una conversazione con me… » si girò verso Arackniss per tirarlo su di peso prendendolo per il bavero della giacca e portarselo all’altezza del viso, così da potergli urlare contro:«FUMI QUELLE CAZZO DI SIGARETTE!»
Arackniss rimase nuovamente impassibile davanti al fratellino che digrignava con più forza i denti. L’ultima volta che vide quell’espressione fu una sessantina di anni fa, rischiando persino di morire una seconda volta. Una furia cieca che non aveva mai visto nemmeno in vita e la prima volta che ricevette un pugno da lui. Da allora, era tutto un rincorrerlo, essere ignorato sia dal vivo che non, seguito da uno sguardo di sufficienza, glaciale e… deluso.
«Angel, io… » provò finalmente a rispondere, ma venne lasciato cadere sulla poltrona, alzando un polverone sotto di lui.
«Quanto hai detto che è passato?» domandò monocorde Angel.
«Che cosa?» a sua volta chiese l’altro dopo aver tossito.
«Il tempo.»
Spostato il polsino sinistro controllò il suo orologio. «Ora sono passati dieci minuti. Perché?»
«Bene. Per te è sufficiente un’ora, se non anche meno» Angel si avvicinò alla porta del bagno senza voltarsi a passo svelto. «Ho bisogno di un lungo bagno se permetti.»
«Un bagno? Adesso?» chiese mostrando finalmente il primo segno di disappunto, seppur lieve.
Angel si passò una mano fra i capelli per poi sfregare con forza la nuca. «Ne ho bisogno, ok? E ora lasciami stare per i prossimi cinquanta minuti e poi potrai dirmi quello che devi, così da chiudere questa faccenda di merda» Arackniss non ebbe nemmeno il tempo di potersi alzare dalla poltrona che la porta come si aprì si chiuse all’istante.
Rimasto finalmente solo, la pornostar corse alla tavoletta del water per vomitare l’anima, tutto ciò che era riuscito a trattenere con un unico conato. Aperti sia i rubinetti che la doccia, non aspettò che l’acqua di riscaldasse e, toltosi i vestiti, entrò nella vasca da bagno. Solitamente lui odiava l’acqua gelata, soprattutto se si trattava di farsi un bagno, ma in quel momento era la sensazione più bella che potesse provare: ogni dolore provocato da graffi, lividi o contusioni che aveva sul corpo andava via via scemando e i brividi di freddo passavano in secondo piano. Meglio l’ipotermia, pensava lui, mentre l’acqua diventava sempre più calda e i suoi muscoli si rilassavano. Finalmente.

«Prometti di non dirlo a nessuno?»
«Ehi, sai benissimo che puoi fidarti di me! Sono tua sorella! E gemella per di più! Che cosa succede?»
«È… un po’ difficile da dire…»
«Se vuoi me la puoi dire un’altra volta.»
«No! Io voglio… ho bisogno di dirlo adesso a qualcuno! Non… ce la faccio più!»
«Ehi tranquillo. Qualunque cosa sia te lo prometto qui e ora: io starò sempre dalla tua parte. Ok?»
«Ok. Allora… Io… Io sono…»


«Ehi. Va tutto bene lì dentro?»
Angel si svegliò di soprassalto. Ci volle qualche secondo prima di accorgersi che si era addormentato nella vasca bagno. Quanto tempo era passato?
«E’ passata un’ora. Mi stavo… ecco…»
Fissò a lungo l’uscio, quasi aspettando che finisse la frase, ma non lo fece e si alzò per uscire dalla vasca. «Che vuoi che siano dieci minuti. Te l’ho detto, la nostra chiacchierata non durerà a lungo.»
«Non era quello a preoccuparmi. Io…»
«Risparmia il fiato per dopo. Ora esco» preso al volo l’asciugamano, Angel si avvicinò al lavandino e si fermò davanti allo specchio. Il trucco si era ormai sciolto del tutto e le due borse sotto agli occhi che era riuscito a coprire quella stessa mattina erano riapparse sul suo riflesso sfocato dal vapore. Quelle erano la prova di come avesse passato quell’ultima settimana: dire un vero inferno sarebbe stato poco.
Asciugatosi del tutto, si rimise i vestiti e uscì. Ad aspettarlo fuori c’era Arackniss che teneva con entrambe le mani quelli che parevano i suoi vestiti abituali: la giacca bianca a strisce rosa, i guanti rosa shock, la minigonna nera, farfallino e chocker di velluto nero. «Come li hai avuti?» domandò sospettoso Angel.
«Li ho presi prima di venire qui. Ho pensato… che ti servisse un cambio. Può sembrare che non mi interessi, ma mi rendo conto che questo lavoro sia…»
Angel strappò di mano i vestiti dal fratello per poi avvicinarsi velocemente al letto e, non curandosi della sua presenza, si spogliò per cambiarsi.
Arackniss rabbrividì alla vista dei graffi e dei lividi sulla schiena e sulle quattro braccia. La maggior parte erano palesemente appena stati fatti. Fortunatamente per lui non dovette restare ad osservarli a lungo, poiché Angel ci mise poco più di dieci secondi per cambiarsi. «Che… velocità» disse sottovoce, ma finendo comunque per essere sentito.
«Nah. Il mio record è di cinque secondi netti. Nei miei spettacoli è importante essere veloci nel cambio d’abito. Non è una passeggiata» rispose con un sorriso forzato.
«Ti fa male, vero?»
Finito di sistemarsi il farfallino, Angel si bloccò nel momento in cui sentì Arackniss avvicinarsi a lui. «Non… so di cosa tu stia parlando.»
«Cinque secondi in più sono tanti. Non mi è stato facile non notare che tu hai…»
«Come hai fatto ad entrare nello Studio?»
«Come?»
«Parlo sempre dei vestiti. Come li hai presi?»
Arackniss fece per parlare, ma senza riuscirci e rimanendo così con la bocca semi aperta. Solo dopo due tentativi riuscì a dire:« Ecco io… le tue… compagne. Le tue colleghe.»
«Non gli avrai mica detto che tu sei…»
«No!» lo fermò subito allarmandosi. «No, non ho detto nulla di noi. Pensavo anche che non volessi farlo sapere, ma… è come se loro… lo sapessero già. Non mi è servito nemmeno dire il tuo nome. Mi hanno fatto aspettare fuori e mi hanno passato i tuoi vestiti. Mi hanno detto… di salutarti.»
Angel lasciò che dalla sua bocca uscisse un piccolo sogghigno. «Quelle troiette. Non sanno proprio cosa voglia dire privacy. Forse ho spifferato qualcosa da ubriaco o da fatto. Sono veramente un idiota, ma… almeno l’ho detto a loro. Non posso farci niente, voglio bene a quelle stronze.»
«Devono essere… importanti per te.»
«Più di quanto immagini», annunciò con fierezza la pornostar girandosi di scatto, «e più di quelli che teoricamente dovrei considerare la mia famiglia. Il tempo scorre Arackniss, hai poco più di quaranta minuti ora.»
«Senti, non hai bisogno di alterarti così. Sono venuto perché… sono preoccupato, va bene? Ecco tutto.»
«Preoccupato? E per cosa?! E non dirmi di non alterarmi perché sai benissimo che ho tutto il diritto di esserlo!» ruggì Angel puntando un dito contro il papillon di Arackniss. « È tutto quello che dovevi dirmi?»
Presa la mano di Angel sorprendedolo, disse:«No. Io non ho ancora finito. Ora… devi ascoltarmi.»
Angel trasalì non appena vide gli occhi di Arackniss pulsare di rosso. In un batter d’occhio lo sguardo penetrante di Valentino prese il loro posto. «L-lasciami…»
«No. Fino a quando non mi ascolterai! E non sono solo io, noi siamo veramente preoccupati per te!»
«Smettila con questa farsa!» tuonò Angel con gli occhi semi lucidi. «Tu e quel bastardo non vi siete mai curati di me in vita e dovreste farlo qui?! È davvero una pessima barzelletta!»
«Non sto parlando di nostro padre! Io parlo di me e Mol-…»
Se cinque secondi erano lo standard di Angel per cambiarsi, uno era bastato per sferrare uno schiaffo talmente forte ad Arackniss, da riuscire a farlo cadere. «NON OSARE CHIAMARLA IN QUEL MODO! NON CI PROVARE, BASTARDO!» urlò a pieni polmoni Angel, ormai scoppiato in lacrime.
Arackniss si alzò piano tenendosi una mano sulla guancia dolorante. In bocca cominciò a sentire il sapore ferroso del suo sangue. Se avessi ricevuto un pugno invece che un semplice schiaffo, pensò, mi avrebbe sicuramente rotto la mascella: come successe sessant’anni fa.
«Senti… Ora cerca di calmarti, ok? Non voglio passare alle ma-… » Arackniss non ebbe il tempo di rialzarsi completamente da terra, perché placcato e ributtato a terra da Angel, che subito si sedette sopra di lui. Di nuovo, le quattro mani presero con forza la giacca per avvicinarlo a sé.
«Non ti devi azzardare... a chiamarla così…» era evidente che Angel stesse facendo fatica a respirare dal modo irregolare in cui si alzava e abbassava il petto. I denti erano digrignati, gli occhi ancora rossi e gonfi dal pianto. «Non chiamarla… CON LA MERDA CHE L’HA PORTATA A VENIRE QUI INSIEME A NOI!»
Arackniss non proferì parola anche se avrebbe voluto, ma non poteva. Non voleva.
«Non ci arrivi, vero? Davvero non hai pensato al perché io ti avessi continuamente ignorato e mandato a fanculo ogni fottuta volta che cercavi di avvicinarti a me?! Non era per quello che mi facesti in vita, chissene frega di quella merda! Non mi era mai importato nulla di quello che sarebbe accaduto a me, io ero pronto ad affrontare l’Inferno! Ma lei…» pian piano Angel allentò la presa e riprese a singhiozzare, cercando invano di non piangere, ma senza riuscirci. Le lacrime cadevano calde sul volto scioccato di Arackniss, visibilmente mortificato nel vedere il suo fratellino in quello stato. Devi dire qualcosa, si ripeteva, ma di nuovo il suo orgoglio gli impediva di rispondere, lasciando continuare Angel sofferente. «Lei è tutto per me... e pensavo che lo fosse anche per te! Non si meritava di finire qui. Allora perché… PERCHÉ HAI LASCIATO CHE LO FACESSE?!»
Arackniss approfittò della debolezza di Angel per alzarsi in piedi, afferrare saldamente tutte le sue quattro braccia e a farlo rialzare di conseguenza. Con gli occhi che ripresero a pulsare di un rosso fuoco, Arackniss gli urlò:«PENSI CHE PER TUTTO QUESTO TEMPO NON CI AVESSI PENSATO, EH?! CHE NON MI FOSSE MAI IMPORTATO DI TE… O DI LEI?!»
«L-lasciami stare… bastardo!» provò a dire il fratello con un filo di voce.
«No, ora mi lasci finire! Davvero credi… che io non mi senta una merda e in colpa per la morte di …»
Angel rabbrividì al suono di quel nome e di nuovo scoppiò urlando:«TI HO DETTO DI LASCIARMI!» Liberata una mano, Angel riuscì a sferrare, questa volta, un pugno sufficientemente forte da far sbattere Arackniss contro il tavolino senza rompergli la mascella. La bottiglia di whisky e il bicchiere caddero rovinosamente a terra, ferendo il fratello maggiore che ci cadde sopra.
«Ah! Cazzo…» le due mani che usò per attutire la caduta si tagliarono con il vetro e cominciarono a sanguinare.
Il cuore del ragno rosa cominciò a pompare sangue ad una velocità inaudita, il panico a salirgli in gola, ma la cosa che lo terrorizzò di più era la vista che si annebbiava sempre di più da una cortina di fumo rosso. «Oh no… No, io non… non volevo! Io…»

«Sei un vero disastro. Come sempre del resto.»

Angel indietreggiò barcollando e portandosi le mani alle orecchie.
«Che… cosa?» cominciò Arackniss, ma pur chiamandolo era inutile. La sua voce sembrava non raggiungere il fratello minore, poiché nella sua testa la voce del suo pappone riecheggiava grave, sovrastandola.

«Riesci sempre a rovinare tutto. Sei solo una troietta senza classe. Ancora mi chiedo perché ti tenga qui da noi.»

«No, ti prego… daddy no! È stato… un incidente lo giuro! Non succederà più!»

«Oh Angelcakes… se vuoi veramente che accetti le tue scuse… Dovrai fare tutto ciò che ti dico. Senza lamentarti.»

«Sì! Sì lo farò Val! Tutto quello che vuoi!» Inginocchiatosi, Angel cominciò a gattonare in modo sensuale, seppur tremando e forzando un sorriso tra le lacrime. «Farò tutti i giochi che vuoi! G-guarda! Questo ti piace, v-vero?»

«No, non ci siamo, Angie. Non sorridi abbastanza. Non sei abbastanza sexy. Non sei abbastanza… Angel Dust. Forse dovrei aumentarti la dose… che ne dici?»

«N-no… no ti prego! C-così mi uccidi! N-non farlo!»

«Ucciderti? Tu? Ma non farmi ridere! E dove finiresti, eh? Al Secondo Inferno? Rilassati, tesoro. Non ti farà nulla. Sarà… divertente!»

«No… non è divertente…»

«Oh… tu dici? A me sembra che la cosa ti piaccia. Avanti… apri la bocca!»

«NO DADDY PER FAVORE!»

«Forza Angel. Angel? Angel?! AN-… »

«ANTHONY!»

Un nome. Il suo nome era bastato per far rinsavire la pornostar tormentata e ad accorgersi del misfatto che stava per fare: si trovava a cavalcioni su un Arackniss con il terrore negli occhi, con un paio di mani impegnati a sbottonare la camicia e l’altro a slacciare i pantaloni.
Angel si portò tutte e quattro le mani alla bocca con gli occhi spalancati e saltò con un balzo all’indietro. «No… no, cosa stavo facendo?! Cazzo!» i denti presero a mordere con forza il labbro inferiore finendo col tagliarlo. Altre lacrime scesero rapide dagli occhi fino al mento. «Mi dispiace… Mi dispiace… N-non volevo, io… Cosa cazzo avevo… » disse Angel tra i singhiozzi e con la voce strozzata dal rimorso e dalla vergogna. «Non lo vedi?! Sono solo un disastro! Un cazzo di disastro... io… Non dovresti starmi vicino! »
«Anthony…» sussurrò Arackniss mentre si sistemava alzandosi. «Anthony, va tutto bene. Non è successo nulla.»
«No che non è successo nulla!» urlò Angel singhiozzando portandosi le braccia al ventre sofferente. «Te l’ho detto… sono un caso perso… sono un essere inutile… Come… fai?»
Finito di sistemarsi, Arackniss si avvicinò con cautela al fratello. «A fare… cosa?»
«Perché mi chiami… in quel modo?» disse a fatica il ragno rosa. «Perché… lo fai? Lui… Io… non esis-…»
Stanco di restare fermo ad ascoltare, Arackniss si lanciò verso il fratello minore che, barcollando, si inginocchiarono entrambi abbracciati fra di loro. «Adesso smettila Anthony, ti prego!»
Angel spalancò gli occhi e smise di piangere, lasciando che l’altro ragno continuasse a stringerlo. Perché? Come poteva ancora usare quel nome? «Come ci riesci?» chiese di nuovo con un filo di voce. «Come riesci a farlo?»
«Questa è lo domanda più stupida che potessi farmi. Perché è il tuo nome» Arackniss si staccò piano dall’abbraccio e, alzato lo sguardo, mostrò i suoi occhi cremisi lucidi, intenti a non piangere. «Del mio fratellino che amo tanto. Mi hai capito?»
Angel scosse piano la testa come per scacciare quell’immagine davanti a sé e quelle parole. «No, non ti credo… Non lo pensi per davvero…»
«Non me ne frega un cazzo, Anthony» avvicinatosi con una mano al viso di Angel sorprendendolo, Arackniss iniziò ad asciugare delicatamente con il pollice i suoi occhi. «Ciò che ti ho fatto in vita non lo posso cancellare, questo lo so già, ed è imperdonabile. Puoi non credermi,odiarmi e insultarmi quanto ti pare. ma… per quel può valere ora…»,gonfiò il petto con il coraggio che gli rimaneva, «Mi dispiace per tutto. »
La pornostar rimase immobile e in silenzio, sempre più incredula davanti a quei gesti di gentilezza e al senso di rimorso del fratello maggiore. Era arrabbiato sì, per non dire anche furioso, e di certo non poteva dimenticare, ma… perdonare? «Non… posso» disse con la voce strozzata.
«Va bene così, Anthony » tirò sul col naso Arackniss. «È giusto così. Non lo merito.»
«E invece sì, cazzo! Dovrei farlo! Tu…» Angel finalmente ricambiò quel gesto d’affetto che gli era mancato tanto, un abbraccio da parte di una delle persone a cui voleva più bene tutte le volte che erano felici. Lo stesso identico abbraccio che aveva ricevuto proprio in punto di morte. Il ricordo delle urla e delle lacrime disperate del fratello maggiore riaffiorarono nella sua memoria. «Hai sempre fatto… così tanto per me! Hai preso le mie difese, sei sempre stato dalla mia parte. Non volevo… deluderti! Non volevo perderti per… colpa mia!»
Arackniss era arrivato al limite della sopportazione e quella maschera che fino a quel momento era riuscito a mantenere si sgretolò assieme al suo orgoglio. Si era ripromesso di non piangere, si era ripromesso che avrebbe gestito tutto come aveva sempre fatto, freddo,distaccato e impassibile, ma come poteva ignorare il suo fratellino finalmente ritrovato? Appoggiatosi alla spalla di Angel, il ragno ebano si lasciò andare a sua volta e pianse come non aveva mai fatto prima. «No… Sono io che ti ho deluso! Non avrei dovuto lasciarti! Se solo… se solo avessi cercato di capirti e non avessi avuto paura tu… noi… Mi dispiace, Anthony! Mi dispiace!»
I due fratelli si strinsero ancora di più e continuarono a piangere tra scuse e conforti, ma comunque pervasi dal sollievo. La verità? Che entrambi avevano sempre sperato di potersi incontrare, di riconciliarsi, di ritornare ad essere la famiglia che erano in vita.
«Ti ringrazio», riprese Angel tra i singhiozzi, « grazie davvero… »
Arackniss spalancò gli occhi incredulo da quello che aveva appena sentito e, continuando a piangere, scosse la testa. «No. Non merito… di usare quel nome. Non dopo quello che…»
«Sta’ zitto. Come tu hai usato il mio, lascia che io usi il tuo. Ok?»
Alla seconda volta, Arackniss affondò il volto nel petto del fratellino, mentre quest’ultimo gli accarezzò gentilmente la testa. Lo aveva davvero perdonato? Erano tornati ad essere i due fratelli inseparabili di un tempo? Entrambi lo speravano con tutto il cuore, ma soprattutto che quel momento non finisse mai.

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L’allarme settata da Angel rinsavì i due ragni che, disorientati, si erano staccati dall’abbraccio. Senza proferire parola, si misero subito a ripulire l’appartamento: Arackniss si occupò di raccogliere i vetri rotti nel soggiorno, mentre Angel di pulire il disastro che aveva fatto in bagno.
Usciti dal complesso rimasero uno fianco all’altro, lasciando che il caos della città sovrastasse quell’imbarazzante silenzio tra di loro.
«Senti…» dissero all’unisono voltandosi, scaturendo una leggera ilarità che alleggerì subito l’atmosfera.
«Non… sapevo davvero cosa dire. Scusa» iniziò Angel accennando un sorriso.
«Io ora sì. Voglio dirti… che è stato bello. Rivederti.»
«Sì. Anche per me. E...» preso per mano il fratello maggiore, la pornostar vi intrecciò le sue dita. « È stato davvero bello. Sono sincero.»
Inaspettatamente Arackniss rispose allo stesso modo, sorprendendo sì l’altro ragno, ma facendolo sorridere ancora di più. «E non sarà di certo l’unica ed ultima volta. Vero?»
Angel fece per aprire la bocca per poi chiuderla subito, inasprendo la sua espressione. « Io… non lo so, Arackniss.»
«Cosa? E perché?» chiese visibilmente triste. «Però capisco. Insomma… ti ci vuole tempo. Scusami.»
«No non è assolutamente per quello, dico sul serio! È solo che… » due vibrazioni e mezza fecero sussultare il ragno rosa, che prese al volo il cellulare dalla tasca della giacca. «Cazzo…» borbottò.
«È per colpa di quello stronzo?» Angel si voltò allibito verso il fratello che fissava con disprezzo il cellulare. «Se è solo lui il problema io non ho paura.»
«Solo? Sai che stai parlando di un Overlord, vero?»
«Non mi interessa. Nessuno mi impedirà di stare con mio fratello. Overlord o meno. Sono stato chiaro? Inoltre posso sempre passare all’hotel della principessa in cui alloggi.»
«Un momento… ma come fai a saperlo?»
Arackniss scrollò le spalle. «Be’, d’altronde sei finito in televisione durante la diretta.»
«Ah. Già…» disse Angel portandosi le mani al volto dall’imbarazzo.
«Per cui so del tuo patto con la principessa Charlotte e tutto il resto.»
«Charlie.»
«Come?»
«Lei preferisce farsi chiamare Charlie.»
«Oh capisco. Quindi siete in buona confidenza tu e lei?»
«Scherzi? È così assillate che non hai idea! Inoltre la sua fidanzatina che si porta appresso è un vero dito in culo! Dicono di non esserlo, ma io ho fiuto per queste cose.»
«Fiuto?»
«Duh! Mai sentito parlare del gay-radar? Ah e poi c’è quel maledetto Demone della Radio!»
«Aspetta… Il Demone della Radio?» chiese sorpreso Arackniss. «Con quanti Overlord hai a che fare?»
Angel alzò le mani. «Ah non chiederlo a me! Che poi tutta questa paura che hanno di lui… onestamente non la capisco. È tutta apparenza. Forse l’unico che si salva è il barman è un tale gno-… »
Arackniss si lasciò scappare una risata che riuscì a trattenere in tempo con una mano. « No scusami. Non volevo interromperti. Continua.»
«Lo trovi così divertente? Non hai la minima idea di cosa debba sopportare lì dentro! Persino la domestica monocola è una tale rottura! È ossessionata dalla pulizia. Altro che hotel, lì sembra di stare in un vero e proprio manicomio!»
«Io lo trovo un gruppetto interessante invece. Mi piacerebbe incontrarli.»
«Se vuoi ammattire quanto me ti ci accompagno io molto volentieri la prossima volta che ci… » senza accorgersene la pornostar aveva parlato con estrema tranquillità ad Arackniss, sebbene avesse giurato a se stesso di non rivolgergli mai più la parola e di non perdonarlo. Ma quell’incontro, quel confronto aveva davvero cambiato radicalmente il loro rapporto dopo sessant’anni.
«Mi farebbe molto piacere» proseguì Arackniss vedendo Angel in difficoltà, che rispose con un sorriso. «Posso farti una domanda?»
«Ovvero?»
«Tu hai accettato… perché credi veramente alla storia della redenzione? Pensi che sia davvero possibile?»
Angel alzò piano lo sguardo per perdersi per un attimo nel cielo rosso marchiato dal pentacolo. «Non lo so» il cellulare vibrò di nuovo e di impulso lo strinse nel suo pugno. «Ma sicuramente... preferisco stare lì che da quello stronzo
Arackniss appoggiò la mano sulla spalla di Angel che subito reagì per abbracciarlo. «L’hotel non è l’unico posto sicuro. Sei libero di venire da me quando vuoi. Ma soprattutto… anche da… le-…»
«Andrò da Molly il prima possibile» lasciata la presa, Angel stampò un lungo bacio sulla fronte di Arackinss per poi sorridergli con sincerità. «Come tu mi sei mancato. Anche lei mi manca moltissimo.»
«Ne sarà felicissima. Credimi. Grazie.»
«No. Grazie a te.»
I due si separarono andando uno nella direzione opposta all’altro, senza smettere di sorridere e a pensare quando sarebbe stata la prossima volta che si sarebbero potuti incontrare, non solo loro due, ma tutti e tre insieme come facevano una volta.
Pervasi dalla felicità e dalla nostalgia, erano ignari che sul tetto dell’edificio in cui avvenne la tanto attesa riconciliazione, un ragazzino incappucciato e dagli occhi color pervinca li stava scrutando per tutto il tempo.


ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti. Dopo TANTI ripensamenti… ho deciso di scrivere una ff dedicata a due personaggi di Hazbin Hotel, ovvero Angel Dust, nonché il mio personaggio preferito, e il fratello Arackniss. In questo “What if” ho voluto far interagire questi due personaggi, nonostante ancora non si sappia nulla riguardo alla loro relazione o sul come siano finiti all’Inferno, se assieme oppure no. Io ho ipotizzato che Angel fosse arrivato prima di tutti, poi Molly (la sorella gemella) e infine Arackniss assieme al padre.
E probabilmente non sarà l’unica ff, come si può dedurre dal finale aperto, ma… ci vorrà del tempo, perché è ancora una storia in WIP.
Ultimamente ne sono abbastanza ossessionata, ma ho ancora tante cose da imparare al riguardo.
Intanto, spero che vi sia piaciuta. Sono aperta ad ogni critica costruttiva per migliorare e segnalatemi qualsiasi tipo di errore. Grazie! E a presto!

Cassandra
   
 
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