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Autore: justalexie9    02/04/2021    1 recensioni
Londra, sul finire dell'età vittoriana.
James è il secondogenito del marchese Louis De Bethencourt e desidera ardentemente diventare un artista, ma il suo sogno viene ostacolato dal genitore, il quale la considera un'aspirazione futile ed infantile. Una sera, durante un ricevimento dell'alta società, incontra il Conte William Borthwick, un artista molto rinomato in Scozia, il quale gli propone uno scambio vantaggioso che non può assolutamente rifiutare: se James acconsentirà di posare come modello per i suoi ritratti, in cambio, William gli impartirà delle lezioni di arte.
Il giovane Lord, però, non è consapevole delle strane voci che circolano nei salotti inglesi sul suo conto.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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L’AFFASCINANTE SCONOSCIUTO


Il cocchiere maneggiava con maestria le redini che guidavano i cavalli al trotto lungo il selciato.
La vettura lasciava alle sue spalle, durante il passaggio, un’infinità di paesaggi.
La campagna inglese era ormai un lontano ricordo, ora che la carrozza era diretta verso la città.
James era immerso nella lettura di un libro.
Si trattava di un saggio che gli era stato consigliato vivamente da un amico, mentre, suo fratello maggiore, Arthur, dal sedile opposto, osservava da attraverso il vetro, con aria assente e distratta, le lunghe distese verdi che scorrevano via dal suo sguardo.
« Forse dovresti cominciare a riflettere meglio sul tuo futuro, James. A nostro padre non va molto a genio questa tua iniziativa di fare l’artista. »
Il maggiore della casata fu il primo ad interrompere il silenzio che finora aveva caratterizzato quel lungo viaggio dalla casa in campagna, utilizzata solitamente dalla famiglia del marchese Louis De Bethencourt per trascorrervi le vacanze estive.
Eccezionalmente, però, quell’anno il marchese aveva spedito il figlio James per un breve soggiorno anche durante il periodo autunnale, poco prima dell’arrivo dell’inverno, affinché potesse ravvedersi lontano dalla città e “cercare di riacquistare il senno”, o almeno così aveva borbottato il padre.
Il giovane diciannovenne sospirò, chiudendo il libro e lasciando a metà la sua lettura.
« Davvero non comprendo le ragioni del suo affanno. So muovermi bene all’interno della società, non gli ho mai arrecato imbarazzo e non sono mai stato neppure scortese con nessun membro dell’alta nobiltà che ha partecipato ai nostri banchetti. Oltretutto, essendo il figlio maggiore, sarai tu alla morte di nostro padre ad ereditare il suo titolo, quindi non vedo proprio come il mio futuro possa essere affar suo. Sei tu piuttosto quello che dovrebbe preoccuparsi. Hai già tante di quelle responsabilità ed ogni passo della tua vita è già stato deciso. Delle volte non capisco come tu faccia a non sentirti soffocato da tutta questa forma, da tutte queste regole. Almeno io, che non sono costretto a tutti i tuoi stessi vincoli, vorrei poter scegliere che cosa farne della mia vita! »
Arthur si massaggiò le tempie, esausto di quella ennesima discussione, ma poi le sue labbra si curvarono in un sorriso divertito.
« Sei proprio un ribelle, James. Esistono anche persone che hanno bisogno di vivere in un contesto sociale con delle regole prestabilite e con un percorso di vita già deciso, sai? E poi, se io fossi in te, non mi adagerei così tanto su questa certezza. Ti ricordo che nell’eventualità in cui io venissi a mancare, automaticamente l’unico erede del nostro patrimonio saresti tu! »
Il minore strabuzzò gli occhi, balzando quasi sul posto a causa della sorpresa di quella rivelazione, che poi tanto segreta effettivamente non era, suscitando il divertimento dell’altro.
L’ereditarietà del titolo nobiliare prevedeva, infatti, il passaggio al figlio maggiore alla morte del possedente in carica.
« Per carità, non dirlo neppure per scherzo! Promettimi che non morirai, fratello! »
Per Arthur fu praticamente impossibile a quel punto riuscire a trattenere una fragorosa risata, specialmente quando il minore aveva abbandonato il suo posto per accomodarsi accanto a lui ed aveva avvolto la sua mano tra le proprie, in un gesto quasi supplichevole.
« Sei incorreggibile! Invece di preoccuparti di me che potrei morire, sei più angosciato all’idea di ereditare il titolo nobiliare! »
James assottigliò lo sguardo e corrugò la fronte, lanciandogli un’occhiata contrariata.
« Non c’è assolutamente niente di divertente in quello che hai detto! Smettila di ridere, sei tu che mi angosci! »
Si strinse istintivamente in maniera protettiva contro il corpo del fratello, quasi come se semplicemente attraverso quel gesto potesse salvarlo dalla morte e proteggerlo da qualsiasi pericolo imminente.
« Va bene, va bene. La smetto di prendermi gioco di te. »
Lo rassicurò l’altro, accarezzandogli il capo con affetto, da sempre affezionato a quel suo lato infantile ed adorabile, mentre raggiungevano con la carrozza da passeggio il cuore della città.

 

Londra era sempre un luogo piuttosto caotico.
Le vie brulicavano di carrozze e di passanti e quella dei fratelli De Bethencourt si fermò nel mezzo di quel flusso ininterrotto di vita mondana.
« Io devo discutere un attimo d’affari con Lord Browne. Non ci vorrà molto, perciò aspettami qui. », gli raccomandò Arthur, prima di congedarsi e scendere dal veicolo per adempiere ai suoi doveri.
James si limitò ad annuire ed approfittò dell’assenza del fratello per tornare ad immergersi nella lettura che aveva lasciato a metà.
Ora che aveva fatto ritorno in città, aveva la sensazione che la sua libertà sarebbe stata sicuramente limitata dai tentativi del padre, primo fra tutti con la presenza di un assiduo valletto che lo avrebbe assistito in tutte le sue attività giornaliere nella villa di famiglia.
A volte si sentiva fuori posto.
Tutto ciò che voleva non era convenzionale alla posizione sociale che rivestiva e delle volte, quando lo era, improvvisamente ne perdeva interesse.
Quella volubilità giovanile probabilmente prima o poi lo avrebbe portato alla rovina.
Forse il marchese Louis De Bethencourt ed Arthur avevano ragione quando lo ammonivano di confarsi a ciò che gli standard sociali gli richiedevano, eppure c’era qualcosa dentro di lui, una scintilla che lo spingeva a proseguire lungo quella strada che aveva deciso di intraprendere, senza voltarsi a guardare indietro.
Si rassestò un riccio dei lunghi capelli scuri che gli ricadevano fin sulle spalle e girò un’altra pagina, notando soltanto in quel momento, troppo preso dai suoi pensieri, che Arthur stesse impiegando più tempo di quanto gli avesse riferito.
James decise allora di porre di nuovo da parte la sua lettura per potersi questa volta sgranchire un po’ le gambe e dedicarsi al disegno.
Sistemò meglio la cravatta bianca, perfettamente in contrasto con l’abito elegante di color blu scuro ed il soprabito in velluto con lunghezza fino al ginocchio, provvisto di uno strato di pelliccia sul collo, per proteggersi dal freddo di quelle giornate uggiose.
Amava particolarmente ritrarre paesaggi in condizioni climatiche simili, soprattutto quelli urbani.
L’architettura e gli scorci che si intravedevano in città lo avevano sempre affascinato, anche per via dei numerosi volti sconosciuti che la attraversavano.
Egli si soffermava spesso ad osservarne i lineamenti e le fattezze, tentando di imprimerli nella memoria e comprenderne i pensieri, gli atteggiamenti e le emozioni attraverso le espressioni facciali.
Scese dalla carrozza ed iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di quelle prospettive e di quelle fisionomie a cui era tanto interessato.
La mano cominciò a muoversi da sola, a tracciare delle linee decise sulla carta.
Poco a poco, la struttura di quel paesaggio urbano stava prendendo forma e diventava sempre più nitida e chiara.
Tra i vari passanti, uno in particolare catturò la sua attenzione e quasi senza rendersene conto la sua matita aveva già cominciato a delinearne i lineamenti.
L’uomo aveva un’aria distinta ed elegante, il suo volto era incorniciato da folti capelli biondi.

A giudicare dai suoi abiti, si trattava di un membro dell’alta aristocrazia ed aveva sicuramente almeno una decina d’anni in più rispetto a lui; eppure, facendo parte di quel mondo, era certo che se avesse rivestito un titolo nobiliare, lo avrebbe certamente conosciuto.
Da dove sbucava fuori improvvisamente quello sconosciuto così affascinante?
Il tratto del disegno si interruppe repentinamente nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono.
Senza alcuna apparente ragione, James sentì una vampata di calore invadergli il viso e la mente annebbiata, come se quegli occhi color smeraldo lo avessero penetrato fino al cuore.
James distolse frettolosamente lo sguardo, provando un insolito senso di disagio e vedendo finalmente il fratello fare ritorno, ne approfittò per rifugiarsi nella carrozza il più in fretta possibile.
Lungo il tragitto verso casa non fece altro che osservare quello schizzo fulmineo che era riuscito ad estrapolare di quell’uomo misterioso.

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