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Autore: Blossom_95    03/04/2021    2 recensioni
La battaglia contro Morgana si avvicina, Camelot si prepara a combatterla.
Le cose da affrontare però per Merlino e Artù non finiscono lì.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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For you, my king.

 

Il giovane re percorreva quei corridoi, che conosceva come le sue tasche, con la sua solita sicurezza verso il suo obbiettivo.
Dato tutto quello che stava succedendo con Morgana, Artù, era deciso a togliersi un peso di dosso. Voleva ammettere a sé stesso e a Gwen che in realtà non l’amava più e forse il sentimento che provava un tempo lo aveva confuso per quello che non era. Le voleva bene ed era la donna più importante nella sua vita ma le voleva bene come si può voler bene ad una grande amica. 
Tutto questo giustificava il fatto che negli ultimi tempi si erano allontanati, lei non sembrava sofferente ma non voleva più farle sprecare del tempo e darle un falso futuro. 
Ginevra era vicino alla grande finestra della sala del trono e osservava fuori, appena sentì i passi di Artù entrare nella stanza si voltò verso di lui e come faceva ogni volta lo accolse con un grande sorriso radioso. 
–Artù, pensavo fossi con i cavalieri– il biondo annuì –Ero lì poco fa. Ho bisogno di parlarti– dal volto di Ginevra si poteva capire che era preoccupata –È successo qualcosa?– viste le intenzioni di Morgana erano sempre sull’attenti.
–No, tranquilla. Volevo parlarti di noi, Gwen, con tutto quello che sta succedendo ho capito alcune cose– Ginevra si limitò ad annuire. 
–Da tempo ormai sono convinto che il sentimento che c’è tra noi si è spento, cambiato. Voglio essere sincero e diretto, ci tengo a te ma non nel modo in cui un marito dovrebbe tenere alla propria moglie. Sono veramente dispiaciuto–.
Ginevra non sembrava spiazzata da quella rivelazione e guardando il biondo sorrise –Artù, non sono una sciocca, me ne sono accorta anche io. Io stessa credo di non provare più quello che provavo un tempo, non sapevo come dirtelo. Siamo destinati ad essere solo grandi amici. Sei il re, al momento hai cose più importanti a cui pensare– Artù si sentì sollevato, non pensava sarebbe stato così veloce e indolore. 
–Gwen, sei meravigliosa. Come succede ogni volta, metti prima gli altri di te. Una donna degna di essere regina– Ginevra fece una lieve risata –Ora devo tornare da Galvano e gli altri, a più tardi– disse salutando la ragazza e tornando con il cuore più leggero dai suoi amici e compagni di battaglia.
Anche la regina si sentiva sollevata, nonostante non amasse più Artù come faceva un tempo gli voleva comunque un mondo di bene e non voleva perderlo per nessun motivo. 
Gwen credeva molto nel destino e pensò che tutta quella storia fosse successa per un motivo, probabilmente il fato aveva in serbo qualcosa di nuovo sia per lei che per Artù e a quel pensiero sorrise 

Nel corridoio per arrivare dove lo aspettavano gli altri, Artù incrociò Merlino e come quasi ogni volta sentì il bisogno di interrompere la sua pace. 
–Merlino, volevo giusto chiederti un favore– il giovane mago si fermò proprio davanti al suo re –Come posso essere d’aiuto?– “Questa volta” pensò Merlino, aveva sempre qualcosa da fargli fare quando non gli doveva correre dietro ogni qualvolta decideva di gettarsi in chissà quale missione pericolosa.
A Merlino piaceva essere sempre al fianco di Artù, era il suo destino e ne era fiero ma alcune volte le richieste del biondo lo mettevano a dura prova. Ma nonostante tutto non avrebbe cambiato il posto con nessuno. 
Negli ultimi anni erano diventati anche ottimi amici, quindi stare gran parte del suo tempo con il suo re non era poi così male ma come Artù non avrebbe mai ammesso che Merlino era uno dei suoi migliori amici, il mago non avrebbe mai ammesso di essere felice di passare il tempo con lui. 
Entrambi però sapevano che il loro legame era utile a Camelot e a loro stessi. Merlino rendeva Artù più riflessivo e Artù rendeva Merlino più impulsivo, si perché da quando il destino del mago era quello di proteggere il re si era ritrovato a fare cose che prima non avrebbe fatto con così tanta facilità e il biondo da quando aveva il moro nella sua vita si fermava maggiormente a pensare a quale fosse la cosa più giusta da fare. Erano un duo azzeccato, se ne stavano accorgendo tutti ormai, per loro sfortuna anche i nemici che tanto minacciavano Camelot.
–Ho bisogno d’aiuto con la mia armatura, devo andare in ricognizione con i cavalieri per vedere se è tutto apposto– Merlino pensò che se non c’era pericolo Artù doveva andare a cercarlo, in fondo però voleva essere certo che il suo popolo fosse in salvo e avrebbe fatto di tutto per tenere tutti al sicuro ed era proprio questo uno dei motivi che lo rendeva un ottimo re, sicuramente meglio del padre.
–Dove siete diretti?– chiese e quando Artù iniziò ad avviarsi verso la sua stanza Merlino fece la stessa cosa. 
–Verso nord– il mago pensò “molto preciso” ma lasciò correre e quindi entrarono nella stanza del giovane re. 
Merlino iniziò ad aiutare Artù con la sua armatura e nessuno dei due aggiunse altro, era quotidianità, erano azioni  meccaniche che non necessitavano di molte parole. 
Artù era pronto e lo era anche Merlino, stavano per uscire quando la porta della stanza si aprì e si trovarono davanti Ginevra –Scusate, pensavo foste con gli altri. Sono passata a prendere alcune cose, più tardi verranno a prendere il resto dei miei effetti personali per portarli nella mia nuova stanza– disse velocemente Gwen –Non c’è fretta, prenditi il tempo che ti serve. Posso dormire io in qualche altra stanza se ti trovi bene qui– ad Artù piaceva fare lo spavaldo sicuro di sé e in alcuni casi anche un po’ stronzo ma in realtà era davvero dolce. 
–No, tranquillo. Questa è la stanza del re, ma grazie del pensiero Artù– Merlino era confuso, voleva sapere ma preferì aspettare che Gwen uscisse prima di chiedere al biondo. 
–Perché Gwen, tua moglie, deve cambiare stanza?– non capiva cosa stava succedendo, di solito lui sapeva tutto quello che accadeva tra loro, beh per lo meno quasi tutto. 
Il re si voltò verso il mago –Non stiamo più insieme, rimarrà regina ma non la amo nel modo in cui uno sposo ama la sua sposa ma solo come amici, vale la stessa cosa anche per lei. Forse in questo modo incontrerà qualcuno che l’amerà come merita– disse tutto d’un fiato il biondo.
Merlino rimase di sasso, non sapeva bene cosa dire, non se lo aspettava. Aveva una sensazione strana allo stomaco, era triste nel vedere, i due sovrani, due delle persone a cui teneva di più dividersi, ma c’era anche dell’altro. Non era certo di capire cosa fosse ma decise di non pensarci e di concentrarsi su Artù. 
–Quindi vi siete lasciati– disse il moro ad alta voce giusto per esserne del tutto certo –Esatto, siamo entrambi d’accordo che è meglio così. Ora, Merlino, vuoi sapere altro o possiamo andare?– Merlino fece spallucce –No, possiamo andare– Artù roteò gli occhi e uscì per primo dalla stanza, il mago sorrise e lo seguì.
Una volta arrivati dai cavalieri come previsto fecero una breve ricognizione per controllare la situazione, notarono con piacere che sembrava tutto tranquillo e così una volta tornati nel punto da dove erano partiti decisero di allenarsi ancora un po’ mentre il mago rimase ad osservarli. 
Quando il sole lasciò spazio al buio, Merlino, Artù e i cavalieri tornano dentro il castello. 
Il giovane re si diresse nelle sue stanze e Merlino era intenzionato a fare la stessa cosa. 
Mentre si incamminava verso il suo alloggio sentì dei strani rumori provenire dalle scale che portavano alle prigioni. Sapeva che non era un’ottima idea andare giù da solo nel caso ci fosse stato qualcuno che si era intrufolato, ma allo stesso tempo pensò che non poteva essere così facile entrare di nascosto nel castello quindi continuò a discendere.
Scese le scale con cautela, passata la prima rampa sentì i rumori sempre più vicini, girò l’angolo e si trovò davanti chi non si sarebbe mai aspettato, non lì. Morgana.
–Cosa ci fai qui, Morgana?– la mora fece un sorriso beffardo –Ciao Merlino, o forse dovrei chiamarti Emrys?– il mago era stupito di sentirsi chiamare in quel modo proprio da lei –Come conosci quel nome?– aveva un abito lungo verde scuro e un mantello nero con un cappuccio che le copriva in parte il viso ma Merlino vedeva perfettamente l’espressione crudele dipinta sul suo viso dalla pelle talmente bianca da sembrare fredda. 
–Una conoscenza in comune mi ha rivelato il tuo segreto– Merlino passò in rassegna mentale chi poteva essere quella persona e l’unica che gli venne in mente fu Mordred. 
–Vattene Morgana!– Merlino stava per fare in modo che Morgana se ne andasse via, i suoi occhi si stavano per illuminare, quando la mora lo precedé e lo fece volare contro il muro avendo così il tempo di fuggire.
Merlino si alzò, si posò una mano alla testa e con lo sguardo cercò Morgana che ormai era sparita, si chiese com’era entrata e com’era uscita ma soprattutto perché era nel castello per poi sparire in poco tempo. 
Si chiese anche se era lì da poco o da chissà quanto tempo, aveva timore che potesse aver fatto qualcosa e che non si sarebbe scoperto fino a che non sarebbe stato troppo tardi. 
Appena si fu ripreso corse nella stanza di Artù, senza bussare spalancò la porta ed entrò.
–Merlino! Che diavolo ci fai qui? Non bussi più?– il moro non si preoccupò delle lamentele del re, era troppo impegnato a pensare a Morgana. 
Dopo quel breve scontro si sentì debole ma diede la colpa al fatto che la ragazza lo aveva fatto volare contro la parete. 
–Morgana era nel castello!– il biondo che era seduto alla sua scrivania si alzò di scatto –Cosa? Dov’è adesso?– si avvicinò a Merlino –È andata via, ma non ho idea di come mai fosse qui e se ha fatto qualcosa– Artù si fermò un secondo a pensare –Dobbiamo controllare il castello! Merlino… – il re non finì la frase perché vide il suo servo e amico cadere a terra privo di sensi.

Merlino si risvegliò nel suo letto con attorno Gaius e Artù, sentiva la testa pulsare. 
–Cos’è successo?– chiese il mago –Sei svenuto e Artù ti ha portato subito qui. Ora come ti senti?– domandò Gaius, Merlino si tirò su a sedere –Un po’ stordito ma bene, credo. Ci sono notizie su Morgana?– chiese il moro guardando Artù –Hanno già perlustrato quasi tutto il castello e non c’è più traccia di lei. Ora che vedo che stai meglio raggiungo gli altri– Merlino fece sì con la testa, rimanendo così solo con Gaius. 
–Non capisco perché era qui, forse voleva arrivare da Artù ma avendola sorpresa non è riuscita nel suo intento– disse il moro toccandosi inconsciamente la spalla che aveva sbattuto quando Morgana l’aveva colpito. 
–Merlino, invece credo sia per un altro motivo, penso di aver capito che incantesimo ha usato su di te– il ragazzo lo guardò perplesso –Cosa? Quale?– chiese curioso e confuso allo stesso tempo. 
–Credo abbia fatto qualcosa alla tua magia– disse Gaius guardando negli occhi il giovane mago. 
Merlino era scioccato, cosa aveva fatto? L’aveva indebolito? O forse peggio? In quel poco tempo era riuscita a fare tutto quello? Aveva rivelato di sapere che in realtà Emrys era lui, fatto chissà cosa alla sua magia e a creare confusione nel castello.
–Tu sai cos’è successo alla mia magia?– chiese Merlino, voleva saperne di più –Ti ha tolto la magia, ma dire così probabilmente è sbagliato, la faccenda è più complicata. Temo–.
–Ma come è possibile?– si alzò dal letto in preda al nervosismo –Sappiamo benissimo che Morgana è molto forte e furba, ti ha preso alla sprovvista e visto che tu non eri pronto a vederla lì, a differenza di lei che probabilmente aveva pianificato tutto da chissà quanto tempo, è riuscita nel suo intento– Gaius era preoccupato ma cercava di non farlo vedere, invece Merlino non riusciva proprio a nasconderlo.
–Devo riprendermi la magia, chissà cosa ha in mente, devo essere in grado di aiutare Artù. Devo essere in grado di proteggerlo!– Gaius mise una mano sulla spalla del ragazzo –Troveremo il modo– disse cercando di calmare Merlino.

Ormai si era fatta mattina e la ricerca di Morgana nel castello era giunta al termine, era lontana da lì e Artù aveva piazzato guardie ad ogni possibile entrata.
I cavalieri, che erano andati a guardare se Morgana si trovasse ancora nelle vicinanze del castello, videro che la guarnigione di Stawell era stata attaccata. Non dubitavano nemmeno per un momento che fosse opera di Morgana, le fiamme divampavano a vista d’occhio e di Stawell non rimase più niente eccetto per una giovane donna.
I fedeli cavalieri della tavola rotonda corsero verso Camelot per avvertire il loro Re.
Una volta arrivati al castello Parsifal, Galvano, Leon e gli altri si diressero nella sala del Re per incontrare Artù e discutere delle prossime mosse. 
Gli uomini dell’esercito, che erano stati feriti nell’intento di salvare quel che ne rimaneva di Stawell, si diressero da Gaius per ricevere le cure di cui necessitavano.
–Gaius, che è successo?– chiese Merlino –Morgana ha deciso di attaccare Stawell e ovviamente lo ha fatto quando tu sei più vulnerabile– il moro era furioso –Cosa posso fare?– voleva essere  d’aiuto ma non sapeva come, senza la sua magia si sentiva perso –Per il momento aiutami con i feriti– senza aggiungere altro seguì Gaius.
Nella sala dove si riunivano sempre i cavalieri e pochi altri di fiducia, Artù stava discutendo con gli altri il da farsi. Merlino li aveva raggiunti dopo aver aiutato Gaius con i feriti, stava in piedi vicino alla porta e ascoltava il suo re parlare.
–Morgana non ha problemi ad usare la sua magia, questa non è una cosa nuova ma dobbiamo fermarla. Dopo Stawell il suo obbiettivo sarà Camelot– disse Artù mentre con lo sguardo passava su ogni volto seduto a quella tavola rotonda. 
–Dovremmo aspettarla qua, il castello può resistere e noi possiamo combatterla– propose Leon –Forse, ma chi è fuori dalle mura? Loro non riuscirebbero a resistere– ribatté il re –Non siamo riusciti a fare nulla per Stawell ma non lascerò che mia sorella faccia la stessa cosa anche con Camelot. Non posso permettere che bambini, donne e uomini innocenti vengano uccisi per mano di Morgana– disse fermo il biondo –Artù, non puoi salvare tutti– disse tristemente Ginevra –Posso provarci– Artù era il re di cui Camelot aveva sempre avuto bisogno, aveva a cuore tutto il suo regno e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, per difenderlo da Morgana e questo Merlino lo sapeva anche fin troppo bene.
Sopra la tavola davanti a loro c’era una mappa, Artù si alzò per vederla meglio e cercare di capire in che punto era il caso di bloccare Morgana. 
–Dobbiamo trovare il punto giusto così da fermarla e resistere fino a quando lei non sarà obbligata a ritirarsi. Parsifal, dov’è il punto più stretto per non darle via di fuga?– chiese, il ragazzo si alzò e indicò un punto specifico della mappa –Qui, sire– Artù guardò il punto indicato dal cavaliere –Come si chiama quel posto?– Parsifal alzò lo sguardo dalla cartina e lo posò su Artù –Camlan– il re fece un cenno con la testa –Allora siamo diretti a Camlan– era come se il cuore di Merlino avesse saltato un battito, cercò di nascondere la preoccupazione ma come faceva? Nella profezia era proprio lì che Artù sarebbe morto, doveva fare qualcosa e doveva farlo il più presto possibile.
Merlino uscì dalla grande stanza per precipitarsi nel suo alloggio sapendo di trovarci Gaius. 
–Partiranno per Camlan– disse il moro agitato all’uomo –Non deve andare, è lì che la profezia prende vita. Devi fermarlo, persuadilo a non andare– era la cosa più sicura da fare ma davvero pensavano di poter fermare Artù? Era testardo e cocciuto, per non dimenticare che avrebbe rischiato la vita ogni giorno se questo voleva dire proteggere il suo popolo. 
–Non posso farlo, è deciso ad andare. Devo riavere la mia magia per aiutarlo– disse Merlino –Mi dispiace ma non posso restituirtela, va oltre le mie capacità– disse sconfitto Gaius –Va oltre le capacità di chiunque, devo andare in un posto preciso– rispose il moro –Dove?– chiese curioso l’uomo che era come un padre –Nella culla della magia stessa, nella caverna di cristallo–.
Gaius fu sorpreso di sentire nominare quel posto –Ma la valle dei re caduti brulica di banditi, senza magia ti sarà difficile passarci– disse preoccupato –Lo so, è per questo che non andrò da solo. Chiederò a Galvano un aiuto– Gaius sembrò essere leggermente sollevato, Galvano era un ottimo cavaliere e grande amico di Merlino, sapeva che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo e proteggerlo.
Merlino dopo aver chiesto aiuto a Galvano ed aver ricevuto un sì da parte di quest’ultimo si diresse da Artù per assicurarsi che fosse  tutto apposto per il viaggio verso Camlan. Doveva anche trovare una scusa per non partire con lui.
–È tutto sistemato per la tua partenza– disse il moro –Per la mia partenza? Tu non vieni?– chiese spaesato Artù –Non posso– il biondo guardò sospettoso Merlino –Non puoi?– il mago fece sì con la testa –Devo prendere delle erbe per Gaius, servono per curare i feriti– Artù lo guardò sempre più sospettoso mentre lasciava la sue stanze, il moro non si era mai tirato indietro.

Merlino e Galvano si incamminarono verso la caverna di cristallo, non parlarono molto, cercavano di stare il più attenti possibile.
–Merlino, sicuro che non vuoi che resto? Non è sicuro rimanere qui senza qualcuno che ti guardi le spalle– erano arrivati e Galvano non era molto sicuro nel lasciare Merlino lì da solo, soprattutto perché doveva tornare indietro e per farlo doveva attraversare nuovamente la valle dei re caduti. 
–Tranquillo, quando avrò fatto quello che devo fare andrà tutto bene. Fidati di me e grazie per l’aiuto– il moro sorrise all’amico per rassicurarlo –Va bene, fai attenzione– il moro fece sì con la testa e salutò Galvano.
Senza ulteriori esitazioni Merlino entrò nella caverna, una volta dentro non sapeva bene da dove iniziare ne cosa fare. 
Sentì un rumore alle sue spalle e quando si voltò di scatto vide Morgana con un sorriso sprezzante –È arrivata finalmente la fine per te Emrys, non potrai fare niente per aiutare Artù. Addio!– con un incantesimo fece cadere delle rocce da impedire così il passaggio verso l’uscita a Merlino, che nella confusione perse momentaneamente i sensi.
Quando riaprì gli occhi si sentì stordito ma cercò comunque di rimettersi in piedi per cercare di fare qualcosa per uscire da quella situazione.  
Si guardò intorno e iniziò a muoversi, barcollava ma continuò a camminare fino a che non vide i cristalli che davano il nome a quel posto.
Era bellissimo, aveva un’aurea incredibile e la luce dei cristalli incantava. Merlino però risentiva ancora il colpo di prima e perse nuovamente i sensi.
Quando riaprì gli occhi vide suo padre, era confuso e non sapeva se stava sognando o avendo un allucinazione.
–Padre, sei davvero tu?– disse il moro mettendosi seduto con la schiena appoggiata ad una roccia vicino a lui –Non importa se sono davvero io, l’importante è che ora sono qui–.
Nel frattempo Artù e i cavalieri erano arrivati a Camlan, avevano capito che l’esercito di Morgana era quasi il doppio del loro. 
Visto quello che li aspettava il giorno dopo decisero di accamparsi per riposare e prepararsi alla battaglia.
Tornando a Merlino invece era ancora incredulo, non capiva cosa dire e se la figura del padre fosse lì per aiutarlo. 
–Padre, cosa posso fare?– chiese il giovane mago –Figlio mio, devi resistere e combattere. Devi alimentare la tua speranza– disse con voce calma e rilassante –Che speranze ho senza la magia?– la voce del moro invece era tremolante –Merlino, tu sei molto di più del figlio di tuo padre, tu sei figlio della terra, del mare, del cielo, la magia è l’anima di questo mondo e tu sei nato da quella magia. Tu sei la magia in persona, non puoi perdere ciò che sei– Merlino assimilò le parole del padre o quello che era, aveva ragione pensò, non poteva perdere ciò che era.
Sentì una sensazione strana e chiuse gli occhi per sentirla al meglio, quando li riaprì la visione del padre non c’era più e sentiva quella sensazione crescere, capì che era tornato, che la sua magia era finalmente tornata al suo posto. 
Non perse tempo e cercò con un incantesimo di vedere come stavano le cose e a che punto fosse Artù.
Vide Morgana che per colpa di Erin, la giovane donna superstite di Stawell, aveva scoperto i piani di Artù e lo stava precedendo. Era decisa ad attaccarlo in quel momento, poco prima dell’alba, quando ancora tutti stavano dormendo.
Merlino aveva visto il sentiero da dove sarebbe arrivata Morgana, doveva fare qualcosa.
A quel punto si concentrò e convinse, grazie ad un sogno, Artù che dovevano prepararsi e andare incontro alla sorella che stava avanzando, altrimenti non ne sarebbero usciti vivi.
Artù sentì che doveva dare retta a quel sogno, aveva sentito la voce di Merlino e in qualche modo sapeva che era la cosa giusta da fare. Si vestì il più veloce possibile e corse ad avvertire tutti. 
Erano quindi pronti a lottare per il loro regno, al affianco del loro re. 
Gaius e Gwen erano preparati in caso di feriti e sentivano la preoccupazione crescere.
Merlino liberò il passaggio grazie alla sua magia e uscì da quel posto pronto ad aiutare. Si sentiva sicuro e pronto allo scontro, Morgana aveva cercato di metterlo al tappeto troppe volte ormai. Sarebbe stato determinato al fianco di Artù pronto a sostenerlo, come sempre.
L’esercito di Camelot era pronto, non avrebbe lasciato andare Morgana per nessun motivo. 

La mora era meravigliata di vederli lì ma era sicura di essere più forte di loro, soprattutto vista l’assenza di Merlino. Ben presto avrebbe capito che non era così facile fermare il mago e mentre l’esercito di Camelot era diviso in più parti per coprire tutto l’esercito nemico lei non si accorse dell’arrivo del potente mago.
Quando Merlino era uscito dalla caverna si era trasformato nella sua versione anziana, voleva evitare che qualcuno dei suoi lo riconoscesse, in quel modo era libero di usare al meglio la magia.
Si trovava sopra alle rocce che davano sulla battaglia, vide i suoi amici combattere con coraggio e con lo sguardo cercò Artù. 
Era lì e lottava come ogni volta, come se il suo corpo fosse nato per svolgere quelle mosse. 
Purtroppo però si trovava in un punto cieco, da solo e si ritrovò circondato. Non perse le speranze e non abbassò nemmeno per un momento la guardia, ma Merlino sapeva che era impossibile fermarli tutti da solo.
Con disinvoltura fece una delle sue magie e apparve in cielo una specie di tuono, la terra tremò e i nemici intorno ad Artù volarono via sconfitti attirando così l’attenzione di Morgana che capì immediatamente che quello era Emrys. 
Anche Artù guardò nella direzione di Merlino, ma lui non poteva capire che sotto quell’aspetto c’era il suo amico. Ancora un tuono e Morgana cadde a terra priva di sensi, ora il moro poteva aiutare i suoi amici con più facilità.
Merlino si avvicinò a Galvano e agli altri, fece di nuovo la stessa mossa e altri nemici nelle vicinanze fecero la stessa fine di quelli di prima.
Parsifal e Galvano si coprivano le spalle a vicenda e respingevano un gruppetto di nemici, allo stesso modo anche gli altri cavalieri. 
Merlino continuava a coprirgli le spalle per respingere quelli che sfuggivano alla vista dei suoi amici e mentre il moro aiutava gli altri, il biondo continuava la sua battaglia. 
Artù stava vincendo, rimaneva solo uno e quando capì che era Mordred rimase di sasso. 
Per la prima volta quella mattina abbassò la guardia e il ragazzo che prima pensava amico lo trapasso con la spada che aveva ricevuto da Morgana poco prima quel giorno.
Artù non si aspettava questo colpo basso da Mordred, ma orgoglioso come sempre raggruppò tutte le sue forze e senza esitare ulteriormente restituì il colpo al ragazzo. 
Non avrebbe voluto che le cose tra loro andassero così, sarebbe potuto diventare un grande cavaliere e invece si era ritrovato ad ucciderlo per difendere la vita del suo popolo, delle persone a cui teneva e la propria.
Mordred cadde al suolo senza vita, Artù si lasciò cadere a sua volta vista la stanchezza che il colpo gli aveva procurato. Era una stanchezza diversa da quel che si sente a fine giornata, sapeva benissimo che era più vicino alla morte che alla vita ma era sollevato perché aveva visto che stavano vincendo la battaglia e quindi chiuse gli occhi.
Merlino vide Artù a terra e corse nella sua direzione, vide la grave ferita, respirava ancora ma doveva sbrigarsi altrimenti non sarebbe sopravvissuto.
Chiese aiuto a Gaius che si sbrigò a sistemare il re in un lettino pronto per la medicazione, Merlino tornò alla sua forma normale. 
Mentre il mago accompagnava Artù da Gaius aveva potuto notare che Morgana non si trovava più nel punto in cui l’aveva colpita poco prima, al momento però non gli importava molto dato che era preoccupato per il suo amico. 
–Gaius, è così grave?– chiese preoccupato come non mai. 
–Abbastanza, ma per il momento possiamo trasportarlo al castello. Lì potremmo curarlo al meglio e sarà al sicuro. Abbiamo vinto la battaglia ma Morgana è ancora là fuori che mira ad Artù– disse Gaius passando un panno sulla ferita del giovane re.
–È tutta colpa mia! Dovevo stare più attento– Merlino si sentiva le gambe deboli, non poteva perdere Artù, non voleva perderlo.
–No, figliolo, non è colpa tua. Tu stavi aiutando i cavalieri, senza di te sarebbero stati in svantaggio e probabilmente l’esercito di Morgana sarebbe avanzato ancora. Sai bene che Artù ti è grato per aver protetto la sua gente, anche se non sa che quello eri tu. Non avrebbe permesso di essere protetto mentre gli altri venivano feriti. Concretiamoci su come guarirlo– disse sicuro Gaius, dando coraggio al giovane mago. 
Con l’aiuto dei cavalieri trasportano il più veloce possibile il biondo al suo castello, non potevano perderlo proprio in quel momento, meritava di viversi quella vittoria.

 

                                 ***

 
Erano due giorni che Artù stava male, si svegliava giusto qualche minuto e poi tornava subito a riposare, quasi sempre confuso e non ricordava quello che gli era capitato. 
Merlino non lo lasciava mai, nonostante ci fossero anche Gaius e Gwen ad aiutarlo, lui non voleva lasciarlo. 
Era stabile e speravano che questo volesse dire che presto si sarebbe ripreso, per lo meno era quello che speravano.
Merlino quando aveva visto lo stato di Artù per un momento non era riuscito a trattenere le lacrime, però poi pensò che non era il momento di cedere, doveva combattere e aiutare il biondo che ne aveva bisogno. Sapeva che Artù era un combattente e non avrebbe mollato, quindi c’era ancora speranza. 
Di Morgana non c’erano notizie sicure, alcuni dicevano di averla vista nella foresta, altri che si trovava ancora sul luogo della battaglia. Non sapevano a chi dar retta, l’unica cosa di cui era certo Merlino era che si trovava ancora da quelle parti perché non avrebbe mai lasciato la sua missione incompiuta.
Il moro era seduto su una sedia vicino al letto del biondo, teneva lo sguardo verso la finestra con la testa persa in mille pensieri. 
–Merlino, come mai quella faccia?– chiese Artù che si stava risvegliando –Artù, non ricordi? Come ti senti?– chiese mettendogli una mano sulla fronte per sentire se scottava ancora. 
–Certo che ricordo, ma abbiamo vinto no? Quindi non fare quella faccia– disse il re –Ti sei appena ripreso e già ti comporti da idiota– sorrise il moro, era talmente felice di vedere Artù che ora ricordava e conscio che gli andava bene anche se si comportava da completo idiota. 
–Non chiamarmi così– cercò di mettersi seduto ma era ancora dolorante –Resta sdraiato, non sei ancora del tutto guarito. La spada con cui ti ha colpito Mordred è speciale, è più forte. È stata Morgana a dargliela e… – parlava fin troppo veloce –Calma, Merlino, ho capito. Sto bene, ho solo bisogno di un bicchiere d’acqua– disse il biondo, il mago prese un bicchiere con dell’acqua e gliela passò. 
–Ecco, tieni. Vado a chiamare Gaius e Gwen, non ti muovere– disse incamminandosi velocemente verso la porta –E dove vuoi che vada?–.

Merlino tornò in stanza insieme a Gaius e a Ginevra, erano entrambi felici di vedere Artù più cosciente e sembrava essere sulla buona strada per la guarigione.
–Sono davvero contenta di vederti così, Artù– disse con un gran sorriso Gwen –Grazie– il biondo ricambiò il sorriso. 
–Vado a dare la notizia agli altri, mi raccomando riposa ancora un po’– e senza aspettare risposta la ragazza uscì dalla stanza per raggiungere i cavalieri.
–Come vi sentite, sire?– chiese Gaius mentre controllava la ferita. 
–Un po’ stordito e dolorante ma niente di insopportabile– Artù ne aveva passate tante ma continuava a reagire come aveva sempre fatto, orgoglioso e fiero. 
–La ferita sembra stabile, meglio tenerla sotto controllo ancora per un po’– il biondo annuì.
–Sappiamo qualcosa su Morgana?– era scontato che il pensiero di Artù finisse lì, come poteva non pensarci? 
–Non molto, non abbiamo notizie certe sul luogo in cui si trova– rispose Merlino –Forse però io so dove trovarla, c’è una specie di castello diroccato nel bel mezzo della foresta e credo che si trovi lì– continuò –Come fai a dirlo?– sia Artù che Gaius erano sorpresi –Ho una sensazione, sono quasi certo che sia lì– il biondo era confuso, cosa voleva dire? Invece Gaius capì immediatamente cosa voleva dire con “una sensazione”, la sua magia sentiva che Morgana era da quelle parti.
–Merlino, non possiamo basarci sulle tue sensazioni. Morgana è pericolosa e dobbiamo sapere esattamente dove si trova per prenderla di sorpresa– questo il mago lo sapeva eccome, di certo non avrebbe mandato lì i cavalieri visto il rischio che correvano. Merlino aveva in mente altro, probabilmente non sarebbe piaciuto a nessuno dei due presenti. 
–Lo so, ecco perché andrò io da solo. Ora che stai meglio posso lasciarti e andare– Gaius e Artù spalancarono gli occhi –Cosa? No!– disse di getto Gaius fissando il moro.
–Merlino, tu sei pazzo! Non puoi affrontarla da solo, è troppo forte e tu non sai combattere– disse Artù. Era vero, non era il massimo nel combattimento a cui si riferiva il biondo, ma a Merlino non serviva più di tanto saper combattere, ovviamente questo Artù non lo sapeva. 
Forse era giunto il momento di farglielo sapere, doveva venire a conoscenza di quello che Merlino era in grado di fare e doveva scoprirlo ora.
–Artù, è giunto il momento che tu sappia una cosa che mi riguarda, qualcosa che in parte definisce chi e cosa sono– Gaius capì subito cosa voleva fare –Merlino, ne sei sicuro?– il moro fece sì con la testa. 
–Cosa devi dirmi, Merlino?– il mago prese un respiro profondo –Posso affrontare Morgana, Artù. Perché posso combatterla nel suo stesso modo. Il mago che vi ha aiutati nella battaglia ero io, possiedo la magia– Merlino sentiva un grosso peso scomparire ma la paura della reazione di Artù cresceva sempre di più. 
–Merlino, ma cosa stai dicendo? Tu non hai la magia– era incredulo e sempre più confuso –Credimi– sussurrò delle parole inudibili e l’acqua rimasta nel bicchiere di Artù uscì, si divise creando un gioco di luce e senza versare una goccia tornò al suo posto. 
–Come? Tu… mi hai sempre nascosto questo? Come hai potuto farlo? Ti sei preso gioco di me– Merlino si sentì come se avesse appena ricevuto un colpo dritto nello stomaco.  
–Artù– istintivamente si avvicinò al suo amico –Stammi lontano– disse ad alta voce il re. 
Il moro si sentì come perso, cosa poteva fare per far sì che Artù si fidasse di nuovo di lui? 
–Sire, posso immaginare quello che provate al momento ma lasciate spiegare Merlino. Chiedete spiegazioni prima di decidere qualcosa– disse calmo Gaius, anche se calmo non lo era. Sapeva che Artù non avrebbe mai fatto del male a Merlino, non lo avrebbe mai condannato come invece avrebbe fato suo padre, senza nemmeno esitare, ma poteva esiliarlo e Merlino sarebbe stato distrutto da quel dolore. 
Si voltò verso Merlino –Dagli tempo– disse mettendogli una mano sulla spalla, senza aggiungere altro uscì dalla stanza per lasciare i due soli.
Rimasero in silenzio per un tempo che al moro sembrò un’eternità, voleva lasciargli il suo tempo come aveva detto Gaius ma voleva chiarire la situazione.
–Perché?– chiese il biondo –Perché cosa?– rispose il mago confuso –Perché non me lo hai mai detto?– si guardarono negli occhi e Merlino non si era mai sentito così vulnerabile.
–La magia è proibita, lo ha deciso tuo padre tempo indietro. Ha sempre detto che quelli come me sono un pericolo e che vanno eliminati– il biondo non distoglieva lo sguardo dal moro che nel frattempo si era seduto nuovamente sulla sedia vicino al letto di Artù.
–Merlino, io non sono mio padre e tu lo sai. Quindi, perché non me lo hai mai detto?– il mago esitò un attimo, pensò per un momento e poi rispose –Perché non volevo metterti nella posizione di scegliere se seguire le regole di tuo padre e giustiziami per il semplice fatto di essere diverso o di lasciarmi andare. In più avevo paura di perdere la tua fiducia, la tua amicizia– rivelò il moro.
Artù non sapeva cosa dire, Merlino era da sempre stato fedele a lui e al regno, di questo non ne aveva mai dubitato. Doveva solo abituarsi all’idea che il suo amico era un mago, la cosa che suo padre gli aveva sempre insegnato ad odiare.
–Se vuoi me ne vado subito o in ogni caso accetterò la tua decisione qualsiasi essa sia– disse Merlino abbassando lo sguardo. 
–Non essere stupido, Merlino. Non andrai da nessuna parte e non ti succederà niente. Sarai anche fastidioso ma so che non sei cattivo e che non faresti mai niente di male a Camelot. Inizio a capire che molte delle cose che sono successe, che hanno aiutato me e il popolo, sono opera tua e per questo ti ringrazio ma ti prego di non nascondermi mai più una cosa così importante– Merlino annuì –Ora che sai mi preparo per partire– fece per alzarsi dalla sedia ma Artù lo afferrò dal braccio per fermarlo. 
–No, non andrai. Merlino, non mi interessa quello che sei, non andrai incontro a Morgana da solo. Nessuno rischierà la vita, fino a che non avremo un piano definito nessuno si muoverà da qui. D’accordo? Non andrai a morire per vendicare quello che ha fatto, per quello che mi ha fatto. Capisco che lo fai per questo, andremo insieme. Dimmi che per una volta mi darai retta– Merlino era stupito, sapeva che Artù in fondo ci teneva e che si preoccupava, in molti momenti lo aveva provato ma era bello vedere che gli importava anche dopo aver scoperto che era un mago –Va bene–.

Passò quasi tutto il pomeriggio e Merlino era rimasto al fianco del suo re anche quando i cavalieri erano venuti a trovare Artù, cercarono di convincere Merlino ad andare a riposare, il moro però non voleva lasciare il biondo per nessuna ragione. 
Artù sembrava davvero sulla buona strada della guarigione e questo rassicurava tutti, se continuava a questo ritmo tra qualche giorno sarebbe stato in grado di camminare senza aiuto, battersi era ancora lontana come cosa ma ci voleva pazienza.
–Artù, la cena ha qualcosa che non va?– chiese Gwen che era rimasta per cenare insieme a loro. 
Merlino si girò verso il biondo –In effetti sembri strano– il biondo scosse la testa –No, la cena è perfetta– disse facendo una smorfia. 
–Allora cos’hai?– chiese il moro confuso e preoccupato.
–La ferita, mi brucia e sento delle fitte sempre più forti– disse facendo un’altra smorfia che gli fece cadere il piatto che teneva sulle gambe. 
–Gwen, chiama Gaius– disse Merlino precipitandosi verso Artù e Ginevra corse a cercare l'uomo.
–Fammi vedere– disse il moro controllandogli le fasciatura, a quel punto notò che era piena di sangue e la zona della ferita era bollente. 
–Sanguini e scotti– Merlino prese velocemente due stracci e ne inzuppò uno con l’acqua e lo mise sulla fronte del biondo e uno sulla ferita. 
–Artù, come ti senti?– gli prese delicatamente il volto tra le mani –Merlino, vedo annebbiato. Mer… – non finì la frase perché perse i sensi tra le braccia del moro che lo sistemò meglio sul letto. 
Questa ricaduta sembra avvenuta apposta come smentire quello che tutti credevano, ovvero che la paura di perdere Artù fosse passata. 
Perché erano capaci di lottare contro una persona fisica ma lottare contro una ferita simile no, nemmeno Merlino. 
Gaius entrò di fretta nella stanza e bloccò la perdita si sangue. 
–È di nuovo peggiorato, l’unica cosa che ora possiamo fare è sperare per il meglio. Gli ho fatto degli impacchi per disinfettare la ferita, purtroppo non posso fare altro. Nessuno può– disse scoraggiato Gaius.
–Eppure sembrava migliorare– disse scoraggiato, si sentiva inerme davanti ad una situazione in cui nemmeno la sua magia poteva porre rimedio e per di più con come protagonista proprio Artù. 
Da tempo sentiva di tenere molto al biondo e giustificava questo sentimento come risultato della grande amicizia che con gli anni si era creata ma negli ultimi giorni la realtà gli aveva messo davanti un altro punto di vista.
A guardare Artù privo di sensi ancora una volta, in Merlino oltre che la paura per la vita del re stava nascendo la rabbia verso Morgana. Non  poteva stare fermo lì, mentre Artù rischiava di non superare la giornata e Morgana libera chissà dove là fuori.
Doveva andare, sapeva dove poteva essere e non voleva aspettare un giorno in più. 
Si avvicinò ad Artù e appoggiò la mano sulla sua –Scusami ma devo farlo, tornerò– Gaius e Gwen si guardarono perplessi –Merlino, cosa vuoi dire?– il mago guardò l’uomo che era come un padre senza dire nulla –Merlino, no, non andare– aveva capito subito. 
–Devo, mi dispiace. Tornerò, lo prometto. Voi pensate a lui– senza aspettare oltre prese Excalibur, uscì dalla stanza del re e corse velocemente nella sua per prendere alcune cose che sarebbero servite per il viaggio e si diresse nelle scuderie per prendere un cavallo e andare verso Morgana.
Merlino non aveva mai avuto così tanta determinazione in tutta la sua vita, era quello che gli serviva per affrontare la maga. Non voleva perdere tempo, nemmeno un minuto.
Quando però era pronto per partire venne fermato da Galvano che corse nella sua direzione. 
–Merlino, dove vuoi andare? Gaius mi ha detto tutto, non puoi rischiare così la tua vita– il cavaliere gli si piazzò davanti così fu obbligato a fermarsi.
–Galvano, io devo andare! Non ti preoccupare, so cavarmela– cercò di oltrepassare l’amico ma Galvano non glielo permise. 
–Merlino, non posso lasciarti andare da solo. Verrò con te– il mago apprezzava davvero lo spirito dell’amico, soprattutto dopo quello che aveva passato. Oltre la battaglia, il suo re in fin di vita, aveva anche scoperto che la ragazza che avevano salvato si era rivelata una spia di Morgana.
–Non posso metterti a rischio, non posso rischiare di perdere anche te. So cosa devo fare e devo farlo da solo– Galvano sapeva che Merlino era forte, coraggioso e intelligente ma non poteva affrontare Morgana da solo.
–Merlino… – voleva cercare ancora qualcosa da dire per fargli capire che non lo avrebbe lasciato solo. 
–Va bene, ti farò capire perché devo andare da solo. Fidati di me però e non agitarti, d’accordo?– Galvano confuso fece sì con la testa.
Merlino sussurrò parole che il cavaliere non capì, all’improvviso le poche foglie che c’erano vicino a loro iniziarono a volteggiare sincronizzate e vide gli occhi dell’amico che da blu erano diventati gialli e brillavano. Era meravigliato, quindi il suo amico era un mago? Pensò. Certo! Si capivano molte cose ma com’era riuscito a nasconderlo per così tanto? 
–Merlino! Sei un mago? Incredibile!– Merlino fu sorpreso di vedere la reazione così tranquilla dell’amico.
–Sì ma non devi dirlo a nessuno, va bene? Non ora per lo meno, è una cosa nuova anche per Artù. Ora capisci perché devo andare da solo?– Galvano era ancora stordito ma sapeva che in quel momento Merlino aveva più possibilità da solo che con lui.
–D’accordo, rimarrò qua e mi assicurerò che nessuno si avvicini ad Artù– Merlino sorrise –Grazie– Galvano fece un cenno con la testa –Stai attento e buona fortuna– Merlino salì in sella e si diresse velocemente verso il suo obbiettivo.
Più andava avanti e più sentiva la magia di Morgana avvicinarsi, si immaginava quello che sarebbe potuto succedere.
Sapeva che non mancava molto ma a cavallo ci sarebbe arrivato troppo tardi, doveva fare presto, prima che Morgana decidesse di tentare un attacco al castello.
Scese da cavallo e con un incantesimo fece tornare l'animale in salvo alle scuderie, aveva capito perfettamente come doveva arrivare alla meta.
Gli occhi si illuminarono e chiamò a se Kilgharrah che arrivò in pochi minuti, maestoso come sempre.
–Merlino–  disse con voce roca il grande drago –Ho bisogno del tuo aiuto. Devi portarmi da Morgana, non ho tempo da perdere– il drago sapeva che il moro, come ogni volta, stava rispettando il suo destino, che stava proteggendo Artù e quindi accettò.
Poche volte da quando lo aveva conosciuto il drago gli aveva permesso, senza esitare troppo, di salirgli in groppa e portarlo da qualche parte.
In altre circostanze Merlino si sarebbe divertito ma in quel momento sentiva così tante emozioni e nessuna di quelle aveva a che fare con il divertimento.
Arrivarono davanti a quello che era il rifugio momentaneo di Morgana, il mago scese dal drago. 
–Grazie– Kilgharrah fece un cenno –Buona fortuna, giovane mago–. 
Merlino era convinto di vederlo volare via a quel punto ma invece si spostò poco lontano, sapeva che non poteva intervenire in quello che sarebbe successo tra Merlino e Morgana ma voleva rimanere nei paraggi in caso il mago lo chiamasse nuovamente.   
Il moro non sapeva con esattezza come sarebbe andato lo scontro ma non aveva intenzione di mollare ne tanto meno lasciare Morgana vincere con tanta facilità.
Sicuro come non mai si incamminò verso l'entrata di quella specie di castello di pietra in cui si era rifugiata la maga.
Merlino pensava a come gli errori di Uther avessero influito su Morgana e Artù, in altre circostanze sarebbero potuti essere amici, fratello e sorella o alleati, invece per colpe che nessuno dei due aveva erano destinati a combattere l'uno contro l'altra.
Anche se le scelte di Morgana era solo sue, non la giustificavano, ma se Uther fosse stato un padre e un re migliore probabilmente lei non sentirebbe tutto questo odio verso Artù e Camelot. 
Non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto, in un certo senso Merlino sperava ci fosse ancora un modo per salvare la ragazza ma non c'era più niente da fare e se il mago doveva scegliere era già ovvia la risposta, avrebbe scelto Artù ogni volta.  
–Merlino, non appena hai messo piede qui ho sentito immediatamente la tua magia, mescolata alla rabbia–
–Allora puoi ben immaginare cosa ci faccio qui– disse il moro con la faccia più seria che avesse mai avuto. 
–Oh, Merlino, certo che lo so. So anche come andrà a finire, proprio come con Artù– a quelle parole il mago sentì ribollire la rabbia.
–Non osare nominarlo!– gli occhi di Merlino tornarono color paglierino e veloce come il vento lanciò un colpo con la magia nella direzione della ragazza che venne scaraventata oltre il trono di pietra su cui era seduta, per finire contro la parte.
Morgana si riprese subito e solo in quel momento capì quanto faceva sul serio il mago, sapeva quanto era potente e determinato.
–Ti pentirai di questo, Emrys– disse alzandosi e sicura come sempre ricambiò l'attacco che Merlino riuscì ad evitare.
–Questa volta non ci andrò piano con te, Morgana. Non dopo quello che hai fatto. Non hai mai voluto accettare il fatto che Artù non è come Uther. Lui, a differenza di vostro padre, merita di stare su quel trono– a quelle parole la ragazza sferrò un altro attacco e questa volta il mago non fece in tempo ad evitarlo, venendo così scaraventato contro un pilastro di roccia.
Cadde a terra, tossì per via del colpo e della polvere che era caduta per via dell'impatto contro la roccia. Con difficoltà si rialzò, rispondendo a Morgana con un colpo che la fece alzare da terra. Merlino la fece girare per la stanza lanciandola fuori da quella struttura che con un altro loro colpo sarebbe potuta crollare intrappolandolo al suo interno.
La mora cadde a terra dolorante, le usciva il sangue dalle labbra ma non mostrava segni di cedimento, era determinata a finire Merlino una volta per tutte.
Con la magia tirò una pietra nello stomaco del ragazzo che si piegò in due per il dolore, mentre era distratto poté con un cenno farlo volare verso una parte del luogo che dava su una sporgenza dove sotto c'erano solo massi. La caduta sarebbe stata fatale, nemmeno Kilgharrah sarebbe arrivato in tempo, nonostante fosse poco distante da loro.  
Merlino però era forte e determinato quanto lei, se non di più. 
Si riprese dal colpo e si mise nuovamente in piedi. Fece cadere a terra la ragazza avendo così il tempo di allontanarsi dal dirupo e con un incantesimo intrappolò Morgana dentro un cerchio di fuoco.
Sia lui che lei erano pieni di ferite, labbra sanguinanti e tutto il corpo dolorante. 
Merlino si avvicinò al cerchio di fuoco così da poter parlare con la mora. 
Morgana si era alzata nuovamente e aveva lo sguardo arrabbiato, lo stesso che aveva ormai da anni.
–Ultima possibilità, Morgana. Puoi decidere se continuare questa battaglia a colpi di magia fino a quando il più forte avrà la meglio o venire con me a castello e accettare la punizione che Artù deciderà per te. Quando si sveglierà, sarà lui a decidere il tuo destino– disse Merlino, voleva davvero sperare che sarebbe stato Artù a decidere la sua fine e chissà magari con il tempo lei avrebbe cambiato atteggiamento, forse a quel punto però era troppo tardi sperare in una cosa simile. 
–Se mai si sveglierà– disse ridendo la maga –Come puoi essere così cattiva con Artù?– urlò Merlino, sapendo quale sarebbe stata la risposta della donna. 
–Lui ha il posto che doveva essere destinato a me– urlò ancora più forte Morgana. 
–Non è colpa sua! E nessuno merita il trono più di Artù, ha sacrificato molto per Camelot e tu che hai fatto per Camelot? Eh? A parte dichiarargli guerra?– gli occhi di Morgana si illuminarono e le fiamme intorno a lei cessarono, muovendo sinuosa la mano cercò di colpire Merlino che evitò per un pelo l'ennesimo colpo da parte della ragazza.
–Non solo non accetto la tua stupida proposta ma quando ti avrò ucciso mi assicurerò che Artù faccia la tua stessa fine e con lui tutti quelli che si metteranno in mezzo– ghignò Morgana, Merlino aveva davvero sperato fino alla fine che si sarebbe fermata ma era stato troppo ingenuo, a questo punto non c'era ritorno.
–Avrei preferito diversamente, ma non ti lascerò avvicinare ad Artù e a nessun altro dei miei amici. Camelot non ti accetterebbe mai come regina, sopratutto dopo tutto quello che hai fatto e io non ti permetterò di fare a loro altro male– disse Merlino, sicuro e concentrato lanciò una serie di colpi di magia alla ragazza che si trovava davanti. 
Schivando alcuni colpi da parte della mora e sopportandone altri, continuò a lottare con la magia fino a prendere il sopravvento su di lei.
Morgana era sdraiata quasi senza forze, il moro le si avvicinò rimanendo il più attento possibile. 
–Avrei voluto che tu scegliessi la parte giusta, che avresti scelto Artù anzi che punirlo per i peccati di Uther e invece per colpa tua potrebbe non superare la notte. C’era così tanto potenziale in te Morgana, ma la tua rabbia ha vinto sul resto– disse amareggiato Merlino, avrebbe preferito di gran lunga vedere Morgana che con i suoi doni aiutava il fratello nel proteggere il regno ma invece il risentimento l'aveva porta a cedere all'odio e a nutrirlo ogni giorno sempre di più.
–Dovevo esserci io al trono, non lui! Non mi pento di niente, felice che sia stato il suo protetto a procurargli il colpo che lo porterà alla morte– Morgana non mostrava rimorso verso quello che aveva fatto ad Artù e a tutte quelle povere persone che avevano perso la vita durante la battaglia che lei aveva innescato.
–Addio Morgana– c'era poco altro da fare, doveva fare quello che era più giusto e sicuro per Artù, i suoi amici e il regno di Camelot.
Quando era uscito dal castello aveva portato con sé un'arma che significava molto per lui, aveva portato Excalibur.
Aveva deciso che sarebbe stata quella l'arma che avrebbe fermato Morgana una volta per tutte, quasi come se Artù fosse a lottare al suo fianco.
Merlino pronunciò il nome della famosa spada che arrivò in pochi secondi nella mano innalzata verso il cielo, strinse saldamente l'elsa di excalibur e fece un sorriso beffardo verso la maga, la lama verso cielo stellato brillava.
La mora era stupita e aveva un'espressione cupa, non si sarebbe mai aspettata di vedere Merlino con i mano quella spada, si alzò debolmente da terra.  
Morgana non si capacitava di aver perso, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato il goffo servitore di Artù a finirla, lo aveva sottovalutato per troppo tempo.
Non si voleva dare per vinta e cercò di sferrare un altro colpo ma Merlino fu più veloce e riuscì a conficcare la lama di Excalibur nella pancia della ragazza, la sfilò e vide la mora cadere nuovamente a terra priva di vita.
Merlino capì di aver sconfitto Morgana, aveva ancora l'elsa ben stretta nella mano con la lama che appoggiava in parte sul terreno freddo.
–Per te, mio re– sussurrò Merlino.
Respirava affannosamente, un po' per la lotta e un po' per l'agitazione. 
Alla fine poteva tirare un sospiro di sollievo nel sapere che adesso erano al sicuro, che Morgana non avrebbe più cercato di ferire nessuno anche se il prezzo da pagare era stato troppo alto.
Merlino fece un incantesimo per far sparire sotto terra il corpo privo di vita di Morgana, facendo nascere intorno fiori di ogni colore e tipo. 
–Magari ora troverai la pace, addio Morgana–. 
Si voltò verso Kilgharrah che in lontananza lo stava guardano, il drago capiva perfettamente quello che aveva dovuto fare il mago per salvare Camelot così decise di non dire nulla e lasciarlo tranquillo.
Salì ancora una volta in groppa al grande drago che lo portò velocemente al castello dove lo stavano aspettando tutti.

Kilgharrah lasciò Merlino in uno spazio verde poco prima del castello, il moro ringraziò il drago per il suo aiuto e in quel momento decise che qualcosa voleva dirla. 
–Merlino, come sempre hai difeso Camelot proprio come eri destinato. Ottimo lavoro– Merlino fece un cenno con la testa, tutto quello che voleva fare al momento era tornare dal suo amico.  
Mentre il drago volò via lui si incamminò verso il castello, speranzoso di vedere Artù cosciente e in via di guarigione.
Quando arrivò ad accoglierlo ci fu Galvano che gli corse incontro, felice di vedere l'amico sano e salvo.
–Merlino! Grazie a Dio stai bene! Morgana?– Galvano abbracciò Merlino che sorrise nel notare l'amico così felice di vederlo. 
–Non c'è più da preoccuparsi di lei. Ma come sta Artù?– Galvano si rattristì –Ancora nessun miglioramento– Merlino fece un cenno della testa, triste di sentire che il biondo era ancora come lo aveva lasciato.
Era vero che la battaglia con Morgana era durata meno di quanto si aspettasse e che non era passato così tanto tempo dalla sua partenza ma la speranza di vederlo sveglio non aveva mai abbandonato Merlino.
–Vado a sistemarmi, Morgana non c'è andata leggera nemmeno con me– Galvano annuì, avrebbe voluto fare di più. Sia per Merlino che Artù, sapeva che tra loro c'era una legame speciale, molto più di un semplice rapporto tra re e servo.
Merlino posò la spada ai piedi del suo letto, prese delle stoffe e iniziò a lavarsi via lo sporco e il sangue. Sperava di lavare via anche il ricordo di quella giornata.  
Si cambiò gli abiti e velocemente si diresse nelle stanza del biondo, Artù era sdraiato a letto con in torno Gwen e Gaius.
–Merlino!– sussultò la ragazza quando lo vide entrare dalla porta, correndogli incontro e stringendolo in un forte abbraccio. 
–Gwen, felice anche io di rivederti­– sorrise  il moro cercando di smorzare la tensione che provava. 
–Figliolo, come stai?­– chiese Gaius dandogli a sua volta un grande abbraccio che il moro ricambiò felicemente. 
–Dolorante ma bene, quello che mi importa è sapere se ci sono delle novità sullo stato di salute di Artù–. 
Nel vedere le espressioni tristi di Gaius e Gwen capì che la risposta era uguale a quella che gli aveva dato Galvano.
–La ferita sembra migliorare lievemente ma lui non si è ancora ripreso– rispose la ragazza, sperava di dare notizie migliori ma questa era la realtà dei fatti.
–Ti lasciamo solo con lui. Ricorda che non perderemo le speranze– disse Gwen mettendo una mano sulla spalla di Merlino.
Quando i due uscirono dalla stanza Merlino di sedette nella sedia al fianco del letto di Artù, lo osservava dormire. Vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo, aveva i capelli biondi spettinati che poggiavano sul cuscino, alcune ciocche gli coprivano il viso così decise di spostarglieli delicatamente, in quel modo si vedeva meglio il viso. 
Ne conosceva alla perfezione ogni particolare, sugli zigomi aveva ancora i segni della battaglia. Merlino passò un dito su una delle ferite, la sfiorò come se sperasse di poterla guarire ma non successe nulla.
In quell'istante capì una verità che non si era dato mai l'occasione di esplorare, di ammettere. Capì che i sentimenti che provava per Artù andavano oltre alla semplice stima, al semplice rispetto, alla semplice amicizia. Aveva capito di amare Artù, sì il servo si era innamorato del re, re che al momento rischiava la vita.
–Non ho più intenzione di nasconderti qualcosa, Artù. So che non puoi sentirmi ma se c'è anche una sola possibilità del contrario voglio che tu sappia che sono innamorato di te– disse con voce spezzata, era stanco dopo tutto quello che aveva passato e inconsciamente appoggiò la testa al petto del biondo.
Dalla finestra filtravano i raggi del delicato sole dell’alba che iniziava a farsi strada. 
Merlino sentiva il cuore di Artù battere, gli sembrava il suono più bello del mondo. Voleva vedere l’amico sveglio, cercava di trattenersi ma qualche lacrima riuscì a scappare, rigandogli il viso provato.
Merlino si meravigliò quando sentì una mano posarsi sulla sua testa, si alzò di scatto e vide Artù che stava riprendendo coscienza e lo fissava. 
Sentiva come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere e lo avesse accontentato. 
–Artù! Sei sveglio, è un miracolo!­– disse il moro, felice di vedere Artù cosciente.
–Merlino, cos'è successo? Stanno tutti bene?– chiese il re, questa era una delle ragioni per cui Artù era un re degno. Il suo primo pensiero andava al popolo e a tutte le persone che lo circondavano.
Senza pensarci troppo Merlino abbracciò Artù –Pensavamo di averti perso. Stiamo tutti bene, Morgana non è e non sarà mai più una minaccia, puoi rilassarti una volta per tutte– disse Merlino tornando a sedere. 
–Cosa vuoi dire con  “non sarà più una minaccia”?– chiese Artù cercando di mettersi seduto, non ci riuscì vista la ferita che ancora gli provocava dolore.
–Resta sdraiato, sei ancora debole– si raccomandò il moro aiutandolo a sistemarsi. 
–D'accordo ma te spiegami– sentenziò il biondo.  
–Quando hai perso i sensi nuovamente sembrava che non ti saresti più ripreso e non ho resistito. Sono andato ad affrontare Morgana e ho vinto– disse velocemente, attendendo una risposta da parte del re.
–Merlino, avevamo detto che nessuno doveva rischiare una battagli da solo contro Morgana. Sono felice che tu stia bene ma sei il solito testardo. Immagino che quelle ferite sul viso te le sia procurate combattendo contro di lei– Merlino annuì –Quindi ora, grazie a te, Camelot è fuori pericolo. Mi stupisci sempre in meglio, Merlino– disse Artù sorridendo e calmando così i nervi tesi che aveva Merlino.
Anche se avrebbe preferito essere stato al suo fianco era felice di sapere Camelot al sicuro e ammirava Merlino per il coraggio che aveva avuto.
–Come ti senti? Ora l'importante è che ti riprendi al meglio– disse il moro –Sono ancora intontito, i ricordi di quello che è successo prima che perdessi i sensi stanno arrivando ad ondate– disse Artù. 
–Vado a chiamare Gaius e Gwen, avverto anche gli altri che ti sei svegliato ma nel frattempo riposa– ordinò Merlino uscendo velocemente dalla stanza, non appena il moro fu fuori dalla stanza al biondo tornò qualcosa alla mente. 
Si ricordava di alcune parole, erano parole che aveva sentito uscire dalle labbra di Merlino. Parole che aveva detto mentre lui era in coma, aveva detto che provava qualcosa e che non poteva più nasconderlo.
Artù sapeva di provare anche lui gli stessi sentimenti e che Merlino aveva ragione, non potevano nasconderlo.
Ma poteva essere così facile? Come poteva ammettere di provare quelle cose? Lui era il re, doveva pensare a cosa avrebbe detto il popolo e alle conseguenze.
Decise che doveva ragionare a mente lucida, adesso era ancora confuso e magari le parole che aveva sentito erano solo frutto della sua immaginazione. 
Aveva sempre stuzzicato Merlino, delle volte forse era stato anche troppo cocciuto nei suoi confronti ma il moro non aveva mai mollato con lui e gli aveva sempre tenuto testa, come nessuno aveva mai fatto.
Lo aveva consigliato, senza nessun fine se non quello di aiutare lui e Camelot. Teneva a Merlino, da sempre, era anche per questo che delle volte era stato duro nei suoi confronti. 
Merlino aveva taciuto un grande segreto per parecchi anni, ma anche questo era il risultato del voler proteggere lui e il popolo. Come poteva fargliene una colpa?
I pensieri del re vennero interrotti dall'arrivo di Merlino, accompagnato da Gaius, Gwen e dai fidati cavalieri.
Quelle persone erano, con il tempo, diventate la sua famiglia e vedere i loro volti dopo tutto quello che aveva vissuto era davvero felice, anche se questo a loro non lo avrebbe mai detto.  

La mattina seguente Artù stava molto meglio, ancora non poteva esagerare e doveva stare, suo malgrado, a letto.
–Dobbiamo mettere in sesto Camelot e va fatto subito– ordinò Artù mentre parlava con i suoi cavalieri, sempre sull'attenti in attesa di dritte da parte del re.
Merlino, con l’aiuto di Ginevra, stava sistemando il necessario che gli sarebbe servito da li a poco per medicare la ferita del biondo. Dal risveglio di Artù il moro lo aveva lasciato solo soltanto lo stretto necessario, voleva essere certo che questa volta si stava riprendendo al massimo e che non avrebbe più avuto una ricaduta come la volta precedente.
–Ci siamo già messi all'opera, il popolo si sta riprendendo e sono felici di sapervi in via di guarigione– disse sicuro Parsifal. 
–Perfetto, grazie, ora potete andare– disse il biondo congedando i suoi amici. 
–Vado anche io, se avete bisogno chiamatemi– disse Ginevra uscendo insieme ai cavalieri, lasciando così soli Merlino e Artù.
–Sbaglio o Gwen e Leon si stavano tenendo per mano?– chiese il biondo guardando confuso la porta che si chiudeva.
–Credo di sì. Quando stavi male si sono avvicinati molto, anche se penso che la loro simpatia sia iniziata tempo prima. Come hai detto anche tu eravate d’accordo, probabilmente anche lei sentiva le tue stesse cose riguardo voi due e inconsciamente si è avvicinata a lui. Credo– disse il moro.
–Quindi io vado in coma e loro si innamorano?– disse ridendo –A quanto pare– rispose Merlino sorridendo nel vedere quanto fosse tranquillo Artù.
–Sono davvero contento per lei, per entrambi. Meritano di essere felici– disse sorridendo, sorriso che il moro ricambiò.
–Devo pulire e medicare la ferita, brucerà un pochino– disse il moro avvicinandosi all'amico con una bacinella d'acqua e alcune stoffe pulite.
–Fai pure, ho resistito a peggio– disse pomposo Artù, Merlino roteo gli occhi e sorrise –Benissimo–.
Posò la bacinella sul mobiletto accanto al letto del biondo e ci immerse dentro una delle stoffe, dato il dolore che provocava la ferita Merlino dovette aiutare Artù a togliere la maglia.
Il re non voleva darlo a vedere ma la ferita lo destabilizzava parecchio, ma era del tutto normale dato che vista l'arma usata da Mordred Artù sarebbe potuto morire.
Il moro prese titubante i lembi della maglia del biondo che lo osservava attentamente, senza dire niente. 
Merlino era agitato e in soggezione, dato quello che provava per Artù, essere così vicino gli faceva sentire come se ragione e sentimento lottassero dentro di lui ma che entrambi concordassero che era piacevole stargli così vicino.
Il tocco del mago era delicato e questo non era passato inosservato al biondo, nel togliere la maglia le mani di Merlino sfiorarono i fianchi di Artù che sussultò leggermente dato che non se lo aspettava.
Senza contare il fatto che, anche se le mani del moro erano fredde dato che aveva toccato l'acqua poco prima, aveva sentito una sensazione bella alla bocca dello stomaco quando la sua pelle era stata accarezzata involontariamente dalle mani del mago.
–S-scusa– disse il moro schiarendosi la voce per sembrare più sicuro –Non importa, è solo che hai le mani fredde– disse il biondo cercando di non fare capire l'altro motivo di quel sussulto.
Tolse il bendaggio da cambiare e Artù si stese meglio sul letto per rendere più semplici le cose a Merlino.
Pulì con la stoffa bagnata tutta la ferita, rimanendo delicato ad ogni passaggio per non procurare maggior dolore al biondo che guardava le mani del moro lavorare.
Artù pensò che trovava perfette anche le mani di Merlino, insieme a tutto il resto. 
Si irrigidì al pensiero che aveva appena fatto, pensava davvero quello? Come aveva fatto tutto quel tempo a non ammetterlo a se stesso?
–Ti faccio tanto male?– chiese preoccupato Merlino –No, perché me lo chiedi?– chiese curioso, perché in effetti, grazie alla delicatezza del moro, il dolore non era insopportabile.
–Perché ti sei irrigidito e pensavo fosse per il dolore. Mi sarò sbagliato­– rispose il mago –Sì, io sto benissimo– asserì il giovane re, sperando che l'amico non facesse altre domande e per sua fortuna andò in quel modo.
Merlino riprese a pulire la ferita, passando poi ad un unguento che aveva preparato Gaius e che ne avrebbe favorito la guarigione.
Prese una fasciatura nuova, Artù si mise seduto, iniziò posandola sul grande taglio e facendogliela girare intorno alla vita in tre giri.
In fine aiutò Artù a rimettere la camicia, anche questa volta si ritrovarono faccia a faccia e anche questa volta le sensazioni erano le stesse.
Merlino pensava di essere stato uno sciocco per aver rivelato i suoi sentimenti ad Artù solo quando non poteva sentire, si sentiva un codardo.
Riusciva a combattere contro maghi cattivi, creature potenzialmente mortali ma non riusciva a rivelare ad Artù quello che provava ora che poteva sentire e rispondere.
Il biondo dal canto suo pensava le stesse cose, aveva combattuto cavalieri di ogni tipo e persino un esercito di scheletri ma dire a Merlino che lo aveva sentito e che provava le stesse cose, gli sembrava la sfida più grande che avesse affrontato.
Il silenzio era palpabile, così il mago decise di distrarsi con altro. Si spostò dal lato del letto di Artù per andare a sistemare le cose che aveva usato per sistemare la fasciatura  quando venne fermato dalla presa sicura del biondo.
Il mago si voltò confuso, Artù aveva deciso che non voleva perdere Merlino ne la possibilità di vivere quei sentimenti. Quindi optò per considerare la confessione di Merlino, quando lui era in quella specie di coma, come primo passo così ora a lui aspettava fare il secondo.
–Merlino, devo dirti una cosa– disse serio il biondo e il moro pensò che fosse meglio smorzare quell'imbarazzo che si stava creando. 
–Anche tu sei un mago?– fece un sorriso incerto –Quanto puoi essere idiota?– disse Artù facendosi scappare una risata –Almeno io sono simpatico, testa di fagiolo­– controbatté il moro.
–Merlino! Vuoi starmi a sentire?– disse Artù alzando leggermente la voce senza sembrare arrabbiato, dato che non lo era. Il mago fece sì con la testa, in attesa.
–Volevo dirti che quando la mente ha iniziato a schiarirsi ho ricordato delle cose, ho ricordato di aver sentito te che dicevi di provare qualcosa per me– disse Artù senza perdere tempo, Merlino sbiancò. 
Era indeciso se aspettare nell'attesa che Artù aggiungesse altro o scappare.
–N-non so che dire– disse il moro, il biondo lo tirò dal braccio per fargli capire di sedersi sul bordo del letto e così fece.
–Non devi dire nulla, non ho finito– aggiunse –Volevo anche dirti che ho provato a trovare motivi per non rivelartelo e credimi ci sono ma una parte di me continua a trovarci una falla e alla fine ho deciso che non mi importa, decido di testa mia come ho sempre fatto e ho deciso di dirtelo. Anche io, Merlino, anche io provo qualcosa per te– rivelò Artù, il mago era sorpreso. 
Anche lui provava la stessa cosa? E adesso cosa sarebbe successo?
Artù sapeva che all'inizio avrebbero dovuto tenere un profilo basso, che non sarebbe stato facile ma pensava anche che alla fine tutti sarebbero stati felici nel vederli insieme.  
Si, alla fine si sarebbero rassegnati nel vedere il proprio re innamorato del proprio servo, cosa che non accadeva spesso ma Merlino non era come tutti, era speciale.
–Dici sul serio?– chiese ancora confuso il moro, il biondo decise che aveva smesso di usare le parole per farglielo capire e di passare ai fatti.
Con un balzo dolorante, vista la pressione che fece sulla ferita, si avvicinò maggiormente a Merlino infilandogli una mano tra i capelli corvini e poggiando determinato le proprie labbra su quelle del mago.
Merlino si stupì del gesto di Artù, quindi il suo corpo si irrigidì ma quando assaporò le labbra del biondo si lasciò andare e si fece trasportare da quel bacio.
Il moro mise a sua volta una mano tra i capelli oro del re, si baciarono con trasporto e per un momento tutto il resto si annullò.
Quando si staccarono rimasero ad osservarsi, Artù con i suoi occhi percorreva tutti i lineamenti del viso di Merlino con lo sguardo perso, adorante e desideroso di baciarlo ancora e ancora, in ogni parte del viso, coprendo ogni centimetro di pelle candida. 
Merlino guardava altrettanto Artù, soffermandosi sulle sue labbra e pensando a quanto erano morbide, a quanto desiderava quel bacio senza nemmeno essersene mai accorto fino a quel momento.
–Sei convinto ora di quello che ti ho detto?– chiese Artù, Merlino rise –Direi di si–. 
Il moro si avvicinò al biondo baciandolo, c'era trasporto, ancora di più rispetto a prima.
–Cosa succederà da adesso?– chiese Merlino –Non lo so, saremo noi, i soliti. Ma più uniti. Non pensiamo a troppo avanti, pensiamo a questo momento. Alla vittoria e a noi. Il resto verrà da se, fidati di me, sono il re– disse Artù sicuro di se, Merlino lo osservò con lo sguardo adorante –Mi piace– disse senza aggiungere altro.
 

Due mesi dopo.

I crescenti sentimenti tra Merlino e Artù procedevano alla grande, certo i loro battibecchi non erano spariti e questo a loro piaceva.
Artù finalmente era guarito alla perfezione, pronto a tornare ad allenarsi insieme ai suoi cavalieri e a poter annunciare una novità a tutto il popolo.
Novità sconosciuta anche a Merlino, infatti si chiedeva dove lo stava portando con così tanta fretta.
–Mi vuoi dire dove stiamo andando, sire?– disse Merlino, gli piaceva usare quel nomignolo quasi quanto “testa di fagiolo”.
–Ora vedi, non hai pazienza– rispose il re –Sarei io quello senza pazienza?– chiese il moro, sapendo benissimo che dei due quello maggiormente impaziente era proprio il biondo.
–Ecco, siamo arrivati– si trovavano davanti alla porta della stanza in cui si tenevano le riunioni, dove c'era la tavola rotonda.
–Cosa ci facciamo qui? Non capisco– chiese ancora più confuso il mago, Artù non rispose ma spalancò la porta e trascinò Merlino al suo interno.
Si trovò davanti tutti i cavalieri della tavola rotonda, partendo da Galvano, che aveva un sorriso radioso, fino ad arrivare a Leon.
–Ho avuto un idea, ne ho discusso con i miei cavalieri di fiducia e anche loro sono d'accordo con me. Ho deciso che meriti un premio per quello che hai fatto, voglio che tu diventi membro della tavola rotonda. Sarai uno dei cavalieri, mi hai provato più volte quanto sei valoroso e quanto lo meriti. Ovviamente dovrai allenarti ma sappiamo che hai il potenziale e ora che la magia è legale le tue doti possono solo che aiutare il regno– disse Artù, fiero dell'idea di proclamare Merlino cavaliere. 
–Merlino, amico mio, ti meriti quel titolo tanto quanto noi. Se non di più– aggiunse Galvano.
Da quando Artù sapeva della magia di Merlino aveva deciso che era legale, i maghi erano liberi di essere loro stessi ma doveva comunque essere dosata e non essere usata per scopi malvagi o che andavano a discapito di Camelot.
Merlino durante la convalescenza di Artù aveva trovato il tempo di raccontagli tutte le cose che aveva fatto con la magia per aiutare il regno, al re e anche a tutti i suoi amici che si erano subito incuriositi.
Gwen aveva rivelato a Merlino che qualcosa aveva immaginato, c'erano sempre state troppe coincidenze strane ma che era felice che adesso poteva essere libero di parlarne senza aver paura di venire giustiziato. Gli aveva anche rivelato che la simpatia verso Leon si stava evolvendo sempre di più, sia il mago che il re erano felici di saperlo.
–Quindi, Merlino, accetti?– chiese impaziente il re, il moro si guardò attorno e nel guardare tutti i suoi amici felici decise che non poteva di certo rifiutare –Certo– era felice di quel cambiamento. 
Quel pomeriggio il regno poté festeggiare la guarigione del proprio re, la proclamazione del nuovo cavaliere e la vittoria ottenuta un paio di mesi prima.
Finiti i festeggiamenti, mentre i due ragazzi si ritiravano per la notte nelle stanze del re, si fecero una promessa.
Promisero di coprirsi le spalle per il resto della vita, proprio come avevano fatto fino a quel momento e di non permettere a niente e a nessuno di dividerli.

 

 

 Note: 
Alcune scene sono prese dalla serie e modificate per connettere le parti della mia storia. 
Scusate in anticipo se ci sono errori, è la mia prima Merthur. 
Spero vi piaccia, buona lettura e grazie. 
-Blossom

 

 

   
 
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