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Autore: Vespertilio    04/04/2021    1 recensioni
« Hey Gundham. »
« Sì Sonia? »
Ci fu un attimo di silenzio prima che lei prendesse parola.
« Non è vero che eri rimasto in bagno per le Devas, vero? » accarezzò il pelo morbido di Sun-D con l'indice sotto le piccole "fusa" del roditore.
Gundham si sentì arrossare le guance a quell'affermazione. Aveva sempre l'impressione lei gli leggesse nel pensiero.
« Perché quest'affermazione così sicura di sé, Principessa? »
Sonia rise. « Quando mi chiami Principessa è perché sai che ho ragione. »
Genere: Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pum.

 

Pum.

 

Pum.

 

I suoni venivano percepiti ovattati dal bambino che si stava coprendo le orecchie con le piccole manine. A volte c'erano delle piccole interruzioni. E a quel punto sentiva di potersi scoprire le orecchie.

 

Pum!

 

No, doveva ancora aspettare. Le braccia cominciavano a farsi stanche e la cartilagine ad arrossarsi. Stringeva gli occhi, sperando che concentrarsi su quello l'avrebbe distratto dal dolore alle orecchie. Se si concentrava sul suono decontestualizzandolo gli sembrava quasi della musica da discoteca percepita da un bagno. Non che fosse mai andato alla discoteca lui, era troppo piccolo per quello, ma nei film funzionava così.

 

Improvvisamente sentì del pelo sfiorargli il collo. 

 

Poi uno squittio.

 

!

 

Un piccolo roditore sbucò dalla sua sciarpa e ora squittiva qualche lamento strusciandosi al collo del suo padroncino per attirare la sua attenzione.

 

« Jum-P! Ti avevo detto di restare nella gabbietta! Ti sei nascosto nella mia sciarpa mentre ero distratto? »

 

Si scoprì le orecchie per tenerlo in mano.

 

Crash! 

 

Squit!

 

« Shht Jum-P! Non devono sentirci… ». Il piccolo bambino lo tenne con entrambe le mani. « Non dovevi seguirmi… eri preoccupato per me, vero? » sussurrò.

 

Il cricetino si limitò a muovere le orecchie, senza squittire, come se avesse capito cosa il suo padroncino gli avesse detto prima.

 

Pum! 

 

« Ti fa male, Jum-P? Tutto questo rumore… » 

 

Il cricetino di nuovo non rispose.

 

Il bambino sapeva che il suo compagno roditore era dotato di un udito dieci volte più sviluppato del suo, per cui se già per lui tutto quel frastuono era difficile da dover sentire, figurarsi per Jum-P.

 

« Ci penso io. »

 

Sempre tenendo il criceto con entrambe le mani allungò leggermente i pollici per poggiarli delicatamente sulle sue soffici, grandi orecchie.

 

« Adesso puoi sentire anche tu la musica da discoteca! Fai finta che siamo in un bagno! » bisbigliò.

 

Ed effettivamente in un bagno lo erano davvero. Solo non quello di una discoteca.

 

« Così, senti… pum, pum, pum… »

 

Al piccolo bambino faceva male sentire quei rumori. Lui sapeva cosa stava succedendo davvero, e avrebbe tanto voluto continuare a illudersi che coprendosi le orecchie qualcosa sarebbe cambiato. Ma il suo Jum-P soffriva e lui doveva proteggerlo. Il bambino pensò che fosse così che la sua mamma si sentisse nei suoi riguardi. Questo gli formò un piccolo sorriso amaro in bocca.

 

Dopo un po' i rumori si fermarono e il piccolo criceto sembrò rilassarsi all'istante, facendo una giravolta sulle mani pallide del bambino.

 

« Bravo Jum-P… » lo lodò per la sua pazienza dandogli un piccolo bacino sulla testa.

 

Il bambino aspettò un altro po' accovacciato sul pavimento freddo. Teneva le ginocchia vicino al petto ed aveva la schiena appoggiata alla porta scricchiolante. Aveva chiesto a Jum-P di fare silenzio principalmente per l'eco del bagno, in cui ogni suono rimbombava.

 

« Gundham, puoi uscire adesso. »

 

La voce femminile che sentì da fuori la porta era il "via libera" che stava aspettando. Il bambino si sollevò da terra, si pulì i pantaloni e si girò verso la porta; poi girò il chiavistello a destra come la sua mamma gli aveva insegnato. Nel frattempo il suo fidato Jum-P si era di nuovo rifugiato nella sciarpa verde.

 

Non appena Gundham aprì la porta, venne sollevato di peso in un caldo e stretto abbraccio.

 

« Mamma! »

 

« Gundham… avevo così tanta paura ti trovasse… » 

 

Gundham sentì scorrere sulla sua pelle, dove la mamma lo teneva stretto, delle lacrime tiepide, che atterrarono sulla testa di Jum-P, il quale squittì.

 

« Ah! Gundham, hai portato il tuo cricetino con te? » la donna sorrise accarezzando la testolina pelosa che sbucò dalla sciarpa del bambino.

 

« No, si è nascosto! Ma tu come stai…? »

 

Osservò la sua mamma, coperta di macchie violacee sulle braccia, il collo e il viso. Gundham deglutì, perché non voleva piangere davanti a lei. Anche lui si faceva di quelle macchiette quando giocava e sapeva quanto facessero male. Gundham sapeva anche che era il suo papà a turbarle la pelle con quelle macchie.

 

« Sto bene… ora che sei qui sto bene. »

 

Gundham chiuse gli occhi al tocco delicato di sua madre che gli accarezzava i capelli, proprio come quando lui accarezzava il suo Jum-P. 

 

« Perché mi hai detto di stare in bagno? Avrei… potuto fare qualcosa… »

 

« Perché gli avevo detto che eri a scuola. Se avesse scoperto che mentivo se la sarebbe presa anche con te… e non potevo lasciare questo accadesse. » 

 

Gundham fissò gli occhi sul pavimento, sentendosi un improvviso nodo alla gola.

 

« Ma forse… in due forse… avremmo potuto fermarlo. ...forse. »

 

Gundham non sopportava di doversi nascondere in bagno, quando lui faceva questo alla sua mamma. Odiava dover far finta di non vedere e sentire. Di poter supportare la sua mamma solo dopo che il peggio era passato. Perché lei non gli dava la possibilità di provare a proteggerla? Lui poteva anche essere piccolo ma restava comunque un temerario. Come Jum-P.

 

« Forse avrei potuto morderlo o… dargli un calcio! O un pugno! Non lo so. Perché ci tratta così…? » delle lacrime pendevano ormai dalle sue ciglia.

 

« Gundham… »

 

« Non è giusto! Io non voglio nascondermi, non voglio più! Non voglio! »

 

Anche per la donna fu faticoso trattenere le lacrime. Il dolore nella voce minuta di Gundham la distruggeva. Era sia commossa che il suo piccolo volesse proteggerla sia frustrata all'idea che fosse lui a sentirsi il responsabile per ciò che non era altra colpa che di suo marito.

 

Appena Gundham notò che anche la sua mamma era sul punto di piangere si stropicciò subito gli occhi asciugandosi le lacrime e corse ad abbracciarle la vita, affondando il viso nella stoffa calda del suo maglione. 

 

« Non sarei da solo, sai? Anche Jum-P ti proteggerebbe… »

 

Quello fu il punto che la fece crollare. Non avrebbe mai voluto ridursi a piangere di fronte a suo figlio dopo ciò che lui aveva dovuto sopportare ma in quel momento si rese conto di come Gundham fosse l'unica persona ad amarla davvero nella sua vita.

 

Anche il piccolo pianse, mentre se ne stava abbracciato alla sua mamma ma cercò di non darlo a notare, lasciando che le sue lacrime scorressero silenziosamente per non toglier spazio al dolore della madre.

 

E in quel tragico abbraccio Jum-P si strinse a sua volta a Gundham mentre la sciarpa calda lo avvolgeva. Tutti abbracciati, come una famiglia.

 

« Ti voglio tanto bene Gundham… »

 

« Gundham… »

 

« Gundham. »

 

« Gundham? »

 

Gundham alzò lo sguardo dal pavimento verso la porta davanti a sé.

 

Sentì bussare oltre essa.

 

« Gundham, sei lì? » 

 

La porta si aprì.

 

« Oh! Scusami, ti ho disturbato? » la ragazza bionda fece qualche passo indietro un po' imbarazzata.

 

Gundham si limitò a guardarla.

 

« Ti ho visto sparire per un po' e ho pensato ti fossi sentito male… come stai? » 

 

Gundham abbozzò un sorriso. Sonia. Chi altri se non lei si sarebbe accorta della sua assenza? 

 

« Sì. La musica al piano di sopra assordava le orecchie delle mie quattro Devas, per cui mi sono rifugiato qui. »

 

Pum, pum, pum. Stavolta quel suono proveniva davvero dal bagno di una festa in corso.

 

Sonia sorrise a sua volta. « Sei sempre molto accorto quando si tratta di loro. Però anche in giardino la musica è coperta. E lì c'è l'aria fresca! Alle Devas non farebbe meglio? »

 

A quella frase i criceti di Gundham spuntarono dalla sua sciarpa e le sue tasche. Sembravano davvero capire gli esseri umani delle volte.

 

Sonia allungò la mano accarezzando la testa di Sun-D, dal momento che in passato Gundham le aveva dato il permesso di toccare le Devas tramite un "patto del diavolo". Lei sapeva che era solo il modo stravagante di Gundham per dirle che si fidava di lei.

 

« Sì… hai ragione, sarebbe decisamente meglio. » Gundham cercò di tagliare corto perché si sentì imbarazzato all'idea di essersi bloccato in bagno in quel modo. Era come se fosse regredito all'età infantile, e, nuovamente dovesse aspettare che la donna che amava gli desse il "via libera" da fuori la porta.

 

« Ci sono anche Hajime e Chiaki fuori a rilassarsi. Sono simpatici, non è vero? » Sonia gli sorrise mentre camminavano lungo il corridoio.

 

« Sono meritevoli della mia compagnia. Chiaki mi ha aiutato a trovare il mio orecchino del segugio infernale in passato. »

 

L'orecchino a cui Gundham si riferiva era quello che stava portando all'orecchio sinistro in quel momento. Un orecchino pendente e dorato con l'incisione dell'impronta di un cane sopra. Sonia ammirava l'estro creativo di Gundham nel trovare dei nomi particolari per qualsiasi cosa. Il resto della compagnia a volte lo punzecchiava per questo, ma a lui non importava. Anche questo di lui piaceva a Sonia. 

 

Arrivati in giardino Gundham si abbassò un po' la sciarpa per lasciar respirare le quattro Devas della Distruzione che si andarono ad appoggiare sulle sue spalle. Tranne Sun-D che fece un piccolo salto atterrando sulle mani di Sonia, che le teneva unite a coppa. 

 

« Sun-D, non mi dirai che hai dei favoriti, mh? » scherzò la principessa provocando una risatina in Gundham. 

 

Questo la fece arrossire un po' siccome era raro suscitare ilarità spontanea in lui. Inoltre trovava la sua voce molto bella.

 

« Ti adora. Ma non lasciarti ingannare, anche altre Deva piaci, solo che non sono altrettanto estroverse. » Gundham tirò fuori dalla tasca un sacchetto di stoffa, tirando fuori da essa alcuni semi di girasole.

 

Ne passò una piccola manciata a Sonia per nutrire Sun-D. Gundham non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce ma gli piaceva questa piccola abitudine tra loro. A volte anche gli altri gli chiedevano se potessero dar da mangiare alle Devas ma Gundham si era sempre rifiutato categoricamente. Specie quando glielo chiedeva Ibuki, capace gli avrebbe dato così tanto da mangiare da farli esplodere. Akane invece si sarebbe direttamente mangiata lei i semi di girasole, tanto era ingorda.

 

« Hey Gundham. »

 

« Sì Sonia? »

 

Ci fu un attimo di silenzio prima che lei prendesse parola.

 

« Non è vero che eri rimasto in bagno per le Devas, dico bene? » accarezzò il pelo morbido di Sun-D con l'indice sotto le piccole "fusa" del roditore.

 

Gundham si sentì arrossare le guance a quell'affermazione. Aveva sempre l'impressione lei gli leggesse nel pensiero.

 

« Perché quest'affermazione così sicura di sé, Principessa? »

 

Sonia rise. « Quando mi chiami Principessa è perché sai che ho ragione. »

 

Gundham si alzò un po' la sciarpa e tossì facendo finta fosse per il freddo (inesistente) là fuori, ma in realtà era diventato ancora più rosso.

 

« Forse le Devas non erano l'unico motivo per cui sono rimasto lì. »

 

Sonia non rispose. Voleva fosse Gundham a scegliere se proseguire o no.

 

”Non mi piaceva stare all'angolo mentre vedevo tutti che si divertivano” avrebbe voluto confessarle.

 

« Non mi piaceva il cibo. » disse invece.

 

Sonia si lasciò scappare una risata. « Ma se il talento di TeruTeru è proprio la cucina? » 

 

« Non è comunque riuscito a soddisfare il mio palato sopraffino. Non che la cosa mi sorprenda, è solo un mortale dopotutto. Uno anche parecchio patetico direi. »

 

Sonia rise nuovamente. Gundham riusciva a dire cose offensive usando un tono che sembrasse solamente voler sottolineare l’ovvio e questo era esilarante certe volte.

 

« Sai, non sei costretto a dirmelo… è solo che… se non ti piaceva la festa mi sarebbe piaciuto farti compagnia. » 

 

Gundham rimase nuovamente in silenzio.

 

Pum, pum, pum.

 

Non era la festa in sé a non piacergli, o gli invitati, o il cibo (che comunque non gli piaceva). Era il pum, pum, pum che aveva sentito dal bagno. L'aveva bloccato e basta.

 

Gundham porse due semi di girasole in più a Cham-P, che era un po' più robusto rispetto alle altre Devas e aveva bisogno di più energie.

 

« Sonia, ti ho mai raccontato da dove viene questa? » si sfiorò la sciarpa color porpora.

 

« Oh… ora che ci penso no. »

 

« È stata tessuta da un angelo. È l'unico arteficio appartenente al Paradiso dal quale non riesco a separarmi, nonostante io appartenga alle tenebre. Se ciò dovesse accadere, il mio ritorno nell'aldilà sarebbe incompleto e le mie Devas ne soffrirebbero. »

 

Non era la prima volta che Gundham usava analogie religiose per esprimere un concetto molto più semplice di quel che sembrava e questo Sonia lo sapeva. Ma nonostante ciò, le veniva difficile capire cosa questo c'entrasse con la sua improvvisa sparizione.

 

« Quest'angelo a volte torna a farmi visita. E questo succede solo grazie alla mia profonda lealtà verso il suo dono. Quelle volte in cui torna però, è difficile lasciarlo andare. »

 

Gundham stava facendo fatica ad esprimersi e questo era chiaro dalla sua faccia. Sonia aveva intuito a cosa Gundham si riferisse e si sentì stringere un po' il cuore a quella confessione non detta. Si avvicinò di poco a lui, un po' incerta se toccare la sua mano o no. Poi si decise.

 

Gundham sussultò al suo tocco, ma non si scostò come avrebbe fatto solitamente.

 

« Io non ho ancora molto chiaro il nesso tra questo e l'assenza di prima ma… spesso anche io vedo un angelo. »

 

Anche la principessa, nonostante la sua facciata così spensierata sapeva cosa significasse affrontare i fantasmi del passato. Quei fantasmi che durante la vita terrena magari non ne volevano proprio sapere di darti le tue libertà, di non farti sentire come se il tuo unico scopo nella vita fosse quello di diventare la prossima regnante, di trattarti come una figlia normale con la quale cenare insieme tutte le sere. Quei fantasmi che prima ritenevi tanto di odiare ma che ora ti mancano disperaramente e ti hanno lasciato alle spalle tanti “ti voglio bene” non detti.

 

Gundham esitò un po' prima di poggiare a sua volta la mano su quella di Sonia. « Davvero?» deglutì. «...e come gli dici addio? »

 

« Beh… gli dico di vederci in sogno. Così la visita finirà una volta che mi sveglio. In questo modo né rinuncio a vederlo né a vivere il presente. »

 

« Il regno onirico… non l'avevo mai considerato. Lì possono entrare tutti. »

 

Sonia sorrise entusiasta. « Esatto! »

 

Gundham sorrise leggermente. « Grazie… »

 

E detto questo le strinse un po' più la mano, e Sonia gli si avvicinò un poco di più, poggiando la testa sulla sua spalla. Entrambi rivolsero la testa verso il cielo e accolti dalla quiete della notte e delle sue creature goderono della reciproca compagnia sotto il firmamento.


***


« Mamma, mamma! Che fai? »

 

« Sto cucendo. »

 

« Quel gomitolo viola, dici? »

 

« Sì. »

 

« E cosa cuci? »

 

« Una nuova sciarpa per te e Jum-P. Così state più al caldo. »

 

« Ma non è un po' tanto lunga? »

 

« Oh, hai ragione! Beh, immagino che allora ti continuerà a star bene anche da grande! »


***

Sono tornaaata! Ehm, ehm, con un nuovo fandom e una nuova ship! Sonia e Gundham mi hanno rapito il cuore e sentivo da un po' di voler tornare a scrivere, poi all'una di notte mi è venuta l'ispirazione per scrivere di loro e mi sono buttata! Ho in mente tante cose per loro due e per cominciare anche a riesercitarmi con la scrittura ho buttato giù questa piccola one-shot. Questa fic è basata per la maggior parte su headcanon siccome si sa veramente poco di loro due e i personaggi potrebbero non essere esattamente IC data la loro poca sostanza mostrata nel gioco (purtroppo), ma in ogni caso mi fanno impazzire. Spero vi piaccia, fan della Sondam!

Un bacio♡

Vespertilio

   
 
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