Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |      
Autore: Kagome    04/04/2021    7 recensioni
Magari Adrien ha ottenuto l’altezza geneticamente da Gabriel, ma non può di sicuro andare chiedergli consiglio riguardo a questo problema in particolare. Quindi ora si ritrova a dover chiedere consiglio al suo amico Ivan e a Tom Dupain su… come fare a baciare una ragazza molto più bassa.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Ivan Bruel, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sabine Cheng, Tom Dupain
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cogli l’Attimo

scritto da: JuliaFC (Kagome quì su EFP)

Beta: Genxha, Sherry

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. "Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir" (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d'autore.

Immagine di copertina realizzata dalla bravissima Rosehealer02 su Deviantart.

Storia scritta per il compleanno del mio amico e beta KhanOfAllOrcs, utilizzando questo suo bellissimo prompt:

"Magari Adrien ha ottenuto l’altezza geneticamente da Gabriel, ma non può di sicuro andare chiedergli consiglio riguardo a questo problema in particolare. Quindi, ora si ritrova a dover chiedere consiglio al suo amico Ivan e a Tom Dupain su… come fare a baciare una ragazza molto più bassa."

oOoOoOoOoOo

139673557-239127437725098-7740627423692331215-n-1

oOoOoOoOoOo

Tutto iniziò durante una pattuglia. Avevano passato un'ora a correre sui tetti e lui aveva chiesto un paio di volte a Ladybug se avesse qualcosa in mente o se fosse solo stanca. Il fatto è che era stata molto più goffa del solito continuava a inciampare sui suoi stessi piedi. Dovette afferrarla più volte per impedirle di cadere, e anche se amava starle vicino, aveva percepito chiaramente che qualcosa non andasse davvero. 

"Sto bene, chaton, grazie per il pensiero", era sempre stata la sua risposta, ma lui non poteva non preoccuparsi. La maschera che le copriva il viso non gli permetteva di vedere se avesse occhiaie sotto gli occhi, ma l'aveva sorpresa diverse volte a sbadigliare e di sicuro non appariva piena d’energia come al solito.

“Penso che tu abbia più o meno la mia età, Milady, e so che quest'anno abbiamo tanto stress, con il Brevet (1) alla fine e tutto il resto. So anche che essere Ladybug ha messo molto peso sulle tue spalle. Ma devi prenderti più cura di te stessa. Parigi ha bisogno di te!" Voleva aggiungere che anche lui aveva bisogno di lei, ma si morse il labbro e tenne la bocca chiusa, pensando che lo avrebbe colpito in testa e gli avrebbe detto di nuovo che amava un altro

"Te l’ho detto, sto bene," disse un po’ distratta. Lanciò il filo del suo yoyo, l’aggrappò a un camino tre piani più in alto e si allontanò. Lui la seguì, balzando in avanti con il suo bastone, ma prima che potesse rendersi conto di come fosse successo, si ritrovò avviluppato strettamente a Ladybug, la schiena premuta sulla superficie del camino a cui lei aveva fatto perno con il suo yoyo. 

Più cercavano di districarsi, più i loro corpi si avvicinavano e gli diventava sempre più difficile concentrarsi. Soprattutto quando l'unica cosa che poteva fare era fissare quei bellissimi occhi blu che gli acceleravano i battiti del cuore ogni volta. Soprattutto perché quando si muoveva poteva sentire ogni centimetro del corpo di lei, sempre più premuto contro il suo. Soprattutto quando faceva così freddo intorno a loro, in quella limpida notte di metà gennaio, ma i loro corpi erano così vicini che gli stava colando il sudore a fiumi. Era come se lo yoyo stesse cercando di farli sciogliere insieme, e l'intera situazione lo stava facendo impazzire!

“Non che la situazione mi dispiaccia, Milady, ma potresti districarci, per favore? A meno che questo non sia il tuo modo di flirtare con me?" Le guance della ragazza erano più rosse della sua tuta quando lanciò una rapida occhiata ai loro corpi avviluppati, notando come nemmeno uno spillo sarebbe riuscito a inserirsi tra di loro. 

Iniziò a tirare la corda del suo yoyo, ma non sembrava migliorare la situazione; infatti sembrava peggiorarla, rendendoli ancora più avviluppati assieme. Gli fece uno strano sorriso, quasi una smorfia. Dove aveva visto un'espressione simile? Sembrava così familiare in un certo senso, ma non riusciva a capirne il motivo! Poi si appoggiò a lui, cercando di allungarsi per districare il suo yoyo dal comignolo sopra di loro. Provò una, due, tre volte, lasciandolo ogni volta senza fiato (e con il cuore nelle orecchie) per via del contatto ancora più intimo con il suo corpo. Poi si lasciò sfuggire un piagnucolio frustrato e lo guardò con un enorme cipiglio, aggrottando le sopracciglia. 

“Non riesco a raggiungerlo! Vedi se ce la fai tu?" L'espressione sul viso della ragazza quando lui dovette a malapena allungarsi per raggiungere lo yoyo fu assolutamente impagabile. Riuscì persino a rigirare la corda e la presa intorno ai loro corpi si allentò, consentendogli di respirare di nuovo, finalmente.

Ma mentre si girava verso di lei per restituirle lo yoyo e magari stuzzicarla un po', si rese conto che non si era spostata dalla posizione in cui si trovava quando la corda dello yoyo era ancora avvolta intorno a loro. Lo stava guardando, il suo splendido viso meravigliosamente arrossato, i suoi bellissimi occhi blu risplendevano nell'oscurità come stelle rubate dall’oscuro baldacchino del cielo. 

Deglutì, mentre il suo viso iniziava a muoversi verso il suo come se fosse stato attirato da una forza magnetica, ma mentre si abbassava per guardarla negli occhi, un bip proveniente dallo yoyo risuonò nell'oscurità. Entrambi lo guardarono, come svegliandosi da un sogno. Un’allerta akuma. 

Maledizione. Accidenti a Papillon, che tempismo! 

Ladybug batté le palpebre e arrossì ancora di più, se possibile. Con un gesto aggraziato, ritirò l'intera corda all’interno del suo yoyo e, con un sorrisetto malizioso, ne fece terminare la corsa sulla testa di lui.

"Ahi," disse Chat Noir, premendo la mano sul bernoccolo. 

“Quando sei diventato così stupidamente alto, Chat Noir? Ho quasi bisogno della scala per guardarti negli occhi!"

Poté solo abbozzare un sorriso, ma non ebbe il tempo di rispondere perché una nuova notifica suonò, sia sullo yoyo di Ladybug che sul suo bastone, e si diressero entrambi verso il luogo dell'attacco.

oOoOoOoOoOo

Un paio d’ore più tardi, dopo essersi sbarazzati dell'ultima sfortunata vittima di Papillon, Adrien poté distendersi sul letto, gli occhi chiusi nel tentativo di recuperare abbastanza energia per togliersi i vestiti e mettersi il pigiama. 

"Oddio ​​... quest’akuma era la peggio!" Avevano combattuto per due ore di fila per sbarazzarsi di questo professore che era stato sopraffatto dallo stress della correzione dei compiti d’esame e stava cercando di catturare e soffocare tutti all’interno di enormi palle di carta. 

Plagg emerse dal suo armadietto con una forma di Camembert più grande di lui in mano. "Meglio se ti metti il ​​pigiama, gattino, e ti prepari per andare a letto." Detto questo, spalancò la bocca e inghiottì tutto il Camembert in un sol boccone. 

Adrien sospirò. “Hai ragione, Plagg, scusa. Stavo pensando."

"A cosa?" chiese il piccolo kwami nero. 

"Prima dell'allarme akuma, Ladybug si è aggrovigliata con me a un camino", iniziò a dire.

Plagg lo interruppe. "Lo so. Il tuo cuore stava facendo le capriole, gattino, sembrava che stessi avendo un infarto. "

"È così minuta, Plagg." Adrien sospirò di nuovo. “Non raggiungeva nemmeno il mio campanello stasera."

"Ebbene?" chiese Plagg. “Io sono molto più piccolo di lei, ma ho così tanto potere da distruggere una nazione. Perché pensi alla sua altezza?"

Adrien finalmente si alzò dal letto e iniziò a spogliarsi. "Non è quello. Non sto mettendo in dubbio la sua autorità o la sua leadership. E’ che...” Esitò e rimase in silenzio per un lungo momento mentre si metteva i pantaloni del pigiama (erano rossi a pois neri come Ladybug!). Prese un po’ di tempo per mettersi la maglietta del pigiama e si sedette di nuovo sul bordo del letto. “Quando eravamo aggrovigliati, mi ha guardato in un modo strano. Forse è solo una mia impressione, magari mi sbaglio, ma potrei giurare che era rossa in volto quanto me. E quando ci siamo districati, non si è staccata da me fino a quando non è suonato l'allarme Akuma. Stavo quasi per… baciarla. Ci sono andato davvero vicino. Se solo Papillon avesse aspettato ancora un pochino!"

"Odio ripetermi." Mormorò Plagg soprattutto a se stesso. "La sua altezza che c’entra?" Il kwami ​​sbiascicò le parole per enfatizzare il suo fastidio. Quindi, volò di nuovo dentro il suo armadietto ed emerse con un'altra forma di Camembert, che scomparve nella sua bocca prima che Adrien potesse ricominciare a parlare. 

"Come fai a baciare una ragazza molto più bassa?" Adrien mormorò tra sé. Guardò Plagg e vide il suo sorriso divertito, e sospirò. "Non guardarmi così. È un problema. So che l'ho già baciata quando abbiamo affrontato Oblivio anche se non me lo ricordo, ma ho avuto uno scatto di crescita da allora. E lei no. Era già più bassa di me prima ma ora… io sono ancora più alto!"

Plagg gli lanciò uno sguardo divertito: "Non chiederlo a me, eh? Io questi problemi non ce l’ho. Alla mia cremosità non importano i baci!"

Adrien sospirò: "Anche se ho preso da lui per l’altezza, di certo non posso chiedere consiglio a mio padre. Anzi, non se ne parla nemmeno di menzionare il dettaglio!” Accese il computer per eseguire una ricerca. 

Ma mentre digitava, ‘Come baciare una ragazza più bassa’ nella ricerca di Google, Plagg gli sussurrò all'orecchio: "Ti rendi conto che tuo padre tiene d’occhio la tua attività su Internet, giusto? Se non vuoi che lo sappia, è meglio che cancelli la domanda e spegni il computer."

Cavolo, se ne era quasi dimenticato. Lanciò a Plagg uno sguardo grato e cancellò la domanda, seguendo il consiglio del kwami. Ricordava ancora l'ultima volta che aveva effettuato una ricerca su dove trovare nuove action figure di Ladybug, e Nathalie gli aveva detto il mattino seguente che il denaro nel suo conto in banca non doveva essere utilizzato per acquisti così futili. No, Plagg aveva ragione, sicuramente non poteva effettuare questa ricerca a casa. Spense il computer e si fece un appunto mentale di fermarsi alla biblioteca della scuola il pomeriggio successivo, per dare un'occhiata lì, come faceva per le sue action figure e per gli ordini di Camembert.

"Senti, gattino, so che non puoi chiedere a quella sottospecie di padre che ti ritrovi, ma hai diversi amici a scuola e alcuni sono alti pure loro." Mentre Plagg parlava, Adrien si ricordò di quanto fosse alto Ivan in confronto a Mylène. 

"Plagg, hai ragione!"

"Come sempre," disse Plagg con un sorrisetto. 

Adrien lo guardò divertito e fece finta di non aver sentito. "Posso chiedere a Ivan, forse. Non a Kim, perché Ondine ha più o meno la sua stessa altezza, ma Mylène è bassa, forse Ivan mi può aiutare! 

oOoOoOoOoOo

Il giorno dopo a scuola, Adrien era un uomo con una missione. Arrivò a scuola molto presto, e continuò a lanciare occhiate preoccupate verso il posto di Ivan, tanto che perfino Nino lo notò.

“'Ehi, amico, che succede? Perché ti guardi sempre alle spalle stamane? Sembri sulle spine!"

Adrien arrossì e lanciò uno sguardo imbarazzato all’amico. “Devo parlare con Ivan,” ammise infine. 

Nino alzò un sopracciglio: “Perché Ivan? Qual è il problema? Posso aiutarti io, magari?”

Adrien lo guardò, di nuovo imbarazzato: "Uh, non credo proprio, amico."

"Non ci posso credere, Adrien, che fai, mi nascondi qualcosa?"

"Uh, no, Nino, è solo... non penso che potresti aiutarmi. E’ che", deglutì, "ho bisogno di consigli su… un bacio." La sua faccia divenne più rossa di un pomodoro al sussulto di Nino. "Su come baciare una ragazza bassa."

"Chi..." iniziò Nino, ma Adrien gli mise un dito sulla bocca e lo zittì. La classe stava iniziando a riempirsi ed era arrivata Alya. Di certo non voleva che una chiacchierona come Alya venisse a conoscenza del suo problema.

" È... complicato, Nino. Lo sto facendo per, uh, una ricerca." Si portò una mano alla nuca e la strofinò nervosamente, cercando di trovare una scusa per non essere sgamato immediatamente. "Un... ente di beneficenza mi ha chiesto di baciare una ragazza come premio per uno dei loro concorsi e, sai, di recente sono cresciuto di qualche centimetro. Non vorrei che la ragazza si sentisse a disagio. Quindi, uh," continuò a divagare. 

"Potresti chiedere a qualcuno di fare pratica!" disse Nino in tono cospiratorio. "Ci sono un sacco di ragazze basse nella nostra classe. Per esempio Alix", Adrien fece una smorfia disgustata, quindi Nino continuò, "o Rose", disse poi, ma Adrien sbuffò, quindi Nino gli fece un sorrisetto e aggiunse: " o Marinette, magari...?"

Adrien arrossì quando Nino accennò a Marinette; il che portò il suo migliore amico ad affibbiargli una bella gomitata nelle costole e a ridacchiare. 

"Uh, no, ho solo bisogno di qualche consiglio, davvero!" disse Adrien, dopo aver finto di aggiustarsi la maglietta per dare una botta in testa a Plagg e farlo smettere di ridere.

"Oh, capisco," disse Nino con un piccolo sorriso. "Spero che Ivan possa aiutarti." 

Si voltò per salutare Alya e iniziò a chiacchierare allegramente con lei mentre la ragazza si sedeva. Adrien sorrise e guardò il suo migliore amico rilassarsi e parlottare sommessamente con la sua ragazza, ma poi vide la porta dell'aula aprirsi ed entrò Ivan. Adrien tirò un sospiro di sollievo. 

"Ciao Ivan, posso parlarti? Magari all'ora di pranzo?" chiese quando il suo compagno passò davanti al suo banco, la mano dritta dietro la nuca per l’imbarazzo quando incrociò lo sguardo del ragazzone che lo guardava un po’ sorpreso, per poi infine annuire. "Grazie!" disse Adrien con un sorriso.

La mattinata sembrò durare all’infinito. Adrien si ritrovò a giocherellare con le dita e a masticare il cappuccio della penna. Non prestò alcuna attenzione alle lezioni. Per fortuna, Mlle. Bustier non ci fece troppo caso, e se lo notò non lo riprese, probabilmente considerando i suoi voti altissimi e il suo comportamento sempre esemplare.

Alla fine arrivò la tanto sospirata ora di pranzo e dopo aver mandato un messaggio al Gorilla dicendogli di dover fare una ricerca in biblioteca per un progetto scolastico, Adrien vide che Ivan si era fermato accanto a lui, si guardò intorno in modo cospiratorio e quindi lo trascinò negli spogliatoi.

"Allora, di cosa mi volevi parlare?" chiese Ivan quando si furono seduti.

Adrien si strofinò nervosamente la nuca e guardò in alto. "Uh, beh, posso chiederti qualcosa di personale?"

Ivan arrossì. “O-ovviamente. Cosa puoi voler sapere da uno come me?"

"Uh, vedi, tu sei molto alto." Adrien continuò a strofinarsi la nuca e guardare il soffitto. "Mi chiedevo... come si fa a baciare una ragazza molto più bassa?"

Ivan sussultò e strabuzzò gli occhi. 

"Oh," disse poi e arrossì un po', assumendo la stessa posa di Adrien e massaggiandosi la nuca. "È questo che vuoi sapere allora."

Il ragazzo rimase in silenzio per un momento troppo lungo perché Adrien riuscisse a rimanere zitto nello stato d’ansia in cui si trovava. Il biondo iniziò ad agitarsi un po’, e arrossì. Fu preso dal panico e pensò che Ivan non volesse aiutarlo, poiché l'altro ragazzo ora stava guardando in alto, ancora grattandosi la nuca, come se fosse perso nei suoi pensieri. In circa mezzo secondo, Adrien valutò la situazione: era più sicuro usare la stessa scusa che aveva usato con Nino? Ci pensò un attimo e decise che se voleva davvero un consiglio, era meglio essere sinceri.

“Ehm, è un po’ complicato da spiegare. È che... tu non la conosci,” disse infine, cercando di riempire il silenzio. Dopotutto, era la verità. Ivan aveva incontrato Ladybug solo brevemente il giorno in cui era stato akumizzato, ma per quanto ne sapeva, quella era l’unica volta che Ivan avesse interagito con la sua Lady. 

"Capisco", disse Ivan, sorridendo ad Adrien. “Non sono un esperto, ma farò del mio meglio per aiutarti. Che cosa vorresti sapere?"

All'improvviso, Adrien iniziò a guardarsi le mano con grande interesse, cercando di nascondere il calore che gli era salito al viso e al collo. "S-solo come funziona. Come fai a non farla sentire a disagio? Sai, con il chinarsi e tutto il resto!"

Il sorriso di Ivan si allargò. “Adrien, ti stai preoccupando troppo. La prendi in braccio e la attiri verso di te. O almeno questo è quello che faccio io con Mylène." Si strofinò di nuovo la nuca e guardò in basso. "Ma se per te non funziona, forse puoi farlo da seduto."

Un'immagine mentale di Chat Noir che prendeva in braccio Ladybug e la baciava appassionatamente si insinuò nella mente di Adrien, facendolo diventare cremisi. Dovette scuotere un po' la testa per tornare alla realtà e rimase senza fiato quando incontrò lo sguardo timido ma curioso di Ivan. 

"Ehm, grazie Ivan, mi è stato molto utile." Si alzò in piedi come se la panca gli stesse bruciando il fondoschiena, la mano di nuovo sulla nuca, il suo sorriso da modello stampato sulle labbra.

Pure Ivan si alzò e mise la sua grossa mano sulla spalla di Adrien. “Vorrei poterti essere più utile,” disse, “ma non preoccuparti. Chiunque sia la ragazza, sarà felice di baciarti."

Il sorriso falso di Adrien svanì, mentre afflosciava le spalle e abbassava la testa, guardando tristemente le sue scarpe. “Grazie, Ivan. Vorrei che fosse vero." Si allontanò lentamente verso la biblioteca, lasciandosi dietro un confusissimo e sbalordito Ivan.

oOoOoOoOoOo

Adrien si sedette davanti a un computer della biblioteca e accese lo schermo. Mentre aspettava che il sistema si caricasse, guardò distrattamente il taschino della sua camicia.

"Non è andata come speravi, eh?" chiese Plagg. 

Adrien scosse la testa, ma quando il sistema si caricò e finalmente fu in grado di fare doppio clic su Google Chrome e digitare la sua domanda, sentì alle sue spalle: "Sabrina, guarda, quello è il mio Adrien!" quindi minimizzò di fretta e furia l’icona del browser, sperando di esser riuscito a non far vedere a Chloé quello che stava cercando. Quindi si alzò e si girò di scatto.

"Uh, ciao Chloé, cosa ci fai in biblioteca all'ora di pranzo?" chiese, cercando di spegnere lo schermo del computer ma fallendo miseramente, perché Chloé gli si avventò addosso e gli avvolse le braccia intorno al collo in uno dei suoi caratteristici abbracci strangolatori che riservava solo a lui. Chloé era una brava ragazza in fondo. Le voleva bene, (molto) in fondo. Era la sua prima amica, in fondo, l’unica amica che avesse avuto durante la sua infanzia. Però se c’era qualcosa che gli dava veramente fastidio di Chloé era proprio questa sua abitudine di irrompere abitualmente nel suo spazio personale.

“Adrienuccio! Cosa stavi facendo al computer di scuola? Hai una connessione molto più veloce e sicura a casa!" Alzò un sopracciglio per il suo evidente imbarazzo e lo lasciò andare, puntandogli un dito sul petto. “E poi che facevi, a cercare modi per baciare una ragazza. Tu? Ridicolo, assolutamente ridicolo."

Cacchio. L’aveva beccato. Arrossì fino alla base del collo e portò una mano alla nuca per il nervoso. "Uh, beh, vedi," iniziò a dire ma Chloé lo interruppe tornando a invadere il suo spazio personale e guardandolo dritto negli occhi.

Sei ridicolo, Adrienuccio. Cercare certe cose online quando puoi esercitarti con me. Non devi fare ricerche. Sù, vieni qui!" Si sporse in avanti, increspando le labbra e chiudendo gli occhi in attesa e abbracciandolo nuovamente. 

"Davvero, Chloé, non è necessario," iniziò, ma il viso di Chloé si stava muovendo rapidamente verso il suo, e lui deglutì, facendo del suo meglio per creare più distanza possibile tra le sue labbra e quelle della ragazza. 

“Ahem,” disse la voce di qualcuno dalla loro sinistra, schiarendosi la gola molto più forte del necessario. 

Adrien diede una spintona a Chloé al suono della voce, riuscendo a districarsi dai suoi tentacoli e facendo sì che la ragazza bionda inciampasse sbattesse il viso sulla sua maglietta nera. Sia Adrien che Chloé si voltarono e videro Marinette, infastidita e rossa in volto, guardarli con un'espressione accigliata, le braccia saldamente incrociate sul petto.

"Dupain-Cheng, che ci fai qui?" mormorò Chloé mentre Adrien si puliva velocemente il trucco che si era appiccicato alla maglietta dopo che la faccia di Chloé ci si era schiantata sopra. 

“Prima di tutto, non si baciano le persone in mezzo alla biblioteca della scuola, Chloé, e secondo, Adrien ha detto chiaramente che non voleva. Lascialo in pace!" 

Lo sguardo deciso di Marinette rivolto alla ragazza che si trovava ancora nel suo spazio personale diede i brividi ad Adrien. Quell’aria furiosa, l’autorevolezza, la determinazione che vide balenare negli occhi di Marinette gli fecero trattenere il fiato e il cuore gli perse un battito. Per un istante, lo sguardo risoluto di Marinette gli ricordò quello della sua Lady. Il cuore iniziò a battergli in gola, mentre una scarica di adrenalina gli attraversò le vene e gli occhi gli si spalancarono per lo shock.

“Io faccio quello che voglio, Dupain-Cheng. Non hai nessuna autorità su di me," sbuffò Chloé in maniera arrogante, facendo un gesto sprezzante all’indirizzo di Marinette con la mano. "E’ ridicolo, assolutamente ridicolo." 

 Io ho l'autorità di fermarti, Chloé. Sono la capoclasse, ricordi?" Marinette le fece un sorrisetto trionfante. “Quindi o te ne vai adesso, oppure vado dal preside per informarlo delle attività che ti piace svolgere nel bel mezzo della biblioteca della scuola. Sono sicura che il preside non sarebbe molto contento di saperlo e nemmeno il tuo papino sarebbe in grado di aiutarti, questa volta."

Quando Marinette spostò lo sguardo dal volto indignato di Chloé e iniziò a fissarsi le unghie con un sorriso impertinente sul viso, Adrien vide Sabrina avvicinarsi a Chloé e sussurrarle qualcosa all'orecchio. Chloé sbuffò e batté il piede sul pavimento.

"Andiamo, Chloé, non ne vale davvero la pena", disse Sabrina un po’ più forte, questa volta.

Chloé incrociò le braccia sul petto. "Hai vinto questa volta, Dupain-Cheng, ma un giorno me la pagherai."

"Chloé," disse Adrien a questo punto, sempre più infastidito dal modo in cui stava parlando con Marinette. “Sii gentile. Marinette ha ragione, ti avevo detto di smetterla e non dovresti fare queste cose in biblioteca. Ora, se non ti dispiace, avrei da fare.”

Chloé lo guardò con occhi da cucciolo, fingendo (perchè di sicuro stava bleffando, vero?) che le sue parole l’avessero ferita profondamente. Immediatamente dopo, la ragazza alzò la testa di scatto e con un altezzoso "mhf!", girò i tacchi e uscì dalla stanza. Adrien tirò un sospiro di sollievo. 

Ma il suo sollievo non durò a lungo, perché mentre espirava e osservava la porta della biblioteca sbattere fragorosamente dietro a Chloé seguita dall’immancabile Sabrina, il ragazzo notò che Marinette era ancora in piedi vicino a lui e il cuore ritornò a prendere dimora nella sua gola.

Butto sene Adrien? Voglio dire, tunne tebe? Uff, tutto bene, Adrien?" chiese Marinette nel suo solito modo di farfugliare intorno a lui. Adrien le fece un piccolo sorriso. Lo sorprendeva sempre come Marinette potesse passare dall'essere feroce come Ladybug all'essere la persona più timida al mondo in pochi secondi. Era certamente un’abilità ammirabile.

Sospirò. “Sì, tutto bene. Grazie per l'aiuto Marinette!" Detto questo, si strofinò la nuca, alzò lo sguardo e poi occhieggiò timidamente il sedile da cui si era alzato quando era arrivata Chloé. Voleva davvero fare la sua ricerca prima che finisse l’ora di pranzo, ma non gli andava di ignorare Marinette. 

“Eri un po'... strano oggi, così sono venuta a darti un’occhiata. Voglio dire, a vedere come stavi, sì, ecco." La ragazza abbassò lo sguardo e le sue guance si tinsero di rosa. 

"Uh, ti ringrazio per il pensiero", disse, portando di nuovo la mano alla nuca. "Volevo solo venire qui in biblioteca a fare una ricerca, niente di che." 

Marinette ora lo guardò negli occhi con aria speranzosa. "Qualcosa che ti aiuti, ehm, posso aiutarti io magari?" gli chiese.

Il cuore di Adrien andò in overdrive e iniziò a sentire molto caldo. Gemette internamente e si chiese perché le circostanze ora sembravano così diverse da quando Chloé aveva chiesto la stessa identica cosa? Forse perché le parole di Nino erano ancora così vivide nella sua memoria? Forse perché le labbra di Marinette sembravano davvero allettanti e morbide? Deglutì e non poté fare a meno di dare una rapida occhiata, e desiderò di non averlo fatto perché sentì il suo viso avvampare così tanto che temette che le sue guance avessero raggiunto la stessa tonalità di rosso della tuta di Ladybug. 

"Uh, n-no, g-grazie", riuscì a dire infine. 

Marinette abbassò lo sguardo, quasi delusa. "Oh ok." Poi lo guardò di nuovo e gli rivolse un lieve sorriso. “Se cambri adea, ehm, se cambi idea, fammi un rischio. Uh, voglio dire, fammi sapere." 

Lui le diede un’occhiata sfuggente e, per qualche motivo, arrossì come un pomodoro quando incrociò il suo sguardo. Persino il suo respiro si fermò e il cuore gli andò in overdrive mentre il suo sguardo si perdeva nel profondo blu oceano dei bellissimi occhi della ragazza. 

“Me lo ricorderò, grazie Marinette,” riuscì a bofonchiare alla fine e mentre lo faceva, sentì il suono della campanella che annunciava la fine della pausa pranzo. Mannaggia. Aveva perso l’occasione di fare la sua ricerca online. Gemette internamente mentre si sedeva per spegnere il computer.

"Va bene, ci sposiamo, voglio dire, ci vediamo in classe." Marinette salutò e uscì dalla biblioteca un po’ rigidamente, mentre lui si concedeva un attimo seduto al computer, sospirando e guardando con desiderio lo schermo ormai nero.

"Ancora una volta non è andata come speravi, eh?" chiese Plagg dalla tasca interna della camicia. Adrien abbassò la testa sulla scrivania del computer e batté delicatamente un paio di volte la fronte contro il legno duro. 

"No," disse tra una botta e l'altra. Poi sospirò e si alzò per tornare in classe.

oOoOoOoOoOo

Quella notte, era il turno di Chat Noir di fare pattuglia da solo. Amava quelle serate, quando poteva correre liberamente sui tetti e sfogare tutta l'energia accumulata durante la giornata. E questa volta ne aveva bisogno più di altre volte. Ma non trovò molto da fare quella sera, a parte aiutare un gattino a scendere da un albero e tenere la mano di un'anziana signora che attraversava la strada al buio. 

Stava saltellando svogliatamente in giro in direzione di Villa Agreste, per niente contento all’idea di dover tornare così presto nella sua prigione dorata, quando vide una persona alle prese con un sacco enorme uscire da un piccolo furgone di fronte alla boulangerie di Marinette. Naturalmente, Chat Noir saltò immediatamente giù dal tetto per dare una zampa, incrociando lo sguardo molto sorpreso e grato di Tom Dupain.

"Oh grazie, figliolo," disse ansimando un po’, "a volte non mi rendo conto di quanto possano essere pesanti questi sacchi di farina, anche per uno come me."

Chat Noir abbozzò un sorriso. “Ha bisogno di altro aiuto, Monsieur Dupain? Non ho niente da fare."

“Uh, non credo sia necessario che tu perda tempo ad aiutarmi a scaricare il furgone, Chat Noir. Sono sicuro che hai cose da supereroe molto più importanti di cui occuparti." Ora fu Tom a grattarsi la nuca e alzò lo sguardo nervosamente. 

"Nah," disse il ragazzo, allungando le braccia. “Nessun problema, signor Dupain, stavo tornando a casa perché mi annoiavo. Sarei felice di aiutarla." 

“È molto gentile da parte tua, figliolo. Lo apprezzo davvero." Tom aprì la portiera sul retro del suo furgone e gli mostrò il carico di provviste che avrebbe dovuto portare all'interno della boulangerie. Chat Noir iniziò a scaricare diligentemente il furgone, alternandosi con Tom fino a quando l'ultimo sacco e cestino non furono riposti all'interno del negozio. Quando vide che il retro del furgone era vuoto, Chat Noir si ripulì la tuta dalla farina che gli impolverava le braccia e il busto, e sorrise calorosamente al padre di Marinette.

"Penso di aver finito, Monsieur Dupain."

Tom ricambiò il sorriso. “Grazie mille, figliolo. Mi ci sarebbe voluto molto più tempo per scaricare il furgone senza il tuo aiuto. "

"Non c’è problema", disse l'eroe in nero. "Normale amministrazione quando vado in pattuglia." Stiracchiò le braccia a destra e a sinistra e afferrò il suo bastone alla base della schiena, pronto per tornare a casa. Si era fatto tardi e iniziava davvero ad essere stanco. Avrebbe accolto con gioia una bella doccia calda e una notte di sonno.

"Aspetta, figliolo", disse Tom, bloccandolo sui suoi passi. “Ti sono davvero grato per l'aiuto. Posso offrirti qualche cornetto e una tazza di cioccolata calda? Per ringraziarti della tua gentilezza!"

Chat Noir aprì la bocca per dire di no. Avrebbe dovuto davvero dire di no, e lo sapeva bene. Tuttavia, quando Tom menzionò la parola "cornetto", Chat Noir dimenticò tutto quello che stava per dire e invece gli sorrise calorosamente e disse: "Con grande piacere, Monsieur Dupain!"

"Bene," disse Tom tutto contento. “Allora seguimi; non si mangia bene in piedi al freddo. Starai molto più comodo di sopra, sul divano."

Chat Noir aprì la bocca per dire che non era necessario, che poteva prendere i cornetti e tornare a casa, ma la mano di Tom gli cadde sulle spalle e l’omone spinse il ragazzo in avanti verso l'ingresso posteriore della boulangerie. 

Quando raggiunsero il piccolo appartamento in cui viveva la famiglia di Marinette in cima al negozio, Chat Noir fu accolto dal volto sorridente di Sabine Cheng. 

"Oh, buonasera, caro," disse Sabine con un sorriso.

Chat Noir ricambiò il sorriso. "Buonasera Madame Cheng."

"Mi ha aiutato a scaricare il furgone", spiegò Tom. "Gli ho promesso dei cornetti e una tazza di cioccolata calda."

"È per questo che sei tornato così presto?" disse Sabine, e poi sorrise al ragazzo mentre suo marito annuiva. Tom si chinò un po’ e baciò la moglie teneramente sulle labbra. Chat Noir si ritrovò a fissarli. Oh sì, anche Sabine era molto più bassa di Tom. Forse avrebbe potuto chiedere anche a loro?

Varcò la porta dell'appartamento di Marinette, guardando diffidente a destra e a sinistra un po’ imbarazzato, quando sentì una mano sulla spalla e si voltò, incontrando lo sguardo dolce di Sabine.

"Fai come se fossi a casa tua, caro. Io intanto preparo la cioccolata."

"Vado a prendere i cornetti," disse allegramente Tom. Chat Noir si accomodò sul divano e si guardò intorno, mentre un nodo doloroso gli avviluppava la gola per il caloroso benvenuto. 

Il suo sguardo percorse la stanza, soffermandosi su ogni piccolo dettaglio: le foto appese al muro che mostravano momenti felici che Marinette e i suoi genitori avevamo passato insieme, come una famiglia; la copertina dell'album di Jagged Stone che Marinette aveva realizzato esposta con orgoglio a lato della televisione; i premi e gli attestati vinti da la boulangerie in bella mostra al lato opposto; il poco di disordine sul tavolo della cucina; l'accogliente coperta avvolta attorno al divano. Piccole cose, ma rendevano l’atmosfera della stanza una di vita vissuta, e così diversa dalla sensazione fredda e clinica che davano le fin troppe stanze di Villa Agreste. 

Quella sala ricordava a Chat Noir di tempi più felici, quando suo padre non era stato ancora scoperto da Audrey Bourgeois e loro vivevano in un piccolo appartamentino in cima a un palazzo pieno di scale. Piccolo, non grandioso, ma pieno di dettagli come quelli, che lo facevano sentire a casa. Mentre aspettava che Tom e Sabine tornassero in soggiorno, il ragazzo tirò su col naso e si asciugò gli occhi per nascondere un paio di lacrime che erano sgusciate fuori dal bordo della sua maschera. 

"Ecco qua, caro," disse Sabine, mettendo davanti a Chat Noir una tazza fumante dal profumo divino.

Il ragazzo la prese con cura dal manico e fissò come mesmerizzato i marshmallow bianchi e rosa che fluttuavano sul delizioso marrone della cioccolata bollente. Lo annusò estasiato, lasciando che il meraviglioso profumo del cioccolato gli riempisse le narici sensibili.

"Mmmmmmmh," sospirò, "scaricherei volentieri altri venti furgoni per questa meraviglia." Lo aveva detto a se stesso, ma fu sorpreso di sentire una leggera risatina provenire dalla sua sinistra. Quando guardò in quella direzione, vide Tom e Sabine seduti sul divano accanto a lui.

"Guarda che ti prendo in parola, figliolo," scherzò Tom con un luccichio divertito negli occhi, facendolo arrossire. Si sporse in avanti, spingendo nella sua direzione un grande piatto da portata pieno di deliziosi cornetti farciti. Oddio, Nathalie non lo avrebbe mai perdonato se avesse saputo che mangiava queste cose a quell'ora di notte.

Naturalmente, tale pensiero non gli impedì di ripulire il piatto. 

"Che buoni, Monsieur Dupain, Madame Cheng, grazie mille!" disse Chat Noir, ingurgitando l'ultimo boccone di un delizioso croissant ripieno al pistacchio.

"È stato un piacere, figliolo. Se c'è qualcos'altro che possiamo fare per te, non esitare a chiedere", disse Tom con tono sincero. Mentre lo diceva, diede un bacio leggero sulla fronte di sua moglie e Sabine si sistemò un po’ più comodamente tra le sue braccia, rivolgendo a Chat Noir un caldo sorriso. 

"In realtà, se non vi dispiace, una domanda ce l’avrei,", disse il ragazzo, portando nervosamente la mano alla nuca. Come si fa a fare una domanda del genere senza renderla imbarazzante?

"Chiedi pure", fu la franca risposta di Tom. 

"Uh, beh, il fatto è che..." iniziò, con il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto. "Mi chiedevo... lei è molto alto, signor Dupain."

"Sì?" Tom inarcò un sopracciglio.

"Uh, ah, forse potrebbe aiutarmi. Come..." Deglutì. "Come si fa a baciare una ragazza molto più bassa?" Ecco. L'aveva detto. Respirò meglio dopo che l'ultima parola uscì dalle sue labbra. 

Tom e Sabine si guardarono negli occhi e ridacchiarono.

"Non devi sentirti in imbarazzo, caro," disse Sabine allegramente. 

"Sì, Sabine ha ragione, figliolo. Non c’è niente di male a chiedere, non preoccuparti." Tom sorrise dolcemente a sua moglie, e poi lanciò a Chat Noir uno sguardo pieno di malizia, il tipo di sguardo che aveva visto tante volte sul viso di Marinette. Quando non parlava con lui, naturalmente.

"Il modo migliore è farlo a letto," disse Tom con un sorrisone. "A letto l'altezza non conta."

Quando Tom menzionò la parola letto, Chat Noir non poté fare a meno avere un flash mentale, in cui vedeva Ladybug raggomitolata felice nel suo abbraccio, a letto, con il viso arrossato. Il viso del ragazzo divenne cremisi.

"Oh, Tom. Non dire cose del genere al povero Chat Noir," lo rimproverò Sabine. "Guardalo, è solo un ragazzino!"

Tom sbuffò e incrociò le braccia sul petto. "Beh, non può più essere così tanto un ragazzino, me l’ha chiesto lui in fondo!" Quindi, l'uomo imponente si portò una mano al mento, torcendosi scherzosamente i folti baffi con l'indice e il pollice. “A proposito, figliolo, quanto è bassa questa ragazza che vuoi baciare? Voglio dire, bassa normale o come Marinette?"

Chat Noir non ci pensò due volte, appiattì la mano e la mise sul petto all’altezza di Ladybug, un po’ sotto la sua campanella. Tom aguzzò lo sguardo, mentre con le dita accarezzava un po’ nervosamente le stoppie che aveva sul mento. "Capisco", disse infine. “Come Marinette allora. Interessante."

Chat Noir quasi si strozzò con la cioccolata calda. 

Cosa aveva detto Tom? Iniziò a tossire follemente, lottando per respirare mentre i suoi pensieri correvano al giorno in cui aveva visto Ladybug e Marinette l'una accanto all'altra, quando avevano combattuto contro Acchiappakwami. Sì, Marinette era davvero la stessa altezza della sua Lady. Non appena riuscì a riprendere a respirare e ritrovò la sua compostezza, gli occhi di Chat Noir divennero piccole fessure sul suo viso, mentre con la mano si grattava pensierosamente la testa.

Passò in rivista mentalmente tutti i loro compagni di classe, e sebbene alcuni fossero anche più bassi di Marinette (per esempio Alix e Rose), era davvero insolito che due persone fossero così esattamente alte uguale. Più Chat Noir ripensava al giorno di Acchiappakwami e confrontava le due ragazze, più il dubbio aumentava. 

Marinette e Ladybug avevano... la stessa e identica altezza, ma non solo! Avevano la stessa corporatura. Lo stesso modo di portare i capelli. Anche lo stesso colore di capelli. I suoi pensieri tornarono alla sua amica Marinette, mentre il cipiglio sul suo viso si approfondiva. A pensarci bene, Marinette (tranne che con lui) aveva un atteggiamento molto simile a quello della sua Lady. Si ricordò dell'incidente di poche ore prima in biblioteca con Chloé e di come il suo cuore avesse iniziato a battergli in gola quando il comportamento di Marinette gli era sembrato simile a quello di Ladybug. 

Marinette era creativa. Era intelligente. Era piena di risorse. Determinata. Risoluta. Quante volte in passato si era chiesto se fosse Ladybug? L'unico motivo per cui aveva smesso era perché l'aveva vista accanto a Ladybug contro Acchiappakwami.

Ma mentre Chat Noir continuava a confrontare le due ragazze con l’occhio della mente, iniziò a chiedersi se fosse stato possibile che la sua Lady gli avesse giocato un tiro mancino quel giorno. Dopotutto, Marinette aveva usato un Miraculous che le permetteva di creare copie di se stessa. E l'aveva unificata con altri Miraculous. Aspetta un secondo! Aveva usato anche il Miraculous della Volpe, per caso? Si concentrò, cercando di ripensare a quel giorno. Il fatto che fosse successo un po’ di tempo prima non lo aiutava a ricordare, ma sì, era abbastanza sicuro di aver visto una delle copie di Multimouse unificate con Trixx. 

Ma se questo fosse stato il caso, allora l’intera storia di Marinette che rilasciava la trasformazione davanti a lui era stato solo un piano per ingannarlo? Ma perché?

Poi, all’improvviso, capì. Tikki era stata vista insieme a Plagg. Anche lui aveva dovuto mentire e far finta di non essere uno studente a Françoise Dupont per sviare i sospetti. Ladybug aveva messo in pratica tutto quel piano solo per sviare i suoi sospetti? Ma allora...

"Oh. Mio. Dio.' Si mise una mano sulla bocca e sentì tutto il sangue defluire dal viso. 

“... Figliolo? Chat Noir? Stai bene?" Tom stava cercando di attirare la sua attenzione e, non appena lo notò, Chat Noir si rese conto di essersi completamente isolato dal resto del mondo, per un attimo. Guardò Tom con uno sguardo pieno di orrore e deglutì a vuoto. Aveva davvero appena chiesto consiglio su come baciare Ladybug a... suo padre? Oddio ma quanto poteva essere stupido?

Aspetta un secondo. Marinette gli aveva detto di amarlo, di amare Chat Noir. Suo padre era stato akumizzato per questo motivo. Ma la sua Lady gli aveva sempre detto di amare un altro ragazzo. Come era possibile? Stava forse mentendo, quel giorno?

Ripensò alla notte in cui Marinette aveva detto a Chat Noir che lo amava e quello che era successo poco prima. E a come l’avesse trovata sul balcone. I suoi occhi si spalancarono. Ma certo! La sua Lady era un vero genio del male. Meravigliosa, bellissima, ma assolutamente un genio del male.

"Chat Noir?" disse di nuovo Tom, agitandogli una mano davanti ai suoi occhi. Il ragazzo batté le palpebre e poi guardò Tom come l'aveva visto per la prima volta, arrossendo fino alla radice dei capelli al pensiero del consiglio che Tom gli aveva dato giusto pochi minuti prima. 

“Uh, sì, sto bene. Bene. Sì. Benissimo, ”mormorò. 

Tom gli lanciò uno sguardo interrogativo mentre con la mano si strofinava di nuovo il mento. "Capisco", disse pensieroso. "Sai, figliolo, sono lusingato che tu abbia finalmente notato la mia bambina, ma devo dire che sei arrivato un po’ troppo tardi."

Chat Noir batté di nuovo le palpebre. 

Tom inarcò un sopracciglio e dovette aver completamente frainteso il suo panico e il suo imbarazzo, perché gli diede una pacca sulla spalla e disse: "Mi dispiace davvero, ragazzo mio, ma la mia cara Marinette non è più innamorata di te." Poi l’uomo alzò lo sguardo in modo pensieroso. “Beh, almeno credo. Certo, so bene che in passato ha avuto una cotta per te, ma è tornata rapidamente a struggersi per quel bel modello che le siede davanti a scuola.”

E fu allora che a Chat Noir andò storta la cioccolata calda. Per davvero questa volta. Beh, in fin dei conti non gli dispiacque perché almeno gli stava dando una valida ragione perché la faccia gli diventasse cremisi. Tossì spasmodicamente, cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni e Tom cercò di aiutarlo dandogli forti pacche al centro della schiena e guardandolo con enorme preoccupazione.

“Forse darti quella cioccolata non è stata una buona idea. Sembra che non ti piaccia molto, continua ad andarti di traverso, ”mormorò Tom pensieroso. "O magari ti dispiace di avere concorrenza."

"Co-concorrenza?" riuscì a dire tra un colpo di tosse e l'altro. 

Tom annuì, ancora perso nei suoi pensieri. "Sì, ovvio. È un ragazzo proprio carino, quell’Adrien Agreste, capisco che ti dia fastidio di essere in competizione con lui, ma vedi, la mia Marinette si era innamorata di quel ragazzo dal primo momento che l’aveva visto."

Chat Noir tossì di nuovo. Che cosa?

"Sì, lui le ha dato il suo ombrello fuori da scuola, e lei è tornata a casa con i cuoricini negli occhi." L'uomo sospirò. "Ah, il primo amore, così drammatico e affascinante."

Faceva davvero così caldo, o era solo lui?

"M-ma ... pensavo le piacesse Luka!" riuscì finalmente a dire. 

Tom inarcò un sopracciglio e ridacchiò. “Ah no, figliolo. Luka è un ragazzo fantastico. Sì, lo è davvero. Bello e gentile. A Marinette piace molto ma... non a quel modo. No, l'unico ragazzo che le abbia mai fatto battere il cuore a parte Adrien sei tu. Quando l'hai respinta, è tornata a struggersi per lui. Dovresti vedere la quantità di foto che ha in camera. È davvero una cosa dolcissima. Se la prende sempre così tanto, perché non riesce a dire due parole in croce attorno a lui. Mi ricorda proprio me alla sua età. Anche io non riuscivo a spiccicare due parole davanti a Sabine."

Quando Tom menzionò sua moglie, lo sguardo di Chat Noir si spostò sulla minuta donna cinese seduta sul divano accanto a loro. Ma quando incrociò lo sguardo di Sabine, desiderò non averlo fatto perché la donna gli stava rivolgendo uno sguardo molto intenso. I suoi occhi erano piccole fessure sul suo volto e le sue dita battevano nervosamente sulla tazza di cioccolata che aveva in mano. 

Quando si accorse che Chat Noir la stesse guardando, Sabine sorrise dolcemente e intervenne: “Tom, caro, non essere sciocco. Il nostro Chat Noir è solo un amico di Marinette, non è vero, caro ragazzo?" Chat Noir sentì ancora più sangue corrergli al viso, e iniziò ad annuire freneticamente. L'enfasi di Sabine sulla parola "amico" gli fece correre i brividi lungo la schiena, come anche il modo in cui gli parlava, guardandolo dritto negli occhi. "Tu ami Ladybug, vero?" Lei inarcò un sopracciglio. "Sei stato molto chiaro su questo fatto il giorno in cui Tom è stato akumizzato."

Un altro lungo sguardo. Chat Noir sentì di riuscire a malapena a respirare sotto lo sguardo scrutatore di Sabine. "Uh, beh, sì..." riuscì a dire, ma le labbra di Sabine si incresparono immediatamente e il ragazzo deglutì.

“Stai parlando di lei, vero? È Ladybug la ragazza che vorresti di baciare, non Marinette."

Il modo in cui lo guardava. La sua postura, il luccichio divertito nei suoi occhi. Il cuore di Chat Noir sembrava volergli uscire dal petto. Oddio. Aveva una brutta sensazione alla base dello stomaco. Davvero una brutta sensazione. La sensazione che Sabine Cheng sapesse quello che lui aveva appena scoperto, e da molto tempo. E all’improvviso, un'orribile consapevolezza lo attraversò nel profondo mentre il viso gli diventava più rosso della tuta di Ladybug e lui si accucciava su se stesso, cercando di sparire dalla faccia della Terra. 

Sabine Cheng aveva appena riconosciuto anche lui. Il sorriso consapevole sulle labbra della donna al suo imbarazzo glielo confermò.

Cacchio! Era davvero nei guai!

Si aspettava che Sabine lo rimproverasse. Si aspettava che lei gli sottolineasse il fatto di lasciare in pace la sua bambina, che lo facesse uscire di casa dicendogli di non tornare mai più. Si aspettava che la donna spiegasse a Tom la sua scoperta e si assicurasse che Chat Noir diventasse cibo per gatti. Quello che non si aspettava era che Sabine gli sorridesse dolcemente, gli mettesse una spalla sulla spalla e dicesse:

"Penso che tu debba solo buttarti, ragazzo mio". Sorrise di nuovo quando lui spalancò gli occhi, e fu allora che Chat Noir seppe che Sabine sapeva, e Sabine seppe che lui sapeva. “Non pensarci troppo, cogli l’attimo e tu e la tua Ladybug troverete il modo. È molto più facile a farsi che a dirsi."

Il viso di Chat Noir divenne ancora più rosso quando Sabine lo guardò dolcemente e gli accarezzò delicatamente la spalla. 

"Maman? Papa? Ma che succede?" disse la voce di Marinette dietro di lui, facendogli prendere un colpo. Si alzò dal divano come se bruciasse e guardò Marinette con un sorriso nervoso, portando la mano alla nuca.

"Uh, Marinette, ciao!" riuscì a dire.

Lei sembrò sorpresa di vederlo. "Chat Noir? Che ci fai qui?"

La guardò negli occhi e il suo cuore perse un battito. Come aveva potuto finora non rendersi conto che fossero quelli di Ladybug? Gli si spalancò la bocca mentre il suo sguardo si perdeva nell’oceano blu di quei bellissimi occhi azzurri. Lo sguardo gli corse ai lobi delle sue orecchie, e notò per la prima volta gli orecchini neri: sembravano così semplici e poco importanti che non ci aveva mai fatto caso, ma ora si rese finalmente conto del suo grande errore. 

Era così bella in pigiama, le sue guance tinte di rosa, gli occhi spalancati per la sorpresa di vederlo a casa sua. Ma Chat Noir notò subito i segni scuri sotto gli occhi della ragazza, e quanto sembrasse stanca. Che strano, non aveva notato questi dettagli la mattina a scuola. Marinette doveva essere diventata molto abile nel nascondere i segni della stanchezza dietro il trucco!

"Niente di che, Marinette", disse Sabine, facendolo sobbalzare. Lanciò alla donna più anziana uno sguardo preoccupato, ma lei si limitò a sorridergli e continuò: “Chat Noir è stato così gentile da aiutare Tom a scaricare il furgone. Gli abbiamo offerto una cioccolata calda e uno spuntino e ci stava giusto dicendo che deve tornare a casa."

Gli fece l'occhiolino e Chat Noir sorrise nervosamente, portando di nuovo la mano verso la nuca. 

“Uh, sì, stavo... per andare. Devo tornare a casa. Veramente. Si sta facendo tardi." Si alzò nervosamente dal divano e iniziò ad avviarsi verso la finestra del soggiorno, cercando di mostrarsi calmo.

"Uh, e anche tu, Marinette. Dovresti riposarti. Sembri un po' stanca," disse voltandosi quando raggiunse la finestra. La aprì con attenzione, il sorriso da modello stampato sulle labbra. "Dormi tranquilla, Marinette. Io sono sempre in giro a proteggere la città!" 

Lei alzò un sopracciglio e gli lanciò uno sguardo scettico, ma lui sperava davvero che l’avrebbe ascoltato e avrebbe dormito un po'. “Ora, visto che non avete più bisogno di me, s-gatto-lo via!”

Il suo sguardo si spostò dal viso sbalordito di Marinette allo sguardo severo di Tom al sorriso caloroso di Sabine e li salutò nervosamente, mentre Tom diceva pensieroso: “Oh, okay. Grazie ancora per il tuo aiuto, figliolo. Starei ancora scaricando quel furgone se non fosse stato per te." Il sorriso da modello non lasciò mai le labbra di Chat Noir mentre salutava di nuovo, nervosamente, prendeva il suo bastone, e si precipitava fuori dalla finestra.

"Ma che è successo?" chiese Marinette, alzando un sopracciglio mentre prendeva una bottiglia d'acqua dal frigo e si avviava verso le scale che portavano in camera sua.

“Proprio quello che ho detto, cara. Non preoccuparti." Sabine sorrise dolcemente a sua figlia mentre la guardava salire le scale. “Sai come è fatto tuo padre. È riuscito a mettere in imbarazzo quel povero ragazzo senza volerlo."

Marinette sospirò e alzò gli occhi al cielo prima di aprire la botola e scomparire nella sua stanza. 

"E Marinette?" La ragazza fece di nuovo comparire la testa dalla botola al suono della voce di sua madre. "Chat Noir ha ragione. Cerca di dormire stanotte, per favore. Ne hai davvero bisogno!"

Marinette annuì; poi la testa della ragazza scomparve e Sabine guardò in direzione della botola per un lungo momento. Poi si avvicinò alla finestra e fissò la sagoma dell'eroe in nero che saltava sui tetti in lontananza. Avvicinò alle labbra la tazza di cioccolata ormai tiepida e la sorseggiò di nuovo, tamburellando con le dita sulla superficie liscia della tazza. 

"A cosa pensi, tesoro?" chiese Tom, avvicinandosi da dietro e depositandole un bacio nell'incavo del collo. 

Lei gli sorrise dolcemente, accarezzandogli la guancia con la mano libera. "Penso che dovremo fare un discorsetto molto serio a Marinette, Tom, e il prima possibile."

"Discorsetto? Che discorsetto?" Tom guardò la moglie negli occhi e lei sorrise di nuovo notando la sorpresa nel suo sguardo.

Gli accarezzò la guancia, ma i suoi occhi brillavano. "Sai, il fatto che i bambini non li porti davvero la cicogna?"

"Oh, quel discorso," disse Tom casualmente. Poi sgranò gli occhi e guardò sua moglie scioccato. "Aspetta cosa?" 

Sabine si limitò a ridacchiare e se ne andò.

oOoOoOoOoOo

Adrien aveva trascorso le due settimane seguenti sui carboni ardenti. 

Quando era atterrato nella sua stanza quella notte e aveva rilasciato la sua trasformazione, si era seduto sul bordo del letto e aveva guardato lo spazio vuoto di fronte a lui, come paralizzato. Plagg gli era volato davanti al suo naso e aveva trascorso un periodo di tempo insolitamente lungo senza pensare al suo formaggio, agitando le zampe davanti agli occhi perplessi di Adrien e cercando di riportarlo alla realtà.

"Ehi, Adrien?" sussurrò il piccolo kwami  mentre i suoi occhi verdi elettrici lo fissavano con un accenno di scherno, quasi scrutandogli l’anima. "C’è nessuno qui dentro?"

Alla fine, dopo un considerevole lasso di tempo, Adrien batté le palpebre e guardò il suo piccolo amico nero rendendosi davvero conto della sua presenza. "Eh? Oh, Plagg, sei tu."

"E chi altri potrei essere?" ribatté il Dio della Distruzione. "Questa volta è andata meglio di quanto pensassi, giusto?"

Adrien abbassò lo sguardo, le mani tra i capelli. "Meglio? Come può essere andata meglio quando la mamma di Marinette mi ha sgamato?"

"Non parlo di quello", fu la risposta del piccolo felino, "ma delle cose che hai appreso, e capito."

Adrien sospirò e lo sguardo gli si addolcì, mentre si perdeva ancora una volta nei suoi pensieri. Si diede una spinta con le gambe e si gettò sul letto di schiena, allargando braccia e gambe. "E’ lei, Ladybug", disse ancora incredulo a se stesso. "Marinette!"

Anche Plagg atterrò sul letto, dopo essere andato nel suo armadietto ed esserne riemerso con due forme di Camembert, una su ogni zampa. "Sì? Dimmi qualcosa che non sapevo."

"Mi ama. Ero io quel ragazzo che le piaceva." Adrien sospirò di nuovo. “Almeno, secondo quello che dice suo padre. Ecco perché mi balbettava sempre davanti."

Plagg ingurgitò una forma di Camembert più grande di lui in un sol boccone e la masticò a lungo prima di rispondere: “Sì? Di nuovo, dimmi qualcosa che non sapessi già".

Adrien alzò leggermente la testa, per guardare il suo amico peloso con un'espressione accigliata. "Vuoi dire che tu lo sapevi?" 

"Sì," disse Plagg, facendo schioccare la i con evidente piacere. Poi, sorrise mentre gli lanciava uno sguardo pieno di scherno. “Lo sapevano tutti a dire il vero. Tranne te, ovviamente."

Adrien sbuffò. "Grandioso." 

Mise il broncio mentre si spostava sul suo lato sinistro, puntando lo sguardo negli occhi verde elettrico di Plagg. Rimase in silenzio per un po', mentre Plagg assaporava con piccoli morsi la seconda forma di Camembert che, data la puzza, doveva essere quella che Plagg conservava per le occasioni speciali. 

"Cosa fai ora?" chiese Plagg mentre si acciambellava pigramente sul cuscino vicino alla testa di Adrien.

Adrien si voltò di nuovo di schiena e chiuse gli occhi. Plagg aveva quasi smesso di aspettare una risposta, pensando che probabilmente il suo portatore si fosse addormentato, quando Adrien aprì gli occhi e parlò di nuovo. 

"Devo fare qualcosa per sorprenderla, e renderla felice."

Plagg gli fece un sorrisetto, lanciandogli uno sguardo compiaciuto. “Mettiti un bel fiocco rosso in testa e dille che le appartieni. Stai certo che la renderà felice, credimi."

Adrien rise di gusto. "Sei terribile, Plagg!" disse infine. 

"Dico solo la verità, gattino."

Adrien si voltò di nuovo per guardare il suo amico peloso. “E’ quasi San Valentino. Lo farò allora. Ma devo stabilire un piano d’azione e fare un po’ di ricerca."

"Per fare cosa?" disse il piccolo kwami nero.

“Operazione baciare Marinette. Che te ne pare?" 

Plagg sospirò quando Adrien ridacchiò e si voltò dall'altra parte, addormentandosi quasi immediatamente. "Qualcosa mi dice che mi divertirò parecchio a vedere l’attacco di cuore di Codini!" disse, raggomitolandosi ancora un po' sul cuscino e finalmente prendendo sonno.

oOoOoOoOoOo

E così si era arrivati al giorno d’oggi, San Valentino. Adrien aveva fatto molte ricerche, aveva analizzato la tecnicalità del baciare una ragazza più bassa con grande precisione (beh, almeno in teoria!), e aveva definito la sua sorpresa in gran dettaglio. Aveva ordinato un biglietto personalizzato, aveva comprato un enorme mazzo di rose dal fiorista più costoso di Parigi. Aveva anche ripassato il suo discorso con Plagg così tante volte che a Plagg le parole ormai uscivano dalle orecchie. Aveva insistito così tanto che il piccolo kwami gli ​​aveva richiesto una grossa partita di Camembert ben invecchiato come ricompensa per aver pazientemente (insomma) ascoltato le sue divagazioni per tutto quel tempo. 

Eppure, Adrien era ancora lì, con l’enorme mazzo di rose ancora nell'armadietto e il bigliettino ancora nella borsa, perché aveva passato tutto il giorno a cercar di parlare con Marinette—ma il mondo sembrava remargli contro. 

Prima di tutto, ad ogni angolo che girava si trovava di fronte un'altra ragazza con in mano un biglietto a forma di cuore a dirgli quanto lo amasse. Avrebbe dovuto esserci abituato ormai, contando che era già accaduto al precedente San Valentino in cui aveva frequentato la scuola, ma oggi gli sembrava molto più fastidioso di quanto non fosse stato l'anno precedente. Anche perché non era il tipo da lasciare una povera ragazza da sola con il cuore spezzato; doveva prendere il biglietto, o il regalo che gli avevano fatto, ringraziarle e respingerle gentilmente, facendo del suo meglio per non turbarle troppo. Il che significava che aveva perso diverse occasioni di parlare con Marinette perché era stato impegnato a respingere un'altra ragazza.

E poi… accadde. All’improvviso, senza poterlo prevedere, come qualunque altra cosa che gli fosse capitata nella sua relazione con la sua partner mascherata. Marinette stava scendendo le scale in direzione dell'atrio della scuola, completamente presa da una conversazione con Alya. 

"Ma riesci a crederci, Alya?" stava dicendo all’amica, aggrottando le sopracciglia in pura esasperazione. “Hanno passato l'intera serata ieri a parlarmene. Come se avessi bisogno che mi facessero il discorso. Voglio dire, è davvero improbabile che...”

La ragazza mise un piede in fallo e inciampò per le scale. Adrien era in fondo alle scale, a pochi passi da lei, e quando la vide cadere, i suoi riflessi da gatto entrarono in gioco. Si lanciò in avanti, afferrandola tra le braccia e sorreggendola, così da non farle far male. I loro sguardi si incontrarono, mentre i loro volti si ritrovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro. Erano così vicini che Adrien poteva contarle le lentiggini sul naso e sentì il suo viso prender fuoco mentre il suo sguardo si perdeva in quei pezzi di cielo che Marinette aveva al posto degli occhi. 

"Ti ho presa", disse senza fiato, nello stesso momento in cui lei sussurrò un soffocato, "Grazie."

E fu allora che Adrien colse l'occasione. Il discorsone che aveva preparato andò dimenticato, come anche il mazzo di fiori nel suo armadietto e il biglietto nella sua borsa. Semplicemente, si sporse un pochino più avanti e premette le labbra sulle sue. 

E mentre le farfalle gli riempivano lo stomaco e una forte scossa elettrica gli correva lungo la spina dorsale, comprese la profondità delle parole di Sabine. La donna aveva ragione. Aveva avuto ragione in tutto. Non doveva farsi i viaggi mentali. Aveva solo bisogno di... cogliere l’attimo.

Fine

Glossario:

  1. Brevet = esami al termine del Collège nella scuola francese (equivalente alla licenza media in Italia credo)


Nota d’Autore


Ciao! Che vi ha portato il Coniglietto Pasquale? ma un doppio update per Pasqua no? Siete contenti?

Questa è una storia che ho scritto usando un suggerimento scritto dal mio fantastico beta Khan, ed è stato un regalo per il suo compleanno, che era a Gennaio. Mi ero dimenticata di tradurla. Ooops… ^^ vabbè, almeno ora ce l’avete. Che ne pensate? Non è un’idea geniale?

Spero che vi sia piaciuta la storia e spero che mi lascerete un commento. I vostri commenti sono ciò che mi tiene motivata, specialmente quando devo scrivere o tradurre a notte fonda! Quindi sappiatelo, fatemi sapere che ne pensate della storia e Kagome sarà contenta e felice e tradurrà altre storie dall’Inglese. Oppure ve le leggete in Inglese :P oh! :P

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Kagome