Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Per_Aspera_Ad_Astra    05/04/2021    2 recensioni
Sono passati esattamente dieci anni dall'ultima battaglia nella città de Il Cairo. Niente sembra minare la tranquillità della famiglia Joestar. Niente fino ad ora.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dio Brando, Enrico Pucci, Giorno Giovanna, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Chapter one

Settembre 1998



Fu la quarta deglutizione che portò la contrazione del diaframma, l’apertura dell’esofago e la chiusura della trachea a vuoto creando una  acida sensazione di rigurgito tale da far portare la mano sulle labbra carnose per coprire quel leggero suono che l’anidride carbonica creò in quel movimento millesimale. Gli occhi vitrei di un colore cangiante tra l’azzurro del cielo ed il blu della tempesta si spostavano con una lentezza esasperante su ogni piccolo dettaglio dell’interlocutore, stancamente seduto, davanti a lui: i piccoli tagli sul lato dell’occhio destro formavano rughe incavate e  leggermente umide a causa della continua lacrimazione degli occhi di un colore totalmente diverso dall’altro ma con una scintilla gemella; il naso dalla forma sottile e dritta leggermente all’ingiù caratterizzato dai pori più presenti e dalla pelle meno tesa; le guance poco più incavate e gli zigomi alti debolmente coperti dall’ispida barba grigiastra che più folta copriva l’arco di cupido ed il mento facendosi poi più rada sul collo e verso le guance.
L’uomo più giovane sospirò ancora in modo più deciso prima di schiarirsi la voce con un colpo di tosse, le mani tornate conserte si intrecciarono tra di esse premendosi sulla liscia superficie del tavolo di vetro dove una New York alle prime luci dell’alba si rifletteva gelida.
« Ne sei sicuro quindi, jiji?» l’accento giapponese strinse la mano a quel misto anglosassone che ormai aveva preso piede nella parlata bassa e rauca del ragazzo. Forse adulto in realtà anche se, il ventisettenne scuro in viso, presentava una giovinezza tale da rendere difficile quantificarne gli anni.
Dall’altra parte quel vecchio sulla settantina annuì debolmente il capo socchiudendo gli occhi stanchi di un verde smeraldo. No, non era normale che a quella età le gambe cedessero ad ogni passo, il respiro si spezzasse ad ogni parola e l’udito fosse ormai un vago ricordo.
No, si ripeteva Joseph ogni qual volta riusciva a riconoscere la propria figura davanti ad uno specchio; alcuni avrebbero potuto scambiare quello sguardo triste in ingenua vanità ma in cuor suo il Joestar non riusciva a togliersi tutti quegli anni di fatica volti al solo ed unico obiettivo di vivere, di far vivere serenamente quella famiglia che con il sangue aveva dovuto proteggere.
«...oi jiji » ripeté ancora il più giovane facendo destare l’altro dai pensieri che gli avevano catturato la mente alla vista di un riflesso di luce più lucente del solito.
«Sono sicuro, » iniziò a dire «quando la Fondazione mi recapitò i documenti ho sentito qualcosa. Non so decifrarlo ma è la stessa che sentii alla nascita della mia piccola Holy o di quando tua madre ti presentò a me per la prima volta.» il respiro dell’anziano si fece più debole tanto da stirare l’ultima parola formando un vero e proprio sussurro. La mano destra tremante e non guantata, afferrò con non poche difficoltà il bicchiere riempito d’acqua che parve muoversi in un movimento diffuso fino a scomparire tra le labbra pieghettate. Pochi sorsi e con un rumore sordo il bicchiere rifece il tragitto iniziale per posarsi nella stessa posizione di prima. Quei secondi parvero interminabili, ore per colui che ancora, con le orecchie dritte, lo stava ascoltando «… non voglio affidarmi alla Fondazione, non adesso e per questa questione cosi delicata. Mi fido di te, nipote mio e penso tu sia l’unico che possa far capire a tutti gli interessati la peculiarità della situazione»
«Ti interessa sapere se anche lui è portatore di Stand.» lo interruppe senza esitazioni il giovane ora in piedi in una posizione molle della schiena, entrambe le mani nascoste nelle ampie tasche di quei pantaloni bianco ottico dalle linee morbide ed un cappello con la visiera che gli oscurava gli occhi cangianti.
La risposta dell’anziano non arrivò anzi parve, anche solo per un istante, che tutto quello che i due si fossero detti fino a quel momento non aveva avuto senso, che tutto doveva essere riavvolto come in un mangianastri e da capo ricominciare. Jotaro però non ci fece caso, sospirò una seconda volta sussurrando un leggerissimo “yare yare daze” allungando la mano destra per abbassare ancora di più la visiera sul viso. Fece qualche passo facendo echeggiare nel silenzio di quell’enorme salone vetrato i solidi tacchetti dei mocassini blu e neri; appoggiò la grande mano segnata da impercettibili ispessimenti della cute sulle dita che stringevano solitamente una penna e, facendo strisciare il fascicolo chiuso da una copertina gialla sul tavolo, trovò una foto e le indicazioni che gli servivano. Lesse ad alta voce
«Higashikata Josuke.»





 
 
 
La cornetta del telefono a gettoni era sorretta stancamente dalla mano destra segnata da calli sulla parte superiore del medio e l’incurvatura del pollice, gli occhi erano chiusi ed un sorriso delicato si nascondeva nell’ombra della visiera bianca.
La voce stridula, e leggermente macchiata da qualche difetto di pronuncia, della piccola dall’altro capo del telefono, produceva un eco tanto forte da creare una sorta di bolla in cui l’uomo poggiato con le spalle all’intonaco crema ci si trovò del tutto dentro. Mosse il capo quasi la piccola potesse vedere quel movimento e, dopo l’ennesimo sospiro, alzò gli occhi sperando di trovare in quell’immensa distesa di acqua salata la risposta adatta alla ingenua domanda “perché non sei qui?”.
Dovette trattenere il respiro per almeno dieci secondi, o almeno cosi gli erano parsi,  lasciare ossigenare il cervello per far muovere le sinapsi che lo avrebbero aiutato a  trovare la risposta adatta. Avrebbe voluto dirle che le mancava tanto, che ogni notte, in ogni letto diverso, sperava di vederla arrivare correndo con quell’enorme delfino di peluche tra le braccia esili e diafane. Avrebbe voluto chiederle scusa per non essere arrivato in tempo alla sua festa di compleanno e di averla trovata riversa sul divano con ancora il suo costume da Trilly indosso, la fatina luccicante della storia di Peter Pan che le piaceva tanto.
Ci sarebbero state molte parole ma tra tutte nessuna avrebbe potuto colmare il senso di vuoto che lentamente stava avvolgendo la piccola ancorata ad una cornetta rossa nella sua cameretta in Florida.
«Ti prometto che sarò a casa prima che tu te ne accorga. Dobbiamo andare allo zoo e finire quello strama— il puzzle che ti ha regalato la nonna.»
Respira Jotaro, respira.
Si ripeté gonfiando il petto e premendo, cosi come la schiena, il capo sul muro.
«Va bene.» risposte la piccola dopo interminabili secondi ma con lo stesso tremolio della voce che fece ben sperare all’anglo-giapponese. Quella corda della fiducia poteva essere tirata ancora per un po’.
La telefonata si prolungò per qualche minuto ancora fin quando l’altoparlante posto su una delle torri dell’imbarcazione avvisava i passeggeri che il porto della città di Morio-cho sarebbe stato raggiunto a breve, lì l’intera barca si sarebbe svuotata rimanendo ancorata nel golfo per una settimana prima di ripartire e ripercorrere lo stesso tragitto. La stessa settimana di tempo si era dato l’uomo per la ricerca che aveva preso in carico dal nonno: qualsiasi altra soluzione al problema oltre al ritrovamento, non avrebbe assolutamente intaccato alla promessa che aveva fatto poco prima alla figlia.
Priorità. Era il momento di far valere le proprie.






ANGOLO CHIACCHIERE
Hello everyone! 
Dopo un immemore lasso di tempo, sono tornata a scrivere! Sono immensamente contenta di essere tornata.
Altro genere e altro metodo di scrittura.  Devo dire che la voglia di scrivere l'ho "catturata" leggendo bellissime storie ( devo dire grazie, infatti, ad autrici come macabromatic, AlsoSprachVelociraptor, Plastic Blue - ed un milione di tanti altri - ) sentendo nascere di nuovo la voglia di vedere una storia con il mio nome.
Ringrazio già tutto coloro che utilizzeranno un po' del loro tempo per leggerla e, magari, seguirla nel corso della sua formazione.
Cercherò di spiegarmi man mano tutto quello che c'e da sapere.
Buona Pasqua <3 ( e buon Stone Ocean <3)

SpeedMary


 
  
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