Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: jomonet    05/04/2021    3 recensioni
L’attacco dei Giganti - High School.
Ultimo anno delle superiori.
Un progetto assegnato dal professore di scienze da fare a casa con vari esperimenti da realizzare e diverse relazioni da scrivere. Cosa potrebbe mai andare storto? Cosa potrebbe modificare la loro normalità?
[Levi x Petra]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Moblit Berner, Petra Ral
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi? Che ne pensi? Non sono geniale?” Esclamò gioiosamente Hanji, alzando ed esultando con le braccia rivolte verso il soffitto, catturando l’attenzione del loro professore di scienza della Terra , che era intento a controllare tra i banchi l’esercizio assegnato alla sua classe come compito a casa.

“Zoe! Che succede?” Urlò lo stesso insegnante voltandosi rapidamente verso l’alunna.

Hanji sollevò timidamente gli occhi dal suo piccolo esperimento realizzato con il piccolo contenitore assegnato a lei e al suo compagno di banco Moblit, per studiare e analizzare gli effetti  sia positivi che negativi dell’acqua con diversi materiali. 

“Quattrocchi…” bisbigliò il suo compagno di classe Levi innervosito dietro di lei.

Hanji si grattò distrattamente una tempia. “Ehm… Non è niente, professore. Mi scusi.”

“Tra poco verrò anche da voi due.” Li avvertì il professore.

“Hanji, per favore, togli le graffette dall’acqua…” l’implorò gentilmente Moblit sottovoce. “Questo non è il nostro esperimento.”

“Sì, lo so! Ma stai tranquillo! Quando il professore sarà all’inizio della nostra fila, sistemerò tutto quanto! Volevo solo provare un altro esperimento con l’acqua che ho trovato su un sito scientifico.”

“Hanji… ti conviene ascoltarlo.” Le consigliò Levi completamente annoiato. “Ci rimettete il vostro lavoro.”

“Ti prego, Hanji, rimettilo a posto adesso!” La pregò nuovamente Moblit.

La ragazza si fece una piccola risata silenziosa e si voltò curiosamente verso il suo compagno corvino. “Mh… e il tuo esperimento, Levi?” Indicò scherzosamente il progetto dell’amico con entrambe le mani, mentre i suoi occhi puntavano verso il posto vuoto accanto a lui. “Dov’è Petra?”

L’espressione di Levi rimase ferma, fredda e impercettibile. “Non lo so.”

Hanji si appoggiò con un gomito sul banco del corvino per guardarlo meglio da vicino. “Com’è possibile? Non sai dov’è la tua fidanzata?” Un enorme e contento sorriso si dipinse sul volto della ragazza. 

Levi si tirò indietro con la schiena per prendere dalla sua borsa un fazzoletto che usò per pulire il suo banco. “Non stiamo insieme.”

Hanji socchiuse gli occhi come due piccole fessure. “Ah, sì, certo. Peccato che nessuno vi crede.”

“Non è un mio problema.”

“Lo hanno capito tutti, tranne voi due.” Si sistemò la montatura dei suoi occhiali sul suo naso. “È stata pura fortuna che siate capitati insieme in questo progetto! Chissà cosa avrete fatto tra pozioni, esperimenti e relazioni continue! Ah! La scienza!” 

“Non è successo niente.”

Hanji trattenne a mala pena una grande e sonora risata grazie ad uno dei suoi polsi stretto fortemente tra le sue labbra. “Non ti credo, Levi.” Riuscì a mormorare.

“Non sono affari miei.”

“Avete parlato?” 

“Certo. Abbiamo fatto il progetto insieme.”

“E di voi?”

Levi rimase impassibile.

Le iridi della ragazza si illuminarono improvvisamente. “Vi siete baciati?”

“Quattrocchi smettila.”

“Hanji… Hanji…” Moblit la chiamò, punzecchiandole la spalla. “Il professore è da Eld e Gunther.” 

Con un’altra risata, Hanji lasciò perdere il suo amico Levi e tornò a focalizzarsi sul loro esperimento per sistemarlo e aggiustarlo prima dell’arrivo del professore, facendo tranquillizzare il suo compagno di banco.

In quel momento un rumore sordo fece voltare l’intera classe dell’ultimo anno verso la portata chiusa dell’aula. Il professore si raddrizzò sulla propria schiena, dimenticandosi per un veloce istante delle varie relazioni scritte da Eld e Gunther per osservare verso l’entrata insieme al resto dei suoi alunni.

Tre tocchi veloci e forti. Qualcuno stava bussando freneticamente, come se fosse in preda alla paura o all’ansia.

“Sì?” Chiese semplicemente il professore verso la porta che, in men che si dica, si spalancò, mostrando una ragazza dai capelli ramati con il capo chinato in avanti.

“Mi scusi, professore.” Iniziò a dire rapidamente. “Il pullman… e poi… c’è stato un incidente… tutto bene… fortunatamente… ho cercato di fare il prima possibile. Mi scusi, professore. Mi scusi per il ritardo.” La ramata non aveva ancora sollevato la sua testa, stretta su se stessa, aveva lo sguardo puntato sul pavimento.

“Ral. Va bene. Non si preoccupi. Si sieda accanto ad Ackerman. Per sua fortuna siete gli ultimi.”

La ragazza alzò velocemente la testa con espressione sinceramente grata per osservare il suo professore dritto negli occhi. “La ringrazio immensamente.” E dicendo così, camminò rapidamente verso il suo posto, tra risate silenziose e chiacchiere sommosse dei suoi compagni.

“Stai bene?” Le chiese Levi a bassa voce una volta che la ramata si sedette a fianco a lui. 

“Sì, sì, sì.” Disse ancora agitata. “Mi dispiace averti lasciato da solo. Mi dispiace tantissimo.”

Una dolce, tenera e bassa esclamazione risuonò davanti ai loro volti. “Aw!” Hanji osservava con occhi grandi e innamorati i due ragazzi, l’uno a poca distanza dall’altra, con i volti molto vicini per parlare sottovoce. “Siete così carini!”

Levi e Petra si voltarono contemporaneamente verso la loro amica. Il corvino le lanciò un’occhiata più fredda e arrabbiata del solito, mentre la ramata arrossiva teneramente e spalancava sorpresa le sue palpebre. 

“Quattrocchi ti ho già detto di smetterla.” Le ricordò Levi.

“Quando aprirete i vostri occhi?” Sbuffò lei.

“Quando ti farai gli affari tuoi per una buona volta?” Le rispose il corvino con astio, facendola voltare finalmente e definitivamente verso il suo progetto.

“Non essere così duro con lei.” Gli sussurrò Petra. “Lei scherza e…ti vuole bene.”

Levi si avvicinò lentamente verso l’orecchio della ragazza ramata. “Scherza?” 

Le gote di Petra si colorarono ancora di più di rosso.

“Quindi, per te, Hanji scherza o…” Levi ingoiò rumorosamente un groppo di saliva, facendo sussultare la ragazza sul proprio posto.

“O…?” Bisbigliò lei, allontanandosi di poco da lui, facendo sfiorare le punte dei loro nasi.

Levi incastrò i suoi occhi azzurri come il ghiaccio in quelli gialli come il sole di Petra. “Quello che è successo… tu come lo chiami?”

“Io… Io non lo so.” Balbettò lei. “T-Tu?”

“Abbiamo parlato.”

Petra annuì con la testa. “Abbiamo parlato.” Ripeté.

“Abbiamo lavorato.”

“Certo. Abbiamo lavorato.” Indicò il loro esperimento lasciato al centro del loro banco con un veloce movimento del capo.

“Mi hai raccontato di te.”

“Sì…” la ragazza si toccò spontaneamente due ciocche di capelli. “E mi dispiace di averti riempito la testa di così tante mie sciocchezze.”

Levi serrò appena le sue palpebre. “No.”

Sul volto di Petra si disegnò genuinamente un’espressione interrogativa.

“Non è vero, Petra. Non sono affatto delle sciocchezze.”

La ragazza si bloccò, fermando le sue dita che continuavano a tormentare alcuni suoi ciuffi rossi. “Ah… io… ecco…” lasciò cadere le sue mani sulle cosce, sfiorando un braccio del corvino. “Io…” Petra separò le sue labbra, tentando di dire qualsiasi cosa, ma Levi l’anticipò afferrandole un polso per richiamare la sua più totale attenzione.

Quello…” il corvino diede una veloce occhiata attorno a sé per controllare la posizione del loro professore ancora lontano qualche banco e si avvicinò nuovamente all’orecchio della ragazza. “Quello che è successo ieri sera dopo aver scritto l’ultima relazione in camera mia… io non volevo fare nulla contro la tua volontà.” La guardò attentamente negli occhi. “Non ho nessuna intenzione di farti del male, in alcun modo.”

“Le-Levi…” farfugliò lei con la gola secca. “M-Ma… io sono…” Le iridi gialle di Petra tremarono freneticamente, colme di tantissime emozioni diverse, ma combacianti tra loro. “Era un bacio e a me…”

“Zoe! Finalmente sono da voi due! Ackerman e Ral preparatevi. Siete i prossimi e gli ultimi. Ho poco tempo a disposizione.” Il professore entrò tra i banchi, posizionandosi al centro tra Hanji e Moblit, mentre controllava l’ora sul suo orologio al polso. “Tra dieci minuti suona la campanella per la prossima lezione. Uh! Mi devo sbrigare! Bene, Zoe…” si sfregò velocemente le mani. “Datemi le vostre relazioni, che correggerò meglio una volta a casa, e fatemi vedere il vostro esperimento.” 

 

[un’ora dopo]

 

“Brava, Ral. Ha fatto un’ottima interrogazione! Le piace molto la letteratura inglese, non è vero?” La professoressa d’inglese aveva un ampio sorriso sul volto, mentre segnava sul computer il voto dell’alunna seduta accanto a lei. “Mi dispiace solo averla prelevata dalla sua lezione di latino.”

Petra sorrise timidamente. “Sì, mi piace molto la sua materia. Non si preoccupi per latino… sono stata interrogata la scorsa volta e oggi il professore non avrebbe spiegato nulla di nuovo.”

“Sei una studentessa modello, Ral. Mi ricorda molto me alla sua età, sa?”

Gli occhi gialli della ramata brillarono quasi commossi. “Davvero?” 

“L’ultimo anno delle superiori è un po’ più difficile, ma sono sicura che lei riuscirà a superare egregiamente l’esame finale. Ho notato che tutti i suoi voti sono piuttosto alti e siamo solamente a metà dell’anno scolastico.” La professoressa le regalò un altro sincero sorriso. “Ora vada… torni in classe prima del suono della campanella.”

La ragazza ricuperò i suoi libri e il suo quaderno di letteratura inglese. “La ringrazio immensamente, professoressa.” Fece un piccolo inchino con il capo, mentre teneva strettamente i suoi libri accanto al cuore, come se fossero un importante tesoro. “Arrivederci.”

“Arrivederci, Ral. Ci vediamo lunedì per una lezione interamente su Oscar Wilde.”

La ragazza si fermò davanti alla porta dell’aula insegnanti con la mano bloccata sulla maniglia. “Oscar Wilde?!” Esclamò a bassa voce. “Ho aspettato con tanta gioia questa lezione!” Confessò allegramente.

“Ora vada, Ral. Buon weekend.” La salutò felicemente la professoressa. 

“Anche a lei!” E con un sorriso solare, capace di rischiarare le giornate più buie di chiunque, uscì dalla stanza. Espirò un bel po’ aria, sentendosi finalmente più leggera e libera da un’altra interrogazione. “Un peso in meno…” sospirò tra sé.

Sei stata davvero brava.” 

Una voce calma, bassa e lineare la fece sobbalzare sul proprio posto. “Che…?” Si voltò verso la rampa delle scale, dove dalla parte più buia si fece avanti una figura oscura con il completo nero della loro scuola. “Le-Levi…?” Sussurrò lei, socchiudendo le palpebre. 

I bottoni d’oro della divisa maschile brillavano nel buio delle scale che portavano ai laboratori. “Sì?”

“Co-Cosa… come… cosa ci fai qui? La…”

“Dici la lezione di latino?” Il corvino raggiunse lentamente la ramata. “Sinceramente non mi importa.”

“Devi recuperare l’insufficienza.” Gli ricordò lei preoccupandosi per la media del ragazzo. “Quest’anno abbiamo l’esame finale.”

“Già.” L’espressione di Levi era fredda come l’inverno. “Forse con un anno di ritardo ce la farò. Ho solo quella materia da ricuperare.”

Petra chiuse la sua mano libera dai libri in un pugno. “Certo! Se vuoi… io ti posso aiutare!” 

Levi rimase impassibile. “Mh, vedremo.” Inarcò un sopracciglio, mentre faceva altri due passi verso di lei, diminuendo ancora di più la poca distanza che li separava. “Spero di sì.” 

Petra sorrise timidamente dietro i suoi libri. “Se sai che devi ricuperare solo latino, perché non sei a lezione?”

“Non si può andare in bagno?” 

La ragazza rise allegramente. 

Levi tirò fuori da un tasca dei suoi pantaloni il suo cellulare e osservò furtivamente lo schermo per controllare l’orario. “Mh, forse, per il professore, sono in bagno da un quarto d’ora… quasi venti minuti.”

Le palpebre della ragazza si spalancarono in puro stupore. “Levi!” Lo rimproverò a bassa voce.

Il corvino fece spallucce, non curandosi minimamente del futuro richiamo che lo attendeva una volta tornato in classe.

“E perché? Ti sei sentito male?” Si preoccupò ingenuamente Petra.

“No. Sta’ tranquilla.” La rassicurò. “Volevo ascoltare la tua interrogazione. Sapevo che ci tenevi tanto.”

“Ah… ehm… io…” giocherellò con un pezzo di foglio che fuoriusciva dal suo quaderno. “Io… te lo avevo detto?”

“Sì, tra le tante cose che mi hai raccontato, mi hai anche detto del tuo amore naturale per la letteratura, soprattutto inglese.”

“Ah.” Lei si schiarì la voce. “È vero. E… hai ascoltato… tutta l’interrogazione?”

“Sì.”

“E…” Petra si guardò attorno nel corridoio quasi vuoto. “Non ti ha visto nessuno? Neppure una bidella o un bidello?”

“E anche se fosse?” Sul volto di Levi si palesò un furbo sorrisetto. “Sono tutti miei amici.” Incrociò le braccia al petto. “O almeno, tutti mi amano perché pulisco meglio di tutti loro.”

“Ti riferisci a tutte quelle volte in cui ti sei offerto volontario dopo la scuola?” Ridacchiò la ragazza, arrossendo timidamente. “Più di un pomeriggio hai incastrato Eld, Gunther, Oruo e me per aiutarti.” Sorrise felicemente. “Nonostante il duro lavoro, ci siamo divertiti.”

In quel momento la porta dell’aula dei professori, dove la ramata aveva sostenuto la sua interrogazione di letteratura inglese, si aprì appena, mostrando la loro professoressa intenta a rispondere ad un messaggio sul suo cellulare, non accorgersi dei suoi due alunni a pochi metri da lei. Petra spalancò la bocca, pensando a quale scusa poterle riferire, ma il suo turbine di frasi costruite velocemente nella sua mente fu fermato da Levi che, con uno scatto furtivo, prese il suo polso libero e insieme corsero verso la parte più scura delle scale. Il corvino si mise davanti con il corpo davanti a lei, premendo una sua mano contro la bocca di Petra per non farla parlare o mugugnare qualsiasi cosa, mentre lei era bloccata con la schiena contro il muro. La professoressa attraversò il corridoio con la sua borsa in mano, rimettendo il telefono in una delle sue tasche. Non si era accorta di nulla.

“Ecco come hai fatto…” sussurrò la ramata.

Gli occhi azzurri del corvino tornarono a focalizzarsi su di lei, le sopracciglia si rilassarono e le labbra divennero meno tese. 

“Dobbiamo tornare in classe.” Gli ricordò lei.

Lo sguardo di Levi parve come annebbiarsi, come se qualcosa di calmo e di rilassante lo avesse punto improvvisamente. “Petra… io…” il tono era deciso, ma la ragazza riusciva a percepire  un leggero tremolio nella sua voce. “Io devo sapere.

Petra socchiuse le labbra e, erroneamente, abbassò i suoi occhi sulla bocca del ragazzo a pochi centimetri da lei. “Sei venuto fino a qui… e hai ascoltato tutta l’interrogazione per… perché volevi chiedermi questo?”

Devo saperlo, Petra.” Prese un profondo respiro. “Se ti ho fatto del male. Non riuscivo a stare attento durante quella merda di lezione. Io… merda, merda, merda.” Sussurrò con astio. “Pensavo solo a te, Petra.” Inspirò con sottile rabbia. “Ed ero preoccupato per te. Per la tua interrogazione.” Le sopracciglia arricciate verso l’interno della fronte, ma le iridi fisse e immobili. “Sono felice per il tuo voto.” 

“Gr-Grazie.” Riuscì solamente a dire lei.

“Allora? Dimmelo, Petra, dimmelo. Non volevi che ci baciassimo?” La faccia di Levi si fece dura quanto la pietra, mentre nella sua mente cercava di trovare un punto alle sue nuove agonie.

“Tu?”

Le palpebre del ragazzo si aprirono completamente, sorpreso da quella inaspettata domanda come risposta. “Io?”

“Sì. Tu.”

“Ma te l’ho chiesto…” sbuffò e inspirò nervosamente. “Sì, lo volevo.

Anche io.” Gli rispose Petra tutto d’un fiato. “È una delle poche cose che ho bramato così tante volte in tutta la mia poca vita.” Confessò. “È stato un sogno che si è realizzato.”

Le iridi azzurre tremavano insieme alle labbra e alle mani della ragazza. “Pe-Petra?”

Petra espirò pesantemente, mentre le sue gote e il suo naso si coloravano di un rosso sempre più acceso. “Levi io…”

“Perché? Come?” La bloccò lui. “Che cosa dici?”

“Davvero non te ne sei mai accorto?”

“Bè… sì, ma non credevo che desiderassi così tanto che noi due… pensavo fosse una leggera cotta.” Per un istante Levi abbassò il volto. “Com’è possibile? Tutti ti amano, spontaneamente, senza favori o ricatti, sei bella e dolce, solare e simpatica, adori gli abbracci e hai tanti amici. Perché me? Io sono il tuo opposto. Petra, sono un mostro. Tratto malissimo le persone, sono schivo, faccio a botte facilmente, sono stato bocciato e ho rischiato più di una volta di essere espulso.” Sollevò di nuovo il suo sguardo sulla ramata. “Tu sei un angelo, un’anima candida. Io sono oscuro, introverso, scorbutico, incazzato con il mondo e non capisco come tu ed io riusciamo a intrecciarci.” Espirò profondamente e cominciò lentamente a muovere le sue dita dal muro al viso di lei per accarezzarle delicatamente una guancia. “Eppure… sono così attratto dalla tua luce naturale, forte e calda.” I polpastrelli tremavano contro la pelle morbida di lei, come scottati e bruciati dalla sua purezza. “Petra…”

“Levi, non parlare più così di te. Non sei più così. Sei cambiato.” Colse il volto del corvino nella sua mano. “Hai un’ottima media. Sei uno tra i più bravi della classe e sei imbattibile in matematica.  Hai degli amici che ti vogliono bene. Ti prego…”

La campanella suonò il cambio dell’ora in tutti i corridoi e in tutti i piani della scuola.

Merda!” Esclamarono i due ragazzi insieme, staccandosi impulsivamente l’uno dall’altra, come risvegliati da un lungo sogno ad occhi aperti. 

“Dobbiamo andare, Levi.” 

Merda, Petra, sì.”

“Che cosa diciamo al professore?” Le gambe della ramata cominciarono a muoversi nervosamente. “Io… non sono abituata… a…” si mangiucchiò un’unghia.

“Leva quella mano dalla tua bocca.” La richiamò Levi, prima di riavvicinarsi a lei per calmarla, reggendola strettamente per le spalle. “Ci penso io, Ral.”

“Ok, Ackerman.”

“Dirò che mi sono sentito male in bagno e… tu hai finito ora l’interrogazione.”

Petra annuì prontamente, appoggiando istintivamente le sue dita, libere dalla presa dei suoi libri, sopra quelle di lui. “Ma… davvero… hai ascoltato tutto il mio discorso su Jane Austen con la professoressa?”

“Mi sono perso solo la prima parte.”

La ragazza arrossì nuovamente e abbassò spontaneamente gli occhi gialli contro il pavimento, non accorgendosi delle labbra del corvino che, lentamente, si avvicinarono verso le sue, catturandole armoniosamente e voracemente per un tempo indefinito, baciando l’infinito. Un tocco leggero che, piano piano, si fece più profondo e intenso contro la loro volontà, guidati esclusivamente da un’irrefrenabile fuoco interno, facendo sfiorare appena le loro lingue e incastrando perfettamente le loro braccia. Tutto come la sera prima, a casa Ackerman, nella camera da letto di Levi, seduti alla scrivania colma di fogli delle loro relazioni di scienze, illuminati solo da una lampadina sistemata su di una mensola sopra alle loro teste, mentre le loro bocche si univano per la prima volta, seguendo un loro istinto naturale e potente da troppo tempo taciuto e lasciato in disparte per mantenere un’amicizia irreale.

“Dobbiamo… andare… Levi…” sussurrò Petra, stringendo la sua mano libera in un pugno sulla divisa del corvino.

“Sì… Ral… ora… andiamo.” Eppure Levi non si schiodava da quel luogo, da quel muro, dalle labbra calde e morbide di Petra.

“Possono scoprirci… Ackerman.”

“E allora?”

Petra strinse ancora di più il suo pugno sulla divisa nera di Levi e lo allontanò dal suo volto. “E allora?!” Ripeté con enfasi. “Ora abbiamo storia!” Rubò una mano del ragazzo e insieme corsero su per le scale, cercando di raggiungere il prima possibile la loro classe, camminando velocemente fra i vari e immensi corridoi della scuola, tra sincere e sonore risate della ramata e rimproveri seri, ma poco veritieri, del corvino.

-

“Petra! Smettila di correre e di tirarmi per una mano!”

“Facciamo tardi!”

“Non mi importa.”

“Non è vero. Ti conosco, Ackerman.”

Levi sbuffò. “Vedi di tenerti libera domani sera.”

“Cosa?”

“Che?”

“Cosa hai detto?”

“Continua a correre. Non eravamo in ritardo?”

-

   
 
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