Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: JasonTheHuman    06/04/2021    0 recensioni
Umani.
Verità o finzione? Antica civiltà perduta o solo una vecchia favola dei pony?
Nessun pony ne ha mai visto uno, e molti non ne hanno neanche sentito parlare. Ma Lyra sa che queste creature meravigliose sono più di una vecchia leggenda, ed è determinata a scoprirne di più… e possibilmente far impazzire la sua coinquilina nel processo.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 11

IN VIAGGIO

 

Lyra sentì il sole caldo ed una gentile brezza colpirle la faccia. Si ritrovò in piedi in mezzo ad una strada di pietra liscia, che si estendeva in entrambe le direzioni, più in là di quanto riuscisse a vedere, fino a fondersi con un cielo limpido e azzurro. Su entrambi i lati della strada vi erano pianure verdi. C’erano anche degli alti pali connessi tra loro da fili in tensione, per qualche indiscernibile ragione, che costeggiavano il lato della strada. Un vago odore aleggiava nell’aria, come di bruciato, di cui Lyra non ne riuscì ad identificare l’origine.

Ma quello che davvero la preoccupava era un gigantesco cartellone che torreggiava su tutto il resto.

Una chiamata di 15 minuti ti farà risparmiare il 15%

Era scritto in corretto Equestre, eppure non aveva alcun senso. La parte che la disturbava maggiormente era l’immagine della lucertola che accompagnava il testo. Non era un umano. E sembrava più una fotografia che un disegno. Forse si trattava di un geco, ma era scritto male. Celestia l’aveva davvero mandata nel mondo degli umani? Non ne aveva ancora visti. E se si fosse sbagliata?

Si allontanò dal cartellone. Se c’era una strada, allora doveva condurre da qualche parte, e bastava solo seguirla. Cominciò a camminare andando nella direzione opposta rispetto all’insegna.

Lyra si guardò i piedi, che procedevano seguendo la linea gialla dipinta al centro della strada. Chi l’aveva tracciata? Sperabilmente non una lucertola gigante… Sembrava essere lunga almeno quanto la strada stessa.

Solo un momento prima si trovava al castello di Canterlot. Ora era.. Da qualche altra parte. I campi sembravano abbastanza simili a quelli a cui era abituata in Equestria, ma la strada, e quei strani pali – e l’insegna con la lucertola – dimostravano incontrovertibilmente che questo era un altro mondo. Se fosse quello giusto o meno, era ancora da vedere. 

Alcuni minuti passarono senza che avvenissero particolari eventi. Fino a quando non sentì un basso rombo in lontananza provenire da dietro. Si girò e vide un qualche oggetto che si dirigeva verso di lei. Si stava avvicinando velocemente. Lei restò ferma, incantata. Le passò accanto, deviando di lato e producendo un suono incredibilmente rumoroso, come di uno squillo di tromba, che la costrinse a tapparsi le orecchie. L’odore di bruciato divenne di colpo più forte dopo il suo passaggio. 

Era una di quelle cose!

Le carrozze del suo sogno. Come quella che aveva provato a costruirsi da sola usando il carretto di Applejack. E ce n’era una pure nella fotografia dei suoi genitori. Gli umani li guidavano, erano reali, e Lyra ne aveva appena vista una dal vivo. Per quanto spaventosamente veloce fosse stata, Lyra era comunque eccitata. Poteva esserci stato un umano dentro. Cominciò a sogghignare. 

La carrozza andava nella sua stessa direzione, ed era già diventata appena un minuscolo puntino all’orizzonte. Lyra si mise a lato della strada. Se ne fossero arrivate altre, non voleva trovarsici di nuovo davanti. Sapeva per esperienza che era difficile sterzare in una di quelle cose.

Proseguendo, vide un segnale verde – circa ad altezza occhi, non imponente come quello con la lucertola – su cui vi erano scritte poche parole. Vi si fermò davanti.

 

DES MOINES                        7

 

Come si pronunciavano quelle parole? E cosa rappresentavano? Almeno l’altra insegna, per un qualche colpo di fortuna, era scritta in Equestre leggibile, ma stavolta Lyra non aveva idea di cosa volesse dire questo segnale.

Mormorò tra sé e sé mentre continuava a camminare, provando modi diversi di pronunciare “Des Moines.” Ma nessuno le sembrava corretto. Oh, beh, ne sarebbe venuta a capo prima o poi. 

Qualcosa stava cominciando a diventare visibile alla fine della strada. Una macchiolina bianca, che prendeva a mano a mano la forma di una casa. Non sembrava molto diversa da quelle di Equestria. Un edificio era comunque un buon segno, qualcuno doveva pur abitarci. Avrebbe potuto capire dove fosse finita. 

Avvicinandosi, notò una di quelle carrozze all’esterno della casa – rossa, un po’ arrugginita, e completamente ferma. Lyra avanzò per investigare. Al momento non stava facendo niente, ma le girò attorno cautamente, per sicurezza. 

Allontanandosi dalla strada principale, continuò per un sentiero polveroso oltre la casa, e seguì una staccionata di legno che costeggiava il cammino. Fu lì che li vide.

Non umani, ma pony. Sembravano diversi da quelli a cui era abituata, però il loro pelo era colorato con tonalità spente di grigi e marroni, e mentre si avvicinava, realizzò che non avevano cutie mark. Le facce erano pure un po’ più allungate. Nonostante tutto, era confortante incontrare qualcuno a cui potesse parlare.

Lyra arrivò al recinto e appoggiò le braccia sulla trave. “Um, scusatemi. Sono nuova di queste parti. Sto cercando degli umani.”

I pony non dissero niente. Uno di essi fece guizzare la coda. 

“Voi sapete degli umani, vero? Loro sono… beh, hanno il mio stesso aspetto…” La sua voce si affievolì. C’era qualcosa di sbagliato. “Parlate Equestre?”

Ancora nessuna risposta.

“Mi scusi. Questa è proprietà privata.”

All’inizio Lyra pensò che la voce provenisse da uno dei pony, il che era strano, perché non avevano aperto bocca. Quindi si girò e vide un umano in piedi che la stava fissando. Sorpresa, indietreggiò goffamente, urtò la staccionata, e allungò le braccia per aggrapparsi ad essa. 

L’umano era un maschio – ne era abbastanza sicura. Aveva capelli corti, che superavano appena le orecchie, tipico di molti umani maschi. Indossava una camicia bianca e pantaloni blu scuri, con delle scarpe pesantemente incrostate di fango. 

Lyra ci mise un po’ a recuperare la voce. “Oh – l-lo è? Sono solo…” La bocca le si asciugò. “Sto, uh, cercando un posto con degli umani. Come noi.” Sfoggiò un sorriso alquanto incerto.

L’umano la guardò come se avesse detto qualcosa di strano. Alzò il braccio e puntò un dito nella direzione verso cui stava camminando prima. “La città più vicina è Des Moines. È a qualche miglio di distanza seguendo la strada.” La pronunciò come “de moin.”

Gli occhi di Lyra erano puntati sulla sua mano, e sul modo in cui stava usando le dita. “Oh… Grazie mille!”

“Non so dove sei diretta, ma ti devo chiedere di andartene. Stai spaventando i cavalli.” Disse l’umano.

“S-sì… Mi dispiace…” Lyra era sconvolta. Guardò giù ai suoi piedi, che al momento ricordava a malapena come usare – prima muovi uno, poi l’altro… “Grazie ancora!”

Si voltò e corse di nuovo in direzione della strada. Avanzò a testa bassa, con le braccia incrociate davanti a lei e non rallentò fino a quando non ebbe coperto una buona distanza.

Nonostante la conversazione fosse stata terribile, Lyra non seppe contenersi. Scoppiò a ridere.

Aveva appena parlato ad un reale umano. Certamente, lo era anche lei, ma era comunque incredibile. Nonostante fosse sembrato impossibile, gli umani erano vivi e vegeti, e stava per incontrarne ancora di più.

Lyra doveva però esserne sicura, così alzò una mano e si schiaffeggiò. Poi di nuovo, un po’ più forte, ma non successe niente. Non stava dormendo. Si era quasi aspettata di svegliarsi, di scoprire che fosse crollata dalla noia al Galà, e che fosse tutto un sogno. Invece era lì, ed era un umano.

Ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi al fatto che gli umani fossero comuni in questo mondo. Erano sempre sembrati così lontani e irraggiungibili, ma in questa terra, ce ne dovevano essere a migliaia. E a Des Moines era sicuro che ne avrebbe incontrati altri come quell’ultimo. 

“Des Moines…” Lyra disse a voce alta, provando il modo in cui quell’umano l’aveva pronunciato. Probabilmente, gli umani si sarebbero aspettati che sapesse come dirlo. 

Doveva provare a mantenere la calma alla prossima vista di un umano. Era solo un altro gradino nella sua ricerca – osservamento da vicino. Ci sarebbe voluto del tempo per capire come funzionasse questo mondo, e avrebbe dovuto usare tutto ciò che sapeva sugli umani se voleva continuare a vivere qui per il resto della sua vita.

Il resto della sua vita… Era questa casa sua ora. Si guardò attorno, anche se il panorama non era cambiato molto. Sembrava tutto tranquillo, non c’era nulla di cui preoccuparsi. Il mondo umano sarebbe stato grandioso.

Anche se… Qualcos’altro la stava turbando. I pony non le avevano parlato. E poi, non sembravano proprio pony; le loro caratteristiche facciali erano diverse. Eppure erano abbastanza simili ai pony con i quali aveva vissuto...

Lyra si scosse per scacciare quei pensieri, su cui era inutile rimuginare. Era un’umana ora, non doveva più preoccuparsi per dei pony.

Incominciava a sentire indolenzirsi i piedi. Era già notevole che le venisse così facile camminare su due gambe, ma non era ancora una sensazione familiare. L’unica altra volta in cui l’aveva fatto era stato in sogno.  

Cercando di ignorare il dolore, si concentrò per un pò sulle mani. Poggiò le dita di una mano sull’altra, percependone la pelle, e la struttura ossea al di sotto. Studiò gli interessanti pattern delle linee sui suoi palmi. Erano completamente estranei a qualsiasi cosa avessero i pony, e diverse anche dalle mani che aveva creato con la magia. 

Ma la parte migliore era che – queste mani non sarebbero scomparse. Bon-Bon non poteva più dirle di sbarazzarsene, ed inoltre erano parte integrante di ciò che erano gli umani.

“Non pensavi neanche che esistessero,” disse sottovoce, sorridendo. “Se solo potessi vedermi adesso, Bon-Bon…”

Quel pensiero la bloccò. Aveva improvvisamente realizzato che non avrebbe mai più rivisto Bon-Bon. Lyra non avrebbe mai più dialogato con un altro pony – quelli che aveva visto non erano capaci di parlare, da quanto aveva capito. Solo ora stava cominciando a comprendere quanto avesse sacrificato per diventare umana.

Ma non era così male, giusto? L’aveva sempre desiderato, fin da quando era bambina. Questo era un regno abitato dalle creature di cui aveva letto per così tanti anni – quella che si è rivelata essere la sua specie. Ciò la fece sorridere di nuovo. 

In un’ora, qualche altra carrozza passò, e Lyra le osservò con interesse. Come era possibile che si muovessero se gli umani con potevano usare la magia? Erano molto più veloci di carrozze trainate da pony. Una di esse era enorme, con diverse paia di ruote e un grande comparto a forma di scatola sul retro. C’erano delle scritte su di esso, ma passò troppo veloce per riuscire a leggerle. 

Almeno, era abbastanza sicura che gli umani non potessero usare la magia. Lyra vide una bottiglia di vetro a lato della strada e si concentrò su di essa. Provò ad alzarla in aria… Niente. Restò immobile a terra.

Lyra alzò la testa e vide degli edifici in distanza. Un gruppo di case, molto vicine tra di loro. Probabilmente il villaggio che stava cercando. Vedere il suo obiettivo, le diede uno slancio di energia. Gli altri umani erano là, forse anche i suoi genitori. 

Non aveva quasi più bisogno di concentrarsi per camminare su due gambe, quindi si fissò sugli edifici. Un’altra carrozza le sfrecciò accanto, facendole volare i capelli in faccia. Lei li tolse con le sue dita – erano così utili. Mentre si avvicinava alla città, le strutture cominciarono a definirsi sempre più. 

Non erano più molto lontane. 

 

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°

 

Stava camminando diretta verso la città da ormai qualche ora. I pochi e sparuti casolari per strada avevano lasciato il posto ad un quartiere composto da centinaia di case, tutte di uno o due piani. Gli edifici poi si erano progressivamente fatti sempre più larghi, fino a che non raggiunse quelle gigantesche torri al centro. Questa poteva benissimo essere la capitale del mondo umano. O almeno, dello stato in cui si trovava.

Lyra guardò su verso i più alti edifici. Ora si trovava esattamente alla loro base. Dovevano avere almeno trenta piani, con in cima una cupola a forma di piramide nera. Venivano le vertigini a guardarle da così vicini. 

Aveva visto degli edifici alti ad Equestria. Questi però… Sembravano assolutamente imponenti. Già quando li aveva scorti in lontananza, aveva capito che fossero grossi, ma ora era sicura che erano più larghi di qualsiasi edificio di Manehattan, e anche il castello di Canterlot, che si poteva vedere da Ponyville a miglia di distanza, era niente in confronto. 

Proprio come aveva detto la Principessa Celestia, questi umani erano molto più avanzati di quelli che un tempo avevano vissuto in Equestria. 

Camminò con la testa allungata all'insù, cercando di vedere la cima della torre, e si scontrò con un umano.

Saltò sorpresa. “M-mi dispiace…” balbettò.

“Guarda dove cammini.” L’uomo, vestito di giacca e cravatta, se ne andò di fretta nell’altra direzione.

Ce n’erano a centinaia. Umani, ovunque, di tutti i colori differenti – anche se, come Lyra si aspettava, lo spettro di colori umani variava dal marrone scuro ad una carnagione chiara (come la sua). Il colore dei capelli era un po’ più variegato. Molti bruni e mori, ma anche alcuni rossi, biondi e grigi. 

Lyra era consapevole che i suoi capelli verdi risaltassero particolarmente. Nessuno sembrava davvero preoccuparsene, ma riceveva comunque qualche strano sguardo. Forse… Poteva essere un colore molto raro per gli umani. Così come Rainbow Dash era l’unico pony che Lyra conoscesse con una chioma così multicolorata.

Era solo una delle tante domande che aveva in testa al momento. Questa città coincideva quasi esattamente con quelle che aveva sognato. Non riusciva a riconoscere niente di specifico, ma era estremamente simile. Questo era senza dubbio il posto da cui veniva. Era così eccitante.

Non sembrava reale. Lyra era lì, nel bel mezzo di una città umana, circondata da umani su tutti i fronti, e ne era perfettamente integrata. Era una di loro. Poteva essere stata cresciuta dai pony, ma nel cuore era un umano.

La città era molto energica. Ponyville era sempre stato un piccolo e quieto villaggio… Per la maggior parte del tempo, almeno. Qui invece, un giorno normale era colmo di movimento. Gli umani camminavano in tutte le direzioni, c’erano luci lampeggianti ovunque come se fosse un festival…

E quelle carrozze sfrecciavano tra i palazzi! Apparentemente potevano rallentare abbastanza in modo che fosse possibile controllarle con precisione nei passaggi stretti. Qualunque magia usassero gli umani, ne avevano un eccellente controllo. Era l’unica spiegazione sensata.

Lyra guardava gli umani attorno a sé, ma nessuno di essi usava la magia. Almeno, non in una forma che riconoscesse. Portavano tutto con le proprie mani, ovviamente – se potessi scegliere tra il trasportare qualcosa con la testa, e l’avere una reale, fisica e solida presa su di esso, la scelta era ovvia. Eppure, non era sicura di come funzionassero quelle carrozze e quelle luci senza alcun tipo di magia.

Era arrivata ad un altro angolo della strada, fermandosi prima di attraversare. Lyra decise che avrebbe attraversato solo in gruppo. A quegli incroci, vi erano dei pannelli su cui si accendevano luci a forma di figure umane e di mani di un rosso acceso, che avevano immediatamente attirato la sua attenzione. Dopo aver osservato il comportamento degli umani, aveva accertato che la mano segnalava di fermarsi, e l’umano che camminava segnalava di attraversare. Ad ogni modo, era meglio seguire gli altri umani, giusto per non sbagliarsi.

Una delle carrozze rallentò e si fermò. Da dentro proveniva della musica ad alto volume. O meglio, era più un beat formato da profondi bassi che sembrava far tremare il terreno. Lyra si girò a fissarlo mentre attraversava, e vide un umano al volante che tamburellava a ritmo con le mani. Da dove proveniva quella musica?

Lyra continuò ad inoltrarsi nella città, ma incominciò a sentirsi persa. La rete formata dagli edifici e dalle strade era come un labirinto senza fine, e non era neanche sicura di dove fosse diretta. Voleva solo vedere tutto. 

C’erano segnali e parole dappertutto, anche se non tutte erano molto chiare. Come poteva sapere cosa significasse “Drive-Up and ATM”? Ed era abbastanza sicura che “Quizno’s” non fosse una parola. O forse sì. Forse conosceva molto meno di quanto pensasse su questo mondo.

Un edificio adornato da grandi lettere rosse era apparentemente chiamato “Marriott.” Sembrava essere un hotel, e ciò le fece ricordare una cosa – aveva bisogno di un posto in cui stare. Ma era impossibile trovarne uno senza soldi. Qualsiasi fosse la valuta degli umani, non ne possedeva. Inoltre, questo hotel sembrava incredibilmente lussuoso. Da quanto riusciva a capire dalla lobby, le camere erano probabilmente migliori delle suite private nel castello di Canterlot. 

Lungo la strada scorse un negozio con dei libri esposti in vetrina. Lyra si fermò e guardò i titoli. Erano diversi dai libri in Equestria, e le copertine erano interessanti, solitamente adornate con fotografie colorate, ma erano raramente più spesse delle pagine. Vide anche un paio di libri tradizionali a copertina rigida in mezzo, ma erano in minoranza.

Lyra entrò nel negozio per curiosare dentro, ed un campanello suonò quando aprì la porta. All’ingresso del negozio, vi erano dei tavoli allestiti coi libri, mentre sul fondo vi erano varie file di mensole. 

“Ciao, come va?” C’era un umano al bancone – probabilmente il proprietario. Un maschio con spessi occhiali quadrati.

“Abbastanza bene…” disse Lyra.

“Fammi sapere se ti serve qualcosa.” 

“Grazie.” Disse, prima di dirigersi verso gli scaffali senza guardarlo.

Era stato un semplice saluto. Un pony avrebbe fatto lo stesso se fossi entrato nel suo negozio, ma questo era un umano. Una creatura che fino a poco tempo fa era solo un disegno in un libro, e ora le stava d’improvviso parlando. Sarebbe stato difficile abituarcisi.

Il silenzio regnava lì dentro, e l’odore della carta le faceva ricordare casa. Era confortante vedere che gli umani tenessero ai libri tanto quanto lo facessero i pony.

Lyra fece scorrere le dita in aria, assaporandone la sensazione, mentre decideva una linea di azione. La sua attenzione si rivolse ai libri davanti a lei. Alcuni di essi erano rivolti con la copertina all’esterno, invece del dorso. I nomi degli autori erano scritti più grossi di alcuni dei titoli – Robert Jordan, Steven Erikson, Thomas Michelakos… Gli umani avevano dei nomi davvero interessanti.

Ne prese uno dallo scaffale. Lo sentiva pesante nella mano, ma era un peso piacevole. Le figure umane che vi erano dentro assomigliavano di più a quelle dei suoi libri, per quanto riguardava lo stile dei vestiti. Guardando meglio, la copertina era un dipinto, non una foto. Le case con i tetti di paglia sullo sfondo erano proprio come quella in cui aveva vissuto con Bon-Bon, ma invece dei pony, c’erano umani – vestiti con armature e equipaggiati di spade lunghe e asce. 

Rimettendo a posto il libro spesso, notò la targhetta sopra le mensole. Quindi questa era la sezione “fantasy”? Ma… Erano le uniche cose simili a quelle viste nei suoi studi. A dire il vero, era tutto il resto a sembrarle frutto di fantasia. 

Lyra esplorò il negozio ancora un po’. La maggior parte dei libri erano di narrativa. Nonostante ciò, quasi ogni libro parlava di umani, quindi erano tutti affascinanti per lei. Era desiderosa di sapere come funzionassero le cose nel suo mondo. Si sentiva così smarrita.

Ma non poteva farsi sopraffare. La prima cosa che doveva fare era guadagnare dei soldi, così avrebbe potuto trovare un posto dove stare e qualcosa da mangiare. Lyra si rese conto per la prima volta che era affamata – probabilmente a causa della sua lunga camminata in città. 

Uscendo dal negozio, continuò a seguire la strada. Il numero di umani che vide era realmente sconcertante. A Ponyville, conosceva quasi tutti, e Canterlot le sembrava una grande città. Ma qui ci dovevano essere centinaia di umani.

Gli edifici lasciarono il posto ad un verde parco all’aperto. Era incredibile quanto fosse identico a quello di Ponyville. C’era erba, alberi, giardini ben curati… Inoltre degli umani vi stavano passeggiando, quindi avrebbe avuto del pubblico, ed era quella la parte importante.

Lyra si sedette su una panchina, proprio come faceva a casa sua. Estrasse la lira dalla borsa, posò la custodia aperta davanti a lei, e cominciò a suonare.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: JasonTheHuman