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Autore: Zoraya    06/04/2021    1 recensioni
Dal capitolo 2: "Nel momento in cui sollevarono lo sguardo, poterono tutte vedere un ragazzo dai capelli ora come i ciliegi in primavera, che era tenuto sospeso nel vuoto da un altro ragazzo. Il primo si divincolava e urlava la sua furia all’altro che si limitava a sbuffare.
-Piantala, deficiente!- lo rimbrottò, cercando di nascondere un ghigno di puro divertimento.
-Guarda che cretini!- esclamò Erza, a quel punto, buttando il proprio pranzo in terra, nella foga di alzarsi e correre sul tetto. Anche Mirajane, compagna di classe di Erza, si alzò, con più calma rispetto alla sua amica e si spostò leggermente in avanti, in modo da essere ben visibile dal tetto."
Una famiglia unita, amici fantastici e una vita che sembra fatta proprio per lei. E allora perché nei suoi incubi Lucy si sente stranamente al sicuro? Cosa nasconde quella vita così perfetta?
La vita che sta vivendo sembra sovrapporsi ad un'altra, piuttosto familiare...
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva caldo, un caldo infernale che le entrava nella pelle e non la faceva respirare. I capelli le si erano incollati sulla fronte e sul collo e lo star dress di Sagittarius era a brandelli, ma Lucy non si era ancora arresa. Teneva incoccate le frecce al suo arco teso ed era pronta a scagliarle sul suo nemico. Un nemico potente come mai ne avevano affrontati. Credevano che Zeref e Acnologia li avessero già messi a dura prova, ma non c’è mai fine al peggio e ormai doveva essere chiaro a tutti loro. Fairy Tail era sotto una volta scura di dolore e sangue e non c’era mai limite ai nemici che era in grado di attirare. Sempre di più, sempre più forti, sempre meno umani. Una lacrima solcò il viso di Lucy, portandosi via lo sporco e la fuliggine. Le fiamme dell’inferno la circondavano ed era un paesaggio infernale quello che si apriva davanti a lei.
Sentiva la chiave della costellazione del Leone agitarsi nell’astuccio che aveva al fianco. Il suo amico voleva combattere, forse perché aveva percepito la potenza del mago davanti a lei. Eppure, Lucy non poteva permetterglielo, non in quel momento. Avrebbe dovuto aspettare il momento giusto, il più opportuno per mostrare le sue carte. Non poteva bruciarsi subito l’unica possibilità che aveva. Non era stupida e sapeva di non poter richiamare Loki in quelle condizioni: non sarebbe durata abbastanza. Uno star dress mix, poi, era fuori discussione, in quel momento. Prese un respiro profondo e pregò di essere abbastanza, di riuscire, quanto meno, a rallentare l’avanzata del mago che la guardava paziente, quasi con sufficienza. Ecco, questo rendeva Lucy a dir poco furiosa e preoccupata. Non la stava prendendo sul serio, stava giocando con lei, con il suo potere, come se sapesse che qualsiasi cosa lei avesse fatto, avrebbe inesorabilmente perso. Non per questo, Lucy era disposta a lasciar correre. Anzi, il sangue le si infiammò nelle vene al pensiero che lui potesse davvero considerarla nulla più che una seccatura e rilasciò la corda dell’arco, osservando le frecce fendere veloci l’aria. Non si illuse neppure per un istante, anche se avrebbe tanto voluto farlo.
L’uomo davanti a lei, con un gesto secco della mano spazzò via le sue frecce, come se fossero moscerini e le piantò contro i suoi occhi. Occhi freddi e potenti, occhi in grado di scavarle nell’anima. E tutto videro quegli occhi: la sua disperazione, la sua paura, la sua rabbia… perfino la gioia che teneva custodita nel cuore, i ricordi dei giorni passati con la sua famiglia, il suo amore… e tutto si presero, perché tutto apparteneva a loro, ormai. Uno schiocco di dita, nemmeno il tempo di urlare, e Lucy venne sbalzata lontana, contro il muro di un edificio di Magnolia, uno dei pochi ancora in piedi. Crollò lì, come una marionetta a cui avessero spezzato i fili. Lo star dress era stato spazzato via e la ragazza era abbandonata in terra, come un sacco vuoto, mentre il calore e il fumo la circondavano. Non si era nemmeno accorta dell’impatto, era troppo stanca. Era crollata prima ancora di alzarsi in volo.
 
Gray vide una figura accasciarsi contro il muro, ma non aveva il tempo di andare a vedere chi fosse. Non aveva il tempo di soccorrere nessuno. Sputò un grumo di sangue e cenere che gli bloccava la gola e tornò all’attacco. Tre uomini contro di lui, se di uomini poteva parlare, a quel punto. Eppure, il termine “demoni” non gli sembrava appropriato. Gray aveva già combattuto contro dei demoni, ma non si era mai trovato così alle strette. Perfino E.N.D. sembrava più facile da gestire. Lanciò uno sguardo alla sua destra, per sincerarsi della presenza di Juvia accanto a lui. Non avrebbe permesso che le facessero del male, non più. Si era ripromesso di difenderla, di impedirle di sacrificare ancora una volta la sua vita per lui. Doveva essere lui, per una volta, a mettere lei al primo posto. Lei, a cui ancora non era riuscito a confessare i suoi sentimenti.
La ragazza gli sorrise come se non si trovassero al centro esatto dell’inferno. Juvia aveva perso il cappello da qualche parte e i capelli le danzavano intorno, scompigliati dalla foga della lotta. Si era tolta il cappotto che indossava sempre, rimanendo con il suo solito top verde che metteva in risalto quella cicatrice che si era fatta per lui, per salvarlo. Gray digrignò i denti e sentì la magia del devil slayer scorrergli  nel sangue. Lanciò uno dei suoi incantesimi più potenti, ma il suo nemico sorrise, come se non fosse stato investito da una colata di ghiaccio. La cicatrice che gli deturpava la guancia si deformò con quel sorriso e Gray si sentì avvolgere da un dolore che non aveva mai sperimentato prima. Crollò in ginocchio, sentendo la voce di Juvia che lo chiamava. Era così lontana. Non poteva sfondare quel muro di dolore. E Gray non riusciva più a vederla. Era tutto sfocato davanti al suo sguardo. Solo il dolore che sentiva al centro del petto era reale. Solo quello… No, non c’era solo il dolore. Eccola lì, nascosta talmente in fondo da essere quasi dimenticata. La rabbia. La pura e semplice rabbia. Ecco la scintilla che stava aspettando. La rassegnazione non era mai stata da lui, ma la rabbia sì, quella lo accompagnava da quando era un bambino e di quella aveva bisogno in quel momento. Era la sua ultima occasione, doveva salvare Juvia. Era l’unica cosa che contava. L’esplosione del suo potere sembrò quasi cristallizzare il tempo. Le fiamme intorno vennero avvolte dal suo ghiaccio e la distesa infernale, che un tempo era stata Magnolia, venne rivestita dal gelo. Gray smise di provare dolore, ma non riuscì ad aprire gli occhi. Le palpebre non ne volevano sapere ed erano ferme, impossibili da smuovere, quasi fossero ghiacciate anch’esse. Non riuscì a muoversi neppure quando sentì una mano incredibilmente calda poggiarsi sulla sua spalla e la sua voce chiamarlo piano. Si abbandonò tra quelle braccia che lo avrebbero sempre preso e cerco di dirle qualcosa, qualsiasi cosa, per non farla preoccupare per lui. Juvia non doveva preoccuparsi più per lui.
Juvia urlò il nome di Gray quando lo vide accasciarsi. Il ragazzo coprì la sua voce con urla animalesche, urla così potenti da ferirle le orecchie. Il cuore di Juvia non avrebbe retto a tutto quello, ne era certa. Non riusciva a vedere il suo Gray in quel modo e si ritrovò a pensare che le sarebbe andata bene qualsiasi altra cosa, qualsiasi altra punizione per la sua vita passata, ma non quello.
Prendi la mia vita, ma non farlo soffrire più.
Rivolse le sue preghiere a quel cielo livido, carico di rabbia, che scagliava contro di loro. Erano inermi di fronte a tutto quel dispiegamento di forze. Lei era inerme di fronte al suo Gray-sama ridotto in quello stato: una larva umana che aveva ancora la forza di urlare contro qualcosa che lo stava ferendo dall’interno. Un cancro si faceva largo dentro di lui, gli tagliuzzava la carne e gli organi… Juvia si era perfino dimenticata dei suoi nemici, si era dimenticata di dove si trovava. Non sentiva nulla se non le urla del ragazzo, accanto a lei. Quel ragazzo che aveva giurato di proteggere ora e per sempre. Sentì le lacrime bagnarle le guance e avvertì una strana forza arrivarle da dentro, dal cuore che pulsava dolore ad ogni battito, dai muscoli contratti e dalle ossa, che le mandavano fitte continue. Perfino loro soffrivano per quel ragazzo stremato. E pensare che fino a poche ore prima erano insieme, tutti quanti loro, nella loro gilda. Gilda che era stata demolita così tante volte da perdere il conto. Quando era successo tutto quello? Come si erano ritrovati a quel punto? Spostò lo sguardo da Gray al suo torturatore, mentre una rabbia gelida le si insediava nel cuore ridotto a brandelli. Nessuno poteva toccare Gray-sama! Nessuno! E lo avrebbero imparato anche loro. Oh, sì, lo avrebbero imparato sulla propria pelle! Si alzò in piedi,  non ricordava neanche di essere caduta in ginocchio, e attirò su di sé lo sguardo dei tre maghi, i torturatori di Gray-sama, che l’avevano ignorata durante tutta la battaglia. Erano venuti per lui, non per lei. Lei non sembrava contare nulla per quei tre. Non era una minaccia. Era questo quello che pensavano. Lei, una degli ex Element Four, non una minaccia! Oh, avrebbero pagato anche quella insolenza, anche quello era sulla lista, ma Gray-sama aveva la precedenza. Lui aveva sempre la precedenza, su tutto. Juvia sentì chiaramente la propria rabbia invaderle il petto, concentrarsi nel punto in cui doveva esserci il suo cuore, lì, dove aveva sempre tenuto il risentimento che provava per il mondo intero, quando ancora non conosceva Fairy Tail e tutto le sembrava livido e scuro come il cielo che sempre l’aveva accompagnata. La rabbia le si gonfiava dentro ad ogni respiro. Stavano facendo del male all’unica persona che era stata in grado di liberare il suo sole e di farle vedere l’azzurro senza nuvole che tutti bramavano, ma che a lei era stato precluso per anni. La donna della pioggia, così l’avevano sempre chiamata, era pronta a mostrare a tutti la forza del suo potere, che aveva tenuto nascosto perfino durante l’incontro per diventare una maga di classe S, anni prima, sull’isola di Tenrou.
Lo stomaco le si contrasse violentemente e il suo potere si liberò tutto di colpo. Una bomba d’acqua investì i fuochi vicino a loro, spense le urla di dolore di Gray e liberò loro la visuale su quanto stava accadendo intorno. I loro nemici, troppo presi a torturare il ragazzo, furono colti di sorpresa dall’intensità di quell’attacco e si ritrovarono ad essere trascinati lontano. Le gocce di pioggia si abbattevano su di loro come lame, aprendo squarci e facendo grondare sangue, che veniva, a sua volta, controllato dalla ragazza e che scorreva ai loro piedi, macchiando le strade della cittadina. Dovette concentrarsi molto, Juvia, per impedire che la sua magia ferisse anche Gray- il cui potere si era liberato all’improvviso, aiutando la ragazza- e quella persona scomposta che giaceva poco distante da loro. La ragazza cadde in ginocchio e respirò a fondo, mentre sentiva la stanchezza intorpidirle le membra. Non poteva crollare, non ancora. Doveva salvare Gray-sama e poi doveva fermare l’uomo che si stava avvicinando al sacchetto d’ossa abbandonato contro il muro. Quell’uomo emanava un’aura tale da paralizzarla, ma non poteva fermarsi. Lui non era un amico e questo stava a significare che la figura in terra, invece, era qualcuno che lei conosceva. Fece per alzarsi in piedi, ma ricadde sulle ginocchia e sentì il dolore propagarsi da quel punto in tutto il suo corpo martoriato. Provò di nuovo, ma una forte luce la distrasse e le fece battere il cuore ad una velocità che non credeva possibile. Loki, della costellazione del leone, si ergeva davanti a quell’uomo. Da lì, lei poteva vederlo bene, percepiva il suo potere e la sua disperazione.
Furono due i pensieri che le attraversarono la mente in un istante. Il primo- che le bloccò il cuore per un attimo- fu che allora la figura stesa in terra non poteva essere altri che la sua rivale in amore, il secondo- in grado di strapparle un momentaneo respiro di sollievo- fu che lei doveva essere ancora viva se Loki si stava impegnando così tanto per proteggerla. Un lamento la distrasse da quelle elucubrazioni e la ragazza strisciò verso Gray, ancora accasciato, poco distante. Si sarebbe riposata un po’ accanto a lui e poi sarebbe andata ad aiutare Loki, decise, prima di accarezzare il volto di Gray-sama, cercando di dargli il sollievo di cui necessitava.
 
Erza e Laxus correvano veloci, fianco a fianco, verso la cattedrale di Magnolia. Cana era subito dietro di loro, perfettamente sobria. Tutti e tre non riuscivano a pensare ad altro che a quella situazione surreale in cui si trovavano. Nemmeno Acnologia era stato in grado di radere al suolo così quella città.
-Laxus, Gerard mi ha parlato di questa gilda. Sono venuti qui per noi, per Natsu.- disse Erza, accelerando l’andatura per stare al passo con il ragazzo accanto a lei. Aveva provato ad avvisarli prima, ma non ne aveva avuto il tempo: la salvezza dei cittadini veniva prima di tutte le spiegazioni che avrebbe potuto dare.
-Che vogliono dall’idiota?- chiese lui, lanciandole uno sguardo di sottecchi.
-Non lo so, non siamo riusciti a scoprirlo. Sappiamo solo che vogliono lui.-
-Ragazzi!- li richiamò Cana. Entrambi si voltarono, continuando a correre. La ragazza indicava un punto davanti a sé e appariva piuttosto terrorizzata. Fu in quel momento che anche Erza, precedentemente troppo presa dalla conversazione, percepì il forte potere magico che proveniva dal punto indicato da Cana.
-Laxus, qui ci pensiamo io e Cana, tu cerca Natsu.- ordinò, perentoria come sempre.
-Non sono uno degli idioti del tuo team, Erza! Non prendo ordini da te.- la riprese lui. Sentiva anche lui che c’era qualcuno di assurdamente potente e non aveva alcuna intenzione di lasciare che Erza facesse tutto da sola.
-Non è un ordine. Abbiamo bisogno che lui rimanga in vita, qui posso cavarmela da sola.- gli fece notare la ragazza.
-Non da sola. Ci sono anche io!- urlò Cana, affiancandoli, finalmente. Non avrebbe mai lasciato i membri della sua famiglia, anche a costo della sua stessa vita. Li avrebbe sostenuti al meglio delle sue capacità.
Laxus lanciò uno sguardo alle due ragazze, stupendosi ancora una volta del fatto che le donne della gilda fossero sempre più potenti e decise degli uomini, e annuì al loro indirizzo.
-Vado a cercare Natsu. Erza, Cana…-. Lasciò volutamente la frase in sospeso, scartando a sinistra. Alzò il braccio destro, senza voltarsi a guardarle ancora.
-Ci vediamo alla gilda, Laxus.- gli urlò dietro Erza.
-Dobbiamo fare una gara di bevute!- urlò anche Cana, cercando di sdrammatizzare il momento che stavano vivendo.
Laxus si ritrovò a sorridere prima di annusare l’aria. Gli odori si erano mischiati l’uno con l’altro e quello delle cenere copriva tutto. Era difficile sentire Natsu, in quelle circostanze, ma poteva ricorrere anche agli altri sensi. Di solito il ragazzo si trovava dove c’era più casino, dove le fiamme erano più alte e quella colonna di fuoco era evidente come un faro. Era lì, sicuro come era sicuro che quel fuoco non somigliava per nulla a quello che diverse volte aveva provato quando veniva sfidato da Natsu. Faceva quasi paura, era un fuoco così distruttivo da lasciarlo senza parole, ma era comunque il fuoco del dragon slayer. Corse più forte, Laxus, proprio incontro a quel faro che illuminava l’intera città e si trovò davanti una scena che non credeva sarebbe riuscito a dimenticare facilmente.
Natsu si ergeva su un cumulo fumante di pietre e tutt’intorno non c’era altro che distruzione e morte. Davanti a lui c’erano tre maghi che non emanavano nemmeno la metà del potere che aveva percepito mentre correva con Erza e Cana. Erano a terra, ancora vivi, ma terribilmente feriti. Laxus si fermò davanti a Natsu e si piegò sulle ginocchia, nel tentativo di riprendere fiato. Gli occhi che si posarono su di lui erano più freddi del ghiaccio di Gray. Natsu non lo stava guardando davvero, come se non riuscisse a riconoscerlo.
-Deve bruciare tutto.- disse e allungò il braccio destro. Uno degli uomini a terra urlò così forte da restare senza fiato.
-Ehi, idiota! Che vuoi fare?-. Sul momento gli era parsa una buona idea quella di attirare l’attenzione di Natsu su di sé, ma ora non ne era più così sicuro. In realtà voleva solo che quell’uomo smettesse di urlare, quello che Natsu gli stava facendo lo rendeva inquieto, anche se si trattava di un nemico. La verità era che lo inquietava Natsu, quello sguardo e quel potere così distruttivo… non era in sé.
Il ragazzo ghignò, guardandolo con un’espressione così crudele da fargli fare involontariamente un passo indietro.
-Deve bruciare tutto. Devono morire tutti.- rispose, aumentando, se possibile, la potenza del suo fuoco.
-Cretino! Ci siamo anche noi in questa città! Vuoi bruciare anche i tuoi amici?-.
Smettila di insultarlo, questo non è Natsu.
-Amici? Detto da te fa ridere.-. E Natsu scoppiò davvero in una risata fredda e sarcastica. Laxus strinse i pugni, cercando di combattere la voglia di picchiarlo.
Non è in sé. Con lui in questo stato, potresti avere la peggio. Te l’ha raccontato anche Lucy… LUCY!
Fu come se uno dei suoi fulmini gli fosse esploso nella scatola cranica. Come aveva fatto a non pensarci prima? L’idiota era così stupido da non essersi mai dichiarato, ma lo sapevano tutti, alla gilda: Lucy era l’unica che poteva riportarlo in sé, ma non riusciva a sentire il suo odore da nessuna parte. Doveva cavarsela da solo, allora.
-Beh, almeno io non sono così cretino da bruciare una città in cui c’è Lucy.- lasciò andare quel nome lentamente, scandendolo bene. Glielo lanciò contro, come un sasso, ogni lettera buttata lì per colpirlo e scuoterlo da quella frenesia in cui era caduto. Era lei l’unica a cui Natsu non avrebbe mai fatto del male né volontariamente né involontariamente. Si era sempre fermato davanti a lei. E anche stavolta, Laxus vide l’espressione incerta sul suo volto.
-Lucy?- domandò Natsu, come se stesse cercando di capire qualcosa che gli sfuggiva.
-Sì, Lucy. Capelli biondi, occhi marroni, maga degli spiriti stellari, ragazza che tu a…- iniziò Laxus, sorridendo sardonico.
-LUCY!- lo interruppe Natsu. Le fiamme si spensero ad una velocità impossibile per qualunque essere umano e il ragazzo si guardò intorno, furente. -Era qui! Era vicino a me!- urlò. La rabbia stava sparendo, mentre l’angoscia si faceva sempre più largo nei suoi occhi, tornati finalmente normali.
-Laxus! Dov’è Lucy?-. Gli era arrivato ad un palmo dal naso e lo guardava terrorizzato. Laxus scosse la testa.
-Non c’era quando sono arrivato.- disse e fece appena in tempo a pronunciare quelle parole che sentirono un forte rumore e una voce conosciuta urlare a pieni polmoni.
-Wendy!- urlò in risposta Natsu, facendo per correre verso di lei.
-NATSU! LUCY HA…- urlò una seconda voce, interrottasi bruscamente in un suono strozzato, dalla parte opposta rispetto a Wendy.
-Loki.- mormorò Laxus, spalancando gli occhi. Incrociò lo sguardo di Natsu e capì che non c’era tempo da perdere.
-Corri, va’ da lei, veloce. Io penso alla ragazzina!- gli disse, riprendendo a correre verso il pericolo. Un secondo dopo gli venne in mente che forse non avrebbe dovuto lasciar andare Natsu da solo. Non avrebbe dovuto lasciarlo andare e basta, perché quelli cercavano lui, ma come avrebbe potuto dirgli di starsene buono da qualche parte se Lucy era in pericolo? Doveva fidarsi di lui.
-Ci vediamo alla gilda!- gli disse, allontanandosi e ripetendo le stesse parole di Erza.
-Vedi di portarci Wendy tutta intera!- gli rispose Natsu, già pronto a combattere.
Laxus alzò la mano destra in segno di saluto e di assenso, ma non si voltò per vedere se l’altro l’avesse visto. Non aveva tempo da perdere e doveva raggiungere la ragazzina prima che fosse troppo tardi. Non avrebbe lasciato morire nessuno, se solo avesse potuto impedirlo. Corse verso di lei e si lanciò a testa bassa contro un gruppo di maghi che arrivava verso di lui. Non lo avrebbero fermato. Il cappotto gli scivolò dalle spalle e un fulmine si abbatté al suolo. Il rumore rimbombò per tutta la città, facendo voltare i membri di Fairy Tail. Ecco un altro raggio di speranza per loro. Quando il fuoco di Natsu si era spento avevano pensato al peggio e avevano perso un punto di riferimento nella loro battaglia.
Il fulmine di Laxus aveva fatto sorridere Freed ed Erza che si trovavano in due punti molto diversi della città, aveva fatto alzare Droy da terra e aveva dato una nuova carica a Wendy, che aveva sorriso di fronte al suo nemico. Tutti si erano sentiti uniti, all’improvviso, perché i maghi più forti erano lì, con loro, e avevano ancora speranza di farcela.
Fairy Tail non si sarebbe arresa tanto facilmente e Laxus si trovò a reggere, inconsciamente, il peso di tutte le speranze dei suoi amici, senza preoccuparsi, per quella volta, di esserne o meno all’altezza. Il ragazzo correva, verso uno dei membri più giovani della sua gilda, quella ragazzina che aveva avuto paura di deluderlo al loro primo incontro. In realtà era lui che aveva deluso tutti e anche più di una volta, ma non sarebbe successo ancora. Non quel giorno.
Li avrebbe salvati, avrebbe impedito a quella gilda di prendere la sua città e di distruggere i suoi amici.
 
Wendy aveva lasciato che Charle e Happy andassero alla ricerca di aiuti dalle altre gilde e si era rifiutata di seguirli. Voleva rimanere lì a combattere con il resto del team, lo doveva ai suoi compagni che da sempre si erano presi cura di lei. Era per questo che ora si trovava da sola, in mezzo alla desolazione più totale. Non riusciva a credere ai suoi occhi annebbiati dalle lacrime che stava trattenendo a fatica. Poteva farcela, aveva già combattuto battaglie disperate prima e non era sola. Poteva sentire le voci di tutti i suoi compagni, anche se questi erano distanti da lei. Poteva sentire anche i loro pensieri, quando Warren attivava la sua telepatia. Era circondata dal loro affetto e poteva andare avanti e combattere, anche se non sapeva ancora da quale parte andare. I rumori della battaglia provenivano da ogni angolo… Fu in quel momento che Wendy riuscì a vedere le fiamme innalzarsi da quello che una volta era il centro della città di Magnolia.
-Natsu-san!- esclamò, felice di saperlo vivo, anche se particolarmente arrabbiato, almeno a giudicare dalla potenza del suo fuoco. Ora sapeva da quale parte andare.
Aveva fatto appena un paio di passi in direzione del ragazzo, quando uno spostamento d’aria la avvisò del pericolo imminente. Venne sbattuta in terra con una violenza che le tolse il fiato, ma non ebbe tempo di compiangersi, perché sentì chiaramente un potere magico così forte da lasciarla basita. Era abituata a fronteggiare nemici molto più forti di lei, era perfino abituata a stare accanto a quei mostri che erano nella sua gilda, come Erza, Laxus e perfino Natsu quando perdeva il controllo, ma non era pronta a quello. Quella potenza la fece tremare come mai prima.
Una piccola parte del suo cervello trovò, però, il tempo, per registrare che quell’uomo che si stagliava di fronte a lei, con il viso coperto, aveva un odore piuttosto familiare. Non riusciva a focalizzare bene, forse anche a causa della botta che aveva preso, ma era davvero come se lo avesse già percepito in passato.
-Una ragazzina con il marchio delle fate. La gilda è caduta sempre più in basso.- disse quell’uomo, freddo. Wendy si rialzò da terra, ignorando il dolore alle ginocchia e si mise in posizione di difesa, pronta a fronteggiarlo. Doveva combattere per la sua gilda, non poteva permettere a nessuno di insultarla. Doveva farlo per Erza-san, che l’aveva sempre protetta, per Lucy-san, che era sempre stata gentile con lei, per Gray-san, che si prendeva cura di lei e, soprattutto, per Natsu-san che era suo fratello. Serrò i denti e lanciò un rapido sguardo verso la colonna di fuoco. Si ergeva ancora maestosa ad indicare a tutti la speranza di una resistenza oltre le macerie e la paura. Illuminava la città, come un faro, spaventoso, ma certo e sicuro. Dava forza a Wendy che sapeva di non essere da sola, di avere ancora qualcuno per cui e con cui combattere.
Lo sconosciuto, davanti a lei, voltò rapidamente la testa per seguire lo sguardo della ragazzina.
-Non è stato difficile trovarlo.- disse e Wendy poté giurare di aver percepito un sorriso di scherno nella sua voce.
-Cercate Natsu-san?- chiese, in posizione di difesa. Non le piaceva per nulla il fatto che sembrasse così soddisfatto. Cosa volevano da loro? Perché avevano attaccato?
-Il ragazzo ha un grande potere dentro di sé. Lo cercano in molti.- disse l’uomo, liquidando la situazione con un’alzata di spalle, come se a lui non importasse davvero quello che stava succedendo.
-Natsu-san…- sussurrò Wendy, lanciando un altro sguardo, stavolta preoccupato, alla colonna di fuoco che sembrava essere cresciuta ulteriormente.
-Pensa alla tua situazione, ragazzina.- la riprese l’uomo. Wendy non vide nulla, non percepì nulla, sentì solo un forte dolore al fianco che la fece crollare in ginocchio. Quasi contemporaneamente, le fiamme di Natsu si spensero e la ragazza sentì il gusto acido della paura nella gola. Natsu-san aveva bisogno di lei, forse? Doveva sbrigarsi, non poteva perdere tempo con quell’uomo.
-Ruggito…- iniziò, prendendo aria. Il mago scosse la testa e sospirò, stancamente. Quella che aveva davanti era solo una ragazzina, lo sapeva, ma sapeva anche che quelli di Fairy Tail non si sarebbero mai arresi, per nessun motivo. Non poteva lasciarla andare, ma non poteva neanche ucciderla così. Aveva voglia di sfogarsi un po’, di lasciarsi un po’ andare. Erano anni che evitava gli scontri, tutto per arrivare a quel giorno e distruggere il Master di quella gilda di straccioni. Era rimasto deluso, però. Il Master aveva deciso di non scendere in campo, quindi a lui non restava altro che cercare di attirarlo. O di attirare qualcuno che condividesse qualcosa con il Master, almeno. Come suo nipote. Quel nipote di cui percepiva il potere magico, anche se si trovava parecchio distante da lui.
Forza Laxus, sono qui solo per te.
L’uomo bloccò l’attacco della ragazzina con la mano sinistra. La destra le scagliò contro una bambola di carta in grado di bloccarle ogni movimento.
Wendy provò a liberarsi da quella costrizione, ma più si agitava e più sentiva catene invisibili stringersi addosso a lei e penetrarle nella carne. Fu allora che un urlo le sfuggì dalle labbra e cercò aiuto, perché capì che da sola non sarebbe riuscita a fronteggiare quel mago. Era frustrante, ma era l’unica cosa che potesse fare, in quel momento. Lei non era mai stata una combattente e non era mai stato così evidente come in quel momento. Debole e stupida, così si sentiva, ma non sarebbe morta. Lo aveva giurato a Natsu, proprio quando erano stati attaccati ed erano stati costretti a separarsi.
“Wendy! Dobbiamo festeggiare l’anniversario del tuo arrivo alla gilda, stasera. Distruggili tutti”
“Ci vediamo alla gilda, Natsu-san”
Aveva provato a sorridere e a mostrarsi forte di fronte a lui- soprattutto perché lui si era ricordato che quello era un giorno importante per lei- ma Wendy forte non lo era ancora, non come desiderava, almeno. Per questo aveva urlato. L’unico modo per vincere quella battaglia era occuparsi di quello che sapeva fare meglio: potenziare i suoi compagni e quando vide un lampo, molto vicino a lei, non riuscì ad impedirsi di sorridere. Avrebbe combattuto insieme a Laxus, non aveva più dubbi sulla loro vittoria.
 
 
 
 
NOTE:
Ciao! Eccomi di nuovo qui, in questo fandom. Sono negata con le note abbiate pietà!
Questa è la seconda storia su Fairy Tail che decido di pubblicare e, chiaramente, aspetto tante critiche, anche perché ci sono cose che non mi convincono molto…
Partiamo subito dal presupposto che non so descrivere le scene di combattimento (in realtà faccio schifo anche nella descrizione di scene romantiche, ma fingiamo di essere incapace in una sola cosa nella vita ahahah), sono poco dinamica (sia nella scrittura che nella vita in generale). Nella lista delle cose per cui sono negata entrano, a gamba tesa, anche i titoli. Perdonate la mia incapacità, peggioro sempre di più.
Comunque, deliri e logorrea a parte, questa storia sarà una mini long, di circa 5 o 6 capitoli; ne ho scritti 6, ma non sono sicura di volerli pubblicare, visto che in realtà il sesto capitolo è nato un po’ per caso, dato che la storia doveva concludersi al quinto con un finale un po’ vago. Ho già scritto tutti i capitoli, quindi spero di essere abbastanza costante nel pubblicarli, anche se non so ogni quando lo farò.
Detto questo, ho riletto questo capitolo 100 volte, ma ho fatto sicuramente degli errori e ci sono frasi che mi suonano male, ma non riesco a trovare il modo di sistemarle, probabilmente ho bisogno di occhi esterni. Ho scelto il rating arancione, ma non ne sono molto certa. Pensavo al giallo, poi ho optato per l'arancione per solidarietà con mezza Italia, suppongo... 
Ultima cosa, di solito non uso molto le anafore, perché non è una figura retorica che amo particolarmente, ma per qualche motivo questa storia ne contiene diverse, quindi spero che possiate tollerarle più di quanto faccia di solito io.
Dovrei aver finito con gli sproloqui senza senso (credo, nel caso sproloquierò anche nei prossimi capitoli). Spero che vi piaccia!
Un bacio! 
  
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