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Autore: Andy Tsukimori    07/04/2021    0 recensioni
Un diciassettenne Satoru Gojo trova qualcosa di incredibile e decide di tenerselo per se fino a che, anni dopo, non gli viene assegnato il compito di insegnare alle matricole della scuola di stregoneria. Verrà alla luce il segreto di Satoru?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fushiguro Megumi, Gojo Satoru, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Gli occhi di un angelo 

 

-Ayane è un mostro, anata, dobbiamo liberarcene- ruggì una donna.

 

-Ci porterà una sfortuna tremenda, attrae la sventura ti dico. La nostra famiglia andrà in rovina se la teniamo con noi- continuò scuotendo il braccio del marito.

 

-Sta’ zitta donna, lo so meglio di te, dobbiamo sbarazzarcene senza dare troppo nell’occhio-

 

 

-Se ne parlerai con gli anziani sono certa che ti daranno ragione, ti aiuteranno ad eliminarla- disse lei, abbassando leggermente la voce nel pronunciare l’ultima parola. Era pur sempre sangue del loro sangue.

 

-Rischieremmo, se non fossero d’accordo con noi saremmo obbligati a tenercela, non possiamo rischiare-

 

 

Una bambina dagli occhi verde giada li osservava, aveva solo tre anni e forse per la tenera età, o forse per l’assurdità di quei discorsi fatti davanti a lei, non sembrava capire cosa stesse accadendo.

 

 

Fu bendata con la scusa di un gioco. Qualcosa nell’aria faceva presagire il peggio.

 

 

Delle braccia la sollevarono, forse quelle di suo padre, non riconosceva quell’odore, ma d’altronde non le si era mai avvicinato. Non protestò, ogni volta che il suo comportamento non era impeccabile, si prendeva un sacco di botte. Rimase calma e silenziosa, lasciandosi trasportare chissà dove.

 

 

Salirono in macchina e il viaggio durò ore, per tutto il tempo la tennero bendata. Nessuno parlava.

 

 

Appena l’auto si fermò, sentì la portiera del guidatore aprirsi.

 

 

-Prendila e fanne ciò che vuoi, non ne voglio sapere mai più nulla- disse suo padre con voce incolore.

 

 

 

Aprì la portiera posteriore e la trascinò fuori. Delle altre mani la presero in braccio. Odoravano di cenere di sigaretta.

 

 

Quando il rumore dell’auto che si allontanava svanì del tutto, le tolsero la benda.

 

 

Un uomo e una donna sulla trentina stavano contando un mazzo di banconote, lanciandole di tanto in tanto occhiate scocciate. Erano pallidi e malconci e sembravano poco felici del loro nuovo incarico.

 

 

-Da adesso in poi noi saremo i tuoi genitori, farai ciò che ti diremo, imparerai a fare le pulizie e a cucinare quando sarai un po’ più grande, se protesterai, cercherai di fuggire, o farai qualsiasi tipo di capriccio te ne faremo pentire amaramente, hai capito bambina?-Le disse la sua nuova mamma, lo sguardo duro è inquietante.

 

La bambina annuì. Non doveva scappare, lamentarsi o disubbidire, oppure l’avrebbero picchiata, con tutta probabilità, nulla di nuovo.

 

 

 

Erano passati due anni e mezzo da quel giorno sciagurato. Ayane non ricordava consciamente ciò che era successo prima di allora, era troppo piccola, per lei aveva sempre vissuto con la mamma e il papà di adesso. Due drogati che la picchiavano, umiliavano e maltrattavano fino all’inverosimile. Guardò l’ennesima bruciatura di mozzicone sul braccio, cacciò indietro le lacrime, non aveva fatto nulla per meritarsela, ma protestare voleva dire altre botte e aveva imparato che non c’era fine alle sevizie che una bambina lamentosa potesse ricevere. Ormai sapeva che per sopravvivere doveva stare zitta e buona, il suo obiettivo era crescere ancora un po’ e scappare, prima di venire ammazzata da un calcio o un pugno.

 

 

Ultimamente delle strane creature avevano circondato la loro casa alla periferia di Tokyo. Alcune facevano una gran paura. Altre erano solo buffe. Con un mostriciattolo a forma di sfera con dei dentini da felino aveva fatto amicizia, l’aveva chiamato Bū. Forse papà le aveva dato una botta in testa troppo forte, forse era impazzita o si era rotta la testa. Per questo vedeva quei mostriciattoli.

 

 

Bū le stava sempre incollato addosso. Un giorno si era piazzato sulla sua spalla e per quanto tentasse di farlo scendere non vi era riuscita, così lo aveva tenuto con lei. 

 

 

Ma oltre al grazioso mostro-palla, altri mostri, ben più terrificanti si aggiravano tra gli alberi circostanti la casa. 

 

 

 

Una notte sentì sua madre gridare, terrorizzata raggiunse la loro camera.

 

Il letto pieno di mozziconi, bottiglie vuote dappertutto e..

 

 

Il corpo di suo padre giaceva a terra dilaniato.

 

 

-Che cazzo succede?- gridò sua madre in preda a disgusto e puro terrore.

 

 

Gli occhi di Ayane invece guardavano oltre il corpo di suo padre. 

 

Un mostro dalle fattezze nefande la osservava insanguinato. Gli occhi di un nero profondo.

 

 

Il mosto rivolse la sua attenzione alla donna, si mosse verso di lei e l’afferrò, stritolandola tra le sue mani oblunghe, strinse così forte da torcere il suo corpo ossuto e malnutrito.

 

Fu così rapido che la sentì gemere appena, per poi tacere.

 

 

Ora il mostro indicava lei, con le sue lunghe dita oscene.

 

 

Il terrore si impossessò della bambina. Aveva resistito fino ad allora, alle angherie, alle botte, alla fame. Non poteva morire ora. 

 

 

Prese a correre, sgusciò fuori di casa e corse verso gli alberi. Corse a perdifiato, i piedi nudi si scorticarono tra i sassi e i rametti al suolo, ma non si fermò. Tutto attorno a lei divenne nero. Nulla si vedeva, nulla si sentiva, credette di essere morta e dopo un tempo non meglio definito si addormentò.

 

 

 

 

 

Satoru era annoiato. Gli avevano affidato una stupida missione di ricognizione. A lui, uno stregone di prim’ordine. Pieno di stizza si apprestava a raggiungere un luogo dove era apparso un dominio incompleto. Doveva solo andare a controllare, senza fare mosse azzardate. Ma lui era deciso ad esorcizzare la maledizione che aveva aperto quel dominio. Sarebbe stato il divertimento che si meritava.

 

 

Appena riuscì a dare un’occhiata rimase allibito. 

 

Il dominio era enorme. Racchiudeva un’intera montagna, non aveva mai visto nulla di simile. 

 

 

Sorrise soddisfatto.

 

 

Entrò a tutta velocità, ma all’interno era tutto buio. Sembrava vuoto. Si sentiva insolitamente leggero. 

 

 

Scosse la testa, non c’era tempo da perdere, doveva trovare l’artefice di un dominio così esteso, seppur incompleto, le sue dimensioni erano incredibili. Sarebbe stato divertente esorcizzare una maledizione così potente.

 

 

 

Improvvisamente intravide qualcosa.

Socchiuse gli occhi per vedere meglio. Qualcuno doveva essere rimasto intrappolato lì dentro. Incredibile che fosse ancora vivo.

 

 

 

Percepiva un’energia malefica molto marcata. Forse una maledizione di livello speciale.

 

 

 

Si avvicinò alla figura e con ancora più sconcerto apprese che si trattava di una bambina, avrà avuto si e no cinque anni.

Aveva dei lunghi capelli lilla, annodati e sporchi.

 

L’energia malefica proveniva da lei. 

 

 

 

Ayane sentì una mano sfiorarle il braccio.

 

 

Aprì gli occhi e li strofinò.

 

 

-Chi sei?- chiese sorpresa e ancora mezza assonnata.

 

 

In quel buio profondo era comparso un giovane ragazzo. I capelli d’argento quasi brillavano a contrasto con l’oscurità, ma ciò che colpì maggiormente la bambina furono i suoi splendidi occhi.

 

Nelle iridi turchesi sembrava di intravedere uno splendido cielo iridescente. Erano così belli e puri che Ayane non riuscì a mascherare la sorpresa.

 

 

-Non aver paura, mi chiamo Gojo Satoru e sono uno stregone- disse il ragazzo, la fissava con interesse, era come stregato da lei.

 

 

-Come sei finita in un posto del genere?- le chiese, aiutandola a tirarsi su.

 

 

Ayane non era una bambina come le altre, fin dai primissimi anni della sua vita aveva ricevuto solo violenza e rifiuto. Una mano che con dolcezza e forza la sosteneva era più di qualcosa che non aveva nemmeno mai desiderato. 

 

 

-Scappavo da un mostro e sono finita qui dentro- disse, fidandosi di quello che sembrava un bellissimo angelo.

 

 

Satoru era estasiato. Quella bambina era un prodigio. A quell’età nemmeno lui aveva già espanso il suo dominio.

 

 

La prese in braccio. Lei lo fissava con i suoi grandi occhi di giada, erano gli occhi di un adulto. 

 

 

Notò con stupore le numerose ferite che vi erano sparse sulle sue gambe e le braccia, probabilmente ne aveva delle altre sul resto del corpo. Doveva essere molto delicato.

 

 

-Mi permetti gentilente di portarti fuori di qui?- disse con voce calda e avvolgente.

 

La bambina annuì. 

 

 

D’improvviso il buio venne surclassato da lampi di luce bianchi, viola, rossi e blu. L’infinito sembrava espandersi attorno a loro. Poi tutto svanì, lasciando spazio agli alberi fiocamente illuminati dalla luna. 

 

 

Un angelo era venuto a salvarla. Aveva percepito la sua disperazione ed era giunto a proteggerla da chi voleva farle del male.

 

 

 

Satoru Gojo stringeva tra le braccia una bambina sorprendente. Sentiva le sue costole sotto le dita, pesava pochissimo ed era sporca e malconcia. In quelle condizioni di malnutrizione aveva espanso un dominio. Non riusciva quasi a crederci.

L’avrebbe tenuta con sé per sempre. Finalmente qualcuno di strabiliante come lui in quel noioso mondo in cui viveva.

   
 
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