Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    07/04/2021    9 recensioni
[Fable!AU - Cappuccetto Rosso / Cappuccetto Rosso Sangue]
Ora dormi bimba mia, tieni stretta questa mano
nel cielo non c'è luna e il lupo è ben lontano.
Se, invece, è grossa e piena, la notte sua sarà
non essere sciocca, stai al riparo o lui ti mangerà.

[Jelsa]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 7


   

    La fuga era stata precipitosa ma non per questo meno curata. Il villaggio era in subbuglio, l’odio e la paura avevano immediatamente infiammato il cuore della gente e per Anna, Kristoff, Emma ed Ellen scappare era stata l'unica soluzione possibile. Sapevano che li avrebbero inseguiti e, di conseguenza, era stato necessario mettere in atto un piano per depistare le loro tracce che, altrimenti, sarebbero state più che mai rivelatrici sulla neve ed il fango. Per questo motivo Sven era stato fatto partire da solo senza finimenti e con alcune provviste legate in groppa, sapeva benissimo la strada da seguire, Kristoff  aveva preso Emma sulle spalle e si era avviato per primo mentre Anna ed Ellen, indossando stivali da uomo riempiti con delle stoffe, erano partite più tardi battendo un'altra via ma più breve. In questo modo se qualcuno si fosse messo alla ricerca dei loro passi avrebbe trovato le impronte di una renna solitaria, di un uomo corpulento e di due giovani in cerca di avventure. Quando le due donne avevano lasciato il villaggio, il laboratorio delle sorelle già stava bruciando. 

    

Ora dormi bimba mia, tieni stretta questa mano…

Una voce calda, una mano affusolata e morbida a stringere la sua piccola e candida...

Nel cielo non c’è luna e il lupo è ben lontano…

Strofe di una nenia sussurrate per far addormentare i più piccini…

Ma se, invece, è alta è piena, la notte sua sarà

Parole intrise di un cupo avvertimento, oscuro per una piccola di soli otto anni che aveva tutta l’intenzione di far vedere agli altri bambini che lei non aveva paura, che non bisognava davvero essere maschi per avere coraggio.

Non esser sciocca, stai al riparo o lui ti mangerà

Quando le fauci del lupo si erano serrate sulla sua spalla sinistra, il rosso della luna nel cielo si era mescolato a quello del suo stesso sangue ed era diventato il suo ultimo ricordo, ultimo assieme al dolore.


    Elsa si tirò a sedere di colpo, gli occhi dilatati dalla paura, il respiro accelerato e il battito del cuore che le rimbombava all’impazzata nelle orecchie. Avvertì una presenza alle sue spalle e, terrorizzata, attaccò per difendersi.
I suoi colpi finirono prontamente bloccati da due mani che le si serrarono attorno ai polsi ma con un’inaspettata delicatezza.
«Calmati» la invitò una voce dolcemente «Sono io»
Nel riconoscerlo, il suo sguardo riprese subito lucidità ma era così stanca, spossata e stava ancora così male che non riuscì ad aprire bocca, semplicemente si abbandonò fra le sue braccia. Braccia che la strinsero e la cullarono, mentre due labbra si posavano morbide fra i capelli sudati «Scotti ancora da morire…» gli sentì dire, preoccupato. Un leggero sciabordio anticipò l’arrivo di un panno umido e fresco sulla fronte «Io non so davvero che altro fare»
Non lo sapeva nemmeno lei, era la prima volta in vita sua che ingeriva dello strozzalupo, si augurò di averne vomitato abbastanza per sopravviverne, solo il passare del tempo avrebbe risolto questa domanda fatale. A Jack, però, decise di non dirlo «Non mi lasciare, stai qui con me»
«Non ti lascio» le sussurrò, stringendola ulteriormente.
Si sdraiarono assieme su di un modesto giaciglio nella grotta nascosta nel fitto della foresta. Elsa chiuse di nuovo gli occhi e si lasciò cullare dal battito del cuore che arrivava dal petto a cui era appoggiata, un ritmo regolare che ebbe il potere di calmarla e farla scivolare pian piano in un sonno profondo, senza sogni.

      

    Ellen Overland era stata costretta ad ingoiare non uno, ma un intero stagno di rospi. In un battito di ciglia aveva dovuto abbandonare la casa in cui aveva sempre vissuto, sentire sui suoi figli e su di sé il peso di un pericolo mortale e venire a conoscenza di come quella ragazza, che avrebbe tanto volentieri accolto in famiglia, fosse la causa di tutto e, non solo, aveva rischiato di uccidere Emma e condannato Jack al suo stesso destino. Il lungo viaggio, però, l’aveva costretta a tenere la bocca chiusa, concentrata sulla fatica e sul timore agghiacciante di essere raggiunte da un momento all’altro dai loro inseguitori.
Arrivata alla grotta, la gabbia in cui Elsa era solita rinchiudersi aveva reso la storia che le era stata raccontata un po' meno irreale ed il peso che quelle ragazze si portavano addosso l’aveva colpita come un pugno e, finalmente, li aveva visti: sdraiati su un grezzo giaciglio, Elsa dormiva agitata, girata su un fianco e, alle sue spalle, Jack la cingeva con un braccio e teneva la testa posata alla sua. Sembrava assopito a sua volta ma, in realtà, poteva chiaramente avvertire il suo sguardo su se stessa e sulla giovane Anna lì con lei, non si era neanche mosso, come se già sapesse la loro identità. Lo vide diverso, più selvaggio e si disse che la suggestione poteva giocare brutti scherzi, quello che non poté far a meno di capire, però, fu che suo figlio improvvisamente aveva smesso di essere il suo bambino e si era fatto uomo ed era sicura, non avrebbe in alcun modo potuto allontanarlo da Elsa, a meno di non togliergli un pezzo di cuore e fare una cosa del genere sapeva benissimo a cosa avrebbe portato. Chiuse gli occhi e sospirò, non l’avrebbe mai permesso.

    Quando anche Kristoff ed Emma avevano raggiunto quel luogo, che da prigione si era trasformato in rifugio, era stato ben presto chiaro che le poche provviste che erano riusciti a caricare su Sven, assieme ad alcune pelli e armi per ogni evenienza, non sarebbero mai bastate per più di qualche giorno.
Jackson aveva categoricamente rifiutato l'aiuto dell’amico e si era diretto nella caccia da solo, sicuro di saper badare a se stesso - ora più che mai - mentre, con Elsa fuori dai giochi, tutte le forze dovevano concentrarsi a proteggere il loro posto sicuro in caso ce ne fosse stato bisogno.
«Mettiti così, brava» suggerì Anna alla giovane Emma «bilancia un po' di più il peso sul piede di appoggio… lancia»
Un piccolo stiletto fendette l'aria e andò a piantarsi su una tavoletta di legno accostata ad una parete.
«Ce l'ho fatta» esultò la ragazzina, prendendo le mani di quella che si era appena improvvisata sua insegnante.
«Sì!» si unì l'altra orgogliosa ed, insieme, si misero a saltellare dalla contentezza.
Un leggero sbuffo arrivò alle loro orecchie «Kristoff» si bloccò d’improvviso la più grande «Da quanto ci stai guardando?»
«Abbastanza da aver compreso di non farti arrabbiare mai» celiò, con un mezzo sorriso divertito.
«E’ bravissima, non è vero?» chiese conferma Emma, con gli occhi pieni di ammirazione.
«Già» confermò il taglialegna «Una sorpresa continua»
Anna si disse di essere una sciocca, non poteva essere adorazione quell’espressione che si era appena dipinta sul viso di lui, Gesù, le sue stupide guance potevano anche evitare di arrossire.
Improvvisamente in imbarazzo, Kristoff si schiarì la voce «Da quant’è che sai fare queste cose?» chiese, sinceramente curioso.
L’espressione della ragazza si velò appena «Da quando è stato chiaro che Elsa non sarebbe più stata la stessa dopo che è stata morsa: dovevo imparare a gestirla e a difendermi in caso di necessità»
«Quindi non sei goffa? Fai solo finta?»
Anna scoppiò in una risata cristallina «Oh no, la sono per davvero! Sono piena di cicatrici: questa è una» tirando su una manica, mostrò una piccola striscia bianca all’interno dell’avambraccio «Questa un’altra» continuò mostrando l’altro braccio «E poi ne ho un’altra qui» disse, iniziando a far uscire la camicia dalle braghe che indossava ma, improvvisamente, si bloccò «Aspetta… che?» arrossì vistosamente «Questa è meglio non fartela vedere»
Il giovane al suo fianco che, con la sua temperatura corporea, sarebbe stato in grado di sciogliere un intero blocco di ghiaccio solamente posandovi sopra la faccia, inspirò a fondo nel tentativo di calmarsi e l’occhio gli cadde su un piccolo segno sulla fronte dell'altra «E questa?» le chiese, sfiorandole i capelli.
Lei alzò lo sguardo e si scostò appena la frangia, lasciando ben visibile un segno sulla tempia destra, normalmente nascosto «E’ stata mia sorella…»[1] si strinse le mani al petto «Non sapeva ancora dosare la sua forza, è stato un incidente che ci ha quasi uccise entrambe: è da lì che ha cominciato a rinchiudersi anche durante il giorno»
«Anna…» cercò di rincuorarla lui, posandole una mano sulla spalla.
«Perché non vi baciate?» s’intromise Emma fra i due.
Kristoff trasalì, buttando gli occhi al cielo «A volte mi dimentico di chi tu sia sorella…»

   

    Durante tutte le battute di caccia a cui aveva partecipato nella sua vita, Jackson non aveva mai provato quello che stava provando in quel momento. Nel fitto del bosco si era sempre sentito come un ospite, talvolta sgradito, ma non quel giorno: quel giorno si sentiva a casa. Era come se fosse, improvvisamente, entrato a far parte dell’ambiente stesso, sentiva ogni odore, ogni presenza e, dentro di sé, la consapevolezza di cosa e come colpire per assicurare la sopravvivenza del suo branco. La caccia doveva essere mirata, giusta, per non alterare l’equilibrio. Inoltre come avrebbero potuto conservare a lungo grossi quantitativi di carne? La Primavera, ormai, era sbocciata e non nevicava da un po' e quella rimasta non avrebbe avuto la forza sufficiente per costruire una ghiacciaia. Senza contare che rimanere fermi in quel posto era altamente rischioso perché, sebbene fossero lontani dal villaggio, rischiavano di non esserlo abbastanza.
Sbuffò, improvvisamente nervoso, il lupo all’erta: che cosa stava succedendo?
Controllò il suo bottino di caccia e decretò che era sufficiente, non era tranquillo, doveva rientrare. Quando mosse il primo passo, però, un fruscio impercettibile al limitare del suo campo visivo, diede un nome a quella sensazione che aveva cominciato a premergli nel petto: pericolo, da cacciatore era appena diventato preda.

  

    Elsa scivolò via dal sonno lentamente e, ancora prima di riprendere completamente il contatto con la realtà, si ritrovò sommersa da una valanga di emozioni. C’era qualcuno a vegliare su di lei che, giustamente, aveva tutte le ragioni del mondo a provare nei suoi confronti quei sentimenti contrastanti.
Grazie al lupo ben sapeva dell’affetto profondo che aveva sempre nutrito per lei e non le era oscuro che non le sarebbe dispiaciuto affatto averla come nuora, cosa di cui era sempre stata intimamente felice, ma questo era prima, ora era tutto cambiato, ora sapeva. Aprì gli occhi e la cercò con lo sguardo «Ellen…»
Lei trasalì «Elsa! Come ti senti?»
«Meglio» rispose, senza effettivamente mentire: era stanca e spossata ma, almeno, quella sensazione terribile era sparita e anche la febbre se n’era andata.
«Jack è andato a caccia» la mise al corrente la donna, impacciata «Mentre Emma è a fare Dio solo sa cosa con tua sorella»
La ragazza tirò le labbra in un piccolo sorriso, non si poteva certo dire che non cercasse di fare del suo meglio per mettere a tacere il suo risentimento «Grazie per esservi presa cura di me»
L’altra si schermì appena «Ci mancherebbe…»
«Mi dispiace…» si scusò Elsa e, istintivamente, si azzardò a coprirle una mano con la sua: l’avvertì fremere per un attimo e l’impulso che l’altra ebbe di ritirarla la investì come una raffica di vento gelida, tuttavia, non lo fece. Decise di continuare «Per colpa mia avete dovuto abbandonare la vostra casa, ho condannato vostro figlio al mio stesso destino e ho seriamente messo in pericolo la vita di Emma» la guardò negli occhi, colpevole «Avete tutto il diritto di odiarmi, io non vi biasimo»
L’amarezza, con cui quelle parole vennero pronunciate, fece calare fra le due un irreale silenzio che venne, ben presto, interrotto da una terza voce «Tu non mi hai messa in pericolo»
Entrambe si voltarono verso colei che aveva appena parlato «Emma» pronunciò la madre in un soffio.
La ragazzina le raggiunse e si mise a sedere sul giaciglio vicino ad Elsa, in modo da vederla bene in faccia e farle comprendere che di lei non aveva paura «Quando ero davanti al lupo c’era una domanda a cui non riuscivo a dare una risposta: perché non mi aggrediva? Perché sembrava mi esortasse a scappare via? In quel momento pensavo che volesse solo divertirsi con me e non negarsi il piacere della caccia ma, quando ho scoperto che il lupo eri tu, ho finalmente capito: tu volevi davvero che io scappassi, per non farmi del male. Avresti potuto uccidermi cento volte prima dell’arrivo di Jack ma non l’hai fatto, perché non volevi» le sorrise incoraggiante «Non sei il lupo cattivo, credimi…»[2]
«Vero?» confermò Anna, appena giunta assieme a Kristoff «E’ una cosa che le ripeto spesso ma, nonostante il suo udito incredibilmente sviluppato, sembra proprio che non riesca a sentirci da quelle orecchie»
Tutte quelle rassicurazioni, di certo, non sarebbero bastate a mitigare l’assoluto disprezzo che provava per se stessa ma, per un attimo, Elsa si permise di lasciarsi invadere da quella sensazione di calore che solo l’affetto delle persone care riusciva a sprigionare e un piccolo sorriso si disegnò sul suo viso.
Quel gradevole conforto, però, venne spazzato via da un improvviso gelo che le cristallizzò il petto: sgranò gli occhi e si portò una mano al cuore tremendamente pesante, un gemito le scappò dalle labbra serrate.
«Cos’hai?» le chiese preoccupata la sorella, subito al suo fianco.
«Jack» riuscì a dire con difficoltà «E’ in pericolo»
Ellen drizzò subito la testa, allarmata «Come fai a saperlo?»
«Io… non lo so, lo sento e basta» se era perché fosse stata lei a trasformarlo o perché erano parte dello stesso branco non era importante al momento «Io devo andare» sentenziò, alzandosi con fatica.
Anna e Kristoff la sorressero prontamente «Tu non andrai da nessuna parte così ridotta» la ammonì la sorella «Andrò io, dimmi dove»
«Non so spiegartelo»
«Allora ti seguirò»
«No!» quasi le ringhiò contro la maggiore, mentre un lampo rosso scintillava nei suoi occhi chiari.
«Elsa?» la richiamò l’altra sorpresa «Che ti succede?»
La ragazza piegò appena la testa di lato, come a reprimere quel fastidioso calore che aveva cominciato ad irradiarsi dalla sua spalla sinistra. Non era possibile «Andate via»
Anna si rifiutò di credere al sospetto che le era appena passato per la mente «Ehi, non scherzare…» tremò «Non è tempo di luna piena ed è giorno, maledizione!»
Elsa chiuse gli occhi, stringendo i denti «Scappate… ora!»[3]
La minore comprese che non l’avrebbe ripetuto un’altra volta.
Avevano appena messo, tutti e quattro, i piedi fuori dalla grotta che il primo ululato aggredì le loro orecchie.
Ellen aveva il fiato corto, non per la corsa che stava sostenendo bensì per la paura: un conto era aver ascoltato quella storia surreale trovandosi costretta, per forza di cose, a credervi, un altro era prendere piena consapevolezza di esserci dentro. Per questo le sue gambe si bloccarono di colpo, non appena il lupo bianco caracollò a pochi passi dai suoi piedi, con gli occhi rossi scintillanti, il pelo arruffato e le zanne scoperte. Trattenne a stento un singhiozzo e registrò appena l’urlo di ammonimento che la giovane Anna rivolse alla sorella nella sua forma animale, la sentì ringhiare e si rannicchiò su se stessa ma, avvertito un leggero movimento, trovò il coraggio di alzare la testa e raggelò.
Emma, appena stagliatasi a protezione della madre, lasciò le braccia rigide lungo i fianchi e strinse, istintivamente, sia i pugni che i denti «Tu non mi farai del male, tu non mi farai del male…» sussurrò in gola, senza nemmeno aprire la bocca.
Il lupo si fece sempre più vicino, poteva sentire il calore del suo fiato sul viso: smise anche di respirare ma non abbassò lo sguardo. Ci fu uno sbuffo e un fruscio, quando rilasciò un sospiro Elsa era già lontana.
Davanti a quella scena, il cuore di Anna si riempì di commozione: lo sapeva che sua sorella non era così pericolosa come credeva, se solo non fosse stata così testarda «Kristoff» esordì, ridestando il ragazzo dallo stato d’incredulità in cui era appena scivolato «Prestami Sven, per favore…»
«Cosa? Non vorrai mica…» balbettò, comprendendo le sue intenzioni «Vengo con te»
«No» gli rispose gentile, prendendogli le grosse mani fra le sue «Loro hanno bisogno di te» si alzò in punta di piedi a lasciargli un leggero bacio su una guancia «Abbi fiducia in me, li riporterò qui»

  

    Jack cadde a terra con un tonfo sordo. Rotolò supino rantolando, la vista annebbiata dal sangue, il suo. Era giorno, maledizione, come poteva esserci un lupo? Perché era chiaro che quello che lo stava braccando non fosse un semplice esemplare: se Elsa, nella sua forma animale, era imponente questo era grande quasi il doppio e la sua pelliccia era folta e fulva come un turbinio di fiamme. Ed era proprio come un turbine che lo aveva travolto: a nulla erano valse le sue nuove capacità, da umano non poteva niente contro di lui. La bestia stava decretando, assalto dopo assalto, morso dopo morso, la sua fine e il tutto nel più totale silenzio: c’era come uno schermo a proteggerla e lui non riusciva a percepire nessun pensiero, nessuna emozione, nessun odore. C’era solo una cosa chiara: voleva vederlo morto.
Provò a far leva sulle braccia per rialzarsi e fare non sapeva nemmeno lui cosa, ma il lupo piombò sulla sua schiena, schiacciandolo con tutto il suo peso e conficcandogli gli artigli nella carne. Urlò dal dolore e chiuse gli occhi, aspettando che le sue fauci calassero su di lui per staccargli la testa di netto.
Tutto quello che avvertì, invece, fu un colpo secco e un’improvvisa leggerezza. Riaprì gli occhi confuso e la sua vista annebbiata gli mostrò la figura di un meraviglioso lupo bianco che si ergeva a sua protezione «Elsa» gemette «Perché sei venuta?»
Ti proteggerò…
La sua determinazione, tuttavia, non lo rincuorò: era ancora debole, poteva sentirlo, e il suo avversario sembrava tanto, troppo potente rispetto a lei, ora più che mai. Era sicuro che anche lei lo sapesse ma non per questo si sarebbe tirata indietro.
Sta’ attenta…
La lotta fra i due Alpha cominciò: il lupo bianco lottava per proteggere, le motivazioni dell’altro, invece, rimanevano oscure e per quanto lei si ostinasse ad interrogarlo sul chi fosse e cosa volesse, le sue domande si perdevano nell’aria gelida eppure era maledettamente sicura che lui capisse ogni cosa. Per quale motivo non le rispondeva? Cosa aveva da nascondere? E, soprattutto, cos’era quell’inaspettato senso di familiarità che l’aveva colta appena lo aveva visto?
Un improvviso attacco laterale la fece cadere al suolo per la prima volta, schivò un morso appena per un soffio e scalciò con le zampe posteriori, ferendolo al muso. Si rialzò e partì al contrattacco.
Jack, ancora a terra, imprecò, maledicendosi per la sua inutilità: era preoccupato, quasi terrorizzato da quel che sarebbe potuto accadere. Elsa era sempre più lenta e gli attacchi dell’altro stavano diventando sempre più mirati, come se solo fino a quel momento si fosse semplicemente divertito a giocare con lei. Tremò quando la sentì uggiolare di dolore sotto l’ennesimo colpo e crollare a terra. Lo guardò negli occhi.
Scappa…
Lo implorò.
No, io non ti lascio…
Dev…
La conclusione di quel pensiero non gli arrivò: il dolore delle fauci del lupo rosso che le si serravano sulla gola divenne il suo dolore.
Un urlò disumano graffiò la sua stessa gola e, con un’energia inaspettata, piombò sulla groppa del suo avversario: ormai disarmato, lo colpì con quello che aveva, le sue mani. Gli schiantò i pugni sulla testa, sul naso, cercò persino di cavargli gli occhi ma quello non mollava la presa. Gli afferrò il muso, infilando direttamente le mani nella sua bocca, nel disperato tentativo di riaprirgliela mentre la sua pelle veniva perforata dalle sue zanne «Lasciala maledetto bastardo, lasciala, lasciala»
Fu in quel momento che saettò la prima freccia.
Il lupo rosso ringhiò quando la punta d’argento si piantò nella sua coscia, si scrollò in un impeto di rabbia e dolore, scalzando Jack dalla sua groppa e facendolo volare via come una manciata di foglie secche. Una seconda freccia lo colpì di nuovo, questa volta poco sotto l’attaccatura di una delle zampe anteriori, perforando il polmone, e subito dopo un’altra ancora: finalmente lasciò la presa. Non aspettò di scoprire se l’intenzione, della cacciatrice appena giunta, di centrarlo in un occhio e trafiggergli il cervello fosse supportata o meno dalla giusta abilità: con il fiato che cominciava a mancargli dall’organo sull’orlo del collasso, scappò.
Anna scese rapida da Sven e si precipitò dalla sorella, s’inginocchiò al suo fianco e mosse le mani tremanti sulla sua pelliccia candida macchiata di sangue, non l’aveva mai toccata nella sua forma animale, mai.
«Elsa» la chiamò «Apri gli occhi, ti prego»
Il lupo bianco sbuffò, alzò appena le palpebre senza metterla a fuoco realmente e le richiuse praticamente subito, esausto.
Alla ragazza girò la testa: Elsa aveva perso, assieme alla lotta, anche il suo ruolo di Alpha così i suoi occhi non erano più rossi come il sangue e, anche se solo per un attimo, avevano rivelato il loro reale colore, scintillando dorati prima di scivolare nel buio dell’incoscienza.[4]


Grazie per aver letto questo nuovo capitolo.
La situazione si è decisamente movimentata: il terzo lupo si è fatto avanti e, sebbene non abbia parlato, con le sue azioni ha messo abbastanza in chiaro le sue intezioni.
I nostri eroi sono braccati su più fronti ma, nonostante la tensione, i meravigliosi Kristanna (♥) riescono comunque a regalarci un momento di spensieratezza anche se si riconfermano le vittime preferite dei terribili fratelli Overland XD
Non so di preciso quanti capitoli ci saranno ancora ma ci stiamo, inesorabilmente, avvicinando alle battute finali.
In qualunque modo avrete piacere di palesarvi - recensendo, listando o, semplicemente, leggendo - mi farete molto felice.
Al prossimo capitolo
Cida


[1] Come nel canon, Elsa ha ferito Anna alla testa quando erano bambine. Come? Lo scoprirete presto ;)
[2] Ecco perché, in realtà, il lupo non ha attaccato la giovane Emma nonostante ne avesse avuto tutto il tempo e, anzi, la esortasse a scappare via.
[3] Fra le varie ricerche, ho trovato su Wiki che talvolta lupi mannari e licantropi si differenzino per via che il primo si trasforma contro la propria volontà mentre il secondo si può trasformare ogni volta che vuole senza perdere la ragione. Dunque, questa cosa mi ha intrigato moltissimo e, per questa storia, ho scelto che, inizialmente, possano trasformarsi solo tramite la luna piena e facendosi dominare completamente dagli istinti. Man mano che l'esperienza aumenta (Elsa, ad esempio, è un lupo mannaro da tredici anni) acquisiscono diverse capacità, riuscendo pian piano ad essere sempre più lucidi ed imparando a trasformarsi quando lo desiderano. Elsa è in fase di transizione in entrambi i casi: non ancora perfettamente lucida ma, come avete visto, lo è sempre un pochino di più e si è trasformata in caso di necessità, ossia per aiutare Jackson, nonostante fosse giorno e la luna piena non fosse imminente.
[4] Si può essere Alpha per indole o per vittoria, di base bisognerebbe uccidere l'Alpha per prenderne il posto ma qui, ho deciso, che basta vincere un combattimento. Elsa è sempre stata Alpha per indole, sin dalla sua prima trasformazione, perciò Anna non ha mai potuto vedere il reale colore degli occhi della sorella almeno fino in questo momento e se vi ricordate cosa ho detto in merito...

  
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